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Autore: Aagainst    10/08/2021    3 recensioni
Dal sesto capitolo:
“I miei vecchi quaderni sono ancora riposti negli scaffali, come se il tempo non fosse mai passato. Ne prendo uno a caso e lo apro. Lo sfoglio, il cuore in gola. I testi di vecchie canzoni che nemmeno ricordavo di aver scritto mi travolgono, senza alcuna pietà. Ripenso a ciò che mi ha detto Bellamy qualche giorno fa. Ho perso la mia musica. Ho perso la mia casa. E, anche se mi sembrano così vicine, non sono mai state più lontane. “
Sono passati sei anni da quando Clarke ha lasciato Polis per inseguire il suo sogno e diventare cantante e quattro da quando ha tagliato definitivamente i rapporti con chiunque appartenesse al suo passato. Costretta dal suo manager a tornare a casa dopo l’ennesima bravata, ritroverà la sua vecchia vita ad attenderla, tra cui due occhi verdi carichi di domande.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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22.

 

So I'll start over but I can't reset
I can't reset
(June Divided-Reset)

 

 

Sto camminando per strada. È buio e sento un gran numero di voci intorno a me.  Sono per terra ora, gli occhi spalancati. Non riesco ad alzarmi, a muovermi. Più ci provo, più mi sento paralizzata. Un’ombra si avvicina al mio viso. Mi sfiora la guancia e posa un bacio sulle mie labbra. Un gelo mortifero mi pervade, letale. Poi, tutto vibra intorno a me.

 

Tutto vibra. Apro gli occhi lentamente, cercando di capire dove sono. Sobbalzo. Il mio cellulare sta vibrando all’impazzata. Lo prendo e non appena leggo il nome sul display soffoco un urlo nel cuscino.

“Alla buon’ora Clarke. Ma dove diamine sei finita?”

“Beh io…”. Già, dove sono finita? Mi guardo intorno. Solo ora realizzo di non essere a casa di mia madre. Accanto a me, Lexa sta dormendo, rannicchiata su sé stessa. Sorrido. Sembra una bambina. 

“Clarke?” mi richiama Raven. 

“Rae, io…”

“Clarke, so cosa è successo ieri. Sono qui allo studio e non è stato difficile far parlare i ragazzi. Ma cosa pensavi di fare? E, soprattutto, credevi davvero non mi sarei accorta che non eri più al pub? Ti ho chiamata per tutta la notte!”. Sospiro, passandomi una mano sul volto. Mi alzo ed esco dalla stanza, per non svegliare Lexa. 

“Rae, sto bene.” dico. “Scusa se ieri sono scappata senza nemmeno avvisarti, pensavo sarei tornata prima.”

“Non farlo mai più!” intima Raven. “Mi sono spaventata a morte. Io… Sei un’irresponsabile, una testa calda, una…”

“Rae, te lo ripeto, sto bene.” tento di rassicurarla.

“Ti aspetto allo studio fra un’ora. Non fare tardi.” 

“Agli ordini, capo.” la prendo in giro. La sento sbuffare dall’altro lato del telefono e ridacchio, divertita. 

“Clarke, ricordati che ti voglio bene.”

“Anche io, Rae. Anche io.”. Attacco la chiamata e sospiro, appoggiando i palmi delle mani sul tavolo della cucina. Ripenso a quello che è successo ieri fra me e Lexa. Ho varcato una linea che forse non avrei mai dovuto superare, ma allo stesso tempo so di averne avuto bisogno. E spero che valga lo stesso anche per Lexa. Sono così assorta nei miei pensieri che nemmeno mi accorgo che è dietro di me. 

“Clarke…” mi chiama. Mi giro e mi si mozza il respiro. Si è appena svegliata, ma è bellissima. I suoi occhi verdi mi guardano con una tenerezza e una dolcezza disarmanti. Mi mordo il labbro. Chino il capo, incapace di sostenere il suo sguardo. So che dovremmo parlare di quanto successo fra noi, ma non ne ho il coraggio.

“Lexa io… Ehm… Buongiorno.” dico, infine. Lei si lascia sfuggire un sorriso, probabilmente divertita dal mio imbarazzo.

“Vuoi fare colazione? Se vuoi ti verso del latte. O preferisci delle uova? Aspetta che le trovo.” comincio a straparlare, rovistando nel frigo.

“Clarke…”

“Sì, lo so, sono una pessima cuoca, ma se mi dai un po’ di fiducia ti cucinerò le più buone uova di sempre.”

“Clarke…” mi richiama lei, invano.

“Hai un frigo piuttosto disordinato, ma ora troverò quello che…”

“Clarke, fermati.” mi ordina, prendendomi le mani e costringendomi a girarmi verso di lei. “Respira.”. Respiro profondamente e cerco di calmarmi. La testa a poco a poco si snebbia e la mia voglia di scappare senza voltarmi aumenta in modo smisurato. Lexa mi costringe a guardarla negli occhi e per poco non mi strozzo con la saliva. 

“Dovremmo parlare.” esordisce, lasciandomi andare le mani. Mi massaggio la nuca, mentre mi sento sempre più ricadere nel panico. 

