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Autore: Flofly    05/08/2021    2 recensioni
*COMPLETA*Una visione alternativa e decisamente serpeverde del quarto anno e del torneo tre maghi. Tra adolescenti e non in preda agli ormoni, Voldermort sta riorganizzando la sua rinascita, in una spirale di cupa violenza che affonda i suoi tentacoli da molto lontano. Dramione con risvolti decisamente angs e una Narcissa Malfoy sempre più Black. OOC per alcuni personaggi principali ( aggiornamento 17 maggio 2022: ho eliminato tutte le scene grafiche di sesso e ora il rating è passato da rosso ad arancio. Qualche piccolo modifica qui e lì ma niente di sconvolgente)
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Lucius/Narcissa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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- Questa storia fa parte della serie 'Potentia Par Vis'
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Epilogo- ( capitolo in fase di revisione, torna tra qualche giorno) Pinterest 

 

Il funerale di Cedric Diggory fu una cosa straziante la cui aura di cupa e silenziosa tristezza ricopriva l’intera Hogwarts che piangeva il suo campione. 

Persino sorridere sembrava fuori luogo: la morte si era abbattuta su di loro in maniera insospettabile, andando a falciare una vita così densa di promesse, un giovane il cui sorriso che ancora si intravedeva nelle foto era troppo doloroso da guardare.

Harry era esausto. Aveva dovuto ripetere la sua versione decine di volte e ancora c’era gente che non gli credeva. Durante la loro assenza Silente era riuscito a bloccare Barty Crouch Junior e a liberare il vero Malocchio Moody che aveva confermato di essere stato aggredito mesi prima.  Quindi per farla breve, avevano passato tutto il loro quarto anno scolastico in compagnia di un mangiamorte. Oltre a Piton ovviamente.

Anche Tonks era stata ascoltata più volte sia dalla Commissione degli Auror che dal Wizegamot. Aveva ripetuto la stessa storia di tutti gli altri presenti. Da Harry a Remus, da Arthur e Molly a Charlie Weasley: quando era riuscita a fare irruzione insieme agli altri aveva visto Potter duellare con Voldemort in persona. Si, ne era Assolutamente sicura. Ah non doveva dire il suo nome? Tante scuse. Comunque, come stava dicendo prima di venire cosi sgarbatamente interrotta, le era comparso vicino un grosso cane nero, che con suo grande stupore si era trasfigurato in Sirius Black, e che, con sua ancora più grande sorpresa, aveva colpito a morte Colui- che- non- deve- essere- nominato.  Si, era sicura di averlo visto in terra, anche se il suo corpo non era stato trovato. Un po’ strano no? E perché non si era preoccupata sul momento di mettere in sicurezza l’ambiente? Beh, sa com'è c’era il giovane Malfoy, in un lago di sangue. Cosa avrebbe dovuto fare, lasciarlo lì a morire in modo da avere ben due studenti morti in una stessa sera? Onestamente non le era parso il caso, pertanto l’aveva preso e portato direttamente al San Mungo da sua madre che aveva firmato il registro, potevano controllare. Ed era sicura che i genitori del ragazzo non fossero assolutamente presenti tra i mangiamorte quando era arrivata. Gli altri potevano confermarlo. Harry Potter poteva confermalo. Merlino, era possibile che ci fosse sempre tutte queste domande inutili cui rispondere?

 

Sirius era stato scagionato da tutte le accuse ed era finalmente libero. Nonostante molti non credessero che Voldemort fosse rinato per poi essere colpito a morte dall’ex condannato, l’audio di Minus che lui e Remus avevano intrappolato come prova prima che, purtroppo, fossero stati costretti a difendersi da una maledizione senza perdono che avrebbe senza dubbio ucciso l’ex professore e ormai auror rispettato Remus Lupin, era chiarissimo. Era stato lui a tradire i Potter, non Sirius Black.  L’unico erede maschio della purissima e antichissima famiglia dei Black poteva quindi godersi in santa pace la sua dannata eredità lasciatagli da Alphard, deciso a spenderla in tutti i modi che avrebbero fatto venire un infarto a sua madre se fosse stata ancora viva. Ovviamente per molti invece era tutta una montatura portata avanti da quell’egocentrico megalomane di Harry Potter per mettere le mani sulla fortuna del suo padrino. Pazienza, avere Sirius da cui tornare valeva ogni maldicenza.

 

Non una parola, da nessuno, su come Andromeda si fosse intrufolata grazie alla pozione polisucco durante la cerimonia di rinascita di Voldermort. Ammetterlo, infatti, non solo avrebbe procurato guai inutili a Tonks che aveva utilizzato le sue doti di mutaforma senza un’autorizzazione ufficiale, ma anche tutti gli studenti di serpeverde che avevano partecipato alla preparazione del rituale, prima di tutto Pansy e Blaise, che invece si erano rivelati preziosi. E naturalmente avrebbe messo i Malfoy sul banco degli imputati  e probabilmente avrebbe consegnato loro un biglietto di solo andata per Azkaban. E con tutte le maledizioni senza perdono che aveva lanciato e senza un valido motivo per trovarsi lì, neanche Andromeda se la sarebbe passata troppo bene. Già su di lui, il bambino sopravvissuto, la speranza dei maghi, stavano facendo un vero e  proprio processo alle intenzioni. Come se fosse un drogato di manie di protagonismo. Molti non credevano alla storia di Voldemort, ma piuttosto al tentativo dei mangiamorte di disfarsi di lui per ripicca. E Cedric Diggory, il brillante, dolce, sorridente tassorosso ci era andato di mezzo, per colpa sua. 


 

Le settimane successive furono un susseguirsi di cerimonie funebri per i serpeverde.  Né Nott né Pansy sembravano però così dispiaciuti per la dipartita dei propri parenti prossimi.

Entrambi sembravano più preoccupati per il risvolto finanziario della questione della dipartita dei loro padri.  Mentre i beni di Theodore erano però stati in parte congelati dal tribunale, quelli dei Parkinson rimasero sbloccati.  A voler essere precisi, grazie alle manovre del suo avvocato erano in realtà finiti nelle mani di una ormai emancipata Pansy, che aveva preso possesso di metà del patrimonio di famiglia. L’altra metà era rimasta alla madre e alla sorella, ma non le importava. Per il momento se li sarebbe fatti bastare. Era libera. Stava proprio pensando a tutto quello che avrebbe fatto nei mesi successivi, tirando nuvole di fumo denso verso il cielo notturno, mentre Blaise la fissava in silenzio accanto a lei.

“Sei diventata mia madre”- mugugnò  infine facendosi passare la sigaretta.

“Un’assassina a sangue freddo, vuoi dire, buono a sapersi, Zabini”- una voce gelida dietro di loro bloccò la risposta della mora.

Pansy e Blaise alzarono gli occhi al cielo. La Granger era arrivata. E questa volta non potevano contare su Draco per distrarla. Per Salazar Serpeverde ma perchè dovevano accollarsi loro quella piaga?

Pansy ruotò nella sua direzione, ancora seduta sulla balaustra.

“Ma se io non ci sono  mai neanche stata sul luogo dove è morto mio padre. Anzi, dove è stato ucciso dai mangiamorte.Ricordi? Tu volevi andare a tutti i costi e io ti ho detto che sarei andata a cercare i professori. Chiedi a Piton, se hai vuoti di memoria”- disse schioccando la lingua soddisfatta, il sapore dolce del fumo ancora in bocca..

Hermione emisse un sospiro molto simile ad un ringhio :“Non insultare la mia intelligenza, sai benissimo che quando siamo arrivate tuo padre era ancora vivo. Quando sono tornata tu non c’eri e lui aveva il coltello piantato nel petto. Quel coltello che sembrava piacerti tanto, tanto per essere chiare”.

Blaise le soffiò addosso una nuvoletta, alzando l’angolo della bocca in un sorriso divertito :”Oltre alla politica ti sei data anche alla carriera di inquisitore. Ti si addice. Andiamo Granger, sputa il rospo. Se avessi voluto avresti già rivelato la tua verità al mondo”.

Hermione rimase in un ostinato silenzio, fissandoli.

