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Autore: komova_va    25/07/2021    1 recensioni
Dopo la 5x134, le cose sono andate in maniera molto diversa per Rocco e Irene. Dopo un periodo di frequentazione clandestina, i due sono arrivati a un bivio: o escono allo scoperto, o si lasciano. Peccato che non siano consapevoli che nel frattempo circa metà del Paradiso ha scoperto la loro storia e non sia affatto d'accordo con la decisione che hanno preso.
(Paring principale: Irocco, personaggi principali: Rocco Amato, Irene Cipriani)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IV. Prufrock e altre osservazioni *
 
Stefania Colombo era il tipo di persona che tendenzialmente apprezzava le feste, per quanto la sua esperienza di feste fosse decisamente limitata alle poche occasioni sociali a cui aveva preso parte. Le piaceva stare insieme ad altre persone, le piaceva avere compagnia, visto e considerato soprattutto quanto spesso si era sentita sola e trascurata nei suoi primi diciott'anni di vita, le piaceva ascoltare la musica attraverso il giradischi e scambiare due chiacchiere con le sue amiche per commentare con loro gli ultimi avvenimenti mondani di cui aveva letto nelle riviste che solitamente le tenevano compagnia nei momenti morti. Insomma, per quanto non fosse la persona più espansiva del mondo, Stefania apprezzava l'essere circondata da altri esseri umani diversi dalle clienti del Paradiso. E sicuramente apprezzava quando tutto ciò accadeva in un posto come villa Bergamini.
 
A discapito delle sue (ragionevoli) paure iniziali, la serata non stava andando poi così male: lei e Pietro avevano ballato insieme qualche canzone, Dora e Anna si erano buttate sul cibo al tavolo del buffet per riempire il vuoto emotivo causato dall'assenza di un accompagnatore, Paola era raggiante mentre finalmente aveva l'occasione di condividere la sua ricetta dell'ossobuco con le altre mogli presenti (naturalmente ostentando tutta la sua esperienza e competenza), la signorina Moreau stava chiacchierando da ormai diverso tempo con la signora Conti, sedute su due delle tante sedie del salotto (e da quando erano amiche? Stefania si era forse persa qualcosa?), Sofia stava fraternizzando con alcune operaie della ditta Palmieri insieme al signor Ferraris, mentre Cosimo e Federico stavano parlando di qualcosa che a giudicare dalle facce annoiate e un po' stanche di Ludovica e Gabriella, sedute accanto ai due uomini, doveva risultare molto poco interessante (evidentemente doveva essere piuttosto grave la faccenda, visto che Federico avrebbe potuto parlare per ore anche di tendaggi e sarebbe comunque stata la cosa più emozionante del mondo, almeno per lei). La musica swing che usciva dal giradischi si stava riversando all'interno della stanza e sembrava stesse quasi scandendo il ritmo di tutte quelle conversazioni, quelle interazioni sociali, quegli incontri, che stavano accadendo esattamente allo stesso momento e nello stesso posto e al ritmo della stessa musica. In qualche modo, era quasi come se fosse il punto di incontro di tutte quelle diverse esperienze, discorsi e percezioni. O chissà, forse erano soltanto i due bicchieri di champagne che aveva bevuto (che Pietro le aveva fatto bere, approfittando del fatto che sua madre fosse distratta) a farle fare certe riflessioni un po' sconclusionate.
 
Il tono leggero, allegro, dinamico e conviviale della musica in qualche modo rifletteva anche l'atmosfera della stanza, per cui forse in fondo quell'analogia un fondamento alla base avrebbe anche potuto averlo. Guardandosi intorno mentre attendeva che Pietro ritornasse, andato a prendere da bere per entrambi dopo l'ultimo ballo, Stefania pensò che era inaspettatamente contenta del fatto che le cose stessero andando meglio di quanto aveva immaginato. Il suo cervello aveva già predetto un esito a dir poco catastrofico, vista la stabilità emotiva praticamente inesistente di Irene dell'ultima settimana unita all'obiettivo generale della “missione magazzino” (se non altro erano riusciti nel loro intento di convincere Maria a rimanere a casa e prendersi un po' di tempo per se stessa, e il fatto che la signora Amato si fosse offerta di tenerle compagnia per non farla sentire sola come scusa per non doversi presentare a casa di Cosimo Bergamini, che palesemente non sopportava, sicuramente era stato un altro punto a loro favore), e invece, contrariamente ad ogni presagio nefasto Irene stava... stava... Stefania si guardò attorno, alla ricerca dell'amica. Già, dov'era finita Irene? Ora capiva perché l'atmosfera nella stanza era così serena e rilassata. Era stata così presa dalle conversazioni con le sue amiche e con Gabriella e poi con Pietro che aveva finito per perdere completamente di vista la sua amica, complici anche quei due subdoli bicchieri di champagne! Adesso che ci pensava meglio, quando era stata l'ultima volta che l'aveva vista? Sarà stata almeno una mezz'oretta che Irene non si vedeva nei paraggi!
 
Niente panico, mantieni la calma, sicuramente c'è una spiegazione logica.
 
