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Autore: Saruwatari_Asuka    04/08/2021    1 recensioni
"L’urlo disumano straccia il silenzio di piombo calato sull’intera sezione A della Yuuei.
Un grido che a sentirlo altrimenti avrebbe fatto accorrere una frotta di Eroi, poliziotti, giornalisti e semplici curiosi.
Bakugō Katsuki serra il pugno.
Prova il bisogno fisico di far andare in frantumi qualcosa. Qualunque cosa.
E la frustrazione devastante di non poterlo fare.
Ma c’è di peggio.
Bakugō Katsuki nel corpo di Yaoyorozu.
Se esiste un Dio, e inizia a dubitarne seriamente a questo punto, sarebbe bene gli tiri addosso un meteorite all’istante.
Perché non potrà garantire delle sue reazioni da qui in avanti."
{Storia a 4 mani. Asuka e Anya_Tara.}
{KiriMina; ShinOji; KamiJirou; TodoMomo; Kacchako; MidoMelissa}
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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37. Siamo tutti fottuti

 

 

 

 

 

É... Caldo.

A Katsuki, é sempre stato il freddo a dare fastidio, mai il caldo. Odia l'inverno, la neve gli fa girare le palle, le temperature polari gli fanno salire il sangue alla testa. Ma in questo momento a seccargli é la sensazione di calore che lo fa sudare da morire. Gli secca la gola, lo fa sbuffare e rigirare nel leggero dormiveglia, sente le fitte provenire dalla zona del suo corpo sotto la vita, tenta di scrollare il bacino, di scrollarsi di dosso le impressioni soffocanti del corpo -ferito- di un altro.

Sarà un cazzo di casino di merda, lo sa già. Quello scemo di Metà e metà gli ha dato da pensare, ma gliene dà di più il fatto che appena tornerà la vecchia, il Morto di Sonno senior verrà a conoscenza della faccenda e gli andrà bene se non lo prenderà a calci nel culo, con tutti gli arretrati.

Porca miseria. Che poi, la scimmia è l'amichetto del Morto di Sonno junior. Sicuro Aizawa si divertirà un sacco a fargli pagare di aver rotto il compagnuccio di giochi al suo protetto. E persino nel dormiveglia affannoso gli viene l'ennesimo mal di testa.

Fa per muoversi, voltarsi sull'altro fianco. E se sogna o é soltanto il peso opprimente dei suoi stessi pensieri non può dirlo ma sa che si sente costretto. Legato, quasi. E se é uno scherzo del subconscio traumatizzato glielo presenta proprio per bene, come fosse reale.

È in una situazione fottuta e non sa come uscirne. Intrappolato in membra che non sono le sue. E se é sempre meglio che convivere con tette di marmo e crampi massacranti, d'altro canto non è ancora il SUO di corpo. E che diamine, non capisce nemmeno più se lo ama o no, sa solo che gli manca la sua pelle. La sua intimità. Che poi sfrutti o meno non è rilevante ma rivuole la sua carne. La sua vita. E se non cede all'impulso di piangere di nuovo come una fontana è solo perchè non ha più la scusa delle robe da femmine. Oltre che per il fatto che non serve ad una mazza. Se solo quella sciroccata di Hatsume avesse fatto qualcosa di meglio che incasinare ancora di più le cose ...

Ih. Ma che è?

Gli sembra di avvertire -di pancia più che di orecchie, una sorta di eco dalle viscere che risale attraverso gli strati confusi della coscienza- dei rumori molto forti. E una voce familiare, eppure distante che chiama il suo nome. Ma sogna oppure è sveglio?

"BAKUGOU! BAKUGOU, APRI O MI SENTIRÒ’ AUTORIZZATO A FARLO IO!". Ma é ovattato, come impastato. "Bakugou!"

"Mhmm...". Non proviene da lui, no. E ne é sicuro, perchè ha socchiuso gli occhi a quel richiamo assordante -e scocciante- anche se non del tutto sveglio e cosciente comunque sicuro non ha fatto alcun verso.

E sicuro non si è tirato un calcio in un punto decisamente delicato del corpo da solo.

Anzi una ginocchiata. Che gli fa finalmente sollevare le palpebre e scattare come un gatto che rizza il pelo e si attacca al soffitto.

O in questo caso, butta l'ignara compagna di letto giù dal materasso. E incontra quei grandi occhi castano dorato che si spalancano, si spannano in pochi istanti e lo mettono a fuoco come se non capisse.

