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Autore: Manu_00    03/08/2021    6 recensioni
[Hazbin Hotel]
Uscita viva dall'ultima litigata con Innozenz, Mihaela è stata ingaggiata per indagare su un'attività di scavi presso il complesso della metropolitana di Pentagram City.
Avventuratasi nel grande mondo sotterraneo formato da linee della metro iniziate e mai portate a termine, deposti di gang criminali, rifugi improvvisati ed evidenti sintomi della megalomania di qualche overlord, dovrà avvalersi di una guida per non smarrirsi.
Anche se, tutto sommato, tra la compagnia della guida ed il perdersi sotto terra, non saprebbe dire quale sia l'alternativa peggiore.
[Seguito diretto di Radioactive]
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II


Squallore, chiasso e smog, queste tre parole riassumevano esattamente quello che era il centro di Pentagram City, se non l'intera città fino alla più isolata delle periferie.
Ma anche se fosse, più ci si avvicinava all'epicentro, più era difficile non fare caso a quanto la città fosse più rumorosa di un concentrato di stabilimenti industriali e più sporca di una metropoli indiana.
E non solo aumentavano i rumori e gli odori, ma anche la possibilità di restarci secco, come poteva testimoniare quel povero demone dall'aspetto anfibio rimasto investito da un autobus che stava passando con il rosso.
Per nulla intimorita dalla possibilità di finire agonizzante sull'asfalto assieme allo sfortunato figuro, Mihaela provò ad approfittare dell'assenza di autoveicoli per attraversare la strada, conscia del fatto che il semaforo fosse lì praticamente per bellezza.
Il tentativo si risolse in un fiasco, appena provò ad avvicinarsi al bordo della strada, una decina di auto le sfrecciarono davanti sollevandole addosso piccole nubi di polvere e schifo, con dito medio del conducente in omaggio.
La demone sospirò, nulla che non fosse ordinaria amministrazione all'inferno: tutti fanno come gli pare ed ha ragione chi è più forte.
Sfortunatamente per loro, lei i suoi poteri si sforzava di controllarli solo per non danneggiare la propria precaria abitazione, ma ora che era fuori, avrebbe fatto come le pareva anche lei.
Alzò la mano destra, tendendola verso l'alto, sforzandosi di concentrare il proprio calore in quell'unica parte del corpo, e quando la mano si trovò circondata dal familiare alone verde, con uno svelto movimento del braccio Mihaela la fece entrare nel palo.
Fu questione di attimi, la mano entrò al suo interno e ne uscì assieme a una colata di metallo fuso che prese presto a colare da un rozzo taglio diagonale, il semaforo cadde in avanti, bloccando la strada e frantumando il vetro di un automobile di color giallo piscio, da cui non tardarono ad uscire bestemmie e imprecazioni all'indirizzo di Mihaela, di sua madre e dei suoi avi per almeno dieci generazioni.
Con la strada bloccata e gli automobilisti poco interessati a rischiare la vita dopo aver visto di cosa era capace, Mihaela poté attraversarla in tutta tranquillità, con dito medio in omaggio al pilota dell'auto devastata dalla stessa mano che gli aveva fatto cadere il semaforo addosso e da cui colava ancora metallo fuso.
Bene, doveva essere a pochi passi dall'ingresso della metropolitana, dove lì avrebbe dovuto aspettarla la guida ingaggiata da Melanie.
L'anima dannata non era molto contenta di aver dovuto allungare il percorso, e in generale odiava addentrarsi in centro città, che con tutti i suoi rumori e led luminosi era troppo per i poveri sensi di una reclusa come lei.
Un pensiero non poté che andare alla sua vecchia Bucarest, la città adottiva della sua famiglia, non era grande come Pentagram City, neanche un po', ma ai suoi tempi era una città in piena espansione: uscita a pezzi dalla guerra, la città era presto tornata a crescere, triplicando la sua area e attirando numerosi nuovi abitanti dalle campagne.
Tra questi anche i suoi genitori e suo nonno, che avevano preso casa a Pantelimon, quartiere di piccole case che di lì a poco si sarebbe riempito di enormi appartamenti per fare spazio alla nuova manodopera, e proprio in uno di questi lei era cresciuta.
