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Autore: Rosette_Carillon    02/08/2021    1 recensioni
[SPOILER Black Widow]
Marta lavora ancora per lo S.H.I.E.L.D, e vive nella New Avengers Facility. Perché, si sa, gli Avengers possono salvare il mondo ma, quando si tratta di gestire le proprie vite, non sono poi così efficienti.
La Vedova Nera ne è un chiaro esempio.
[Captain America, Knives Out, Black Widow]
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Natasha Romanoff, Steve Rogers
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Black and white photos'
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Capitolo 8
 Madame B.
 
 
 
 
 
 
 
 
 




 
 
Bucky si trova davanti un Tony piuttosto preoccupato, e rimpiange subito i bei tempi andati in cui era congelato e non aveva problemi da risolvere.
<< Ci sono due assassine russe, che si stanno urlando contro in russo. E, sai, tu qui sei l’unico che possa capirle. >>
Bucky non sa cosa pensare. La prima opzione è che Stark voglia giocargli un brutto scherzo perché, insomma, dopotutto si parla di Anthony Edward Stark, il figlio di Howard Stark.
Poi pensa che l’altro abbia semplicemente ingigantito la situazione a causa dell’incomprensione linguistica.
Quando però si trova davanti Melina e Natasha che si urlano contro, dalle poche frasi che riesce a sentire, capisce che c’è davvero un casino da risolvere.
Alle solite, insomma. Anzi, no, peggio del solito.
Incontra lo sguardo di Natasha, che volta subito la testa, dopo aver urlato qualcosa che non avrebbe mai nemmeno voluto pensare.
<< Posso- >> si schiarisce la gola << dare una mano? >>
<< Non serve, >> risponde Natasha.
<< Sì! >> la contraddice l’altra donna, mentre Tony mormora un << bè, hanno le idee chiare. >>
<< Se vuoi andare tu, >> Melina si rivolge a Natasha << non andrai da sola. No! >> la sua voce è acuta, quasi uno strillo << non andrai lì da sola! >> ripete.
<< Sono un’Avengers, e una Vedova Nera, >> la voce di Natasha è un sibilo carico d’odio, e i due uomini provano la sgradevole sensazione di essere intrusi in una conversazione particolarmente privata. Si scambiano uno sguardo di disagio, mentre le due donne continuano a litigare, questa volta in inglese.
<<  Ho imparato a badare a me stessa quando ero una bambina, non ho mai avuto la protezione di nessuno. Di certo, non ne ho bisogno ora. >>
Melina tace e abbassa la testa. È colpa sua e, per quanto cerchi di rimediare, nulla potrà cancellare ciò che ha fatto.
Natasha passa oltre i due uomini per uscire dalla stanza proprio mentre arriva Marta, attirata dal chiasso.
<< Che succede? >> chiede l’infermiera, guardandosi attorno confusa.
<< Tutto sotto controllo, >> promette Tony, prima di andare dietro a Bucky, che è già corso via per fermare Natasha.
