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Autore: Manu_00    16/08/2021    6 recensioni
[Hazbin Hotel]
Uscita viva dall'ultima litigata con Innozenz, Mihaela è stata ingaggiata per indagare su un'attività di scavi presso il complesso della metropolitana di Pentagram City.
Avventuratasi nel grande mondo sotterraneo formato da linee della metro iniziate e mai portate a termine, deposti di gang criminali, rifugi improvvisati ed evidenti sintomi della megalomania di qualche overlord, dovrà avvalersi di una guida per non smarrirsi.
Anche se, tutto sommato, tra la compagnia della guida ed il perdersi sotto terra, non saprebbe dire quale sia l'alternativa peggiore.
[Seguito diretto di Radioactive]
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo III


Uno scossone, l'ennesimo di molti, fece trasalite l'intero vagone della metro, e un demone rettiliano cadde in avanti rompendosi i denti affilati sul sassofono che pochi secondi prima stava adoperando per ravvivare il viaggio.
L'applauso che seguì lo spargersi dei suoi denti sul pavimento doveva dirla lunga sull'apprezzamento da parte del pubblico.
Sui sedili, tutti occupati da uno o più demoni (tutti i sedili erano tarati sulla stessa taglia), abbondavano barboni, cibo mezzo mangiucchiato, scarti di merendine, lattine e bottiglie vuote e schifezze varie.
Il vagone, come prevedibile, era un porcile:
Il controllore, contrariamente alle aspettative di molti esisteva, ma limitava il proprio compito nello starsene seduto a fumare, come la maggior parte dei passeggeri, tanto che una nube grigiastra aleggiava per l'intero vagone causando numerosi attacchi di tosse tra i demoni poco abituati al fumo (anch'essi esistevano in barba alle aspettative dei più).
Ma insensibili allo sporco, al rumore e alla puzza di fumo, due demoni se ne ne stavano l'una di fronte all'altro a squadrarsi con aria corrucciata, ignorando tutti i pezzenti che passavano loro davanti e allontanando con rapidi gesti della mano chiunque provasse ad infilare la propria nelle loro tasche.
Sedutasi su uno dei sedili meno sporchi, Mihaela era l'unico passeggero i cui posti accanto (e anche quelli vicini) erano vuoti, o al massimo usati come deposito per valigie e zaini da qualche coraggioso demone che in vita non aveva ben compreso il funzionamento delle radiazioni.
Di fronte a lei, Faccia Bruciata la osservava con braccia conserte, se non fosse per la sua assenza di pupille, Mihaela avrebbe cercato di leggergli gli occhi per vedere quanto la stava tenendo sotto controllo.
Anche se, tutto sommato, il suo compagno di viaggio non era esattamente la persona più intelligente che avesse mai conosciuto, forse stava pensando a come il big mac di prima non sembrava esattamente un big mac?
Certamente non era da escludere, anzi, Mihaela non aveva la minima idea di cosa passasse per la testa di quell'imbecille.
Dopo avergli distrutto il mito dell'invincibilità americana, il demone dal viso bruciato si era chiuso in un silenzio ostile dopo almeno dieci minuti di imprecazioni (minuti che Mihaela aveva speso per comprarsi e mangiarsi qualcosa), e adesso si limitava a fissarla incazzato.
Non aveva poi fornito nessuna indicazione a parte salire sulle metro senza dire nulla.
E dal canto suo, Mihaela sarebbe stata ben contenta di rimanere in silenzio, ma per quanto ne sapeva questo imbecille poteva anche essersi dimenticato della missione e aver deciso di prendere la metro per tornare a casa.
Non poteva permettersi di passare il viaggio con questi dubbi sulla... sanità mentale e operativa della sua guida, meglio chiarire subito.
<< Ora! >>
Aveva appena provato ad alzare il braccio per attaccare bottone che il demone era scattato in piedi per correre lungo il vagone calpestando code, piedi e persone sdraiate.
Un'altra persona sarebbe rimasta paralizzata a rimuginare sull'assurdità della situazione, ma Mihaela, memore del suo addestramento, non era nuova ai comandi bizzarri.
