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Autore: Flofly    18/07/2021    1 recensioni
*COMPLETA*Una visione alternativa e decisamente serpeverde del quarto anno e del torneo tre maghi. Tra adolescenti e non in preda agli ormoni, Voldermort sta riorganizzando la sua rinascita, in una spirale di cupa violenza che affonda i suoi tentacoli da molto lontano. Dramione con risvolti decisamente angs e una Narcissa Malfoy sempre più Black. OOC per alcuni personaggi principali ( aggiornamento 17 maggio 2022: ho eliminato tutte le scene grafiche di sesso e ora il rating è passato da rosso ad arancio. Qualche piccolo modifica qui e lì ma niente di sconvolgente)
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Lucius/Narcissa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Potentia Par Vis'
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Gennaio- Pinterest
 
Dopo la grande eccitazione dovuta al Ballo del Ceppo, i giorni erano scivolati pigramente in un gennaio in cui tutti sembravano avere un solo grande e unico pensiero: la seconda prova del Torneo Tremaghi.
Gli studenti ne parlavano costantemente,nei corridoi, bisbigliando nascosti dietro i libri durante le ore di lezione, persino nei dormitori sembrava essere l’unico argomento di conversazione.
Harry non ne poteva più. Stava seriamente pensando di dare fuoco a tutta la baracca, uovo incluso e farla finita. Aveva persino pensato di covarlo, ma lo sguardo schifato di Hermione lo aveva dissuaso proprio all’ultimo minuto. Pur di non sentire più il biasimo per il suo lassismo seguirlo ovunque le aveva assicurato che era tutto sotto controllo, aveva risolto l’enigma.
Si certo, come no.
Non aiutava poi in alcun modo il fatto che Pansy Parkinson avesse deciso che fosse quello il momento perfetto per dare un tono alla sua vita sociale e pubblica. Il che non era male visto che era riuscita a far rialzare il suo livello di gradimento alle stelle, soprattutto con le ragazze. E tanti cari saluti a Cho Chang. Ormai poteva contare sulla dita della mano le ragazze di Beauxbatons che non aveva perlomeno baciato. Aveva deciso di dedicarsi a loro, visto che Ginny sembrava preferirgli Seamus. Ma prima o poi avrebbe avuto il coraggio di dichiararsi. Ne era certo. Si stava solo preparando al meglio per essere il fidanzato perfetto.
Il problema vero era che quella folle aveva deciso di partire dal suo abbigliamento. Senza alcun preavviso e senza che Harry avesse idea di come avesse fatto a entrare nella Sala Comune dei Grifondoro, una sera, di rientro dai suoi vagabondaggi nella foresta con Hagrid alla ricerca dell’illuminazione, aveva trovato la maggior parte del suo vestiario che bruciava scoppiettante nel camino.
Sopra il suo letto un biglietto color smeraldo con incise in brossura le iniziali PP

 
 “ Fidati, che ora sono più decenti”

 
L’intera faccenda aveva assunto dei contorni epici tra i suoi compagni di corso, che non perdevano occasione per ricordare come tutto ciò che il primo settembre aveva trovato posto nel suo baule fosse ormai ridotto in cenere, bruciato nel Camino dei Grifondoro da una Serpeverde matta come un Thestral ubriaco. I gemelli avevano deciso addirittura di utilizzarla come base per una ballata da tramandare alle generazioni future.
Quella era pazza, ribadiva Harry a chiunque lo stesse a sentire , come tutti quelli della sua Casa. Maledetti loro e tutta la loro progenie priva di qualsiasi raziocinio.
Trovare qualcosa da indossare che non fosse la divisa era diventato ogni giorno più snervante e costringeva il Bambino Sopravvissuto a delle vere e proprie cacce all’interno del suo armadio, in cerca di qualche indumento superstite. Fu proprio durante una di queste ricerche spasmodiche che, proprio sotto l’uovo che aveva lanciato nel punto più lontano alla sua vista possibile, che si era ritrovato un costume da bagno, di sicuro non della sua taglia e preoccupantemente con i colori dei Tassorosso,. Era certo, assolutamente certo, che non fosse mai appartenuto in alcun modo a un Grifondoro,men che meno a lui. Eppure eccolo li. Agitandolo in aria un po’ per distruggerlo e un po’ per usarlo come arma per fustigare i suoi compagni di Casa che dimostravano di non essere affatto divertenti come pensavano , dalla tasca uscì un ennesimo cartoncino verde smeraldo. 
 
Potresti approfittarne per avere un odore migliore..”
 
