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Autore: PrincessintheNorth    14/07/2021    1 recensioni
Nuova edizione della mia precedente fanfic "Family", migliorata ed ampliata!
Sono passati tre anni dalla caduta di Galbatorix.
Murtagh é andato via, a Nord, dove ha messo su famiglia.
Ma una chiamata da Eragon, suo fratello, lo farà tornare indietro ...
"- Cosa c’è?
Deglutì nervosamente. – Ho … ho bisogno di un favore. Cioè, in realtà non proprio, ma …
-O sai cosa dire o me ne vado.
- Devi tornare a Ilirea."
Se vi ho incuriositi passate a leggere!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Morzan, Murtagh, Nuovo Personaggio, Selena | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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MURTAGH
 
 
Mi svegliai che era notte, seduto per terra nella stanza dei bambini; avevo la testa appoggiata sul letto di Belle, e di fronte a me c’era un libro di favole aperto.
Ormai era diventata un’abitudine, per me, addormentarmi prima di loro. La cosa, ovviamente, scatenava parecchia ilarità in tutta la famiglia. 
Mi diedi una bella stiracchiata e tornai in camera mia: anche Katie stava dormendo profondamente, con Vicky accoccolata fra le braccia.
Almeno è riuscita ad addormentarsi, sospirai. Con il terrore che ormai aveva del sonno, quello era un gran risultato. Mi chinai a dare un bacio a ciascuna di loro, e poi uscii, diretto alle cucine. Avevo mangiato come un lupo a cena – Katherine, in via del tutto eccezionale, aveva fatto anche per me la bistecca impanata a forma di M – ma ciononostante sentivo un enorme buco nello stomaco.
Se continuò così, pensai. Diventerò una palla di lardo.
Negli ultimi giorni non avevo avuto occasione di allenarmi; non ero riuscito nemmeno a ricavare mezz’ora per tirare di scherma con Eragon, Orrin, Alec o mio padre. Tra gli impegni dovuti all’incoronazione e all’abdicazione, quattro figli e i frequenti malesseri di Kate, avevo avuto il mio bel daffare.
Sorpresa sorpresa, quando entrai nelle cucine scoprii di non essere il solo; seduti intorno al tavolo, c’erano Derek, Alec, Orrin e papà, intenti a mangiare gli avanzi degli antipasti di quella sera.
«Oh, Murtagh» Derek fece, con mezza fetta di pane all’aglio infilata in bocca. «Siediti, siediti».
Non me lo feci ripetere due volte.
Presi un boccale, me lo riempii di birra fredda e mi lasciai cadere sulla sedia. Potevo essermi appena svegliato, ma ero stanco morto. E tremendamente accaldato.
«Che ci fate tutti qui?» chiesi.
«Non avevo sonno» fu la risposta di Alec.
«Noi» fece Orrin, indicando Derek. «Stavamo discutendo. Cose da re».
Morzan sollevò le spalle. «Io sto approfittando del fatto che tua madre abbia chiesto del cibo per prendermi qualche minuto di pausa dagli strilli di tua sorella, che comunque non è peggio di te».
Gli piaceva veramente tanto, sia a lui che alla mamma, sottolineare che genere di bambino diabolico fossi stato. 
«E tu?» domandò Derek.
«Io sono qui per l’unica ragione per cui qualcuno va in un luogo pieno di cibo» commentai. «Ho fame».
E procedetti a riempirmi il piatto e la pancia di tutto quel ben degli dei.
«Tra l’altro» Orrin aggiunse. «è un bene che tu sia arrivato, perché penso che ciò di cui stavamo discutendo possa interessare anche te. Beh, non propriamente te, ma Kate».
Smisi immediatamente di mangiare. Orrin non aspettò un mio invito per proseguire. «Trianna è stata catturata mentre cercava di imbarcarsi a Beirland per fuggire da Alagaesia. Katie mi ha … accennato di avere dei trascorsi burrascosi con lei. Ho pensato che assistere alla sua esecuzione avrebbe potuto calmarla un po’».
Misi giù anche la birra, sentendomi improvvisamente lo stomaco chiuso. Quella era una questione su cui dovevo riflettere, e parecchio.
