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Autore: Onda nel silenzio    29/07/2021    4 recensioni
Sono sempre più vicini.
"Hai solo voglia di urlare per il gusto di farlo!"
"Oh, no, quella è una tua specialità."
Zoro è più alto di lei di due spanne, ma Nami torreggia di fronte a lui come se fossero alla pari, mantenendo il mento sollevato in un gesto di superiorità volto ad annullare quel divario - l'ostinazione ad averla sempre vinta con lui è qualcosa che l'anima quanto l'urgenza di soddisfare un bisogno fisico.
Si fissano entrambi con astio, in una muta sfida atta a stabilire chi distoglierà per primo lo sguardo, i loro respiri che si scontrano. Poi, come se quel ricordo li colpisse con la stessa intensità nel medesimo istante, viaggiano con la mente in una stanza alimentata soltanto da una luce soffusa, dove lei è appoggiata al muro, dove lui ce la spinge contro tappandole la bocca, l'erezione premuta contro al suo corpo seminudo.
Il respiro muore in gola a entrambi. Zoro distoglie lo sguardo, Nami indietreggia.
Quella battaglia la perdono entrambi.
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nico Robin, Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il rumore dell'acqua che scorre nelle fontane è l'unico suono che si somma ai rantoli dell'uomo riverso a terra. Rufy lo tiene sollevato da terra per il colletto della camicia, mentre i raggi della luna trafiggono i cumuli di macerie della villa ormai diroccata alle loro spalle.
Nami non avverte nemmeno più il canto dei grilli levarsi fra il fogliame degli alberi.
Il verso strozzato che aveva sentito dopo aver chiuso gli occhi l'aveva prodotto Scorpion. Zoro gli aveva inferto un profondo taglio sull'addome, generando un'onda d'urto con le spade mentre correva verso di lei.
Una statua di drago giace sul prato con l'ala spezzata, accanto a due uomini in divisa privi di conoscenza.
Le si era parato immediatamente davanti perché la mitragliatrice aveva già fatto fuoco, lasciandosi colpire al posto suo.
Rufy volta il viso verso di lei. Le ombre della notte rendono la sua espressione seria più temibile di quanto già non sia.
Usop aveva lanciato una stella di fumo per distrarre i nemici.
"Fallo" le dice semplicemente, senza smettere di guardarla.
Nami avanza nella loro direzione col cuore che le batte all'impazzata. Per la prima volta da quando è scesa dal letto non sta vacillando sulle proprie gambe.
Alec aveva colto di sorpresa uno dei tirapiedi di Scorpion sferrandogli un pugno, si era impossessato del suo coltello ed era corso a liberare Chopper.
"P-per favore..."
Rufy getta un'occhiata impassibile a Scorpion, stringendo la presa sul colletto della sua camicia. "Fallo, Nami" ripete, il tono basso e fermo.
Lei si posiziona di fronte a entrambi.
Usop aveva stordito e accecato i nemici.
Rufy lascia cadere l'uomo tremante al suolo e gli dà le spalle, sistemandosi il cappello di paglia sulla testa.
Chopper aveva ripreso conoscenza ed era partito all'attacco. Scorpion era già inerme a terra, ma lui l'aveva colpito con un'incornata nel punto in cui lo meritava.
Nami non sente niente, mentre fissa il suo aguzzino steso a terra col volto ricoperto di lividi. Scorpion la guarda col timore inciso negli occhi, il respiro affaticato - come un verme, devi strisciare come un verme.
Le cariche elettrostatiche si accumulano all'interno della nuvola scura comparsa sopra la sua testa.
"P-pietà..."
Nami stringe il Clima Takt con presa salda, mentre pensa che no - non si pentirà di ciò che sta per fare.
Ti tengo.
Anche se lo facesse, non avrebbe alcuna importanza.
"P-pietà... vi... pagherò..."
L'aveva quasi ucciso. Quel bastardo avrebbe potuto porre fine al suo sogno soltanto per consumare la propria vendetta contro di lei.
"Thunder..."