Quella era fuori di testa, indubbiamente e senza alcun appello. Disperato, decise il tutto per tutto, ormai pronto a ogni possibile pubblica umiliazione ed iniziò a girovagare per Hogwarts sperando di incontrare un qualsiasi Tassorosso gentile che potesse aiutarlo. Anche quelli con la spilla Potter fa schifo gli sarebbero andati bene. 
Mentre camminava assorto, valutando da quale finestra sarebbe stato più opportuno gettarsi per morire in modo più rapido, si sentì chiamare. Non riuscì a credere alla sua fortuna: Cedric Diggory gli si accostò velocemente, mettendogli un braccio sulla spalla come un vecchio amico. 
Guardando in basso rimase però leggermente interdetto:
“Perché hai il mio costume? Lo sto cercando da giorni.”, se ne uscì il Tassorosso, come se improvvisamente avesse dimenticato quello che in realtà voleva dirgli di importante.
Harry cincischiò, decidendo di mentire spudoratamente:
“Ah guarda non ne ho proprio idea, lo hanno lasciato davanti la porta della nostra Casa e stavo giusto cercando l’ingresso della vostra per lasciarlo a qualcuno di voi ”- disse vago preparandosi mentalmente una serie di scuse poche credibili da poter snocciolare.
Diggory sembrò accettare la cosa, come nessun altro di sua conoscenza avrebbe fatto. Benedetta gentilezza Tassorosso, pensò Harry. La stretta sulla sua spalla si approfondì e Cedric si chinò per parlargli in modo che nessuno riuscisse a sentire bene quello che stava per dire. 
“Grazie mille, amico, E a proposito di questo, sai, beh volevo ricambiare il favore che mi hai fatto con il drago. Ecco, non c’è niente di meglio di un bagno rilassante per schiarirsi le idee. Sembra strano, ma siamo tutti così stressati. E se posso darti un consiglio, il Bagno dei Prefetti è il posto perfetto per riflettere un po’ e lasciar scivolare via la tensione… se sai cosa intendo”- bofonchiò con aria cospiratrice. Harry lo guardò scomparire, chiedendosi se il problema fosse nell’aria o semplicemente lui avesse smesso di comprendere la lingua che parlavano tutti gli altri.
D’improvviso però gli arrivò alle narici il profumo della Parkinson. Velocemente valutò il da farsi e decise che la cosa migliore per tutti era quello di farsi questo stramaledetto bagnetto con tanto di uovo e sperare di affogare nel mentre, l’importante era che fosse il più possibile distante dalla Serpeverde.
 
***
 
Narcissa Malfoy era stata chiara, sarebbe passata l’ultimo sabato di gennaio per discutere le loro proposte per la raccolta fondi e avrebbero iniziato a lavorare alla parte pratica subito dopo la seconda prova. Non sarebbero stati ammessi ritardi: febbraio avrebbe visto il primo grande evento di presentazione e il fallimento non era un’opzione.
Hermione Granger era doppiamente preoccupata. Naturalmente non aveva alcun dubbio di aver scritto un eccellente progetto, basato su solide ricerche e corredato da fonti storiche e addirittura da grafici corredati da incantesimi che li rendevano tridimensionali. Quello che la tormentava maggiormente era il fatto che finora avesse trovato un solo ed unico elfo domestico disposto a parlare apertamente della vita  all’interno delle case private e dei maltrattamenti a cui erano sottoposti. Ed ovviamente l’elfo in questione era Dobby, l’ex servo come lo definiva tranquillamente lo stesso Draco, proprio della famiglia Malfoy.
La facilità con cui usava quella parola e come la guardasse stralunato ogni volta che cercava di fargli entrare in quella raffinata zucca bionda che non fosse un sistema sostenibile e soprattutto sopportabile, la rendevano letteralmente furiosa, ma le loro liti finivano inevitabilmente con il Serpeverde che approfittava della sua passione per l’argomento per infilare qualsiasi parte di lui fosse al momento possibile sotto i suoi vestiti.
In particolar modo, un pomeriggio dopo un suo commento particolarmente violento sul giusto posto di ciascuno all’interno della gerarchia sociale e il corrispondente tentativo di lei di colpirlo con tutta la sua forza con il tomo di Cura delle Creature Magiche, il Serpeverde l’aveva bloccata in una delle nicchie del corridoio di Trasfigurazione e aveva infilato quelle dita dannatamente veloci sotto la gonna, iniziando a giocherellare con l’elastico delle sue calze, bloccandosi solo perché in quel momento si era reso conto che la Mcgranitt era meno di venti passi da loro. Hermione in quel momento avrebbe voluto sul serio che il testo di Creature Magiche prendesse vita e lo azzannasse, soprattutto visto che la posizione non era così riparata come il suo adorabile zuccone pensava.
Non era poi la divergenza di vedute sociali tra di loro l’unico problema. Perché si, nonostante avesse scoperto di avere un proprio e vero talento anche dal punto di vista del sesso, la questione della relazione segreta non era stata ancora superata, così come le loro origini che nessuno permetteva loro di dimenticare.
Hermione proveniva da una famiglia benestante, colta ed amorevole, ma nulla poteva togliere il fatto che fosse Nata Babbana, neanche il fatto che non ci fosse incantesimo che non sapeva fare.
E lui poteva anche essere di una dolcezza e candore disarmante, oltre ad un ottimo baciatore, ma restava sempre l’odioso Serpeverde che i suoi stessi amici detestavano, figlio di un noto Mangiamorte e di genitori che non nascondevano in alcun modo le loro aspirazioni di razza pura. La coppia perfetta, insomma.
Non era tanto questione di dignità personale o di litigi in famiglia, Draco sembrava temere di più una serie di rappresaglie non meglio specificate. E conoscendo di chi era figlio è della loro cerchia di amicizie, Hermione non osava mostrarsi così sprezzante del pericolo come avrebbe voluto. E un pomeriggio, mentre lo baciava al nascosto della Serra di Erbologia, aveva notato degli strani segni sulla pelle candida. Quando gli aveva chiesto cosa fossero, però, sul suo volto era calata la solita maschera di indifferenza e sarcasmo che gli conosceva fin troppo bene, e le aveva detto di non impicciarsi.
Il che, naturalmente, aveva dato luogo ad una furiosa litigata in cui lei gli avevano rinfacciato di essere un maleducato e di andare a rinchiudersi con i suoi amichetti, se ci teneva tanto. Lui aveva risposto che era una saccente impicciona, sempre pronta a giudicare.
Poi, non aveva capito bene come, ma erano passati dall’insultarsi a baciarsi furiosamente fino a cadere in terra, con annessa lamentala delle zolle di torre sui suoi preziosi vestiti. Merlino, a volte sembrava mettercela tutta per farla impazzire.
Nascondersi e lanciarsi dei messaggi nascosti poteva essere anche eccitante ma iniziava a chiedersi per quanto avrebbero potuto tirare avanti,ed era passato solo un mese.
 