-Ecco a te, - arrivò Pietro a distoglierla dai suoi pensieri mentre le porgeva un bicchiere pieno di aranciata, come espressamente chiesto dalla ragazza.
 
-Grazie mille, - replicò lei, con un sorriso di sincera riconoscenza sulle labbra. Aveva davvero bisogno di dissetarsi. Stefania si portò il bicchiere alle labbra per bere un sorso di aranciata, poi si girò verso il ragazzo e domandò, abbassando leggermente la voce:
 
-Pietro, per caso hai visto Irene mentre prendevi da bere?
 
-Irene? No, perché?
 
Pietro girò immediatamente lo sguardo verso il resto della sala e la ispezionò con circospezione, forse nella speranza di trovare la venere mancante. La camicia bianca che stava indossando per l'occasione gli stava un po' stretta, pensò tra sé e sé Stefania mentre lo osservava silenziosamente; forse era di qualche anno prima e la signora Conti non aveva voluto spendere soldi per prenderne una nuova, che probabilmente avrebbe usato soltanto per la festa. Comunque non gli stava male, nonostante le dimensioni un po' ridotte; avrebbe dovuto vestirsi così più spesso.
 
-È da un po' che non la vedo, chissà che fine ha fatto... - spiegò lei per rispondere alla sua domanda, con una punta di preoccupazione nella voce. Del resto tra poco sarebbe stato il momento della torta e tutti i loro amici e colleghi erano radunati lì in salotto, o perlomeno la maggior parte di loro. Adesso che ci faceva caso, non mancava anche qualcun altro? Forse era solo una sua impressione...
 
-Beh, se per questo anche Rocco non si vede da un po'.
 
L'occhiata silenziosa che i due ragazzi si scambiarono in quel momento fu ben più eloquente di qualsiasi parola avrebbero potuto dirsi. Che il loro piano fosse andato a buon fine, dopotutto?
 
-Tu dici che...?- accennò lei, senza voler dire apertamente ciò che era certa stesse pensando anche il suo interlocutore.
 
Pietro era sul punto di dire qualcosa, ma ad un tratto si bloccò. Lo sguardo perplesso e l'espressione preoccupata che stava mostrando non promettevano niente di buono. Stefania si girò, curiosa di scoprire cosa avesse catturato la sua attenzione, e in un attimo si maledisse per aver ridicolizzato pochi istanti prima le tendenze catastrofiste del suo cervello.
 
-Si può sapere chi di voi cretine devo ringraziare per avermi rovinato la serata?!-, fu la prima cosa che disse un'Irene Cipriani molto, molto arrabbiata.

 
Qualche tempo prima
 
In un angolo del salotto di casa Bergamini, Rocco Amato si guardava intorno con un'aria a dir poco sperduta. Giusto due minuti fa era arrivato, e già aveva incominciato a sentire il forte desiderio di andarsene via il prima possibile. Avrebbe dovuto dare ascolto a sua zia e restare a casa, quel genere di cose non facevano proprio per lui; e invece si era fatto intortare da tutte le chiacchiere di Pietro e del signor Armando, perché è importante per Gabriella, perché se non vai poi fai brutta figura, poi c'è la musica, il cibo, ti diverti... e invece, appena dopo essere arrivato, aver salutato i padroni di casa e posato la giacca leggera che si era portato (casa di Gabriella e suo marito era così grande che ci stava addirittura una stanza apposta per i cappotti! Pensare che lui invece doveva dormire insieme a suo cugino, e pure nello stesso letto), il suo capo lo aveva abbandonato senza rimorsi per andare a parlare con la capocommessa, lasciandolo completamente solo in terra nemica. Rocco era rimasto in un angolino sperando che Pietro arrivasse presto, mentre intanto si guardava attorno cercando di capire dove stava il cibo. Lo avrebbe anche chiesto ai domestici in giro per la stanza che portavano da bere, ma poi magari pareva che era venuto lì solo per quello (cosa che un po' era vera, in parte), allora aveva pensato che forse era meglio aspettare un po'. Peccato che gli sembrava che il tempo non passasse mai.
 
Nemmeno le veneri c'erano ancora, le uniche già là erano Paola e Sofia, intente a mangiare delle pizzette in piedi. Era tutto così strano per lui, che era abituato a mettersi comodo a tavola la sera e starci ore, con tutta la calma del mondo. Che razza di cena era una in cui gli ospiti dovevano portare il cibo e mangiare senza nemmeno stare seduti allo stesso tavolo, tutti insieme? Quasi quasi avrebbe potuto andare a parlare con le ragazze e cercare di capire a chi doveva chiedere per mangiare, magari loro potevano dir...
 
-Buonasera!
 
Quel saluto squillante accompagnato da una pacca sulla spalla fin troppo energica fecero guadagnare a Pietro Conti un'occhiataccia tutt'altro che amichevole, dalla quale l'altro ragazzo non sembrò per nulla intimorito, a giudicare dalla sua espressione divertita e un po' strafottente.
 
-Oh Piè! Mi hai fatto prendere un colpo, scimunitu!, - lo salutò Rocco, enfatizzando in modo un po' teatrale lo spavento che aveva preso per colpa sua. Da quando in qua uno si presenta così, arrivando alle spalle della gente?! Sperava soltanto che Ir- che nessun altro lo avesse visto.
 