"N-no... no!"
Ti tengo, Nami.
"... TEMPO!"
Lo sfrigolio delle sue carni attraversate dai fulmini copre ogni altro suono.
Scorpion si contorce riverso al suolo, un urlo di dolore che gli muore in gola. Il suo corpo impiega parecchio tempo a rilassarsi. Piccoli lampi blu guizzano ancora sopra di lui, mentre Nami fissa i suoi occhi vuoti senza alcun rimpianto. Quando distoglie lo sguardo, cercando quello del suo capitano, Rufy la sta già guardando. Non le dice nulla, si limita unicamente ad annuire, poi fa alcuni passi verso Scorpion.
Si inginocchia davanti a lui.
Avvicina le labbra al suo orecchio.
Fissa il suo petto che si muove appena.
"Spero di essere stato chiaro, stavolta."





~~~




Robin dondola le gambe immerse nell'acqua, osservando la superficie azzurra della piscina accarezzata dai raggi lunari. È notte fonda, una notte in cui perfino Wonder, la città che non dorme mai, sembra completamente sprofondata nel silenzio - o forse è soltanto la solita quiete dell'Heaven's Gate a darle quell'impressione.
Un rumore di passi cadenzati in avvicinamento attira la sua attenzione. Robin ha ormai imparato a riconoscerli fra mille, e non ha bisogno di voltarsi per sapere chi si è appena fermato a pochi metri di distanza da lei.
"Neanche tu riesci a dormire?"
Lo immagina chiedersi se abbia realmente capito di chi si tratti, perché alla sua domanda lui rimane in silenzio per un po'.
"Posso sedermi?" lo sente poi chiederle.
Robin si volta nella sua direzione e gli fa un cenno d'assenso. Sanji è sempre così galante, sempre così attento nei suoi confronti... le parla ogni volta con voce morbida, calma, una voce capace di spazzare via il gelo del passato che ogni tanto sente ancora bussare alla propria porta, e la fa sentire innocente.
Quando le si avvicina e le si siede accanto, Robin pensa che improvvisamente tutto ciò che la circonda si trovi al posto giusto - le capita sempre più spesso, ormai. Il suo profumo avvolgente sommerge l'odore del cloro, risvegliando in lei sensazioni piacevoli.
"Mi dispiace dover lasciare questo posto." Sanji ripercorre il lounge bar deserto con lo sguardo.
Robin riprende a dondolare lentamente le gambe nell'acqua. "Cosa ti fa credere che dovremo andarcene a breve?"
Sanji osserva le stelle che brillano sopra di loro, l'accenno di un sorriso di chi la sa lunga. "Ho il vago sospetto che l'aver raso al suolo Villa Serenity renderà Rufy una persona indesiderata in città, e di conseguenza anche noi non saremo più graditi."
Robin alza il viso per guardarlo - ha sempre saputo che loro due e Nami sono i più intuitivi della ciurma. "Quindi anche tu credi che il capitano e la navigatrice siano andati a dare una lezione a Scorpion nel cuore della notte?"
Sanji le lancia un'occhiata d'intesa in risposta. "Spero che gliele abbiano suonate per bene anche da parte mia, ma mi auguro che abbiano almeno risparmiato i fiori del suo giardino."
Robin libera una bassa risata.
"Cosa?" Sanji ora la fissa senza capire.
"Niente, niente." Sente il suo sguardo incuriosito puntato su di sé, così decide di spiegarsi. "In pochi penserebbero ai fiori in una situazione del genere."
"Già" mormora Sanji, "ma non io."
Se non avesse quel tono abbattuto, Robin penserebbe che sia una delle sue solite tattiche di rimorchio. "Come mai quel tono triste?" gli domanda invece. "Sei giù di morale al pensiero di tutti i locali notturni che dovrai salutare?"
"Non proprio." La risposta di Sanji arriva prontamente, e stavolta la sua voce si fa sentire bene. "Come posso sentirne la mancanza, se ho la fortuna di viaggiare con voi?"
