Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Flofly    01/08/2021    1 recensioni
*COMPLETA*Una visione alternativa e decisamente serpeverde del quarto anno e del torneo tre maghi. Tra adolescenti e non in preda agli ormoni, Voldermort sta riorganizzando la sua rinascita, in una spirale di cupa violenza che affonda i suoi tentacoli da molto lontano. Dramione con risvolti decisamente angs e una Narcissa Malfoy sempre più Black. OOC per alcuni personaggi principali ( aggiornamento 17 maggio 2022: ho eliminato tutte le scene grafiche di sesso e ora il rating è passato da rosso ad arancio. Qualche piccolo modifica qui e lì ma niente di sconvolgente)
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Lucius/Narcissa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Potentia Par Vis'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 
MAGGIO- Pinterest
 
Non sapeva dire da quante ore fosse rinchiuso in quella stanza scura senza finestre, senza alcuna idea di dove si trovasse e soprattutto era senza bacchetta.
Era dannatamente e irrimediabilmente solo. E non sapeva davvero cosa fare. Poteva solo sperare che il veloce incantesimo che aveva lanciato mentre lasciavano la radura avesse funzionato.
Cassandra Nott era venuta a portargli da mangiare tre volte al giorno, raccomandandogli di nutrirsi bene e di riposare perché a breve sarebbe stato il gran giorno. Si era seduta accanto a lui, accarezzandogli il braccio con fare complice.
Quando aveva chiesto perché semplicemente non potesse tornarsene ad Hogwarts o per lo meno mettersi in contatto con qualcuno, la maledetta stronza aveva sorriso dolce come il miele, scostandogli una ciocca di capelli dal viso: “Piccolo mio, e a chi mai dovresti scrivere? Tuo padre sa benissimo che sei con noi e quale onore ti stia aspettando. Sei nell’unico posto dove devi essere in questo momento: a servire il Signore Oscuro”:
L’unico posto in cui Draco sarebbe voluto essere, in realtà era ad almeno mille miglia di distanza. Preferibilmente con un oceano di mezzo. E poteva stare certo che sua madre non si sarebbe bevuta le stronzate del marito. Certo, sempre che qualcuno l’avesse avvertita del fatto che l’avevano portato via nel cuore della notte.
Draco si costrinse a respirare. Sentiva che stava per accadere qualcosa di orribile. L’unica era sperare che quei maledetti Grifondoro non facessero cilecca per l’unica volta in vita loro.
Ma c’era una cosa che lui doveva fare, assolutamente: assicurarsi che nessuno pensasse che potesse averli traditi. Si costrinse a restare immobile sotto quel tocco gelido e falso.
Chiuse gli occhi e iniziò a svuotare la mente, come gli aveva insegnato Severus: richiamò alla memoria le immagini del Ballo del Ceppo, di tutti i momenti passati con Hermione, dei suoi occhi color foglie in autunno, di sua zia, delle ore passate in biblioteca con il gruppo di san Potter, dei discorsi con Blaise e Pansy. Li selezionò uno ad uno e li immaginò liquefarsi, contorcersi e scivolare goccia a goccia ciascuno in una fialetta, simile a quelle che costellavano l’aula di Pozioni. Quando ebbe finito, c’erano decine di provette dai colori più disparati davanti a lui, compresa una identica a quella dell’esemplare che aveva raccolto la Granger quando aveva suonato per lei. Era doloroso e gli sembrava di dare via la sua unica fonte di luce ma per il momento doveva disfarsene, insieme alle altre tutte impilate ordinatamente  in una cassetta, fin troppo simile a quella che aveva portato a Nocturn Alley insieme a suo padre l’estate prima del secondo anno, e poi la infilò nello scaffale più alto della sua libreria mentale. Dietro ai volumi su tutto ciò che aveva imparato negli anni sui purosangue e sulla loro supremazia. Dietro i racconti di famiglia. Accanto ai ricordi di quella giornata al mare di cui nessuno doveva ricordarsi.
Aveva impiegato tutto il giorno, ma seppe di aver fatto la cosa giusta quando vide entrare la sagoma familiare di suo nonno, un secondo dopo aver finito. 
Il ghignò che l’uomo aveva stampato in faccia non preannunciava nulla di piacevole.
“Nipote,l’onore che ti è stato dato è quanto di più grande si possa richiedere. Potrai riabilitare tutti noi. Il Signore Oscuro tornerà al suo pieno potere e ci porterà con lui nella gloria”- esordì entrando con passo sicuro nella stanza. Come sempre dietro di lui faceva capolino la Nott.
“Hai fatto un buon lavoro con il calice, nipote. L’hai sempre tenuto con te vero?”
Draco annuì, senza aprire bocca. Aveva imparato da tempo che qualsiasi cosa dicesse risultava essere la cosa sbagliata. Inoltre,quell’uomo era decisamente pazzo e riuscire a seguire i suoi percorsi mentali avrebbe messo alla prova chiunque.
“Bene, molto bene. E’ fondamentale per la buona riuscita del cerimoniale. E c’è un’altra parte che in questo anno ho scoperto essere fondamentale: non c’è risultato senza sofferenza. Pensala così, nipote, il tuo dolore sarà di grande sollievo per il tuo Signore. Ed è l’unica cosa che conta”.
Il suo dolore? Ma di che diavolo parlava quel pazzo? Lui non doveva solo portare quel dannato calice nel cazzo di posto per la fottuta rinascita del maledetto Signore che non deve essere nominato. Stava ancora elucubrando quando lo sentì mormorare una parola fin troppo conosciuta dalle sue labbra.
“Crucio”
 