Un mese indubbiamente intenso, in cui Draco si era particolarmente impegnato a farla impazzire soprattutto nei primi giorni dopo il Ballo, quando avevano preso l’abitudine di ritagliarsi degli incontri clandestini.
In particolare, aveva scoperto che, quando non insultava lei, Grifondoro, i suoi migliori amici e tutto quello che esulava dal suo piccolo mondo Purosangue, passare del tempo con Draco poteva essere estremamente appagante. Specialmente quando la sua bocca sembrava voler conoscere ogni centimetro di lei. Ogni volta che tentatava di tornare con su quelle cicatrici, però, lui cercava di distrarla, oppure si rabbuiava.
Aveva quindi deciso di aggirare l’ostacolo, rimandando la discussione a quando lui si fosse finalmente sentito pronto e nel frattempo aveva imparato che lui era particolarmente sensibile sul collo, e adorava sentirlo gemere contro le sue labbra, così come guardare da lontano a lezione i segni inequivocabili che gli aveva lasciato e che la divisa perfettamente inamidata da Serpeverde non riusciva a coprire del tutto.
Fino a quel momento non aveva pensato di essere una tipa da morsi, ma ora la strana idea di vedergli qualcosa di suo addosso, le faceva girare la testa. E dire che quasi si era distratta a Trasfigurazione, dopo aver ricevuto uno strano bigliettino che aveva a che fare con la sua abilità ad usare le mani.
Ormai vedersi a lezione e in Sala Grande senza potersi neanche sfiorare era diventata una tortura, ed Hermione iniziava sul serio a pensare a come fare in modo da restare da soli abbastanza a lungo, per scoprire se Malfoy aveva altre qualità finora tenute nascoste.
O perlomeno, nascoste a lei.
Ma se all’inizio aveva pensato che quella fosse la vera tortura, ben presto si rese conto che il peggio doveva ancora arrivare: poco prima della fine di gennaio, Draco sparì improvvisamente, o per citare la versione ufficiale si sentiva solamente non in grado di venire a lezione a causa di una brutta influenza. 
Inizialmente aveva tentato di ignorare il campanello nella sua testa, ma dopo aver cercato per giorni di mettersi in contatto con lui, aveva iniziato a temere che fosse successo qualcosa di terribile. E se qualcuno li avesse visti insieme e fosse andato a raccontare tutto al padre di Draco?
Tentò addirittura di corrompere Zabini e la Parkinson, pur di averne notizie,ma entrambi si limitarono ad un sorriso stanco e a ripetere come autonomi Non si sente bene, tornerà presto a lezione. Nonostante il tono annoiato, però, non le era sfuggito lo sguardo preoccupato dei due. Così come si trovò a notare che anche Piton, più nervoso del solito, sembrava indugiare un attimo di troppo sul posto vuoto del giovane Malfoy.
Ma le frasi fatte non riuscivano a tranquillizzarla, così come non riusciva a togliersi dalla mente quei segni e la reazione spropositata di Draco.
Ron e Harry ovviamente non erano di alcun aiuto, auspicando invece che si fosse preso qualche terribile malattia che lo avrebbe costretto a una prolungata assenza. Anche la sua definitiva dipartita non sarebbe apparsa così terribile agli occhi dei due.
Risoluta come al solito prese una decisione: se Draco non fosse tornato prima della presentazione dei progetti avrebbe fatto rimpiangere a Narcissa Malfoy di aver mai messo anche solo la punta delle sue costose scarpe dentro Hogwarts, una volta conseguito il suo Mago anni fa.
 ***
 
Nel frattempo a centinaia di chilometri di distanza, nei momenti in cui riprendeva conoscenza Draco sperava ardentemente che fosse tutto un sogno e che lo lasciassero morire in santa pace una volta per tutte. Si dispiaceva per sua madre, certo che il dolore l’avrebbe devastata. D’altronde, però, era la donna più forte che conosceva ed era altrettanto consapevole e soddisfatto all’idea che lei non avrebbe dato a quei mentecatti neanche un assaggio di una veglia funebre come scusa per alcolizzarsi. Si sarebbe rinchiusa nel maniero, contornata da orchidee nere e avrebbe suonato per la sua memoria lo splendido pianoforte a coda che gli aveva comprato per il suo quindicesimo compleanno e che aveva nascosto in una delle stanza che non usavano, nella speranza di tenerglielo nascosto sino a giugno. Sarebbe stato struggente ma assolutamente in linea con l’estetica di una Black. Chissà se la Granger avrebbe pianto per lui.
Mentre pregava ancora una volta dentro di sé di potersi perdere in un oblio senza dolore, il vociare attorno a lui iniziò a ridiventare intellegibile e senti le maledette mani di Cassandra Nott sollevargli la testa per permettergli di respirare meglio. Quanta dolcezza era capace di fingere quella stramaledetta puttana psicopatica. Ma un giorno gliela avrebbe fatta pagare. Oh, se gliela avrebbe fatta pagare.
“Bentornato tra noi, angelo mio”- gli disse melliflua tenendogli il viso fermo con entrambe le mani mentre lui rantolava cercando di riprendere fiato.
“Stronza”- riuscì a sputare prima di avere nuovamente un attacco di tosse che gli permise per lo meno di vomitare una parte dell’acqua gelida che ancora gli attanagliava i polmoni. Lei continuò ad accarezzargli la schiena, con fare amorevole, battendogli leggermente tra le scapole in una fastidiosa parodia materna.
Se proprio doveva passare quell’inferno voleva la sua di madre. Che sicuramente avrebbe preso a calci in culo tutta quella patetica compagnia di viscidi e putridi aristocratici. Sapeva bene che la famiglia non lo avrebbe permesso. E lui non avrebbe fatto nulla per mettere in pericolo sua madre. Tuttavia, decise che una piccola fantasia poteva permettersela.
A peggiorare le cose ci si mise anche l’entrata nel suo campo visivo dell’oscena faccia di Codaliscia che lo scrutava ansioso con un orologio da taschino in mano. Se ne avesse avuto la forza gli avrebbe volentieri sputato in uno di quei suo spenti occhi globosi.
“Va molto meglio, molto meglio. Ancora poco e potremo avvisare il padrone. Questa volta l’effetto é durato quasi quaranta minuti e le sirene quasi non lo hanno toccato”. Quasi. Che bella parola. Aveva dei maledetti squarci sul costato che provavano che con quel quasi lo schifoso ciccione essere avrebbe potuto strozzarcisi
“Vaffanculo, lurido topo di fogna”- riuscì ad articolare. Si, questa volta stava decisamente riprendendo fiato.
“Suvvia, Draco più garbato. Che modo è questo di esprimersi? Di fronte a una signora, poi. Stai offrendo un servigio al tuo signore e dovresti mostrarti grato di questa grande opportunità. E’ un grande onore per la famiglia Malfoy“- intervenne una voce sin troppo familiare immediatamente dietro le spalle della Nott, che si affrettò ad alzarsi per lasciargli il posto
“Mio caro, sei di nuovo in piedi, la cura ti ha fatto bene a quanto vedo”- celiò giuliva
La cura... Merlino, si sarebbe strappato le vene con le proprie mani se solo ne avesse avuto la forza.
Non solo gli stavano facendo fare da cavia per assicurarsi che san Potter non morisse nella seconda prova. No, doveva anche assistere ai deliri di quella congrega di fottuti psicopatici.
L’ultima cosa che senti prima di perdere nuovamente i sensi era che da lì a breve avrebbero fatto un’ultima prova, questa volta con l’Algabranchia. Che bello essere nati in un’antica e rispettata famiglia di purosangue. Proprio un gran culo.
 