Robin ha la netta sensazione che sotto a quel 'voi' si nasconda un 'te', e le sembra di non avere soltanto le gambe immerse nell'acqua. "Ma come? Con tutte quelle belle ragazze pronte a darti le loro attenzioni..."
"Non è di loro che sentirò la mancanza, l'ho capito già da un po'." La sua voce ora è più roca, le suggerisce una tensione nuova, intrisa di aspettativa - di esitazioni sconfitte.
Robin sente l'accenno del proprio sorriso divertito morirle sulle labbra. "Ah, sì? E allora cos'è che ti mancherà?"
Il volto di Sanji è sempre più vicino al suo.
"Questi momenti."
O forse è lei ad essersi sporta verso di lui, non saprebbe dirlo con certezza.
"Momenti dove ci siamo soltanto noi."
Smette di prendere fiato senza accorgersene, il suo respiro che le si infrange sulle labbra.
Sanji continua a guardarla serio, l'espressione intensa, priva di ombre d'incertezza.
"Robin, devo chiederti scusa."
Per cosa?, gli domanderebbe lei, se ricordasse come si prende fiato, ma non ha bisogno di farlo - perché Sanji, gli occhi persi nei suoi, le prende il volto fra la mani e la bacia. La bacia con delicatezza, a fior di labbra, il suo respiro tremante di desiderio che le solletica la pelle.
Dura tutto un attimo, un attimo infinito in cui a Robin sembra di galleggiare su un letto di soffici petali. Ha ancora gli occhi aperti, quando Sanji le toglie le mani dal volto, annientandole i brividi. Ha ancora le labbra serrate, quando lui cerca risposte in quegli occhi.
L'acqua in cui tiene immerse le gambe si è fatta improvvisamente più calda. Robin le tira fuori in un gesto meccanico, dandosi la spinta con le mani per indietreggiare sul bordo piscina. Fissa le piastrelle umide per un tempo incalcolabile, in silenzio, poi si alza in piedi. Non afferra le infradito che ha lasciato lì vicino, non guarda Sanji, non dice niente, non reagisce.
La tensione cala intorno a entrambi con la pesantezza di un blocco di marmo. Robin sente lo sguardo di lui puntato addosso e annaspa mentalmente, le gambe che le si muovono in automatico. Si allontana senza voltarsi, il cuore che le batte furioso - stravolto - nel petto.
Scappa via.
Non da lui. Da se stessa.
Sanji non la segue. Rimane seduto a bordo piscina senza riuscire a muoversi.
Ha ancora il suo sapore sulle labbra.





~~~




Fuori sta iniziando ad albeggiare. Nami e Rufy entrano nell'hall dell'Heaven's Gate in silenzio, accompagnati dal rumore dei loro passi. Sono stanchi, eppure il peso che si sono tolti di dosso li fa sentire più leggeri. Non hanno bisogno di parlarsi, di guardarsi, di cercare conferme l'una nell'altro - sanno di aver fatto la cosa giusta.
"Cerca di riposare, adesso" è il saluto che le rivolge Rufy quando raggiungono il corridoio del terzo piano.
Nami annuisce, ma non è verso la stanza trecentosette che si dirige. "Dormi bene" gli dice.
Il suo capitano non fa domande, lei non aspetta di sentirlo entrare nella propria stanza, estrae il passepartout dalla tasca degli shorts e si dirige verso la numero trecentodiciannove.
Ha bisogno di vedere Zoro, di controllare che respiri ancora. Sa che non può essere altrimenti, Chopper non ha smesso di monitorarlo per tutto il giorno ed è rimasto insieme a lui quella notte, ma Nami non riuscirebbe a dormire nemmeno per un minuto se non se ne accertasse ancora.
Appena infila la chiave nella toppa si premura di fare il minor rumore possibile per non spaventare il piccolo dottore, aprendo la porta con esasperante lentezza. Subito dopo individua la renna addormentata su una sedia vicino alla scrivania, accompagnata dal suo lieve russare. La luce bassa di una lampada posata al suo fianco si stende nel corridoio dietro di lei, eppure quando Nami si richiude la porta alle spalle non ha bisogno di aguzzare la vista. Oltre le tende tirate filtra infatti la luce più intensa dell'alba imminente.