Fu Pansy a romperlo: “Tu non capisci, Granger. I tuoi sono persone amorevoli, li ho visti al funerali di Diggory. Si preoccupano per te. Gli interessa di te. Non ti farebbero mai del male. Mio padre aveva già organizzato il  mio matrimonio con Amycus Carrow. Mi aveva venduta come una vacca al suo compagno di torture. Perché lo sai che lui e il padre di Carrow si divertivano a torturare babbani come te. E non credere che con la sua futura moglie avrebbe instaurato un rapporto tanto più sano. Era pazzo, crudele e malvagio. Esattamente come mio padre”.

La grifondoro per un attimo sembrò rimanere senza parole, poi chiese piano, quasi già sapesse la risposta: “ E tua madre? Non poteva fare niente?”.

Pansy rise di una riso senza allegria “Mia madre? Pensi che non fosse presente quando si sono accordati? E’ stata la prima a pensare che ci avrebbe ricavato qualcosa. E sai una cosa, Granger? La sera della cerimonia non si è offerta proprio volontariamente per far prendere il proprio posto alla giovane mutaforma.  E’ stata costretta con la forza dalle sorelle Black”- terminò risistemandosi sul bordo di marmo.

Prima che Hermione potesse replicare intervenne Blaise:”Posso dirtelo con certezza perché sono stato con lei tutta la sera, puntandole la bacchetta alla fronte. Mia madre per lo meno ha avuto il buon gusto di intuire che in ogni caso non avrebbe perso niente ad accettare la richiesta di Narcissa Malfoy. In caso di vittoria del Signore Oscuro avrebbe detto di essere stata costretta con la forza. Nel caso che poi si è verificato, nessuno ha fatto il suo nome e lei è libera come l’aria. E sicuramente più ricca, sono certa che la madre di Draco abbia pagato profumatamente la sua accondiscendenza”- le disse guardandola negli occhi

“E ora fuori il rospo, Granger. A te non te ne frega un cazzo di me, di Blaise e dei nostri problemi famigliari. Tu vuoi solo che ti portiamo da Draco”terminò Pansy spegnendo la sigaretta sul marmo e facendola sparire con un tocco di bacchetta.

Un lungo sospiro “Diciamo che apprezzerei molto. Mi ha scritto si e no tre righe da quando è stato ricoverato e non so quando riuscirò a vederlo di persona. Non so neanche se tornerà ad Hogwarts, ad dire il vero”

Pansy sorrise e questa volta le si illuminarono anche gli occhi mentre le labbra le si allargavano in un sorriso fin troppo evidente: “Ci si può provare. Ma ad una condizione,Granger. Io e te, insieme. Uniamo i progetti del Ballo e andiamo alla conquista di questo cazzo di mondo“.

Hermione sbatté le palpebre incredula.Davvero Parkinson aveva ancora in mente le campagne del Ballo? Quei progetti che ora sembravano così stupidi? Come se in quel momento importasse a qualcuno. Certo i fondi raccolti non potevano essere rimandati indietro, ma quello era l’ultimo dei suoi problemi, era certa che l’aristocratica madre di Draco o qualcuna delle sue lacchè avrebbe trovato una soluzione appropriata. D’altronde non sembrava fare altro nella vita, no? 

La mora però non si fece distrarre:“ Devo vedermi con Narcissa a fine giugno , ha promesso di aiutarmi con il lancio del magazine per giovani streghe che metterà le basi per la mia casa editrice. Quella che ho fondato grazie al generoso lascito del mio defunto padre, che possa bruciare in eterno. Rivista per la quale tu terrai una rubrica mensile sul tuo stramaledetto progetto di parità tra i sessi. Senza noiosi vaneggiamenti babbani, mi raccomando”

“Ti ringrazio ma non sono interessata.In questo momento voglio concentrarmi sugli esami e vedere Draco. Solo queste due cose.E poi credi sul serio che la tua cara Narcissa Malfoy si faccia fregare cosi?”- sbuffò incrociando le braccia, seppur titillata dall’idea di poter finalmente rivedere Draco di persona. 

Zabini ridacchiò, per Merlino quella era tanto intelligente ma di come funzionavano certi ambienti non capiva proprio niente. Nel frattempo Pansy era silenziosamente scesa dalla balaustra e si era avvicinata felina alla grifondoro: “ No. Ma le darà una buona scusa per far entrare una sangue sporco a casa sua, senza perdere di credibilità su un cambio così improvviso di posizioni. E indovina chi vive in quella casa? Esatto, il tuo adorabile biondino”- le mise un braccio intorno alle spalle come fossero amiche da una vita e le sussurrò all’orecchio - “E poi devo ringraziarti, Granger. Sei stata tu a darmi la spinta. Mentre prendevo in mano il coltello non facevo che sentire la tua voce. Se non io chi? Se non ora quando”

Hermione la guardò inorridita. Naturalmente il messaggio che aveva voluto lanciare era tutt’altro. Quella era pazza, pazza completa, come diceva sempre Harry. E a giudicare da come se la rideva Zabini era un problema comune tra gli inquilini dei sotterranei.



 

 

Era rimasto in ospedale giusto il tempo necessario per riprendersi un minimo. Venti giorni e tre operazioni dopo sua zia l’aveva dimesso, o meglio cacciato perché a detta sua era insopportabile e doveva essere un problema di chi lo aveva generato e non suo.  E anche perché era stufa di dover pietrificare i giornalisti che tentavano di intrufolarsi nel suo reparto. Li aveva anche minacciati di fargli fare la stessa fine che Wilburga Black riservava agli elfi domestici disobbedienti.  E tanto per non dare adito a dubbi aveva appeso all’ingresso del reparto di terapia intensiva che dirigeva un enorme fotografia del suddetto trattamento, nel caso in cui ci fosse qualcuno che non sapesse di cosa si stesse riferendo.

Ormai era al maniero da giorni, ma ancora si sentiva molto debole. Il suo massimo di vita era il tragitto letto- bagno- poltrona vicino la finestra- poltrona dall’altro lato della stanza- scrivania- bagno - letto. Sua madre gli diceva di avere pazienza, che si sarebbe rimesso presto,ma non era una cosa che aveva mai posseduto in abbondanza.

Aveva anche smesso di rispondere alle poche lettere che gli arrivano. Blaise, Pansy, le Greengass. Ed Hermione. Si era stupito che i suoi non avessero intercettato la lettera, visto che era evidente da dove provenisse, portandola la stramaledetta civetta boriosa di quel mentecatto di san Potter. D’altronde cosa avrebbe dovuto scrivere? Grazie mille per gli auguri per questo compleanno di merda, costretto a letto. Ah no, avrebbe potuto raccontare di quando si era incaponito per consumare i pasti non in camera sua ma nella sala da pranzo del primo piano, quella in stile art decò che gli piaceva tanto. Peccato che a neanche metà percorso fosse così esausto da doversi sedere su quelle dannate scale. O di quando aveva provato a suonare lo splendido pianoforte che aveva ricevuto in regalo ma dopo una pagina di spartito si era sentito morire.

Con sua madre accanto che gli accarezzava la testa e  faceva finta che andasse tutto bene, che presto sarebbe tornato tutto normale. Draco era sicuro che non ci credesse nemmeno lei. Era questo che avrebbe dovuto scrivere? Di essere bisognoso di attenzioni come un bambino?

E con la Granger, come poteva giustificare quello che aveva visto? Come poteva voler a che fare con uno il cui stesso nonno aveva torturato per ore per offrirlo al Signore Oscuro? Signore Oscuro che per inciso, se ne avesse avuto l’occasione  l’avrebbe tranquillamente fatta a pezzi. Con molta soddisfazione. Fino a quel momento poteva nasconderlo nel suo cervello, poteva farle credere che l’unico problema fosse la purezza della sua famiglia,  o il fatto che suo padre fosse un Mangiamorte. Già lo sapeva e si era comunque innamorata di lui. Ma quello, quello era davvero troppo.

 

E a proposito di padri, il suo non si era mai fatto vedere da quando era tornato a casa. Al San Mungo ne aveva più che altro percepito la presenza tra un’operazione e l’altra, ma durante il periodo di convalescenza non ne aveva visto neanche l’ombra. Sul momento aveva pensato che essendo un reparto particolare che ammetteva un solo familiare per volta, l’ovvia scelta fosse caduta su sua madre. Anche quando era stato dimesso però si era presentato solo per sbrigare le pratiche burocratiche e poi una volta arrivati a casa era sparito, adducendo che doveva rientrare al Ministero per una riunione importante. Si, certo come fosse uno stipendiato qualsiasi.