***
 
Due giorni dopo, un pallido ma ancora vivo Draco Malfoy fece il suo ingresso nell’aula di pozioni in un gelido venerdì mattina. Pansy e Blaise gli si sedettero subito vicino, quasi a creare una corazza attorno a lui, mentre Crabbe e Goyle fecero nuovamente la loro comparsa, posizionandosi alle spalle del trio. Più che compagni preoccupati sembravano due carcerieri.
Piton salutò il nuovo arrivato con un leggero cenno del capo, ma non si lasciò sfuggire neanche un commento. Concentrò invece il resto della lezione a rendere le due ore un inferno a tutti i Grifondoro presenti, tacciandoli di ogni possibile malattia degenerativa che rendesse incapace di utilizzare finanche i pollici opponibili.
Ormai abituata a studiare gli inquilini dei sotterranei Hermione non poté non notare che mentre la maggior parte del gruppo dei Serpeverde non perdeva occasione per sganasciarsi apertamente, il trio dell’ultima fila,con uno sguardo fin troppo fisso sui calderoni, invece di aizzare i compagni come al solito.
Per la prima volta nella sua carriera, la Grifondoro non vedeva che una lezione avesse termine, ma il tempo sembrava essersi fermato in un limbo di bugie e nervosismo. La prossima sarebbe stata quella di Storia della Magia, ancora insieme e comunque divisi. Mentre era intenta a recuperare le sue cose il più lentamente possibile, alla giovane strega non passò inosservato che Piton ne aveva approfittato per avvicinarsi a Malfoy e si era fermato a parlargli sottovoce. Vide la testa biondissima chinarsi un attimo in avanti verso il professore ed annuire, prima di raddrizzarsi con quello che sembro uno sforzo non indifferente e riprendere il atteggiamento fiero, uscendo a passo svelto dalla stanza.
Non la degnò nemmeno di un'occhiata.
Hermione non riuscì a seguire neanche la lezione di Storia, una delle sue preferite. Continuava a fissare quel volto che tanto aveva ricercato nei giorni passati. Non riusciva a scrollarsi dalla mente come fosse possibile che meno di una settimana fa sentiva ogni giorno il suo respiro caldo su di lei e la sua mano accarezzarle dolcemente i capelli, mentre ora neanche la guardava.
Di sicuro non si era trattato di un’influenza. O meglio non di una che potesse definirsi comune: era mortalmente pallido e faceva fatica a respirare a fondo. Ma la cosa che la spaventava maggiormente furono i suoi occhi, divenuti fin troppo profondi e scuri.
Hermione rabbrividì mentre attorno a lei si levava il solito vociare dei compagni, ancora una volta concentrati su quella maledetta prova, le parole che si frapponeva di nuovo tra di loro creando un muro invalicabile.
Draco non si presentò a cena, e visto che Blaise e Pansy sembravano essersi dileguati le toccò chiedere informazioni a Piton. Questi la degno di mezza occhiata, rammentandole con voce annoiata che il Capo di Casa non fosse una babysitter e che il signor Malfoy aveva sicuramente un’età tale per la quale decidere se mangiare insieme a un branco di adolescenti incivili, oppure preferire di consumare il pasto in modo più appartato, visto che si stava ancora riprendendo. E le chiese in ogni caso come la cosa potesse essere di suo interesse.
 
Lasciare passare un’altra notte in quel modo non era un’opzione possibile: aspettò che tutte le sue compagne dormissero, prima di dirigersi a passo di marcia verso i sotterranei, non prima di aver preso in prestito il mantello dell’invisibilità e la mappa del malandrino, con il fermo proposito di portare di peso quel testardo della malora in infermeria, con la forza se necessario. Non si sarebbe di certo fatta scrupolo a usare un paio di incantesimi proibiti che aveva scoperto di recente. Ma la sua sorpresa più grande fu nel notare che l’oggetto del suo desiderio, e oggetto di mania omicida al momento, non si trovava nei dormitori, né nella stanza delle necessità o in uno dei bagni. Era nello studio privato di Piton.
Hermione rimase a fissare la mappa tutta la notte, ma il nome di Draco non si mosse neanche per un secondo. E neanche quello del professore di Pozioni.
 