 
 

***

 
Hermione stava impazzendo. La mattina dopo quella che lei sapeva essere stata la Cerimonia del Calice erano stati tutti rinchiusi nelle rispettive Case. lezioni sospese, pasti portati direttamente nelle sali comuni, divieto di uscire se non accompagnati dai Prefetti. La scusa ufficiale della scuola era che, mancando ormai pochissimi giorni all’ultima prova del Torneo Tremaghi, i Campioni non dovevano avere informazioni e, soprattutto, dovevano evitare qualsiasi fuga di notizie.
Come se qualcuno potesse crederci sul serio. Erano vietati anche i gufi, quindi non aveva modo di mettersi in contatto con nessuno a Serpeverde. Ma sapeva che le cose non stavano andando nel verso giusto, era certa che fosse accaduto qualcosa di grave, se lo sentiva. E dovevano ancora trovare il maledetto rituale che quei pazzi dei Mangiamorte avrebbero eseguito. 
In tutto ciò Harry Potter doveva evitare di morire, ancora una volta. Si costrinse a ragionare. doveva scegliere se utilizzare quelle poche ore per cercare di sgattaiolare nei sotterranei per parlare con Draco, oppure dedicarsi anima e corpo alle ricerche. A malincuore, dovette propendere per queste ultime, ben sapendo che se non avessero fermato Voldemort, Draco sarebbe stato comunque spacciato. Così come tutti loro. Poi coperta dal mantello volò in biblioteca, con un’ultima preghiera nella sua mente affinché Draco stesse bene.
Entrando in quello per lei era un santuario riuscì a recuperare un minimo di lucidità . Quello era il suo mondo, era il suo parco giochi. Era brava nelle ricerche e quello era davvero l’unico modo al momento in cui poteva rendersi utile.
Ancora una volta le toccava salvare il mondo. Ma per uno scherzo del destino doveva iniziare da un Malfoy e non da Harry Potter, la speranza del mondo dei maghi.
La seconda notte, quando le luci del mattino iniziavano ad entrare dalla vetrata colorata della biblioteca, dopo aver consultato decine di tomi e non sapeva neanche lei quante pergamene, finalmente Hermione trovò quello che cercava.
Il calice, la pozione che aveva visto, i profumi, il coltello e i simboli che la Parkinson aveva inciso. Coincideva tutto .Ossa del padre, carne del servo e sangue del nemico. Sulle prime due non poteva giurare ma sulla terza non c’era dubbio: volevano il sangue di Harry, come al solito. Sbiancò, però, quando lesse il paragrafo dedicato al Calice, quello che Draco aveva tenuto con sé per un mese e che era stato deputato a consacrare: non serviva a raccogliere il sangue del nemico, ma quello del sacrificio del sangue più puro. Era vero che si doveva essere prescelti per essere coloro che lo avrebbero preparato. Ma lo si era come vittima designata. 
Avevano preso Draco per offrirlo in sacrificio al Signore Oscuro. In poche parole, si era scavato la sua stessa fossa, aiutato da tutti loro. Per un attimo, le sembrò di non essere più in grado di pensare, il cuore che le batteva impazzito nel petto :o rmai erano rimaste solo poche ore. Doveva davvero dimostrare di essere la strega più intelligente della sua generazione. E doveva assolutamente mettersi in contatto con Draco.
Purtroppo però l’impresa sembrava impossibile, la sera dell’ultima prova l’aveva trovata impreparata come mai si era sentita in vita sua. Aveva provato in ogni modo ad avvisare Draco del pericolo, ma non era riuscita in alcun modo a raggiungerlo. E dalla Mappa del Malandrino ancora una volta era sparito. 
Harry sembrava ancora più inquieto di lei. La cicatrice gli bruciava terribilmente e le notizie che aveva portato l’amica non erano di certo confortanti. Non tanto per la presunta immediata dipartita di Malfoy, della quale, onestamente, più di tanto non poteva dirsi dispiaciuto. D’altra parte era finito intrappolato nel suo stesso gioco.
No, quello che lo tormentava era il fatto che Hermione fosse talmente preoccupata da non essere lucida come al solito. E se l’odioso essere che lo infastidiva da quattro anni non fosse riuscito a fare quell’unica cosa che doveva fare, oltre a cercare di non farsi ammazzare, lui sarebbe stato solo e dannatamente fottuto. Aveva provato a parlare con Silente, ma Moody l’aveva bloccato più volte,impedendogli di uscire dalla torre, e quando era sgattaiolato di notte l’ufficio del preside era vuoto. L’unica cosa rimasta era sperare che Hermione e Ron riuscissero a parlare con il Preside mentre lui era impegnato nella maledetta terza prova.
Poco prima che la cerimonia iniziasse le Case vennero fatte scendere e posizionare sugli spalti, ciascuna nel suo reparto, controllate dai professori e dai prefetti. Una volta sistemati sembrano tutti rilassarsi e ripresero le scommesse e il solito tifo da stadio.
Harry guardò verso la zona dei Serpeverde. In prima fila vide tutti quelli che sapeva si stavano preparando a lanciare il maleficio contro gli altri campioni. Tutti tranne Malfoy, ovviamente.


