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Autore: DanieldervUniverse    02/08/2021    0 recensioni
Nolum Cassio Feri si è preso una vacanza dai mondi della Square Enix ed è arrivato su Runeterra, e nemmeno lui sa cosa provocherà il suo passaggio nel nuovo mondo.
Genere: Comico, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'uomo dietro le scene'
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Questa storia inizia una notte, tra i pendii e le cime del Monte Targon, la montagna più alta di Runeterra, così alta da toccare i cieli. Il grande dragone celeste Aurelion Sol, creatore di tutte le stelle e le costellazioni, stava sdraiato su un altopiano roccioso intento a scrutare il cielo. La sua grande forma, se vista dal basso, si confondeva con il manto stellato della notte.
Mentre stava lì appollaiato notò un essere umano sopraggiungere tra i pendii e le strettoie verso la cima della montagna: indossava abiti leggeri, sicuramente inadatti a contrastare le gelide temperature di quelle altitudini, e portava a tracolla una sacca piena di cartelli di legno; dava l’impressione di essere un giovane maschio dalla pelle abbronzata con capelli e barba neri e disordinati.
Il dragone si protese verso di lui, emettendo un basso suono per attirare l’attenzione dell’uomo. Quello alzò lo sguardo, ma invece di spaventarsi o indietreggiare intimorito di fronte al muso del drago sorrise con tranquillità.
-Chi sei, umano?- domandò Aurelion, soffiando pesantemente dalle narici.
-Aurelion Sol?- rispose l’uomo, con voce gioviale.
-Ah, ne dubito. Quello è il mio nome. Ora…- minacciò il dragone, allungando uno dei suoi immensi artigli verso la piccola forma -… dimmi il tuo.
-A-ehm, il mio nome è Nolum Cassio Feri, viaggiatore dimensionale, al tuo servizio- salutò il nuovo venuto, con un inchino cordiale.
-Oh, un altro viaggiatore dimensionale. Affascinante- brontolò l’essere draconico, rilassando le membra e perdendo la sua aura minacciosa.
-Mi fai onore. Non ce ne sono così tanti in giro per le dimensioni- rispose Nolum, con un sorriso smagliante.
-Se solo sapessi- Aurelion alzò di nuovo lo sguardo verso le stelle -E cosa ci fai quassù, sulla cima del Monte Targon?
-Beh, pianto cartelli di legno. È il mio lavoro d’altronde…
-Dei cartelli? Sei venuto a piantare dei cartelli sulla più alta montagna di questo pianeta?- domandò il drago, abbassando lo sguardo con un nuovo luccichio negli occhi. Nolum fece spallucce.
-Ormai non faccio quasi più caso a dove vado. Vado avanti e basta, finché non arrivo nel luogo giusto.
-E come fai a sapere qual è il luogo giusto? Hai sviluppato un settimo senso su come fare il tuo lavoro?- Aurelion schernì l’uomo.
-No, me lo dicono i cartelli- replicò Nolum, togliendosi il prezioso carico dalla schiena e poggiandolo a terra
-Tu parli con i tuoi cartelli?- insisté il drago, sempre più coinvolto nella discussione.
-Eh sì. Sai, passo un sacco di tempo per strada, da solo, senza altri con cui parlare.
Il dragone distolse lo sguardo e ripiegò il lungo collo sotto le ali, emettendo un verso che poteva sembrare una risata. Nolum non batté ciglio, anzi si mise anche lui a ridacchiare un poco.
-E i tuoi cartelli ti hanno detto di venire qui a piantarli?- riprese l’essere siderale, quando ebbe finito.
-Sì, più o meno. Cioè non qui qui, adesso sono solo di passaggio… ma siccome sta calando la notte non è che potrei accamparmi in tua presenza?- chiese cortesemente Nolum, sbattendo gli occhi come un cerbiatto.
-No- sibilò il dragone, assumendo immediatamente un tono ostile.
-Sicuro? Porta sfortuna negare l’ospitalità a chi la richiede.
Il drago emise uno sbuffo, prima di sollevarsi sulle quattro zampe ed ergersi in tutta la sua altezza.