 ***
 
Quando apri gli occhi all’alba di quel sabato mattina Narcissa Malfoy si stupì di trovare il posto accanto al suo vuoto. Lucius era venuto a letto molto tardi la sera prima e l’aveva stretta a lungo senza proferire una parola, limitandosi a cingerla con braccio attirandola a sé. Narcissa aveva continuato a dormire godendosi quel calore così intimo e conosciuto nel tentativo di convincersi che tutto stava andando per il verso giusto, ben sapendo che in ogni caso non sarebbe riuscita a cavarne niente quando era di umore così nero. Però era strano che fosse già in piedi, dei due quella mattiniera era sempre stata senz’altro lei.
Si recò nel suo bagno personale sperando che una lunga doccia le lavasse via quella sensazione che aveva da mesi e che stava diventando sempre più intensa. Lasciò che l’acqua calda le cadesse scrosciante sulla nuca, nella vana speranza che la sua emicrania migliorasse, concedendole una tregua in una giornata che già si preannunciava difficile.
Infilandosi la vestaglia di seta finissima dipinta a mano decise di scendere per cercare suo marito. Erano soli nel maniero, il loro maniero, e di certo nessuno le avrebbe potuto obiettare che si mangiava vestiti in una tavola rispettabile, si ripeté cercando di scacciare la voce di sua madre nella testa.
Alla fine lo trovò seduto nel giardino d’inverno, uno dei suoi angoli preferiti. Ci si era dedicata sin dal primo giorno in cui aveva messo piede da sposata e poteva considerarlo una sua creatura e avevano passato molti momenti felici li, specialmente quando Draco era più piccolo. Riportò l’attenzione su suo marito: il giornale spiegato davanti a lui sul tavolo di marmo e una tazza accanto da cui non usciva alcun segno di calore. Entrambi non sembravano stati neanche toccati.
Quando si chinò per baciargli il capo l’uomo sussultò, talmente assorto da non averla neanche sentita entrare. La preoccupazione della strega aumentò, suo marito non era tipo da non notare l’ingresso di qualcuno in una stanza. Figuriamoci il suo.
Lo baciò dolcemente accarezzandogli una ciocca di lunghi capelli chiarissimi come quelli del figlio.
“Stai bene amore mio? Non mi sembra che tu abbia riposato molto”- disse sedendoglisi di fronte mentre  elfo domestico le portava la colazione.
L’uomo le fece un sorriso tirato “ Qualche pensiero di troppo, tesoro”. Un attimo di silenzio e poi riprese con un tono molto meno dolce che stupì la donna -“Oggi vai a Hogwarts giusto? Ti rendi conto che il tuo progetto non sta andando esattamente come lo avevi pensato ?”
Narcissa rimase in silenzio e iniziò a tagliare dei bocconcini dal piatto di frutta, versandosi una tazza di the verde aromatizzato al bergamotto, pesca e fiori d’arancio che aveva deciso a quindici anni di preferire al classico the nero da colazione che serviva sua madre.
“Non capisco come tu possa fare una simile affermazione. Il mio progetto è quello di far capire alla Granger che deve continuare a indirizzare i suoi pensieri e impegni verso interessi accademici, o anche politici per quello che mi interessa, e lasciar stare mio figlio. Ovviamente capirai da te che è un processo lungo e non può dare i suoi frutti in poche settimane. Soprattutto perché, come spero avrai ben chiaro visto che te l’ho spiegato più volte, la campagna di beneficenza vera e propria inizia adesso. Il Ballo è servito a fargli togliere uno sfizio. Si sa che alla lunga si finisce a dare molta più importanza e a idealizzare le cose che non si riesce a ottenere. E il mio obiettivo, mio amato marito, è che nostro figlio non decida di voltarci le spalle perché gli vietiamo di sbaciucchiarsi con una sua coetanea che a breve neanche vedrà più. Come se poi fosse possibile”.
Lucius sbuffò “ Appunto. Non sta funzionando. E non sto parlando ovviamente della carriera della maledetta Babbana. A proposito della quale vorrei comunque chiederti: quando tornerà il Signore oscuro credi sul serio che permetterà a una sporca Sangue Marcio di mettere bocca su anche solo un argomento? “
Narcissa alzò le spalle con noncuranza. In quel caso il problema non sarebbe stato suo di sicuro. Ma se Il piano che Lucius e i suoi compari stavano organizzando non fosse andato a buon fine, lei doveva pensare sul lungo periodo. È così che fa una donna. È così che fa una Black, Andromeda glielo diceva sempre. Scacciò il pensiero della sorella in fondo alla mente. Ci mancava anche lei.
Il mago iniziò a girare rumorosamente il cucchiaino nella tazza di pregiata porcellana, con il chiaro intento di dimostrare la sua irritazione e infastidirla al contempo. Si fermò solo un attimo per rimbeccare: “Peccato che questo prurito che tu pensi sia stato trattato e dimenticato sia diventato un’ulcera. Stanno diventando incauti. Ho dovuto chiedere a quei due dementi dei figli di Crabbe e Goyle di iniziare a tenere sott’occhio Draco”
“Per Merlino come sei melodrammatico”- lo interruppe la donna infilando un pezzetto di fragola in bocca.” Sono adolescenti: un po’ di sesso non li ucciderà di certo. Anzi, alla fine si stuferanno della novità del frutto proibito e metteranno fine a questa pantomima. E se qualcuno lo dovesse scoprire diremo che fa parte di un piano per avvicinarsi a Potter. Non è lui che tanto bramate per il vostro successo ? Non è lui la priorità? “.
Lucius abbasso lo sguardo sul caffè ormai ghiacciato, serrando le dita attorno al manico del coltello da burro con tale forza da sentire il metallo gelido del blasone di famiglia penetrargli nella carne. Il pensiero che Lui venisse a sapere della cosa gli strinse la bocca dello stomaco. Si costrinse a pensare in maniera razionale, quando il Signore Oscuro sarebbe rinato tutta questa situazione sarebbe stata confinata al giusto ambito: quello delle pazzie giovanili
La famiglia. Doveva pensare alla famiglia. Era questo che continuava a ripetersi. Era per quello che aveva fatto una scelta tanti anni fa. E quella scelta avrebbe continuato a seguire.
Ma la parola priorità l’aveva squarciato. Quando aveva saputo quale era stata la richiesta del Signore Oscuro per assicurarsi che Potter avesse tutto il tempo e la certezza di arrivare il più possibile in forma alla prova finale aveva fatto molta fatica a controllarsi.
Il rumore metallico di posate cadute sul piatto lo fece trasalire di nuovo. Sua moglie lo fissava con uno sguardo di fuoco.
“Lucius. Devi dirmi qualcosa?”- sibilò con un tono che sapeva essere estremamente pericoloso. Era sempre stata brava a leggergli dentro, ma questa volta doveva lasciarla fuori.
Si costrinse a sostenere lo sguardo nella maniera più ferma possibile 
“Sai bene che non posso parlarti di alcune cose “- disse simulando una risolutezza che non aveva più.
Narcissa strinse le labbra:“ Mi stai dicendo che il tuo Signore ti impone di avere dei segreti con la donna che ami”? Con tua moglie? La madre di quali figlio?”.-Lo sguardo era ormai di fuoco- : “ Mi chiedo quali siano questi segreti a questo punto “
Lucius si alzò di scatto,deciso a porre fine a quella conversazione prima che potesse degenerare.
“Amore, ti prego. Dì a Draco di stare attento. E di rispondere ai dannati gufi che gli mando“ -disse velocemente prima di smaterializzarsi.
Fece giusto in tempo, perché una manciata di secondi dopo la sua sparizione il pesante vaso di cristallo colmo di polpose e lussureggianti peonie bianche e rosa che fino poco prima faceva da contorno al placé della colazione sibilò violentemente prima di esplodere in mille pezzi contro la vetrata, esattamente dove pochi attimi prima si trovava la sua testa. 
 