Dopo giorni in cui non si era neanche affacciato alle sue stanze, Draco aveva ormai chiaro che lo stesse evitando appositamente. Ed era certo di sapere anche il perchè.

Guardò fuori dalla finestra ripensando alla fine dell’estate scorsa, quando aveva passato ore a volare cercando di fuggire dai suoi pensieri, di non pensare che ormai  era intrappolato in quella stanza. E cosa ancora peggiore, era prigioniero della sua stessa mente.

 

 

 

Era sera tardi quando Lucius sentì bussare alla porta del suo studio privato. Neanche il tempo di rispondere e la famigliare  testa bionda di suo figlio fece capolino dallo spiraglio della porta appena aperta.

“Posso?”- chiese con voce fin troppo flebile. Si vedeva che stava cercando di mantenere un contegno ma il pallore fin troppo accentuato del volto e il leggero tremore indicavano che non stava affatto facendo un buon lavoro.

Lucius si costrinse a stare seduto, reprimendo l’urgenza di correre da lui. 

“No. Sto lavorando. E tu dovresti essere a letto”- scattò tenendo fisso lo sguardo sulle carte che aveva davanti -“E pensavo che ti avessimo insegnare ad aspettare il permesso prima di entrare, ma evidentemente è qualcosa che non riesco a farti entrare in testa”

“Posso aspettare che tu abbia finito. E poi  onestamente non credo proprio di riuscire a tornare in camera”- replicò Draco appoggiandosi allo stipite della porta, incerto.

Lucius stava per replicare di non azzardarsi ad entrare quando notò che lo sguardo del figlio si stava facendo sempre più vacuo. Prima che potesse cadere in terra, gli si materializzò accanto e lo sorresse per la vita stringendolo a sé. Fece quasi male sentire il corpo del ragazzo tremare involontariamente.

“Questa testardaggine l’hai presa tutta da tua madre.”- sibilò cercando di scacciare quel pensiero  mentre lo aiutava a raggiungere il divano, allentando la stretta.

Appena seduto Draco si rannicchiò in  una palla,  attirando le gambe verso di sé, cingendole con le braccia e poggiando il capo sulle ginocchia piegate. 

“Ci manca solo che ti si riaprano le ferite. Poi voglio vedere cosa racconti a tua madre. O a tua zia”- continuò mentre cercava di tastarlo per capire se si fosse fatto male, cosa che era davvero difficile da fare vista la posizione che quel testardo aveva assunto. Quando arrivò a sfiorargli la fronte la senti bruciare.

“Hai di nuovo la febbre. I miei complimenti,Draco”- ringhiò chiamando un elfo domestico e ordinando che gli portasse le pozioni che erano state prescritte al San Mungo.

“Sono solo stanco. Ci ho messo quasi un’ora a scendere.”- mormorò il ragazzo in risposta con la testa ancora tra le ginocchia. “ E sei tu che non ti sei fatto vedere per niente. Volevo parlarti”.

Lucius sospirò e andò a prendersi da bere, voleva evitare quella conversazione ma spostare il ragazzo era difficile. E se se ne fosse andato lui, lasciando il figlio dolorante e febbricitante sul divano da solo era la volta buona che Narcissa avrebbe chiesto il divorzio.

“Io lavoro Draco, forse l’hai dimenticato. Cosa che stavo facendo quando hai deciso che fosse ora di farti una bella passeggiata”- disse vuotando il dito di whiskey incendiario che si era versato, e provvedendo poi a riempirsi il bicchiere con una dose più generosa. Alla malora la morigeratezza, voleva solo annebbiare la sua mente per una volta.

“No, tu mi stai evitando”- rispose suo  figlio con una semplicità disarmante, senza alcuna recriminazione, un’affermazione senza sconti che gli penetrava nel cervello come una lama affilata. 

“E io che pensavo che superati i tre anni avessi capito che non sei al centro dell’universo”- si pentì quasi immediatamente di quella risposta inutilmente crudele. E soprattutto falsa.

Draco lo guardò ruotando la testa leggermente nella sua direzione. Suo padre non era seduto come al solito in poltrona, con la schiena ben poggiata allo schienale, ma accanto a lui, i gomiti poggiati sulle ginocchia, la schiena in avanti, il capo leggermente chinato e lo sguardo fisso sul bicchiere che teneva tra le mani. Era strano vederlo così. 

Prese un lungo respiro.

“Mi dispiace”- buttò fuori. 

Era quello il motivo per cui era venuto. Sapeva che suo padre era arrabbiato perché era stato causa della disfatta dell’Oscuro Signore. Aveva ricordi confusi quella sera, ma ricordava bene che non aveva mosso un muscolo quando lo aveva visto. E sicuramente sapeva cosa stavano per fare.

La risposta però non era quella che si era aspettato

“Cosa?”- Lucius sembrava profondamente e genuinamente confuso, quasi non riuscisse a capire esattamente di cosa stesse parlando.

“Per avere rovinato tutto. In fondo se non mi fossi avvelenato il rituale sarebbe andato a buon fine e a quest’ora il Signore Oscuro avrebbe ripreso il potere e la nostra famiglia …” 

Le parole gli morirono in bocca quando vide suo padre tirare fuori la bacchetta. Non l’aveva mai punito con la magia, ma c’era sempre una prima volta. D’altro canto, sapeva che questa volta l’aveva combinata grossa.Si maledisse, visto che era stato lui a ficcarsi in quella situazione da solo.

Lucius invece la  utilizzò per farsi volare in mano un grosso volume rilegato in pelle, direttamente dal cassetto della sua scrivania.

“A me interessa questo. Solo questo”- gli disse piano porgendoglielo.

Il ragazzo sollevò piano la copertina, pensando di trovarci la storia del Signore Oscuro,o di Salazar Serpeverde, della famiglia Malfoy o qualcosa di simile. Invece nella prima pagina i suoi genitori ancora adolescenti si stavano baciando su una panchina ad Hogwarts.Si staccarono un attimo per rivolgergli uno sguardo divertito. 

Continuò a girare le pagine, ritrovando anche i volti dei suoi zii, tutti e cinque, degli anni in cui erano a Serpeverde. E poi le foto del matrimonio, dove erano rimasti solo Bella e Rodolphus, di una vacanza spensierata nell’isola vicino a Réunion che si erano regalati per il primo anniversario di matrimonio e dal quale provenivano i gerani odorosi del giardino d’inverno.E poi sua madre incinta di lui che si appoggiava un completino da neonato sulla pancia tesa, ridendo come una ragazzina felice.Si fermò un attimo a guardare quella di lui neonato in braccio al padre, che lo stringeva protettivo, guardando fisso in camera e poi tornare a cullarlo, la sua testolina sulla spalla.

Ricordi. Ricordi privati e gelosamente custoditi. Addirittura c’era il biglietto di Flint in cui gli comunicava che era entrato a far parte della squadra di Serpeverde. 

Padre e figlio rimasero in un silenzio carico di parole non dette, fino a quando non furono interrotti dall’apparizione dell’elfo con in mano una tazza fumante piena di pozione. Draco la prese senza dire una parola e iniziò a berla. La odiava, era come se gli scendesse fuoco liquido nella trachea fino alla bocca dello stomaco. 

Lucius continuava a fissare davanti a sé. Poi improvvisamente chiese senza guardarlo, la voce che cercava di essere neutrale senza riuscirci :“Per quanto tempo è andato avanti?”

Troppo. Da sempre. A volte non ricordava la sua vita precedente, se c’era mai stata. Draco strinse più forte la tazza, costringendosi a concentrarsi sul contenuto ormai vuoto. Non voleva parlarne. Non voleva ricordare. Prese un respiro profondo,

“Il primo ricordo che ho era della festa di compleanno di Theodore per i suoi otto anni.: c’era una passaporta nelle stanze private di Cassandra che portava direttamente da lui. Era con quella che si muoveva. All’inizio non ricordavo neanche chi fosse”- mormorò, risentendo nella mente le urla di suo nonno.

Lucius tornò alla posizione che aveva assunto in precedenza, passandosi una mano sugli occhi, pensando che almeno Draco non ricordava di quando lo aveva torturato in  quella stessa stanza tre anni prima. Ma il fatto che per sette anni non si fossero accorti di niente lo faceva rabbrividire.

