Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: crazy lion    23/07/2021    1 recensioni
Taehyung e Jungkook sono sposati da tre anni. Da un po' il primo si è accorto che qualcosa non va: Jungkook è stranamente silenzioso. Quando gliene chiederà la ragione, prenderanno la decisione più importante della loro vita.
Attenzione: la storia può essere letta come un’originale, in quanto i BTS qui sono persone normali e non cantanti.
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderla in alcun modo.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4.

 

Attesa

 
Erano passati otto mesi e lo studio sulla loro casa era quasi terminato, almeno secondo le parole di Aleicia. Poi avrebbero solo dovuto essere accettati e aspettare un abbinamento con un bambino. I due erano sfiniti.
"Forse lo stiamo facendo nel modo sbagliato" disse Taehyung a colazione.
"Che intendi?"
Jungkook si versò del latte di soia.
"In tutti questi mesi abbiamo parlato solo ed esclusivamente di adozione. E non soltanto fra noi, ma anche con le nostre famiglie e i nostri amici. Forse, se ci rilassiamo un po', se facciamo altro, se allentiamo la tensione, Aleicia se ne accorgerà e ci accetterà come genitori adottivi."
"Non è una cattiva idea."
Il giorno dopo uscirono per una cena insieme in un ristorante cinese dove non si pagava molto e si godettero nuvolette di drago, involtini primavera e riso alla cantonese. Parlarono di lavoro, della partita di calcio che si stava disputando in quel momento e che veniva trasmessa in televisione, discussero di tutto fuorché dell'adozione.
Il giorno dopo Jungkook era a casa. Non sarebbe andato al lavoro quella mattina perché lavorava il pomeriggio e ricevette una visita a sorpresa dall'assistente sociale che, invece, di solito si annunciava sempre con una chiamata.
"Vedo che non c'è suo marito" asserì guardandosi intorno.
"È al lavoro, io andrò il pomeriggio."
"Capisco. Mi dispiace non vedervi tutti e due. Ritiene che, per suo marito, il lavoro sia più importante del bambino?"
"Per entrambi il bimbo è la cosa più importante, glielo posso assicurare."
"Scusi per la domanda. Ormai vi conosco, so che è così, ma il mio lavoro mi impone di porla comunque. Ero venuta a darvi una notizia, ma la dirò solo a lei, poi la comunicherà anche a suo marito."
Jungkook trattenne il fiato, ma quando capì di cosa si tratttava sorrise.
Quando Taehyung tornò a casa per pranzo - svolgendo ora anche lui un part-time aveva finito di lavorare - Jungkook gli sventolò davanti al naso una lettera.
"Cos'è?" domandò Taehyung, incuriosito.
"Il report dell'assistente sociale su di noi, è venuta qui questa mattina. Aprilo."
Taehyung lo fece.
"C'è scritto… c'è scritto che siamo stati accettati!" esplose, abbracciando suo marito.
Finalmente era finita. Dopo varie visite, milioni di domande ripetute fino allo sfinimento, telefonate la mattina presto per avvertire che sarebbe passata, Aleicia aveva dato il suo benestare.
Invitarono famiglia e amici.
"L'assistente sociale ha accettato la nostra richiesta!" esclamarono i due all'unisono.
Si alzarono i calici e tutti brindarono a quell'evento meraviglioso che aspettavano da tempo. In quei mesi i genitori avevano riflettuto molto sulle scelte dei figli e alla fine le avevano accettate con gioia.
"E adesso?" chiese la mamma di Taehyung. "Quand'è che diventerò nonna?"
"E adesso si aspetta, Ma. Si aspetta che l'assistente sociale ci richiami. E potrebbero volerci altri mesi."
“Come va il lavoro?” chiese Jungkook a Yoongi.
Il ragazzo lavorava come veterinario in un rifugio per gatti abbandonati. Il maknae doveva ammettere di aver pensato più di una volta di prenderne uno, ma alla fine non l’aveva mai fatto. Magari sarebbe capitato in futuro, se il figlio o la figlia avesse voluto un gatto. Sorrise a quel pensiero, tanto bello che decise di condividerlo con tutti.