***


L’emicrania non le era decisamente passata. La proposta dell’Ignoto Accompagnatore era una campagna fondi per l’acquisto di nuove scope da Quidditch per chi non poteva permettersi quelle personali. Era certo che la presenza di Viktor Krum avrebbe dato grande risonanza alla cosa e che la vendita di una sua scopa firmata avrebbe certamente avuto un ottimo rientro in termini di pubblicità ed incassi. Narcissa fece un breve commento sul fatto che forse non tutti avrebbero dovuto poter aver accesso ad una scopa se non in presenza di adulti in grado di controllarli, oltre al fatto che sembrava qualcosa che sarebbe andato più a beneficio della visibilità di Krum che della Campionessa che il giovane accompagnava, ma approvò il progetto. Era di una stupidità sconcertante ma non aveva tempo né voglia di lavorarci sopra. E poi voleva sbrigarsi. 
Approvò senza grande entusiasmo anche il progetto della Chang relativo alla raccolta fondi per il reparto di ricerca sulle malattie rare del San Mungo, mordendosi le labbra per non rimarcare quanto fosse banale e quanti progetti simili ci fossero, costringendosi a ricordare che anche in quel caso non era un problema suo. Peccato che al discorso della Chang avrebbe quindi sicuramente incontrato Andromeda, visto che era diventata il direttore del reparto di terapia intensiva dell’Ospedale. Era la seconda volta che pensava alla sua diseredata sorella in una giornatae per di più l ’emicrania non le dava tregua. Probabilmente le due cose erano collegate.
Si fece portare un tè per prepararsi agli ultimi due incontri, quelli sui quali avrebbe dovuto davvero concentrarsi. L’eliminazione della sciocca accompagnatrice di Harry Potter da parte di Pansy era stata una piacevole sorpresa. Narcissa aveva seguito con interesse la serie di foto che ritraevano la giovane amica di suo figlio e il bambino sopravvissuto e non poteva che esserne fiera. Aveva letto il progetto di Pansy. E soprattutto ne aveva capito bene il retro pensiero. Quando le si sedette davanti, la donna si rivide moltissimo in quella ragazzina con tanta voglia di ritagliarsi una voce del mondo al di là del destino previsto per lei.
“Pansy, mia cara. devo dire che è davvero un piacere vederti. Posso offrirti qualcosa da bere?”-le sorrise apertamente, permettendosi il lusso di rilassarsi. 
“Sei venuta molto bene nelle foto, ma d’altro canto tu sei una ragazza molto bella”- la donna si fermò e la guardò seria passandole la tazza riempita di liquido caldo e profumato, il sorriso che le spariva dal volto- “ Ed è questo che ti da fastidio vero? Il fatto che tu sia considerata solo una parte del patrimonio di famiglia da collocare nel modo più profittevole possibile e nel minor tempo”.
Pansy sgranò gli occhi, non si aspettava tanta franchezza in una tale occasione. “ Beh o io sono meno sottile di quel che credevo, o lei è più arguta…”
“Di quello che la gente pensa. Si esatto, Pansy. “- la donna sorseggiò il tè. “ Come te, oserei dire. Siamo molto simili sai. Anche i nostri nomi, si assomigliano. Narciso, Viola del pensiero. Nomi delicati per donne che dovrebbero essere delicate e pronte a essere calpestate. Ma è un’illusione mia cara. Sai una cosa sulle violette, Pansy?”
la ragazza la guardava stranita. Aveva ragione Draco, con sua madre non si sapeva mai dove andasse a parare.
“Sono della stessa famiglia della viola del pensiero. I fiori in sé sono inutili, non hanno alcun profumo. Vengono raccolti solo per banali mazzolini dozzinali o al massimo per scadente confetteria da babbani. Ma per sapere quale sia il vero odore della violetta bisogna usare un estratto delle foglie, quello a cui nessuno presta attenzione. Il che significa che bisogna spingere e spingere e strizzare ogni singola goccia da qualcosa che ci sembra inutile”
La Serpeverde iniziava a capire. “ Mi sta dicendo che devo sopportare che tutti pensino che io sia un’oca per ottenere quello che voglio?”.
Narcissa sorrise. “ Esattamente. Fomenta le folle, parti dalla base. Quello che vuoi ottenere non può essere raggiunto in pochi mesi. Se questo è il tuo obiettivo devi avere pazienza e pensare che potresti non raggiungerlo. Il nostro ambiente è difficile da scalfire.”
Pansy abbassò lo sguardo sulla sua tazza di the. Narcissa le strinse una mano. “ E un’ultima cosa. In realtà neanche le foglie sanno di niente. Per avere il perfetto estratto è meglio usare la buccia del cetriolo. Qualcosa che come vedi sembra non c’entrare niente.”.
Pansy ormai era completamente senza parole, ma dopo un secondo ebbe l’illuminazione : “Moda e trucchi. Utilizzare cose che sembrano innocue per entrare nel sistema poco per volta, fino a bloccarne gli ingranaggi Dargli l’idea di quello che vogliono ma in realtà utilizzare tutt'altro. Un magazine magari, nel quale chiunque voglia possa trovare la sua voce”.
Narcissa le sorrise con approvazione “ La moda è futile, lo stile no”.
Pansy prese il rotolo di pergamena sul quale la donna aveva fatto una serie di correzioni. La sua idea iniziale era una sfilata di modo a scopo benefico, ma questo era molto meglio. Così avrebbe avuto davvero il potere di dire la sua, per la prima volta.
Uscendo ancora immersa nella lettura, quasi travolse la Granger che attendeva lì fuori. Lanciò uno sguardo a Narcissa Malfoy, preoccupata, ma la donna guardava distratta fuori dalla finestra, persa in chissà quale pensiero.
Come previsto l’ultimo colloquio fu decisamente il più pesante ed ancora una volta la bionda dovesse trattenersi dallo schiaffeggiare l’infuriata ragazzina scarmigliata davanti a lei che era entrata nella sala a passo di marcia , guardandola con odio.