Aspettò  in silenzio che suo figlio continuasse, non volendo distruggere quel fragile filo che Draco sembrava stare seguendo, le parole che lasciava cadere con lentezza esasperante che gli bruciavano come fossero pozione acida: “Fino all’anno scorso era solo una, massimo due volte l’anno: al compleanno di Theodore o quando mi invitavano a passare qualche giorno con loro. Quando ho iniziato Hogwarts era sempre d’estate, dopo che avevo ricevuto i voti degli esami”.

Una cruciatus probabilmente avrebbe fatto meno male. Merlino, praticamente lo portavano loro stessi a Villa Nott, ecco perchè ogni volta faceva mille storie per non andare. Si costrinse  a vincere il terrore che lo stava torturando e a non interrompere il racconto, ma aveva ben impresso nella mente come e quanto lui stesso si fosse arrabbiato con il figlio, che si era classificato al secondo posto in ogni materia dopo la sanguesporco. E ricordava bene di averlo punito piuttosto severamente in quelle occasioni, tanto che ogni volta che arrivava un gufo dalla scuola Draco sembrava cercare di sparire. Il maledetto braccio rotto che non guariva. Severus aveva provato ad avvisare, ma loro non avevano capito. Ora era tutto così dolorosamente chiaro.

“Poi quando al terzo anno ci hanno permesso di andare ad Hogsmeade la cosa è peggiorata. Cassandra ha spostato la passaporta in una specie di villetta di sua proprietà ai bordi della cittadina, quasi verso la stamberga strillante, il Silent Place lo chiamava, perché era così tranquillo che nessuno poteva sentirci. Quanta originalità.”- Draco aveva sorriso amaro, tenendo ancora gli occhi bassi, ogni frase che sembrava costargli una fatica immensa -“Aveva modificato la passaporta in modo che lui potesse utilizzarla anche in senso opposto. E’ così che poi è riuscito a riunirsi con il signore oscuro. Rompere il sigillo piano piano è stato il primo passo. All'inizio riusciva a restare poco tempo, poi sempre di più”.

Sempre più tempo. Nonostante il giro di parole, Lucius non aveva dubbi di cosa significasse e di quanto potesse costare a Draco anche solo ricordare quei pomeriggi. Per Salazar Serpeverde, non riusciva neanche a pensare a quanto Draco fosse stato terrorizzato la notte prima delle gite ad Hogsmeade. Ricordava il suo stesso terrore, ma l’idea che fosse stato il suo bambino a provarlo era mille volte più doloroso che viverlo.

Che razza di idiota era stato, pensare che se ne sarebbe stato buono nelle Ebridi e li avrebbe   lasciati in pace. Il patto era questo. Ma ovviamente per Abraxas Malfoy i patti non avevano alcun valore.

“‘E’ diventato una volta al mese. Solitamente iniziava a picchiarmi o a maledermi per qualcosa che avevo fatto di male. Una voce che gli avevano riportato, la partita di quidditch persa, o semplicemente perché non vado bene. Perché non sono all’altezza. Perchè sono solo un inutile spreco di tempo e perché sono la vergogna dei Malfoy.”- il racconto di Draco ora si era fatto quasi convulso, le parole che rantolavano una sull’altra mentre una lacrima sfuggiva all’autocontrollo che cercava di imporsi. Quando la scacciò con un gesto nervoso, serrando gli occhi Lucius represse l’urgenza di prenderlo tra le braccia e farlo smettere di parlare.Ma era stato in silenzio fin troppo a lungo, tenendosi tutto dentro. Non poteva togliergli anche quello.

“Poi però mi ha trovato uno scopo. Un’utilità nella mia misera esistenza, come diceva sempre, dopo che ero diventato abbastanza grande. Dopo che aveva fatto sì che diventassi uomo.  Mi costringeva a  tagliarmi in posti dove non si sarebbe visto e poi mischiava il  mio sangue con chissà che altri liquidi. Diceva che quella era la sua cura . Un giorno poi Cassandra se ne è uscita con questa teoria che la sofferenza avrebbe amplificato il potere della mistura. E da lì è andato tutto fuori controllo.  Il coltello è diventato il Sectusempra, le cruciatus sono diventate più lunghe, l’aguamenti l’utilizzavano nei tempi morti.  Però alla fine mi curavano sempre, temendo che se fossi tornato con dei segni troppo evidenti, o non fossi tornato affatto, qualcuno a scuola avrebbe potuto insospettirsi.” aggiunse con amara ironia, le mani strette attorno agli avambracci come artigli,cercando un conforto che non riusciva ad avere.

Ancora una volta il silenzio piombò nella stanza. Lucius si sentiva assolutamente pietrificato, non riusciva a ragionare, le parole di Draco gli rimbombavano nel cervello e tutto quello che riusciva a vedere davanti a sé era il corpo di suo figlio esangue e ad un passo dalla morte, martoriato dalle torture. Chissà quante volte ci era andato vicino in passato, e lui neanche se ne era accorto, troppo impegnato con il suo lavoro, gli eventi mondani, incapace di guardare oltre un velo così sottile. E ripensò alle cicatrici che aveva visto sul corpo del ragazzo in ospedale..come diavolo aveva fatto a non accorgersi di nulla? Strinse tanto il bicchiere da mandarlo in pezzi. Quando sentì il vetro penetrargli nella carne, il dolore lo riportò al presente.

Senti il figlio sussultare al suo fianco. Finalmente riuscì a guardarlo. Era esausto, febbricitante e con gli occhi pieni di paura.

Dopo tutto quello che era successo, poteva davvero stupirsi se il suo bambino aveva paura di lui?

Si girò e gli posò una mano sulla guancia. La tenne ferma, aveva bisogno di sentirlo caldo sotto le sue dita. Di sentirlo vivo.

“Perchè non me lo hai mai detto?”- la domanda che aveva avuto paura di fare sin dall’inizio gli era salita alla labbra senza che potesse fermarla.

“Draco, guardami” gli disse fermamente quando notò che lo sguardo di suo figlio era fisso sulla sua mano insanguinata, gli occhi sgranati dal terrore e il respiro che si faceva sempre più veloce. 

“Pensavo lo sapessi. Lui diceva sempre che stava facendo quello che tu non potevi fare perché la mamma non te lo avrebbe permesso. E diceva che l’avrebbe uccisa se ne avessi parlato con qualcuno ”- balbettò, gli occhi diventato un pozzo scuro di paura e dolore.

Lucius si  sentì letteralmente spaccare in due, il cuore trafitto dall’eco di dolore di quelle parole . Abraxas era stato furbo, aveva fatto in modo da scavare un solco sempre più profondo attorno al ragazzo, per essere certo che nessuno avrebbe scoperto il suo maledetto segreto.

Attirò suo figlio a sé e lo strinse forte, senza più riuscire a mantenere il contegno che si era imposto sin da quando Draco era bambino.

“Lo ucciderò. Draco te lo giuro.”- gli disse cercando di scandire le parole più lentamente possibile, in modo che Draco potesse sentire e comprendere che non era una delle tante promesse vuote che gli aveva fatto nel corso degli anni.

Sentì finalmente il ragazzo rilassarsi nel suo abbraccio, la fronte bruciante di febbre nell’incavo del suo collo, come quando era un piccolo.

Poi  lo sentì mormorare, ancora con la testa sulla sua spalla “Posso farti una domanda?”.

Lucius annuì e Draco chiese piano: “Mi vuoi bene?”

“Più di tutta la magia del mondo”- fu l’unica cosa che riuscì a rispondere, senza smettere di abbracciarlo forte. Era vero che ormai aveva quindici anni, ma per una sera potevano permettersi entrambi di tornare a quando Draco bambino correva a rifugiarsi tra le sue  braccia. E il fatto che dopo quello che era successo potesse accadere di nuovo era davvero la più grande magia che avesse mai visto.






 

 

Come previsto, Narcissa Malfoy aveva confermato il suo invito per metà estate e aveva addirittura acconsentito a farle portare la Granger con sé. Mandò un gufo a quella maledetta babbana, sperando si trovasse in un posto accettabile e non si portasse addosso la puzza da pezzenti dei Weasley. Come diavolo si faceva a chiamare la propria casa la Tana , per Salazar Serpeverde?