-Te ne stavi lì imbambolato, sembravi incantato, - lo prese in giro Pietro, -ho pensato, magari così lo sveglio un po'.
 
-Simpatico, - puntualizzò Rocco con freddo sarcasmo, mentre con lo sguardo scansionava la stanza. Vide la ragazza che aveva accolto lui e il signor Armando poco prima avvicinarsi all'ingresso, ma con tutta quella gente non riusciva a vedere bene. Che stesse arrivando qualcuno?
 
-Dai su si scherza, non te la prendere, - puntualizzò l'amico, dandogli una lieve pacca amichevole sul braccio destro in un tentativo di riappacificazione. Rocco però non sapeva se poteva cavarsela così facilmente, visto lo spavento che gli aveva fatto prendere. -Piuttosto, che stai facendo qua?, - cambiò poi argomento l'altro.
 
-Niente, ti stavo aspettando, - gli rispose. -Il signor Armando è andato a parlare con la Moreau e mi pareva male intromettermi. Tu ora sei arrivato?
 
-Sì, mia mamma ci ha messo una vita a prepararsi, non puoi capire, pensare che di solito in tre secondi è pronta. Sarà l'effetto dei Bergamini.
 
Rocco tra sé e sé si sentì rassicurato del fatto che non fosse l'unico a sentirlo, perché aveva come l'impressione che anche quella serata ci avrebbe messo una vita a passare. Poi si voltò verso la porta d'ingresso e vide Irene entrare, e in quel momento il tempo gli sembrò proprio fermarsi.

 
Nell'angolo opposto del salotto di casa Bergamini, Irene Cipriani si guardava intorno con un'aria a dir poco affascinata. Non era la prima volta che visitava la sontuosa residenza, certo, ma vederla piena di ospiti, con la musica e le decorazioni e i domestici pronta a servirla e riverirla a comando le faceva un certo effetto, per quanto si fosse divertita nella serata informale che lei, Gabriella e le ragazze avevano organizzato qualche mese prima. Certo, alla fine gli invitati erano soltanto gli amici più stretti di Cosimo e Gabriella e gran parte dei presenti lavorava al Paradiso, proprio come loro, ma era comunque un tipo di cerimonia a cui lei non era affatto abituata, e che non disdegnava nella maniera più assoluta. D'altra parte tutti gli (ex?) amici del Bergamini ora non le interessavano nemmeno più, da quando aveva trovato anche lei un...
 
No, non ci pensare. Siamo venute qui questa sera apposta per non pensare, non rovinerai i miei piani. Guarda, dell'alcol!
 
-Guardate, champagne!, - disse ad alta voce Irene, alludendo al ragazzo che stava passando in quel momento con un vassoio pieno di bicchieri. Il ragazzo si avvicinò a lei e le sue coinquiline con un sorriso educato, e sia Irene che Anna presero un bicchiere.
 
-Per me no grazie, - lo congedò Stefania, ricambiando il sorriso. Viste le occhiate perplesse che le rivolsero le altre due, la ragazza fu spinta a spiegarsi:
 
-Che c'è? La zia Ernesta è stata molto chiara, niente alcol prima dei ventun anni. Soprattutto se sono con estranei!
 
-Ma che estranei, magari, siam sempre i soliti quattro gatti, - la prese in giro Irene, -e poi tua zia non c'è, per una volta puoi farlo uno strappo alla regola.
 
-Questa volta mi dispiace dirlo ma sono d'accordo con Irene, - le diede ragione Anna, portandosi alla bocca il suo bicchiere. Irene fece lo stesso e mandò giù alcuni sorsi di champagne, mentre teneva lo sguardo fisso sulla sua coinquilina. Non voleva guardarsi intorno per vedere se una certa persona fosse presente o meno, sia perché non avrebbe dovuto interessarle, sia perché sapeva che se lo avesse saputo avrebbe inevitabilmente cominciato a farci caso e prestarci attenzione, ed era l'ultima cosa che voleva. Per cui, si forzò di mantenere la concentrazione su Stefania e seguire la conversazione. La musica in sottofondo era un po' distraente, ma riusciva comunque a sentire le voci delle due ragazze senza sforzi.
 
-In fondo per una sera te lo puoi permettere, soprattutto visto che siamo tra amici.
 
-Già il fatto che si sia messa il vestito che le abbiamo regalato per il compleanno è un evento, - la prese in giro Irene, alludendo alla variante dell'abito british che Stefania si era finalmente degnata di indossare -se poi la portiamo anche sulla via dell'alcolismo con un bicchiere di champagne è la fine, sua zia non la riconosce più.
 
-Scema!- protestò Stefania, ridacchiando, -è che adesso c'è tanta gente, cosa penserà poi di me la signorina Moreau, ad esempio?
 
-Che sei una ragazza normale?- fece Irene. Ormai conosceva bene la tendenza di Stefania a preoccuparsi troppo di quello che gli altri pensavano, e in realtà poteva capirla meglio di quanto l'altra potesse immaginarsi. Semplicemente lei era più brava a nasconderlo.
 
