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Autore: ValeDowney    06/08/2021    1 recensioni
"Una strana sensazione mi pervase per tutto il corpo. La morte dovrebbe essermi vicina eppure è come se qualcosa, o qualcuno, mi trattenesse. Perchè non mi lasciate andare? Ormai non ho più nulla per la quale combattere"
Una storia di redenzione. La vita di un uomo che, nel mondo magico, ha dovuto portare una maschera per nascondere il suo vero intento. Una "morte" che gli ha donato una seconda possibilità, in una donna che nasconde un misterioso passato
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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REDEMPTION

 
Capitolo XVIII: Il coraggio di Althea


 

Londra 1980

 

Da un po' di mesi, dopo aver preso il diploma a Hogwarts, Althea aveva iniziato a lavorare al San Mungo, anche se le sue mansioni non erano esattamente ciò a cui aspirava.
Il Professor Smethwyck, suo superiore, l’aveva messa a pulire bagni e mettere in ordine documenti e scartoffie varie. Avrebbe tanto desiderato poter guarire anche solo un paziente ma, come Smethwyck le aveva ripetuto più volte “Tutti iniziano dalla gavetta e, anche lei non ne è da meno.”
Giorno dopo giorno, al San Mungo arrivavano pazienti di ogni tipo e, anche in quel momento, mentre se ne stava a riordinare alcune fiale, Smethwyck con i suoi fidati collaboratori le passarono accanto, trasportando su una barella un uomo ricoperto d’ustioni.
Mentre lo adagiavano su un letto, Althea si avvicinò, cercando di ascoltare i pareri medici che si stavano scambiando, ma non fece in tempo ad accostarsi più del dovuto che Smethwyck, senza neanche voltarsi, disse: “Non credo che qua sia il suo posto. Le consiglio di ritornare subito al suo lavoro e senza fiatare.”
Althea lo guardò malamente, ma non poté fare altro che eseguire gli ordini. Così, poco dopo, si ritrovò inginocchiata a pulire il pavimento del bagno, con secchio e acqua. Smethwyck le aveva proibito l’utilizzo della magia.
Si guardò le mani: erano rosse dal continuo strofinamento a terra. Sospirò. Non era quello ciò che aveva immaginato dopo essere uscita da Hogwarts. E i suoi genitori non sapevano nulla. A loro diceva semplicemente che il lavoro stava andando bene e che il Professor Smethwyck era un buon mentore.
“Come vorrei che le cose cambiassero” disse. Volse lo sguardo quando qualcuno la chiamò e, dopo essersi accorta che era Smethwyck, si alzò. Il professore disse: “Se ha finito di contemplare la sua vita, forse avrà anche tempo di ascoltare l’incarico che le voglio dare.”
“Un incarico per me?” domandò stupita.
“Vede qualcun altro qua, oltre a noi? All’inizio ne ero contrariato, ma poi ho pensato che male non le farà prendere una boccata d’aria” rispose lui.
“Mi cambia incarico?” chiese.
“Certo che no. La gavetta non si supera in così poco tempo. Deve solamente andare a Diagon Alley per acquistare alcuni ingredienti per conto mio. Le mie scorte stanno per finire e non vorrei ritrovarmi senza proprio nel momento del bisogno” spiegò.
“Grazie per la sua fiducia in me” disse Althea, facendo un piccolo sorriso.
“Non sia sciocca. Ho scelto lei solamente perché i miei più fidati collaboratori sono tutti impegnati con casi urgenti, me compreso. Quindi si dia una ripulita; prenda carta e penna e faccia subito ciò che le ho richiesto” replicò e uscì. Althea sbuffò ma, almeno, per una buona volta, era libera di uscire di lì.
Poco dopo si ritrovò a girare per Diagon Alley. Teneva in mano la lista con sopra scritto gli ingredienti che le aveva elencato Smethwyck. Stava per entrare in Farmacia, quando con la coda dell’occhio le parve di vedere qualcuno a lei molto familiare. Scosse negativamente la testa. Probabilmente se lo era solamente immaginata. Poi però, lo vide girare per un attimo il volto e fu lì che lo riconobbe: “Severus”.
Severus rivolse lo sguardo, per poi incamminarsi e svoltare l’angolo. Althea dapprima fu indecisa. Doveva comprare gli ingredienti per il suo capo. Ma era da tanto che non vedeva il suo amico. Così decise di seguirlo.
Stava a debita distanza, cercando di non farsi scoprire. Lo vide imboccare la via per Notturn Alley. Lei si fermò. Sapeva che poteva essere pericoloso proseguire, ma voleva scoprire dove fosse diretto il suo amico. Così riprese il cammino, per poi vederlo entrare da Magie Sinister.
