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Autore: heliodor    25/07/2021    0 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Siete tutti d’accordo?

Valya fissò Saber a bocca aperta, la mente in subbuglio davanti all’accusa del soldato.
“Sembri stupita di questa accusa” disse uno dei due stregoni, un uomo dalla pelle scura e gli zigomi marcati. Indossava una fascia color cremisi sopra il petto e portava una spada al fianco.
Non conosceva il suo nome ma era certa di averlo intravisto più di una volta entrare e uscire dalla tenda di Zane quando viaggiavano con l’armata diretti a Charis.
L’altro stregone era alto e dallo sguardo severo e accigliato, come se la stesse scrutando per giudicarla.
È proprio quello che vogliono fare, si disse. Giudicarmi. Per aver fatto qualcosa di giusto.
L’ultimo non aveva mantelli ma solo una spada legata al fianco destro e un mezzo sorriso sulle labbra. A Valya sembrava il più giovane per i capelli di un nero lucido e il viso liscio e privo di barba.
“Vorresti farci credere che non ti sei resa conto di ciò che hai fatto?” proseguì lo stregone che aveva parlato per primo. “Del crimine che hai commesso?”
“Ancora non abbiamo deciso se ha commesso un crimine o meno, Jelnek” disse Hadena.
Valya serrò la mascella.
“È quello che stabiliremo in questo processo” ribatté lo stregone.
Il soldato fece un passo avanti. “Sarebbe il caso di presentare la giuria” disse. “Io sono Ivor Tessar, comandante di formazione.”
“Kevit Saber.”
Jelnek arricciò il naso. “Roslan Jelnek.”
L’ultimo a parlare fu lo stregone più giovane. “Tibor Otakar delle Aquile Dorate.”
“Non vantarti troppo del tuo titolo, ragazzino” disse Jelnek. “Qui non ha alcun valore.”
“Non parlare di cose che ignori, Jelnek” rispose Tibor. “Parlo del valore, ovviamente.”
Jelnek fece per scattare verso lo stregone ma Hadena gli fece un cenno deciso col braccio.
“Niente litigi e discussioni. Non qui. Non oggi. Voglio risolvere in fretta la questione e tornare a problemi più importanti di questo.”
Jelnek annuì ma continuò a fissare con astio Tibor.
“Valya Keltel” disse Hadena rivolgendosi a lei. “Racconta cosa è accaduto il giorno in cui Patyna è morta.”
Valya tentò di riportare alla mente quello che era accaduto senza trascurare nessun particolare. “Ricordo che stavamo lasciando la fortezza con Hadena.”
“La comandante Hadena” disse Saber.
Valya annuì. “La comandante Hadena” si corresse.
“Perché volevate andare via?” chiese Jelnek interrompendola.
“Prima falle finire il racconto” disse Hadena. “Poi farai le tue domande.”
“Che senso ha? Sappiamo tutti come è andata. Eravamo nel cortile anche noi e abbiamo visto.” Puntò il braccio verso Valya. “Quella Talmist ha attaccato la comandante Patyna e l’ha uccisa a tradimento.”
“Non è vero” disse Valya. “È lei che ha iniziato.”
“Tu ti sei gettata verso di lei” continuò Jelnek calmo. “Tutti ti hanno vista combattere con lei finché non ha lanciato un incantesimo di Oscurità. Quando è cessato, lei era morta. Con la tua spada nel petto. Puoi negarlo?”
“No” disse Valya. “Ma l’ho uccisa per difendermi. E per difendere Hadena.”
Jelnek ridacchiò. “La comandante era altrove mentre tu la difendevi attaccando la povera Patyna.”
“Ha attaccato lei per prima” disse Valya. “Voleva far crollare l’ingresso della fortezza e seppellire tutti sotto le macerie. E c’è quasi riuscita.”
“Era in corso una rivolta” disse Jelnek. “Tu ne sai qualcosa, Valya Keltel?”