-Non provare a prenderti gioco di me- disse, con un autorevolezza capace di far tremare le stelle.
-Lungi da me, o possente drago- rispose umilmente Nolum -Ma credo che anche tu abbia piacere ad avere la mia compagnia.
-E cosa te lo farebbe mai pensare?
-Il fatto che tu non mi abbia ancora ridotto in poltiglia.
Aurelion soffiò dalle narici, ma dopo qualche secondo di silenzioso confronto tornò a sdraiarsi a terra, concedendo la vittoria.
-Sei sfacciato, umano, ma almeno hai coraggio da vendere.
-Un grande complimento detto da te.
Il drago smise di prestargli attenzione e, come aveva già fatto molte volte quella sera, alzò lo sguardo al cielo, ignorando il resto. Incuriosito, anche Nolum alzò gli occhi verso la volta celeste, ma non vedendo altro che stelle perse presto interesse.
-Nostalgia del cosmo?
-Pensi di comprendere quello che sento, umano? Il dolore che mi divora l’anima è più vecchio di te e di molte leggende. Non cercare di darmi simpatie- sibilò Aurelion senza distogliere lo sguardo delle sue stelle.
-Scusa, cercavo solo di fare conversazione.
-Non voglio fare conversazione con te.
-Hai appena ammesso che apprezzi la mia compagnia. Non ti contraddire.
Il dragone emise un sottile sbuffò di polvere stellare dalle narici, ma smise di fare il muso e ridusse le sue dimensioni in modo da potersi accomodare affianco all’umano senza difficoltà. I due si dedicarono ai propri affari, l’uomo sistemandosi un giaciglio con quello che trovava e una vecchia coperta imbottita e il drago osservandolo, senza perdersi un suo gesto.
-È la prima volta che giungi su questa dimensione?- domandò Aurelion, rompendo il silenzio per primo.
-Sì. Mai stato prima- rispose giovialmente Nolum. Mentre parlava il giovane estrasse uno strano fagotto da una delle tasche. All’intero vi era una specie di focaccia con sopra del formaggio squagliato, una qualche sostanza vischiosa color rosso vivo e delle foglie di pianta aromatica.
-Come mai allora? Perché improvvisamente i tuoi cartelli ti hanno guidato qui? Dov’è il collegamento?
-Eh, sai...- Nolum diede un morso alla focaccia e masticò avidamente, prima di rispondere -Te l’ho detto, io mi lascio guidare, il dove non ha importanza.
-Sembra troppo semplice.
-Oh, non credere. Fare amicizia con la gente che incontro non è sempre fattibile, e molti sono ostili per cui devo farmi largo tra loro per portare a termine il mio compito.
Parlava mentre masticava, e deglutiva rumorosamente.
-E una volta che hai piantato in cartello che succede?
-Ah boh. Raramente i cartelli si rivolgono a me, per cui di solito me ne vado- rispose con la bocca piena, pulendosi le labbra con il dorso della mano e leccando via i resti di cibo che ci rimasero attaccati -Ogni tanto… mi fermo per riprenderli… o ci ritorno in un secondo momento quando serve.
-Dunque questi cartelli non hanno solo una mente propria ma anche uno scopo specifico.
-Già.
-E dimmi, quanti ne hai piantati su questo pianeta?
-Tre se non sbaglio. Uno in mezzo al deserto, un altro sempre qui sulla montagna ma più in basso e il terzo sulla cima di quel picco.
-E non ti sei fermato a nessuno?
-No, a quanto pare avevano fretta di essere piantati.
-Ma come…
-Posso farti una domanda io?- lo interruppe Nolum, alzando la mano per trattenerlo. Il drago acconsentì.
-Conosci un uomo chiamato “L’Imperatore dell’Umanità”?
Il dragone siderale sbatté un paio di volte le palpebre, ma il suo muso rimase imperscrutabile.
-Sì, lo conosco. Prima di questa prigionia ci ritrovavamo a giocare a “Paradosso - Biliardo -Vostroyano - Roulette - Quarta Dimensione - Ipercubo - Scacchi - Strip Poker”.
-Paradoche?- domandò Nolum, con espressione smarrita.
