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Autore: LadyHeather83    03/08/2021    5 recensioni
Marinette, a causa di un errore, ha dovuto rinunciare ad essere la guardiana dell Miracle Box.
E la notizia, della perdita di memoria della ragazza, rimbalzerà tra i corridoi della scuola, arrivando alle orecchie di Adrien.
Un dubbio assale la mente del ragazzo, che sia proprio lei la sua lady?
ATTENZIONE!!! Contiene spoiler sulla quarta stagione
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Ricordati di me

*

Epilogo

*

Infilò nella valigia l’ultima maglietta bianca in modo ordinato.

Era pur sempre uno stilista e non sarebbe stato giusto nei confronti di quel capo accanirsi gettandola dentro alla rinfusa e con non curanza.

Aveva imparato il rispetto di ogni tipo di stoffa fin da piccolo, da quando la sua passione per il disegno, taglio e cucito si era fatto strada dentro di sé, non importava se era un abito elegante o semplicemente un paio di mutande, ognuno doveva sempre essere trattato nella giusta maniera.

Ripose anche le ultime due toghe color arancio dentro l’armadio, sospirò quando lo chiuse, segnando la fine della sua prigionia, o liberazione.

Era finita.

I guardiani del tempio avevano dato finalmente il via libera e poteva tornarsene a casa con la sua famiglia.

Lui e Adrien avrebbero potuto ricominciare a vivere, o meglio ad andare avanti con la loro vita.

Gabriel, liberato dall’influenza negativa del miraculous della farfalla, avrebbe affrontato la vita con un’ottica diversa ripromettendosi di essere più indulgente con il figlio e concedendogli quella libertà che si confà ad un ragazzo di sedici anni.

Adrien, si era ripromesso che non avrebbe mai più rinfacciato al padre le azioni commesse in passato e che lo perdonava per tutto, inutile continuare a portare rancore, la mamma questo non lo avrebbe voluto, avrebbe semplicemente detto “il passato è passato, l’importante è saper perdonare per continuare a vivere.”

E avrebbe avuto ragione.

L’unica che questo non lo aveva ancora capito era Marinette.

Da quando avevano aperto quell’ultima maledetta porta, era cambiata.

E una volta che anche quell’ultimo ricordo era stato aggiunto alla collezione e che la lanterna aveva sprigionato il suo potere catapultandola nel suo corpo custodito dallo stregone e da Su-Han, non aveva voluto vedere Adrien per ben due giorni.

A nulla erano valsi i tentativi di Tikki, mandata lì per parlare con lei, a farla rinsavire per dirle che ormai era tutto finito.

Il timore che in qualche modo Chat Noir si ritrasformasse in Chat Blanc, era ancora vivo dentro di lei.

“E se un giorno Papillon tornasse?” Le aveva detto con la voce rotta dal pianto.

“Papillon non esiste più, e i miraculous verranno tutti custoditi dai guardiani, non permetteranno che nessuno li porti via.” Le rispose Tikki con la solita calma pronta a farla ragionare.

“Si, ma...”

Si, ma…un bel niente Marinette, hai fatto di tutto per avere Adrien nella tua vita, e ora che lo hai lo vuoi lasciare? E per cosa? Per una situazione che si è verificata in un futuro che non esisterà mai?”

“E’ complicato da spiegare, Tikki.”

“Ascolta, Marinette…io non potrò più essere la voce della tua coscienza, e l’unica cosa che ti posso dire è quella di fare la scelta giusta, una scelta di cui non ti dovrai mai pentire.”

*

Adrien aveva bussato alla porta del padre, pronto anche lui con le valigie a lasciare quel posto.

Un paio di settimane fa probabilmente si sarebbe dato del pazzo solo a pensare di voler scappare da quel luogo di pace, ma ora ne sentiva proprio il bisogno.

Era stata una buona idea andare al monastero insieme a Marinette, almeno aveva riavuto i suoi ricordi e l’aveva aiutata come promesso.

Lui il suo lavoro lo aveva eseguito e mantenuto fede ad un impegno, ora era lei quella che doveva fare la sua mossa, una definitiva però.