“So solo che Patyna voleva uccidere i Talmist e sacrificare i feriti lasciandoli alla fortezza prima di darle fuoco.”
“Menzogne” disse Jelnek. “Noi non se sapevamo niente. Chi ti ha riferito questa cosa? O l’hai inventata tu? Offendere la memoria di una comandante morta è un atto da infame.”
“Tutti ne parlavano” gridò Valya. “E non c’è stata nessuna rivolta.”
Jelnek la fissò in silenzio.
“Avete iniziato voi ad attaccarvi l’un l’altro” proseguì Valya. “Sembravate dei pazzi. Vi siete uccisi senza motivo.”
“C’erano dei traditori tra di noi” disse Jelnek. “E ora non ci sono più. Forse.”
Valya deglutì a vuoto e tacque. “Non ho altro da dire.”
“Io ho una domanda” disse Tibor.
Hadena annuì.
“Ti hanno vista combattere con foga” disse. “Come se tu avessi qualche potere. Sei una strega selvaggia? Una rinnegata?”
Valya scosse la testa. “Non ho alcun potere.”
Tibor annuì grave. “Sei nata con delle capacità? Sei un’esotica?”
“No” disse Valya.
“Allora sei una maga” disse con tono canzonatorio. “Come Malvina la Nera o Zulag Lingua d’Argento?”
“Non so nemmeno chi siano” disse sulla difensiva.
“Eppure” proseguì Tibor alzando la voce. “Tu combatti con vigore inspiegabile. Abbiamo interrogato i guaritori che ti hanno curata e avevi delle ferite leggere dopo il duello con Patyna. Le hai ancora?”
“Sono guarite” disse dopo qualche esitazione.
“Questo è interessante, Valya Keltel. Guarisci in fretta da sempre o solo da quando hai appreso qualche incantesimo proibito?”
Valya sospirò. “Non conosco incantesimi proibiti.”
Tibor annuì di nuovo. “Sicura che non ci sia altro che dobbiamo sapere? Forse riguardo alla spada che porti al fianco?”
Valya guardò Hadena.
La strega fece un passo avanti. “È una questione di cui non possiamo parlare adesso.”
“Perché rimandare?” chiese Jelnek. “Meglio risolverla subito.” Guardò Valya. “Qual è la natura di quella spada, Valya Keltel?”
“È solo una spada” rispose cercando di nascondere la tensione.
“Solo?” fece Jelnek. “Tibor e io non la pensiamo così. Spiegaglielo tu.”
L’altro stregone annuì. “Ti ho osservata, Valya Keltel. Fin dal giorno in cui sei arrivata alla fortezza. Ti ho vista andartene in giro con arroganza sicura di te, senza alcun rispetto per il rango e la gerarchia.”
Valya strinse i pugni.
“E ti ho vista usare quella spada. Due volte.”
Quando è accaduto? Si chiese. Forse durante un allenamento con Astryn. Ma la seconda?
Gli occhi di Tibor luccicarono. “Quelli con il mio potere posso scorgere cose, se sono molto allenati e sensibili. E io lo sono, Valya Keltel. Quando impugni la tua spada, tu risplendi. Non con l’intensità di chi si nasconde nelle ombre o prepara un incantesimo. La tua luce è diversa. Ammetto di essere rimasto stupito la prima volta che ti vidi. Volevo parlarne con il comandante Stanner, avvertirlo, ma ho avuto come la sensazione che lui sapesse già tutto. Mi sbaglio?”
Valya guardò di nuovo Hadena.
La strega aveva il viso contratto. “Tibor” iniziò a dire.
“Lascia che Valya Keltel risponda, per favore.”
“Posso rispondere io per lei” ribatté la strega. “La spada di Valya è magica.”
Tibor la fissò stupito. “Questo è” disse balbettando. “Più di quanto mi aspettassi, Hadena.”
Non l’ha chiamata comandante, pensò Valya.
“Tu lo sapevi?” fece Jelnek con espressione accigliata.