“Già.” mi arrendo, infine. Mi addosso alla parete, come se il muro potesse in qualche modo avvolgermi e nascondermi da tutto quello che sta succedendo. Cosa che, ovviamente, non può capitare.

“Clarke, va tutto bene. È solo che…”

“Ho capito, è meglio che me ne vada.” taglio corto. “Ieri ho fatto un errore e ti giuro che non capiterà più.”. Corro verso la porta senza nemmeno girarmi, quando la sento chiamare il mio nome. Mi fermo, senza però trovare il coraggio di voltarmi. 

“Non è stato un errore, Clarke.”. Sento il cuore perdere un battito. Si avvicina sempre di più, fino a posarmi una mano sulla spalla e farmi girare verso di lei. 

“Non è stato un errore.” ripete. I suoi occhi verdi incontrano i miei blu. No, non è stato un errore, non lo penso nemmeno io. E non appena sento di nuovo le sue labbra sulle mie, ne ho la conferma. È un bacio più irruento, meno inaspettato rispetto a quello di ieri sera. Quando ci stacchiamo per riprendere fiato, appoggio la mia fronte alla sua e la guardo negli occhi, perdendomi in quelle iridi verdi che mi scrutano, terrorizzate forse da un ripensamento. Ma non ho intenzione di tirarmi indietro. Non ho intenzione di andarmene, non stavolta.

“Lex, stai tremando.” mormoro, un po’ preoccupata. 

“Io… Forse dovremmo parlare seriamente.” mi risponde, facendo un passo indietro. Si siede sul divano polveroso addossato al muro, tenendosi la testa fra le mani. È agitata e credo di intuirne i motivi.

“Lex…” la chiamo, sedendomi accanto a lei. “Sono qui, non me ne vado.” cerco di rassicurarla. “Sono qui.”

“Clarke io ho bisogno di crederlo.” dichiara. “Per me quello che c’è stato ieri non è stato un errore, ma ho bisogno di sapere che tu ci sarai. Non riguarda solo me questa volta.”. Ora capisco. Aden. Non ho pensato a lui. Sospiro.

“Lex, io… Nemmeno per me è stato un errore.” dico. “Ma capisco se vuoi andarci piano. Dopo tutto quello che è successo, dopo quello che ho fatto, penso sia giusto così.”

“Clarke…”

“No Lex, sei una madre ora. Solo, sappi che non ho intenzione di ferire o usare né te, né Aden. Dio, vali troppo per essere trattata così.”

“Così come? Abbandonata e completamente ignorata per quattro anni? ribatte lei, con una punta di ironia. Chino il capo. Colpita e affondata, complimenti. Non si fida ancora di me e non posso di certo biasimarla per questo. 

“Clarke, stavo scherzando.” mi rassicura lei. Mi sorride e mi stringe a sé, schioccandomi un bacio sulla fronte. 

“Mi dispiace per tutto quello che hai dovuto passare per colpa mia.” dico. “Non stavo scherzando l’altro giorno, sto valutando seriamente se restare di più qui. E ora penso di avere delle motivazioni molto valide per farlo.” asserisco, guardandola negli occhi. La vedo deglutire, sorpresa dai miei nuovi piani. Le carezzo una guancia, con tenerezza. La bacio di nuovo, piano. Voglio dimostrarle che può fidarsi di me, che questa volta non la abbandonerò. Voglio riconquistare la sua fiducia, totalmente. Dio solo sa come io sia riuscita a starle lontana per quattro anni. E pensare che ho fatto di tutto per non riavvicinarmi a lei in queste settimane qui a Polis. 

“Andiamo a fare colazione.” mi propone Lexa. Si alza dal divano e si dirige verso la cucina. Si volta verso di me e mi fa cenno di raggiungerla. No, quello che c’è fra me e lei non è un errore. Ed è con questa certezza che realizzo di essere, per la prima volta dopo anni, finalmente serena.

 

________________

 

“All buon’ora.” mi accoglie Raven, l’aria leggermente irritata. “Mi hai fatto prendere un colpo, razza di incosciente!” mi sgrida poi, tirandomi un pugno sul braccio.

“Ahio.” mi lamento, un sorrisetto sulle labbra. “Rae, sto bene!” provo a rassicurarla. So che non è veramente arrabbiata, solo preoccupata. 

“Non sei tornata a casa ieri notte e non rispondevi al cellulare, non sapevo cosa pensare.”

“Aspetta, non sei tornata a casa?” si intromette Monty. Accanto a lui, Jasper e Bellamy si scambiano un’occhiata carica di complicità. 

“Beh, io… Lexa era molto scossa.” dico. In fin dei conti, non è una bugia. Jasper sospira e scuote il capo, lo sguardo carico di giudizio. 

“Che c’è?” chiedo, facendo la finta tonta. “Clarke, non è successo quello che penso che sia successo, vero?” mi chiede Raven. 

“Dipende, cosa pensi che sia successo?” continuo a fare la gnorri, senza successo. 

“Oh mio Dio, Anya la ammazzerà.” Bellamy esclama all’improvviso. Mi gratto nervosamente la nuca. Già, Anya. Non ci avevo pensato.