Le aveva concesso il suo giusto spazio dopo che si era rintanata nella sua stanza giorno e notte senza mai uscire.

Eppure rimaneva ora lì fuori ad attenderla seduto sul pavimento di legno con la schiena appoggiata alla parete bianca, la sentiva piangere, disperarsi, e ogni suo tentativo per entrare in quella camera risultava vano.

Voleva solo parlare con lei, dirle che l’amava e che il futuro apocalittico a cui aveva assistito non si sarebbe mai verificato perché non era stato il loro amore a causare tutto quello, non lo poteva credere possibile e poi ufficialmente non erano più portatori di miraculous, perciò il problema non persisteva.

Marinette?” Aveva chiesto lo stilista mentre percorrevano il corridoio.

Adrien deglutì “E’ ancora in camera sua.”

“Il nostro volo parte tra un po'.”

“Lo so e lo sa.” Rispose spicciolo.

“Non posso credere che una cosa impossibile l’abbia potuta influenzare così.”

Adrien fece spallucce “Non vuole parlarmi, e non so cosa fare. La voglio aiutare, ma non me lo permette.”

“Forse so come sbloccare la situazione. Aspettami all’aeroporto.”

“Non vuole ascoltare me, come puoi pretendere che lo farà con te?”

“So essere persuasivo, e questo tu lo sai.”

*

Non aveva avuto bisogno di bussare perché quando Marinette aveva visto Adrien andarsene dal monastero uscì dalla stanza trovandosi l’uomo austero davanti.

“Oh! Ha mandato lei, vedo…” Disse in tono quasi seccato.

Marinette, parliamo un po'…” La invitò a seguirla nel giardino dove passava sempre la maggior parte del tempo durante la sua permanenza.

La ragazza non aveva potuto sbattergli la porta in faccia, ma le era rimasto fare quello che le aveva ordinato.

Si accomodarono nella panchina di marmo bianco e dal perfetto stato di cui godeva sembrava essere stata appena scolpita e laccata, all’ombra di un salice piangente dove volteggiavano diverse farfalle bianche.

Rare a Parigi visto l’inquinamento che cresceva ogni anno.

Una le si posò sopra una spalla.

“Perderà il volo così.”

“Lo perderemo in due, e lo sai che non è un problema, basta una telefonata e ritornano a prenderci.”

“Non voglio che lo faccia per causa mia.”

Marinette…è il minimo che possa fare.” Sospirò, ora che aveva riacquistato la memoria gli era più facile parlare con lei, almeno poteva capire cosa realmente stesse dicendo “…e grazie per non aver detto niente a nessuno.”

“Non potrei mai farlo. Se lo facessi Adrien perderebbe anche suo padre, e non voglio che accada, non sarebbe giusto. Quindi signor Agreste, sa che da parte mia non uscirà una parola, e non userò il suo passato per ricattarla o cose simili.”

Gabriel le sorrise “Non avevo alcun dubbio su questo.”

“Non ho intenzione né di far del male a lei e né ad Adrien.” Marinette arricciò le dita delle mani iniziando a tremare dall’imbarazzo.

Lo stilista le posò una mano sopra le sue per calmarla.

Marinette…lo so e lo sa anche Adrien.”

“Mi starà odiando in questo momento.”

“Se c’è una persona che conosco che non è capace di odiare è proprio mio figlio.”

“Già…”

“Ti vuole molto bene, Marinette…perché lo stai evitando?” Le chiese in tono calmo e amorevole e si sorprese lui stesso della sua modulazione, di solito avrebbe affrontato quella conversazione con la solita espressione autorevole ed accigliata pretendendo che tutti facessero quello che lui comandava, si vede che l’aria del monastero gli aveva fatto bene al suo spirito.

Marinette non rispose.

“Lo sai che Chat Blanc non potrà mai esistere…”

Marinette sussultò, era chiaro che Adrien gli avesse parlato del suo alter ego akumizzato, del resto in quella realtà era stato lui l’artefice di tutto.

L’unica cosa era capire come si era arrivato a ciò, e fino a che non l’avesse scoperto, meglio restare alla larga da lui.

