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Autore: crazy lion    23/07/2021    1 recensioni
Taehyung e Jungkook sono sposati da tre anni. Da un po' il primo si è accorto che qualcosa non va: Jungkook è stranamente silenzioso. Quando gliene chiederà la ragione, prenderanno la decisione più importante della loro vita.
Attenzione: la storia può essere letta come un’originale, in quanto i BTS qui sono persone normali e non cantanti.
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderla in alcun modo.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15.

 

Compleanno

 
I mesi erano volati. Audrey si era fatta nuove amiche della sua età all'asilo e le visite dell'assistente sociale andavano benissimo.
"Di questo passo, l'anno prossimo potrete finalizzarla in tribunale" disse loro a dicembre.
"Davvero?" domandarono Taehyung e Jungkook insieme.
"Ci vorrà un altro po' di tempo ma sì, davvero."
"Che bello! Che bello! Ma cosa vuol dire finazzare un'adozione?"
"Finalizzare" la corresse con dolcezza Jungkook. "Significa che, anche davanti alla legge, saremo una famiglia."
Audrey non capì bene: non erano già una famiglia? Ma se i genitori e l'assistente sociale dicevano che fare quella cosa era importante, lei si fidava.
Anche le lezioni di danza andavano bene. La bambina imparava ogni settimana qualcosa di nuovo.
I gatti, ormai, entravano e uscivano dalla porticina basculante come e quando volevano, ma nonostante questo erano rimasti coccoloni e giocherelloni.
Quella mattina Audrey si svegliò stanca. La  notte prima non aveva dormito, scossa da un'ansia che sapeva benissimo da cos'era scatenata. Restò semplicemente lì, sotto le coperte, a poltrire e a pensare. Era il su o primo compleanno senza i genitori.
"Tesoro, è ora di svegliarsi."
"Non voglio andare a scuola, papà Jungkook, per favore!"
Sia lui che il marito si erano aspettati una risposta del genere, visto il giorno.
"Facciamo così, se dopo colazione non avrai voglia di andare a scuola, ti terremo a casa, va bene?"
Lei accettò.
Arrivata in cucina trovò davanti al suo posto un piatto di Waffle con la Nutella che Taehyung aveva preparato.
"Grazie, papà."
"Beh, piccola, oggi è il tuo compleanno e ti ho fatto il dolce che ti piace di più."
Dopo aver mangiato, la piccola scoppiò a piangere.
"È il primo compleanno senza i miei genitori, non voglio festeggiarlo" mormorò, scossa dai singhiozzi.
Non le pareva giusto. E non le sembrava nemmeno corretto che fuori, quel giorno d'inverno, ci fosse un pallido sole. Avrebbe tanto desiderato che tutto fosse avvolto da una nera oscurità, almeno per quel giorno. Ma non era lei a comandare il cielo, non poteva mandare via il sole. Lo disse ai genitori, per renderli partecipi del suo dolore.
"Adesso sei con noi e sono sicuro che i tuoi genitori siano felici di questo."
"Stanotte li ho sognati. Eravamo in un prato fiorito e c'era il sole. Mi sono venuti incontro e mi hanno detto:
"Noi ti amiamo, devi essere felice perché hai ancora tanto da vivere, tante cose da fare."
Poi sono scomparsi. Io sono felice di stare con voi, ma non riesco a esserlo davvero."
Per avere cinque anni si era spiegata molto bene, sembrando più grande della sua età.
"Ci riuscirai, piccola. Giorno dopo giorno ci riuscirai" le disse Taehyung.
"Allora, ti va o no di andare a scuola?"
Audrey sapeva che, quel giorno, i genitori avrebbero dovuto tornare a lavorare. Si sarebbe sentita troppo in colpa a dire loro di voler stare a casa, costringendoli a prendersi ferie, quindi fece cenno di sì e non aggiunse altro. Avrebbe solo voluto piangere.