-Ma infatti, lei per prima sarà contenta che ti stai divertendo, - l'appoggiò ancora una volta Anna.
 
-Secondo me tempo un'ora e sarà già al secondo bicchiere, - predette Irene, che, di nuovo, ormai conosceva bene la sua amica. Non appena l'offerta sarebbe arrivata da qualcuno che Stefania non conosceva troppo bene e con cui aveva un certo grado di confidenza, ma comunque non troppo elevato, probabilmente le sarebbe dispiaciuto dire di no e farlo rimanere male e quindi avrebbe finito con l'accettare, il che l'avrebbe portata a lasciarsi andare e godersi di più l'atmosfera. Ormai la sua coinquilina era come un libro aperto per lei.
 
-Intanto andiamo a salutare Gabriella, poi vediamo, - rimase vaga Stefania, mentre si guardava attorno per cercare di localizzarla. -A proposito, voi l'avete vista?
 
-No in effetti, - rispose Anna, ispezionando a sua volta la stanza. Irene mantenne lo sguardo sul suo bicchiere e se lo portò un'altra volta alle labbra, questa volta per svuotarlo. Avrebbe avuto bisogno di bere ancora per riuscire a distrarsi come avrebbe voluto. -Io vado a cercarla, voi intanto posate la crostata sul tavolo.
 
-D'accordo, - assentì Stefania, che si diresse verso il tavolo del buffet accompagnata da Irene.
 
-Guarda quante cose!- esclamò la venere meravigliata, osservando tutti i vari stuzzichini, dolci e piatti vari portati dagli altri ospiti. Anche Irene aveva apprezzato l'idea originale di non organizzare una cena formale, in favore di qualcosa di un po' più dinamico: non sopportava di dover stare seduta ore e ore soltanto a mangiare, ed essere costretta a parlare soltanto con le persone che le capitavano vicino. Non si era certo aspettata che i Bergamini cogliessero il suo suggerimento quando lo aveva proposto, a dire la verità, ma era contenta che qualcuno stesse finalmente apprezzando la genialità e l'innovazione delle sue idee.
 
-Tu prendi qualcosa?- le chiese poi Stefania, guardando il tavolo con le varie cibarie.
 
-Magari più tardi, - rispose Irene, pensando che se a breve Cosimo e Gabriella sarebbero arrivati per salutarle era meglio che non si facesse trovare con le mani occupate e la bocca piena. Sperava solo che ci avrebbero messo poco: tra torte salate, pasta al forno e polpette al sugo, resistere non era affatto semplice. Inevitabilmente, la sua mente si chiese quale delle tante cose che c'erano era stata portata da Rocco, se avesse provato a cimentarsi ai fornelli un'altra volta in vista di quell'occasione, proprio come aveva fatto quando le aveva portato quella pasta scotta, tanti mesi prima.
 
-Secondo te siamo arrivate in ritardo?- domandò poi Stefania, intenta a osservare il resto della sala. In effetti c'erano persone già sedute da qualche parte a mangiare, altre in piedi con solo un bicchiere in mano, altre ancora stavano ballando in mezzo al salone.
 
-Rilassati, non siamo al lavoro, non c'è nessun orario di apertura, - la prese in giro Irene dolcemente. -Chi vuoi che faccia caso a noi.
 
Stefania accennò ad un sorriso. -Giusto, hai ragione. Sarà che con il lavoro... - iniziò la ragazza, allungando una mano per prendere una pizzetta. Irene ebbe la tentazione di imitarla, ma si trattenne. Stava incominciando a sentire la fame anche lei, a dire la verità.
 
-Ecco, appunto, basta parlare di lavoro per piacere. Piuttosto, vedi qualcuno di interessante qui stasera? Quando Gabriella ci aveva invitate io mi ero immaginata che avremmo conosciuto gente nuova, e invece vedo sempre le solite facce, - mormorò lei con disappunto, mentre si guardava attorno per studiare la stanza. A dire la verità non era interessata a trovare un potenziale marito ricco, non per sé stessa perlomeno, semplicemente era curiosa di sapere chi fosse presente e, in generale, di conoscere gente nuova; magari sarebbe venuto alla luce qualche interessante pettegolezzo sulla Milano per bene che Stefania quasi idolatrava. Una parte di sé poi sperava anche che fosse finalmente la volta buona che la sua amica riuscisse a togliersi dalla testa Federico e guardarsi un po' attorno, magari che iniziasse a interessarsi a qualcuno con cui avere un rapporto reale, e che non la trattasse come una specie di cuginetta. E invece niente, a parte qualche volto un po' più insolito, ma comunque non del tutto sconosciuto, come ad esempio Ludovica Brancia di Montalto, Irene non vedeva né potenziali spunti di pettegolezzi, né potenziali fidanzati per Stefania. Se non altro c'era il cibo.
 
-Beh, Gabriella lo aveva detto che era una festa tra amici, - puntualizzò l'altra venere.
 
-Devono averne persi parecchi quando si sono messi contro i Guarnieri, - commentò ad alta voce Irene, realizzando che forse era un commento un po' insensibile da dire ad alta voce, o che magari sarebbe stato meglio esternare in un'altra occasione, e soprattutto in un'altra sede. Per fortuna nessuno pareva averle sentite.
 
