37.
Siamo tutti fottuti
É...
Caldo.
A
Katsuki, é sempre stato il freddo a dare fastidio, mai il caldo. Odia
l'inverno, la neve gli fa girare le palle, le temperature polari gli fanno
salire il sangue alla testa. Ma in questo momento a seccargli é la sensazione
di calore che lo fa sudare da morire. Gli secca la gola, lo fa sbuffare e
rigirare nel leggero dormiveglia, sente le fitte provenire dalla zona del suo
corpo sotto la vita, tenta di scrollare il bacino, di scrollarsi di dosso le
impressioni soffocanti del corpo -ferito- di un altro.
Sarà
un cazzo di casino di merda, lo sa già. Quello scemo di Metà e metà gli ha dato
da pensare, ma gliene dà di più il fatto che appena tornerà la vecchia, il
Morto di Sonno senior verrà a conoscenza della faccenda e gli andrà bene se non
lo prenderà a calci nel culo, con tutti gli arretrati.
Porca
miseria. Che poi, la scimmia è l'amichetto del Morto di Sonno junior. Sicuro
Aizawa si divertirà un sacco a fargli pagare di aver rotto il compagnuccio di
giochi al suo protetto. E persino nel dormiveglia affannoso gli viene
l'ennesimo mal di testa.
Fa
per muoversi, voltarsi sull'altro fianco. E se sogna o é soltanto il peso
opprimente dei suoi stessi pensieri non può dirlo ma sa che si sente costretto.
Legato, quasi. E se é uno scherzo del subconscio traumatizzato glielo presenta
proprio per bene, come fosse reale.
È
in una situazione fottuta e non sa come uscirne. Intrappolato in membra che non
sono le sue. E se é sempre meglio che convivere con tette di marmo e crampi
massacranti, d'altro canto non è ancora il SUO di corpo. E che diamine, non
capisce nemmeno più se lo ama o no, sa solo che gli manca la sua pelle. La sua
intimità. Che poi sfrutti o meno non è rilevante ma rivuole la sua carne. La
sua vita. E se non cede all'impulso di piangere di nuovo come una fontana è
solo perchè non ha più la scusa delle robe da femmine. Oltre che per il fatto
che non serve ad una mazza. Se solo quella sciroccata di Hatsume avesse fatto
qualcosa di meglio che incasinare ancora di più le cose ...
Ih.
Ma che è?
Gli
sembra di avvertire -di pancia più che di orecchie, una sorta di eco dalle
viscere che risale attraverso gli strati confusi della coscienza- dei rumori
molto forti. E una voce familiare, eppure distante che chiama il suo nome. Ma
sogna oppure è sveglio?
"BAKUGOU!
BAKUGOU, APRI O MI SENTIRÒ’ AUTORIZZATO A FARLO IO!". Ma é ovattato, come
impastato. "Bakugou!"
"Mhmm...".
Non proviene da lui, no. E ne é sicuro, perchè ha socchiuso gli occhi a quel
richiamo assordante -e scocciante- anche se non del tutto sveglio e cosciente
comunque sicuro non ha fatto alcun verso.
E
sicuro non si è tirato un calcio in un punto decisamente delicato del corpo da
solo.
Anzi
una ginocchiata. Che gli fa finalmente sollevare le palpebre e scattare come un
gatto che rizza il pelo e si attacca al soffitto.
O
in questo caso, butta l'ignara compagna di letto giù dal materasso. E incontra
quei grandi occhi castano dorato che si spalancano, si spannano in pochi
istanti e lo mettono a fuoco come se non capisse.
E
nemmeno Bakugou capisce. Si é... Addormentato in camera dello scimmione, con
una coda floscia e un ginocchio dolorante oltre che in compagnia di quel
maledetto Metà e metà. Ora apre gli occhi che é in camera sua, circondato dopo
quelli che gli sono parsi secoli dai suoi oggetti, i suoi vestiti, le sue cose.
È
nel suo letto, e in compagnia di Faccia Tonda. Che lo fissa anche lei senza
capire, e sembra aspettare qualcosa da lui. Un segno, manco fosse Gesù Cristo.
Ma
forse solo per capire chi diamine abbia davanti, ovvio. E per capire se
sentirsi più imbarazzata per aver dormito abbarbicata ad un'amica che si é
svegliata con l'alzabandiera o se vergognarsi di più per aver stretto un
compagno di classe dell'altro sesso che ha avuto una normalissima reazione
fisiologica.