"Ho freddo" si lamentò quando salirono in macchina.
Quel giorno, a San Francisco, faceva più freddo del solito, nonostante il sole.
"C'è una coperta vicino a te, Audrey. Copriti con quella, è calda" la rassicurò Jungkook.
Ma anche con la coperta a coprirla dalle spalle ai piedi Audrey aveva ancora freddo, non fuori ma dentro.
"Possiamo andare al cimitero a trovarli, questo pomeriggio?"
L'assistente sociale aveva detto ai due genitori dove si trovavano le tombe dei due e che la bambina era stata con lei al funerale.
"Ma certo, ci andremo non appena avrai finito la scuola, promesso" disse Taehyung mentre parcheggiava l'auto.
Una volta dentro l'asilo, i genitori la salutarono e se ne andarono dopo baci e abbracci. Audrey incontrò Briony, una sua amica della sua stessa età. Georgie, più grande di loro, aveva iniziato la prima elementare a settembre.
"Mi manca" disse a Briony mentre ne stavano parlando.
"L'anno prossimo la vedi, tranquilla."
"Sì, ma un anno è lungo" rispose con sguardo triste.
E, da quando i suoi genitori erano morti, ogni secondo le pareva durasse un'eternità.
"Oggi è un giorno molto brutto per me."
"Perché un compleanno deve essere brutto?"
"Perché lo passo senza i miei veri genitori" mormorò.
"Oh."
Non sapendo cos'altro dire, Briony la abbracciò forte.
"Grazie" disse Audrey, che aveva ormai imparato che, in alcuni casi come in quello, il silenzio vale più di mille parole.
Quando arrivarono tutti i bambini, vennero come al solito smistati in classi. Briony finì vicino al banco di Audrey.
"Disegnatevi" disse la maestra. "Disegnate come vi sentite oggi e quale emozione provate."
Che cosa difficile! Audrey provava mille emozioni diverse. Si mise a disegnare se stessa domandandosi se era così che la vedevano gli altri. Le fece gli occhi con le lacrime e la bocca che faceva un timido sorriso. Sì, si disse, le era venuto proprio bene.
La maestra raccolse tutti i disegni e, guardandoli uno a uno, cercava di indovinare quale emozione il bambino provasse e, se sbagliava, questi la correggeva.
"Rabbia" disse, dato che il bambino era dipinto di nero.
"No, tristezza" rispose questi.
"Felicità, euforia" disse riguardo quello di Briony, che raffigurava una bambina sorridente che correva.
"Esatto!" trillò la piccola.
"Triste" disse quando arrivò ad Audrey. "Triste ma con un piccolo sorriso."
"Sì, è così" ebbe appena la forza di mormorare la bambina, a cui girava la testa.
Il dolore per la perdita dei genitori si faceva sentire sempre più anche nel fisico. Si alzò, come avevano fatto gli altri bambini, per prendere il suo disegno, ma cadde e svenne.
"Io farei un salto in ospedale per essere più sicura."
Quella fu la prima voce che sentì quando si svegliò sdraiata su un lettino.
"D'accordo" disse qualcun altro, che riconobbe come uno dei suoi papà.
"Papà" disse piano, per far capire che si era svegliata.
"Tesoro!" Fu Taehyung ad avvicinarsi per primo. "Come ti senti?"
"Mi gira un po' la testa, ma sto bene."
"Adesso andiamo in ospedale a fare qualche controllo, eh?"
"Non serve. Sono svenuta per il dolore per la mancanza dei miei genitori, ne sono sicura!"
"Ma io e papà Jungkook siamo preoccupati e vogliamo che tu stia bene."
All'ospedale, stranamente, non dovettero attendere molto prima che la facessero entrare.
"È svenuta all'asilo, avete detto" constatò una giovane dottoressa.
"Esatto. Lei dice che è per il dolore per la morte dei suoi genitori, ma volevamo sapere se c'erano delle cause fisiche per questa sincope."