“Signorina Granger, vedo che l’impegno profuso nello studio e nel lavoro è stato, come dire, soverchiante la cura della sua persona.”- commentò distratta versandosi un’altra tazza di tè e rimpiangendo di non avere nulla per correggerlo.
Gli occhi della ragazza brillavano pericolosamente. Narcissa prese un respiro profondo ma mentre stava iniziando a parlare venne bruscamente interrotta
“Sa una cosa, signora Malfoy? Ho deciso di cambiare il mio programma.”- disse la Grifondoro sedendosi di malagrazia di fronte a lei e incrociando le braccia.
Era difficile che una donna come lei rimanesse senza parole, ma l’inaspettata furia della supposta cotta di suo figlio l’aveva lasciata per un attimo interdetta, valutando se fosse il caso di chiamare l’infermiera per farla curare. Povero Severus che si ritrovava a gestire decine di adolescenti simili, pensò.
“Beh ne sono lieta, signorina Granger. Come le avrei detto se avesse avuto la buona educazione di farmi per lo meno iniziare a parlare, il tema è sicuramente minoritario per la maggior parte del mondo magico. Le famiglie...”- iniziò con voce piatta.
La Grifondoro sbatté con forza l’incartamento che teneva in mano:
“Ecco parliamo della famiglia. Di una ricca famiglia di purosangue, per dire. Così, tanto per fare un esempio pratico prendiamo la sua, signora Malfoy”.
La donna stirò le labbra in un finto sorriso:
“La mia signorina Granger? Mi dispiace deluderla ma non vedo come ciò possa mai poterla interessare veramente. Non ne è in grado di caprine le dinamiche e posso assicurarle che non è nel suo interesse farlo”- sibilò nonostante la voce di miele.
“Su questo può star pure sicura. Perché di certo io non vorrei mai avere nulla a che fare con dei genitori che neanche si preoccupano se il proprio figlio sparisce per giorni e quando riappare sembri passato per Azkaban. O chissà forse semplicemente per le mani di qualcuno che conosce bene”.- ringhiò la ragazza con gli occhi che bruciavano d’ira.
Alla strega sembrò per un attimo impossibile respirare. Sebbene non avesse idea di cosa stesse dicendo, quei vaneggiamenti uniti allo strano comportamento di Lucius le fecero letteralmente gelare il sangue nelle vene. 
D’istinto agguantò con forza il polso della Grifondoro “Cosa diavolo stai insinuando, ragazzina?”
Hermione si divincolò violentemente guardandola con puro odio prima di alzarsi e marciare via : “Lo chieda a suo figlio, se ci riesce. Io non posso nemmeno a guardarlo negli occhi”.
Rimasta sola a guardare la sedia vuota davanti a lei Narcissa si dimenticò di essere una donna nota per la sua compostezza, educata da una delle più note famiglie del mondo magico e membro di spicco dell’alta società e si precipitò fuori dalla stanza.
Le sembrava di camminare da ore, anche se erano passati pochi decine di minuti. La testa le girava, non riusciva a trovare Draco da nessuna parte. Era già stata nei dormitori dei Serpeverde, nell’aula di pozioni, nella biblioteca, persino nella torre di astronomia. Pansy e Blaise non sapevano dove fosse, di nuovo. E i due imbecilli privi di cervello che suo marito pensava dovessero controllare il figlio non riuscivano neanche a trovare la loro bocca da soli, quindi di sicuro non sarebbero stati di alcun aiuto.
Era circondata da ragazzi vestiti tutti uguali, il che le provava continue vertigini, ma non riusciva a scorgere da nessuna parte la testa bionda del suo bambino.
Continuò a vagare per i giardini incurante del freddo, quando finalmente lo vide, seduto su una di quelle che era stata una delle sue panchine preferite da ragazza. Era lì che si ritrova spesso con le sue sorelle a spettegolare. E più avanti su quella panchina aveva passato moltissime delle sue ore libere a imparare a memoria le labbra e le mani di Lucius.
Cercò di ricomporsi, prima di avvicinarsi sentendo lo stomaco stringersi in una morsa d’acciaio: suo figlio era seduto con un libro in mano ma non lo aveva neanche aperto, mentre con la testa bassa fissava un punto davanti a sé.
“Draco!”- lo chiamò più forte e questa volta alzò lentamente il capo. Narcissa rimase raggelata. La maledetta NataBabbana aveva ragione. Aveva visto più volte suo figlio afflitto o dolorante, deluso e perfino affranto. Per un attimo riuscì a scorgere negli occhi grigi un dolore vivissimo e troppo profondo, un lampo prima che diventassero acciaio fuso. Stava Occludendo. Non sapeva neanche che ne fosse capace.
Gli si sedette vicino e gli prese il viso tra le mani. “ Draco, bambino mio, cosa succede?”.
Erano soli e non c’era nessuno nel giro di centinaia di metri, ma anche se fossero stati al centro di Diagon Alley non le sarebbe potuto importare di meno: “Dimmi cosa c’è che non va, ti prego. La mamma metterà tutto a posto”
Draco scosse la testa con forza artigliandosi gli avambracci, come quando era piccolo e aveva gli incubi ma non voleva andare nella camera dei suoi genitori perché pensava l’avrebbero sgridato. Narcissa lo strinse a sé più forte che poté, tenendogli con fare protettivo una mano sulla nuca lo sentì irrigidirsi come se stesse provando dolore.
Cercò di guardarlo nuovamente negli occhi. Erano sempre bloccati. 
“Draco ti prego non farlo, non chiudermi fuori”- lo implorò. Inutilmente-
L’unico effetto che ottenne fu che lui le posò la testa nell'incavo del collo come quando aveva cinque anni e voleva le coccole.
“Mamma?”"-mormorò con una voce che non sembrava neanche la sua - “Mi vuoi bene?”
Narcissa si sentì precipatare in un abisso di paura:“ Più di tutta la magia del mondo”- gli rispose nell’orecchio, con la formula che usava quando era piccolo prima che addormentasse.
Draco sorrise contro il suo collo “ E allora fidati di me, andrà tutto bene. Ma ora resta un po’ qui con me, per favore.”.
 
