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Autore: heliodor    04/08/2021    0 recensioni
Nata con grandi poteri magici, Bryce è stata addestrata fin da bambina per diventare la strega suprema, la più forte della sua generazione. Lo scopo della sua stessa esistenza è guidare l’esercito dell’Alleanza nella guerra contro l’Orda.
Quando Malag il rinnegato esce allo scoperto e attacca Valonde, la vittoria sembra allontanarsi sempre di più e molti iniziano a dubitare delle sue capacità.
Per diventare la guida che tutti si aspettano che sia e vincere la guerra, Bryce dovrà rinunciare all’amore, all’amicizia e a tutto ciò che la vita potrebbe offrirle se smettesse di combattere.
Ma sarà davvero in grado di compiere un sacrificio così grande?
Da oggi con il 100% di Mappa in più!
La trovate in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Che cosa faremo dopo

La mattina del terzo giorno Jehla lasciò il loro gruppo. Alla sua partenza erano già tutti in piedi, compresa la scorta di Maggart.
Lo stregone volle scambiare due parole con lei prima che partisse. “Sai cosa fare, Jehla Metz. Riferisci a quel rinnegato che lo attenderemo qui per lo scambio. Lui porterà i prigionieri e noi gli daremo la principessa.”
Jehla annuì e guardò Bryce. “Sei sempre in tempo a ripensarci.”
“Tu piuttosto vedi di tornare con i prigionieri.”
E con Vyncent, avrebbe voluto aggiungere, ma non voleva mostrare davanti a tutti quella sua debolezza.
Aveva pensato spesso a lui in quei giorni, sperando che fosse ancora vivo e che Azaril avesse mantenuto la sua parola di non giustiziare i prigionieri fino al ritorno di Jehla.
Aveva temuto il momento in cui avrebbe scoperto la verità su quello che era accaduto e quel momento era arrivato.
Tra meno di mezza giornata saprò, si disse.
Secondo i calcoli fatti da Jehla, pensava di poter andare e tornare in quel tempo.
“Dipenderà da quanto si è spostato il campo di Azaril in questi giorni.”
“E se non fossero più lì dove li hai lasciati?” aveva domandato Maggart preoccupato.
“Azaril mi assicurò che se si fossero spostati mi avrebbe lasciato dei segni per poterli seguire. Non dovrei avere problemi a trovarli. È la cosa che mi riesce meglio.”
Jehla montò in sella al cavallo più fresco e veloce che avevano portato con loro e galoppò verso settentrione. Bryce la guardò allontanarsi finché non sparì oltre l’orizzonte. Solo allora andò a sedersi vicino a un masso che spuntava dal terreno come il dente spezzato di un gigante sepolto lì sotto.
Divash e Fraska la raggiunsero.
“So che non è il momento migliore per parlarne” disse lo stregone. “Ma dobbiamo discutere di una faccenda importante.”
Bryce si accigliò.
“Fraska e io ci siamo chiesti che cosa ci accadrà dopo che saremo tornati al campo con Maggart e i suoi.”
“Tornerete a casa” disse Bryce incerta.
“Non vogliamo viaggiare con loro” disse Divash. “Dopo l’ammutinamento, sono diventati dei rinnegati anche loro. Fare il viaggio insieme ci renderebbe rinnegati a nostra volta.” Scosse la testa affranto. “Mi chiedo se non lo siamo già diventati dando loro un aiuto con questa faccenda. In ogni caso, anche Jakos e Tobha sono d’accordo con me. E Jehla, naturalmente. Lei proprio non vuole saperne di tornare indietro.”
“Volete andare per conto vostro? Questa regione è enorme, vi prederete.”
“Con Jehla non accadrà. Yan l’ha istruito bene e ho la sensazione che tra un paio d’anni lo avrebbe superato in abilità. Dannazione, principessa, è sopravvissuta a uno scontro con i rinnegati e nonostante fosse ferita è riuscita a tornare da noi per avvertirci. Credo che valga la pena provarci.”
“A fare cosa?”
“A prendere il controllo e toglierlo a Maggart.”
“Vuoi attaccarlo?”
Divash annuì.
“Siete la metà dei loro.”
“Per ora.”
“Hai degli alleati segreti dentro il mantello?”
Divash scosse la testa. “Li ha Azaril per il momento, ma tra poco saranno qui.”
“I prigionieri non combatteranno contro Maggart” esclamò Bryce.
“Nessuno di loro è di Londolin, tranne uno. Maggart potrebbe non conoscerli molto bene e avere poca influenza su di loro. Di fatto la ribellione contro Artesia è stata iniziata dai Londolin perché si fidano di quell’infame. Potremmo approfittarne. Non dico che funzionerà, probabilmente no, ma dobbiamo tentare.”
“Mi sembra una follia.”
“È più o meno folle del consegnarsi al nemico?”