“Clarke Griffin, ma che diamine ti salta in testa?” si infuria Raven, questa volta per davvero. Avanza verso di me con fare minaccioso, fino a schiacciarmi contro la parete.

“Rae, non è come pens-“

“Sono la tua migliore amica e a maggior ragione devo darti addosso quando ti comporti in questo modo!”

“Rae…”

“Non avrei mai pensato potessi trattare Lexa così! Lei non è uno dei tuoi giocattoli di Los Angeles!”. È fuori di sé, non l’ho mai vista così.

“Rae, non è come pensi, ti ho detto!” sbotto, spingendola via. “Tengo a Lexa, tantissimo. L’abbiamo voluto entrambe, lei e io. E comunque non è successo nulla di che, ci siamo solo baciate, per vostra informazione.”. I miei amici mi guardano allibiti, Raven compresa. “Ora possiamo concentrarci sull’album, per favore?” provo a cambiare argomento. 

“Lo sapevo, mi devi dieci dollari Monty.”. Ecco, appunto.

“Jas, io non ho mai scommesso contro loro due.”

“Me li devi comunque.”. Alzo gli occhi al cielo, basita. Prendo Raven sottobraccio e approfitto del fatto che i miei amici si siano messi a discutere per poterle parlare.

“Quando avevi intenzione di dirmelo?” mi chiede. 

“È stato tutto molto improvviso. Io… Non ci sto capendo più niente Rae, so solo che tengo a Lexa e che ho bisogno di lei. Non le farei mai del male di nuovo, non più.” spiego. 

“Oh, andiamo, vorresti forse farmi credere che non ti sei mai resa conto di provare qualcosa per Lexa? Clarke, ho visto come la guardavi quando siamo andate in montagna con Marcus.”. Mi massaggio la tempia, visibilmente in imbarazzo. 

“Che tu ci creda o no, non ho mai considerato Lexa in questo modo. Insomma, siamo cresciute assieme, eravamo come sorelle, sarebbe stato strano.” dichiaro.

“Il fatto che tu lo considerassi strano, non significa che tu non ci abbia mai pensato, Clarke.” replica Raven. 

“Può darsi. Di certo, crescendo la percezione che avevo di lei è cambiata, questo è sicuro.” dico, mentre bevo un sorso d’acqua da una bottiglietta che tengo nervosamente fra le mani. “Avanti spara, che cosa vuoi chiedermi?” le domando poi, vedendola sulle spine. Si dondola sulle punte, indecisa se parlare o meno. 

“Stavo solo cercando di capire se, per caso, non sia questo il motivo che ti ha spinta a tagliare i ponti con lei quattro anni fa.”. Scuoto il capo. Vorrei avesse ragione, ma purtroppo non è così. 

“Quello che mi ha spinta ad allontanarmi quattro anni fa è qualcosa di totalmente diverso, Rae.”

“Di qualunque cosa si tratti, penso che prima o poi dovrai parlargliene, Clarke. Soprattutto se hai intenzioni serie. Ha già sofferto abbastanza, merita almeno di capire il perché di certi tuoi atteggiamenti. Non scordarti che c’è anche Aden a cui pensare. Devi essere il più trasparente possibile, Clarke. Te lo dico per esperienza, nascondere segreti alla lunga crea solo inutili tensioni.”. Sospiro. So che ha ragione, ma purtroppo Raven non può capire. Nessuno può. Mi ritrovo a guardare Jasper. Sta ancora discutendo con Monty e Bellamy. È buffo. Lui è l’unico a sapere cosa mi sia successo, non ne ho mai parlato con nessun altro. La domanda sorge spontanea, perché a lui sì e agli altri no? La risposta è piuttosto semplice. Io ero sicura che Jasper avrebbe capito e non mi avrebbe giudicata. E, infatti, così è stato.

“Clarke, se hai bisogno di parlarne, io sono qui.” la voce di Raven mi riporta alla realtà. Le sorrido.

“Lo so, Rae. È che… Non posso, mi dispiace.” concludo, amaramente. La mia amica mi lancia un’occhiata non troppo convinta, ma non insiste oltre. Mi stringe a sé e mi carezza il capo. 

“Sono comunque felice per te, Clarke.” mi sussurra infine, facendomi scappare un sorriso. Ci riavviciniamo a Jasper, Monty e Bellamy. Ripenso al mio risveglio di stamattina. No, tra me e Lexa non c’è stato alcun errore. Il mio passato, quello è il vero, unico, grande errore.







Angolo dell'autrice

Ben ritrovati! Dunque, alla fine ce l'hanno fatta e nessuna delle due si è tirata indietro. Tuttavia, Clarke continua a sentire il peso delle azioni passate e, se da un lato vorrebbe riuscire ad aprirsi con Lexa, dall'altro la paura di perderla è troppo forte. Siamo vicinissimi a scoprire cosa è successo, ve lo prometto. Per ora, in questo e nel prossimo ci saranno dei piccoli indizi.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, grazie per leggere e per le recensioni.
A martedì!
   
 
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