L'edificio era affollato, ma era uno dei primi, l'urbanizzazione completa sarebbe poi arrivata quando era ormai cresciuta, la Pantelimon della sua infanzia era un posto tranquillo ed anche il centro di Bucarest pur con tutte le sue persone e i suoi odori... non poteva minimamente avvicinarsi a quell'immenso puttanaio che era Pentagram City, città progettata a cazzo di cane e mantenuta peggio.
Ma poi seriamente, come è nata? Chi ha progettato una città all'inferno?
Si trattava di uno scherzo crudele da parte di Dio? Un modo di Lucifero per dare ai propri sudditi la parvenza di una vita normale?
Il lavoro di qualcuno che non aveva niente di meglio da fare?
Beh, era uno schifo in ogni caso.
Forse era per questo che si ostinava a mantenere il suo appartamento in culo al mondo, l'idea di convivere con il suono delle auto e dei mezzi era troppo per la sua sopportazione.
<< Cazzo, spostatelo! >>
Una fiumara di imprecazioni unita a suoni di clacson la distolse dal flusso dei suoi pensieri, voltandosi, trovò almeno quattro demoni intenti a spingere il semaforo, a cui uno stava venendo rubata la macchina, o almeno questo sembrava star facendo un piccolo imp deforme che si era addentrato in una delle auto vuote.
Ben vi sta, stronzi.
Adesso vediamo se la prossima volta non mi fate passare.
Resa carica dal moto di soddisfazione, Mihaela poté avventurarsi verso l'obbiettivo con l'anima in pace.
Non è cosa molto da demoni sentirsi bene dopo aver peggiorato la giornata a qualcuno?
No, si sarebbe sentita meglio anche prima.
Ora si trovava in uno spiazzo lastricato dalla forma allungata, a pochi metri dalla piazza centrale e da quello che doveva essere il municipio (ma ci lavora qualcuno lì?), contenente due fermate dell'autobus ed una scalinata che portava sottoterra, alla metropolitana.
Per prima cosa, provò a verificare se il suo contatto la stesse aspettando fuori dall'entrata, ma nessuno dei demoni intenti a bighellonare sulle scale pareva coincidere con la descrizione fornita da Melanie.
Anche se chiamarla descrizione era un po' inappropriato, le aveva più che altro dato una traccia: faccia bruciata.
Allora nessuno dei demoni intenti a fumare sui gradini aveva una faccia bruciata, a meno che Mel avesse utilizzato il termine “faccia bruciata” per indicare l'espressione di chi esagera troppo con le sostanze... in quel caso poteva applicarla alla maggioranza dei demoni seduti davanti a lei, nonché a quelli incontrati venendo lì.
Ma non ne era sicura, il suo vocabolario era rimasto fermo al 1976...
Probabilmente Mel intendeva in senso letterale, se la commissione era così importante per un suo cliente difficilmente si sarebbe permessa di mandarla in vacca per un fraintendimento.
Pertanto iniziò a scendere i gradini, calpestando la coda leonina di uno dei perdigiorno.
<< Ehi stronza! >>
Non lo guardò nemmeno in faccia, gli afferrò il viso con la sinistra e lo spinse indietro mentre urlava di dolore, gli altri demoni non persero un attimo per lasciare la gradinata.
Ecco, era in momenti come questo che era contenta di essere un mostro radioattivo, in pochi si permettevano di disturbarla, e di quei pochi, ancor meno ne uscivano indenni.
Non poté fare a meno di concedersi un sorrisetto compiaciuto mentre scendeva l'ultimo gradino.
La metropolitana di Pentagram City era esattamente come la si poteva immaginare, un gigantesco e sudicio tunnel dai muri anneriti e ricoperti da manifesti pubblicitari che si sovrapponevano gli uno con gli altri, puzza di fogna e assenza di linea gialla di sicurezza.
Ma se non altro, c'era un piccolo fast food per chi voleva farsi un pasto veloce prima di partire, o avere qualcosa da consumare in viaggio.
Certo, la qualità pasto del servizio era tutta da confermare, ma vista la sua condizione il cibo cancerogeno non poteva essere una grande preoccupazione.
Erano le due e mezza del pomeriggio, l'orario convenuto per l'incontro.