 

***




Narcissa era sull’orlo di una crisi di nervi. Severus l’aveva informata del cambio di piani e del fatto che Draco fosse stato costretto ad andarsene con Carrow e con la Nott. Poteva anche accettare che fosse necessario che fosse lui a portare il calice al luogo del cerimoniale, ma quello che davvero sfuggiva alla sua mente era perché diavolo fosse impossibile trovarlo e parlarci. Lucius aveva contattato direttamente entrambi gli interessati, chiedendo di poter vedere il figlio. Gli era stato negato, con l’assurdo motivo che il ragazzo aveva bisogno di concentrarsi e prepararsi per la serata. 
“Non sappiamo neanche se sia ancora vivo”- mormorò Narcissa stringendo il bigliettino con la risposta tra le mani. Aveva pensato di andarlo a cercare casa per casa ma le proprietà dei Mangiamorte erano troppe. Inoltre, nel caso in cui Draco fosse stato ancora vivo, lo avrebbe condannato a morte dimostrando una così palese mancanza obbedienza nei confronti del signore oscuro. Si sentiva soffocare e la testa le esplodeva come non mai. Sperava solo che il piano di Andromeda funzionasse. Se avesse salvato il suo bambino, si promise, l’avrebbe smessa con quella faida.
 
Lucius era seduto, pressocchè immobile. Aveva la tentazione di stappare la prima bottiglia di whiskey incendiario e scolarsela per togliersi dalla mente l’idea che suo figlio fosse al momento disperso nelle mani di gente, e lo sapeva per esperienza diretta, non si faceva nessuna fatica a torturare e uccidere. Perché l’avevano preso con tante ore di anticipo? E soprattutto perché li avevano tagliati fuori? Non c’era un senso logico.  Potevano solo aspettare quella sera, sperando che tutto andasse per il verso giusto.
Una volta che il Signore Oscuro fosse tornato al potere suo figlio sarebbe stato al sicuro. Ne era certo. Doveva esserlo. Doveva solo continuare a ripeterselo e forse avrebbero superato quella nottata.
Quasi con sollievo  sentì il marchio  nero bruciare maligno sul braccio. Era giunta l’ora, per tutti loro di sapere se avrebbero visto l’alba del giorno dopo.
 
 
 
Seguendo la scia del richiamo dell’Oscuro Signore si erano materializzati in quello che sembrava un cimitero sperduto nel nulla.  In terra il corpo di quel ragazzo di tassorosso, il figlio di Diggory, mentre il bambino sopravvissuto era bloccato su una lapide, con la falce dell’angelo della morte di pietra che lo costringeva all’immobilità. Quell’essere disgustoso di Codaliscia teneva dolorosamente quello che sembrava proprio un moncherino vicino ad un grande calderone dal quale fuoriusciva ancora un fumo denso, il coltello che aveva preparato la Parkinson ancora sanguinante in terra. E dietro di loro, che li guardava così come se non fosse passato un giorno dall’ultima riunione c’era lui :Lord Voldemort . Era tornato.
Li chiamò uno per uno, facendo dissipare la maschera argentea che portavano, costringendoli a piegarsi in ginocchio per il dolore improvviso che provocava loro. 
“Nessuno di voi mi ha cercato. Neanche tu, Lucius”- sibilò quando fu il suo turno.
L’uomo rimase in silenzio, sapendo bene che niente avrebbe potuto placare la sua collera, limitandosi ad attendere che la bufera passasse. D’altronde se avesse voluto l’avrebbe già ucciso.
“Ma ora sei qui. E c’è anche la tua deliziosa moglie. Narcissa, è un piacere finalmente averti tra di noi.”- continuò, come se stesse semplicemente facendo gli onori di casa.
La donna si limitò a chinare il capo, non osando commentare. Sebbene l’avesse pregata di restare in casa, Narcissa voluta andare ad ogni costo, ben sapendo che quello fosse l’unico posto dove avrebbe potuto avere notizie di suo figlio.
“E d’altronde come potrei non perdonarti dopo che il dono che sto per ricevere dalla tua famiglia”- sorrise oscenamente l’Oscuro Signore girandosi verso la coppa del Torneo Tre Maghi che si stava illuminando in quel momento.
“Mio Signore, perdonaci per il ritardo ma non potevamo smaterializzarci con il ragazzo e abbiamo dovuto attivare una seconda Passaporta. E’ troppo debole e avremmo rischiato che non fosse in grado di portare a termine il rituale.”. La voce, sin troppo nota, gli causò un’intensa ondata di nausea. Suo padre era apparso insieme a Cassandra Nott che sorrideva melliflua e stringeva un calice tra le mani. Ai loro piedi, crollato in terra senza forze dopo l’attraversamento del passaggio dimensionale,spiccavano i capelli chiarissimi di suo figlio, imbrattati di sangue. Quanto fosse cosciente non riusciva a dirlo. 
Poco, mancava poco. E sarebbe andato tutto bene, doveva solo continuare a crederci.
 