E nemmeno Bakugou capisce. Si é... Addormentato in camera dello scimmione, con una coda floscia e un ginocchio dolorante oltre che in compagnia di quel maledetto Metà e metà. Ora apre gli occhi che é in camera sua, circondato dopo quelli che gli sono parsi secoli dai suoi oggetti, i suoi vestiti, le sue cose.

È nel suo letto, e in compagnia di Faccia Tonda. Che lo fissa anche lei senza capire, e sembra aspettare qualcosa da lui. Un segno, manco fosse Gesù Cristo.

Ma forse solo per capire chi diamine abbia davanti, ovvio. E per capire se sentirsi più imbarazzata per aver dormito abbarbicata ad un'amica che si é svegliata con l'alzabandiera o se vergognarsi di più per aver stretto un compagno di classe dell'altro sesso che ha avuto una normalissima reazione fisiologica.

In ogni caso le sue guance morbide sono infocatissime. E quel rumore molesto alla porta si rivela essere Quattrocchi, che sbraita nel tono riservato solo alle occasioni speciali.

In questo istante gli è quasi grato, Bakugou. Perchè quella pesante presa di possesso della realtà gli impedisce di andare in panico, di cominciare a farsi domande, di mettersi a piangere di sollievo davvero come un idiota, di dar spiegazioni a Faccia Tonda seduta sul parquet come ci fosse nata e cresciuta che lo fissa come un prodigio. "BAKUGOU, IO APRO!". E dire e fare non hanno in mezzo alcun mare, la porta si spalanca e quel demente di Iida appare, in tuta e non in uniforme, sulla soglia.

Si deve aggiustare gli occhiali a culo di bottiglia sul naso, nervosamente, nel vedere Uraraka che d'impulso tira su le bretelline del top -perfettamente al loro posto già prima- e si tiene le braccia davanti al seno. "Questa poi...", bofonchia come se la scopa che solitamente ha su per il culo si fosse conficcata fino alla laringe.

Ma si riprende abbastanza in fretta, ligio al suo dovere di rompipalle e rappresentante di classe. I suoi occhi azzurro piombo dietro le lenti sono come canne di un fucile e sono puntati dritti su di lui, Katsuki. Che si gratta la scapola per decenza, quando in realtà vorrebbe "riabbracciare" il suo ... Coso, laggiù. E non in senso sentimentale, ma solo per una grattata tipo "batti il cinque". Così.

"Be'? Che vuoi?" sbotta rochissimo. E non gli pare vero di sentire di nuovo la SUA voce. Con quell'inflessione sempre stizzita.

Iida non ci pensa due volte a puntargli il dito contro. Neanche fosse un Villan, e che diamine. "Aizawa-sensei ha da parlarti, e con molta urgenza anche. Per cui dovresti recarti da lui".

"Embè? E non sapeva mandarlo un messaggio?".

"Il tuo cellulare ce l’ha Ojiro-kun".

Cazzo. Già. "Be' comunque ora ci vado, puoi levarti di torno Quattrocchi”.

Iida lo guarda durissimo. Poi guarda ancora Ochaco. "Da te non me lo sarei mai aspettato, Uraraka-san".

La ragazza trasale, ancora non si è mossa dal pavimento. Impossibile capire cosa pensi, forse nulla e sta solo cercando di venire a patti con quel che sta succedendo adesso.

"Ohi". Non si alza dal letto Katsuki. Cioè di farsi vedere "allegro" da quel cretino impagliato non gliene frega nulla, anzi. Ma non davanti ad Uraraka. "Ti ho detto che puoi levarti di torno, idiota. Non costringermi ad alzarmi", sbotta e solleva una mano. Non é sicuro di riuscire a far scoppiare neanche un chicco di mais in popcorn adesso, ma come minaccia psicologica é sufficiente.

"Non fare tardi", conclude Iida girando sui tacchi e chiudendo la porta. Con forza, in effetti.

"Tsk. Coglione".

É adesso che si degna di guardare Faccia Tonda. Che sembra aver ripreso un attimo i sensi, gli occhi sono meno vitrei e più presenti ma le guance sono ancora rossissime.

Dovrebbe dire qualcosa. E cosa? Okay, fra loro due sembrava essersi instaurato un qualche rapporto. Ma era una situazione eccezionale, adesso finalmente si è ripreso le sue sembianze, basta, chiuso. Non hanno più nulla da dirsi adesso.

E Ochaco sembra capirlo. Perchè si mette in piedi, spolvera immaginaria polvere dal retro dei calzoncini. A testa bassa.