Mentre attendeva la risposta si preparò con cura, guardandosi nel grande specchio di quella che era stata la camera di suo padre. L’aveva fatta ristrutturare completamente e in poche settimane era nel suo nuovo regno, comprensivo di studio privato nel quale troneggiava una stupenda scrivania lucida nera, ora ingombra di carte e fotografie. Era lì che aveva preparato tutto il materiale. E sperando che la signorina Grifondoro non fosse troppo ottusa dagli ormoni, quello sarebbe stato un grande successo.

Rilesse l’articolo della Granger, non era male ma avrebbe dovuto fare qualche aggiunta qui e là per renderlo più accattivante.Era immersa nel lavoro quando senti l’elfo chiamare che era arrivata una strana ospite.

La babbana era arrivata. Era tempo di portarla nel tempio dei maghi purosangue.

Pansy sperò che avessero rimosso gli incantesimi anti sanguesporco. Non voleva perdere la sua, associata e non socia  come aveva scritto nella sua presentazione, prima del tempo.


Essendo stato attivato il collegamento tra le due residenze, Pansy ed Hermione poterono giungere senza grossi problemi a Malfoy Manor, direttamente nell’ala Ovest, quella che dava verso i giardini.

Narcissa Malfoy era seduta al tavolo di quella che l’elfo definì il salotto estivo e stava sfogliando il materiale che la giovane serpeverde le aveva inviato in precedenza, fermandosi ogni tanto per prendere un appunto sul quaderno che teneva aperto davanti a lei, ricoperto di commenti, cifre e calcoli.

Sebbene era certa che fosse tutto assolutamente impeccabile e di gran gusto, l’attenzione di Hermione non riusciva a concentrarsi su nulla, troppo impegnata nel cercare un cenno della presenza di Draco. Era così impegnata che neanche si rese conto dell’occhiata ironica che le stava rivolgendo la padrona di casa. Narcissa aveva permesso quell’abominio solo perché suo figlio stava scivolando sempre più nell’apatia, visto il rallentato processo di guarigione. Inoltre, in fondo dopo quello che aveva passato non le poteva importare di meno di  una faccendo come quella. Come detto, si sarebbero stufati presto. E intendeva ancora spingerla verso una carriera politica , in modo da farla concentrare su quello e non su una stupida storia da adolescenti.

“Signorina Granger, Pansy, è un piacere vedervi così affiatate e produttive- la voce era cristallina come uno dei bicchieri che aveva davanti ripieni di succo di zucca ghiacciato- “ Gradite qualcosa da bere?”

“Grazie, signora Malfoy, molto volentieri. Ma dov’è Draco?Ci farebbe piacere salutarlo. E’ da una vita che non lo vediamo e anche per gufo non è che scrivere lunghe lettere sembra essere il suo passatempo preferito ultimamente”-Pansy colse al volo lo spunto della strega per permettere di introdurre la questione senza che la Granger mandasse tutto all’aria. In realtà il giorno prima lo aveva passato proprio nella stanza dell’amico, cercando inutilmente di convincerlo a darsi una mossa e smetterla di passare tutto il giorno a guardare malinconico fuori dalla finestra. Alla fine lo aveva minacciato di trascinarlo fuori di forza, se avesse continuato con quell’atteggiamento da povero cucciolo bastonato.

“Sta studiando in biblioteca. Visto che non ha potuto essere presenti alle lezioni dell’ultimo mese, sosterrà gli esami alla fine di questo. Severus in quanto capo casa potrà venire direttamente qui insieme a qualche altro professore, senza che  Draco si debba spostare. È ancora piuttosto debole ”- rispose la donna portando lo sguardo verso i giardini, mentre la voce apparentemente perfetta sembrava creparsi appena. Un battito di ciglia e però aveva ripreso la sua posa glaciale.

L’idea che fosse così vicino fece saltare il cuore in gola ad Hermione, sebbene fosse difficile definire il termine vicino: in quella casa la biblioteca poteva essere la porta accanto come quella alla distanza di un isolato.

Narcissa si lasciò sfuggire una risata leggera: “Signorina Granger, sono certa che Pansy sarà in grado di fornirmi tutti i dettagli che mi servono. Non ti vedo molto concentrata al momento e vorrei evitare di perdere il mio tempo”.

Notò il passaggio dal lei al tu, anche se continuava ad essere la signorina Granger. Onestamente non sapeva come prendere quella strana donna.

“Krippy ti accompagnerà in biblioteca. Ma tra un’ora esatta voglio te e mio figlio qui , a prendere il té con noi in giardino. E se pensi che un’ora sia lunga, mi dispiace dirtelo ma Draco impiegherà diverso tempo a raggiungerci. Molto di più se lo fai stancare. E io  non tollero ritardi”.

Poi si volse verso Pansy riprendendo in mano i fogli di pergamena e non la degnò più di uno sguardo.

 


Ad Hermione quella che la separava dalla biblioteca sembrò una distanza interminabile. Troppo agitata, non cercò  neanche di indottrinare l’elfo a sul fatto che non dovesse essere trattato come uno schiavo. Si stava chiedendo se avesse conosciuto Dobby quando la creaturina inchiodò di colpo, facendola quasi andare a sbattere contro di lui. Indicò con il dito puntuto una porta e poi con uno sguardo di sdegno e un crack si smaterializzo. 

Anche l’elfo era snob in quella casa, perfetto.

La ragazza aprì piano la porta e infilo la testa dentro. La biblioteca era magnifica, di legno antico con scaffali pieni di libri, molti dei quali indiscutibilmente antichi. Merlino quanto avrebbe voluto una cosa del genere a casa sua. Il suo sguardo però cadde subito sulla poltrona da lettura accanto alla vetrata principale. La testa bionda china su un libro, mentre leggeva a mezza voce l’incantesimo e cercava di replicarlo con la bacchetta. Non si era accorto di lei.

“Vorrei dirti che è leviòsa e non leviosà ma sarebbe un cliché. E poi voglio sperare che tu abbia superato gli incantesimi del primo anno”

Draco alzò la testa di colpo, meravigliato. Di tutte le persone che sarebbero potute entrare da quella porta, lei era davvero l’ultima che si sarebbe aspettato. Per un attimo ipotizzò che potesse essere Pansy sotto pozione polisucco, ma sapeva bene che in quel momento la sua amica aveva ben altro a cui pensare che fare scherzi imbecilli

Restava quindi la seconda ipotesi: il mondo stava per finire, visto che i suoi avevano fatto entrare una nata babbana a Malfoy Manor. Era quasi certo che ci fossero degli incantesimi in tutti gli ingressi proprio per evitare che una cosa del genere accadesse.

Hermione gli corse incontro, mentre lui ancora rallentato nei movimenti si alzava in piedi per abbracciarla . Gli strinse il viso tra le mani e lo baciò a lungo, come da tempo sognava di fare. Ritrovò le sue labbra morbide e burrose, e quelle mani erano ancora più leggere. Sembrava avesse paura di toccarla troppo per scoprire che non fosse reale. O per romperla.

Di colpo però Hermione Granger si ricordò dei giorni passati ad attendere sue notizie , ad elemosinare informazioni, a ricevere solo qualche laconica lettera.

E il mondo le si fece scuro intorno .

Si allontanò di scatto e lo guardò fisso, furente.

Ecco, ci siamo pensò il ragazzo . Vuole dirmi che non vuole avere niente a che vedere con me, con il marcio che mi scorre nelle vene.

“Draco Malfoy tu sei un emerito deficiente!”- iniziò ad urlare , resistendo all’impulso di tirargli un pugno , viste le sue ancora non proprio ottime condizioni di salute

“Io vorrei sapere cosa diavolo ti abbia detto il tuo maledetto cervello da serpeverde per sparire così, senza dire niente. Ti hanno rapito, ti hanno torturato, sei quasi morto e tutto quello che sai scrivere è Tutto ok? Sul serio? Cos’è non sai più articolare le parole? Hai perso la capacità di disegnare cerchi e stanghette su un foglio? Di perlomeno farmi avere notizie tramite i tuoi  dannati amici ? Che tra l’altro sono completamente pazzi, lo sai? Quella di là che chiacchiera amabilmente con tua madre ha decisamente qualche rotella fuori posto”

Di tante reazioni però, la strega più brillante della sua generazione non si era di certo aspettata la risata  sincera che venne dalla gola del ragazzo davanti a lei, quasi non avesse mai sentito nulla di più divertente.