La demone iniziò a guardarsi attorno, la metro era affollata, ma non piena, riusciva a guardarsi attorno senza troppi problemi, specie perché gli altri avventori presero presto a starle a distanza, dopo aver visto cos'era accaduto sopra le scale.
Poteva vedere demoni di ogni tipo e genere, da enormi mostri cornuti a piccoli gremlin deformi, almeno una ventina di tipi di corna diverse, e antenne di ogni genere e forma, ma di Faccia Bruciata nessuna traccia.
Forse era dentro al fast food, e se così non fosse, beh lei aveva fame (e grazie al cazzo, ha fatto colazione all'una di pomeriggio passata con un caffè dopo una notte non proprio tranquilla), quindi, iniziò a farsi strada tra la ressa di fumatori, gente in botta e persone dall'aspetto sconvolto per raggiungere l'entrata, almeno finché una grossa mano non si posò sulla sua spalla e iniziò a trattenerla.
<< Ehi tu, i miei ragazzi hanno detto che gli devi delle scuse. >>
Per un attimo, Mihaela si illuse di aver trovato il suo contatto, ma invece quando girò il collo si trovò davanti un energumeno dalla pelle violacea ed il volto bovino.
In senso letterale.
Con tanto di corna e anello al naso.
E giusto per sembrare più amichevole, indossava una giacca di pelle aperta al centro e dalle maniche strappate, e come cintura per i suoi pantaloni larghi usava una catena dall'aria alquanto pacchiana.
Le persone attorno a loro si erano fatte da parte, mentre gli sgherri di quello che doveva essere il capobanda avevano preso posto attorno al bestione, per incitarlo a “sbattersi la cagna grigia”.
Il demone dal collo taurino non sembrava però interessato ai loro suggerimenti, se ne stava con il petto all'infuori, le narici dilatate e il muso tirato nella sua migliore espressione da duro.
<< Hai qualcosa da dire? >>
<< Scusa, sono di fretta. >>
Senza troppi complimenti, girò il polso al bestione nel mentre che le sue mani prendevano a scaldarsi come piccole fornaci, il suo aggressore si trovò in ginocchio per il dolore prima ancora di capire che gli aveva afferrato la mano, con le labbra serrate per non urlare e gli occhi che minacciavano di lacrimare come quelli di un neonato appena sculacciato.
Il tutto era successo così velocemente che gli stessi astanti ci misero qualche secondo per capire, e quando capirono, non persero tempo per allontanarsi dai due o, nel caso di quelli più coraggiosi, darsela a gambe.
Ringraziando i ritrovati riflessi da agente, Mihaela lo lasciò andare con una spinta che lo fece finire col culo a terra.
<< Se lo fai di nuovo ti sciolgo le palle, capito? >>
<< S-sì milady! >>
I membri della sua cricca che non se l'erano data a gambe, si portarono istintivamente la mani a protezione dei gioielli di famiglia per i signori e di qualcos'altro per le signore, fatta eccezione per un tizio coperto di peluria color muffa che si leccò le labbra pregustandosi la fantasia.
Per amore della sua sanità mentale, la demone decise di non approfondire, puntando dritto verso il locale mentre il suo aggressore si portava le mani a difesa dei gioielli.
Congedatosi dall'imbecille, Mihaela raggiunse e varcò la porta del fast food.
L'edificio, formato da due piani, sembrava essere stato progettato per adattarsi all'ambiente che lo ospitava: claustrofobico e sporco, con il soffitto curvo e invaso di pubblicità.
L'unica differenza era la presenza di due vetrate che davano sull'interno della metropolitana, la presenza dei tavoli e i muri un po' meno lerci rispetto a quelli di prima.
In conclusione: uno schifo, ma non quanto la galleria che lo ospitava.
I clienti, che dovevano aver intravisto la scena all'esterno, non tardarono a farsi da parte per permetterle di arrivare subito alla cassa, tranne uno, che imperterrito, stava continuando con la sua ordinazione... e dall'espressione esasperata del commesso, la cosa doveva star andando avanti da un po' di tempo.