In
ogni caso le sue guance morbide sono infocatissime. E quel rumore molesto alla
porta si rivela essere Quattrocchi, che sbraita nel tono riservato solo alle
occasioni speciali.
In
questo istante gli è quasi grato, Bakugou. Perchè quella pesante presa di
possesso della realtà gli impedisce di andare in panico, di cominciare a farsi
domande, di mettersi a piangere di sollievo davvero come un idiota, di dar
spiegazioni a Faccia Tonda seduta sul parquet come ci fosse nata e cresciuta
che lo fissa come un prodigio. "BAKUGOU, IO APRO!". E dire e fare non
hanno in mezzo alcun mare, la porta si spalanca e quel demente di Iida appare,
in tuta e non in uniforme, sulla soglia.
Si
deve aggiustare gli occhiali a culo di bottiglia sul naso, nervosamente, nel
vedere Uraraka che d'impulso tira su le bretelline del top -perfettamente al
loro posto già prima- e si tiene le braccia davanti al seno. "Questa
poi...", bofonchia come se la scopa che solitamente ha su per il culo si
fosse conficcata fino alla laringe.
Ma
si riprende abbastanza in fretta, ligio al suo dovere di rompipalle e
rappresentante di classe. I suoi occhi azzurro piombo dietro le lenti sono come
canne di un fucile e sono puntati dritti su di lui, Katsuki. Che si gratta la
scapola per decenza, quando in realtà vorrebbe "riabbracciare" il suo
... Coso, laggiù. E non in senso sentimentale, ma solo per una grattata tipo
"batti il cinque". Così.
"Be'?
Che vuoi?" sbotta rochissimo. E non gli pare vero di sentire di nuovo la
SUA voce. Con quell'inflessione sempre stizzita.
Iida
non ci pensa due volte a puntargli il dito contro. Neanche fosse un Villan, e
che diamine. "Aizawa-sensei ha da parlarti, e con molta urgenza anche. Per
cui dovresti recarti da lui".
"Embè?
E non sapeva mandarlo un messaggio?".
"Il
tuo cellulare ce l’ha Ojiro-kun".
Cazzo.
Già. "Be' comunque ora ci vado, puoi levarti di torno Quattrocchi”.
Iida
lo guarda durissimo. Poi guarda ancora Ochaco. "Da te non me lo sarei mai
aspettato, Uraraka-san".
La
ragazza trasale, ancora non si è mossa dal pavimento. Impossibile capire cosa
pensi, forse nulla e sta solo cercando di venire a patti con quel che sta
succedendo adesso.
"Ohi".
Non si alza dal letto Katsuki. Cioè di farsi vedere "allegro" da quel
cretino impagliato non gliene frega nulla, anzi. Ma non davanti ad Uraraka.
"Ti ho detto che puoi levarti di torno, idiota. Non costringermi ad
alzarmi", sbotta e solleva una mano. Non é sicuro di riuscire a far
scoppiare neanche un chicco di mais in popcorn adesso, ma come minaccia
psicologica é sufficiente.
"Non
fare tardi", conclude Iida girando sui tacchi e chiudendo la porta. Con
forza, in effetti.
"Tsk.
Coglione".
É
adesso che si degna di guardare Faccia Tonda. Che sembra aver ripreso un attimo
i sensi, gli occhi sono meno vitrei e più presenti ma le guance sono ancora
rossissime.
Dovrebbe
dire qualcosa. E cosa? Okay, fra loro due sembrava essersi instaurato un qualche
rapporto. Ma era una situazione eccezionale, adesso finalmente si è ripreso le
sue sembianze, basta, chiuso. Non hanno più nulla da dirsi adesso.
E
Ochaco sembra capirlo. Perchè si mette in piedi, spolvera immaginaria polvere
dal retro dei calzoncini. A testa bassa.
"Allora...
Vado eh", mormora appena. E Katsuki la guarda camminare fino alla porta,
mettere la mano sulla maniglia.
Prima
di darsi del cretino. Certo che ha qualcosa da dirle. "Faccia
Tonda?".
Lei
trasale. "Sî?".
"Il
cellulare, portalo alla tua amica per favore".
"Ahhh...".
Uraraka torna indietro, lo afferra da sopra la scrivania. Non dice altro nel
richiudersi dietro la porta.
--
Nonostante
quello che ha detto Aizawa, Ojiro decide comunque di andare in classe.