Con uno scatto su in piedi a sua volta, ed in pochi secondi aveva già raggiunto Faccia Bruciata camminando sopra la scia di persone calpestate che il demone si era lasciato dietro.
<< Ahia! E andiamo non di nuovo! >>
Camminando sulla schiena del sassofonista di prima, Mihaela raggiunse la portiera, dove la sua guida si era fermata per abbassare la leva di emergenza, nella totale indifferenza del controllore.
La portiera si aprì, qualche demone che si era appoggiato sopra cadde fuori, Faccia Bruciata rimase in attesa.
Poi saltò giù, e Mihaela non perse un secondo a imitarlo.
Si sarebbe aspettata di sbattere contro la parete, invece si ritrovò sopra uno spiazzo rettangolare adiacente alle rotaie che di estendeva per una decina di metri quadrati.
Sulla parete di fronte a loro, si aprivano tre ingressi identici, degli ampi tunnel illuminati da piccole luci sul soffitto.
Ok, forse si era preoccupata inutilmente, dopotutto Faccia Bruciata non stava facendo niente di tutto questo gratis, dovevano averlo pagato bene perché non abbandonasse la missione.
<< Quindi, dove andiamo? >>
La guida alzò le spalle.
<< Portano tutti allo stesso corridoio. >>
Dal profondo del suo animo, Mihaela non poté fare a meno di sentirsi turbata di fronte a questo monumento all'inutilità.
La sua guida entrò nel tunnel centrale, Mihaela le andò dietro, e come anticipatole, la prima cosa che notò una volta all'interno erano le strade laterali che collegavano la via agli altri due ingressi.
Il tunnel era largo, forse nei piani del costruttori avrebbe dovuto accogliere molta gente, magari lo spiazzo di prima era l'embrione di una fermata mai nata, e potevano essercene altrettante simili per tutta la metro.
Anche se, sapeva bene che in realtà il mondo sotterraneo era tutto tranne che inaccessibile, se si fosse fermata in uno qualsiasi degli itinerari della metro avrebbe potuto facilmente trovare dei gradini in discesa, eppure la sua guida aveva scelto un passaggio cento volte più discreto.
Che Mel gli avesse dato l'ordine di farsi vedere da quante meno persone possibili?
Eppure tra la scenata al fast food ed il calpestare le persone sulla metro, Faccia Bruciata era la persona meno discreta che aveva mai conosciuto in tutta la sua vita, e lei viveva ad una porta di distanza da Innozenz!
Guardò in avanti.
Il tunnel era largo e profondo, nessuna uscita all'orizzonte, sarebbe stato un viaggio lungo, e non sembravano esserci altre persone oltre a loro, un ottimo momento per confrontarsi sulla missione.
<< Quindi, cosa mi sai dire sulla destinazione? Sei già stato lì? Hai visto l'obbiettivo? >>
Faccia Bruciata si fermò per un istante...poi si girò verso di lei agitando le braccia.
<< Eh? Ovvio che no, mi avrebbero ammazzato! >>
<< Intendo... sei mai stato nel posto dove stiamo andando? >>
<< Inizio a pensare che tu sia un po' tarda. >>
Mihaela stava tornando a sentire di nuovo il forte impulso di spaccargli la faccia ossuta, ma per il bene della missione, doveva trattenersi.
<< Stavo dicendo: ti hanno detto di portarmi in un posto, un posto che tu dovresti essere in grado di raggiungere: come hanno fatto a sapere dove dovevi portarmi se non sei mai stato lì? Il cliente ha occhi qua sotto? Altre guide? Perché tra tute quante mi ha messo in contatto con te? >>
Faccia Bruciata alzò le spalle, di nuovo.
<< Non lo so! Mi hanno chiamato dicendo “Porta il mostro radioattivo in quel posto!” e questo devo fare! >>
Mihaela era basita: se avevano chi era stato in grado di localizzare l'obbiettivo, perché non affidare a quella persona il compito della guida invece di metterlo in squadra con questo mezzo imbecille?
Seriamente?
Non è che è tutto un gioco perverso dove lei è la vittima?
O la missione era un'operazione suicida e avevano scelto loro due perché sacrificabili?
Perché Melanie? Perché?!