I dottori le fecero gli esami del sangue, un elettrocardiogramma, le misurarono la pressione, ma tutto era nella norma.
"Dobbiamo farle fare la curva di carico" disse la solita dottoressa.
"Che cos'è?" chiese Taehyung.
Nessuno di loro aveva mai sentito quelle parole.
"È un test utilizzato per scoprire se il paziente ha o no il diabete mellito. Questo tipo di diabete può essere causa di svenimento."
I medici diedero alla bambina una bottiglietta di sciroppo con dentro una soluzione a base di glucosio.
"Devi berla tutta" le disse il dottore. "Non importa se ci metti tanto, è normale."
Lei assaggiò.
"Bleah, è dolcissima, troppo dolce!" esclamò, ma poi iniziò a bere e in meno di cinque minuti aveva finito.
I dottori erano sorpresi
"Di solito i bambini ci mettono mezz'ora" disse uno di loro.
Poi le fecero dei prelievi del sangue ogni quarto d'ora per due ore di fila, per valutare il livello di glicemia.
"La glicemia si è alzata con la soluzione glucotica che le abbiamo dato" disse la dottoressa ai due papà, "ma vostra figlia non ha il diabete."
Un sospiro di sollievo lasciò la bocca di entrambi.
"E allora, qual è stata la causa della sincope?"
"Le abbiamo fatto tutti gli esami possibili," disse la dottoressa di prima, "però vanno bene, quindi credo che possa trattarsi del dolore per la morte dei suoi, come mi spiegavate. È strano svenire per il dolore, ma succede."
Dopo la visita in ospedale, la bambina volle tornare all'asilo sostenendo di essere stanca, ma di sentirsi bene per il resto.
"Audrey!" gridarono tutti i bambini della sua classe vedendola arrivare.
La abbracciarono, fecero il trenino intorno all'atrio, le chiesero dov'era stata e come si sentiva.
"Va tutto bene, andate" mimò con le labbra ai suoi genitori, che dopo un attimo di esitazione obbedirono.
L'asilo era pieno di palloncini colorati e a forma di orsetto.
"Mi sono spaventata, prima. Cosa ti hanno fatto in ospedale?"
"Mi dispiace, Briony. Niente, qualche esame per capire cos'avevo, ma alla fine hanno capito che sono svenuta per il dolore."
Solo non era la parola giusta vista la situazione, soprattutto perché il dolore la stava soffocando come un macigno sul petto.
Tutti i bambini, anche i più piccoli, cantarono ad Audrey Tanti auguri a te e poi le maestre diedero a ognuno una fetta di torta.
"È buonissima!" esclamò Audrey a bocca piena.
Vedendo tutti quei colori e la festa che avevano organizzato solo per lei, si sentiva meglio e il dolore era diminuito.
Una volta tornata a casa, alle quattro di pomeriggio, durante il viaggio non stette zitta un momento e continuò a raccontare cos'era successo a scuola.
Una volta a casa sentì un:
"Sorpresa!"
Gli amici dei suoi papà erano lì e c’era anche Yerim.
"Ciao!" Audrey era senza parole, anche loro erano venuti a festeggiarla. "Come state?"
"Bene, siamo felici di essere qui" disse Yerim parlando per tutti.
In cucina  c'era una torta al cioccolato con cinque candeline sopra.
"Esprimi un desiderio, ma non dirlo, altrimenti poi non si avvera" disse Jungkook.
La bambina ci pensò per qualche istante, con le mani sulle tempie, poi lo espresse mentalmente.
"Ora soffia sulle candeline e spegnile" disse Jungkook.
Lei lo fece e, dopo tre tentativi, ci riuscì. Tutti applaudirono e poi ci fu il taglio della torta, che tutti trovarono squisita. Audrey aprì i suoi regali, principalmente bambold, peluche e qualche vestito che le faceva fare una smorfia.