 
 
Draco  sentiva ogni fibra del suo corpo bruciare e doloregli in maniera indicibile. Riuscì a fatica ad alzare leggermente gli occhi per osservare dove si trovava. 
Ottimo, il pazzo era rinato e Potter si era fatto bloccare contro una dannata di lapide. Quel demente. Sapeva che prima o poi avrebbe fallito. Chissà perché aveva deciso di non salvare il mondo proprio quando gli sarebbe tornato utile. Stronzo di un Grifondoro.
Sentiva suo nonno parlare come se rimbombasse, una litania infinita e disgustosa che non sembrava avere mai fine. Ma quel vecchio bastardo quanto aveva intenzione di vivere?
Spostò la sua attenzione verso gli uomini e le donne vestite di nero. C’erano tutti: i Parkinson, Dolohov, Yaxley, i Carrow, i McNair, Georgia Zabini e Nott. Con sua grande sorpresa, riconobbe anche la figura elegante di sua madre, ma davvero madre non sapeva se essere felice o meno. Cercava di mantenere il controllo ma Draco la conosceva fin troppo bene, i suoi occhi azzurri erano diventati freddi come il cielo d’inverno. Era terrorizzata. E furiosa. Una pessima combinazione.
Suo nonno continuava a parlare, così fiero delle sue scoperte.
“Mio Signore, sapevo che saresti tornato. L’ho sempre saputo. La mia famiglia non ha mai smesso di cercare un modo per riportarti qui da noi. E ora che sei di nuovo qui, ti prego di accettare questo segno di devozione. Ho già testato su di me in passato quanto il sangue di un primogenito possa essere rinvigorente. Nel corso del tempo ho poi scoperto che più il donatore soffre nelle ore antecedenti il prelievo, più ne è amplificato l’effetto. Dolore e potere sono da sempre legati, come tu ci insegni. Con questo rituale tornerai ad un vigore mai raggiunto. Ti ho già consegnato i miei figli. Ora ti offro la vita di mio nipote.”
Draco represse una risata che rischiava di soffocarlo nel suo stesso sangue. Perché per una volta non la smetteva di pontificare e la facevano finita? Certo, morire sotto gli occhi di sua madre e ai piedi di Potter non era la sua idea migliore di morte, ma del resto non è che ne avesse pensate molte altre.
Draco chiuse gli occhi, troppo debole per fare qualsiasi cosa. Questa volta però quei maledetti stronzi non avevano messo in conto che c’era un altro aspetto di Serpeverde che nessuno considerava: l’astuzia.
 
“Mio Signore.. ti prego”- provò a dire Lucius. Narcissa lo senti totalmente pietrificato al suo fianco, gli occhi fissi sul figlio e sul coltello puntato alla sua gola.
Sapeva che stava rivivendo anche lui quello che era salito acido sino alla sua mente, il ricordo del giorno in per l’ultima volta lei aveva visto suo suocero, quasi dieci anni prima.
Draco aveva cinque anni al tempo, pochi giorni dopo la scenata che Abraxas aveva fatto al Maniero per lo stile troppo accondiscendente di Lucius nei confronti del figlio, e lo avevano lasciato a casa per recarsi al galà di fine anno organizzato dal Ministro della Magia. Quando erano usciti il bambino era già addormentato ma Narcissa non riusciva a sentirsi tranquilla. Quella sera la testa aveva iniziato a dolerle terribilmente e sapeva che non era un buon segno, ma disertare un invito del Ministro in persona non era possibile. Durante la serata però la sua angoscia era cresciuta al punto che le sembrava che il dolore le spaccasse letteralmente il cervello, per scendere maligno lungo gli occhi. Quasi non vedeva più e pregò Lucius di portarla a casa.
Erano appena rientrati al maniero quando sentirono delle grida oscene che riecheggiavano lungo gli ampi corridoi: erano di Draco che urlava in preda al dolore. Quando entrarono nello studio di Lucius trovarono il bambino in terra, raggomitolato che cercava di respirare dopo che l’effetto della maledizione era cessato. Aveva segni evidenti di percosse e in terra l’odore del sangue la fece quasi vomitare. Abraxas gli urlava contro che non era degno di essere un Malfoy, che doveva vergognarsi, che sarebbe stato meglio per tutti se fosse morto. Riuscirono a disarmarlo e a pietrificarlo, cogliendolo di sorpresa. Narcissa si chinò su suo figlio, che tremava in maniera convulsa e continuava a tossire sangue. Il bambino le si rannicchiò in grembo e le buttò le braccia al collo mormorando scuse senza senso. La donna, con il cuore spezzato lo cullò mormorando degli incantesimi di guarigione. 
Questa volta però non se la sarebbero cavati con qualche pozione preparata in segreto da Severus. Questa volta avrebbe visto davvero morire suo figlio. E lei sarebbe morta con lui.
“Ma Lucius, non vuoi che il tuo Signore recuperi le sue forze? Non vuoi essere il mio braccio destro nel nuovo mondo.”- Voldemort scosse la testa-”Posso capire le reazioni scomposte di una madre. Ma l’amore di un padre è qualcosa di così... falso. “
Sapeva che doveva controllarsi, ma istintivamente fece un passo in avanti, quando vide che Lucius stava per mettere mano alla bacchetta, mentre Voldemort lo malediva come aveva fatto durante la chiamata, costringendolo in terra.
In quello stesso momento sentì il suono disgustoso del coltello tagliare la carne di suo figlio. Si costrinse a guardare il calice riempirsi del sangue che scorreva dal taglio fatto poco sotto il collo fino al calice che Cassandra Nott cosi amorevolmente inclinava in modo da raccoglierne il più possibile. Una parte però sfuggiva al suo controllo e le insozzava le mani e i polsi, ma la donna sembrava non badarci, anzi, sembrava quasi  esserne inebriata. E a Narcissa non sfuggì che mentre lo faceva teneva lo sguardo fisso su Lucius, la testa appena inclinata e la lingua che si intravedeva trattenere in un sorriso folle.
Doveva respirare, doveva attendere. Non era ancora finita, ma quell’agonia la stava uccidendo poco per volta. Non sapeva quanto sarebbe stata ancora in grado di restare lì, ferma a guardare suo figlio che veniva torturato a morte. Ma quanto diavolo di tempo ci mettevano.
 
