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Autore: turnersgroupie    21/07/2021    2 recensioni
"𝘕𝘰𝘵𝘩𝘪𝘯𝘨 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘢𝘳𝘦𝘴, 𝘯𝘰𝘵𝘩𝘪𝘯𝘨 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘢𝘳𝘦𝘴 𝘵𝘰 𝘺𝘰𝘶."
Quando iniziarono quelle parole a perdere significato? Dalia non sapeva darsi una risposta.
Quella voce che una volta era stata capace di placare ogni tempesta, era diventata la causa scatenante della tempesta stessa.
Ma Dalia non aveva intenzione di rinunciarci. Non aveva intenzione di rinunciare a lui.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Turner, Altri, Matt Helders, Nuovo personaggio
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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È quasi mezzogiorno. La luce di un sole troppo pallido per scaldare la pelle entra irriverente tra i fori delle persiane, illuminando in fasce il letto matrimoniale. Questo letto, Dalia, lo percepisce chilometrico. Oggi ancora più di ieri mentre, in dormiveglia, allunga una mano verso la sua parte destra e tasta delusa il materasso vuoto e freddo. Ovviamente, Alex non c'è.

Mugola rassegnata, le sue labbra sono secche e fanno male al minimo movimento, ripensa a quando c'era lui a bagnarle con l'amore rovente di chi ha passato ore ed ore a digiuno e ora necessita di saziarsi. Si chiede quando sia stato l'ultimo bacio così, non lo ricorda nemmeno.

La testa pesa quando la rossa si tira su restando sui gomiti, i residui di una serata come tante altre, con le solite persone, le solite chiacchiere, i soliti passatempi. Dalia, ieri sera, ha cercato di colmare il vuoto che sente dentro con qualche bicchiere in più: errore madornale. Avrebbe dovuto imparare la lezione tutte quelle volte che ha buttato giù bicchieri roventi non più delle lacrime che nel frattempo le solcavano il volto, sperando in qualcosa che forse non sapeva nemmeno decifrare in quella nube che le ovattava i pensieri. Avrebbe dovuto farlo perché si ritrovava poi accovacciata a terra, atterrita dal peso del mondo intero, delle sue scelte già sbagliate e di quelle che avrebbe sbagliato in futuro, senza una vera via d'uscita da quel malessere cronico che penetrava fin dentro le ossa ammollendole. Lo stesso metodo non cambia il risultato.

Cade nuovamente giù contro il materasso, coprendosi fino al naso con il lenzuolo indaco che non ha più un odore vivace, non come quella mattina di settembre quando l'amore era viscoso e li teneva saldi l'uno all'altra. Quella mattina Alex le aveva confessato la cosa che più lo aveva tormentato negli ultimi tempi: «voglio scrivere un libro». La sua mano sfiorava il braccio della compagna che teneva stretta al petto, solleticandolo appena con la punta delle dita in attesa con forte quanto nascosta bramosia di un riscontro. Dalia non aveva mai pensato al suo novello marito come qualcuno disposto a mettere nero su bianco le sue idee. Forse le sembrava un discorso troppo strano, la sua mente era davvero molto intricata. Eppure quella notizia la inebriò con la stessa intensità della sorpresa, strinse con necessità la mano che l'accarezzava: ne sentì il tremore, la paura, il peso di un progetto così grande. Lo sentì forte e debole allo stesso tempo, pronto ad intraprendere quell'avventura solo se avesse avuto un sostegno per farlo. E Dalia era lì per quello, glielo dimostrò con un bacio a fior di labbra mentre pensava che forse il destino li aveva voluti insieme per un motivo ben preciso. Le lenzuola in quel momento sapevano di tutto: di ammorbidente, del cielo di Londra, di lui, di lei, di loro. Ora coprono lo stesso letto e le stesse persone, sono lavate allo stesso modo e stese nello stesso posto, ma qualcosa è cambiato anche in esse.

Stanca di autocommiserarsi si fa forza e, dopo una breve preparazione mentale, indossa una vestaglia e si alza dal letto; lo specchio all'angolo segue i suoi movimenti fino alla porta. Raggiunge la cucina a passi lenti, quasi trascinandosi; dell'alcol di ieri è rimasta l'acidità insieme alla spossatezza che rende difficile il movimento di ogni arto mentre cerca distrattamente qualcosa nel frigo da addentare.

Non c'è niente, se non qualche tintinnante bottiglia di birra che non manca mai e a cui Dalia reagisce con un colpo di tosse, cercando di mandare giù il saporaccio di un'idea poco gradita. 

Appoggiatasi al bancone, incrocia le braccia facendo guizzare gli occhi da una parte all'altra: non lo ammette a se stessa ma sta cercando anche solo un dettaglio che le indichi che il marito è nelle vicinanze per poter tornare a respirare. Ad accogliere le sue preghiere, qualche attimo dopo, c'è l'entrata in stanza di Alex che, lentamente, si apposta a qualche centimetro dalla ragazza e afferra la maniglia del frigo. 

 

«Buongiorno», bofonchia soprappensiero mentre afferra il collo di una bottiglia di birra ghiacciata. Niente baci, niente carezze, nemmeno uno sguardo o un sorriso. 