<< Quindi, sturati per bene le orecchie! Voglio un doppio big mac, quello grande! Con patatine grandi, coca cola grande, e come si chiamano quelle cose che mangiano i negri? >>
Il commesso, una creatura magra e bluastra dal viso occhialuto, sospirò alzando gli occhi al cielo, anche lui sembrava non essersi accorto del cambio di atmosfera.
<< Parli del pollo fritto per caso? E la pregherei di non usare la parla con la n qui dentro... >>
<< Sì! Vedi che sei intelligente quanto di impegni? >>
Il cliente, vestito con una mimetica bruciacchiata e con in testa un elmetto militare dai bordi anneriti, aveva una voce rauca e irritante, e da come il commesso lo stava guardando, doveva proprio averlo preso sul cazzo.
<< Signore, le ripeto... non siamo al McDonald! E non vendiamo pollo fritto! Qui facciamo hot-dog! >>
<< Senti stronzo, sono stufo di voi sanguisughe che ve le inventate tutte per non fare uno sconto ad un veterano! Ho combattuto la guerra per tutti voi e voglio il mio panino a metà prezzo! >>
<< Signore, vi ripeto quello che devo dirvi ogni giorno... qui non ci sono sconti per veterani! >>
<< A questo siamo arrivati?! >>
Con passo svelta, Mihaela si portò alle spalle dell'irritante cliente, nell'avvicinarsi, le si sbloccò un ricordo di lei quindicenne al negozio più vicino costretta ad aspettare venti muniti dietro un'anziana signora solo per portare a casa del latte e del pane.
<< VA BENE HAI VINTO TE! >> il cliente sbatté i palmi sulla superficie del bancone, il commesso sembrò sul punto di piangere di gioia.
<< Prendo il big mac a prezzo pieno, contento? >>
<< NON ABBIAMO IL BIG MAC! >>
<< EH NO! NON DITEMI CHE SONO RIMASTI QUEI... COSI NUOVI, COME SI CHIAMANO? >>
<< Ehm gli happy meal? Che in realtà esistono da quarant'anni... >>
<< ECCO, QUELLI! TI SEMBRO UN BAMBINO?!... Però il giocattolo lo gradirei. >>
Mihaela stava morendo dentro assieme a quel commesso.
E soprattutto stava morendo di fame.
<< Ehm con permesso... >>
<< ZITTI VOI DIETRO! Aspettate il vostro turno, morti di fame! >>
Niente, non si era accorto che la fila dietro di lui era evaporata per far spazio alla nuova arrivata.
Il commesso se ne accorse, guardò Mihaela da dietro degli spessi occhiali dalla montatura rossa, di certo non aveva assistito alla scena fuori il locale, ma sarà perché tutta la fila di prima era sparita per fare spazio a lei, il suo sguardo incazzato, o le pessime esperienze con i clienti in divisa, il poveretto non poté fare a meno di deglutire, per poi spostare di nuovo l'attenzione sul cliente in mimetica.
<< S-senti, ti do un hot-dog gratis se te ne vai! >>
<< Sono venuto qui per il mio big mac, e non me ne andrò senza! >>
<< NON SIAMO IL MCDONALD! >>
<< E visto il servizio certamente non siete Burger King! >>
Mihaela aveva già alzato la mano, pronta per abbatterla con violenza sul cranio di quel rompiscatole.
<< Signore, le ripeto... >>
<< Sto morendo di fame! >>
<< ECCO A VOI IL BIG MAC! >>
La mano di Mihaela si abbatté sulla spalla dell'uomo, solo per fermarsi un attimo prima di privarlo di un arto, mentre una giovane imp dai capelli rosa e le orecchie a punta ricoperte di piercing bluastri vestita allo stesso modo del ragazzo alla cassa non era saltata sul balcone per porgere a Jack un panino per hot-dog ma con le estremità tagliate via e con dentro vari pezzi di würstel tagliati e disposti verticalmente.
Nell'altra mano, un sacchetto che doveva contenere bibita, patatine ed il resto dell'ordinazione.
<< Con lo sconto per veterani! Quindici dollari! >> proclamò la dipendente aggiustandosi la divisa azzurra decorata da un hot-dog stilizzato cucito sopra al taschino.
Mihaela era abbastanza sicura che non fosse stato applicato nessuno sconto.