Nagini, il grosso serpente di Voldemort sembrava eccitata dall’odore del sangue e si muoveva sempre più nervosamente.
“Stai calma, amica mia. A breve anche tu avrai il tuo meritato spuntino. Puoi mangiare il ragazzo se vuoi, quando abbiamo finito qui. Sono certa che lo troverai di tuo gusto.”- disse mentre riceveva il calice pieno di sangue e se lo portava alla bocca.
“Alla mia rinascita e al nuovo mondo che verrà. E alla fedeltà che verrà ricompensata. Un calice di sangue, Un calice di morte. Un calice di Vita”- salmodiò alzando la coppa e svuotandola in un sol sorso. Rivoli di sangue scuro gli scorrevano lungo i lati della bocca.
Nagini sembrava impazzita e sembrò scagliarsi contro il suo padrone. Aveva fiutato qualcosa, ma ormai era troppo tardi.
Draco, ormai sull’orlo dell’incoscienza ghignò mentre il Signore Oscuro lanciava grida di dolore e cadeva in terra in preda ai tremori.  Si era avvelenato con un erba che aveva rubato la sera prima della cerimonia dallo scaffale di Piton, tanto per avere un piano di riserva, come diceva sempre sua madre. Tanto morto per morto almeno non avrebbe dato la soddisfazione a qualcun altro di ammazzarlo . Sull’etichetta era scritto che era letale sia ingerita pura che diluita e che avrebbe fatto effetto dopo circa mezz’ora dall’ingestione. Quando aveva capito i piani di suo nonno ne aveva presa una dose molto generosa mentre era distratto dal suo discorso di fedeltà al Signore Oscuro. 
Finalmente lasciò liberi i pensieri che aveva occluso la sera prima: voleva avere qualcosa di bello a cui pensare prima di andarsene definitivamente. Qualcosa di meglio dei suoi genitori che lo guardavano dissanguarsi senza muovere un muscolo. Da suo padre se lo aspettava. Da sua madre meno. Però almeno cosi era certo che sarebbe stata al sicuro.
Chiuse gli occhi quando intorno a lui scoppiò il caos, ma era troppo debole per preoccuparsene. 
Tutto quello che voleva sentire era la voce della Granger che lo chiamava.
 
 
“Ora!”- urlò la donna alla sinistra che aveva le sembianze di Georgia Zabini.  Lucius lanciò un incantesimo disarmante contro Yaxley, mentre sua moglie faceva lo stesso con Dolohov. Eliza Parkinson mise la bacchetta contro il collo del marito, facendolo crollare in terra, prima di correre a liberare Harry.
Il giovane grifondoro non capiva cosa stesse succedendo, ma era grato di non dover rimanere li appeso ad aspettare di essere decapitato o peggio. E con altrettanta gioia vide arrivare anche un grosso cane nero correre all’impazzata nel campo di battaglia azzannando i mangiamorte: Sirius Black era arrivato.
Nagini si avventò subito contro di lui, ma la strega dietro di lui ne deviò sorprendentemente  la traiettoria con un incantesimo respingente. Poi raccolse la bacchetta e la diede al ragazzo bisbigliando velocemente mentre Tonks riprendeva il suo vero aspetto:“Stanno arrivando rinforzi ma qui intanto dobbiamo darci da fare se vogliamo tornare vivi a casa”.
Harry non se lo fece ripetere due volte e bacchetta alla mano iniziò a correre verso il suo padrino, lanciando incantesimi e maledizioni nel tragitto cercando di colpire più mangiamorte possibile.  Questa volta Codaliscia non l’avrebbe fatta franca. 
“Cugino era decisamente ora, cos’è vi siete persi? E dove diamine sono gli altri? ”- ringhiò la strega con l’aspetto della Zabini, lanciando velocemente un contro incantesimo per bloccare la maledizione che Nott stava lanciando su Narcissa e Lucius, accorsi dal figlio.
“Eh scusa Drom ma non è che il segnale sia proprio così chiaro come credi. E poi ci sono incantesimi protettivi ovunque, gli altri stanno ancora cercando di infrangerli. Io sono passato solo come Animagus”- la rimbeccò Sirius, occupandosi con un ghigno dell’incantesimo che la McNair stava lanciando contro di loro.
Tonks era impegnata a duellare contemporaneamente con il giovane Carrow e con Yaxley, mentre Harry era alle prese con una Nagini sempre più infuriata Voldemort era ancora in terra, con Cassandra Nott accanto che lo proteggeva. 
Abraxas era sparito, fuggito da codardo qual era, non poté fare a meno di pensare con stizza Andromeda Tonks, nata Black, che fin troppo aveva conosciuto di quel  mondo che aveva ripudiato con tutta sé stessa.
Ma non c’era tempo. non potevano attendere ancora. La donna si accostò vicino alla sorella e al cognato, che la guardò con il terrore dipinto negli occhi grigi diventati scuri come il piombo: “Devo portarlo al San Mungo, subito. Non riesco a farmi dire cosa abbia preso”.
La medimaga guardò il nipote e con mani esperte cercò il battito, riuscendo a sentirlo a malapena. L’epidermide era gelata, nonostante lo avessero coperto con il mantello di Lucius e il respiro era poco più di un rantolo. Pessimi segnali.
“Non vi farebbero mai arrivare alla Passaporta, sono troppi. E non puoi smaterializzarti con lui, è troppo debole non reggerebbe mai fino al San Mungo… anche se ti dicesse cosa ha preso non avresti il tempo di prendere l’antidoto. Sicuramente con tutto il sangue che ha perso buona parte del veleno è uscita dal corpo, ma è stato torturato per ore e ha perso moltissimo, troppo sangue”- mormorò cercando di ricacciare in gola il terrore che leggeva negli occhi della sorella. Non doveva andare così, dovevano arrivare tutti prima.
Attorno continuavano a piovere maledizioni e Sirius, Nymphadora ed Harry non potevano di certo continuare a coprire tutti loro. Era necessario prendere una  decisione.
Andromeda prese Narcissa per il braccio e le parlò piano e con calma, come quando era una bambina “ Cissy, lascialo con Lucius. Qualche minuto solo. Dobbiamo prima accertarci che Voldemort muoia,altrimenti quest’incubo non finirà mai. Ha resistito tanto, sicuramente terrà duro un altro poco”.  Narcissa però sembrava imbambolata, incapace di staccarsi dal figlio. E come darle torto? A quelle bugie non ci credeva neanche lei. 
“Amore, vai sto io qui con lui. E ti posso assicurare che non si avvicinerà più nessuno. E’ l’unica occasione che abbiamo per salvarlo.” Lucius le stacco delicatamente le mani dal viso del ragazzo e lo attirò invece a sé, sollevandogli leggermente il busto per farlo respirare meglio, con la testa appoggiata contro il suo petto, in un tentativo di protezione che in quella circostanza poteva davvero essere poco più di un gesto. Narcissa si lasciò convincere e seppur riluttante diresse decisa affianco alla sorella verso l’ex Signore Oscuro lanciando un’ultima occhiata alla sua famiglia.
 
