Le ferite sui polsi di Nymah erano ancora dolorose. Le ragazze del bordello facevano a turno per imboccarla ed aiutarla a vestirsi, dimostrandole una solidarietà che alla principessa ricordava la cieca fedeltà delle sue compagne morte nell’arrembaggio pirata.
Una delle prostitute aveva origini indiane, e anche se non ricordava molto della sua lingua madre, essendosi stabilita a New Providence in tenera età, riusciva ogni tanto a comunicare con Nymah.
“Non vuole tornare a casa”, spiegò al capitano Avery e al signor Vaughan, di ritorno dall’Isola dello Scheletro.
“Non vuole…?”
Vaughan era sempre più convinto che rapire quella ragazza si fosse rivelato un grosso errore. Ormai l’idea di chiedere il riscatto era andata a puttane; l’unica cosa sensata da fare era lasciare l’indiana al bordello: era bella, e non avrebbe faticato a crearsi il suo circolo di clienti. Inoltre la maitresse era una donna furba, e di certo l’avrebbe accolta a braccia aperte. Anzi, Vaughan era più che certo che la padrona del bordello avesse già fiutato l’affare. Non c’era altro motivo che l’avrebbe spinta a prendersi cura di Nymah con quella calma determinazione a non lasciarla morire.
“Perché non vuole tornare a casa, per grazia di Dio?”, chiese esterrefatto il capitano Avery, “Mi odia così tanto che non può accettare neanche di essere riaccompagnata da me?”
“Lei non vi odia”, affermò la prostituta. Poi, di fronte all’espressione interrogativa di Avery, aggiunse: “Non lo so perché me lo ha detto, ma è così, fidatevi. Una donna la capisce, un’altra donna. Anche se io sono una puttana e lei una principessa. Nymah non parla molto. E anche se lo facesse non la comprenderei. Comunque, da quello che sono riuscita a capire, lei non riesce a decidere se l’avete condannata… o se l’avete salvata. Credo dipenda da quello che deciderete di fare con lei, a questo punto…”.
Avery non rispose. Vaughan ringraziò la ragazza per essersi presa cura del loro ostaggio, e le disse che poteva andare.
Perché talvolta si creano legami così forti tra le persone? Avery se lo chiese ancora. Cosa lo aveva spinto all’amicizia verso Thomas Tew, al non affondare la nave di William Kidd? Quale forza aveva fermato la sua mano, prima che la spada calasse sulla principessa indiana?
Avery non era certo un uomo pietoso. Non era neanche un sadico, ma non provava sensi di colpa nel fare ciò che andava fatto per assicurarsi la sopravvivenza, o il massimo guadagno. Il suo dovere era nei confronti dei suoi uomini, e a loro soltanto aveva dedicato ogni suo gesto, da quando era divenuto capitano della Fancy: loro avevano avuto fiducia in lui, e lui li avrebbe ripagati rendendoli ricchi.
Ma c’erano quei legami, che andavano perfino oltre il senso del dovere. E Nymah rappresentava uno di quei legami.
Vaughan lo osservò entrare nella stanza della ragazza.
Da quel giorno, Henry Avery smise di essere il capitano della Fancy; lui e Nymah si sposarono e si affrettarono ad andarsene da New Providence. Con Vaughan, l’uomo più fidato che gli fosse rimasto dopo l’avventura all’Isola dello Scheletro, non perse mai del tutto i contatti.
Quanto agli altri, be’… il vecchio Vincenzo si stabilì a Nassau, dove trascorse gli ultimi anni della propria vita: non dovette mai lavorare, perché i suoi racconti sull’Isola dello Scheletro gli fruttavano quelle poche elemosina con cui riusciva a campare. Comunque, non andò avanti a lungo: pochi anni dopo l’avventura che lo aveva riportato alla civiltà, lo trovarono morto stecchito. Si era spento senza un lamento, e per quanto molti se ne dispiacquero – il vecchio pazzo era divenuto famoso in città, finendo per diventare un personaggio del folclore locale – c’era da ammettere che lo spagnolo aveva vissuto abbastanza.
Alcuni tra i membri dell’ex equipaggio della Fancy vennero catturati: il Governatore non poteva più tirarsi indietro dal fare il proprio dovere; accontentare il Gran Mogol era diventato necessario per evitare un incidente internazionale.
La maggior parte dei pirati comunque si salvò: prese il largo verso altri porti, cambiando identità e continuando la solita vita: salpare, abbordare, uccidere, depredare; sbarcare, spendere tutto in rum e puttane, trovarsi poveri in canna. Salpare di nuovo. Fino a morire.
Hal e Craig rimasero amici e si dedicarono alla pirateria per il resto della loro vita. Presero servizio sotto capitani diversi però, perché la frattura che si era creata tra loro sull’Isola dello Scheletro li portò ad allontanarsi inevitabilmente. Forse un giorno la fiducia sarebbe stata ricostruita, ed avrebbero intrapreso un’ultima avventura insieme, come ai vecchi tempi. Chissà.