<< Quindi... non hai la minima idea di come sappiamo dove dobbiamo andare, immagino che il nostro cliente sapesse a chi chiedere. >>
<< So solo che dobbiamo andare lì e sparare a delle persone che lavorano! Ah, mi ricorda i bei tempi in cui sparavo ai musi gialli... >>
<< I musi gialli vi hanno spedito a calci in culo fuori dal Vietnam. >>
<< SMETTILA DI DIRLO! VOGLIO RICORDARMI LE COSE BELLE! E già che ci sei, la pianti con questo sbrilluccichio color vomito?! Mi sto sentendo male! >>
Mihaela fissò i suoi occhi nelle orbite vuote dello scheletro.
<< Questo sbrilluccichio al vomito non è una mia scelta, fattelo piacere! Io mica mi lamento perché la tua faccia sembra appena uscita da una fornace. >>
<< EHI! >>
Faccia Bruciata le puntò il dito contro.
<< Abbi rispetto per questa faccia! Sono morto in guerra! >>
<< Bravo idiota, io sono morta servendo il mio paese ma non è che mi sento più intelligente, anzi! >>
Un ghigno soddisfatto distorse la mandibola del bruciato.
<< Ovvio! Cosa ne possono sapere del patriottismo quelle come te? >>
<< Quelle come me?! >>
<< I rossi! Per questo avete perso la terza guerra mondiale! >>
<< Non... è scoppiata nessuna guerra mondiale, lo sai vero? >>
Faccia Bruciata rimase in silenzio per qualche minuto.
<< … AVETE PERSO! >>
<< Sì sì, la guerra fredda e tutto il resto, a differenza di qualcuno mi sono tenuta aggiornata sugli ultimi quaranta anni! >>
Il demone bruciato incrociò le braccia, soddisfatto.
<< Questo dimostra che l'America è il paese migliore, dopo il Texas! >>
Ok, Mihaela era ormai certa che oltre alla carne si fosse bruciato anche il cervello.
Ma alla fine, perché litigare per orgoglio?
Le importava forse qualcosa della sua ideologia, del blocco orientale e di tutto quello in cui aveva creduto quando era viva ed ingenua?
No!
Tranne quando doveva litigare con Innozenz, ma Faccia Bruciata non è Innozenz, e la missione imponeva che ci fosse una buona intesa tra lei e quello yankee sotto acidi.
Quindi, era ora di mettere da parte la solita animosità, superare la propria inettitudine nelle relazioni umani ed essere... diplomatica.
Era da tempo che non si imponeva quell'aggettivo.
Ma era l'ora che la derelitta abitante di una pensione fatiscente si facesse da parte per fare spazio alla versatile agente della polizia segreta.
Non era chiedere troppo, no?
Le sue capacità relazionali non si erano arrugginite a tal punto, vero?
<< Ah, quindi vieni da lì... >>
<< Sì! Il migliore dei cinquanta stati, lì mi hanno reclutato per andare a esportare democrazia da voi comunisti! >>
<< E immagino che eri bravissimo in questo. >>
Così bravo che è finito qui, proprio un esperto non c'è che dire.
<< Erano tempi gloriosi, ero appena stato licenziato dal mio terzo lavoro, guidavo un taxi ma c'era quel merdoso coniglio bianco che ogni volta tornava ad infastidirmi fino a farmi licenziare TUTTE LE VOLTE! >>
Gridò talmente forte da produrre un forte eco, poi si girò verso il luogo da dove erano entrati.
<< SO CHE SEI QUI BASTARDO! FATTI VEDERE!! >>
Nessuna risposta, ma Mihaela era basita.
Va bene che sembrava svitato, ma ora era su un altro livello.
<< Quel bastardo mi attacca sempre quando sono solo, ma un giorno avrò la mia rivincita, NASCONDITI PURE PEZZO DI MERDA! TANTO SO DOVE ABITI! >>
Ok, ora era assolutamente certa che accettare quella missione era stato un errore, un terribile errore.
Doveva assolutamente riportarlo nel mondo delle persone sane.