Stampelle, ginocchio rotto e coda dolorante non lo fermeranno, non ha mai perso
una lezione e non inizierà adesso per una cosa che non dipende da lui.
Non
è nelle condizioni di permetterselo.
E
non vuole nemmeno. E’ arrabbiato per come Bakugou ha trattato il suo corpo, è
arrabbiato perché non ha nemmeno avuto la decenza adesso di prendentarsi lì e
dirgli che ha fatto una cazzata. Non si aspetta nemmeno del tutto una scusa, da
Bakugou, figurarsi. Ma almeno che scenda e lo guardi.
Invece
Iida torna da solo, ha una faccia strana ma non fa domande, Ojiro.
Furibondo,
ma cercando di non mostrarlo, Ojiro si alza dalla sedia e afferra le stampelle,
ricordandosi di doverle usare.
“Amico?”
“Vado
a mettere la divisa,” brontola, e Jiro nota subito il tono funebre, “Ci vediamo
in classe, Kaminari?”
“Sei
sicuro di voler venire?”
“Certo!”
“Ma…”
“Denki,”
gli mette una mano sulla spalla Jiro, scuotendo poi il capo, “Lascialo stare.
Tanto è nervoso, non ti darebbe retta.”
“Mh.”
Lo
guarda comunque andare verso l’ascensore, chiedendosi se comunque non sia il
caso di andare da lui giusto per dargli una mano. Cerca anche Shinsou con gli
occhi, per spronarlo a farlo lui.
E’
stupido? Perché non ne approfitta? Mashirao sarà anche nero di rabbia ma è
anche talmente evidente che abbia bisogno di una mano che fa male al cuore
vederlo andare via da solo, così. Potrebbe seguirlo, essere gentile,
rabbonirlo, parlare, fare la pace!
Invece
no. Sta lì. Lo guarda con la coda dell’occhio, gioca col cibo. Ma niente.
Dopo
andrà a dirgliene quattro. Mille. Di più. Prima la sua idea sarebbe quella di
raggiungere Ojiro, ma Shoji gli indica col capo il corridoio.
In
effetti si era chiesto perché Shoji non gli fosse stato alle calcagne fin da
subito.
Todoroki
è stato semplicemente più veloce.
“Aspe…Todoroki?
Ma che…?”
Todoroki
entra in ascensore con Ojiro, ma non gli serve più aiutarlo, tiene già
l’equilibrio perfettamente. Nonostante non possa usare la coda, quella aiuta
comunque, e tanto.
Ojiro,
però, all’improvviso si sente più nervosa che arrabbiato.
Todoroki
che vuole da lui adesso? Non ha più da stargli dietro per chissà quale motivo,
come prima. O no?
“Volevo
chiederti scusa, Ojiro-kun.”
Ojiro
sobbalza, per poco non cade di nuovo, è rosso come i capelli di Kirishima
quando si volta verso di lui e se lo ritrova –di nuovo!- così vicino alla sua
faccia. “C-cosa…”
“Scusami,
pensavo stessi cadendo,” afferma l’altro, allontanandosi, “Ti vedo un po’
instabile. Ti do una mano, se vuoi.”
“I-io
sto bene. Ce…ce la faccio,” Ojiro sospira, prende un lungo respiro e cerca di
nuovo di calmarsi, “Non c’è bisogno di scusarsi per stamattina, comunque. Eri
lì per aiutare Bakugou, no?”
Todoroki
annuisce, “Sì, ma…non è solo quello. E’ colpa di Momo se si è fatto…cioè se ti
sei fatto male. Quindi…”
“E
tu cosa c’entri?”
“Come?”
“Voglio
dire, non so cosa c’entri Momo, ma meno ancora te. C’eri anche tu?”
“No.
Ovviamente. Non lo avrei permesso.”
“E
allora? E’ perché Momo è la tua fidanzata?”
“Mh.”
Ojiro
sospira di nuovo, raggiunge la sua stanza e apre la porta. Fa entrare anche
Todoroki, poi chiude la porta.
“Tu
però non sei responsabile delle azioni di un’altra persona solo perché ci stai
insieme, Todoroki,” afferma, mentre si toglie i pantaloni. Nessuno dei due fa
caso alla cosa: si spogliano di continuo insieme nello spogliatoio, e anche se
ora sono solo loro due nella stessa stanza sembra stranamente normale, tanto
più che Todoroki lo sta fissando dritto negli occhi e non guarda nient’altro.