“N-non è detto…la causa di quel disastro è solo colpa nostra, Chat Blanc ha detto chiaramente che è stato il nostro amore l’artefice di tutto e io non voglio che questo accada.” Una lacrima le rigò il volto.

Marinette…” Sospirò lo stilista pronto a confortarla e a dissipare qualsiasi dubbio in lei come fosse sua figlia “…i miraculous resteranno lontani da noi e non potranno arrecare più nessun danno, quindi il futuro che hai visto, che tu e Adrien avete visto, non potrà mai realizzarsi. Anche se per qualche strana ragione questi gioielli dovessero ritornare tra le nostre mani, io non farei mai del male a mio figlio e sono sicuro che il mio alter ego lo abbia fatto per impossessarsi dei tuoi orecchini e del suo anello solo per riavere Emilie…tuttavia lo so, questo non mi giustifica per niente.” Gabriel si alzò ed iniziò a camminare su e giù “…in ogni caso, Marinette, ti chiedo di parlare con Adrien, chiaritevi…poi qualsiasi cosa deciderete di fare per me va bene, l’importante è che siate felici entrambi, anche se preferirei vedervi insieme sia chiaro, penso che formiate una bella coppia. Si, che siete fatti l’uno per l’altro.”

Quella sua benedizione le aveva riempito il cuore, non si aspettava una simile dichiarazione da parte sua, Marinette aveva sempre pensato che Gabriel avrebbe ostacolato la loro relazione perché figlia di un panettiere, non apparteneva al loro rango sociale e questo per lei avrebbe comportato qualche problema in più a farsi accettare da lui come possibile membro della sua famiglia.

Si sbagliava, oppure se la loro relazione fosse venuta a galla prima di tutto ciò sarebbe stato un emerito disastro, ma ormai non si poteva più dire.

“Ne è sicuro? Voglio dire…non le dà fastidio che i miei gestiscono una panetteria?” Ecco glielo aveva chiesto, doveva esserne sicura.

“Voglio solo la felicità di mio figlio, e se sta con una persona amabile e rispettosa come te, non mi importa di che ceto sociale è. I tuoi genitori sono grandi lavoratori e non devi vergognarti se fanno i panettieri o qualsiasi altro mestiere, ricordati Marinette…ogni lavoro è nobile e dignitoso.”

*

Adrien era seduto sul posto che usava sempre durante gli spostamenti con il jet privato, fila centrale vicino l’oblò.

Ed era proprio da quello che stava osservando la scena che gli si presentava davanti.

Marinette e suo padre che ridevano mentre si apprestavano a salire sull’aereo.

“Siamo pronti a decollare, signore” Annunciò Nathalie facendogli una riverenza.

“Grazie, io vado nella mia cabina, e gradirei che mi seguissi.”

“Signore.” Deglutì il nulla.

*

È occupato?” Chiese Marinette ad Adrien facendo finta di non conoscere la risposta.

Mmm…sì” Rispose con non curanza facendo spallucce e continuando a guardare fuori dal finestrino in segno di offesa.

Se lo meritava. Punto.

“Ok.” Cercò di passare oltre, ma non fece a tempo a muovere un passo che Adrien l’aveva bloccata per un polso.

“Intendevo che è occupato da te.” La trascinò giù lentamente facendola sedere accanto a lui.

“Specifica la prossima volta.” Disse in tono quasi seccato, ma quel mezzo sorrisetto l’aveva tradita.

“Colpa mia.” Alzò le braccia in segno di resa.

Non erano saliti da nemmeno cinque minuti che l’insegna con scritto a caratteri cubitali “ALLACCIATE LE CINTURE” aveva iniziato a lampeggiare e lo Stuart invitava i passeggeri a sedersi comodi al proprio posto che tra qualche minuto sarebbero decollati con direzione Parigi.

“Appena in tempo eh?” Constatò Marinette soffiando in segno di sollievo.

“Già…” Ma avrebbe voluto dire altro.

“Mi dispiace, Adrien! Davvero. Non meritavi che ti trattassi come ho fatto. Ho avuto paura e non so che cosa mi abbia preso.”

