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Autore: heliodor    02/08/2021    0 recensioni
Nata con grandi poteri magici, Bryce è stata addestrata fin da bambina per diventare la strega suprema, la più forte della sua generazione. Lo scopo della sua stessa esistenza è guidare l’esercito dell’Alleanza nella guerra contro l’Orda.
Quando Malag il rinnegato esce allo scoperto e attacca Valonde, la vittoria sembra allontanarsi sempre di più e molti iniziano a dubitare delle sue capacità.
Per diventare la guida che tutti si aspettano che sia e vincere la guerra, Bryce dovrà rinunciare all’amore, all’amicizia e a tutto ciò che la vita potrebbe offrirle se smettesse di combattere.
Ma sarà davvero in grado di compiere un sacrificio così grande?
Da oggi con il 100% di Mappa in più!
La trovate in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Solo un ricordo

“Io spero che tu sappia dove stiamo andando” stava dicendo Maggart tra un sorso alla borraccia e l’altro.
Jehla Metz lo fissò con astio. “La via è questa.”
“Lo spero per te, ma io ho l’impressione che tu ci stia facendo fare il giro più largo per farci perdere tempo.”
Bryce, seduta a cavalcioni su di una pietra, stava cercando di concentrarsi sul Destino di una Strega. Era arrivata al punto in cui Shili si trovava da sola in mezzo a una foresta incantata, solo che non era davvero incantata ma piena di orribili mostri che cercavano di aggredirla. Solo con il potere della sua purezza e la bontà innata riusciva a tenerle lontane, ma se avesse ceduto alla paura l’avrebbero divorata.
Controllò le pagine che aveva letto e quello che le restavano da mancare.
Sono quasi a metà, si disse sorpresa. È più di quanto avessi mai letto prima di qualsiasi altro libro di Joyce.
Aveva ripreso a leggerlo durante le frequenti pause che Jehla imponeva per trovare un buon posto dove bivaccare e tenersi lontani dalle vie principali.
“Sono infestate dai predoni” aveva detto la strega.
“Non è da loro che dobbiamo andare?” aveva domandato Fraska.
Jehla l’aveva squadrata con sguardo scettico. “I rinnegati sono un’armata organizzata, con una certa disciplina, oserei dire.”
Maggart aveva fatto schioccare le labbra. “Che ne sai tu di quelli lì? Per me non sono molto diversi.”
Jehla aveva scosso la testa. “È un errore comune, ma io che esploro queste regioni da alcune Lune, so che non è così. I predoni possono essere molto peggio. Una volta abbiamo incontrato un villaggio che era stato dato alle fiamme e…”
“Sono tutte sciocchezze” aveva esclamato Maggart alzandosi di scatto. “Predoni o rinnegati non fa alcuna differenza. Sembra quasi che tu li ammiri, quegli infami.”
“Almeno non combattono tra di loro” aveva replicato Jehla.
Maggart l’aveva fissata in silenzio per qualche istante e poi si era voltato allontanandosi di qualche passo. Era andato a parlare con un paio di mantelli che facevano parte della sua scorta e che sembravano i suoi consiglieri più fidati.
“Si è portato dietro quelli di cui si fida di più” le aveva sussurrato Divash.
“Io avrei fatto lo stesso” gli aveva risposto.
“Lo so. E avresti commesso un grosso errore.”
“Posso chiederti perché?”
Divash aveva sogghignato. “Chi ha lasciato al campo?”
“Non lo so.”
“E io nemmeno, ma se ha portato qui quelli che gli sono fedeli, deve essersi lasciato indietro quelli che lo sono di meno. Gli incerti. E quelli che lo hanno affrontato.”
“Sono morti.”
Da Divash e Fraska aveva scoperto che era iniziato con un attacco alla tenda della comandante. Due sfere infuocate che l’avevano distrutta uccidendo la sua guardia e tre stregoni di alto rango a lei fedeli con i quali era in riunione.
Dalla tenda in fiamme erano usciti la comandante e due mantelli sopravvissuti, una strega e uno stregone. Erano feriti ma ancora vivi.
Maggart e i suoi li avevano attaccati scatenando la reazione di quelli che erano fedeli ad Artesia. Nel combattimento erano morti in trenta, compresi il resto dei mantelli di scorta che si trovavano con lei nella tenda.
Ferita e circondata, la comandante si era arresa.
C’erano stati scontri minori finché la fazione di Maggart non aveva prevalso.
