“Hanno sempre dubitato della nostra amicizia” → rileggendo Harry Potter e i Doni della Morte ho avuto spesso questa impressione, in particolare però voglio citare Aberforth Silente, che si riferisce a Doge come a “Quel vecchio stupido,” che “era convinto che il sole brillasse da ogni orifizio di mio fratello”, e invece a Gellert, che Albus ha frequentato solamente per un’estate, dicendo: “Grindewald. Finalmente mio fratello aveva trovato un suo pari con cui parlare, un ragazzo intelligente e dotato quanto lui.” E se nemmeno Aberforth considerava Albus e Doge due pari, figuriamoci gli altri…
 

“l’immenso” è, ovviamente, Albus. Il ragazzotto malconcio è il giovane Doge, da poco guarito dal vaiolo di drago (arrivato ad Hogwarts aveva il volto segnato da cicatrici e il colorito ancora verdastro).
 

“Adesso si sono convinti di aver finalmente capito ogni cosa, e mi additano, mi giudicano, mi compatiscono. Quando provo a difenderti mi chiamano illuso; loro sanno la verità, loro che hanno letto tutto. Si affidano come pecore alla guida di una penna bugiarda.” → mi riferisco alle persone, come Muriel, che si fidano di ciò che scrive Rita Skeeter, e a Rita stessa, che insulta, dà del rimbambito e compatisce Doge.