Zoro è steso sul letto nella stessa identica posizione in cui l'ha visto quel pomeriggio. Nami avanza verso di lui a passi lenti, il timore di incrinare la quiete che ora sembra stagliarsi sul suo viso, e gli si siede accanto avvicinando la sedia al letto, le mani che le tremano, il caos dentro di sé.
Non sa se è un effetto della propria speranza mischiata al forte sonno, ma ha l'impressione che Zoro stia recuperando un colorito più sano.
Il taglio che ha sulla guancia non è che un riflesso sbiadito sulla sua pelle. Nami sa che quel segno è l'ultimo dei suoi problemi - solo un graffio, le direbbe lui in tono indifferente, e avrebbe ragione, stavolta - ma vederlo le fa male quanto la consapevolezza che un veleno letale gli ha violato il sangue. Perché è stata lei a procurargli quel taglio.
Nami ha pensato fortemente che Zoro se lo fosse meritato, però, però...
"Sei uno stupido."
Le parole le escono di bocca in un sussurro tanto basso da darle l'impressione di non averle pronunciate davvero. Nami si rende conto di avergli posato una mano sulla sua soltanto quando inizia ad accarezzarne il dorso con le dita, un nodo in gola che minaccia di rompere gli argini dentro di lei.
Due giorni prima si era sentita morire dentro, quando Zoro le aveva fatto capire di non ricambiarla. Nemmeno lei sapeva come avesse fatto a smettere di piangere, ad alzarsi dal pavimento della propria camera, a trasformare il dolore in rabbia, a decidere di andarsene fuori da lì - però ce l'aveva fatta.
Avercela con lui - provare a odiarlo - le era stato di aiuto.
Sarebbe tutto più semplice, ora, se potesse riuscirci ancora.
Ti tengo.
Invece...
Ti tengo, Nami.
Zoro aveva deciso di complicare tutto, facendola annegare nella paura di perderlo per sempre.
"Sei un vero stupido" ripete, stringendo la presa sulla sua mano e allentandola subito dopo, come una ladra colta in flagrante.
Cosa faresti per me, se mi amassi? Fin dove ti spingeresti, Zoro?
Nami ritrae la mano dalla sua, scottata da quel pensiero incontrollato. Fissa il suo volto impassibile, rapito nel sonno, sentendosi in trappola.
L'ha pensato.
Per la prima volta ha dato una definizione al sentimento che la sta devastando. Ma le serve a qualcosa?
Ha davvero senso?
Nami si alza dalla sedia con la sensazione che qualcuno la stia mordendo internamente. Si chiede se anche Zoro si sia sentito così quando tutto quel veleno gli è entrato in circolo - e si risponde che lui è stato infinitamente peggio.
Che stupida.
Lei - lei è la vera stupida.
Sono proprio una bambina.
Nami si china verso di lui, una lacrima solitaria che le scivola sulla guancia, e gli bacia la fronte.
Le importa soltanto che Zoro si riprenda del tutto, che si svegli il prima possibile, che torni dalla sua ciurma.
Proverà a farsi passare ciò che sente per lui - con tutte le sue forze.
Deve riuscirci.
Per se stessa. Per la sua famiglia.
Altrimenti non le resterà altro da fare che separarsi da tutti loro.
Nami si allontana dal letto silenziosamente, dirigendosi verso la porta senza più voltarsi.





~~~




Ha la sensazione di essere appena uscita da un'altra dimensione spazio temporale, quando richiude la porta alle proprie spalle. Inspira profondamente, la mano ancora appoggiata alla maniglia, poi molla la presa mentre espira. Spera di mettere un punto al caos dentro di sé, con quel gesto. Spera di dirigersi verso un nuovo inizio.