 
***

Al rientro al maniero si sentiva completamente svuotata, il controllo che cercava sempre di avere le stava scivolando tra le mani. E per la prima volta in tanti anni iniziò a dubitare dell’uomo amava così tanto.
Salì direttamente nella camera da letto, avvertendo l’elfo che era subito apparso che non aveva alcuna intenzione di mangiare. Piuttosto le portasse una bottiglia di qualsiasi cosa di forte che avesse trovato. Meglio se nascosta nello studio del padrone.
Aprì la porta e una volta chiusa la porta si trovò a crollare in terra esausta, portando le ginocchia al petto e poggiandovi sopra il capo. come da bambina quando si nascondeva in camera per fuggire dalle urla tra le sue sorelle. 
Quando sentì un braccio cingerle le spalle teneramente rimase sorpresa e per poco non tirò fuori la bacchetta per lanciare una maledizione senza perdono. Era certa che Lucius avrebbe cercato di mettere più distanza possibile tra se stesso e le domande inquisitorie della moglie, nonché la sua crescente volontà di conficcargli nel collo uno degli splendidi coltelli di argento cesellati con le loro iniziali. 
E invece ora si trovava seduto in terra accanto a lei, altrettanto distrutto.
“Dobbiamo parlare”- gli disse, improvvisamente lucida.
L’uomo annuì senza staccare le mani dalle sue. “Narcissa, ti giuro che non avevo idea che il Signore Oscuro avrebbe scelto nostro figlio per una cosa del genere.”
Narcissa rimase in silenzio, attendendo che finalmente qualcuno le spiegasse cosa stesse succedendo. Era quello il problema con Lucius. Non pensava mai veramente alle conseguenze.

Sono figlia dei cartoni degli anni novanta, in cui i personaggi più amati alla fine dovevano necessariamente passare per sofferenze e maltrattamenti. Scusate
Il tè esiste davvero ed è delizioso, ho omesso nella descrizione solo che contiene anche del kiwi perché mi sembrava superfluo. Ognuno si ribella a modo suo. La matrona dei Black inorridirebbe.
La storia della violetta è sempre presa da atlante di botanica profumata e mi fa molto sorridere come Narcissa utilizzi argomenti frivoli per puntualizzare concetti importanti.
 Draco ha avuto un break down mentale in un momento poco opportuno ma i tempi stringono e la prova finale incombe in un futuro troppo vicino perché non si senta oppresso e capace di mantenere il suo solito contegno. 
   
 
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