Hadena annuì. “Siamo in pochi a saperlo. Il gruppo ristretto che ha fatto da scorta al comandante Stanner. Ricordi quando ci siamo separati?”
Jelnek annuì. “Dovevate incontrare Zane da qualche parte a oriente di Cadrik.”
“E al suo posto trovammo Valya Keltel e la sua spada.”
“Quindi anche il comandante Stanner sa di lei?”
“È stato lui a imporci il silenzio” disse Hadena.
Tibor ridacchiò. “Dovremmo credere a una storia così assurda? Il comandante Stanner non darebbe mai rifugio a una simile mostruosità.” La sua mano scattò verso l’elsa della spada. “Mi chiedo anzi che cosa aspettiamo a mettere fine a tutto questo.”
Hadena gli puntò contro il braccio, un dardo magico che brillava nel palmo. “Togli la mano da quella spada, Tibor.”
Lo stregone evocò lo scudo magico e lo rivolse verso di lei. “L’avete vista tutti, no? Mi sta minacciando.”
“Non fare lo stupido” lo ammonì Jelnek. “Quello che stiamo vedendo sei tu che minacci la comandante.”
“Ci ha nascosto delle informazioni importanti” disse Tibor.
“Un comandante non deve dire tutto ai suoi sottoposti. E lei aveva un motivo.” Jelnek guardò Valya. “Come hai ottenuto quella spada?”
Valya guardò Hadena e lei le fece un cenno di assenso con la testa.
“Ve lo dirò” disse. “Ma Tibor deve smettere di minacciare me e la comandante.”
“Ora vuole darmi anche degli ordini” disse lo stregone.
“È più ragionevole di te” disse Jelnek. “Annulla lo scudo magico.”
“No” rispose. “Hadena mi colpirà subito se lo faccio.”
“Non lo farà, anche se ne avrebbe tutto il diritto.”
Tibor trasse un profondo respiro e abbassò il braccio. Lo scudo magico sparì.
Hadena fece lo stesso con il dardo.
“Dicci della spada” la esortò Jelnek.
Valya annuì. “L’ha creata mio padre, Simm Keltel.”
“L’eroe di guerra?” chiese Jelnek.
“Proprio lui.”
“Avevo sentito dire che era diventato un fabbro, ma non mi sarei mai aspettato che potesse creare una spada magica.”
“È un uomo pieno di risorse, a quanto pare” disse Hadena. “Continua, Valya Keltel.”
“Non so come e quando l’abbia creata. La teneva nascosta in un vecchio baule in soffitta e io l’ho trovata. E adesso è mia.”
“È la storia più ridicola che abbia mai sentito” sbottò Tibor. “Mi rifiuto di ascoltarla. Lo ritengo offensivo.”
“Ti offendi per molto poco” lo rimproverò Jelnek. “Tuo padre sa che l’hai presa?” le chiese.
Valya scosse la testa.
“Sei anche una ladra” disse Tibor.
Jelnek sospirò affranto. “L’ha presa a suo padre, quindi non possiamo accusarla di avergliela rubata. Era già sua o lo sarebbe stata in ogni caso.”
Tibor sbuffò. Sempre che Keltel non l’abbia rubata a qualcun altro.”
“Mio padre non è un ladro” disse Valya scattando in avanti.
“Ma ha creato una spada magica, il che è molto più grave.”
Saber fece un passo avanti. “Che poteri ha questa spada? Puoi darcene una dimostrazione?”
Valya fu tentata di rispondergli che ne sarebbe stata entusiasta, ma temeva che quelle parole sarebbero state male interpretate.
Invece si limitò ad annuire ed estrasse la spada. Subito sentì il potere fluirle nel corpo e rinvigorirla. Non provava più timore a stare in quella sala e non aveva paura di quelle persone. Era certa che se l’avessero aggredita sarebbe riuscita a respingerli. Soprattutto quel Tibor, con il suo modo di fare che la irritava. Se avesse dovuto colpire qualcuno, avrebbe iniziato da lui.