Le tremano le gambe - per il bisogno di dormire, per i residui di debolezza che le ha lasciato il veleno, per la sofferenza interiore che l'agita - ma quando muove i primi passi percorre il corridoio con andatura decisa. Le sembra di essere ubriaca, eppure al tempo stesso non ricorda di essere mai stata così lucida.
È caos, è caos ovunque - dentro di lei, intorno a lei. Nami stessa è caos.
La porta della stanza adiacente alla sua si apre mentre le passa davanti. La ragazza si ferma sorpresa non appena vede comparire Robin.
Per un po' nessuna delle due dice qualcosa. Si guardano e basta - stanche, smarrite, stravolte. Poi Nami dà voce al pensiero di entrambe.
"Parliamo?"
Robin annuisce, facendole segno di entrare in camera. "Stavo giusto venendo a cercarti."
Poco dopo sono entrambe affacciate al balcone, a fissare il cielo tinto di sprazzi rosati con un vago sorriso sulle labbra, il sole levante che dora le palme e bacia loro il volto con dolcezza.
"Dimmi tutto."
È Nami a spezzare il silenzio, ma Robin scuote la testa. "Inizia tu."
"È che non so..."
"... da dove partire?"
"Esatto."
"Beh, ti do un suggerimento: parti dall'inizio."
Si guardano complici, ridendo sommessamente.
"Che battuta triste" commenta Robin, "la peggiore che mi sia mai uscita."
"Così triste che non sembrava neanche una battuta" rincara Nami, senza risparmiarsi.
Poi prende coraggio, e le racconta tutto. Le dice di aver visto Zoro insieme a lady Sayuri, accenna ai gesti inequivocabili di lei, rivela di essere fuggita di fronte a quella realtà bruciante, di aver cercato conforto tra le braccia di un altro soltanto per poter spegnere il dolore, per dimenticare.
Nami le dice che Zoro, ubriaco e fradicio di pioggia, di rabbia, di un desiderio fine a se stesso, l'ha baciata come se avesse voluto annientarla e ricomporla al tempo stesso, per poi confessarle il giorno seguente che si era trattato di un errore, di qualcosa che - aveva promesso - non sarebbe accaduto mai più. E le parla delle sue paure, del caos germogliato dentro di lei, di tutte quelle sensazioni che aveva iniziato a sentire durante e dopo il torneo, del loro ridicolo incidente verificatosi al centro benessere, del quasi bacio nella Foresta Incantata - o quello che aveva creduto che fosse - e dei modi scostanti di Zoro, dei suoi silenzi, delle sue contraddizioni.
Sa di aver fatto un discorso sconnesso, sa di non essere partita a raccontare dal principio, ma Robin l'ascolta attentamente senza mai interromperla, l'espressione stranamente serena. Nami pensa che siano soltanto i raggi del sole mite che si stendono sul suo volto a darle quell'impressione, perché altrimenti non riuscirebbe a spiegarsi una simile reazione.
"Dunque, cosa hai deciso di fare?"
Nami si aggrappa al corrimano, lo sguardo fisso sul palazzo rosso e bianco che si trova di fronte all'Heaven's Gate. "Mettere da parte quello che sento."
Dirlo a voce alta è doloroso, ma l'aiuta. Le sembra di cucire il primo punto fermo su una ferita ancora aperta.
"È l'unica scelta che mi resta, se non voglio essere costretta a lasciare la ciurma."
Robin trasale. "'Lasciare la ciurma'... addirittura? Oh, Nami..."
Ha paura di voltarsi a guardarla. "Cosa?" le chiede, e la sua risposta equivale a un pugno nello stomaco.
"Lo ami davvero. "
È come cadere, è come precipitare contro una scogliera.
Quando Robin le posa una mano sulla spalla, Nami sobbalza, scossa da un fremito. Annaspa mentalmente, travolta dal proprio caos interiore, la vista ormai annebbiata.
"Sanji mi ha baciata prima."
Un momento. Cosa?
"E io sono scappata."
Robin muove il pollice in una carezza delicata sulla sua spalla nuda, un gesto che le ricorda Bellemere con una forza improvvisa.