-Allora non erano veramente loro amici, - fece presente Stefania, -altrimenti non li avrebbero abbandonati nel momento del bisogno. Io penso che se uno vuole veramente bene a una persona non le sta vicino soltanto quando fa quello che gli altri si aspettano, ma dovrebbe cercare di capirla e sostenerla sempre, a prescindere.
 
Irene fu presa alla sprovvista da quella strana pseudo massima filosofica uscita dalla bocca dell'amica. Che si stesse implicitamente riferendo a lei, che avesse capito qualcosa? Prima c'era stata quella strana conversazione di lunedì sera a lasciarla un po' perplessa, e poi per tutto il resto della settimana Stefania aveva continuato a fare commenti di questo genere infilandoli un po' in ogni discorso, rimarcando quanto sia importante fidarsi delle amiche, che le persone che ti vogliono bene ti stanno vicine a prescindere e ti sostengono... Insomma, Irene stava cominciando a nutrire il forte sospetto che Stefania sapesse ben più di quanto non ammettesse riguardo a lei e Rocco, e che come al solito stesse miseramente fallendo nell'essere discreta e non darlo a vedere. Se c'era qualcuno incapace di mentire quella era proprio Stefania, anche per quello Irene aveva preferito non dirle nulla della faccenda e tenersi tutto per sé; con Maria in casa con loro sicuramente l'avrebbe messa in una posizione scomoda, il che era esattamente quello che Irene voleva evitare, sia per sé stessa sia per il bene della stessa Stefania. Già durante i loro primi appuntamenti le aveva messo una pressione assurda addosso affinché fosse Onesta (con la O maiuscola) e dicesse tutto a Maria e alle altre, mancava solo che la spingesse a fare un comunicato ufficiale al dottor Conti. Se poi avesse saputo che stava diventando addirittura una cosa Seria (sempre con la S maiuscola) probabilmente avrebbe spinto per il matrimonio. Va bene, forse adesso era un po' ingiusta nei confronti dell'amica, del resto pensare al matrimonio con alle spalle solo un paio di settimane di frequentazione sarebbe stato segno di squilibrio mentale, soltanto qualcuno con una mentalità retrograda e antiquata, ma proprio di stampo medioevale, avrebbe potuto pensarci, e Stefania non era certo così.
 
In ogni caso, se la sua intuizione non la ingannava e i suoi sospetti erano corretti, per qualche ragione ora l'amica sembrava aver cambiato idea e volerla spingere verso Rocco. Irene avrebbe anche potuto confrontarla apertamente e chiederle cosa esattamente sapesse di loro due, ma avrebbe significato esporsi troppo e dargliela vinta, perché sapeva che questo era esattamente l'obiettivo di Stefania. Se voleva continuare a parlare in modo indiretto e far finta di niente, Irene sarebbe stata al gioco.
 
-Beh, Cosimo ha accusato pubblicamente Umberto Guarnieri di aver ucciso suo padre senza averne le prove, e ha anche rovinato la premiazione di Gabriella al circolo. Se io fossi nei panni del commendatore o della sua famiglia, nemmeno io lo vorrei più vedere.
 
Non che Irene lo volesse accusare o parteggiasse per i Guarnieri, non conosceva abbastanza i dettagli della vicenda per prendere posizione e da quel poco che aveva visto del Bergamini, le sembrava una persona sveglia e caparbia. Se aveva fatto quello che aveva fatto sicuramente doveva avere le sue ragioni; semplicemente, voleva vedere fin dove si sarebbe spinta Stefania.
 
-Magari ha anche ragione, - commentò Stefania, -che cosa ne sappiamo noi?
 
-Quindi tu al posto di Guarnieri o la contessa di Sant'Erasmo stasera saresti venuta a salutarlo portando un bel croque monsieur?
 
-Ma che discorsi, certo che no, - protestò Stefania. -Però Gabriella è rimasta al suo fianco e ha capito le sue ragioni, perché lo ama. E noi che vogliamo bene a Gabriella infatti siamo tutti qui a darle il nostro sostegno, no?
 
-Sì, certo - rispose Irene, -ma alla fine è tutta una questione di prospettive. Noi non siamo state coinvolte direttamente nella vicenda, i Guarnieri sì. Per alcune persone è più difficile accettare certe cose, non pensi?
 
Stefania rimase un po' interdetta dalla risposta. Forse anche lei stava cominciando a capire che dietro alle sue allusioni si nascondeva altro?
 
-Beh, mi sembra che Cosimo e Gabriella riescano a vivere felicemente anche senza l'approvazione dei Guarnieri, no? Hanno gente fidata attorno, stanno per andare a vivere a Parigi dove entrambi potranno fare un lavoro che amano e che li renderà felici. Forse se avessero continuato a inseguire l'approvazione dei Guarnieri sarebbero stati condannati all'infelicità.
 
D'accordo, Stefania aveva ragione e Irene lo sapeva, ma del resto mica si potevano trasferire a Parigi anche lei e Rocco. Lui stava ancora perfezionando il suo italiano, figuriamoci se poteva mettersi ad imparare il francese.
 