Non si accorse della comparsa di qualcuno accanto a lei: “Guarda chi si rivede. La pecora nera di Corvonero.”
Althea volse lo sguardo, per poi domandare: “Regulus Black? Che ci fai da queste parti?”
“Potrei fare la stessa domanda a te. Questo non è posto da Corvonero” rispose.
“Ma, come hai appena detto tu, io ero la pecora nera della mia Casa. Magari potrei aspirare ad altro” disse.
“O a qualcuno” aggiunse lui ed entrambi voltarono gli sguardi non appena Severus uscì dal negozio. Il giovane Black lo chiamò e Piton rimase sorpreso nel vedere la sua vecchia amica.
I due si avvicinarono a lui e Regulus disse: “Hai visto chi ti ho portato?”.
“Tecnicamente sono venuta da sola. Regulus è arrivato dopo” lo corresse lei.
“Tipico di voi Black. Sempre a gonfiare la verità” disse Severus, accennando un sorriso. Poi guardò Althea, che però non proferì parola. Fu Regulus a parlare: “Allora, hai deciso? Lo sai che non puoi tirarti indietro”.
“So le conseguenze e non ho paura. È stata una mia decisione farne parte” disse Severus.
“Fare parte di cosa?” domandò Althea.
“Non penso siano affari che ti riguardano” ribatté Severus.
“Che modi, Piton, trattare così una tua cara amica. E poi è qua, perché non renderla partecipe?” disse Regulus.
“Sarebbe solo una grossa perdita di tempo” disse Severus.
“Non sta a te decidere” disse Regulus, facendo un piccolo sorriso. Calò il silenzio. Poi Black aggiunse: “Allora ci si vede. Sai l’orario e anche il luogo. Non fare tardi”. Guardò Althea: “A presto, Carter. Spero che accetterai” e se ne andò.
“Di cosa stava parlando?” domandò.
“Come ti ho già detto non sono affari che ti riguardano” replicò.
“Secondo Regulus, a quanto pare sì” ribatté lei.
“Gradirei tanto sapere perché mi hai seguito” chiese Severus.
“E’ così che mi accogli dopo tanto tempo che non ci vediamo? Credevo in un saluto più caloroso” rispose.
“Mi conosci fin troppo bene per sapere che non sono mai stato il tipo da sentimentalismi facili. Tu, piuttosto, sei riuscita a trovare qualche lavoro decente?” le domandò, prendendo a camminare. Althea gli si affiancò: “Lavoro al San Mungo come aiutante del Professor Smethwyck. Mi ha mandata lui qua a Diagon Alley per acquistare alcuni ingredienti.”
“E non ti preoccupa il fatto che stai perdendo tempo inutilmente, quando dovresti già essere ritornata da lui?” chiese.
“Ma io non sto perdendo tempo inutilmente. Mi sei davvero mancato in questi mesi. Almeno avresti potuto scrivermi” rispose. Severus si fermò: “Sono stato abbastanza impegnato”
“Qualunque cosa sia, voglio farne parte anche io” disse Althea.
“No, è pericoloso” replicò.
“Almeno fammi provare” disse Althea. Severus mise le mani sulle sue spalle: “Qua non si tratta di provare. O si vive o si muore! Non è una decisione facile.”
“Con te al mio fianco, non ho paura. So che mi proteggerai. Perché lo farai, vero?” gli chiese.
“Sei solo una testona! È come se parlassi ad un muro! Perché non lo vuoi capire?! C’è in gioco la vita di entrambi” ribatté.
“Regulus non sembrava avere paura” disse Althea.
“Smettila di comportarti da bambina e sii adulta almeno per una volta! Non ci saranno mamma e papà a proteggerti. Chi prende queste decisioni lo fa per una ragione ben precisa. E non si torna indietro” le spiegò.
“Cosa ti ha spinto a farlo?” gli domandò. Lo sguardo di Severus divenne cupo. Tolse le mani dalle sue spalle e, dandole di schiena, rispose: “Avevo paura e provavo anche tanta rabbia dentro di me. Volevo mostrare a Potter e ai suoi amici che non ero un debole. Così ho seguito il consiglio di Lucius e gli altri, entrando a far parte di un gruppo di maghi che hanno il solo scopo di prevalere su chi è inferiore a loro”.
Althea gli mise una mano sul braccio e l’altra su una guancia e, voltandogli il viso, in modo che si guardassero, disse: “Ora non importa tutto ciò, perché io sarò al tuo fianco. Ormai hai fatto la tua scelta. È tempo che io faccia la mia.”
Severus si voltò, prendendo entrambe le mani di lei tra le sue. Poi disse: “Vieni stasera a casa mia. Non farti seguire e, soprattutto, non dire a nessuno di tutto questo”. E, senza aggiungere altro, se ne andò.
Althea lo guardò in silenzio, poi però si ricordò del perché fosse lì: “Accidenti, se non mi sbrigo il Professor Smethwyck mi licenzierà”. E corse verso Diagon Alley.