Trova i due in fondo al corridoio, e rallenta il passo: non vuole trovarsi in mezzo a un’altra conversazione privata, anche se non capirebbe nulla, visto che i due parlano in russo. Poi Bucky gli si avvicina << credo sia il caso di esaminare la situazione assieme agli altri. >>
La donna cerca di opporsi: non serve farne una questione di dominio pubblico, si tratta di un problema che riguarda solo lei.
I due non la ascoltano
Riuniti tutti nel salotto della New Avengers Facility, Melina spiega la situazione.
È strano per lei essere al centro dell’attenzione di persone pronte ad aiutarla, quasi non riesce a parlare, perché il timore di non potersi veramente fidarsi di loro è difficile da ignorare.
In parte si sente anche stupida. La sua preoccupazione suona come la semplice agitazione di una madre qualsiasi, ma lei sa che non è così, sa che, se Yelena non ha più dato sue notizie, e Alexei l’ha contattata, allora è successo qualcosa.
<< Credi che sia ancora in Russia? >>
<< Sì. Lei… era una cosa che voleva fare da tempo e…voleva assolutamente sapere chi fosse la sua famiglia d’origine, e- così ho provato a fare qualche ricerca. Io ho- io ho trovato qualcosa, ma non ho voluto dirglielo. Deve aver scoperto le mie ricerche…Alexei mi ha detto che lei è partita poco dopo di me, lui si è fidato, non le ha chiesto nulla…era convinto che avrebbe avuto tutto sotto controllo. Non è colpa sua, >> si rivolge a Natasha << lui non sa come- >>
<< No, certo, >> la schernisce la donna. << Lui non sa mai nulla. >>
Bucky cerca di riportare la calma, e chiede a Melina se abbia un’idea di dove iniziare le ricerche.
Lei balbetta qualcosa riguardo una casa nella foresta, vicino a  Vyborg; accenna a una Vedova che si era ritirata lì, e a documenti segreti che erano stati nascosti.
Balbetta che non è certa che le sue supposizioni siano giuste, e che non sa precisamente dove si trovi la casa, quando Natasha la interrompe. << Voglio dei nomi! >> sbotta, ignorando Bucky, che cerca di calmarla.
<< M-madame B. >>
<< Madame-? >>
<< Madame B. >> Agli inizi del 2000 la donna era scomparsa portando con sé documenti riguardanti le Vedove. Non ne sa molto a riguardo, non era compito suo. Sa solo che c’era qualcosa dietro, forse una missione.
Natasha deglutisce a vuoto. Sente una mano posarsi sulla sua spalla, e stringere delicatamente in maniera confortante: è Bucky. Volta la testa, e i loro sguardi si incontrano.
Lui non ha mai avuto molto a che fare con quella donna, ma se la ricorda, e ricorda la freddezza con cui osservava bambine uccidersi a vicenda.
<< Direi che l’unica cosa che manca, >> si intromette Tony << è decidere con chi andrai in missione di salvataggio. Non si discute, Romanoff. Non vorrai far certo preoccupare tua madre, mh? >>
 