Si volta a osservarla, e la sorprende con un'espressione impassibile che cela quello che sente. "Perché non ti piace" le dice. "Quel perverti-
"Per l'esatto contrario."
Nami si blocca, fissandola senza capire.
Robin non aggiunge nient'altro, come se avesse bisogno della sua esortazione per riuscire a parlare.
"Ma... da quanto?" è la prima cosa che le viene in mente di chiederle.
"Non lo so... forse da Enies Lobby."
"Cosa?"
Robin sorride mestamente. "Sono brava a celare le mie emozioni."
Da più di due anni. Nami ha la sensazione di essere stata colpita da un fulmine a ciel sereno, finché un ricordo non molto lontano le si staglia con prepotenza nella mente.
È immersa nell'acqua di una piscina termale. Ride, mentre racconta a Robin che Brook ha visto uno zombie in un night. Poi rivede l'espressione sul viso di lei, quell'espressione che le aveva fatto pensare a un salice piangente.
Cosa le aveva detto, poco prima? Che era meglio starsene lì a rilassarsi, anziché andare a ubriacarsi in un night come avevano fatto lui e Sanji.
"Oh, Robin... sono stata così cieca, così-
Ma la donna evoca una mano in più con i propri poteri e gliela posa sulle labbra, serrandogliele con delicatezza. "Non ti ho appena detto che sono brava a celare le mie emozioni?"
Nami deglutisce, in attesa, finché la mano davanti alla sua bocca svanisce accompagnata da un leggero soffio di vento.
"Ho una cotta per Sanji, ed è proprio per questo che sono scappata" ammette Robin, "ho paura che il suo interessamento sia soltanto un abbaglio. Temo che una volta lasciata l'isola torni tutto come prima... lo sai com'è fatto."
Nami è in imbarazzo. Cerca di non pensare a tutte le volte in cui il cuoco ha adulato entrambe o qualsiasi altra persona di sesso femminile, quando all'improvviso realizza che da giorni lui ha smesso di darle certe attenzioni - o meglio, di chiamarla in determinati modi, di esagerare con le moine. Fa per aprire bocca e dirglielo, ma si ferma subito dopo. Robin non sembra avere più bisogno della sua esortazione per lasciarsi andare.
"Però questa è solo la punta dell'iceberg." Chiude gli occhi per un attimo. "In verità è di me stessa che ho paura - mi spaventa quello che provo per lui."
Perché Sanji fa parte della ciurma. Perché Sanji viaggia e vive con te, realizza Nami insieme a lei.
"Non pensi che potrebbe essere lo stesso per Zoro?"
Quel repentino cambio di soggetto la spiazza. "Lo stesso per Zoro?" ripete meccanicamente.
Robin poggia le braccia sul corrimano, guardando verso il basso, dove si trova la piscina del lounge bar. "Non ci hai mai pensato?"
Nami si sofferma a propria volta sulla piscina sottostante. L'acqua riluce di un azzurro innaturale ed è così limpida che le permette di intravederne il fondo - se si potessero osservare le emozioni umane allo stesso modo, sarebbe tutto più semplice. "No, perché lui non sente un bel niente per me" le risponde. "E me l'ha fatto capire chiaramente."
La replica di Robin non tarda ad arrivare.
"Fatico a crederlo, dopo quello che ho visto."
Per l'ennesima volta Nami la fissa confusa, sentendosi priva di qualunque indizio.
"Mi riferisco alla sera in cui sei rientrata qui a notte fonda. Io e Sanji stavamo uscendo dall'Hide Blue, e ti abbiamo vista correre via" le rivela. "L'altro giorno non mi è sembrato il caso di dirtelo, dato che evitavi di parlare di Zoro, ma è giusto che tu sappia."
Così Robin le racconta come lui ha reagito quando un ubriaco l'ha insultata.
Nami trae una sola conclusione logica dall'accaduto. "Era senso di colpa. Zoro aveva capito di avermi ferita e si è sfogato su quell'uomo."