La prima maledizione che volò fu per Cassandra, che provò a rispondere ma dopo la seconda bordata fallì e venne colpita in pieno all'Avada Kedavra lanciato dalla strega bionda.
“E ringrazia che non ho il tempo di restituirti il favore”- sibilò scavalcandone il corpo.
A loro si affiancò anche Tonks. “Sirius ha ucciso Yaxley e io sono riuscita a colpire Carrow.E’ incosciente ma non so per quanto resterà cosi.
“Niente testimoni, tesoro te l’ho detto”- rispose sua madre-” E ora ti ricordi cosa ti ho insegnato? E’ il momento”.
Narcissa guardò la nipote mettere via la sua e prendere una bacchetta che le era molto famigliare. Noce, quasi un artiglio.” Bellatrix”- mormorò
Andromeda annui “ E adesso vediamo cosa due Black pure ed una mezza Black  riescono a fare”.
Le tre donne puntarono le bacchette su Voldemort, che si stava rialzando nonostante il dolore atroce che gli corrodeva le vene.
“Ma guarda guarda, due piccole maledette traditrici del loro sangue. E minacciarmi con la bacchetta della mia più fedele servitrice. Narcissa mi stupisco di te”- sibilò dire lanciando una maledizione contro la strega che però riuscì a respingerla.
“Hai fatto un grosso errore. Non dovevi toccare mio figlio, razza di mentecatto.”- sibilò quella di rimando, la rabbia che le scuoteva il corpo minuto. In quel momento le parve di capire Bellatrix, il fuoco che ardeva dentro di lei e che sembrava sempre incapace di contenere.
Con la coda dell’occhio controllò sorella e nipote, attendendo appena il gesto di Andromeda per lanciare l’incantesimo che da tanto, troppo tempo, nessuno aveva più provato.
“Nigro Corvus” - urlano all’unisono le tre Black puntando le bacchette, mentre da ciascuna di esse fuoriusciva un flusso infuocato che si andò ad unire in un gigantesco volatile di fuoco. L’animale sullo stemma della loro casata. Il segreto custodito in famiglia e legato all’uso contemporaneo delle tre bacchette, una promessa che si perdeva quasi nel tempo e che ora era tornata a reclamare quell’onta di sangue.
Voldemort venne investito in pieno e venne sbattuto contro la stessa lapide alla quale prima era stato costretto Harry, resa rovente dall’impatto dell’incantesimo.
Credendolo ormai morto, Narcissa si voltò per correre da suo figlio, mentre le due Tonks dovettero affrontare un nuovo attacco di Carrow, sofferente ma di nuovo in piedi e pazzo di rabbia, e di Nagini.
Approfittando della distrazione della battaglia, Voldemort aveva raccolto le sue ultime forze e spinto dalla disperazione era riuscito a riprendere la sua bacchetta e a lanciare la maledizione senza perdono che viaggiava veloce verso la strega bionda.
Harry se ne accorse appena in tempo, la bacchetta che reagì quasi ancora prima della mente, lanciando un Expelliarmus. Fu un attimo e nello stupore generale i due fasci di luce si incontrarono, fronteggiandosi a lungo, ma  nessuna delle due sembrava poter prevalere sull’altre.
Poi, improvvisamente, intorno ad Harry Potter l’aria divenne irrespirabile, un’unica coltre scura, mentre la cicatrice esplodeva di dolore e nella sua mente risuonavano le grida di sua madre prima di morire. In lontananza sentì Sirius chiamarlo ma la voce del suo padrino fu coperta da un gran fragore e ne uscirono gli spettri degli ultimi omicidi di Voldemort, inclusi James e Lilly. Harry guardò i suoi genitori , allungandosi per toccarli, sentendoli vivi accanto a lui per la prima volta. Era pronto a perdersi, davvero questa volta. Tutto pur di poter finalmente sentire, abbracciare.
Poi di nuovo una voce estranea
“Avada Kedavra” 
Voldemort questa volta non riuscì a parare il colpo, incapace di interrompere il contatto con la bacchetta di Harry, vittima del suo stesso potere. 
“Questo è per James e Lily, stronzo”. Era stato Sirius, riuscito ad intervenire a difesa del figlioccio. Quando aveva capito che si stava verificando il Prior Incantatio. Sapeva che James avrebbe consigliato ad Harry di correre via. Non poteva avere sulla coscienza che suo figlio adolescente diventasse un assassino. Seppur di Voldemort.
Harry corse tra le braccia del padrino, con il cuore ancora in gola. Quanto avrebbe voluto sentir parlare almeno una volta i suoi genitori, sentire la voce di suo padre. Ma Sirius aveva messo fine ad incubo.
“Ed ora andiamo da Peter, devo giusto fargli un discorsetto da una quindicina d’anni”- gli bisbigliò all’orecchio , mentre lo stringeva a sé
Nella confusione nessuno si era accorto che il corpo di Voldemort era sparito.