Ha
avuto così ansia mentre ce l’aveva vicino al volto, proprio perché quegli occhi
bicolore lo fissavano così intensamentre, e adesso che è in mutande davanti a
lui e litiga coi pantaloni della tuta –perchè giusto quelli può riuscire a
mettersi- non prova niente.
Chissà
perché si è agitato tanto prima.
Forse…per
Shinsou? Forse la sorpresa. Chi può dirlo.
“Lo
so,” annuisce Todoroki, “Ma credo sia colpa mia se Momo era così nervosa, e se
ha accettato la folle idea di Bakugou forse è stato proprio perché era così
arrabbiata con me. Penso si volesse sfogare, o avesse bisogno di…”
“Non
importa, non è comunque colpa tua, Todoroki-kun,” sorride Ojiro, decidendo di
arrotolare la gamba del pantalone. Funziona, e finalmente riesce a tirarli su,
anche se all’altezza della fasciatura li sente terribilmente stretti. “Se
adesso Shinsou uscisse e decidesse di fare una strage perché è arrabbiato con
me, che cosa ci potrei fare, io?”
“Non
è la stessa cosa, credo.”
“Sì
che lo è. Ti ringrazio molto per la premura, ma non serve che tu resti qui con
me perchè ti senti in colpa per quello che ha fatto Momo. Innanzitutto, in
qualche modo starò bene, me la cavo da solo e devo solo avere pazienza fino a
domani, no? E poi, non sei stato tu a fare danni, quindi non mi devi nulla.”
Todoroki
annuisce. In un qualche modo, quello che ha detto Ojiro ha senso, anche se lui
non sa se ne è del tutto convinto.
“E
poi credo che tu sia qui perché stai scappando.”
Stavolta,
è Todoroki che sobbalza. Guarda Ojiro e quel sorriso che non sa decifrare e
aggrotta le sopracciglia. “Fuggire? Io?”
“Già.”
“E…da
chi starei fuggendo?”
Ojiro
scrolla le spalle, “Da Momo, direi.”
Todoroki
abbassa lo sguardo, “No. In verità, le ho scritto ieri, ma non mi ha ancora
risposto. Quindi immagino che…”
“Le
hai dato il tempo?”
“Come?”
“Di
risponderti, dico, le hai dato il tempo? E’ tornata nel suo corpo all’improvviso,
stamattina, e magari deve riprendersi. Non è nemmeno scesa a far colazione,
stamattina, o almeno io non l’ho vista. Non dovresti essere con lei, adesso,
invece che qui con me?”
“Tu…credi,
Bakugou?”
“Eh?”
Todoroki
sgrana gli occhi. “Scusami, Ojiro, volevo dire…Ojiro”
“Sei
fuso anche tu, eh?” ride Ojiro.
Todoroki
annuisce, ma non è per quello che ha sbagliato. E’ impressionante come quei
due, Ojiro e Bakugou, fossero caratterialmente diversi eppure…eppure lui è più
che certo che Bakugou gli avrebbe detto esattamente le stesse cose che gli ha
detto Ojiro. Anche se forse con un altro tono. Decisamente con un altro tono,
lo sa.
Eppure
sentirlo parlare così lo ha catapultato per un attimo alla sera prima, quando
Bakugou gli ha dato tutti quei consigli su Momo addirittura suggerendogli cosa
scrivere.
Momo
non ha ancora risposto, ma è vero anche quello che ha detto ora Ojiro: non ha
avuto modo, forse. Se è tornata nel suo corpo, ora non ha più il cellulare.
Forse non ha nemmeno letto, a ben pensarci.
Forse
è davvero ora che vada da lei, e che dia retta sia ai consigli di Bakugou che a
quelli di Ojiro.
“Forse
hai ragione. Vado a vedere se riesco ad incontrarla prima delle lezioni.”
Ojiro
annuisce, “Bravo. Buona fortuna, Todoroki-kun.”
Todoroki
si avvia verso la porta, prende la maniglia e apre. Ma non esce subito.
“Posso
farti una domanda, Ojiro?”
“Mh?
Sì.”
“Perché
hai lasciato Shinsou?”
Ojiro
sorride, “Perché era meglio così.”
“Per
chi?”
“Per
lui.”
“Non
penso di aver capito. Ma adesso che siete tornati normali, non dovresti
parlarci di nuovo anche tu?”
“Immagino…di
sì.”