<< Ehm cambiando argomento... qual'è il tuo nome? >>
<< Jack! >> urlò Faccia Bruciata per poi indicare le iniziali incise sull'elmetto << Jack Reginald Jackson! >>
Un nome apparentemente altolocato per uno zotico come lui, se non fosse stato per l'incisione sul casco avrebbe dubitato della sincerità del demone.
Anche se ripensandoci, nulla poteva garantire che non avesse semplicemente inciso sull'elmetto il nome più bello che era riuscito a pensare.
Ma questo non era rilevante, che si chiamasse pure Marilou per quello che le importava!
Anche se, adesso Jack aveva preso a parlare a manetta, dal silenzio di prima ad una loquacità quasi inquietante, e tutto quello che stava dicendo (su di sé, sulla sua famiglia, sulla sua vita da soldato ecc) era talmente gonfiato ed esagerato da suonare ridicolo, ogni affermazione più assurda della precedente.
Mihaela comprese con orrore che questo qui aveva appena iniziato a raccontarle la storia della sua vita... e sarebbe andato avanti per un po'.
Forse era meglio se lasciava le cose come erano prima.

Con la grazia di una ballerina professionista, Sherry stava camminando agilmente sul marciapiede, evitando demoni ubriachi e barboni svenuti mentre con gli occhi e con le mani si stava dilettando a contare i guadagni del suo ultimo lavoretto, frutto di un'intensa mattinata con uno dei suoi clienti più affezionati.
Le sue dita sfogliavano con rapidità le banconote da cinquanta dollari mentre, altrettanto velocemente, la sua mente teneva nota della somma raggiunta.
<< Cinquecento, cinquecentocinquanta, seicento, seicento cinquanta, settecento. >>
Finito di contare, la demone ragno si infilò le banconote nell'abbondante scollatura della camicetta bianca con un ghigno soddisfatto: amava il suo lavoro, veniva pagata per divertirsi e più si divertiva più la pagavano.
Anche se aveva finito il suo periodo di sostituta al Lusten, era riuscita a farsi un buon numero di nuovi affezionati clienti, da un po' buona parte dei suoi pomeriggi erano occupati, e lei adorava i clienti pomeridiani, perché voleva dire che avrebbe avuto la serata libera!
E se adorava le serate libere, è perché quelle erano i momenti migliore per spendere il gruzzolo appena guadagnato.
Certo, non era ancora sera, i locali più spassosi (Lusten compreso) dovevano ancora aprire, ma non vivi per parecchi anni all'inferno senza imparare qualcosa su come divertirsi ammazzando il tempo.
O su come divertirti nell'ammazzare.
O come ammazzare in generale.
Sì, morivano tante persone all'inferno, cioè, ri-morivano, il suo ex lo aveva imparato a sue spese!
Beh, morire una seconda volta non era una preoccupazione per chi aveva un tetto sulla testa, lunghe gambe per correre e armi a volontà, quindi avrebbe rimandato quei brutti e cupi pensieri al doposbornia, e il doposbornia a dopo la sbronza.
Girando l'angolo, notò uno dei numerosi distributori di droga della città, curiosamente senza fila, che ne avessero messo uno nuovo?
Se era così, quale migliore occasione per inaugurarlo?
E se invece era guasto, nulla che quattro calci ben assestati non avrebbero aggiustato, così, rapida come una volpe, l'avvenente demone si portò al distributore.
Il marciapiede era deserto, passava qualche auto di tanto in tanto, non c'era il traffico (o sarebbe più corretto definirlo gara di autoscontri) tipico del centro città, ok non era in una zona estremamente trafficata, eppure non poteva fare a meno di avvertire una certa inquietudine nell'aria.
Nah, sarà perché è ancora sobria e priva di qualsivoglia alterazione da sostanze: meglio rimediare!
Si chinò sulla macchinetta, e tirata fuori una banconota dalle tasche (dubitava che quell'affare le avrebbe mai dato il resto di una banconota da cinquanta, perché sì, questi affari accettavano di tutto) la infilò nell'apposita fessura.
Come ogni volta, non poteva fare a meno di notare che il suo lontano cugino poteva annoverare una marca tutta a nome suo, e come al solito la comprò, del resto non ci si aiuta in famiglia?
