38.
...O forse no?
Prima
delle lezioni,Midoriya, appena visto tutti i compagni di classe finalmente al
loro posto, non aveva neanche finito la colazione. Appena Aizawa aveva lasciato
la sala, lui era corso via.
Doveva
vedere All Might e adesso è lì, davanti al suo ufficio, sperando che Melissa
non sia lì.
Non
che non volesse vederla prima della sua partenza, tutt’altro, non vede l’ora di
vederla e gli dispiace l’idea di doverla salutare proprio adesso, ma ha bisogno
di parlare con All Might di quello che è successo.
E
lei non sa dell’One for All.
Quando
entra nell’ufficio, però, lei è lì. È seduta sul divanetto e beve il tè,
parlando con lui.
Midoriya
diventa subito rosso come un peperone, “B-b-buongiorno, Melissa-san!”
“Deku-san!”
esclama anche lei, “Ti stavo aspettando! Sono così felice che tu sia passato di
qui, temevo di dover aspettare la fine delle lezioni per vederti!”
“Ah.
A-anche io sono felice e…”
“Ho
saputo che tutto sta tornando normale! Sono felice che non ci sia bisogno di
nuovo di qualche macchinario, visto che io e Hatsume stavamo andando alla
cieca! A questo punto, in effetti, presto tornerò a casa…” mormora Melissa dopo
un po’ “E vorrei…insomma, dopo le lezioni, ti va di passare il pomeriggio con
me, Midoriya?”
“Ma…ma
certo che sì! Sì sì certo! Volentieri, M-Melissa-san!”
“E’
fantastico! Allora vado subito a finire di preparare i bagagli. Così dopo sarò
libera! Zio Might, noi ci vediamo dopo, giusto?”
“Sì,
certo, Melissa. Ho lezione solo per le prime due ore, oggi.”
“Perfetto!”
Melissa lascia la stanza come un uragano, non
così felice di dover tornare a casa, ma euforica all’idea di avere per tutto il
pomeriggio Midoriya per sé.
Sa
già che non faranno molto, forse parleranno e basta. Lei spera di scoccargli un
altro bacio, prima di partire.
Una
volta soli, comunque, Midoriya si volta verso All Might che gli fa cenno di
sedersi.
Sa
bene di cosa vuole parlare, ha visto Aizawa quella mattina e sembrava furioso,
quindi l’ha fermato e hanno parlato brevemente. Gli è bastato per capire.
Per
questo, quando passa la tazza di tè a Midoriya gli rivolge un gran sorriso.
“Ho
saputo che è tornato tutto normale, giovane Midoriya! Devi essere felice!”
“Sì,
lo sono,” annuisce Midoriya, con un sospiro, “E’ solo che…”
“Che?”
“Beh,
non capisco. Il predecessore aveva detto che tutto dipendeva da chi si era
scambiato, e non da me, giusto? Eppure la situazione non è migliorata. Anzi,
volendo è peggiorata. Penso che ci siano problemi anche fra Shinsou-kun e
Ojiro-kun, quindi non vedo come possano aver chiarito con Kaminari-kun. Senza
contare Kacchan,” sospira, “E quello che ha fatto a Ojiro-kun. E sono proprio i
loro corpi ad essersi scambiati. Capisco meglio Momo e Ashido. Ma non ha senso.”
“In
effetti, è strano. Ma tu sei certo di sapere le dinamiche fra loro? Forse i
problemi di cui dovresti tener conto sono quelli del primo scambio, calcolando
che il secondo è stato indotto da Melissa e Hatsume-san.”
Midoriya
ci pensa un attimo. Forse, effettivamente, All Might non ha tutti i torni.
Lo
scambio inziale è avvenuto solo per colpa sua. Ma successivamente chi non è
tornato normale era chi si portava ancora gli strascichi di quello che era
successo precedentemente.
Ovvero
Momo, Kacchan e Ojiro con Kaminari a causa di Shinsou.