Tutto mentre io me ne stavo chiusa in una torre, si era detta Bryce. Come le sciocche principesse dei romanzi della Stennig che aspettano che il principe vada a salvarle.
Scosse la testa per allontanare quei pensieri e concentrarsi sulle vicende di Shili. Era arrivata al capitolo in cui la principessa, caduta in un pozzo, era stata salvata da un bel cacciatore che viveva nei boschi.
Li incontra tutti lei? Si chiese divertita. Come può piacere a Joyce questa roba?
“La via è quella giusta” disse Jehla Metz. “Tra un giorno dovremmo arrivare al campo dei rinnegati.”
“Bene” disse Maggart alzandosi. “Spero proprio per te che sia così.”
Mentre si allontanava, Divash andò a sedersi vicino a Bryce.
“Come ci riesci, principessa?”
Bryce sollevò gli occhi dalla pagina. “A fare cosa?”
“A leggere mentre ti stiamo portando tra le braccia del nemico.”
Bryce abbozzò un sorriso. “Forse state portando il nemico tra le mie braccia.”
Lo stregone ghignò. “Sempre convinta di stare facendo la cosa giusta?”
Lei annuì.
Divash scrollò le spalle. “Non so se sei più sciocca o coraggiosa. Forse un po’ l’una e un po’ l’altra.”
Bryce usò la foglia per tenere il segno e chiuse il libro per infilarlo con cura in una tasca interna del mantello.
“Non sono felice di consegnarmi a quei rinnegati” disse con tono paziente. “Ma se questo può servire a salvare delle vite, sono contenta.”
“Molto nobile da parte tua, ma io ti ho vista combattere. Sei più abile a distruggere vite che a salvarle. Non mi rende felice privarmi di una strega abile come te, per quanto giovane e inesperta. E anche un po’ arrogante.”
“Non riesci a farmi un complimento senza aggiungerci tre offese?” gli chiese con aria di sfida.
“Non ti ho fatto nessun complimento, principessa. Sei troppo sicura di te. Troppo arrogante. Finirai per sbagliare e sarà la tua rovina.”
“Ora mi stai anche minacciando?”
“Ti sto avvertendo. E sarebbe bene che parlassimo di che cosa accadrà dopo.”
Bryce si accigliò. “Dopo cosa?”
“Dopo che ti avremo consegnata ai rinnegati.”
“Questo è facile” disse Bryce sicura.
Aveva pensato a lungo a quel momento e aveva cercato di preparare un piano, ma aveva concluso che era impossibile prevedere che cosa sarebbe accaduto.
“Il rinnegato mi vuole viva per portarmi da Malag. Come un trofeo.”
“Ne sembri davvero sicura.”
“Jehla è d’accordo con me, giusto?” chiese rivolgendosi alla strega.
Lei si strinse nelle spalle. “È solo una mia impressione, ma Azaril penso ti voglia portare al rinnegato per dimostrargli la sua lealtà e fedeltà.”
“Mi domando da cosa tu l’abbia capito” fece Divash perplesso.
“Tu sei uno stregone da battaglia e forse non sei abituato a valutare le persone per come parlano o si comportano” disse Jehla.
“Spero tu non mi stia offendendo, strega di basso rango.”
Bryce ridacchiò di nascosto.
Jehla scrollò le spalle. “Non era mia intenzione, credimi, ma è così. Prima che Yan mi reclutasse il mio compito era scortare ambasciatori e messaggeri verso i regni confinanti. Ho viaggiato parecchio e visto molti posti. E soprattutto ho incontrato molte persone, alcune delle quali erano sincere, mentre altre non lo erano.”
“Azaril ti sembrava sincero o un infame?” le chiese Divash.
“Mi ha dato l’impressione di essere alla ricerca di qualcosa.”
“Parlami di lui” la esortò Bryce.
“L’ho visto una sola volta, quando mi ha rimandata indietro col messaggio da riferire ad Artesia.”
“Parlaste solo di quello?”
“Sì. Mi disse del messaggio e di fare in fretta, perché dalla mia capacità di convincervi che la minaccia era seria poteva dipendere la vita di migliaia di persone. No, mi sono sbagliata. Parlò di milioni.”
“Milioni” disse Divash. “L’armata di Artesia ne conta a malapena diecimila. Quel rinnegato non sa fare di conto?”
“Non lo so” disse Jehla. “Ma sembrava davvero convinto di quello che diceva.