-Un gioco di duelli di carte per bambini- specificò Aurelion, con un sospiro rassegnato.
-Aaaahhhhh, okay. Io gioco ai GDR con le anime di amici morti quando ho tempo, quindi capisco.
Tra i due calò di nuovo il silenzio. Poi il dragone spalancò gli occhi e si volse verso Nolum.
-È stato lui a dirti il mio nome?
-Sì.
-Perché?
-Ah, non gliel’ho chiesto. Probabilmente sapeva che sarei finito qui- Nolum scosse le spalle, non dando peso alla cosa, ma l’espressione di Aurelion si faceva più crucciata ad ogni frase.
-Sei sicuro che non ti abbia mandato qui apposta?- chiese ancora il drago.
-Difficile, persino lui non può comandare i cartelli.
Il drago continuò a fissarlo con sospetto, ma Nolum non disse altro e rispose con palesata innocenza. Presto lo sguardo di Aurelion si perse e il dragone sprofondò nei suoi pensieri.
-È il tuo turno- lo chiamò Nolum dopo, diversi minuti di immobilità.
-Eh? Cosa?
-È il tuo turno di farmi una domanda.
-Ah...- il drago rimase interdetto, muovendo a vuoto le fauci draconiche.
-E dimmi, come hai fatto a scalare tutta la montagna?
-Beh, diciamo che non mi muovo in modo lineare come fanno le altre persone. Capisci?
-Cioè sei in grado di piegare il tempo e lo spazio per muoverti dove necessario?
Nolum si mise a rifletterci un po’, poi annuì ma non del tutto convinto.
-Però non lo faccio volontariamente. È tutto istintivo.
-Molto interessante.
L’umano gli rivolse un sorriso felice. Poi ruttò e si stiracchiò, prima di sdraiarsi sulla schiena.
-Dimmi, com’era vivere tra le stelle?- domandò il giovane, con tono assorto.
-Non paragonabile a questo- rispose con freddezza Aurelion, distogliendo lo sguardo. Nolum provò a fargli altre domande, ma il dragone lo ignorò. Senza di meglio da fare, l’uomo si sistemò per la notte, stiracchiandosi pesantemente e rivolgendo lo sguardo verso il cielo.
In quel momento, arrivando a balzelloni nell’aria, giunse uno dei più famosi residenti del Monte Targon: Zoe, l’Aspetto del Tramonto.
Nonostante avesse i poteri di una divinità, Zoe era solo una giovane adolescente sia nell’aspetto che nel carattere: aveva lunghi capelli colorati con tutte le sfumature del tramonto, e per abito un completo in due pezzi color azzurro e blu scuro che lasciava scoperte le braccia, l’ombelico e le ginocchia, composto in un arzigogolato insieme di stoffe; aveva anche una voce squillante in grado di bucare i timpani, di cui si serviva quasi continuamente.
Vedendo i due comodamente seduti là, Zoe si fermò a riflettere, e decise di fare uno scherzo al drago. Si avvicinò di soppiatto, sfuggendo alla sua vista, e quando fu abbastanza vicina gridò: -CUCCIOLOTTO SPAZIALE!
Aurelion emise un verso poco draconico e saltò indietro di diversi metri. Tese il suo corpo come una molla, spiegò le ali e lui scoprì le zanne, pronto a combattere. Zoe, dal canto proprio, scoppiò a ridere fragorosamente. Fu un gesto talmente repentino che presto nemmeno Nolum poté più trattenersi.
-Non è divertente Zoe! E Smettetela di ridere!- sibilò il drago siderale, cercando di ridarsi contegno. Quelli invece si misero a ridere più forte di prima.
-Va bene, fate come vi pare- brontolò Aurelion, stendendosi un po’ in disparte e poggiando il massiccio capo sulle zampe anteriori.
-Andiamo, cerca di essere interessante almeno!- gli disse Zoe, esagerando il tono come una bambina.
-Andiamo bimba, ora basta- disse Nolum, parlando con voce tranquilla e sorridendo conciliatorio.
-Il mio nome è Zoe! Capito?- la giovane volteggiò fino all’umano, puntandogli un dito contro con fare ammonitore -Z O E! Capito?
