Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: coopercroft    24/09/2021    0 recensioni
I Cooper sono ufficiali dell'esercito da generazioni. Edward, il primogenito, alla tragica morte dei genitori ha avuto il dovere ingrato di mantenere unita la famiglia. Comanda con autorevolezza un distaccamento militare nella periferia di Londra, dove collaborano anche i suoi fratelli.
Ma le difficoltà personali, l'incapacità di gestire i rapporti affettivi, innescano una serie d'incomprensioni che finiranno per allontanarli.
Solo l'amicizia con il nuovo medico, John Roberts, lo porterà a prendere coscienza che la famiglia Cooper ha un passato oscuro e doloroso rimasto sepolto per troppo tempo.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


La serata tranquilla aveva messo di buonumore Edward, che era arrivato alla cittadella con l'auto di servizio, la sua era rimasta nel parcheggio.

Salì rapido i gradini, andò nel suo ufficio a depositare la sua immancabile 24 ore.

Nora, lo vide arrivare. Ma si mantenne formale, rimase al suo posto. Gli regalò solo un sorriso sincero.

"Tutto bene Generale?" Non andò oltre. Difficilmente si prendeva delle libertà.

"Bene, il mio naso ha ripreso a funzionare normalmente." Le sorrise, si tolse il berretto e lo mise sotto il braccio. "Novità?"

"Le solite Edward. Tutto sulla sua scrivania."

Avrebbe voluto intrattenersi, ma era meglio non andare oltre per non crearle imbarazzo. In realtà non sapeva come rapportarsi con lei.

Finì per salutarla brevemente e andò dritto alla scrivania. La trovò già piena di posta da firmare.

Appoggiò il berretto, si sfilò la giacca e lesse rapidamente tutte le carte che Nora gli aveva preparato. Più tardi si prese una pausa, decise di andare a vedere come stava John.

"Le lascio tutto sulla scrivania. Torno più tardi." Tergiversò un po'.' "Grazie per ieri sera Nora, sono stato meglio dopo le sue cure." Lei si schernì, i capelli raccolti con cura, scosse la testa castana. "Sono lieta di averla aiutata." Abbassò lo sguardo. "Spero che trovi un accordo con suo fratello, stamattina l'ho intravisto passare di qua, ma non si è fermato, probabilmente ha visto l'ufficio chiuso."

Edward increspò le labbra. "Va bene, vedrò di raggiungerlo ai campi di addestramento e parlargli. Grazie, Nora. Sono da Roberts."

Si abbottonò la giacca, lei gli indicò il nodo della cravatta aperto. "Grazie," borbottò mentre lo sistemava.

"Approvato Nora?" Alzò le braccia per farsi ammirare. Lei rise. "Approvato Edward."

Si avviò, contento come un adolescente, verso la clinica. Lei era sorprendente e non se ne era mai accorto.

Il dottor Roberts lo aveva avvertito che i suoi risultati erano pronti. Si era incuriosito. Era impegnato a scrivere. Bussò educato sul vetro della porta ed entrò. Si avvide subito della fasciatura sulla destra, cercava di scrivere e di tenere la penna, ma era in difficoltà.

"Che hai fatto?" Lo apostrofò sconcertato. Lo aveva lasciato la sera prima che stava bene.

John sollevò lo sguardo, gli uscì una voce bassa. "Una specie d'incidente di lavoro..."

"Cioè, come hai fatto?" Edward, già allarmato, assunse un'aria sospettosa. Rimase in piedi di fronte alla sua scrivania, fissandolo attento. Ondeggiava con le mani nelle tasche.

"Beh, l'ho sbattuta malamente sulla porta." Cooper sorrise sarcastico, non si accontentò della sua modesta spiegazione.

Sapeva che si erano lasciati male la sera prima e lui era molto teso. Aveva un sospetto che si dimostrò fondato. "Devo chiamare Noreen per sapere la verità?" Fece per girarsi e dare avvio alla provocazione.

"Fermo! Quanto sei ostinato Edward!" John sospirò un paio di volte. "Va bene, ho perso la ragione e ho colpito la porta con un pugno." Cooper sollevò gli occhi in alto, allargando le braccia.

"Ma dico, sei impazzito? Rovinarti una mano, per cosa? Non sarà stato per quello che è successo ieri?"

Era sconcertato, sapeva che stava subendo la situazione che si era creata tra lui e Steve. Si sentiva l'artefice del loro allontanamento. John si protese in avanti, la faccia scura.

"Devi ammettere che ho fatto una cazzata grossa con voi. Guarda dove vi ho portato!" Prese a tormentarsi la mano fasciata.

"Dove saremmo arrivati comunque, per Dio!" Edward quasi imprecò, la sua voce secca, spaventò John che si lasciò cadere sullo schienale della poltrona.

"Sapevo che Steve avrebbe perso la pazienza, il peso della sua infanzia disastrosa la imputa a me. Ma questo riguarda noi due. Deve sbollire, accettare quello che è successo con nostro padre." Si interruppe e si avvicinò alla scrivania.

"Devi smetterla di darti pena per me, ho portato per anni il peso della mia famiglia. Cosa c'è di diverso adesso?"

John abbassò la testa. La mano fasciata era abbandonata sul ginocchio, tremava un po'. "Volevo aiutarvi, riavvicinarvi e ho fatto di peggio." La voce bassa.

Edward osservava quella mano che per un medico era essenziale, perse la residua pazienza.

"Ora basta, non voglio sentire altro!"