“E tu invece no, eh? Cazzo, pensavo non volessi aver più niente a che fare con me dopo quello che ti aveva raccontato Potter. Di mio nonno intendo “

“Ti sei avvelenato razza di imbecille. Ti sei avvelenato e neanche ti sei portato un antidoto dietro “- continuo inviperita - “ Ti sei salvato neanche tu sai come “

In realtà  era vero, ricordava molto poco di quello che era successo, se non il gran freddo.

“Dettagli Granger, come solito perdi il quadro generale”- le sorrise 

“Che sarebbe .. il fatto che tu ti sia facendo coccolare dai tuoi circondato da questi meravigliosi libri?”- rimbrottò fulminandolo con lo sguardo, resistendo senza troppa convinzione al tentativo del serpeverde si stringerla a sé.

Avrebbe avuto ben altro da dirgli, ma il maledetto pensò bene baciarla con una foga e un’urgenza che non provava da tempo. Con le mani ancora tra i suoi capelli si staccò appena dalle sue labbra arrossate e  guardandola nei suoi occhi color miele le soffiò-“ No. Che ti amo, dannata grifondoro “

“Chiariamo subito, Malfoy. Sono io che ti amo” - disse testarda sorridendo e catturandogli le labbra prima che potesse replicare. Quando dovette riprendere fiato, però non poté fare a meno di aggiungere con il respiro ancora affannato- “Ma odio tua madre, Mi ha dato un’ora e con la velocità da pensionato che ti ritrovi é quasi tempo di avviarci “.

Draco la guardò con un ghigno iniziando a succhiarle la pelle morbida del collo, mentre le sue mani risalivano veloci sul vestito di cotone a righe che aveva addosso- “Direi che abbiamo dieci minuti almeno. Ma in dieci minuti possiamo fare tante cose. Mi piace il tuo vestito Granger, ma forse saresti meglio senza”

In quel momento si sentì un sonoro plop.

L’elfo dallo sguardo disgustato era riapparso con un enorme orologio da taschino grande come la sua testa.  Guardava Hermione come fosse una traccia di sporco sulla sua argenteria brillante. Draco le sussurrò ancora con le labbra sul lobo dell’orecchio“Tu sei sempre convinta che gli elfi domestici debbano essere trattati con gentilezza eh…..”

La ragazza gli diede uno strattone e lo trascinò via,seguita dallo sguardo schifato di Krippy che scuoteva la testa ciondolante.





 

Andromeda entrò a passo di marcia, spalancò la porta e si sedette nella sedia di fronte alla grande scrivania di mogano, sotto lo sguardo terrorizzato della ragazza che poco prima aveva cercato di fermarla.Le sorrise tirando fuori due faldoni dalla borsa nera, in contrasto con il vestito  bianco, come le scarpe dai tacchi alti.

L’aveva sentita arrivare, ma pensava fosse Narcissa e onestamente non sapeva se essere sollevato o meno.Fece un segno alla sua segretaria che cercava di scusarsi, sovrastata dalle parole della  fuori di testa davanti a lui.

“Non preoccuparti, cara. Sono la cognata. Quella che non è finita ad Azkaban e non è pazza. Sì, quella diseredata dalla famiglia con un marito nato babbano e una figlia mutaforma. Ora puoi andarlo a dire a tutti. E dopo puoi portarmi un succo di zucca ghiacciato, grazie”.

Lucius alzò gli occhi al cielo, facendo un segno alla donna di andare via.

“ Niente succo di zucca ? Che cafone. Cosa mi offri allora?”- gli disse incrociando le gambe e accomodandosi meglio sullo schienale.

“Anche a tuo marito fai queste simpatiche improvvisate?”- le chiese sorridendo e richiamando due bicchieri e una bottiglia di whisky incendiario“ Troppo presto?”

Andromeda scrollò le spalle: “È pomeriggio già, direi che siamo ampiamente oltre l’accettabile.  E comunque di solito quando le faccio posso assicurarti che è molto contento. Sarà perchè di solito è una scusa per fare sesso in ufficio. Non si è mai lamentato a quanto mi risulta.”.

Lucius bevve un sorso sogghignando. Sembrava ieri che passavano insieme il sabato pomeriggio ai Manici di Scopa al terzo anno. Il pensiero di Hogsmeade però lo fece subito incupire.

La donna percepì il cambio di umore e divenne seria.

“Sono venuta a restituire il favore che mi hai fatto quando è nata Nymphadora”- disse porgendogli i due incartamenti.

Lucius li prese  ma non li apri subito, lasciandoli chiusi sulla scrivania ordinatissima “ Hai trasfigurato una borsa piena di galeoni in inutili scartoffie? Astuto. Ma non c’è bisogno, era un regalo. E poi sono ancora ricco, io”

I grandi occhi scuri della strega, così simili nella forma e nel modo di scrutarlo a quelli sua moglie lo fissarono senza batter ciglio:“Ovviamente no. E a proposito di quello...Perché?"

Lucius si lasciò andare contro lo schienale, il bicchiere ancora in mano, pieno . Fece roteare il liquido ambrato e si decise a rispondere: “Al funerale di mia sorella mentre tutti facevano finta fosse stata una tragedia tu ti sei avvicinata e mi hai detto che sapevi cosa era successo in realtà e che era stata la cosa più coraggiosa che avessi mai visto. Che avrei dovuto essere fiero di lei. Io ero rimasto solo e tu mi hai dato un motivo per non abbandonare i ricordi dei miei fratelli al passato e alla rabbia per essersene andati così, nel giro di poco tempo l’uno dall’altra ”

Andromeda ricordava perfettamente quel giorno. Era il loro settimo anno ed era andata al funerale insieme alle sue sorelle. Narcissa e Lucius stavano insieme da neanche un paio di anni e Bellatrix era già ormai persa dietro a Voldemort. Era stato l’ultimo evento ufficiale a cui aveva partecipato, prima di lasciarsi tutto alle spalle.

“Se fossi rimasta avrei fatto la fine di Arael. Ecco perché ti dissi così. Io avevo Ted ma se mi fossi trovata nella sua situazione spero davvero che avrei avuto il suo coraggio di fare quello che ha fatto lei “- disse spostando per un attimo l’attenzione sul unico oggetto di arredamento presente sul tavolo quasi asettico: in una cornice di argento lineare Draco neonato e una giovane Narcissa sorridevano felici. Sorrise pensando che di certo quella non era la fotografia istituzionale che si era aspettata di trovare in quella stanza.

“Beh ma in parte eri nella sua situazione. E ti avevo detto che ti avrei aiutata”- le rispose piano riprendendosi la fotografia e riposizionandola al suo posto, proprio di fronte a lui.

Andromeda rimase in silenzio, aspettando che quelle parole rimaste sospese per tanti anni finalmente trovassero il loro posto.

“Ma non ti sei fidata.Abbandonando tutto per sposare quel nato babbano hai devastato tua sorella. Non riusciva neanche a dire il tuo nome senza scoppiare in lacrime . E noi eravamo amici, te ne sei andata e non ti sei mai voltata indietro. Dopo la notte in cui è nato Draco, sei sparita di nuovo. È stato doppiamente doloroso per Narcissa.“Non lo disse con acrimonia, era una constatazione.

“Lei ha scelto Bellatrix e sai bene cosa aveva fatto “- rispose senza abbassare lo sguardo.

Lucius continuava a fissare il liquido ambrato “ A proposito di quello che hanno fatto Bellatrix e Rodolphus. C’è una cosa che voglio che tu sappia”- Si fermò un attimo e poi la fissò con quegli occhi grigi così taglienti-“ Io non ne sapevo niente. L’ho scoperto solo poco prima di cena quando se ne sono vantati”

“E cosa avresti fatto se l’avessi saputo? Li avresti fermati? Mi avresti avvertito? Saresti andato da Silente? Cosa?”- sbottò  la strega in tono amaro, sentendo il dolore di quella sera tornare a stringerle il cuore. Ted non si era mai veramente ripreso dopo l’omicidio dei suoi genitori. Per mesi avevano fatto dormire Nymphadora con loro, troppo spaventati che potesse succedere anche a lei qualcosa di terribile.

Il mago alzò le spalle scrollando la testa :” Era la guerra e io ero convinto di stare dalla parte giusta. Per i tuoi suoceri non avrei fatto niente, hai ragione. Ma non avrei permesso che toccassero tua figlia. Ti devo ricordare che quella sera ti ho difeso da tua sorella?. Quella pazza, come la definisci tu”.