-E io che pensavo che il circolo fosse il tuo posto preferito in tutta Milano, - scherzò Irene, -se riferissi a loro questa conversazione avrei abbastanza materiale per farti bandire, lo sai? - la minacciò scherzosamente.
 
-Veramente il mio posto preferito è sempre stato e sempre sarà “Il Paradiso delle Signore”, - dichiarò Stefania con solennità.
 
-Solo perché ogni mattina ci trovi Federico Cattaneo, adesso che non ci vivi più insieme, - obiettò Irene.
 
-D'accordo, Federico potrebbe essere una piccola parte della motivazione, - convenne la sua compagna di stanza, strappando a Irene un sorriso. -Però ci sono tante altre persone a cui siamo legate, come ad esempio la signorina Moreau, il signor Ferraris, gli altri magazzinieri...
 
Ecco, e improvvisamente Irene ebbe la sensazione di sapere dove stesse andando a parare quella conversazione e non le piacque, non le piacque per nulla.
 
-Come ad esempio il signor Amato, Pietro... Rocco... A proposito, perché non li andiamo a salutare? Se ne stanno là in un angolo tutti soli, magari gli farà piacere, - propose Stefania, indicando con un cenno del capo discreto l'angolo del salone in cui i due ragazzi si trovavano, intenti a scherzare.
 
Non era la prima volta che Irene vedeva Rocco vestito elegantemente (pseudo elegante, ma comunque anche solo una semplice camicia e il paio di pantaloni buono che aveva erano un bel salto di qualità rispetto alla divisa da magazziniere in cui era abituato a vederlo quotidianamente), ma comunque le sortiva sempre un certo effetto, non poteva negarlo. Il suo sguardo si fermò su di lui più di quanto avrebbe dovuto, e anche nel caso (improbabile) in cui Stefania non avesse intuito niente, ora sicuramente doveva aver avuto perlomeno qualche sospetto, perlomeno a giudicare dall'occhiata incuriosita che le rivolse. Non appena Irene realizzò che lo stava fissando, si affrettò a distogliere lo sguardo per riportarlo sulla sua interlocutrice. Per fortuna lui non si era accorto di nulla, troppo preso dalla conversazione con Pietro. Chissà di cosa stavano parlando... non che le interessasse, certo.
 
-Quei due?- commentò Irene, forzandosi di sembrare scettica -A me sembra che si stiano divertendo, probabilmente staranno parlando di ciclismo come loro solito, che vuoi che gli interessi di venire a sentire i pettegolezzi su Umberto Guarnieri e Parigi.
 
-Ah sì? Non lo so, forse è una mia impressione ma Rocco si è girato a guardarti più volte da quando siamo entrate, forse gli interessa anche altro oltre il ciclismo... - rivelò Stefania in tono allusivo.
 
Irene sentì all'improvviso le guance diventare di una tonalità rosso accesa, e dovette seriamente sforzarsi per impedirsi di chiederle se davvero anche Rocco la stesse fissando. Certe volte odiava la contraddizione vivente che era: voleva affetto dalle altre persone, eppure non lasciava che si avvicinassero oltre un certo limite. Voleva confidarsi con le sue amiche, eppure non riusciva ad essere totalmente sincera ed aprirsi. Voleva tenere Rocco a debita distanza, eppure si entusiasmava quando Stefania le diceva che la stava guardando. In effetti starle vicino non doveva essere semplice per quelli che la circondavano, visto e considerato che spesso faceva fatica anche lei in prima persona a gestire sé stessa e le sue emozioni.
 
-Ah sì? Non ci ho fatto caso, - rispose Irene, fingendo indifferenza alla notizia. Però era vero che non se ne era accorta, si era costretta a non guardarlo apposta per evitare piccoli incidenti come quello.
 
Maledetto Rocco, non poteva essere più discreto? Ora sicuramente Stefania vorrà parlare di questa cosa prima o poi, e non ne ho assolutamente voglia. Almeno fintanto che siamo circondate dagli altri non farà tante domande, o almeno spero.
 
Sì ma anche tu però potevi essere più discreta! Da come lo hai guardato lo avrebbe capito chiunque che vuoi soltanto che ti porti in una stanza, ti prenda tra le sue braccia e...
 
Nemmeno alle feste mi lasci un po' di tregua, non ne posso più di te.
 
-Per forza, gli stai dando le spalle, - obiettò Stefania, rispondendo all'osservazione di Irene. -Secondo me saranno loro a venire a salutare noi, ben prima di quanto immagini.
 
Niente panico, non succederà, non è così stupido.
 
Irene seguì lo sguardo di Stefania e si voltò verso i due magazzinieri, che avevano lasciato la loro postazione nell'angolino della sala per dirigersi... nella loro direzione?! Vide Pietro in lontananza fare un saluto un po' goffo con la mano destra, rivolto inequivocabilmente a loro, e Stefania ricambiare il gesto con il sorriso di chi chiaramente aveva in mente qualcosa. Irene accennò giusto ad un vago movimento del braccio e un sorriso di circostanza piuttosto teso, per poi voltarsi verso Stefania e rivolgerle uno sguardo tutt'altro che divertito. Ecco cosa succedeva quando decideva di avere fiducia nel genere umano.