Bryce non aveva una risposta, ma in quel momento le importava solo di una cosa. “Lo stregone di Londolin tra i prigionieri” disse scegliendo con cura le parole. “Può esservi utile. Lo conosco abbastanza bene.”
“Lo conosci?”
“Era alla mia consacrazione” rispose. “Combattemmo insieme. È abile e leale.”
Divash annuì serio. “Garantisci tu per lui?”
“Sì. Non sarebbe contento di sapere che cosa ha combinato Maggart. Se riesci a convincerlo diventerà un buon alleato.”
“Sono bravo a convincere le persone” disse Divash. “Ci proverò. Dannazione, dovevo fare come Elvana e andarmene quando ne avevo l’occasione. Invece sono rimasto come uno stupido.”
“Sei stupido” disse Bryce comprensiva. “Ma almeno non sei un infame come quella lì.”
L’idea che Elvana fosse andata via abbandonandola la faceva arrabbiare e la rattristava al tempo stesso. Non riusciva a sopportare l’idea che avesse spezzato il giuramento che aveva fatto ai decani e a Erix.
Appena la rivedrò farò in modo che la puniscano come merita, si disse.
“Non essere troppo duro con lei. Al suo posto avrei fatto lo stesso.”
Bryce si rabbuiò. “È andata via senza motivo.”
“Il motivo ce l’aveva” disse Divash. “Deve ver capito che i Londolin stavano per prendere il sopravvento. Se fosse rimasta ora sarebbe un cadavere.”
“Se lo sarebbe meritato. I Londolin avevano ragione di disprezzarla.”
“I Londolin disprezzano un mucchio di cose. Come tutti noi, d’altronde.”
“Ci sarà pure un motivo se la chiamavano ladra.”
“Ha mai rubato qualcosa?” le chiese Divash.
“No, ma il suo popolo sì.”
“Cosa avrebbero fatto di così grave i ningothriani?”
“Vilcroen” disse Bryce come se quel nome spiegasse tutto.
Divash annuì grave. “Vilcroen, giusto. Ti hanno detto che cosa accadde?”
“Venne saccheggiata dai ningothriani.”
“E sai anche perché lo fecero?”
Bryce si strinse nelle spalle.
Divash sospirò. “Chi ti ha raccontato di Vilcroen?”
“È stato Maggart.”
“Come pensavo. A quell’infame piace raccontare le cose a modo suo.”
Bryce si accigliò.
“La storia di Vilcroen è un po’ diversa da come dicono i Londolin. Ningothris non è mai stata una nazione ricca o fiorente, ma vivevano degli scambi che facevano con le città della Costa Infuocata come Mar Siddhi e Mar Shedda. Metà dei loro provengono da lì. Nove secoli fa alcuni schiavi degli albini fuggirono e si stabilirono sulla costa settentrionale del continente.” Fece schioccare le labbra. “Non voglio annoiarti con troppi particolari. Un gruppo di pirati noto come i Figli dell’Abisso iniziò a colpire le città costiere bloccando i commerci con Ningothris e altre nazioni. Ne seguì una grave carestia perché Nightanatois non ha mai prodotto tutto il cibo di cui aveva bisogno ma lo aveva sempre comprato dai mercati del continente antico. Così all’improvviso due milioni di persone si ritrovarono senza cibo. Il senato di Ningothris deliberò di comprarlo da Taloras e Belliron, ma l’unico modo per farlo arrivare nelle città con i porti bloccati era farlo viaggiare via terra. E le rotte commerciali terrestri verso Ningothris sono tutte controllate dai Londolin. I bravi sovrani dal mantello verde alzarono le tasse che le carovane dovevano pagare per attraversare i loro territori. Ningothris pagò, almeno all’inizio, ma quando Londolin alzò ulteriormente il pedaggio, capirono che quello era un modo per strangolarli e preferirono scendere in guerra piuttosto che sottomettersi a loro. Colpirono Vilcroen perché aveva i magazzini pieni di grano. Il resto è come ti ha raccontato Maggart. Ci fu una breve guerra che costò la vita a qualche centinaio di soldati e decine di mantelli. Finché non intervenne Valonde con una sua armata per riportare la calma tra le due nazioni. Tuo padre radunò la flotta e le diede l’ordine di annientare i Figli dell’Abisso.”
Bryce tirò un lungo sospiro. “I Londolin non hanno agito come dei bravi alleati.”
“Sono vassalli devoti di Valonde, ma non nutrono alcun amore per i loro vicini. E sono ricambiati.” Divash ghignò. “E questo è anche il motivo per il quale non combattono nella stessa armata. Se non ci fosse stata Artesia al comando, la tua amica Elvana non sarebbe sopravvissuta tre giorni in mezzo ai Londolin.”
“Non è mia amica” disse dopo qualche istante di esitazione. “E sono ancora infuriata con lei. Avrebbe potuto almeno avvertirmi.”
Divash fece spallucce.