Non
capisce Ashido che c’entri, in tutto questo, ma di sicuro Momo e Bakugou, da
quando Momo è finita nel suo corpo, si sono molto avvicinati. Dopo per altro
che lui è stato nel corpo di lei, creando non pochi problemi al povero
Todoroki.
E
proprio la sera dopo l’incidente con il corpo di Ojiro, tutti sono tornati
normali.
Non
può essere una coincidenza.
Ma
Ojiro e Kaminari, allora? Non che a lui risulti che i due abbiano litigato.
Forse, i problemi con Shinsou che ha notato persino uno come lui sono nati
proprio dal fatto che i due si sono riavvicinati? Qualsiasi cosa fosse
successa, che lui non sa.
O
forse il discorso è molto più semplice di così.
Bakugou
aveva problemi con tutti, e questo scambio invece gli ha permesso di
avvicinarsi, che lui lo volesse ammettere o meno, a più di una persona.
E
poi, ci sono Kaminari e Jirou, che non ammettevano i loro sentimenti e che
adesso stanno insieme. Grazie a Ojiro.
Lui
è tornato nel suo corpo a causa del quirk, che è il suo.
Jirou
deve aver fatto pace molto più in fretta con se stessa e con quello che prova
di quanto l’abbia fatto Kaminari.
Ecco
perché sono tornati solo loro due, e non tutti.
E
il secondo scambio ha complicato le cose, ma i problemi sono rimasti gli
stessi.
Quindi
è ovvio pensare che avvicinandosi tanto a Momo da allenarsi con lei, Bakugou
abbia risolto una parte della sua asocialità.
E
allontanando Shinsou –forse, forse hanno solo discusso, forse se l’è sognato,
non ha chiesto informazioni, in verità, non gli sembrava il caso- Ojiro è
riuscito a mettersi il cuore in pace anche con Kaminari.
E
Kaminari stesso ormai sta con Jirou, e di sicuro ora è sereno.
E
Ashido? Lei è l’unica che proprio non si spiega, che è finita in mezzo forse
puramente per caso. Che forse non sia potuta tornare nel suo corpo per colpa
sua, visto che è con lui che si è scambiata all’inizio? E quindi, supponendo
questo, il fatto che lei sia tornata
normale è dovuto al fatto che lui sta cercando di allenarsi, cercando di non
creare più problemi.
Visto
da questo punto di vista, può immaginare che le cose siano andate
effettivamente così, anche se in verità non lo sa e non lo saprà mai. Come
potrebbe? Non è nella testa di nessuno di loro e non conosce i loro dilemmi
personali.
“Forse
hai ragione, All Might. Immagino comunque che l’unica cosa che conti sia che
tutto è tornato normale.”
“Esatto,
giovane Midoriya. Tutto è bene quel che finisce bene. E cerchiamo di evitare
che il giovane Bakugou lo scopra.”
Midoriya,
solo a quell’idea, rabbrividisce, “Kacchan mi ucciderebbe.”
“Rimarrà
un segreto fra me e te.”
“S-sì.
Assolutamente.”
--
A
lezione quella mattina Bakugou non è in classe.
E
sembra strano a tutti, perché ha partecipato nel corpo di qualcun altro, adesso
che è finalmente tornato nel suo è assurdo che si sia dato alla macchia,
perdendo preziose ore di lezione.
Quindi,
esattamente cosa sta succedendo?
Kirishima,
il più vicino a Bakugou da sempre dopo Midoriya, non sa nulla. E nemmeno
Midoriya stesso.
Quando
Aizawa entra in aula, però, è palese che qualcosa sappia. Guarda il banco di
Bakugou, sospira, e poi fa l’appello saltando il suo nome, senza chiedere dove
sia.
È
chiaro a tutti che Aizawa sappia.
E
se Aizawa sa, non sono buone notizie. Non lo sono affatto.
È
per questo che Kirishima si fa prendere quasi dal panico, e a nulla servono le
parole di conforto o le manine di Mina strette nelle sue.