 
 
 Nel frattempo, pochi minuti prima, dall'altra parte della sala
 
-Allora, cos'ha cucinato di buono tua zia? - domandò Pietro Conti, dopo alcuni istanti di silenzio. Sapeva benissimo che Agnese Amato non c'era, e che con ogni probabilità non ci avrebbe mai messo piede a casa di Cosimo Bergamini, ma finse comunque di esserselo dimenticato. Da un lato perché quel silenzio lo stava mettendo un po' a disagio, dall'altro perché aveva bisogno di un pretesto per portare la conversazione esattamente dove gli serviva.
 
-Mia zia non c'è 'sta sera, Piè, te l'ho appena detto che son venuto col signor Armando, - fece presente Rocco, leggermente scocciato.
 
-Ah già, la signora Amato è rimasta a casa con Maria, vero? Adesso che ci penso Stefania mi ha accennato, - rispose, gettando lì quell'informazione con voluta (e finta) noncuranza, come se avesse appena parlato di un dettaglio insignificante e di poca importanza.
 
-Stefania? Picchì, ci hai parlato?- chiese Rocco, guardandosi attorno. Il suo interesse nella conversazione aumentò notevolmente, e Pietro sapeva che non era certo perché gli importasse della ragazza mora in sé e per sé.
 
-Non adesso ovviamente, ci siamo visti questo pomeriggio, - precisò Pietro.
 
-Ah sì? E tu niente mi dici?!- chiese Rocco con entusiasmo. Ormai un pochino doveva sentirsi partecipe della sua vita sentimentale, a furia di sentirlo parlare così spesso di Stefania.
 
-E cosa ti dovevo dire?- replicò Pietro retoricamente. -Pensavo che a te queste cose non interessassero.
 
In realtà, Rocco non avrebbe dovuto sapere il perché avessero organizzato un'uscita quel pomeriggio, o comunque non prima del previsto. Conoscendolo, Pietro sapeva che non avrebbe apprezzato il fatto che lui e Stefania si stessero (per una buona causa) intromettendo indirettamente nella sua vita sentimentale, ma era sicuro che a posteriori lo avrebbe ringraziato. E poi, quell'occasione gli aveva anche dato un pretesto per passare del tempo con Stefania (cosa che chiaramente non era il motivo principale per cui aveva accettato di intromettersi nella sua suddetta vita sentimentale fin dall'inizio). In tutta sincerità lui avrebbe tanto voluto parlare a Rocco di quella seconda uscita inaspettata e magari farsi dare qualche consiglio, dopotutto il suo amico non si doveva nemmeno sforzare per piacere a Irene e Maria, mentre lui Stefania non lo guardava neanche di striscio, e invece aveva dovuto arrangiarsi da solo. Alla fine comunque le cose non erano andate tanto male, per cui forse era stato meglio così.
 
-Guarda che mica mi interessa solo il ciclismo, a me, - puntualizzò Rocco. -E sentiamo un po', dov'è che vi siete visti te e Stefania?
 
-Siamo andati a pranzo fuori a Parco Sempione, ci siamo portati il pranzo al sacco, - raccontò l'altro. Fortunatamente sua madre lo aveva aiutato a preparare qualcosa quella mattina, o avrebbe fatto una pessima figura. -Comunque non eravamo soli, c'erano anche Maria e Alfredo, - aggiunse poi.
 
-Maria e Alfredo? E che c'entrano con voi scusa?- chiese Rocco, aggrottando la fronte. In effetti poteva capire la sua perplessità: per convincere Maria a venire Stefania aveva dovuto mentirle e dirle che a pranzo ci sarebbero state solo loro due, per poi fingere di incontrare casualmente Pietro e Alfredo là. Probabilmente Maria aveva capito tutto, ma ormai era stato troppo tardi per tornare a casa. E così, inaspettatamente, lei e Alfredo avevano trascorso insieme alcune ore piacevoli. Pietro non aveva ancora avuto modo di parlare con lui, ma gli era sembrato che si fossero divertiti insieme e che non ci fossero stati silenzi imbarazzanti. Lui sì che era bravo con le parole... al contrario di Rocco, che certe volte faceva proprio pena. Cosa ci trovassero in lui lo sapevano solo Irene e Maria. Magari era l'altezza.
 
-Ma che ne so, è stata un'idea di Stefania, - spiegò Pietro, il che non era completamente falso, -ha voluto invitare Maria per portarla un po' fuori e aiutarla a distrarsi e così io ho chiamato Alfredo. Sicuramente le faceva più piacere vedere lui che te.
 
-Questo è vero, - convenne Rocco, abbassando lo sguardo per un breve istante. Poi tornò a guardare Pietro. -E avete detto qualcosa di me?
 