Si se lo ricordava. E sapeva che non stava mentendo, una volta tanto.

Ma era inutile ritornare sul passato, ormai non potevano più tornare indietro e rimediare a quell’orrore. Andromeda indicò le carte, troncando il discorso: “Ti ho portato la cartella di Draco e il referto su Nicholas.  Potrai trovare da te le analogie . E soprattutto ho portato questo”- disse alzandosi e allungandoli un foglietto ripiegato. Dentro un indirizzo e una formula per rompere un sigillo di protezione.

“Ho fatto molti favori in questi anni.Anche a gente non proprio eticamente irreprensibile secondo i normali canoni e li ho richiesti tutti indietro per avere quell’indirizzo. E alla mia già generosa offerta, aggiungo che questa sera posso fare da infermiera ad un quindicenne.E con questo credo proprio di essere stata definitivamente perdonata”.

Senti il rumore dei tacchi che si allontanava. Lui non riusciva a staccare gli occhi dal foglietto. Sapeva dove si trovava Abraxas. Poteva finalmente ottemperare alla sua promessa.



 

 

Lucius e Narcissa si presentarono quella sera stessa a quell’indirizzo. Abraxas era stato furbo, si era nascosto nella Londra babbana, in un modestissimo appartamento in periferia, in cui a nessuno sarebbe mai venuto in mente di cercarlo.

II sigillo venne via facilmente, la formula era corretta. Lo trovarono seduto  in poltrona che sfogliava nervosamente tomi e pergamene. Tutto attorno a lui era in degrado. Lui stesso sembrava non mangiare da giorni, la barba incolta, i vestiti sporchi. Era solo una parodia dell’uomo che era stato. Un essere abominevole adesso all’esterno come all’interno

Quando li senti entrare sollevò appena la testa, degnandoli appena di uno sguardo .

“Ti sei nascosto abbastanza, padre “- disse Lucius gelido guardando disgustato il caos attorno a lui.

“Siete voi che mi avete nascosto, neanche fossi una bestia da tenere lontana agli occhi di tutti. E ora siete qui, perché nelle vostre limitate e stupide menti ho osato toccare quella patetica scusa che avete il coraggio di chiamare..” -non riuscì a finire la frase perché  fu colpito dalla prima cruciatus. 

Abraxas si rivolse sprezzante verso il figlio ansimante e schiumante di rabbia: “Io ho fatto solo quello che andava fatto per il bene della famiglia, quello che tu non hai avuto il coraggio di fare”

Lucius rimase impassibile, solo la stretta sulla bacchetta che si faceva quasi spasmodica ad indicare il suo stato d’animo: “Il bene della famiglia sarebbe stato quello di torturare e sacrificare l’ultimo erede della dinastia?”

L’uomo anziano ghignò rialzandosi in piedi e cercando la sua bacchetta, saldamente nelle mani di narcissa : “Come se non potessi avere altri figli. Nessuno ti dice di doverli fare con tua moglie se non siete in grado. Prenditi una ventenne purosangue e chiudila nel  Maniero. Vedrai che dopo poco avrai  un ottimo rimpiazzo. “

“Rimpiazzo?”- la parola uscì dalla bocca di Lucius con tutto il disgusto che la sola idea gli procurava.

“Ovvio, a cosa credi che serva avere più di un figlio? Siete stati due incoscienti a dare alla luce solo un maschio. Che, ovviamente si è rivelato un totale fallimento. Io ho solo provato a renderlo degno del cognome che porta. L’unica cosa buona che ha fatto è stata donarmi il suo sangue. Assolutamente rinvigorente. Dopo averlo fatto urlare per ore poi, era inebriante. Dovresti provare, Lucius. Non è mai troppo presto per iniziare la cura”. 

Quell’uomo era decisamente pazzo.

Narcissa  gli si inginocchiò accanto.

“Anche noi abbiamo messo degli incantesimi silenzianti. Urla pure, non ti sentirà nessuno “- gli disse morbida avvicinandogli la bacchetta alla tempia - “ E’ questo che ti piaceva fare con il mio bambino? Sentirlo urlare? Vediamo un po’ se anche noi riusciamo a divertirci alla tua maniera. Sai abbiamo tutta la notte per scoprirlo”

Dopo molte ore decisero che era sufficiente. Volevano tornare a casa da loro figlio. Il giorno che stava per sorgere sarebbe stato un giorno meraviglioso. 

“Sai, padre, l’errore che abbiamo fatto non ce lo perdoneremo mai.  Ero sicuro che una tua morte sospetta avrebbe portato gli auror a controllare le nostre bacchette e di certo dopo il processo non mi avrebbero mai creduto. sarei finito ad Azkaban e avrei lasciato sola la mia famiglia. Così come dopo la guerra magica,questa  semplicemente non era un’opzione. E allora abbiamo provato con la scusa del vaiolo. Avresti potuto passare anni sereni a guardare il mare del nord, circondato dai tuoi amati libri di magia oscura. Avevi anche un compagno con il quale parlare dei vecchi tempi. E invece tu hai deciso di ringraziarci torturando nostro figlio”. Lucius guardava fuori dalla finestra. Il cielo si stava tingendo delle prime luci dell’alba.

Abraxas fece per parlare ma non ci riusciva più. Aveva continuato ad inveire con di loro e contro Draco per tutto il tempo. Aveva tirato fuori ogni tipo di oscenità e si era vantato di tutto quello che lui e Cassandra gli avevano fatto. Era stato quasi un piacere interrompere i suoi deliri con maledizioni varie. Tutte quelle che avevano usato loro in quegli anni.

Finalmente taceva.

Lucius si girò e guardò sua moglie . Era tempo di andare  Entrambi puntarono la bacchetta

“Lasceremo il tuo cadavere in una metropolitana babbana, penseranno ad un senzatetto morto per qualche causa ignota. Nessuno ti collegherà a noi. E nessuno si ricorderà mai più di te.”- continuò l’uomo più giovane.

Avada Kedavra. La maledizione venne scagliata contemporaneamente e poco dopo Abraxas Malfoy era solo un ricordo sgradevole.

Narcissa si avvicinò al marito e lo abbracciò stretto, fermandosi con la mano sul lato del costato, dove c’era il suo terzo tatuaggio 

Verrà la morte e avrà i miei occhi...”- gli ricordò piano.

Lucius si limitò a posarle un leggero bacio a fior di labbra sulla fronte ed annuire- “ma dentro ci troverà i tuoi”

Per Merlino se era un uomo fortunato ad averla sposata.

 

Tornarono a casa che era già mattina inoltrata. Draco ed Andromeda erano nel giardino d’inverno con la colazione davanti.Entrambi i piatti non sembravano toccati. Andromeda sorrise vedendoli entrare e fece il gesto di alzare il bicchiere di succo di zucca come fosse una coppa di champagne.

“Vostro figlio mi deve mille galeoni. Non gli avete insegnato a barare “- ghignò beccandosi uno sguardo torvo dal nipote, che poi subito si alzò per andare ad abbracciare sua madre .

“Sul serio mi avete lasciato con una baby sitter? Ho quindici anni! E una bara per giunta “- iniziò a lamentarsi mentre si accomodava nuovamente a tavola .

Narcissa lo abbracciò da dietro, respirando il profumo del bambino, finalmente libero di diventare un giovane uomo. Finalmente al sicuro.

“È finita, Draco. Questa volta è veramente finita. Non tornerà mai più “- gli disse suo padre,sedendosi . Draco sgranò gli occhi e respirò a fondo. Non pensava sarebbe mai giunto quel giorno. Ora capiva cosa volesse dire Pansy quando parlava di libertà, di poter respirare finalmente.

“ Me lo avevi promesso”- disse piano senza potersi impedire di sorridere.

Lucius ghignò tirando su un angolo della bocca, in un sorriso che ricordava tantissimo quello tipico di suo figlio, mentre Narcissa  lo strinse più forte .

“Per Merlino, mi state facendo venire il diabete. Sembrate la versione strafatta di una famiglia purosangue. Se vi vedesse nostra madre avrebbe un attacco isterico”- rise Andromeda mentre una fetta di torta di pesche appena sfornata appariva di fronte a lei. Ma era felice nel vedere sua sorella sorridere con tanto calore.