Katherine si era sentita meglio dopo che aveva visto Grasvard in prigione e dopo che l’aveva ucciso; avevo letteralmente visto come quell’evento le avesse tolto un enorme peso dalle spalle. Molto probabilmente, ripetere l’esperienza con Trianna le avrebbe fatto altrettanto bene, ma per qualche motivo ne dubitavo.
Dopo tutto ciò che aveva passato, le cose che era stata costretta a fare, non credevo proprio che fosse altro sangue ciò di cui lei aveva bisogno. L’aveva detto anche lei; ciò che voleva, ora, era un po’ di tranquillità. Eseguire una sentenza capitale era tutto tranne che un’esperienza tranquilla.
Questo, però, realizzai. Non si applica a me.
 
 
 
KATHERINE
 
 
Quando mi svegliai – per la prima volta non a causa di un incubo – mi resi conto di essere sola nel letto, a parte Victoria, che dormiva serena al mio fianco, stringendomi l'indice. Era ancora notte fonda, ed una delicata brezza entrava dalla finestra spalancata, facendo ondeggiare le tende leggere.
«Murtagh?» lo chiamai sottovoce.
Ma a rispondermi fu solo il silenzio.
Stranita, misi Vicky nella sua culla e andai nella stanza dei bambini; probabilmente si era addormentato lì … ma anche quella era vuota, ad eccezione di Belle, Killian ed Evan e dei cani della loro scorta.
A quel punto iniziai a preoccuparmi. Poteva essere semplicemente andato a farsi un giro, oppure … poteva essergli successo qualcosa. Non si poteva certo dire che fossimo le persone più amate di Alagaesia – e di certo, al momento, io ero la più odiata. Persino lo scemo di un villaggio avrebbe intuito che portarmi via Murtagh era un modo rapidissimo ed efficace per ferirmi.
Eppure … Murtagh era tante cose, ma di certo non un mingherlino, od un uomo arrendevole. Se qualcuno avesse tentato di fargli del male, di sicuro quel qualcuno sarebbe finito a terra in una pozza di sangue. La camera era perfettamente in ordine, non c’erano tracce di uno scontro; le probabilità che gli fosse stato fatto qualcosa di male erano minime, ma ormai ero talmente preoccupata e persa nel mio mondo di infinite congetture catastrofiche che, messi svariati incantesimi a guardia dei piccoli, corsi fuori dai nostri appartamenti a cercarlo.
Non mi ci volle molto; due angoli svoltati, e gli finii letteralmente addosso.
«Attenta, principessa» ridacchiò, avvolgendomi le braccia intorno alla vita per non farmi cadere a terra sulle mie regali chiappe. «La prossima volta potrei non essere così pronto di riflessi».
Stava bene. Non gli era successo niente; era lì con me.
Il mio cuore riprese a battere ad un ritmo normale.
«Per qualche motivo ne dubito» brontolai divertita, ricambiando la stretta. Lui emise uno sbuffo compiaciuto.
«Che ci fai in piedi?» mormorò.
Il dubbio mi si insinuò nello stomaco; se gli avessi detto la verità, si sarebbe preoccupato ulteriormente. Potevo vedere quanto il peso della mia situazione psicologica stesse gravando su di lui, e buttagli addosso altre libbre di drammi non sarebbe servito a niente.
Non potevo dirgli che, per troppi, orribili secondi, avevo davvero temuto che qualcuno l’avesse rapito ed ucciso per vendetta, per farmi capire come fosse vivere sapendo che l’amore della tua vita non sarebbe più tornato a casa da te e dai tuoi bambini.
Perciò, mi stampai un sorriso giocoso in volto e gli dissi. «Mi sono svegliata e, quando non ti ho visto in giro, ho capito di doverti venire a salvare da tutte le schiere di cortigiane che ti implorano di rivivere i bei vecchi tempi».
Almeno non gli avevo mentito; da quando era arrivato ad Aberon, avevo beccato fin troppe donne, nobili e non, guardarlo in maniera inequivocabile.
