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Autore: heliodor    07/08/2021    0 recensioni
Nata con grandi poteri magici, Bryce è stata addestrata fin da bambina per diventare la strega suprema, la più forte della sua generazione. Lo scopo della sua stessa esistenza è guidare l’esercito dell’Alleanza nella guerra contro l’Orda.
Quando Malag il rinnegato esce allo scoperto e attacca Valonde, la vittoria sembra allontanarsi sempre di più e molti iniziano a dubitare delle sue capacità.
Per diventare la guida che tutti si aspettano che sia e vincere la guerra, Bryce dovrà rinunciare all’amore, all’amicizia e a tutto ciò che la vita potrebbe offrirle se smettesse di combattere.
Ma sarà davvero in grado di compiere un sacrificio così grande?
Da oggi con il 100% di Mappa in più!
La trovate in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Il campo non era come se lo era immaginato. Quando Bathas le aveva detto che l’avrebbe portata a quello della loro armata, si era aspettata un luogo caotico, disorganizzato, con tende erette senza un ordine e sporcizia e soldati sbandati con l’alito che puzzava di vino.
Mentre si avvicinavano quella sensazione di sicurezza e di superiorità nei riguardi di Bathas scemò fino a trasformarsi in una sottile inquietudine che le aveva afferrato il basso ventre.
Le tende erano organizzate su file di dieci per lato. Contò tre quadrati separati da altrettanti corridoi centrali che portavano a una grande tenda rotonda che sorgeva al centro. Tutto intorno pali di legno infissi nel terreno formavano una rudimentale barriera contro gli assalti della cavalleria. C’erano anche delle torri di avvistamento disposte negli angoli oltre a tre grandi recinti per i cavalli. Al centro di ogni quadrato era stato ricavato uno spiazzo dove erano stati allineati i carri per il trasporto dei rifornimenti di cibo.
Avvicinandosi notò i soldati di guardia a ogni ingresso e le loro corazze ben lucidate con gli scudi che sembravano nuovi. Gli uomini montavano la guardia bene ordinati e quando li videro arrivare si disposero a formare un corridoio attraverso il quale poter passare.
“Ben tornati.”
“Noi vi salutiamo.”
“Che la vittoria arrivi presto.”
Furono le frasi che udì mentre passava l’ingresso. Si era aspettata insulti, persino degli sputi ed era pronta a sopportare con sdegnato orgoglio qualsiasi umiliazione da parte di quei rinnegati pur di portare a compimento la sua missione.
Bathas e la sua scorta la condussero verso il centro del campo, nello spiazzo occupato dalla tenda rotonda. Bryce notò che non vi erano vessilli piantati nel terreno né stendardi che sventolavano a indicare a quale casato o circolo appartenesse il comandante.
Un rinnegato non ha circolo, né casato, si disse. Né patria né onore né altro per cui valga la pena vivere o morire.
Erano le parole di suo padre quelle e le ricordava bene.
Scosse la testa per scacciare quel ricordo.
Devo rimanere concentrata, si disse. Tra poco incontrerò Azaril. Lui può condurmi da Malag. Se riesco a convincerlo che non sono una minaccia mi porterà da lui.
Bathas e la scorta la costrinsero a rallentare e poi a smontare per percorrere a piedi gli ultimi venti o trenta passi. Davanti alla tenda si erano radunati almeno in cento. La maggior parte erano streghe e stregoni adulti che indossavano il mantello grigio, gli altri soldati di tutte le età e persino due eruditi, un prete del Culto dell’Unico con la tunica lacera e qualche inserviente che la osservava con occhi sgranati.
Una figura più piccola si mosse tra le gambe di una donna che doveva essere un’ancella. Bryce si accigliò e guardando meglio si accorse che era una bambina dai capelli ricci e scarmigliati. La stava osservando nascosta dietro le pieghe della tunica della donna, gli occhi pieni di timore.
Ha paura di me? Si chiese Bryce. In un campo di rinnegati è da loro che dovrebbe essere terrorizzata, non da me.
“Da questa parte” disse Bathas con tono sbrigativo. “Azaril ti sta aspettando.”