Adrien la guardò serio “No, non lo meritavo. Ho cercato di aiutarti come ho potuto e poi mi hai letteralmente chiuso la porta in faccia.”

“Ti sto chiedendo scusa e se potessi tornare indietro di certo non innalzerei quel muro tra di noi. L’ho buttato giù, ma vedo che ho trovato solo gelo al di là.”

“Come speravi che reagissi?” Adrien cercò di non alzare mai il tono della voce perché forse suo padre stava riposando e non voleva svegliarlo e se non fosse stato così, non voleva in ogni caso disturbarlo o renderlo partecipe dei suoi drammi adolescenziali “…forse credevi che ti bastasse chiedermi scusa perché cadessi di nuovo tra le tue braccia?”

“N-no…Adrien…i-io ti sto dicendo che-che ho esagerato. Lo ammetto. Ti s-sto chiedendo scu-scusa se ti ho deluso. Non è stato semplice riavere così tante informazioni in poco tempo e quell’ultimo ricordo mi-mi ha devastata.” Balbettò portandosi le mani sul volto facendolo sentire terribilmente in colpa.

Era chiaro che Marinette soffrisse e lui al posto di concederle il giusto spazio era rimasto lì fuori ad aspettarla per tutto quel tempo.

Adrien l’abbracciò “Non tormenterà più i tuoi sogni finché ci sarò io accanto a te. Te lo posso assicurare.”

“Lo so, chaton.” Le sussurrò all’orecchio facendolo rabbrividire, era da parecchio che non si rivolgeva a lui con quel nomignolo.

Adrien alzò il mancolo del sedile che li divideva e l’avvicinò a lui finché i loro corpi non aderirono perfettamente.

“Però…milady…potrei tormentarti…di baci” Appoggiò le sue labbra a quelle morbide di lei “…mi hai lasciato senza per troppo tempo” La baciò di nuovo.

“Questa tortura mi piace decisamente di più.” Convenne lei ritornando ad assaporare quella bocca così perfetta per la sua.

*

Qualche mese dopo…

*

La cena era proseguita nel migliore dei modi a Villa Agreste, cibarie di ogni tipo erano state servite e l’unico che era riuscito a buttare giù tutto era stato l’impavido Tom.

“Cena squisita, signor Agreste, deve fare i complimenti alla cuoca…o cuoco.” Gli sorrise l’omone.

“La prego, mi chiami Gabriel.” Lo corresse lo stilista.

Se fosse stato per Tom, nel ringraziarlo, gli avrebbe dato anche una pacca sulla spalla, ma bastò che Sabine tirasse gli occhi per capire che non era un gesto che avrebbe sicuramente gradito.

“Certo, certo, Gabriel. Ormai i nostri ragazzi si frequentano da un po', è giusto che ci prendiamo alcune confidenze…” Gli allungò il gomito ammiccando.

Marinette avrebbe voluto iniziare a scavarsi la fossa da sola perché sapeva che prima o poi una gaffe suo padre l’avrebbe fatta, soprattutto quando era agitato e quando si trovava in una situazione importante come quella, ovvero la prima cena di famiglia, dove i rispettivi genitori s’incontravano ufficialmente.

Non era di certo una cena dove Adrien e Marinette si sarebbero scambiati qualche promessa per il futuro, anche perché erano ancora giovani e tutta la vita davanti, però al momento era giusto fare quel passo.

In realtà era stato lo stesso Gabriel a chiedere ad Adrien di invitare a cena a casa loro Tom e Sabine per ricambiare la cortesia dei dolci squisiti che gli facevano arrivare tramite Marinette.

“Andrà tutto bene!” Le aveva sussurrato all’orecchio Adrien prendendole una mano da sotto la tavola tremolante, ormai conosceva Tom e sapeva anche che non faceva apposta a straparlare, ma era l’agitazione a fargli dire cose a volte inopportune.

Adrien nel corso di quei mesi era riuscito a conoscerlo e sorridere di circostanza quando capitava.

Marinette sospirò, sarebbe stato un disastro invece.