"Allora... Vado eh", mormora appena. E Katsuki la guarda camminare fino alla porta, mettere la mano sulla maniglia.

Prima di darsi del cretino. Certo che ha qualcosa da dirle. "Faccia Tonda?".

Lei trasale. "Sî?".

"Il cellulare, portalo alla tua amica per favore".

"Ahhh...". Uraraka torna indietro, lo afferra da sopra la scrivania. Non dice altro nel richiudersi dietro la porta.

 

--

 

Nonostante quello che ha detto Aizawa, Ojiro decide comunque di andare in classe. Stampelle, ginocchio rotto e coda dolorante non lo fermeranno, non ha mai perso una lezione e non inizierà adesso per una cosa che non dipende da lui.

Non è nelle condizioni di permetterselo.

E non vuole nemmeno. E’ arrabbiato per come Bakugou ha trattato il suo corpo, è arrabbiato perché non ha nemmeno avuto la decenza adesso di prendentarsi lì e dirgli che ha fatto una cazzata. Non si aspetta nemmeno del tutto una scusa, da Bakugou, figurarsi. Ma almeno che scenda e lo guardi.

Invece Iida torna da solo, ha una faccia strana ma non fa domande, Ojiro.

Furibondo, ma cercando di non mostrarlo, Ojiro si alza dalla sedia e afferra le stampelle, ricordandosi di doverle usare.

“Amico?”

“Vado a mettere la divisa,” brontola, e Jiro nota subito il tono funebre, “Ci vediamo in classe, Kaminari?”

“Sei sicuro di voler venire?”

“Certo!”

“Ma…”

“Denki,” gli mette una mano sulla spalla Jiro, scuotendo poi il capo, “Lascialo stare. Tanto è nervoso, non ti darebbe retta.”

“Mh.”

Lo guarda comunque andare verso l’ascensore, chiedendosi se comunque non sia il caso di andare da lui giusto per dargli una mano. Cerca anche Shinsou con gli occhi, per spronarlo a farlo lui.

E’ stupido? Perché non ne approfitta? Mashirao sarà anche nero di rabbia ma è anche talmente evidente che abbia bisogno di una mano che fa male al cuore vederlo andare via da solo, così. Potrebbe seguirlo, essere gentile, rabbonirlo, parlare, fare la pace!

Invece no. Sta lì. Lo guarda con la coda dell’occhio, gioca col cibo. Ma niente.

Dopo andrà a dirgliene quattro. Mille. Di più. Prima la sua idea sarebbe quella di raggiungere Ojiro, ma Shoji gli indica col capo il corridoio.

In effetti si era chiesto perché Shoji non gli fosse stato alle calcagne fin da subito.

Todoroki è stato semplicemente più veloce.

“Aspe…Todoroki? Ma che…?”

 

Todoroki entra in ascensore con Ojiro, ma non gli serve più aiutarlo, tiene già l’equilibrio perfettamente. Nonostante non possa usare la coda, quella aiuta comunque, e tanto.

Ojiro, però, all’improvviso si sente più nervosa che arrabbiato.

Todoroki che vuole da lui adesso? Non ha più da stargli dietro per chissà quale motivo, come prima. O no?

“Volevo chiederti scusa, Ojiro-kun.”

Ojiro sobbalza, per poco non cade di nuovo, è rosso come i capelli di Kirishima quando si volta verso di lui e se lo ritrova –di nuovo!- così vicino alla sua faccia. “C-cosa…”

“Scusami, pensavo stessi cadendo,” afferma l’altro, allontanandosi, “Ti vedo un po’ instabile. Ti do una mano, se vuoi.”

“I-io sto bene. Ce…ce la faccio,” Ojiro sospira, prende un lungo respiro e cerca di nuovo di calmarsi, “Non c’è bisogno di scusarsi per stamattina, comunque. Eri lì per aiutare Bakugou, no?”

Todoroki annuisce, “Sì, ma…non è solo quello. E’ colpa di Momo se si è fatto…cioè se ti sei fatto male. Quindi…”

“E tu cosa c’entri?”

“Come?”

“Voglio dire, non so cosa c’entri Momo, ma meno ancora te. C’eri anche tu?”

“No. Ovviamente. Non lo avrei permesso.”

“E allora? E’ perché Momo è la tua fidanzata?”

“Mh.”

Ojiro sospira di nuovo, raggiunge la sua stanza e apre la porta. Fa entrare anche Todoroki, poi chiude la porta.