Todoroki
lo guarda di nuovo, ma sembra stranito
quando si volta di nuovo verso il corridoio esterno, come se avesse visto
qualcosa che non si aspettava di vedere. O qualcuno.
Alla
fine si volta di nuovo verso di lui, “Dovresti davvero.”
“Ci
penserò.”
“D’accordo.
Stai attento, con quelle.”
Ojiro
ride, “Non ti preoccupare, Todoroki-kun, non cadrò più!”
--
Bakugou
non ha alcun modo di sfuggire a quella merdosa situazione.
Prima
delle lezioni, si presenta nell’ufficio di Aizawa proprio come gli ha detto di
fare Iida.
Sa
già quello che succederà e la cosa gli rompe più che mai. Non è certo di voler
sentire.
Per
la prima volta, Bakugou Katsuki è preoccupato. Cazzo, se è preoccupato. Questa
volta l’ha fatta grossa, anche se lì per lì non gli è parso.
“Fanculo
tutti,” borbotta, prima di bussare ed entrare.
Gli
occhi di Aizawa sono di fuoco. Letteralmente, perché ha attivato subito il
quirk quando l’ha visto.
È
durato un attimo, sì, ma la sensazione atroce del fuoco furioso di Aizawa c’è
ancora.
Che
cazzo, però, alla fine non ha ammazzato nessuno! Nella situazione di merda in
cui erano tutti, potrebbero pure fargliela passare, sta storia.
“Sai
perché sei qui?” gli chiede Aizawa, girando la sedia per poterlo guardare. Lo
studia dall’alto al basso e forse quello che vede lo fa arrabbiare ancora di
più perché invece di calmarsi, possibilmente si infiamma ancora di più.
“Sì
che lo so,” sbotta Bakugou. Mica è stupido.
Ovvio
che lo sa. Il dannato scimmione ha una gamba rotta. Non passa certo
inosservato.
“Bakugou,”
inizia, e sembra per la prima volta stanco. Sfinito. “Sono…raccapricciato da
quello che ho visto questa mattina. Fin’ora non ti è stato detto nulla, hai
fatto quello che volevi fare, te le ho fatte passare tutte! Ho pensato che
fosse complicato per te, che tutto sommato ti stavi comportando bene con
Yaoyorozu. Ci ho quasi sperato. Ma questo è inammissibile. Hai mancato di
rispetto a tutti i sani principi che dovrebbero muovere un eroe, tutti! Posso
farti passare la rivalità eccessiva con Midoriya, posso farti passare
l’eccessiva aggressività verbale o fisica in combattimento. Posso accettare il
tuo caratteraccio, i tuoi modi di fare contro ogni principio morale. Tutto. E
tutto ti ho fatto passare fin’ora. Forse è stato questo il mio sbaglio,”
sospira, “Ho avuto la mano troppo leggera, su di te. Hai creduto di poter fare
tutto quello che ti passava per la testa senza che nessuno ti dicesse nulla.
Tanto da passare sopra al corpo di un tuo compagno, che si fidava di te e te lo
aveva affidato, finendo per ferirlo tanto gravemente da rompergli un ginocchio.
Se fosse stato in combattimento, in allenamento, o in un qualsiasi altro
momento della vostra vita al dormitorio, forse ti avrei solo sospeso. Ma che tu
abbia avuto l’indecenza, agghiacciante, di usare il suo corpo come se ti
appartenesse di diritto, ferendolo e nemmeno riferendoglielo…senza riferirlo
neanche a me! Questa non posso fartela passare liscia. Credevo stessi crescendo
ma questa situazione mi ha dato conferma che sei solo ancora un ragazzino
viziato che di eroico non ha ancora neanche un Hero Name. Hai toccata il fondo,
Bakugou. Sei fuori dalla Yuuei.”
Bakugou
trattiene il fiato, ma è ancora abbastanza orgoglioso da tacere.
Sì,
questa volta tace, Bakugou, e la cosa sorprende Aizawa per primo, già pronto
com’era a legarlo e placarlo col quirk.
Invece,
Bakugou tace.
Che
forse abbia dato una punizione troppo grande? Che forse, in verità, abbia
capito da solo il suo errore?
“Okay.”
“Prego?”
Bakugou
scrolla le spalle, “Beh? Che cazzo vuole che dica? Non la pregherò di certo.”
“Non servirebbe,” schiocca la lingua Aizawa, al colmo dell’esasperazione. “Adesso vai a preparare le tue cose.”