 
Narcissa tornò più velocemente possibile dal marito e dal figlio, crollando al loro fianco e controllando le loro ferite. Lucius aveva fatto un buon lavoro, riuscendo a creare una bolla protettiva e al contempo mormorando incantesimi per aiutare Draco a respirare e curare le ferite che ancora sanguinavano. Ma le labbra del ragazzo erano di un bianco mortale e il respiro appena percettibile. Narcissa strinse tra le braccia la sua famiglia, capendo che anche se  anche ora avrebbero potuto utilizzare la Passaporta sarebbe stato del tutto inutile, non sarebbe mai sopravvissuto al viaggio.
Accarezzò il braccio di suo marito, per stringersi tra lui e Draco e tenerli in un unico abbraccio ma stupendosi però di sentirlo infuoco sotto il suo tocco, il calore insopportabile anche attraverso il tessuto della camicia.
“Il tatuaggio sta bruciando come se l’inchiostro dovesse uscire dalla pelle.”- mormorò Lucius in risposta la suo sguardo stranito. Come se in quel momento un dolore del genere potesse mai essere rilevante.
“Lucius …il pentacolo,certo!  Com’è la frase … il Sangue è vita, il sangue è morte. Il Sangue è tutto. E’ molto, troppo simile a quella che ha recitato alzando il calice. Arael aveva detto qualcosa a proposito della protezione, o sbaglio?”
“Protezione? A cosa serve ora?”.- rispose amaro l’uomo staccando lo sguardo, incapace di sostenere il dolore che vedeva nelle persone che più amava al mondo.
Narcissa però non sembrò neanche sentirlo, aveva recuperato velocemente il pugnale e aveva iniziato a scoprire il braccio del marito. Si era ricordata un’altra cosa che le aveva detto la cognata in una sera d’inverno, quando l’aveva trovata a guardare le stelle nella Torre di Astronomia. Le aveva fatto uno strano discorso sul fatto che nella famiglia Malfoy gli anelli venissero fatti con una lega speciale e che avrebbero sempre reagito per salvare il sangue della famiglia. Pochi giorni dopo aveva convinto Lucius a farsi il tatuaggio. E sapeva bene che prima di morire aveva scritto a Lucius mandandogli l’anello suo e di Nicholas e chiedendogli di fonderli per realizzare l’esemplare per il suo primogenito. Per la sua splendida costellazione del cielo del nord.
Il tatuaggio aveva mutato il colore da nero a rubino, quasi a confermare la sua intuizione, sentiva ribollirlo di magia, lottando spasmodicamente affinché qualcuno la liberasse.
Sangue, sangue, sangue. Narcissa non riusciva a pensare ad altro. Sperando che avesse davvero intuito cosa fare iniziò a percorrere i bordi del pentacolo con la lama del coltello. Poi passo ai simboli al cerchio esterno, cercando di essere il più precisa possibile, ripetendo in continuazione il motto di famiglia dei Malfoy Sanctimonia Vincet Semper, la purezza vince sempre. Infine si dedicò alla formula iscritta nel bordo.
Una volta finito il braccio di Lucius era coperto da rivoli viscosi . Ma non aveva detto una parola, limitandosi a spostare lo sguardo dal volto esangue che teneva stretto a sé a quello concentrato di sua moglie.
La donna sfilò l’anello dito del figlio e lo passò sul braccio ormai ridotto a brandelli, mentre l’anello sembrava reagire assorbendo il liquido come se fosse fatto di spugna e non di pregiato metallo: poco dopo non c’era più traccia di sangue sull’avambraccio dell’uomo ma le iniziali incise sull’anello brillavano scarlatte. Lo rimise al suo posto e si strinse forti ad entrambi. Gli esiti possibili erano due, ed in entrambi i casi lei non aveva intenzione di staccarsi da lì. Sarebbero stati uniti e lei e Lucius avrebbero ucciso chiunque si fosse anche solo avvicinato al loro bambino. Che almeno lo lasciassero in pace in quegli ultimi momenti.
 