Venne sera e Althea si ritrovò a camminare per le stradine lugubri e deserte di Spinner’s End. Aveva frequentato poco quel posto, se non solamente per andare a trovare Severus quando ancora andavano ad Hogwarts.
Era facile perdersi, anche se il quartiere risultava di piccole dimensioni, ma riconobbe subito l’abitazione del suo amico, seppur essa era quasi uguale a quelle adiacenti.
Si trovava in fondo alla via, accanto a quel fiumiciattolo dall’aspetto sudicio e dall’odore putrido e nauseante. Fece in tempo a bussare due volte che Severus aprì subito la porta. Guardò a destra e a sinistra, per poi tirare dentro l’amica. A passo spedito andò verso la piccola sala, prendendo il mantello dall’attaccapanni.
Althea si guardava intorno, non avendo quasi mai messo piede lì dentro, ma distolse lo sguardo dalla fornitura appena Severus la richiamò: “Non startene lì impalata e vieni subito qui”.
La ragazza si affiancò a lui, guardandolo. Severus inarcò un sopracciglio e disse: “Ti sei pietrificata? Non è il momento di farsi prendere dal panico. Dove andremo non c’è posto per la paura, quindi vedi di cambiare subito atteggiamento”. E si diresse verso il camino, prendendo un po' di polvere volante.
“Perché sei così scorbutico nei miei confronti? A scuola mi rassicuravi di più” disse Althea.
“Sono finiti quei tempi. Ora la vita è ben altra, ma dopotutto cosa lo vengo a dire a te, sempre protetta sotto a una campana da mamma e papà. Una ragazzina viziata che non ha ancora imparato a vivere” replicò.
“Ed è per questo che sono qui. Voglio mostrare agli altri chi sono veramente” ribatté Althea.
“Il coraggio non ti è mai mancato, nemmeno quando a scuola mi salvasti la vita e, forse, ti potrà aiutare anche stasera” disse Severus.
Althea fece un piccolo sorriso. Poi entrambi entrarono dentro al camino. La ragazza si attaccò al braccio del Serpeverde, il quale gridò: “Little Hangleton” e, dopo aver gettato a terra la polvere volante, vennero avvolti da fiamme verdi.
Un paesaggio lugubre, dall’aspetto sinistro, fu ciò che accolse Althea non appena uscì da quella vecchia abitazione. Ben lontano dalla caotica Londra o dal colorato quartiere di Little Whinging, dove era nata e cresciuta.
Severus le si affiancò, dicendole semplicemente: “Seguimi” e si incamminò, ovviamente seguito dalla ragazza.
Sembrava un villaggio deserto, abbandonato da anni e la poca luce presente per quelle stradine non faceva altro che aumentare la paura di Althea. La ragazza cercava di stare calma, ma più proseguivano e più si rendeva conto che forse quella non era stata una bella idea.
Arrivarono ai piedi di una collina e, in cima ad essa, si ergeva un’enorme dimora, dalle sembianze di un castello diroccato. Così come per il villaggio, anch’essa sembrava deserta, se non fosse stato per la fievole luce che proveniva da una delle finestre nel piano superiore.
Ad Althea salì l’ansia. Il suo respiro si fece più veloce.
Severus si fermò e, mettendosi davanti a lei, disse: “Ora ascoltami molto attentamente, perché non mi ripeterò: ricomponiti e cerca di darti un atteggiamento privo di ogni sentimento. Chi incontrerai non deve avere davanti a sé una ragazzina paurosa che scappa appena c’è una folata di vento. Devi essere coraggiosa e dimostrare che sei degna delle scelte che accetterai, perché da ciò dipenderà il tuo futuro. E soprattutto, tieni sempre salda la bacchetta, ma cerca di non mostrare questo gesto. È come se ti rendessi debole. Ti è tutto chiaro?