“Gabriel non l’abbiamo ringraziata ancora abbastanza per l’opportunità che ha dato a Marinette a Shangai” Prese la parola Sabine prima che Tom iniziasse a blaterare cose senza senso “…e grazie per averla riportata a casa subito!”

Lo stilista sorseggiò del vino e poggiò poi il calice “Ho trovato semplicemente giusto che Marinette vedesse la sua famiglia dopo aver riacquistato la memoria, anche se questo ha comportato un soggiorno più breve, però sono già d’accordo che quest’estate mi affiancherà alla casa di moda qui a Parigi, ovviamente sempre che voi siate d’accordo.” Mise le mani avanti prima di confermare quanto detto.

Tom si alzò di scatto entusiasta ed andò ad abbracciare la figlia alzandola da terra “Questa sì che è una notizia, congratulazioni bambina mia!!”

“Papà smettila ti stai rendendo ridicolo!”

Marinette, tuo padre non deve vergognarsi di volerti bene e di essere felice per te.”

Era chiaro che Gabriel e Tom non avessero nulla in comune, uno era anche fin troppo composto, l’altro più grezzo, ma questo non significava che non amassero i loro figli allo stesso modo.

“Scusami cara, è che tendo ad andare su di giri quando sono felice, specie se la cosa riguarda la mia bambina. Ma guardati…eri alta più o meno così l’altro giorno…” Con la mano indicò qualche centimetro da terra “…e ora sei qui una giovane donna, pronta a lavorare per la più importante casa di moda con affianco un ragazzo come Adrien.” A quest’ultimo non risparmiò la pacca sulla spalla, il problema era che l’acqua che stava bevendo gli andò per traverso.

“Scusa, figliolo!...un bravo ragazzo! E non come quel gatto rognoso” L’espressione di Tom cambiò radicalmente quando pensò a Chat Noir “…voleva mettere gli artigli addosso alla mia bambina e per colpa sua quell’abietto di Papillon mi ha akumizzato.”

Adrien per la prima volta in sedici anni osò versarsi del vino rosso sul bicchiere e suo padre gli chiese di fare altrettanto trangugiando tutto in un sorso.

Tom non si era reso conto dell’espressione dei commensali, troppo impegnato a recitare il suo monologo denigrando Chat Noir e Papillon.

“Ma per fortuna è arrivata Lady Bug, lei si che merita di essere chiamata super eroina, mi ha salvato.”

“Ha salvato anche tua figlia!” Incalzò Sabine precisando quel particolare.

Marinette si era salvata da sola, se aspettava quel randagio sarebbe ancora intrappolata lassù.” Senza accorgersene sbattè i pugni contro il tavolo facendo rimbalzare le stoviglie.

“Chissà che fine avranno fatto…è quasi un anno che non si vedono più” Sabine si portò due dita sul mento.

Adrien, Gabriel e Marinette si scambiarono un’occhiata, nessuno avrebbe mai più scoperto le loro identità e quel segreto sarebbe stato custodito gelosamente da tutti e tre.

Marinette prese la parola “Credo che non dovremo più preoccuparci di quei tre, sono sicura che saranno da qualche parte a godersi la vita e ormai di loro resterà soltanto il ricordo.”

*

FINE

*

Nda: Ciao a tutti…volevo ringraziare infinitamente chi è arrivato fino a qui a leggere, e a chi mi ha sempre supportata con commenti e inserendo la storia tra le PREFERITE, SEGUITE e RICORDATE, rischio di ripetermi, ma grazie davvero di cuore.

Marinette ha finalmente riacquistato TUTTI i suoi ricordi ed è tornata la ragazza di prima con al suo fianco Adrien, un Adrien che è riuscito a perdonare suo padre nonostante tutto.

Come al solito aspetto le vostre impressioni in merito e ringrazio fin da ora chi lo farà.

*

Vi avviso già che non sparirò dal fandom, ma ci rivedremo a settembre con una nuova storia, sarà ambientato in un universo alternativo dove i kwami non esistono, anzi, ne esiste solo uno, ovvero Plagg…e qui mi fermo.

Vi mando un grosso abbraccio e vi auguro buone vacanze.

Erika

 

 

  
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