In quel momento la Passaporta si illuminò ed apparvero Pansy ed Hermione.  Mentre gli altri si stavano incaponendo con la trasfigurazione Hermione si era concentrata solo sulla Passaporta. Aveva riportato alla mente tutti gli incantesimi che .Lei e Pansy li avevano provati con metodica precisione. Da sole e con entrambe le bacchette. Sino a quando non erano riuscite ad attivarla.
La prima cosa che entrambe le ragazze notarono furono i cadaveri, compreso quello di Cedric, proprio accanto alla coppa ormai inutile in terra. Poi lo sguardo corse verso la lapide dove erano appoggiati i Malfoy. E al corpo di Draco, immobile tra le braccia della madre.
Hermione si sentì mancare la terra sotto i piedi realizzando che tra quell’odore del sangue c’era anche quello di Draco. Entrambe cercano di accorrere dal ragazzo ma vennero fermate da Perseus Parkinson, il padre della Serpeverde che si era finto morto fino a quel momento.
“Ma che bello, anche mia figlia una sporca traditrice. Vediamo quanto ci impieghi a morire insieme alla tua amichetta sanguesporco”- sputò con la bacchetta spianata e gli occhi da pazzo.
Hermione e Pansy si misero entrambe sulla difensiva.
“Ma guarda, mio padre uno dei pochi che ancora non è morto. Che peccato”- rispose a tono la ragazza. Che poi buttando uno sguardo dietro di sé aggiunse con un gran sorriso “ E vedi un po’ il tuo caro Amycus è passato a miglior vita. Che tragedia”
“Stupeficium”- gridò Hermione prima che il mangiamorte potesse anche solo provare a lanciare un incantesimo. Ingigantito dalla rabbia che provava, Parkinson senior venne spedito a decine di metri di distanza.
Un lampo fugace attraversò la mente di Pansy. Era la sua occasione di liberarsi una volta per tutte. Ma prima, Draco.
Quando arrivarono dai Malfoy, si accorsero che Draco respirava. Ogni minuto che passava sembrava riprendere un minimo le forze. Entrambe gli si inginocchiarono vicino. Ci provassero solo quei due a dire qualcosa ed Hermione giurò su tutto ciò che aveva di più caro che avrebbero fatto la fine dei loro compagni di merende.
Narcissa però le fece un sorriso tirato :“Il pericolo maggiore sembra passato. Ora possiamo portarlo al San Mungo. Andromeda è gia li mentre  gli altri sono andati verso la casa. Nagini, Dolohov e McNair sembrano essersi nascosti li”.
Nagini. Doveva correre ad Harry a dirgli cosa aveva scoperto. Hermione a malincuore lasciò i serpeverde e corse nella direzione indicata dalla strega, superando tombe spaccate dagli incantesimi e corpi di mangiamorte.
Finalmente raggiunse Harry e Sirius, che erano impegnati in una battaglia con Codaliscia e l'enorme rettile sibilante.
Hermione li affiancò, bacchetta spianata “ Harry, il serpente in qualche modo è importante. Per uccidere Voldemort dobbiamo uccidere lei”
Parando una maledizione Harry rispose “ E’morto Hermione, non hai visto il corpo venendo?”
Da dietro Dolohov tento di colpirli, mentre dietro di lui Charlie Weasley gli lanciava contro una maledizione.
“Il suo non c’è Harry, ne sono sicura. Lo avrei visto”- riuscì a rispondere mentre lanciava a sua volta  un controincantesimo
“Neanche io se è per questo”- risuonò una voce familiare alle loro spalle. Ron era arrivato finalmente. E in mano teneva la spada di Godric Grifondoro “ Scusate il ritardo ma mi sono fermato da Silente che mi ha dato questa. Che dite, oggi facciamo uno spiedino di serpentone?”
Harry prese in mano la spada sorridendo all’amico. “Puoi scommetterci”
Dal cimitero dietro di loro sentirono voci famigliari, finalmente erano arrivati i rinforzi.  
Lasciarono Codaliscia a Sirius, mentre sentivano giungere anche Remus. Era giusto che si prendessero la loro vendetta.
 
Ben presto Nagini si palesò con un attacco repentino e feroce che fecero appena in tempo a scansare. Decisero di dividersi ed attaccarla da tre punti diversi. Ad ogni colpo ricevuto l’enorme serpente sembrava però incattivirsi sempre di più. Perfetto, pensò Harry. Brava perdi la concentrazione e fai qualcosa di stupido. Quando tentò di attaccarlo frontalmente i tre erano pronti. Hermione e Ron lanciarono degli incantesimi per rallentarla, mentre il bambino sopravvissuto le infilzava la spada dritta tra le enormi fauci. Come aveva fatto col basilisco. Due su due.
E continuasse pure a mandargli contro i suoi maledetti rettili, quello stronzo.
 
Quando tornarono indietro non si stupirono di trovare il corpo di Codaliscia e degli altri mangiamorte che ancora mancavano all’appello. Quello che stupì Hermione fu vedere il Signor Parkinson con il coltello che aveva imparato a conoscere sin troppo bene piantato nel cuore. 
Di Pansy e dei Malfoy non c’era alcuna traccia.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Flofly