Murtagh spalancò gli occhi, fingendosi scioccato: ma l’angolo sinistro della sua bocca era sollevato, in una chiara espressione divertita. «Quali cortigiane? Quali bei vecchi tempi? Io non ne so nulla, moglie adorata».
«Dovrò farti andare in giro con un cartello addosso, d’ora in poi» commentai. «Con scritto sopra “proprietà di Katherine: state alla larga”». E in caso di smarrimento, riconsegnare al Castello del Tridente. 
«Oh, allora dovrò mettertene uno addosso anche io, vista la quantità di gente che ti ronza intorno» disse, ridendo. «Dimmi, Orrin ha già provato a rivivere con te i vostri bei vecchi tempi?»
«Neanche una volta» commentai. Poi, visto che mi divertiva provocarlo, aggiunsi: «Anche se una replica non mi sarebbe dispiaciuta affatto. Non era un baciatore così terribile, dopotutto».
Gli occhi di Murtagh si fecero grandi come due piatti da portata. Aprì e chiuse la bocca un paio di volte, lo sconvolgimento e il disgusto dipinti in volto. «Ma se ti succhiava letteralmente la faccia!» esclamò poi. «Quando vi ho visti – e non penso ci sia bisogno di precisare che è stata l’esperienza più disgustosa della mia vita – sembrava che un enorme kraken ti stesse ciucciando la faccia con una ventosa!»
«Murtagh, stavo scherzando».
«Onestamente parlando, Katherine, non riesco davvero a capire come tu anche solo possa desiderare di avere la tua splendida faccia succhiata da un …»
«Calmati!» a quel punto non riuscii più a trattenere le risate. Aveva davvero creduto che preferissi i baci di Orrin ai suoi? Che davvero volessi “rivivere i vecchi tempi”?
Non mi pentivo di certo della mia relazione con Orrin; non c’era stato amore, ma era stata divertente e mi aveva aiutata a superare un momento durissimo. Ogni volta che lui mi baciava, però, non potevo fare a meno di ricordare il tocco delle labbra di Murtagh sulle mie, così dolce e delicato, ma al contempo pieno di rabbia e desiderio.
Non avrei scambiato Murtagh e quello che avevamo per nulla al mondo. Di certo non per Orrin; in effetti, i suoi baci avevano un po’ troppa saliva.
Finalmente Murtagh chiuse la bocca, smettendola di blaterare su kraken e facce succhiate.
«Era uno scherzo» gli spiegai, abbracciandolo. Sentii il suo petto sollevarsi contro il mio viso mentre sospirava di sollievo, ed un attimo dopo sentii le sue braccia avvolgersi intorno a me.
Fu in quel momento che colsi su di lui un odore che, nel nostro precedente abbraccio, non avevo percepito.
Sangue.
«Ti sei ferito?» domandai preoccupata, sciogliendo la stretta ed iniziando ad ispezionarlo da ogni angolo.
«No» lui rispose. «Sono sano come un pesce, Kate».
«E allora perché sei sporco di sangue?» gli chiesi, prendendogli il polso e tirando leggermente il suo braccio verso di me. Sulla manica bianca della camicia spiccava una piccola macchia di sangue rosso scuro, già coagulato. La sua pelle, tuttavia, era intatta.
Da lui non pervenne alcuna risposta. Il suo volto rimase neutro, privo d’espressione, ma ciononostante scorsi una scintilla di disagio nei suoi occhi.
«Murtagh, perché sei sporco di sangue chiaramente non tuo?»
Sentii il mio stomaco riempirsi di bile e contrarsi per la preoccupazione. Cosa diavolo era successo? Perché era sparito nel bel mezzo della notte e l’avevo ritrovato nei corridoi dei livelli inferiori del castello sporco di sangue?
«Katherine …»
«Non iniziare con i Katherine» ringhiai. «Invece che cercare scuse, vedi di cacciare fuori una spiegazione sensata per tutto questo!»
«Ehi, va tutto bene?»
Morzan comparve da dietro un angolo, un’espressione neutra in volto, identica a quella di suo figlio.