“Il rifugio è sempre aperto, venite quando volete!” esclamò Yoongi raggiante.
“Grazie. Sarebbe bello rendere nostro figlio felice con un regalo del genere” disse Taehyung.
Passarono altri tre lunghissimi mesi prima che Aleicia si facesse viva. Li chiamò un sabato mattina, di aprile, quando erano tutti e due seduti sul divano davanti alla tv.
"Ho un possibile abbinamento per voi." Il cuore dei due perse un battito. "Sono quattro fratellini, due sorelline e due maschietti, di nove, cinque, quattro e due anni.”
“Parlaci di loro” disse Jungkook.
“I loro genitori sono morti entrambi di tumore e i bambini sono stati affidati alla zia, che però si è resa conto di non potersi occupare di così tanti bimbi. Per questo, non avendo altri parenti in vita, sono stati affidati ai servizi sociali e adesso si trovano in affidamento presso una coppia e aspettano una famiglia."
"Quattro sono tanti" disse Taehyung. "Non ci aspettavamo una cosa del genere."
"No, infatti" disse Jungkook. "Crede che potremmo farcela, Aleicia?"
"Penso di sì, altrimenti non ve l'avrei proposto. Potete pensarci per qualche ora, ma poi mi dovrete dare una risposta."
Si accordarono così e, per un paio d'ore, i due parlarono dei pro e dei contro di quell'adozione.
"Sono quattro bambini con età ed esigenze diverse e non credo che con il lavoro riusciremmo a crescerli tutti al meglio. Tu che ne pensi, Tae?"
L'altro sospirò.
"Mi verrebbe da dire di sì all'assistente sociale, visto che abbiamo aspettato undici mesi per un abbinamento, contando anche il tempo dello studio della casa, ma mi rendo conto che per noi quattro sono troppi, anche per la casa in cui abitiamo. Non abbiamo stanze a sufficienza e, in quella degli ospiti, di certo non ci stanno quattro bambini."
Dissero ad Aleicia che si sentivano più a loro agio con un neonato o con un bambino o due un po' più grandicelli, ma non con quattro.
"Immaginavo, ma chiedere non costa niente. Vedrete che quei quattro bambini troveranno comunque una famiglia meravigliosa."
"Mi sento in colpa, mi sembra di averli abbandonati" disse Jungkook.
"Non deve. Lei non ha fatto niente di male nel rifiutare questa proposta. Ce ne saranno altre e, come le ho detto, quei bambini troveranno una casa."
"D'accordo, allora aspettiamo" disse Taehyung con un sospiro.
"Non riesco a immaginare cosa si debba provare a rimanere in una casa-famiglia, o in un orfanotrofio, o in una famiglia affidataria in attesa di un'adozione" confidò Jungkook al marito. "Io sono stato fortunato a essere adottato in un'età in cui non si ricorda niente del proprio passato, ma sono stato in Corea più volte e ho visto le condizioni dei bambini in orfanotrofio." La sua voce tremò. "Vuoi che te ne parli?"
"Solo se te la senti, piccolo" sussurrò Taehyung con dolcezza, accarezzandogli la testa.
"Dato che in Corea la famiglia di sangue è molto importante, per i coreani è difficile accettare di adottare un bambino. Spesso le mamme single li abbandonano nelle ruote degli esposti vicino alle chiese, perché sono troppo povere per prendersene cura. Molto spesso questi bambini non vengono registrati, e diviene quindi impossibile per loro essere adottati con l'adozione internazionale."
"Ma non è giusto!" esclamò Taehyung.
"Lo so" rispose tristemente il marito.
"E poi che succede?"
"Le madri single in Corea vengono stigmatizzate. Si sentono imbarazzate di fronte agli amici e provano il desiderio di nascondersi."
Taehyung non riusciva a immaginare niente del genere. Negli Stati Uniti c'erano tantissime mamme single e, anche se alcune agenzie non le accettavano come possibili genitori adottivi, la maggior parte lo faceva e la società aveva ormai capito che le famiglie potevano anche essere monoparentali.