-Veramente non ti abbiamo nemmeno nominato, - raccontò lui, e su questa parte non ebbe bisogno di mentire. Lo scopo dell'uscita era proprio far distrarre Maria e farle capire che se avesse conosciuto un po' meglio altri ragazzi della sua età diversi dal suo amato compaesano si sarebbe presto resa conto che forse poteva aspirare a qualcosa di più di qualcuno che la apprezzava principalmente per le sue abilità culinarie. Pietro non credeva che avrebbe funzionato sul serio, e invece Maria era davvero riuscita a divertirsi e distrarsi. Le poche volte che l'aveva vista interagire con il suo amico non gli era mai sembrata davvero felice, o sicura di sé o spensierata. Non li aveva mai visti scherzare insieme o mostrare un po' di complicità, di nuovo, se non si considerava tutto ciò che riguardava il cibo. Chissà, forse era davvero la cosa migliore per tutti. Sperava soltanto che le previsioni di Stefania e il resto del gruppo si sarebbero avverate e che Irene in quel modo si sarebbe sentita libera di avvicinarsi a Rocco alla luce del sole, sapendo che Maria non era più interessata a lui.
 
-Ah... meglio così, - fu tutto quello che ebbe da dire l'altro, mentre il suo sguardo si posava su Irene, non per la prima volta nel corso di quella conversazione. Lei e Stefania adesso erano al tavolo del buffet e quest'ultima stava mangiando una pizzetta, mentre Irene teneva in mano un bicchiere di champagne vuoto. Certo che Rocco non andava molto per il discreto, si ritrovò a pensare Pietro tra sé e sé; chiunque avesse prestato attenzione al modo in cui guardava Irene avrebbe subito capito che tra loro c'era qualcosa di più di una semplice amicizia, almeno da parte sua (e pensare che seriamente c'era gente che lo avrebbe voluto insieme a Maria, bah). La cosa positiva era che loro due erano semplici magazzinieri e non qualcuno di importante o famoso come Umberto Guarnieri, per cui le probabilità che qualcuno stesse effettivamente prestando attenzione a loro erano pressoché nulle, di conseguenza il loro segreto era ancora al sicuro – circa.
 
-Dai, lo so che vuoi chiedermi di Irene, - disse poi Pietro, evidentemente dando voce a quelli che erano i pensieri dell'amico.
 
-I-Irene? Che c'entra Irene adesso?- domandò Rocco, chiaramente imbarazzato. Pietro accennò ad un sorriso divertito.
 
-Non vuoi sapere come mai non c'era anche lei?- chiese lui in risposta, cercando di stuzzicare la sua curiosità.
 
-No... - replicò l'altro, fingendo disinteresse.
 
-Quindi se magari non c'era perché era a pranzo con un altro a te non interesserebbe saperlo, no?
 
Stava bluffando, naturalmente, ma il suo collega non poteva saperlo. Non che avesse un reale motivo per farlo innervosire, semplicemente si divertiva a osservare le sue reazioni.
 
-Irene è andata a pranzo con un altro?! Davvero dici?- chiese, alzando un po' il tono di voce. Fortunatamente le due veneri erano troppo lontane per sentirli, ma comunque Pietro non voleva attirare troppo l'attenzione su di sé.
 
-Dai, sto scherzando, - lo tranquillizzò immediatamente, al che Rocco tirò un piccolo sospiro di sollievo, -però potrebbe se non ti dai una svegliata.
 
-Ancora con 'sta storia? Te l'ho già detto Piè, non la posso costringere. Se lei ha deciso...
 
-Lo sai anche tu che non è quello che vuole, - lo interruppe immediatamente, andando dritto al punto.
 
-E che posso fare, più di così?- protestò Rocco.
 
Pietro da un lato poteva capire il suo scoraggiamento, ed era esattamente per quello che invece decise di spingerlo verso la direzione opposta:-Per esempio potresti smetterla di stare qui in un angolo a mangiartela con gli occhi e potresti invitarla a ballare.
 
-A ballare?! - chiese Rocco, colto alla sprovvista. -Tu dici che è una buona idea? Così, davanti a tutti?
 
-Appunto, a maggior ragione!, - fece presente Pietro. Mica gli stava dicendo di andarla a baciare nel mezzo dello stadio di San Siro, del resto. -Così capisce che il mondo non casca se vi fate vedere insieme in pubblico e che sono tutte paranoie sue. Dai!

Rocco gli rivolse un'occhiata titubante. Se Pietro lo conosceva bene, era sicuro che avrebbe finito per convincersi. Del resto era quello che voleva anche lui, si vedeva lontano un miglio. Aveva semplicemente bisogno di una piccola spinta per decidersi e prendere finalmente l'iniziativa. E infatti, la sua previsione non fu smentita: dopo alcuni istanti di esitazione, Rocco finalmente abbandonò il suo angolino e cominciò a dirigersi a passo deciso verso Irene e Stefania, naturalmente seguito da Pietro.

-Piè, io te lo dico, se mi tira addosso lo champagne la camicia poi me la stiri tu.
 
 
 
Note dell'autrice
 
*Il titolo è un riferimento al titolo di una raccolta di poesie di T.S. Eliot, che a sua volta è un riferimento alla sua poesia “The Love Song of J. Alfred Prufrock ”, contenuta al suo interno. L'ho scelto come titolo un po' perché è una poesia in cui non succede fondamentalmente niente, proprio come questo capitolo, ma principalmente perché riprende (involontariamente) molti degli stessi temi del capitolo e mi sembrava appropriata.
   
 
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