 

«Non mi va di cucinare,» una fitta alla testa porta Dalia a fare una pausa di qualche secondo. Non ha il coraggio di alzare lo sguardo, non vuole incontrare quello vuoto di una persona che si fa sempre più sconosciuta, e di trovare in esso ulteriori conferme che potrebbero disintegrarle il cuore. «Pensavo di ordinare qualcosa».

 

«Ho già pranzato,» la risposta arriva fulminea, stavolta seguita da un sorriso e un bacio sulla guancia della rossa, dopo aver dedicato non troppe attenzioni al tappo della bottiglia. Anche l'abitudine del pranzo insieme è sfumata, non si sa come né quando. «Grazie lo stesso,» scompare nuovamente oltre la porta.

 

Dalia non risponde, è stranita. Per qualche attimo ha potuto nuovamente godere della folata di un vento estivo, seppur tempestoso. Il profumo di Alex le è sempre sembrato adatto a lui. Va oltre il semplice odore di tabacco e dopobarba, è qualcosa di più intenso e misterioso che potrebbe paragonare solo al sottobosco. Non ha niente a che vedere con le fragranze delle piante o dei frutti, è un'associazione di sensazioni: la tranquillità, la penombra, la freschezza. Si dice che solo una persona innamorata riesca a sentire l'odore caratteristico di qualcuno e Dalia ricorda perfettamente il momento in cui lo sentì per la prima volta: dopo un anno impegnativo, tra scuola e lavoro, il gruppo di amici di sempre si era riunito intorno al tavolo di un bar. Dalia aveva quindici anni, era la più piccola eppure la più scaltra, riusciva a intrufolarsi in qualsiasi situazione richiedesse la maggiore età senza troppo impegno. Era anche la più amata dal gruppo che la vedeva come una figlia; Matt —il migliore amico di Alex— di quattro anni più grande, si prendeva cura di lei, del suo benessere, persino del suo rendimento scolastico. A distanza di quasi vent'anni non è cambiato quasi nulla e Dalia si ritrova spesso a sorridere malinconica al ricordo di un'adolescenza passata che però, fortunatamente, ancora tende le sue mani pronta ad abbracciare chiunque ne senta la mancanza. 

Dunque era una serata estiva, la ragazzina combatteva col vento caldo di una Sheffield generosa e troppo secca che le scombinava i capelli, mentre dondolava le gambe nude e bianche dall'alto della sua posizione; Matt la teneva salda dal bacino, rendendole confortevole la sosta sulle sue ginocchia. C'erano tutti: Cindy, Jamie, Hannah e sua sorella Mia, Andy. Mancava solo Alex e la conversazione, da una manciata di minuti, era rivolta proprio verso questo particolare fin troppo evidente. Un chiacchiericcio scomposto, un tintinnare di bicchieri semi vuoti e lattine di birra economica, tutto all'improvviso, perlomeno a quel tavolo, si interruppe alla vista del moro, ciuffo insolente sul viso e Lacoste azzurra, che teneva stretta la presa sul fianco esile di una bionda, dei sorrisetti complici sul viso di entrambi. «Lei è Maggie,» aveva detto semplicemente, rivolgendosi a tutti i presenti prima di chinarsi a salutare, come da consueto, ognuno di loro. Il momento del bacio sulla guancia di Dalia fu travolto da una serie di impetuose sensazioni, forse da parte di entrambi, che portarono i due a muoversi troppo impacciatamente per portare quel semplice gesto a termine. Un sorriso imbarazzato, il venticello caldo che, solleticando la fronte del nuovo arrivato, trasportò tacitamente l'odore della sua pelle dritto nelle narici della rossa, aprendole una voragine nello stomaco. Era una voragine diversa da quelle a cui era abituata: non era fame, non era ansia. Era gelosia.

 

Ripensando a quella sera, Dalia sente ancora quella strana sensazione di un amore innocente che stava sbocciando noncurante dei timori e dei dolori che, conseguentemente, avrebbe causato, semplicemente non destinato ad essere. 

Sola, decide di saltare il pasto, ormai lo stomaco si è fatto troppo piccolo per poter ospitare anche la minima briciola di cibo. Si chiede quanto ancora il suo corpo riuscirà a resistere senza un'alimentazione adeguata e se vale davvero la pena soffrire così tanto per qualcosa che non va e basta. Dovrebbe parlargliene. Sì, dovrebbe davvero farlo.

Raccoglie coraggio anche nei posti dove non pensava di poterlo trovare, stringe i pugni per qualche attimo solo per darsi la spinta di aprire bocca e azzardare a parlare. 

 

«Alex, dovremmo parlare,» la voce esce più sicura di quanto immaginava, rivolta verso un'immagine non formatasi davanti ai suoi occhi in quanto ancora rivolti verso il basso. Non appena alza lo sguardo, l'amore della sua vita si materializza in contrasto col divano chiaro in tutta la sua dolorosissima presenza. 

Alex, nel sentire quelle parole, si scuote. Chiude cautamente il libro dalla copertina rigida e colorata, lo posa al suo fianco. 

 

«Vorrei portarti a cena stasera,» dice. Forse per volontà di un riavvicinamento, forse per puro e mero timore.

   
 
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