"Per rispondere alla tua domanda, dopo che un bambino è stato abbandonato nella ruota viene chiamata la polizia. Questa prepara dei documenti dettagliati su com'è fisicamente il bambino, quanto è lungo e così via. Poi un assistente sociale viene a prenderlo e lo porta in un ospedale per farlo visitare, infine finisce in un orfanotrofio.” La voce gli si spezzò. “Non riesco a proseguire, scusa. Mi fa troppo male."
Jungkook non si era nemmeno accorto che grosse lacrime gli stavano bagnando il volto. Jungkook gliele asciugò.
"Sfogati, tesoro, sfogati. Ne hai tutto il diritto."
"Lo so che ho avuto una famiglia meravigliosa e che mi ha amato e mi ama più di se stessa, ma ogni tanto penso ai miei genitori e al mio fratellino, al fatto che sono morti tentando fino alla fine di salvarsi e mi viene da pensare: perché io sì e loro no?"
"Non lo so, amore, ma evidentemente Dio ha voluto così" sussurrò Taehyung.
Era una magra consolazione ma l'unica cosa che potesse dire.
In quel momento squillò il telefono. Pensando che fosse Aleicia, Taehyung si precipitò a rispondere.
"Pronto?"
"Pronto, Tae, sono Seokjin. Ti disturbo?"
"No, stavo guardando la televisione assieme a Jungkook. Che succede?"
"Ho invitato gli altri nel mio cottage al lago Tahoe per il weekend, vi va di unirvi a noi?"
Tae lo chiese a Jungkook.
"Sì, veniamo volentieri."
Prepararono due borsoni con un po' di roba e si misero in macchina. Il viaggio durò parecchie ore. Era febbraio, il lago Tahoe era ancora ghiacciato e, quando sccesero, calpestarono la neve. Tutto era ricoperto da quel manto bianco e nell'aria si sentiva odore di pini. Il lago era ghiacciato e i due videro gli amici fare ice skating. Ci provarono anche loro, con scarsi risultati, visto che caddero più volte. Poi tutti andarono a fare una passeggiata sulla neve. Quel bianco rendeva i loro passi ovattati ed erano circondati da un meraviglioso silenzio, da una pace che a San Francisco si sognavano.
"Da piccolo credevo che gli angeli dipingessero la Terra con la loro purezza quando nevicava" disse Namjoon.
"Che cosa poetica!" esclamò Jungkook.
"Che cosa sdolcinata e mielosa" disse Jimin.
"Beh, comunque la pensiate, a me piace crederci ancora oggi. Deve rimanere in noi un po' di quella magia che avevamo da bambini."
"Su questo ti do ragione" disse Jimin. "Infatti io credo ancora a Babbo Natale."
I sette amici passarono un weekend fantastico, facendo ice skating e arrostendo marshmallow sul fuoco.
"Che buoni!" esclamò Hoseok riempiendosi la bocca.
Si divertirono come pazzi a lanciarsi palle di neve e a costruire pupazzi come i bambini che più non erano.
Passarono altri weekend così e trascorsero prima settimane, poi mesi. L'attesa stava snervando Jungkook e Taehyung, che ogni tanto si informavano da Aleicia se qualcosa non andava.
"No. Semplicemente non ho ancora trovato l'abbinamento giusto. State tranquilli" diceva loro.
Ma non era facile.
Un giorno Taehyung tornò a casa dal lavoro e trovò Jungkook sul loro letto con un orsacchiotto fra le braccia. Gli amici avevano cominciato a dare loro qualche giocattolo in attesa dell'arrrivo del bambino o dei bambini, anche se loro avevano preferito non ricevere più regali e nascondere quelli che avevano in una scatola dentro un armadio, per non vederli più e starci male.
"Tesoro, che succede?"
Gli si avvicinò e gli accarezzò i capelli pregni di sudore.
"Non ce la faccio più, quest'attesa mi uccide." Jungkook tirò su col naso. Aveva gli occhi rossi. "Sono passati altri sei mesi. Voglio così tanto un bambino che sto perdendo la ragione.
"Anch'io piccolo, ma fidiamoci di Aleicia, okay? Lei è sempre stata carina e gentile con noi e si è dimostrata affidabile."
"Hai ragione, ma per quanto ancora dovremo aspettare?"
"Non lo so, il tempo necessario. Intanto possiamo pregare."
 
 
NOTA:
1. per le informazioni sulle madri single in Corea mi sono informata sul sito www. thegroundtruthproject.org.
2. Per chi non lo sapesse, non è fan dei BTS o non conosce il coreano, maknae significa il più giovane.
   
 
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