Ormai li conoscevo entrambi abbastanza bene da sapere che la loro assenza di espressione equivaleva a dire “non bisogna dirlo a Katherine”.
Per un momento, la rabbia mi montò dentro come una tempesta, e sentii la magia e la potenza crescere di pari passo. Una piccola, oscura, perversa parte di me – la Katherine che Galbatorix si era costruito e che stavo cercando a tutti i costi di debellare – canticchiò al mio orecchio una canzone di morte, di vendetta contro tutti coloro che pensavano che non fossi grande o matura o esperta abbastanza per essere messa a parte di certe cose. L’istinto era così forte che sentivo le parole di un terrificante, odioso incantesimo oscuro gonfiarmi la gola.
E poi, mi resi conto di cosa stavo per fare. A chi stavo per farlo.
Murtagh e Morzan; due delle persone che amavo di più al mondo. La mia famiglia.
Ero … ero arrivata a tanto così dal torturare e uccidere la mia famiglia.
La familiare sensazione della nausea mi contrasse lo stomaco  e feci istintivamente un passo indietro, terrorizzata da me stessa.
Murtagh inclinò la testa da un lato. «Katie?»
«Non avvicinatevi» ansimai. «Non … non è sicuro».
Morzan sbuffò. «Katherine, posso assicurarti che tu sei tutto tranne che un pericolo».
Allora non hai capito niente.
Iniziai ad indietreggiare non appena Murtagh iniziò a venire verso di me, ma stavolta non era perché era lui a terrorizzarmi. Ero io ad essere spaventata da quel che avrei potuto fare se si fosse avvicinato.
Tuttavia, non appena le sue dita si chiusero intorno al mio polso, non ci fu l’esplosione di magia distruttiva che avevo temuto. Per la verità, non ci fu niente.
Oh.
«Ci siamo occupati di Trianna» la sua risposta, lenta e calcolata, mi fece ghiacciare il sangue nelle vene.
Non sapevo nemmeno che la maga fosse sopravvissuta alla battaglia di Teirm … men che meno che l’avessimo in custodia. Avevo smesso di preoccuparmi delle sue mosse nel momento stesso in cui avevo sognato Galbatorix uccidere Murtagh, a Lionsgate.
«È stata trovata mentre cercava di fuggire per mare» Morzan mi spiegò. «Era troppo pericolosa per essere lasciata in vita».
Come me.
A parte le intenzioni, non c’era nulla che mi rendeva diversa da Trianna; avevamo entrambe servito Galbatorix, commesso atti indicibili, usato la magia nera, ed eravamo entrambe un pericolo.
Io ero riuscita a sfuggire ad accuse e processi solamente per il mio nome e per quello di mio padre; ma se non avessi avuto quel nome? Se fossi stata una plebea come Trianna?
Conoscevo già la risposta; nessuno mi avrebbe ascoltata.
«Katie?»
La voce di Murtagh mi strappò dai miei pensieri, e riportai lo sguardo sul suo volto. Con la coda dell’occhio, vidi che Morzan era sparito.
Lui mi mise un braccio intorno alle spalle e, lentamente, ci avviammo verso le nostre stanze. Rimasi in silenzio durante tutto il tragitto, mentre lo guardavo spogliarsi, e anche quando mi raggiunse a letto, abbracciandomi.
«Cosa c’è?» sussurrò. I suoi occhi grigi rilucevano come stelle alla luce della luna.
«L’hai uccisa?».
Murtagh annuì. E poi disse di sì, per confermarlo ulteriormente.
«L’hai fatto rapidamente?»
Un’ombra gli passò sul viso. «Vuoi che ti risponda?»
Sapevo quale sarebbe stata la sua risposta, ma avevo bisogno di sentirla. Dunque annuii.
Murtagh mi strinse la mano, e l’espressione gli si fece dura. «Non ci sarebbe stata alcuna punizione sufficiente, per tutto ciò che ti ha fatto passare» dichiarò a bassa voce. «Ma ho fatto sì che implorasse la morte un centinaio di volte prima di concedergliela … e solamente perché volevo tornare da te. Se non mi fossi già mancata così tanto e avessi avuto più autocontrollo, non l’avrei lasciata andare tanto presto».