                                                                                  §
 
Non è particolarmente contenta di essere dovuta partire con Steve ma, dopotutto, non le sarebbe andato bene nessuno.
Certo non poteva venirci Bucky con lei. Per lui sarebbe stato troppo tornare in Russia, rivedere luoghi che aveva già visto con gli occhi del Soldato d’Inverno.
Da quando sono partiti, il capitano non le ha chiesto nulla, si è limitato solo a comunicarle dettagli tecnici: arriveranno a Vyborg in dieci ore circa, il clima è gelido e piove.
F.R.I.D.A.Y. ha localizzato il luogo in cui potrebbe trovarsi il luogo cercato da Yelena, e Tony ha inviato loro le coordinate.
<< Nat, >> la ferma, dopo l’ennesima volta che smonta, controlla, e poi rimonta la sua semiautomatica. << Andrà bene, troveremmo tua sorella. >>
Lei annuisce, ma non si sente davvero rassicurata da quelle parole.
<< Nat? >> la richiama lui, sempre pacato. È un invito a parlare, a confidarsi con lui, se ne ha bisogno, ma anche il desiderio di capire meglio cosa stia succedendo.
È stata piuttosto concisa riguardo…tutto.
Mia sorella è scomparsa mentre cercava dei documenti in possesso di una delle persone che mi hanno rovinato la vita, e reso chi sono ora. Non voglio il tuo aiuto, ma se proprio insisti…
Si sente in colpa nei confronti di Steve e poi, nonostante mentire sia naturale per lei, comincia a stancarla. Per tutta la vita non ha fatto altro, ma ora vorrebbe riuscire a parlare liberamente senza preoccuparsi di nulla.
Né di cosa verrà fatto con le informazioni che dirà, né delle reazioni di chi ascolta.
Steve tace, pacato come sempre, e rispettoso, e lei decide che ha bisogno di raccontare tutto a qualcuno.
È nata a San Pietroburgo, nel 1939. Non ha mai conosciuto la sua vera famiglia, e non sa fino a che punto le interessi conoscere le persone che l’hanno venduta alla Stanza Rossa. Sua madre, però, almeno secondo quanto le è stato detto, si era opposta.
È stata addestrata fino a quando ha compiuto otto anni, fino al suo primo tentativo di fuga.
È stata riportata indietro, e…non sa cosa sia successo, non lo ricorda. Forse ha tentato di scappare un’altra volta, forse no. Poi è stata congelata e, dopo quello, il suo primo ricordo è la nuova responsabile del suo addestramento: Madame B.
Racconta poi della missione in Ohio, di Yelena e della loro finta famiglia, del ritorno in Russia. Arriva fino a Budspest, e Clint.
Parla degli orrori della Stanza Rossa, di tutto il sangue che è stato versato, da lei e davanti a lei. Parla del suo addestramento, e delle missioni che le sono state affidate quando era solo una bambina.
Parla di quella sorella con cui non condivideva il sangue, ma che è sempre stata sua. Eppure l’ha abbandonata più volte.
La prima, dopo Budapest, l’ha fatto per paura, confessa. Paura che, se fosse tornata indietro, non sarebbe più riuscita a scappare. Aveva avuto l’occasione di ottenere la libertà, e non voleva rischiare. Era stata schifosamente codarda, e egoista.
Racconta tutto senza freni, parla liberamente come non aveva mai pensato sarebbe stata capace di fare, e Steve, seduto accanto a lei, la ascolta in silenzio senza giudicare.
<< Alla fine è colpa mia che mi sono illusa, >> termina << Melina non era nessuno, e Alexei voleva solo la gloria della Grande Madre Russia. Però, >> ammette poi << li ho odiati a lungo. >>
<< Qualche volta abbiamo bisogno anche di quello. Di odiare, intendo. >> Ride piano, notando lo sguardo stupido della donna << spesso odiare qualcuno significa semplicemente riconoscere che quella persona ci ha fatto del male. Credo sia una sorta di meccanismo di autodifesa: ti rendi conto che anche tu sei importante, che non meriti il trattamento che ti è stato riservato. >>
<< E io che pensavo mi avresti detto di perdonarli… >>
<< Dipende da cosa tu intenta per ‘perdono’. Perdonare non vuol dire dimenticare, o fingere che non sia successo nulla. Vuol dire andare avanti con la propria vita, e riuscire a lasciare il passato al suo posto. >>
Natasha chiude gli occhi e inspira, poi li apre espirando lentamente. Se ne usciranno vive, promette, passerà del tempo con Yelena. Si faranno una vacanza, mangeranno tante schifezze e passeranno le sere a vedere film. E le regalerà un cane.
<< Andrà tutto bene, Nat. >>
E la donna non può non trovare rassicuranti delle parole dette con quel tono.
 
                                                                                 §
 
Bucky si siede stancamente al bancone della cucina, una tazza fumante in mano, quando Marta arriva alla ricerca di biscotti, possibilmente al cioccolato.
<< Cosa bevi? >> chiede incuriosita, mentre controlla gli armadi.
<< Fiori d’arancio e camomilla. >>
I biscotti perdono di colpo importanza, e la donna si volta a rivolgergli uno sguardo interdetto.
<< Che ti aspettavi? Sono vecchio, io, ragazzina. >>
<< Oh, vecchio… >> dimentica i biscotti, e si siede accanto a lui. << Tutto bene? >> chiede poi, dopo un momento di silenzio. << Tu e Melina mi preoccupate. >>
<< Nah, insomma, va… >> prova << va tutto… >> ma alla fine si arrende << va. >>
Lei gli sorride. << Tieniti impegnato, >> consiglia. Movimento, disegni, musica…qualsiasi cosa.
Lui annuisce << grazie. >>










NOTE:
Per chi non ricordasse chi sia Madame B., compare in Avengers Age of Ultron, nel flashback di Natasha.
  
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