<< Ecco! >> urlò il veterano in direzione del commesso di prima << Era tanto difficile? Adesso ho il mio big mac e tu puoi andare a quel paese! >>
Si infilò il finto big mac in bocca e lo masticò davanti ai suoi occhi mentre la giovane imp ghignava soddisfatta.
<< Ha proprio ragione, ed io che credevo qui vendessero hot dog... >>
Con la bocca ancora piena, l'imbecille sembrò per un momento inorgoglirsi.
<< Ah, gli hot-dog! Il simbolo dell'America! Ma a differenza dei coreani i nostri non sono fatti con i cani! >>
<< Ehm non avevate detto la stessa cosa la settimana scorsa sugli hamburger? >>
<< Non dire stronzate! I coreani usano i topi per quelli! >> e senza dare il tempo di rispondere, si chinò verso l'imp di prima << Sul serio, ma dove lo avete assunto questo? Sembra un po' scemo! >>
Ok, se Mihaela avesse avuto dei testicoli questi sarebbero già rotolati a terra assieme a quelli dello sfortunato commesso.
<< Ehm ehm... >>
<< Chi ha questa brutta tosse? Sembra di sentire una gallina che si strozza con un uovo! >>
<< Senti, ti vuoi levare che avrei fame? >>
<< Che vuoi anche te?! >>
Per la prima volta il cliente la degnò di attenzione, con uno scatto si girò verso di lei piantando i suoi occhi radioluminescenti di lei.
Anzi, no, i suoi... non occhi, perché non li aveva, al loro posto c'erano delle cavità vuote, ma prima ancora di notare l'assenza degli occhi, chiunque avrebbe come prima cosa notato il fatto che quest'uomo non aveva un volto!
Non c'era pelle, eccetto poche isole di carne annerita fuse addosso a un teschio nero come il carbone e crepato in più punti, come un muro che ormai non ce la faceva più.
Inoltre, sembrava mancare tutta una parte tra gli occhi e il naso, al suo posto una grossa crepa la cui forma ricordava vagamente quella di stella a cinque punte decorava il teschio bruciato.
I denti, pochi e scuri, erano ricoperti dai resti di cibo masticato, come fosse possibile mangiare o anche solo desiderare di farlo in queste condizioni, per Mihaela era un mistero più grande della vita stessa.
A completare il quadro del suo volto, erano le tenui fiammelle che brillavano nelle sue orbite.
Mihaela era certa di averlo già visto in qualche brutto film.
A coprire la testa e ad averle impedito prima di notare di avere davanti uno scheletro era l'elmetto militare, che visto da davanti esibiva rozzamente incise sopra, le iniziali J. R. J.
I suoi abiti, come quando li aveva visti da dietro, erano in uno stato pietoso, pietoso quasi quanto i suoi.
Anzi no, i suoi almeno erano rattoppati, alla cazzo ma rattoppati, questi qui invece erano ricoperti di buchi, strappati in più punti e sporchi nella zona delle maniche, dove Mihaela poté distinguere chiaramente una grossa macchia di ketchup.
Ma non era questo l'importante, bensì la terrificante consapevolezza che questo mezzo imbecille (e aveva parecchi dubbi sul mezzo) doveva essere il suo contatto e la sua guida, il famigerato Faccia Bruciata.
E che cazzo, stava rimpiangendo di aver accettato l'offerta, doveva mettere la propria sicurezza nelle mani di uno che non sa distinguere un hot-dog da un qualsiasi panino?
Se la sua educazione atea non avesse dato ottimi frutti, si sarebbe trovata a pregare per la prima volta in vita sua.
Ma non serve essere precipitosi, Melanie non l'avrebbe mai messa nelle mani di un imbecille simile, vero?
Vero??
<< Embè? Ti hanno rubato la lingua? >>
Perfetto, aveva già voglia di schiacciare quel fragile cranio tra le sue mani.
Sospirò, doveva soltanto chiedere e andarsene.
<< Tu sei... Faccia Bruciata? >>
<< Eh?! Tu sei bellissima invece guarda, pari un cassonetto dell'umido! >>
La risposta la sollevò talmente tanto che quasi non fece caso all'insulto, né al fatto che era in fila per mangiare, sorrise e si preparò ad uscire, cazzo, era talmente contenta di non averlo tra le palle che sapeva che d'ora in avanti la giornata sarebbe stata bellissima a prescindere.