Potevo essere io, pensai. E sebbene fossi felice che lei fosse stata finalmente punita per i suoi crimini e che non fosse più in giro a tormentare altra gente, la consapevolezza che, se non fossi stata la figlia del re, avrei subito lo stesso destino mi faceva rabbrividire.
«Dimmi cosa pensi».
Avevo gli scudi abbassati, e lui lo sapeva; non gli ci sarebbe voluto niente per entrare nella mia mente e prendersi quella risposta da solo … ma non era quello ciò che voleva, intuii. Era solo un modo per farmi esprimere ad alta voce le mie emozioni.
Così lo feci. Dissi le tre parole che mi ero ripetuta fino a quel momento nella mente. Potevo essere io.
«Se mi fossi sinceramente votata alla causa di Galbatorix» aggiunsi poi, incapace di trattenermi. «Se avessi volontariamente portato morte e distruzione nel mondo, tu cos’avresti fatto?»
Stavolta fu il suo turno di rimanere in silenzio. Per qualche momento, l’assenza totale di suono e di comunicazione crebbe come un’invisibile barriera fra di noi, come quella che sarebbe davvero cresciuta se l’ipotesi che avevo espresso si fosse verificata.
«Lo sai qual è il primo ricordo che ho di te?» sussurrò, stringendomi la mano.
«Quello di una neonata?» sbuffai.
Lui scosse la testa. «Di te come persona, intendo. Di chi sei davvero. La prima volta che ti ho conosciuta sul serio eravamo nell’ambulatorio di Jasper. Ho aperto gli occhi e la prima cosa che ho visto sei stata tu. Il tuo era il primo volto umano che vedevo da settimane e che non mi guardava con odio, sospetto o terrore. Non ti sarai comportata in maniera particolarmente raffinata, ma eri lì seduta accanto a me e mi aiutavi, sapendo benissimo chi ero e cos’avevo fatto. Hai lottato per me quando tutti gli altri avrebbero preferito lasciarmi morire assiderato. Trianna, invece, ha sempre seguito chi poteva darle più potere e ricchezze, e godeva nel far male agli altri. Perciò credimi quando ti dico che una persona come te non si sarebbe mai unita a Galbatorix di propria sponte. Le cose che ti ha fatto fare … quella non eri tu. Determiniamo chi siamo in base alle nostre scelte, e lui ti ha obbligata a scegliere lui tramite metodi abietti e disgustosi. Si è reso la tua unica scelta, togliendoti di fatto la possibilità di decidere davvero. Kate, quelle cose che sono successe non sono colpa tua».
Calde lacrime avevano iniziato a scorrermi lungo le guance. Di tutto mi sarei aspettata da lui, meno che una dichiarazione d’amore così densa di emozione, così struggente.
Mi raggomitolai tra le sue braccia e Murtagh sospirò, stringendomi nella sua presa. Forse … forse aveva ragione. Non meritavo davvero la stessa fine di Trianna, perché lei aveva voluto fare quelle cose, aveva goduto nel farle. Forse c’era un motivo per cui io ora mi stavo dannando per cose successe per mano mia su cui però non avevo avuto controllo e lei non si era mai pentita di nulla. Forse non ero una persona così orribile come credevo.
«Adesso dormi, amore» sussurrò, premendo le labbra sui miei capelli. «Domani torniamo a casa».
Tra le sue coccole ed il calore avvolgente delle sue braccia, dormii serena per il resto della notte. 



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Ciao a tutti! Scusate la mancanza di aggiornamenti, ma ero in vacanza. 
Piccolo update, purtroppo - o per fortuna - tra due capitoli la storia finirà! E da una parte sono contenta perchè cavoli, sono due anni che alvoro a questa storia, e dall'altra un po' triste, perchè sarà la fine di un viaggio che ho amato dal momento stesso in cui l'ho concepito. 
In ogni caso, spero che il capitolo di oggi vi sia piaciuto! Se sì, o se no, fatemelo sapere! 
Baci a tutti!

 
   
 
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