Althea si limitò ad annuire. Severus le andò accanto ed entrambi ripresero a camminare fino in cima alla collina, fermandosi di fronte al cancello. Dall’altra parte si avvicinò qualcuno e quando si arrestò, Althea stupita disse: “Peter Minus? Sei proprio tu?”.
Un uomo alquanto basso e non di certo di bell’aspetto si mostrò alla luce della luna. Guardò la ragazza e stupito chiese: “Althea Carter. Cosa ci fa una Corvonero da queste parti?”.
“Poche domande e aprici subito!” tagliò corto Severus. Peter aprì il cancello e, una volta che i due gli furono passati accanto, lo richiuse, per poi raggiungerli ed affiancarsi ad Althea. Severus lo squadrò con lo sguardo, mentre la ragazza sembrava non darci molta importanza.
“Sei ancora più bella dell’ultima volta. Che ne dici se, appena finita la riunione, io e te ce ne andiamo da qualche parte per fare… sì… quella cosa là” disse Peter, guardandola dall’alto in basso e strofinandosi le mani. Althea si sentì insicura. Si avvicinò ancora di più a Severus, che replicò: “Chiudi quella bocca e affretta il passo!”.
Peter non se lo fece ripetere due volte e camminò a passo spedito davanti a loro.
Althea guardò Severus, dicendogli: “Grazie”. Il ragazzo si limitò a guardarla a sua volta, annuendo, per poi riporre lo sguardo in avanti.
Una volta arrivati di fronte alla dimora, Peter aprì la porta per poi farsi da parte: “Prego, entrate pure”. I due entrarono, per poi essere guidati dall’altro ragazzo al piano superiore.
Althea si guardava intorno, soffermando, di tanto in tanto, lo sguardo sui molteplici quadri appesi, raffiguranti uomini e donne di alta classe e, molto probabilmente, streghe e maghi famosi.
In particolar modo, l’attirò un quadro. Si fermò di fronte a esso, osservandone i particolari: esso raffigurava una donna vestita elegantemente, davanti a uno stendardo verde sopra al quale era impresso lo stemma di famiglia. Il suo sguardo si posò però su un anello che portava nella mano sinistra. Non una fede, ma un vero e proprio anello d’oro e, sopra di esso, uno strano simbolo.
Althea cercò di guardare meglio, quando Severus la prese per un braccio trascinandola con sé, fermandosi di fronte a una porta chiusa.
“Stavo solo guardando” fu ciò che disse Althea.
“Non perdere mai la concentrazione mentre saremo qua dentro e, soprattutto, dimostrati coraggiosa e abbi sangue freddo. Io non so fino a che punto potrò aiutarti, ma sarò lì” spiegò Severus. La porta venne aperta da Peter. I due entrarono. Nella stanza c’erano altre persone, tutti con lunghi mantelli neri, e di fronte al caminetto accesso si ergeva una figura. Questa si voltò, dicendo: “Severus, finalmente sei arrivato e hai portato un’amica”.
Althea rimase senza parole. Davanti a loro c’era Lord Voldemort in persona.









Note dell'autrice: E finalmente, dopo secoli, eccomi con un nuovo capitolo. Grazie davvero di cuore a tutti coloro che stanno apprezzando questa storia e scusatemi ancora immensamente per il ritardo. Vi sta piacendo? Ovviamente sto prendendo spunto anche dai libri, mettendo fatti e cose che nei film hanno omesso. Grazie immensamente per chi ha messo la storia tra le preferite; seguite e ricordate. Chi ha recensito. Grazie
Grazie alla mia carissima amica Lucia
Con ciò ci sentiamo al prossimo capitolo, sperando di non farvi attendere troppo
Buona notte a tutti. Buon inizio week end e buon inizio ferie a chi deve ancora farle
Fatto il misfatto






 

  
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