Gli occhi dello stregone brillarono e la sua espressione si fece interessata. “Brilla” disse. “Con forza anche maggiore dell’ultima volta. È davvero impressionante.”
Jelnek annuì con vigore. “E sa fare solo questo? Brillare?”
Valya guardò Hadena e la strega le fece un cenno con la testa. Alzò un braccio e lo puntò verso di lei. Stavolta al centro del palmo brillava una piccola rosa di fiamme che guizzavano in ogni direzione.
“Pronta?” le chiese.
Valya annuì e frappose la spada tra lei e le strega. Dal palmo di Hadena partì una lingua di fuoco che la raggiunse un istante dopo e si infranse contro la spada esplodendo in una cascata di scintille.
Hadena le proiettò contro altro fuoco mentre si muoveva di lato e Valya assecondò il suo movimento facendo dei piccoli passi di lato. Infine, l’incantesimo cessò e con esso la pioggia di scintille.
Valya tornò alla posizione di partenza.
“Magia proibita” disse Tibor. “Se non facciamo subito qualcosa, tutti noi verremo accusati di essere complici di questa ragazza.”
Jelnek sembrò ignorarlo. “Ammetto di essere impressionato, Valya Keltel. Inizio a comprendere perché il comandante Stanner avesse imposto il silenzio sulla tua arma. Non riesco a biasimarlo, anche se dovrò parlargli quando lo rivedrò.”
È quello che vorrei fare anche io, si disse.
“Se avessimo più armi del genere” disse Tessar. “Potremmo vincere la guerra contro il rinnegato in due Lune al massimo. Forse tre.”
“Ne abbiamo già una” disse Saber indicando Valya. “Prendiamola a questa ragazzina e usiamola contro il rinnegato.”
Gli occhi di tutti puntarono verso di lei.
Valya strinse la mano sull’elsa della spada.
“Chiunque prenderà quella spada” disse Tibor. “Non sarà meno degno di lei di essere chiamato rinnegato.”
Hadena si frappose tra Valya e gli altri. “Chiunque cercherà di portagliela via, dovrà prima superare me.”
Jelnek si accigliò. “Quello che dice Tibor è vero. È magia proibita. Dobbiamo fare qualcosa.”
“Per ora non spetta a noi decidere, ma ai Vigilanti. E loro non sono qui” disse Hadena. “Il comandante Stanner inviò Valya a Lormist facendola scortare da suo figlio per tenerla al sicuro.”
“Avrebbe dovuto ucciderla” disse Tibor. “Ha commesso un errore.”
“Lo rimprovererai di persona quando tornerà” rispose la strega.
Tibor fece un passo indietro.
“Valya sarebbe già a Lormist, se non fosse accaduto quello che tutti sapete. E per quanto riguarda Patyna, ha dato l’ordine di fare una strage dei suoi stessi compagni. Voleva uccidere altri Lormist come voi. Non è un comportamento degno di una comandante.”
Tibor la fissò con sguardo ostile. “Stai difendendo una traditrice e rinnegata” disse camminando verso di lei. “Dovrai renderne conto quando torneremo a Lormist.” La superò diretto al fondo della sala.
“Direi che ha votato per la colpevolezza di Valya Keltel” disse Jelnek.
“Anche io penso che sia colpevole” disse Saber.
Valya deglutì a vuoto.
“Per me è innocente” disse Tessar. “Molti dei soldati feriti che Patyna voleva abbandonare erano miei uomini. Non posso dimenticarlo.”
Valya guardò Jelnek.
Lo stregone sospirò. “Aramil si fida di te o almeno non ha ancora preso una decisione. Penso sarebbe poco rispettoso nei suoi confronti giustiziarti. Per me Valya Keltel è innocente.”
“Siamo pari” disse Tessar.
“Io voto per la sua innocenza” si affrettò a dire Hadena. “E dichiaro chiusa la questione. Siete tutti d’accordo?”


 
  
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