“Credi che manterrà la parola o ucciderà la principessa?” le chiese Divash.
“Non so se ci si può fidare di lui, ma sapeva dove è l’armata e in che condizioni si trova. Poteva ammazzarci tutti e marciare verso di noi, mentre come puoi vedere la via è libera e noi siamo ancora vivi. Se dovessi scommettere, direi che non vuole uccidere Bryce ma portarla in dono a Malag.” Guardò Bryce. “E io non ti invidio affatto. Non so come tu faccia a essere così serena.”
“Sono nata per questo” disse Bryce ripetendo le parole di suo padre.
Jehla si accigliò.
“È così” proseguì Bryce. “Non so spiegartelo in altro modo. So che se arriverò davanti all’arcistregone, avrò la possibilità di ucciderlo e mettere subito fine a questa guerra.”
“Morirai, piuttosto” disse Divash.
“Forse” rispose Bryce. “L’hai detto anche tu che sono forte.”
“Non lo sei abbastanza” ribatté lo stregone. “Tu sei solo una strega di basso rango giovane e arrogante, mentre lui è l’arcistregone che è sopravvissuto a un duello col più grande eroe di tutti i tempi ed è resuscitato cento anni dopo la sua morte. Cosa ti fa credere di poterlo uccidere?”
Nella mente di Bryce riecheggiarono le parole di suo padre, le stesse che le aveva ripetuto negli anni in cui si era allenata nei sotterranei del palazzo di Valonde ogni giorno, per almeno mezza giornata, a volte per una intera, sfidando e abbattendo qualsiasi guida le avessero messo contro.
Vide sfilare una decina di volti, alcuni amichevoli, altri ostili. Aveva subito sconfitte ma aveva anche imparato da esse, scoprendo i loro punti deboli e approfittandone.
Aveva pianto per le ferite, la fatica, il dolore.
“Un giorno tutto questo ti servirà” le diceva suo padre quando le asciugava le lacrime. “Ti renderà più forte, più resistente.”
A volte Bryce aveva la sensazione che tutti quegli sforzi fossero inutili. Un erudito chiamato a palazzo per completare la sua istruzione le aveva raccontato del duello tra Malag e Bellir, di come l’eroe affrontò l’arcistregone armato della spada forgiata dagli elfi e dell’armatura costruita dai nani.
Era andata a raccontarlo a suo padre.
“Bellir aveva le sue armi magiche” si era lamentata. “Come farò a battere l’arcistregone senza?”
“Tavon ti ha raccontato queste sciocchezze?” aveva detto suo padre.
Bryce aveva annuito col cipiglio tipico di una bambina della sua età.
“E ti ha per caso detto dove si trovava la forgia degli elfi o la miniera dei nani da dove Bellir prese le sue armi?”
Bryce aveva esitato prima di rispondere. “No” aveva ammesso incerta.
“Tavon non lo ha fatto perché nessuno di quei luoghi esiste, come non esistono gli elfi, i nani e gli uomini drago che mangiano i bambini che fanno domande troppo impertinenti.”
Bryce aveva provato vergogna per quello che aveva detto a suo padre.
“Io ti chiedo scusa.”
“Non sentirti in colpa, Bryce” aveva risposto suo padre. “L’arcistregone venne battuto a duello da Bellir, forse questo è vero e forse non lo sapremo mai, ma prima ancora la sua orda venne distrutta dal sacrificio di centinaia dei nostri migliori mantelli e soldati. Tutto questo non deve accadere mai più. È per questo che ti stiamo addestrando. Un giorno Malag o uno dei suoi accoliti potrebbe tornare per finire il lavoro iniziato cento anni fa e noi non possiamo farci trovare impreparati. Non stavolta.”
“Ma Malag è morto” aveva obiettato Bryce.
“E nonostante questo, è riuscito lo stesso a fare del male alla nostra famiglia. Ha cercato di uccidere tua sorella quando nemmeno era nata. Io non potrò mai perdonarlo e nemmeno tu dovrai. Devi diventare forte per entrambe.”
“Sono nata per questo” disse a Divash. “Mi sono addestrata per anni aspettando questo giorno.”
“Sarà stato tutto tempo sprecato se ti farai ammazzare da Azaril e i suoi.”
“Non succederà” disse Bryce sicura. “Lo userò per arrivare a Malag, lo ucciderò e la guerra sarà solo un ricordo.”


 
  
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