Bryce gli rispose con un cenno di assenso. Dimenticò la bambina e di concentrò sul suo incontro. Bathas non gli aveva rivelato niente e per tutta la mezza giornata in cui avevano viaggiato, era rimasto in silenzio.
Dopo aver lasciato Maggart e gli altri si erano diretti a occidente, avevano superato un fiume attraversando un ponte e avevano tagliato per una pianura coltivata a cereali in mezzo a basse colline.
Ogni tanto aveva intravisto delle fattorie aspettandosi che fossero in rovina per i saccheggi e le devastazioni, ma rimase turbata quando vide i contadini al lavoro nei campi. Sulla via avevano anche incrociato due carri che procedevano nella stessa direzione.
Uno della scorta aveva salutato il nocchiero di quello che procedeva in testa e l’uomo aveva ricambiato con un gesto amichevole.
Bryce aveva scosso la testa.
“Entra” stava dicendo Bathas indicando l’ingresso della tenda.
Si avvicinò al panno e lo scostò un poco, poi con più decisione mise un piede all’interno e anche l’altro.
Non devo mostrare timore, si disse. Né indecisione. Stanno cercando di impressionarmi, è ovvio. Devono aver preparato tutto questo per mettermi in soggezione, ma non ci riusciranno. Io sono Bryce di Valonde. Sono nata per questo. Non devo aver paura. Non devo…
“Io ti saluto” disse una voce flebile dal fondo della tenda.
Bryce cercò di metterla a fuoco nella penombra. L’unica luce disponibile era quella che filtrava attraverso due finestrelle in cima. La tenda era ampia una trentina di passi, ma vuota a parte i pali che servivano a sostenerla, un paio di bauli traboccanti di libri a destra, un giaciglio a sinistra e un tavolo con due sedie imbottite al centro.
Annusò l’aria avvertendo un gradevole odore di olii, incenso e lavanda. Tutto sembrava in ordine e il pavimento era pulito e privo di irregolarità.
E non ci sono insetti, si disse.
Odiava le cimici che dimoravano nei giacigli e quelli più grossi e di colore rosso scuro che si annidavano tra i resti dei pasti dei soldati quando non erano ancor stati ripuliti dagli inservienti.
A volte quelle bestiacce diventavano così audaci da venire a posarsi sui tavoli pieni di cibo per sfamarsi, a dispetto di soldati e mantelli che li scacciavano.
Elvana li odiava e una volta aveva digiunato per un giorno dopo che uno di quelli più grossi si era posata nel suo piatto. Alla fine aveva ceduto ed era tornata a mangiare anche se si guardava attorno con attenzione prima di addentare un solo morso.
Il pensiero di quanto l’aveva presa in giro Elvana per quell’episodio riaffiorò nella sua mente e quasi la distolse dal prestare attenzione alla figura avvolta nella penombra che se ne stava acquattata vicino al tavolo.
Avanzò di un passo sforzandosi di non mostrare timore. “Sei Azaril?” chiese.
La figura si sollevò assumendo i tratti di un uomo anziano, la barba lunga e ben curata, i capelli grigi e radi e la pelle rugosa. Indossava un saio celeste stinto legato in vita da una fascia rosso cremisi.
Bryce si accigliò. “Chi sei?”
“Sono Azaril” rispose l’uomo con voce roca.
Mi prende in giro? Si chiese.
L’uomo accennò un mezzo sorriso. “Non riesco a capire se sei sorpresa o delusa. Immagino entrambe le cose, principessa Bryce.”
Lei deglutì a vuoto. “Ti credevo diverso” disse incerta.
“Ti aspettavi un aitante stregone per caso?” chiese l’uomo divertito.
Bryce cercò di riprendersi dalla sorpresa. “In verità, sì. Di solito i nostri comandanti sono mantelli di rango elevato.”
“Immaginavo che scoprirlo ti avrebbe turbata.”
Lo ha fatto di proposito? Si chiese. O è sincero come vuole farmi credere?”
“Hai fame? Sei assetata? Posso farti portare un pasto se lo desideri.”
“Mangerò dopo” disse Bryce. “Non credo che tu mi abbia fatto venire qui per nutrirmi.”