“Beh allora dovrai invitare la tua di figlia qui a cena, così voglio proprio vedere cosa avrai da dire poi. Ti ho visto sai come le parli, come la stai sempre a sbaciucchiare. Tanto qui ormai è un circo, mezzosangue in più, mezzosangue in meno non farà una gran differenza“- la stuzzicò Narcissa senza lasciare suo figlio.

Andromeda sbuffò -”Si certo come no. Nymphadora odierebbe tutto questo. Odia persino i tacchi, a volte mi chiedo come faccia ad essere mia figlia. Se non l’avessi partorita io avrei i miei dubbi. Però evidentemente l’intelligenza e l’astuzia le ha prese tutte da me.”

Quattro serpeverde allo stesso tavolo ebbero tutti lo stesso pensiero: Tassorosso. Per fortuna ebbero il buongusto di non dirlo, per una volta.

 


Anche giugno era scivolato via , più veloce di quello che avrebbe mai pensato. Finalmente suo nonno era morto. E i suoi genitori avevano permesso ad Hermione di andarlo a trovare. Peccato che Narcissa avesse capito quale fosse il vero punto debole di Hermione: i libri. Le aveva dato accesso libero alla libreria, ad ogni sezione della libreria aveva specificato, purché nelle sue visite al maniero non avessero alcun risvolto fisico che non fosse qualche bacio. E che avesse aiutato Draco a studiare per gli esami, visto che sembrava l’unica a riuscire a convincerlo a stare seduto per ore. Fino agli esami almeno era sicuro di poterla vedere, dopo non ci giurava.

Anche quel pomeriggio si presentò con una pila di libri. Draco alzò gli occhi al cielo 

“E che cazzo Granger, stai esagerando. Ho gli esami tra una settimana e sono estremamente  preparato. Certamente non mi servono altri libri”

“Primo, non sei a Hogwarts e se ti sente tua madre imprecare sono certa che non sarà affatto contenta. Secondo, servono sempre altri libri. Specialmente quelli che possiamo impilare davanti a noi per nasconderci da quel dannato elfo domestico con la puzza sotto al naso “- rispose lei iniziando a posarli sul grande tavolo di marmo.

“Il CREPA non ti sembra più così una buona idea”- lo stuzzicò lui, iniziando ad accarezzarle il ginocchio . Quando le mani iniziarono a risalire la gamba sotto il vestito leggero di mussola di cotone, Hermione lo fermò colpendolo con una rivista arrotolata.

“Vuoi farmi uccidere dalla tua squinternata genitrice ? Guarda un po’ qui invece, è il numero di prova della rivista mia e di Pansy “

“Tua e di Pansy?”- chiese dubbioso. Conoscendo l’amica era molto strano che avesse ceduto qualcosa. Fosse anche il budino al cioccolato.

“Mia e di pansy “ confermo Hermione sorridendo. Ci aveva messo un po’ e aveva dovuto farsi spalleggiare da Narcissa ma era passata da associata a socia.

Draco aprì il magazine , spianando e la

Copertina. Alzo un sopracciglio e sorrise.

 

“Ambwitchious”

 

Cazzo se era appropriato .



 

 

Severus cercava di riordinare le idee ordinando gli elementi per le sue pozioni e sistemandoli con maniacale precisione ognuno nel reparto. Riusciva a rilassarlo, far rientrare ogni cosa nel proprio piccolo spazio ordinato. E aveva davvero bisogno di farlo. Aveva passato le ultime ore a discutere con Silente di quanto accaduto negli ultimi mesi. Il grave problema non era solo che avevano mangiato, respirato e vissuto gomito a gomito con Barty Crouch Junior senza capirlo. Perchè no, nonostante avesse dei sospetti, il professore era sicuro che il preside non avrebbe mai rischiato che il signore oscuro potesse risorgere in piena potenza.

La realtà è che a lui tutta quella segretezza iniziava a pesare. Erano anni che fingeva. Di essere un mangiamorte infiltrato ad Hogwarts come professore di Pozioni, e viceversa, un professore di Hogwarts troppo affascinato dalle arti oscure infiltrato tra i mangiamorte. Non sapeva neanche lui dove fosse il limite, dove si collocasse esattamente la verità.

Ma quell’anno era stato particolarmente difficile, aveva dovuto sforzarsi più del solito per costringersi a stare fermo a guardare mentre i suoi stessi studenti partecipavano a rituali oscuri, si dimenano nelle maglie delle oppressioni delle loro famiglie, venivano torturati e alla fine si trasformano in assassini. 

Aveva messo cinque grammi in più di polvere di boccioli di erba di San Giovanni nella fialetta. Si era distratto.Doveva ricominciare.

Quella sera di autunno quando aveva visto i segni sul corpo di Draco aveva provato a far parlare il ragazzo. Ma era un tale testardo. E dannatamente portato per l’occlumanzia, non era riuscito a tirargli fuori nulla. Avrebbe davvero dovuto usare il veritaserum, forse avrebbe capito dove sarebbero andati a parare quei folli e avrebbe potuto limitare i danni. E due anni prima avrebbe dovuto insistere quando Madame Pomfrey aveva sollevato il dubbio che qualcuno ne abusasse fisicamente  Invece lo aveva abbandonato a sé stesso e ai demoni che lo tormentavano.

Sigillò la boccetta e con un fluido movimento della mano fece apparire il nome  della pianta. Solo quello. Aveva seguito il consiglio del Preside e lasciato che Draco rubasse il veleno, mettendo bene in evidenza la provetta che avrebbe avuto un effetto amplificato andando in circolo dopo poche decine di minuti,quando avevano finalmente capito cosa stava succedendo. Ormai non c’era tempo e l’unico modo era sacrificare il ragazzo. Non poteva certo dirsi meglio di loro. Di quei folli assetati di sangue che erano finiti uccisi nella radura. Se un ragazzo che conosceva sin dalla sua nascita fosse morto sarebbe stata colpa sua. Silente gli aveva ricordato che avevano un compito più grande ma non sapeva come avrebbe fatto ad insegnare tutto il prossimo anno al giovane senza pensare alle conseguenze delle sue azioni. Si era recato diverse volte a Malfoy Manor per portare le pozioni e sia Narcissa che Lucius gli avevano assicurato che avevano capito che non avrebbe potuto fare niente. Ovviamente , anche con loro le sue bugie avevano funzionato .

E per quanto riguardava il giovane Potter, ancora non riusciva pienamente ad accettare il piano del Preside. Ma non aveva scelta… tanto tempo fa aveva scelto di fidarsi dell’unico uomo che gli avesse mai teso la mano. Di farlo per lei. Di farlo per Lily.

Riprese il suo lavoro metodico, cercando di svuotare la mente e non pensare ad altro che non fossero i suoi preziosi ingredienti.

 

A decine di chilometri di distanza , comodamente sdraiato sul suo letto in Grimmauld place , ormai suo domicilio abituale, Harry Potter sospirò.

La cicatrice gli bruciava terribilmente.

 

 

 

Siamo giunti alla fine.

Intanto grazie di cuore a chi ha avuto la pazienza di arrivare sino a questo punto.

Come ho detto all’inizio è vero che i personaggi prendono il sopravvento e fanno quello che vogliono loro.  Il tatuaggio di Lucius è infatti una poesia di Michele Mauri, che ha dato il via a tutto il mio viaggio mentale su Lucius e Narcissa ai tempi di Hogwarts e tutti i personaggi che mi  si sono presentati man mano e da cui poi è nata questa storia. Fino ad Abraxas.

Per il momento ci saranno sei storie brevi autoconclusive che vanno da quando Narcissa scopre di essere incinta sino all’incidente dell’Ippogrifo al terzo anno. Partono tutte da alcuni accenni che si trovano in questa storia ma che hanno voluto essere raccontate a parte. I Malfoy e i Black sono dannatamente testardi, dopo tutto. 

Già ho pubblicato il secondo capitolo “Quel che è stato, quel che sarà” dove il trio d’oro e due serpeverdi a caso faranno un salto nel passato alla ricerca di uno degli Horcrux di Voldemort. Pinterest 

Il terzo è in via di completamento ma credo che lo pubblicherò solo dopo averlo completato, e, sicuramente, sarà decisamente meno lungo del secondo. La bacheca Pinterest però già è attiva. 

   
 
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