E poi aveva sentito di come era il rapporto tra quel poveretto ed il suo capo, o sarebbe più corretto dire il suo pappone.
Al posto di Angel, lei non avrebbe esitato a tirare un calcio in faccia a quella faccia di merda, certo, poi sarebbe stato il caso di farsi una bella corsa, visto che si trattava di un overlord.
Ecco, ancora una volta sta ragionando troppo!
Prese il sacchetto di “polvere d'angelo” e fece per incamminarsi.
Se non fosse che appena girò i tacchi, si trovò praticamente circondata da una quantità non indifferente di... strani demoni mascherati.
E pure tutti vestiti allo stesso modo, con la stessa maschera, lo stesso colore e lo stesso modo di stare in piedi dritti come pali!
Dovevano essere una ventina, ed il modo in cui se ne stavano tutti equidistanti da lei, creando un cerchio perfetto con i loro corpi ben allineati non poteva fare a meno di trasmetterle qualche brivido.
Questa era una novità, di solito quando veniva circondata da misteriosa gente mascherata si trattava di teppistelli trasandati.
Questi qui invece... tutti eleganti!
Quale ricco maniaco si era infatuato di lei?
Per carità, molto lusingata ma questi modi potrebbero mettere a disagio qualcuno.
Le maschere poi, tutte bianche con quel sorriso stilizzato e gli occhi schiacciati, sarà per caso una di quelle sette di strambi in cerca di adepti?
<< La volete? >>
Chiese la demone ragno agitando il sacchetto di droga davanti alle maschere sebbene fossero prive di fessure per gli occhi (come caspita ci vedono questi qui?)
Nessuna risposta.
<< No? Meglio, perché non la condivido! Ora, se potreste spostarvi e andare a fare la vostra orgia o quel che è da un'altra parte... >>
Uno dei mascherati, quello più grosso che probabilmente guidava il gruppo, si portò davanti a lei nel tempo di una singola falcata, il movimento fu così violento da causare uno spostamento d'aria all'indirizzo della demone ragno.
<< Mi spiace tesoro, ma ho finito per oggi, se proprio vuoi dovrai pagare un supplemento e toglierti quella maschera da psicopatico! Sul serio, se penso a fare sesso con uno che mi guarda con quest'affare in faccia mi viene voglia di chiudermi in un convento! >>
L'omaccione aspettò educatamente che finisse con le mani giunte dietro la schiena, squadrandola da dietro lo sguardo impassibile della maschera, e quando la demone ebbe finito di spiegargli perché non intendeva fare sesso con uno che veste in quel modo, poté per la prima volta aprire bocca.
<< Tu sei Sherry, giusto? >>
Per qualche secondo Sherry rimase sbigottita, non perché conoscesse il suo nome, ma perché la voce di quel tipo era... diversa non solo dal timbro vocale che si sarebbe aspettato da quel bestione così ben piazzato, ma di qualsiasi altra voce avesse mai sentito prima.
Aveva un suono amichevole, quasi rilassante, come quando veniva massaggiata o semplicemente era in botta e credeva di parlare con Buddha.
Ma ecco, il fatto che sentisse una voce simile da cosciente era tutto tranne che rassicurante, ok, nulla di quello che stava succedendo era rassicurante, ma manco per il cazzo.
Arretrò di un passo, con le sei braccia pronte ad impugnare un'arma a testa.
Il mascherato dovette intuire le sue intenzioni, si scagliò in avanti tentando di afferrarla, ma Sherry nel giro di un secondo era volata sopra il distributore automatico, le sue sei braccia impugnavano un'arma ciascuna, pronte a respingere l'orda di aggressori.
Non poté fare a meno di avvertire un'aria minacciosa attorno a quei demoni...
Ma mai quanto quella intorno a lei.
<< Ok stronzetti, non so cosa vi ho fatto, non so cosa volete da me, ma so che adesso vi romperò il culo! >>




Nota dell'Autore
Per chi non avesse seguito la storia precedente, il personaggio di Sherry appartiene ad
Aladidragocchiodiluce, che ringrazio molto per l'aiuto in questa fiction e in Radioactive.
   
 
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