"Non fare così" la rimproverò bonariamente Taehyung. "Hai tanti giochi e questo ti può servire, sii gentile con Namjoon."
"Hai ragione, grazie zio Namjoon. Un giorno mi farai vedere quello che hai scritto?"
Il suo romanzo ora era in fase di editing da parte di una casa editrice.
"Il romanzo no, sei troppo piccola per leggerlo, ma se vuoi ti posso far vedere le mie fanfiction."
"Che cosa sono?" chiese Hoseok.
"Che nome strano" disse Yoongi.
"Nemmeno noi l'abbiamo mai sentito" dissero insieme Hoseok e Seokjin.
"E voi, papà, sapete cosa sono?"
"No" risposero i due all'unisono.
"Venite a casa mia. Ho il computer e ve lo spiego."
Tutti assentirono, un po' straniti.
La casa di Namjoon era piena di librerie e libri di ogni genere e grandezza, dai romanzi ai thriller. Audrey, che ora sapeva leggere un pochino grazie alle lezioni dei suoi genitori, lesse qualche parola.
"Jeffrey Deaver, Il silenzio dei rapiti."
"Questo è un thriller, te lo sconsiglio" disse Namjoon. "Quando l'ho letto sono stato male."
"Danielle Steel, Il fantasma."
"Questo è un romanzo d'amore, a dispetto del titolo. Tra qualche anno te lo presterò, ma prima devi crescere. Le regalò un libro adatto alla sua età che raccontava una storia attraverso tante figure e poche parole. Poi guidò tutti in camera da letto, accese il computer portatile e aprì il browser. Scrisse qualcosa e aprì un sito, Archive of Our Own.
"Qui si trovano storie in tutte le lingue, anche in coreano" disse. "Ne scrivo anch'io, guardate."
Andò nel suo account e mostrò una serie di storie e racconti scritti in inglese.
"Non scrivi nella tua lingua originale?" chiese Yoongi.
"No."
"Perché?" domandò Hoseok.
"Perché in quel modo le mie storie avrebbero meno visibilità e recensioni. A me basta anche solo una recensione per storia, mentre se guardate le storie in coreano hanno pochissimi commenti. E poi mi alleno con l’inglese."
In effetti, constatarono gli amici, era vero.
"Sto scrivendo una storia su di noi, o meglio, su Taehyung e Jungkook dove ci siamo anche noi. Si intitola Our Family."
"Possiamo leggerla?" chiese insieme la coppia.
"Ma certo."
Dopo aver dato un'occhiata alla trama, tutti cominciarono a leggere. La storia era molto bella e ben scritta, raccontava molto bene tutto l'iter adottivo con gli alti e i bassi della coppia, ma senza andare troppo nel personale, poi l'entrata di Audrey in famiglia e tante altre avventure.
"Sei uno scrittore nato, Namjoon."
"Credevo di offendervi parlando di voi, non ho ancora pubblicato questa storia perché non ero sicuro l'avreste apprezzata."
"Non ci hai lesi o offesi in nessun modo" disse Taehyung.
"Esatto, tranquillo" lo rassicurarono gli altri e anche Audrey fu d'accordo.
"Allora inserisco subito la trama, il disclaimer e il primo capitolo."
Namjoon non stava nella pelle.
"Ma allora cosa sono le fanfiction? E il disclaimer?" domandò Audrey.
Namjoon se la mise sulle ginocchia.
"Le fanfiction sono storie scritte dai fan su qualcosa: un libro, un film, un personaggio famoso. La mia, invece, è una storia originale che prende spunto dalla vita vera."
Pubblicò il primo capitolo con loro lì presenti e disse che, dato che la storia era già completa, ne avrebbe messo uno al giorno.
"Vuoi andare in cimitero?" chiese Taehyung alla bambina prendendola da parte.
"Vorrei, ma mi dispiace lasciare qui gli altri."
"Non preoccuparti, aspetteranno."