“Tu però non sei responsabile delle azioni di un’altra persona solo perché ci stai insieme, Todoroki,” afferma, mentre si toglie i pantaloni. Nessuno dei due fa caso alla cosa: si spogliano di continuo insieme nello spogliatoio, e anche se ora sono solo loro due nella stessa stanza sembra stranamente normale, tanto più che Todoroki lo sta fissando dritto negli occhi e non guarda nient’altro.

Ha avuto così ansia mentre ce l’aveva vicino al volto, proprio perché quegli occhi bicolore lo fissavano così intensamentre, e adesso che è in mutande davanti a lui e litiga coi pantaloni della tuta –perchè giusto quelli può riuscire a mettersi- non prova niente.

Chissà perché si è agitato tanto prima.

Forse…per Shinsou? Forse la sorpresa. Chi può dirlo.

“Lo so,” annuisce Todoroki, “Ma credo sia colpa mia se Momo era così nervosa, e se ha accettato la folle idea di Bakugou forse è stato proprio perché era così arrabbiata con me. Penso si volesse sfogare, o avesse bisogno di…”

“Non importa, non è comunque colpa tua, Todoroki-kun,” sorride Ojiro, decidendo di arrotolare la gamba del pantalone. Funziona, e finalmente riesce a tirarli su, anche se all’altezza della fasciatura li sente terribilmente stretti. “Se adesso Shinsou uscisse e decidesse di fare una strage perché è arrabbiato con me, che cosa ci potrei fare, io?”

“Non è la stessa cosa, credo.”

“Sì che lo è. Ti ringrazio molto per la premura, ma non serve che tu resti qui con me perchè ti senti in colpa per quello che ha fatto Momo. Innanzitutto, in qualche modo starò bene, me la cavo da solo e devo solo avere pazienza fino a domani, no? E poi, non sei stato tu a fare danni, quindi non mi devi nulla.”

Todoroki annuisce. In un qualche modo, quello che ha detto Ojiro ha senso, anche se lui non sa se ne è del tutto convinto.

“E poi credo che tu sia qui perché stai scappando.”

Stavolta, è Todoroki che sobbalza. Guarda Ojiro e quel sorriso che non sa decifrare e aggrotta le sopracciglia. “Fuggire? Io?”

“Già.”

“E…da chi starei fuggendo?”

Ojiro scrolla le spalle, “Da Momo, direi.”

Todoroki abbassa lo sguardo, “No. In verità, le ho scritto ieri, ma non mi ha ancora risposto. Quindi immagino che…”

“Le hai dato il tempo?”

“Come?”

“Di risponderti, dico, le hai dato il tempo? E’ tornata nel suo corpo all’improvviso, stamattina, e magari deve riprendersi. Non è nemmeno scesa a far colazione, stamattina, o almeno io non l’ho vista. Non dovresti essere con lei, adesso, invece che qui con me?”

“Tu…credi, Bakugou?”

“Eh?”

Todoroki sgrana gli occhi. “Scusami, Ojiro, volevo dire…Ojiro”

“Sei fuso anche tu, eh?” ride Ojiro.

Todoroki annuisce, ma non è per quello che ha sbagliato. E’ impressionante come quei due, Ojiro e Bakugou, fossero caratterialmente diversi eppure…eppure lui è più che certo che Bakugou gli avrebbe detto esattamente le stesse cose che gli ha detto Ojiro. Anche se forse con un altro tono. Decisamente con un altro tono, lo sa.

Eppure sentirlo parlare così lo ha catapultato per un attimo alla sera prima, quando Bakugou gli ha dato tutti quei consigli su Momo addirittura suggerendogli cosa scrivere.

Momo non ha ancora risposto, ma è vero anche quello che ha detto ora Ojiro: non ha avuto modo, forse. Se è tornata nel suo corpo, ora non ha più il cellulare. Forse non ha nemmeno letto, a ben pensarci.

Forse è davvero ora che vada da lei, e che dia retta sia ai consigli di Bakugou che a quelli di Ojiro.

“Forse hai ragione. Vado a vedere se riesco ad incontrarla prima delle lezioni.”

Ojiro annuisce, “Bravo. Buona fortuna, Todoroki-kun.”

Todoroki si avvia verso la porta, prende la maniglia e apre. Ma non esce subito.

“Posso farti una domanda, Ojiro?”

“Mh? Sì.”

“Perché hai lasciato Shinsou?”

Ojiro sorride, “Perché era meglio così.”

“Per chi?”

“Per lui.”