<< Che tipa, prima la stronza che devo accompagnare non si presenta, e ora questa arriva a insultarmi, ecco perché non lavoro con le donne! >>
Una fitta di dolore attraversò il corpo di Mihaela, solo una volta in entrambe le sue esistenze aveva desiderato così ardentemente la morte, e non pensava avrebbe provato di nuovo questo desiderio, e sinceramente non pensava che sarebbe stato per un motivo così... particolare.
Quasi meccanicamente, si girò di nuovo verso lui e la cassa, nello stesso istante i vari demoni che stavano tornando a comporre la fila si scansarono alla velocità del suono, c'è chi cadde addirittura sopra i tavoli, due di questi si spaccarono a metà.
Pure il commesso si era prudentemente riparato dietro il banco, e nessuna traccia dell'imp di prima, soltanto l'imbecille restava in piedi, imperterrito, a scrutarla come un cane che gli aveva appena cagato sulla scarpa.
<< Che c'è? Non ti do il mio panino solo perché sei donna!... Anche perché l'ho mangiato!. >>
Melanie, che cosa ti ho fatto di male?
<< La stronza che dovresti accompagnare sarei io, e tu dovevi farti trovare all'ingresso della metro. >>
<< Ah! Certo, proprio tu vieni a parlarmi di rispettare i patti, quando ero lì tu non c'eri! >>
La demone non poté fare a meno di alzare un sopracciglio.
<< Sono arrivata per l'orario convenuto. >>
<< Che sarebbe l'orario del pranzo! Ma dalle tue parti non ti insegnano a fare le cose in anticipo? >>
Le mani iniziavano a pruderle con una certa violenza.
<< Senti, lezioni da uno che si è fatto inculare da un hot-dog spacciato per panino non le prendo! >>
Il militare la guardò storto, circa, difficile dirlo quando mancano gli occhi, ma le sue fiamme oculari si fecero leggermente più intense.
<< Ed io non prendo lezioni da una donna! >>
<< Vuoi davvero buttarla sul sessismo, microbo? >>
<< Senti, non è colpa mia, ma ci sarà un motivo se non vi vogliamo in guerra! >>
<< Guerra? >>
Beh ovviamente, uno vestito in quel modo dove sarebbe potuto mai essere morto?
A meno che non si fosse trattato di un incidente durante una rievocazione o non avesse preso gli abiti da una discarica.
<< Sì! La guerra contro i rossi musi gialli, c'erano anche molte donne, e indovina, gli stavamo facendo il culo! >>
Faccia Bruciata parlava in maniera delirante, ma per Mihaela fu facile collegare i puntini: da viva era molto attenta a cosa succedeva nel mondo rispetto che da morta, ed il farfugliare di quel cretino poteva portare soltanto da una parte.
<< Hai combattuto in Vietnam? >>
<< Esatto! Abbiamo sommerso nel fuoco centinaia di quei bastardi! >>
<< Sì, sì lo avete fatto... prima di prenderle e scappare con la coda con le gambe, quindi complimenti eroe, hai partecipato ad una guerra dove avete perso! >>
<< Cosa stai farneticando, donna?! >>
In tutta risposta, la donna puntò il suo indice sulla brutta faccia dello scheletro, esibendo il migliore dei suoi sorrisi beffardi.
<< I rossi vi hanno fatto il culo, vi siete ritirati, il Vietnam è comunista, Socialismo 1 e America 0! >>
<< NO NO! TU MI STAI PRENDENDO PER IL CULO! I ROSSI NON VINCONO MAI! >>
Istintivamente, il demone iniziò a guardarsi attorno, incrociando lo sguardo con quanto più clienti possibili, commesso incluso, e da tutti ebbe un cenno di assenso (spesso accompagnato con un dito medio).
Al che rimase in silenzio per qualche secondo... per poi alzare lo sguardo e le braccia al soffitto del locale.
<< È TUTTA COLPA TUA NIXON!!! >>




Nota dell'autore
Il personaggio di "Faccia Bruciata" è farina del sacco di 
Thanos 05, che ringrazio per il suo contributo alla scrittura del capitolo.
 
   
 
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