Persino
Ojiro è un po’ a disagio, mentre di tanto in tanto si gira a fissare il banco
di Bakugou. Che c’entri lui? Ha la sensazione di sì, o più che altro quel gesso
che lo rende così impacciato nei movimenti.
Ne
ha maggior conferma quando torna in dormitorio, da solo, perché il resto della
classe è in palestra per l’ultima ora di allenamento ma lui, tanto, per quel
giorno, deve rinunciarvi. Sperando che Recovery torni il giorno successivo,
ovviamente.
Quindi
saltella con le stampelle fino alla sua stanza, usando ovviamente l’ascensore,
ma fuori dalla porta c’è Bakugou.
Di
tutti quelli che si sarebbe aspettato.
Eppure,
per un qualche motivo si mette subito sulla difensiva.
“Che
vuoi?” esclama, forse un pelo troppo eccessivo, “Levati. Faccio già fatica
senza che mi stai in mezzo alla strada.”
Bakugou
si scosta.
Si.
Scosta.
Ojiro
quasi non cade per la sorpresa. E Bakugou addirittura lo afferra quando lo vede
traballare.
Lo
aiuta.
“Ti…ti
senti bene, Bakugou? Non…non mi dici che non devo darti ordini?”
Bakugou
gli molla subito il braccio e infila le mani nelle tasche dei pantaloni. “Non
devi darmi ordini a cazzo, infatti.”
“Ah.
Ecco.”
“Però
ero in mezzo.”
Ojiro
sente il bisogno di sedersi, “Ossignore, allora è grave. Forse Recovery deve
venire prima da te.”
“Non
dire cazzate.”
“Ma…”
“Senti
non rompermi i coglioni e fammi parlare che perdo il filo.”
Ojiro
annuisce. Ora lo riconosce un po’ di più.
Anche
se gli sembra comunque strano, ecco.
“Non
volevo usare il tuo cazzo di corpo come se fosse il mio. Ad essere onesti, ho
avuto la sensazione che anche tu fossi piuttosto sfrustrato, ed è vero che non
so usare quella cazzo di coda di merda, ma ci sono stato attento. Non pensavo
che potesse succedere quello che è successo. Non volevo fare altro che un po’
di ginnastica per bene, e mi sembra che il tuo corpo ci sia abituato eccome.
Come facevo a sapere che sarebbe successo il delirio!? E non ho nemmeno avuto
tempo per dirlo a nessuno, cazzo, perché è successo tutto tardi e troppo in
fretta! E che diamine! Quindi…”
“Stai
cercando di scusarti?”
“Non
interrompermi!”
“…s-scusa.”
“Non
sono così coglione da farmi influenzare da maschio e femmina! Delle cose che
non sono mie ho rispetto a prescindere! Pensavo solo che potesse essere più
semplice in un corpo simile al mio che a uno con quel peso del cacchio sul
davanti e…e tutto il resto,” finisce in un brontolio, ma è ovvio si stia
riferendo al ciclo, “E poi se non lo facevamo Yaoyorozu sarebbe comunque esplosa
in classe, o chissà dove, magari si sarebbe fatta più male ancora da sola.
Conosco il mio corpo.”
Bakugou
a quel punto tace. E anche Ojiro, che cerca di raccimolare tutto quello che ha
scoperto.
In
effetti, dal suo non esattamente lineare punto di vista, Bakugou non ha fatto
niente di male. Ha cercato di aiutare Momo. E se stesso, anche, ma quello è
normale, in fondo.
“Avresti
dovuto chiedermelo. Avrei detto di sì.”
“E
quindi non sarebbe cambiato un cazzo, no?”
“Sì,
invece. Sarebbe cambiato che non avresti fatto la parte dell’irrispettoso di
turno. Che ti avrei coperto, e non sarei stato così arrabbiato. Non sarei sceso
a colazione, mi sarei inventato una scusa e Aizawa non mi avrebbe visto. Ti ha
messo in punizione, vero? È per questo
che non eri a lezione?”
“Mh.”
“Va
bene. Se stavi cercando di chiedermi scusa, ti perdono, Bakugou. A patto che tu
me lo dica.”