Robin scuote la testa. "Credimi, non dava l'impressione di essere mosso soltanto dal senso di colpa. Era completamente fuori di sé, anche Sanji ha ammesso di non averlo mai visto in quelle condizioni."
Nami stringe la presa sul corrimano, distogliendo lo sguardo dall'orizzonte - la luce del sole inizia a farsi più intensa e le ferisce gli occhi, come i ricordi.
"Credo che Zoro non abbia ancora capito cosa gli sta succedendo. Credo che stia semplicemente scappando, Nami."
Nessuno è davvero coraggioso, quando si ha a che fare con i sentimenti.
"Robin..." le parole le si incagliano in gola. "Non voglio farmi illusioni. Non voglio credere a qualcosa che non esiste."
La donna le scosta una ciocca ribelle dalla guancia e le accarezza il viso. "Lo so, per questo spero di non sbagliarmi."
Nami le sorride mesta. "E tu?"
"Io cosa?"
"Hai detto che vuoi vivere."
Robin sussulta. Ha capito cosa sta cercando di dirle - l'ha capito benissimo.
Nami posa una mano sulla sua, stringendo appena la presa. "Perciò fallo. Non scappare da Sanji per paura delle conseguenze." Può vedere chiaramente quella dannata paura che le anima gli occhi mentre le parla. "Una persona saggia mi ha detto che il dolore è meglio del vuoto. Non so se abbia realmente ragione, ma io la vedo più o meno come lui."
I raggi del sole si stendono sul volto di entrambe, scaldandole con gentilezza.
"Se potessi scegliere soltanto fra una vita di rimorsi e una di rimpianti, opterei per la prima opzione - è orribile vivere sospesi in un eterno 'E se', Robin. Poi..." Nami assume un'espressione più malandrina, "non credo che Sanji sia stato così stupido da baciarti senza darci peso - sa che in tal caso dovrebbe vedersela con i miei pugni, altro che quelli di Rufy."
Per un po' si guardano e basta con un lampo di divertimento negli occhi, poi scoppiano a ridere.
Non hanno praticamente dormito. Sono stanche, confuse, smarrite - ma quel suono, assieme al tepore dell'alba che le abbraccia con delicatezza, ricorda a entrambe che, dopotutto, possono ritenersi fortunate indipendentemente da cosa riserverà loro il futuro.
Perché l'una sa di poter contare sull'altra.





~~~




Nami ricorda di aver avuto risvegli decisamente peggiori. Ciò non toglie, però, che sia alquanto traumatico sentire qualcuno bussare alla porta all'improvviso con la grazia di chi sembra unicamente intenzionato ad abbatterla.
"Namii! Ehi, Namii! Insomma, vuoi darti una mossaaa?"
Specie se ai colpi contro la porta si aggiunge il suono di una voce urlante che la chiama a ripetizione.
Nami libera un ringhio di frustrazione contro al cuscino.
Spera che Rufy abbia un motivo valido per fare tutto quel chiasso, perché altrimenti il suo capitano farà meglio a scappare molto, molto lontano.
"Uffa, ma dormi ancora!?"
Sulla porta si abbatte un'altra scarica di pugni, seguita da un verso non meglio identificato.
Nami solleva la testa dal cuscino, furente. "Rufy, dannazione!, ti sembra-
Le parole che sente nel frattempo la fanno però interrompere.
"Dai, che si è svegliato Zoro! Non vuoi venire a salutarlo?"












Note: mi spiace di averci messo più del solito ad aggiornare, ma non sono riuscita a scrivere più di tanto in questi giorni. Ho tagliato il capitolo a metà per non far passare troppo tempo, anche perché sarebbe uscito troppo lungo rispetto agli altri - e già non sono un asso nel renderli più o meno uguali ._.
Il prossimo capitolo conterrà dunque sia la chiusura della parte tre che l'inizio dell'ultima. Spero vi piaccia e come sempre vi ringrazio <3
Alla prossima!
  
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