Una delle prostitute aveva origini indiane, e anche se non ricordava molto della sua lingua madre, essendosi stabilita a New Providence in tenera età, riusciva ogni tanto a comunicare con Nymah.
“Non vuole tornare a casa”, spiegò al capitano Avery e al signor Vaughan, di ritorno dall’Isola dello Scheletro.
“Non vuole…?”
Vaughan era sempre più convinto che rapire quella ragazza si fosse rivelato un grosso errore. Ormai l’idea di chiedere il riscatto era andata a puttane; l’unica cosa sensata da fare era lasciare l’indiana al bordello: era bella, e non avrebbe faticato a crearsi il suo circolo di clienti. Inoltre la maitresse era una donna furba, e di certo l’avrebbe accolta a braccia aperte. Anzi, Vaughan era più che certo che la padrona del bordello avesse già fiutato l’affare. Non c’era altro motivo che l’avrebbe spinta a prendersi cura di Nymah con quella calma determinazione a non lasciarla morire.
“Perché non vuole tornare a casa, per grazia di Dio?”, chiese esterrefatto il capitano Avery, “Mi odia così tanto che non può accettare neanche di essere riaccompagnata da me?”
“Lei non vi odia”, affermò la prostituta. Poi, di fronte all’espressione interrogativa di Avery, aggiunse: “Non lo so perché me lo ha detto, ma è così, fidatevi. Una donna la capisce, un’altra donna. Anche se io sono una puttana e lei una principessa. Nymah non parla molto. E anche se lo facesse non la comprenderei. Comunque, da quello che sono riuscita a capire, lei non riesce a decidere se l’avete condannata… o se l’avete salvata. Credo dipenda da quello che deciderete di fare con lei, a questo punto…”.
Avery non rispose. Vaughan ringraziò la ragazza per essersi presa cura del loro ostaggio, e le disse che poteva andare.
Perché talvolta si creano legami così forti tra le persone? Avery se lo chiese ancora. Cosa lo aveva spinto all’amicizia verso Thomas Tew, al non affondare la nave di William Kidd? Quale forza aveva fermato la sua mano, prima che la spada calasse sulla principessa indiana?
Avery non era certo un uomo pietoso. Non era neanche un sadico, ma non provava sensi di colpa nel fare ciò che andava fatto per assicurarsi la sopravvivenza, o il massimo guadagno. Il suo dovere era nei confronti dei suoi uomini, e a loro soltanto aveva dedicato ogni suo gesto, da quando era divenuto capitano della Fancy: loro avevano avuto fiducia in lui, e lui li avrebbe ripagati rendendoli ricchi.
Ma c’erano quei legami, che andavano perfino oltre il senso del dovere. E Nymah rappresentava uno di quei legami.
Vaughan lo osservò entrare nella stanza della ragazza.
Da quel giorno, Henry Avery smise di essere il capitano della Fancy; lui e Nymah si sposarono e si affrettarono ad andarsene da New Providence. Con Vaughan, l’uomo più fidato che gli fosse rimasto dopo l’avventura all’Isola dello Scheletro, non perse mai del tutto i contatti.
Quanto agli altri, be’… il vecchio Vincenzo si stabilì a Nassau, dove trascorse gli ultimi anni della propria vita: non dovette mai lavorare, perché i suoi racconti sull’Isola dello Scheletro gli fruttavano quelle poche elemosina con cui riusciva a campare. Comunque, non andò avanti a lungo: pochi anni dopo l’avventura che lo aveva riportato alla civiltà, lo trovarono morto stecchito. Si era spento senza un lamento, e per quanto molti se ne dispiacquero – il vecchio pazzo era divenuto famoso in città, finendo per diventare un personaggio del folclore locale – c’era da ammettere che lo spagnolo aveva vissuto abbastanza.
Alcuni tra i membri dell’ex equipaggio della Fancy vennero catturati: il Governatore non poteva più tirarsi indietro dal fare il proprio dovere; accontentare il Gran Mogol era diventato necessario per evitare un incidente internazionale.
La maggior parte dei pirati comunque si salvò: prese il largo verso altri porti, cambiando identità e continuando la solita vita: salpare, abbordare, uccidere, depredare; sbarcare, spendere tutto in rum e puttane, trovarsi poveri in canna. Salpare di nuovo. Fino a morire.
Hal e Craig rimasero amici e si dedicarono alla pirateria per il resto della loro vita. Presero servizio sotto capitani diversi però, perché la frattura che si era creata tra loro sull’Isola dello Scheletro li portò ad allontanarsi inevitabilmente. Forse un giorno la fiducia sarebbe stata ricostruita, ed avrebbero intrapreso un’ultima avventura insieme, come ai vecchi tempi. Chissà.