“Non penso di aver capito. Ma adesso che siete tornati normali, non dovresti parlarci di nuovo anche tu?”

“Immagino…di sì.”

Todoroki lo guarda di nuovo,  ma sembra stranito quando si volta di nuovo verso il corridoio esterno, come se avesse visto qualcosa che non si aspettava di vedere. O qualcuno.

Alla fine si volta di nuovo verso di lui, “Dovresti davvero.”

“Ci penserò.”

“D’accordo. Stai attento, con quelle.”

Ojiro ride, “Non ti preoccupare, Todoroki-kun, non cadrò più!”

 

--

 

Bakugou non ha alcun modo di sfuggire a quella merdosa situazione.

Prima delle lezioni, si presenta nell’ufficio di Aizawa proprio come gli ha detto di fare Iida.

Sa già quello che succederà e la cosa gli rompe più che mai. Non è certo di voler sentire.

Per la prima volta, Bakugou Katsuki è preoccupato. Cazzo, se è preoccupato. Questa volta l’ha fatta grossa, anche se lì per lì non gli è parso.

“Fanculo tutti,” borbotta, prima di bussare ed entrare.

Gli occhi di Aizawa sono di fuoco. Letteralmente, perché ha attivato subito il quirk quando l’ha visto.

È durato un attimo, sì, ma la sensazione atroce del fuoco furioso di Aizawa c’è ancora.

Che cazzo, però, alla fine non ha ammazzato nessuno! Nella situazione di merda in cui erano tutti, potrebbero pure fargliela passare, sta storia.

“Sai perché sei qui?” gli chiede Aizawa, girando la sedia per poterlo guardare. Lo studia dall’alto al basso e forse quello che vede lo fa arrabbiare ancora di più perché invece di calmarsi, possibilmente si infiamma ancora di più.

“Sì che lo so,” sbotta Bakugou. Mica è stupido.

Ovvio che lo sa. Il dannato scimmione ha una gamba rotta. Non passa certo inosservato.

“Bakugou,” inizia, e sembra per la prima volta stanco. Sfinito. “Sono…raccapricciato da quello che ho visto questa mattina. Fin’ora non ti è stato detto nulla, hai fatto quello che volevi fare, te le ho fatte passare tutte! Ho pensato che fosse complicato per te, che tutto sommato ti stavi comportando bene con Yaoyorozu. Ci ho quasi sperato. Ma questo è inammissibile. Hai mancato di rispetto a tutti i sani principi che dovrebbero muovere un eroe, tutti! Posso farti passare la rivalità eccessiva con Midoriya, posso farti passare l’eccessiva aggressività verbale o fisica in combattimento. Posso accettare il tuo caratteraccio, i tuoi modi di fare contro ogni principio morale. Tutto. E tutto ti ho fatto passare fin’ora. Forse è stato questo il mio sbaglio,” sospira, “Ho avuto la mano troppo leggera, su di te. Hai creduto di poter fare tutto quello che ti passava per la testa senza che nessuno ti dicesse nulla. Tanto da passare sopra al corpo di un tuo compagno, che si fidava di te e te lo aveva affidato, finendo per ferirlo tanto gravemente da rompergli un ginocchio. Se fosse stato in combattimento, in allenamento, o in un qualsiasi altro momento della vostra vita al dormitorio, forse ti avrei solo sospeso. Ma che tu abbia avuto l’indecenza, agghiacciante, di usare il suo corpo come se ti appartenesse di diritto, ferendolo e nemmeno riferendoglielo…senza riferirlo neanche a me! Questa non posso fartela passare liscia. Credevo stessi crescendo ma questa situazione mi ha dato conferma che sei solo ancora un ragazzino viziato che di eroico non ha ancora neanche un Hero Name. Hai toccata il fondo, Bakugou. Sei fuori dalla Yuuei.”

Bakugou trattiene il fiato, ma è ancora abbastanza orgoglioso da tacere.

Sì, questa volta tace, Bakugou, e la cosa sorprende Aizawa per primo, già pronto com’era a legarlo e placarlo col quirk.

Invece, Bakugou tace.

Che forse abbia dato una punizione troppo grande? Che forse, in verità, abbia capito da solo il suo errore?

“Okay.”

“Prego?”

Bakugou scrolla le spalle, “Beh? Che cazzo vuole che dica? Non la pregherò di certo.”

“Non servirebbe,” schiocca la lingua Aizawa, al colmo dell’esasperazione. “Adesso vai a preparare le tue cose.”

   
 
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