Passò il resto della giornata tentando di leggere, ma i pensieri andavano allo scambio e alla fine rimise il libro nella tasca interna e cercò di riposare distesa sulla coperta di lana.
“Voi. Preparatevi” disse uno degli stregoni della scorta di Maggart. “I rinnegati stanno arrivando con i prigionieri.”
Bryce balzò in piedi e marciò decisa verso Maggart, in piedi ai limiti del campo che avevano pizzato su di una bassa collina. Dall’altura poteva osservare un gruppo di cinquanta cavalieri venire verso di loro.
Da quella distanza non riusciva a riconoscere i volti, ma sentì lo stesso qualcosa agitarsi dentro il suo stomaco.
Vyncent deve essere tra di loro, si disse mentre discendeva il pendio della collina insieme a Maggart e la sua scorta. Erano questi gli accordi.
Dal gruppo dei cinquanta si staccarono due cavalieri. Uno indossava il mantello blu e l’altro quello grigio. Entrambi cavalcarono fino a trovarsi a un centinaio di passi di distanza prima di fermarsi.
Bryce cercò di capire quello che stava accadendo dall’espressione di Jehla Metz, ma da tanti passi di distanza era difficile scorgere il suo volto.
“Tu non muoverti di qui” disse Maggart. “Qualsiasi cosa accada di strano” aggiunse rivolto alla sua scorta. “Prendete i cavalli e scappate.”
Jehla e lo stregone rinnegato che l’aveva accompagnata smontarono e si diressero verso di loro. Maggart andò loro incontro.
I tre si fermarono a una cinquantina di passi di distanza, dove Bryce non poteva udirli. Jehla parlò per prima, poi toccò allo stregone rinnegato e infine fu Maggart a prendere la parola sottolineando le frasi con ampi gesti.
Lo stregone rinnegato si rivolse a quelli che erano rimasti indietro nel suo gruppo e fece loro un gesto col braccio. Dai cinquanta si staccarono la metà. Venti indossavano il mantello grigio mentre quello degli altri andava dall’azzurro di Valonde al verde di Londolin.
Bryce non ne era certa ma le sembrò che uno di essi la stesse fissando da lontano. Lei ricambiò quello sguardo.
Maggart e lo stregone rinnegato camminarono verso la collina a passo lento. “Come vedi” stava dicendo lo stregone di Londolin. “Abbiamo tenuto fede al patto.”
Il rinnegato era un uomo di mezza età dal portamento fiero e i capelli scuri spruzzati di grigio sulle tempie. Il naso aquilino spiccava di un viso paffuto.
Bryce notò che la stava fissando con interesse e ricambiò quello sguardo con uno di sfida. Nello stesso tempo raddrizzò la schiena per apparire più alta e imponente.
Maggart si avvicinò per primo. “Lui è Semil Bathas” disse indicando lo stregone.
Bathas le rivolse un cenno di saluto con la testa. “Onorato di conoscerti, principessa di Valonde.”
“Mi chiamo Bryce” disse con espressione dura.
“Devi andare con lui” disse Maggart.
Bathas fece un passo di lato. “Azaril ci sta aspettando.”
“Dove?” chiese Bryce.
“In un luogo che abbiamo convenuto” rispose Bathas.
Lei non si mosse.
“Non ti dirò dove si trova il mio comandante. Non davanti ai tuoi amici.”
Bryce si voltò verso la cima della collina. Divash, Fraska, Jakos e Tobha la stavano osservando dall’alto. Lei fece loro un cenno con la testa e tornò a rivolgere la sua attenzione a Bathas.
“Portami da lui” disse con tono perentorio.
Bathas la guardò accigliato. “Da questa parte. Abbiamo portato una cavalcatura per te.”
Quando arrivò al punto dello scambio, poté incrociare lo sguardo di Vyncent. Il suo viso era pulito e camminava con incedere regolare.
Non è ferito, si disse sollevata. Almeno questo. Almeno questo.
“Non dovevi” disse il giovane stregone.
“Silenzio” gli intimò Bathas. “O lo scambio non si farà.”
“Lascialo parlare” disse Bryce. “O sarò io a farlo fallire.”
Bathas serrò la mascella.
“E tu dovrai giustificarti col tuo padrone” aggiunse Bryce.
Vyncent fissò Bathas con astio e si rivolse di nuovo a lei. “Non ti fidare di loro. Qualsiasi cosa ti dicano, Bryce.”
“Starò bene” disse lei.
“Appena potrò verrò a cercarti. Te lo prometto.”
“No” fece lei. “Resta al sicuro. Restate tutti al sicuro.”
Vyncent scosse la testa.
“Basta così” disse Bathas spazientito. “Adesso andiamo.”
Bryce rivolse un’ultima occhiata a Vyncent e gli fece un cenno con la testa.
Lui rispose con un sorriso.
Uno splendido sorriso, si disse.


 
  
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