Edward
raggiunse il suo studio con il volto dolorante per lo
schiaffo subito, si massaggiò la guancia, il cuore a pezzi.
Non
riusciva a dare un senso a quello che era accaduto,
incapace di reagire. Solo Nora che si stava vestendo per andare a casa,
lo
squadrò preoccupata.
“Generale,
ma cosa le è successo?”
Certamente non doveva avere un bell’aspetto, le
fece un mezzo sorriso che gli riuscì malissimo.
“Solita
discussione con mio fratello! Inutile
nasconderlo, Nora, sei la mia segretaria
da tre anni.” Molte
volte li aveva
sentiti discutere ed era stata sempre discreta.
Cooper
aveva ripreso a sanguinare dal naso probabilmente per
lo sforzo di camminare troppo in fretta. Si
frugò nelle tasche e cercò il fazzoletto,
ma si ricordò che l’aveva già usato e
buttato. Lei lo fissò preoccupata, mentre
gliene porgeva uno di carta.
“Ma
è stato Steve? Perché se così fosse,
la discussione è
stata piuttosto accesa.”
“Purtroppo
sì, e me ne rammarico.”
Edward
cercò di sollevare la testa e tamponare, ma non
servì
a molto.
Fu
sollecita, lo fece sedere sulla sua poltrona dietro la
scrivania, gli tenne la testa indietro, prese altri fazzoletti di carta
per
aiutarlo.
“Stringa
forte il ponte del naso, prendo la cassetta di
pronto soccorso.” Brontolò,
poco
convinto.
Nora si tolse il
cappotto, aprì la cassetta e lo medicò.
“Le
metto un paio di tamponi emostatici, appoggi la testa
sulla poltrona, si rilassi. È un po' fastidioso, ma
funziona.” Colpito
da tanta premura e dalla sua gentilezza
si lasciò andare.
Le
sue mani furono delicate, mentre gli premeva il tampone
nelle narici. Tossì un paio di volte, ma riuscì a
rimanere fermo. Lo fece respirare
con la bocca, lentamente per prendere fiato.
“Bene,
Edward rimanga così per una decina di minuti
tranquillo, vedrà che il sangue si
fermerà.”
Annuì
imbarazzato di trovarsi in quella situazione, la
guardò mentre lei riponeva le medicazioni.
“Sembra
esperta.” Gli uscì una voce nasale quasi comica e
lei ridacchiò.
Aveva
un sorriso aperto e si chiese come non l’avesse mai
notato.
Nora lo sistemò
meglio nella poltrona, lo sfiorò con la mano, lui
sentì uno strano brivido
lungo la schiena.
“Tutto
bene Generale?” Se ne avvide, Edward tossì,
scoperto.
Tenne
la testa appoggiata allo schienale. Temeva che
parlarle lo avrebbe tradito.
Era
sorprendente accorgersi che lei era bellissima e dolce,
dopo tre anni di lavoro insieme. Che razza di imbecille era, per Dio!
La
segretaria si appoggiò sul bordo della scrivania, le mani
sul tavolo. “Ho
studiato medicina, mi
mancava poco per laurearmi. Mio
padre è
medico al San George a Londra.”
Cooper
sollevò un po' la testa, ma lei prontamente lo
sgridò.
“Ma
perché ha lasciato?
Non le piaceva diventare medico?”
Nora scosse la testa, una ruga apparve sulla sua fronte.
“Perché ho
fatto delle scelte e sto bene così, Cooper. Stare
nell’esercito mi piace e fare
la sua segretaria mi soddisfa. Non
desidero altro.”
“Stare
dietro una scrivania, quando ha delle doti come
medico è uno spreco.” Era una collaboratrice
preziosa ma avrebbe meritato di
più.
“E
suo padre, il dottor Stafford, che ne dice?”
“Nulla,
ha accettato la mia scelta. Mi ama per quella che
sono.”
“Una
grande fortuna!
Non come il mio che ha segnato me e mio fratello per tutta
la vita. E
questi sono i risultati.” Indicò i tamponi nel
naso. Tossì, senza aria, lei fu
rapida, prese le garze, gli inclinò la testa in avanti.
“Sputi il sangue, non
lo mandi giù.” Le garze si impregnarono di saliva
rossiccia. Si sentì in
difetto.
“Tranquillo,
non mi dà fastidio.” Rise, aveva letto il suo
imbarazzo, gli tenne la mano sulla spalla.
“Il
dottor Roberts si arrabbierebbe se si accorgesse che lo
sostituisco con il suo migliore amico.”
“Vero,
peccato che adesso sia fuori uso, lo stress di
sopportarci è stato notevole.” Le
raccontò quello che era successo a John. I
suoi problemi lo avevano travolto e reso insicuro.
Nora
fu decisa, la voce avvolgente. “Le vuole bene, Edward,
si sente responsabile. Soffre la lontananza da casa e dagli
affetti.” Era
comprensiva e sincera, una dote rara.
“Cercherò
di stargli vicino, ma ho così tanti problemi che
mi riesce difficile. E lui è sempre stato una
roccia.”
“Non
sempre a quanto pare.” Si portò al suo fianco, lo
controllò attenta. Conosceva la sua vita complicata. Spesso
aveva visto il
dolore passargli sul volto quando parlava della famiglia.
“Non
tutti i padri sono perfetti. Ma non mi sembra che lei,
Edward, sia una persona manchevole. Tutti la rispettano, gli allievi
sono
orgogliosi di far parte della Cittadella. Non è mai stato
arrogante con i suoi
collaboratori, nessuno si lamenta del suo operato.” Lo disse
così decisa che lo
lasciò allibito.