“E’
quello che ho fatto.”
“No.
Ci hai girato intorno. Non è chiedere scusa, quello, diamine! Anche se volevi
aiutare Momo, mi hai massacrato. Era il mio corpo e non me l’hai nemmeno
chiesto!”
“Ma
se hai appena detto che avresti detto di sì!”
“Ma
non me l’hai chiesto, cazzo!”
Bakugou
per un attimo tace. È la prima volta che lo sente usare certe parole. Per un
attimo ghigna.
Poi
sospira. Cazzo, è dannatamente difficile. Neanche a quel coglione di nerd ha
mai chiesto scusa, ancora.
Fanculo.
“Mi
dispiace.”
E
di solito non basterebbe. Insomma, difficile dire che non sia una presa per il
culo.
Ma
Bakugou non chiede scusa nemmeno per finta.
Se
lo ha fatto, è sincere. Ojiro crede di conoscerlo almeno un poco, ormai.
Sorride,
“Perdonato. Ma la prossima volta ricordati che anche se credi di saper usare
una cosa che non è tua devi comunque chiedere al legittimo proprietario!”
“Non
farmi la cazzo di romanzina anche tu, scimmione del cazzo!”
“Ma
sono le basi dell’educazione!” sospira Ojiro, scuotendo il capo.
È
più difficile del previsto avere a che fare con Bakugou, da quando tutto questo
è successo, eppure allo stesso tempo più semplice. Perché è vero che è molto più
nervoso, e risponde peggio che mai, ma ha imparato ad ascoltare.
Si
è dimostrato più educato e rispettoso del previsto, a voler essere onesti.
Anche
se in un modo molto alla Bakugou.
“Tanto
ormai è tardi,” borbotta Bakugou mentre lo supera per avviarsi verso le scale.
Ojiro
incline appena il capo, ci mette un po’ a girarsi e quando lo fa Bakugou è già
sceso di due scalini. “Tardi per cosa? Bakugou?” lì per lì non gli risponde, ma
si ferma. Aspetta che lo raggiunga con la lentezza che lo caratterizza adesso.
Ma
non si gira. “Sono espulso.”
“Cosa?!”
Kirishima
fa le scale a due a due, ma quando arriva nella stanza di Ojiro e bussa non
risponde nessuno.
Ha
provato anche nella stanza di Bakugou, ma ovviamente anche se era dentro lui
non ha risposto affatto. Immaginava non l’avrebbe fatto.
Ha
parlato con Aizawa, e lui non ha rivelato assolutamente niente, anche se ha
insistito.
È
stato Ojiro a scrivergli, invece, dicendogli che Bakugou gli ha detto che
Aizawa l’aveva cacciato. Per questo sperava di trovarlo in camera, ma non c’è.
Non
può crederci che Bakugou sia stato
esplulso.
È
assurdo.
È
sempre stato uno studente problematico, più di altri di certo, ma non merita
l’espulsione per quello che è successo.
Non
se lo merita.
“Shinsou!” sbotta quando lo vede, quasi in panico,
“Dov’è Ojiro? L’ho cercato dappertutto ma non lo trovo da nessuna parte,
accidenti!”
“E
perché dovrei saperlo io?”
“Eh?
E scusa e chi se non…oh,” Kirishima prende il cellulare, legge in fretta il
messaggio, annuisce a sè stesso, “E’ da Todoroki,” gli dice come se credesse
fosse giusto dirglielo, poi corre via.
E
lo lascia lì. Shinsou rimane a lungo interdetto.
Perchè
Ojiro è da Todoroki? Non che sia più un suo problema, a conti fatti, perché non
lo è più. Lo sa.
Ma
perché da Todoroki?
Il
modo in cui si stanno comportando è così sospetto! O forse è lui che vede cose
che non esistono?
Eppure,
ai suoi occhi ci sono eccome.
Dovrebbe
preoccuparsi di che cosa sta succedendo, perchè sembra ci sia un po’di
trambusto e lui non ha diritto, lo sa, non ha più alcun diritto su Ojiro. Ed è
colpa sua.