Taehyung informò Jungkook dei loro piani e lui li fece sapere ai ragazzi.
"Allora vi aspettiamo, così ceniamo insieme" disse Namjoon.
Il viaggio fino al cimitero fu silenzioso. Audrey guardava il paesaggio invernale, le foglie che si muovevano con il vento e quel pallido sole che in quel giorno tanto odiava.
"Eccoci qui" disse Taehyung spegnendo il motore.
Attraversarono una strada lastricata, poi alcuni gradini e infine un terreno ricoperto di ghiaia appena dopo il cancello del cimitero.
"Si chiamavano Hannah Bell e Rodney Johnson" disse la bambina per informarli, in questo modo avrebbero trovato più facilmente le tombe.
Dire quei nomi non era stato facile, non ne aveva nemmeno parlato con la psicologa, dalla quale continuava ad andare con  regolarità, e anche in quel momento le era costata un'enorme fatica.
Lì il silenzio era totale, assoluto, interrotto solo ogni tanto dal canto triste di un  uccellino.
"Li ho trovati, forse. Sono loro?" chiese Jungkook indicando due foto.
"Sì" mormorò Audrey e si avvicinò.
Non vedeva i volti dei genitori dal gennaio dell'anno prima, cioè dal giorno dell'incidente. Certo, aveva la foto, ma quella era ancora migliore. Non ricordava che sua madre avesse le lentiggini. Lei non le aveva e nella foto in camera sua non erano state raffigurate, chissà perché. Il papà, invece, aveva la barba lunga, mentre nella foto che aveva lei, più recente, era rasata. Ma entrambi erano bellissimi e vedere lì i loro volti, essere tanto vicina ai suoi genitori  biologici le provocò una fortissima emozione. Una sola lacrima scese dal suo viso. Ne aveva piante molte quel giorno e sentiva che altre sarebbero arrivate presto.
"Diciamo una preghiera?" propose Taehyung.
"L'eterno riposo
dona a loro oh Signore
e splenda ad essi la luce perpetua.
Riposino in pace,
Amen"  dissero tre volte.
"Ave oh Maria," iniziò Audrey seguita dagli altri, "piena di grazia,
il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne
e benedetto il frutto del tuo seno. Gesù.
Santa Maria, madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte, Amen."
Poi dissero un Padre Nostro, un Gloria al Padre, un Angelo di Dio e qualche altra preghiera che per Audrey fu più difficile, come L'Atto di Dolore.
"Ciao mamma e papà" disse la bambina piangendo. "M-mi spiace non essere venuta prima, ma ho cambiato tante famiglie, tutto era strano e non sono riuscita a venire a trovarvi. Ora, però, ho una bella famiglia, due genitori che mi vogliono bene e tante amiche all'asilo. Voi mi avete detto di essere felice. Ci provo, ma mi mancate tanto. Fate dolci sogni, lassù. Vi voglio bene."
"Possiamo dire qualcosa anche noi a loro?" chiese Jungkook alla bambina.
"Sì."
Fu lui il primo ad avvicinarsi.
"Mi spiace non ci siate più e che la vita di vostra figlia sia drasticamente cambiata, ma adesso è con noi ed è il dono più prezioso che abbiamo."
"Esatto" continuò Taehyung. "Grazie, Signore, per averci fatti incontrare." Poi si rivolse ai genitori di Audrey: "Mi spiace per come sono andatele cose, ma noi vogliamo molto bene a vostra figlia, è in buone mani con noi. Riposate in pace."
Dopo quella visita, i tre si sentirono molto meglio, anche Audrey che iniziò a sorridere di più.
La serata si concluse con una pizza tutti insieme.
A letto, la bambina pianse ancora fra le braccia dei genitori, ma si addormentò con il sorriso ricordando quanto avessero fatto i suoi compagni, i genitori e gli amici per lei, per farla stare bene anche in un giorno triste come quello. Non l'avrebbe più dimenticato.
   
 
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