Azaril sorrise. “In questo momento, non puoi nemmeno immaginare il motivo per cui sei qui.”
No, e potrei provarci, si disse. Ma scommetto che sei ansioso di dirmelo tu di persona. Lo farò parlare. Anche la più piccola informazione su dove si trova Malag, sulle forze che lo servono, e sui suoi poteri potrebbe essermi utile quando lo affronterò.
“Immagino” disse prudente. “Che tu mi voglia interrogare.”
Azaril la guardò interdetto. “E che cosa potresti rivelarmi di utile, principessa?”
“Non lo so. Prova a chiedermelo.”
Così ti fornirò informazioni false e contraddittorie dalle quali non potrai trarre alcun vantaggio, si disse.
Azaril annuì grave. “D’accordo” disse strizzando gli occhi. “Dimmi, principessa di Valonde, quali libri hai letto ultimamente?”
Bryce aprì la bocca per rispondere e subito la richiuse. “Credo di non aver compreso la tua domanda.”
“Ti ho chiesto la tua ultima lettura.”
“Non capisco.”
Azaril sorrise. “Eppure, è una domanda semplice, dovresti essere in grado di rispondermi.”
Bryce deglutì a vuoto.
Si sta prendendo gioco di me? Si chiese. O mi sta mettendo alla prova?
“Il Destino di una Strega” disse ripensando a libro che Joyce le aveva prestato. Avvertirlo nella tasca interna del mantello le regalava una certa sicurezza.
Azaril annuì. “Di Adenora Stennig. Peccato, non sono un suo lettore accanito. Io preferisco Beriah Typhos. Lo conosci?”
Bryce scosse la testa.
“Scrive romanzi d’avventura su pirati dall’animo nobile e principesse che si innamorano perdutamente di loro.”
“Non mi sembra molto diverso dalla Stennig” disse con una punta di scetticismo.
“Niente di più sbagliato, credimi. Ho esplorato l’intera produzione di Typhos e posso assicurarti che la sua prosa è molto diversa. Più ostica in certi punti, ma i suoi personaggi sono tutti unici e memorabili e tende a descrivere in maniera sublime le scene di battaglia navale.” Si accigliò. “Anche se ammetto di non averne mai vista una in vita mia, quindi potrebbe anche essersi inventato tutto. Ma a uno scrittore non si chiede di descrivere in modo reale una scena, ma di renderla plausibile. Non trovi?”
Bryce scosse la testa. “Quello che stai dicendo ha un senso?” chiese spazientita.
“Pensi che non lo abbia?”
“Credo di no” disse con tono deciso. “Credo che tu stia solo perdendo tempo in chiacchiere, Azaril o chiunque tu sia. Hai chiesto che mi consegnassi a te per risparmiare la vita ai miei compagni e io l’ho fatto. Lo hai fatto solo per parlarmi di uno scrittore da quattro soldi o c’è un motivo più importante di questo?”
Azaril la fissò divertito.
“Stanno morendo migliaia di persone in questa guerra” disse Bryce alzando la voce. “E noi due siamo qui a chiacchierare come se la faccenda non ci riguardasse.”
“Ci riguarda invece” disse Azaril. “E sono molto preoccupato per ciò che sta avvenendo. E se devo essere sincero, farti portare qui è il mio modesto contributo alla pace che sto cercando di fornire.”
Bryce dominò a stento la rabbia. “Vuoi fare qualcosa di veramente utile? Ordina alla tua armata di arrendersi e deporre le armi. Quelli che lo faranno avranno un trattamento dignitoso e forse anche il perdono. Per te e i comandanti non posso assicurare lo stesso, ma avrete un processo giusto, secondo le leggi e le regole dei regni civilizzati.”
Azaril sorrise mesto. “Conosco bene le vostre leggi e le vostre regole, principessa Bryce.”
“Allora dovresti affidarti a esse senza esitare oltre.”
“Stavo per aggiungere che sono quelle stesse leggi e le regole che ami tanto il motivo che hanno spinto la maggior parte di noi ad abbracciare la causa della ribellione.”


 
  
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