“Nora,
se fosse per lei sarai santo. Ma non lo sono.” Sbuffò, si
alzò leggermente per vederla
meglio. Ma lei lo fermò.
“Ancora
un poco, poi togliamo i tamponi.”
Averla avuta vicina per tre anni e non averla
notata fu la cosa più stupida che avesse fatto.
Nora
guardò l’orologio, si avvicinò.
“Bene,
ora li togliamo, faccia un respiro profondo con la
bocca aperta.”
Fu rapida, nemmeno il
tempo di preoccuparsi, tossì un paio di volte, ma non fu
traumatico. Gli pulì
le narici con cura. Gli raddrizzò la testa e lo
studiò per un po'.
Annuì.
“Ottimo, credo che adesso sia tutto a posto. Ma
niente sforzi, la parete del naso è fragile.”
Lo
guardò meglio. “Sarebbe ora di andare a casa
Generale a
riposare un po’, sono sicura che Mary si prenderà
cura di lei.” Edward
ammutolito la studiava sottecchi, mentre
la sua premurosa segretaria si rivestiva per tornare a casa.
“Sarebbe un ottimo
medico, Nora. Un vero peccato la sua rinuncia.” Si
abbottonò la giacca e
aggiustò la cravatta. Lei le allungò il berretto.
“Sto
bene così mi creda.” Le sorrise dolcemente.
Cercò la sua
valigetta appoggiata sul pavimento. “Ascolterò il
suo consiglio, chiamerò
l’autista. Non ho voglia di guidare.”
“Lo
chiamo io, vada pure di sotto. Arriverà tra poco.” Era gentile, efficiente
come sempre, il cuore
di Edward, batté forte.
“Scende
con me? Vuole un passaggio? E il minimo per quello
che ha fatto.” La voce era incerta. Che cavolo stava
combinando? Si sentiva
come un adolescente ai primi approcci.
“Grazie,
ma ho la mia auto.” Imbecille!
Era tre anni che stava al suo fianco, doveva
sapere che guidava un'auto. Lei rise al suo imbarazzo.
“Tranquillo
Cooper, non può sapere tutto dei suoi
collaboratori.”
Prese
coraggio. “Almeno la posso invitare a cena per
sdebitarmi? Naturalmente se lo vuole.”
Lei
ci pensò. Poi annuì. “Va bene, ma solo
quando avrà
risolto i suoi problemi con Steve e sarà
tranquillo.”
Rimase
senza fiato. Bella, saggia e premurosa.
Lei
rise, complice. “Respiri Edward. Le prometto che
passeremo una serata insieme. Ora vada a casa e riposi, risolva le
tensioni
della sua famiglia. Io
aspetterò.”
Si lasciarono sulle
scale, mentre Edward Cooper sentiva dentro qualcosa di strano che gli
aggrovigliava lo stomaco.
Scosse la testa,
salì
in auto e si appoggiò al sedile sentendo ancora le mani
gentili di Nora che lo
curavano.
Era stato un orso in
tutti quegli anni!
La
berlina lo lasciò a Roses House che era già molto
tardi. Doveva
affrontare Mary. Infatti
lo aspettava sulle scale interne,
vicino alla cucina.
Appena
lo vide capì. “Eddy, non dirmi che Steve ha alzato
le
mani e tu le hai prese come al solito.”
“L’ha
presa piuttosto male, anche se c’era John presente,
due manrovesci li ho rimediati.”
Appoggiò la valigetta, si tolse la giacca. La
camicia era sporca di
sangue sul collo.
“Portala
nella cesta della biancheria, poi ti preparo la
cena.”
Mary tornò in
cucina
avvilita. Non c’era modo che quei due testardi si
riavvicinassero. Edward
tornò vestito da casa. Una camicia
pulita a quadri e un caldo maglione. I calzoni di stoffa liscia.
Aiutò in
cucina come faceva sempre, lo vide sereno.
“Che
succede Eddy, nonostante tutto sei tranquillo. Le hai
prese e sei contento?” Aveva
stampato in
faccia un sorriso addolcito.
“Perché
se non fosse stato per il naso rotto, non mi sarei
accorto di Nora.”
Lei
mezza stralunata, balbettò.
“Nora,la tua segretaria?
Che non vedevi nemmeno se ci fossi inciampato
contro?” Sospirò alzò le mani al cielo.
“Finalmente, Edward!
Alleluia!”
“Ma
che ne sai?” Sbottò.
Mary
scosse la testa, sorniona. “Che
è una brava ragazza? E che quelle poche
volte che l’ho vista, non aveva occhi che per te? Razza di
stupido testone.” Lo
spintonò a sedersi sul tavolo apparecchiato.
Edward,
rasserenato le raccontò di come si era presa cura di
lui.
“Cioè,
tu sapevi che lei… Mentre io non mi accorgevo di
Nora.? Ma per Dio,
dove ero?”
“Perché
ti sei rincoglionito, Eddy, dietro alla famiglia.
Ora pensa a fartene una.” Gli allungò il piatto,
quasi sbattendolo.
“Mangia
vedrai che si aggiusterà tutto. Anche con Steve.”
“Mary
ho fatto tutto quello che potevo con lui, non ho
reagito, perché a quel cretino voglio bene.”
“Dagli
tempo.” La vecchia nutrice affettava il pane. Lui le prese
la mano.
“Sono
in ansia anche per John. Sta perdendo la calma, siamo
un bel problema noi Cooper.”
Lei
assentì silenziosa. “Sii paziente con entrambi,
presto
tutto si sistemerà.”
Presero
a mangiare, parlando di Roses House, Mary alleggerì
la serata raccontandogli dei progressi della nipote a scuola, Edward
ascoltò
attento e le fu grato. Aveva proprio bisogno di staccare.