Nolum guardò Aurelion in cerca di supporto ma l’altro rimase del tutto indifferente.
-Certo signora… ehm cioè Zoe!- rispose l’uomo, imitando un rigido saluto militare. La giovane sorrise, soddisfatta.
-Ora dimmi… chi sei? Da dove vieni? Hai scalato la montagna? Conosci i nomi delle stelle? Qual è la tua stella preferita?!
L’espressione smarrita e via via sconvolta di Nolum strappò un sorriso di soddisfazione al dragone.  
-Erm...- balbettò l’uomo, cercando di fermare l’incessante fiotto di domande -Ecco… i-io vorrei tanto rispondere, ma è tardi e dovrei...
-Ma io voglio fare qualcosa! Voglio divertirmi! È noioso stare qua con lui!- protestò Zoe, indicando Aurelion.
-E allora via da qualche altra parte Zoe- rispose il dragone. Per tutta la risposta lei gli fece una pernacchia.
-Vuoi cantare una canzone?- propose Nolum.
-Che canzone?!- rispose lei, con gli occhi che brillavano come una supernova.
-Beh, dunque...- rifletté l’umano -Conosci la Disney?
Zoe scosse la testa. Aurelion invece rizzò il capo.
-Cos’è questa Disney?- domandò.
-È una forza multidimensionale che sta divorando tutti gli universi che incontra, diventando sempre più grossa e più vorace ad ogni acquisizione.
-È una minaccia anche per noi?
-Non lo escludo- Nolum si massaggiò il mento barbuto -Ma in questo caso una delle sue canzoni dovrebbe essere abbastanza innocua. Dunque…
Ti bastan poche briciole,
lo stretto indispensabile,
e i tuoi malanni puoi dimenticar…
L’uomo iniziò a ballare, attirando armonicamente su di sé persino l’attenzione delle stelle. Il drago rimase a guardarlo, ma la giovane Zoe non resistette e si lanciò a sua volta nella danza, riuscendo presto ad imitare le movenze di Nolum. Alla fine della loro breve esibizione, persino il grande Aurelion non resistette dall’applaudire.
-Bravi bravi, affascinante- disse con simulato sarcasmo. Per tutta risposta i due ballerini fecero un profondo inchino.
-Un’altra! Un’altra!- esclamò Zoe, guardando Nolum con occhi che brillavano. Letteralmente. Ma l’uomo scosse il capo.
-Temo purtroppo, milady, che io debba rimettermi in cammino- spiegò, mentre raccoglieva i suoi scarsi effetti personali.
-Come!? Ma sei appena arrivato!?- protesto l’Aspetto.
-Il dovere mi chiama- rispose lui, senza scomporsi. Zoe mise il broncio.
-Credevo saresti rimasto per la notte- disse Aurelion, avvicinandosi all’umano.
-Mah, non mi dispiace dormire ma non ne ho veramente bisogno- rispose Nolum. Si caricò i cartelli sulla spalle e si volse a salutare i due.
-Allora arrivederci Aurelion Sol, Creatore del Cosmo. E Zoe- disse, con voce solenne.
-Arrivederci, Nolum Cassio Feri… Piantatore di Cartelli- rispose il drago.
Zoe invece, senza dire altro, balzò sulle spalle di Nolum, mettendosi a cavalcioni.
-Ho deciso: adesso dove vai tu vado io!- dichiarò con fermezza l’Aspetto.
-Sicura?- domandò Nolum, lanciando un’occhiata interrogativa al dragone, che gli fece un sorriso incoraggiante.
-Certo che sono sicura!- rispose con voce squillante la ragazzina, mettendosi a gridare: -Avanti! Avanti!- mentre indicava l’orizzonte con il dito.
Nolum sospirò un’ultima volta, ma fece come gli veniva detto. Così i due si allontanarono, e il grande dragone Aurelion rimase a guardarli finché non scomparvero alla vista. Il drago si stiracchiò e riprese le dimensioni solite, e tornò ad appollaiarsi sul suo picco preferito. Poi spinse il suo sguardo lontano, volendo investigare quei cartelli che Nolum aveva detto di aver piantato…
  
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