Era furioso, si girò di scatto fece due passi per raggiungere il centro dell'ufficio. "Se vengo a sapere che stai male o ti fai del male in un modo così stupido, per colpa nostra, ti sospendo! E ti dichiaro momentaneamente non idoneo! Quindi vedi di regolarti." Lo redarguì duramente, le mani che sformavano le tasche dei calzoni da quanto pressava.

John lo fissò stupito. "Arriveresti a sospendermi?"

"Certo, idiota di uno scozzese! Sei stato male l'altra sera, e non voglio si ripeta."

Sbuffò pieno di rabbia. Si avvicinò. "Non puoi obbligarmi alle tue visite mediche, quando non curi te stesso."

Piantò le mani sulla scrivania, lo guardò severo.

"Io mi sono fidato di te, John! L'altra sera, quando hai avuto quella crisi, non sono intervenuto. Perché sei un medico per Dio! Dovevi prenderti cura di te stesso, e non l'hai fatto." La voce aspra e tutto il peso del corpo erano sulle mani appoggiate sul tavolo. "Hai sorvolato la gravità di quello che ti era successo. Questa è pura stupidità." John abbassò la testa e la scosse.

"Non è stato nulla di serio." Roberts non riusciva a sostenere lo sguardo del suo amico. Edward aveva ragione. Aveva sottovalutato la cosa. "Ti posso assicurare che sto bene."

"Allora dimostramelo! Perché io mi sono preoccupato e molto." Edward lo incalzò, riuscendo a malapena a trattenere la rabbia.

Roberts rimase silenzioso, rigirava la penna fra le dita della sinistra. Era sorpreso dalla sua foga.

Edward modulò la voce vedendolo in difficoltà, non voleva irritarlo.

"Vedi di fare degli esami. Voglio sapere come stai. Perché te lo sto ordinando come tuo superiore."

John non rispose si guardò la mano ferita e la massaggiò. Lui lo incalzò.

"Mi hai capito, John? Ti voglio vedere risoluto e cazzuto come quando sei arrivato alla Cittadella."

La voce gli uscì gentile. "Non darti la croce per la mia famiglia, sei una brava persona. Non farmi penare per la tua salute."

"Va bene, lo farò se questo ti rende tranquillo." Fu solo un sussurro, ma sapeva che Cooper era preoccupato per lui, un piccolo brivido gli percorse la schiena, Edward ci teneva, aveva cura di lui.

Si schiarì la voce lo guardò dritto in volto. "Ti do la mia parola, controllerò la mia salute. Cercherò di mantenere la calma."

"Fallo, non farmi sentire in colpa."

Cooper si sedette meglio, la sfuriata passata. "Ora dimmi della mia salute, visto che mi hai girato come un calzino."

Rise e stemperò la situazione. "Avanti fa il tuo dovere di medico. Scozzese testardo."

John accennò un breve sorriso, ora il suo volto era disteso, prese la sua cartella dal cassetto con un po' di difficoltà e la aprì. La mano gli impediva alcuni movimenti, ma riusciva a gestirla. Edward sentì salirgli di nuovo la rabbia, ma stavolta abbozzò.

Roberts sfogliò la cartella, si fece attento, riacquistò la sua professionalità.

"Sei sottopeso, ma questo lo sai, anche gli esami del sangue lo confermano. Non mangi regolarmente e questo ti porta ad avere delle carenze di vitamine e di sali minerali. Ma tutto è facilmente rimediabile, perché ti prescriverò degli integratori." Edward annuì lo vedeva acquistare sicurezza e ritornare il medico attento che era.

"Il cuore, nonostante i tuoi attacchi di panico, non ha sofferto, ma devi controllarti di più, cercando di superarli. In questi giorni non è stato facile. Quello che mi premeva è sapere se fisicamente stavi bene."

Gli allungò la cartella, con la mano sana. "Guarda, sei dentro ai parametri, quindi per adesso va bene. Vedi di mantenerti in salute cerca di non saltare i pasti. Su questo Steve aveva ragione, hai un comportamento sbagliato con il cibo, devi migliorarti. E non brontolare se ti obblighiamo a essere attento. Comunque correre un paio di volte la settimana con tuo fratello ti farà bene." Sbuffò malinconico. "Quando vi parlerete ancora, s'intende."

"Lo faremo, stai certo, non lascio mio fratello da solo a tormentarsi." Sorrise, accarezzando i braccioli della poltrona.

"In questi giorni, ho dato parecchio in termini di stress, ma sapere che non ho nulla di compromesso mi dà più sicurezza." Edward chiuse la sua cartella. "Farò come dici, cercherò di regolarmi col cibo. E prendermi qualche pausa in più." Cooper si alzò.

"Bene, ora cerca di non essere tu a darmi ulteriore stress. John, fai come ti ho detto."

"Lo farò, tu cerca di rimanere sereno. Sono certo che Steve capirà, anche se avrà bisogno di tempo, ora siete consapevoli del vostro passato." Fece una pausa, sistemò la scrivania, si massaggiò la mano ferita. "Edward, prendiamo un caffè o sei troppo arrabbiato?"

"No, perché mai? Ti strozzerei per il male che ti sei fatto!" Gli sorrise apertamente. "Va bene, facciamo una pausa. Intanto mi parli delle tue idee per migliorare la clinica."

Roberts si alzò rasserenato, prese la sua giacca. Ma si trovò in difficoltà, per infilarla.

"Guardati stupido, con quella mano devi fare il contorsionista per indossarla." Cooper lo aiutò scuotendo la testa. Uscirono insieme, John si era rilassato, le spalle dritte e lo sguardo fiero di sempre. Questo tranquillizzò anche Edward, ci teneva che cancellasse quel dolore che gli percorreva la fronte. Steve sarebbe stato un problema da affrontare con calma.

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: coopercroft