Ma
gli fa comunque rabbia.
In
camera di Todoroki Kirishima arriva di corsa.
La
porta è aperta, evidentemente lo stavano aspettando, quindi entra trafelato.
Non
si chiede nemmeno perché Todoroki sia lì e non con Momo. O perché Ojiro sia lì,
poggiato al muro e la gamba gessata ben tesa.
“Ragazzi!
Che cosa vuol dire il messaggio che mi hai mandato?!”
Ojiro
sospira, “Sei stato da Bakugou?”
“Non
mi ha fatto entrare. Ma c’era, perchè sentivo rumori.”
“Prima
Bakugou è stato da me. Mentre vi allenavate. Mi ha chiesto scusa. Beh, a modo
suo,” spiega Ojiro.
Questa
volta è Todoroki ad annuire, “Bakugou non l’ha fatto con cattive intenzioni.”
“Lo
so,” sorride Ojiro, “L’ho capito. Aizawa-sensei no, però, perché mi ha detto
che l’ha espulso.”
Kirishima
si lascia cadere sulle ginocchia, le mani fra i capelli, molto vicino alla
disperazione.
“Non
se lo merita! Non sarà il migliore del mondo, lo so, però…”
“Sta
migliorando pian pianino,” ridacchia Ojiro, “Comunque, volevo andare a parlare
con il professor Aizawa. Visto che è stato cacciato per me, forse se mi invento
qualcosa potrebbe chiamare idea.”
“Non
credo che Aizawa potrebbe cambiare idea.”
“Perché
no! Sarebbe ragionevole pensare che ha esagerato un po’!”
“Aizawa
è famoso per espellere la gente,” fa Todoroki, “Ricordate il primo anno?”
“Sì
ma poi vengono spesso reintegrate,” nota anche Kirishima, “No? O non
esisterebbero le classi successive alla nostra.”
“Comunque
sia, io ci vado domani, dopo essere stato da Recovery,” afferma Ojiro, “Magari
se mi vede intero gli migliora l’umore.”
“Vengo
anche io! È il mio migliore amico!”
“Vorrei
venire anche io,” mormora Todoroki.
Ojiro
ridacchio, “Sono venuto qui apposta! Anche per chiederti se potevi dirlo a
Momo.”
“Sì.
Ci penso io.”
“Quindi
avete chiarito?”gli chiede Mashirao, aprendosi in un gran sorriso quando
Todoroki annuisce.
“Abbiamo
parlato. È stato più semplice…di quanto pensassi.”
“Mi
fa piacere!”
--
Todoroki
era stato da Momo l’attimo dopo aver lasciato la stanza di Ojiro, quella
mattina, prima delle lezioni.
Quando
è arrivato, ha incrociato appena Uraraka e la sua cera non gli è sembrata della
migliori, sembrava particolarmente giù di tono, ma ha fatto finta di nulla ed è
andato comunque a bussare alla sua fidanzata.
L’ha
trovata che stava ancora leggendo il messaggio che le aveva mandato la sera
prima con l’aiuto di Bakugou e che non poteva aver letto prima perché dopo lo
scambio avvenuto di notte non aveva con sé il suo cellulare.
“E’
vero quello…che mi hai scritto?”
Todoroki
fa mente locale, ricorda bene tutte le parole dettate da Bakugou e trascritte
da lui. Annuisce subito, “Ogni singola parola.”
“Oh
Shoto, io…” Momo sospira pesantemente, “Capisco il motivo per cui mi hai
sgridata, ieri. Mi dispiace così tanto, per Ojiro-kun! Ma…”
“Ma?”
“Ma
io non sapevo che cosa fare! Ero così arrabbiata, e frustrate, e triste, E il
corpo di Bakugou sembrava così…così…”
“Così?”
Momo
lo guarda. Sospira, “Beh…Teso. Quanto me. E non riuscivo a sopportarlo.”
Todoroki
annuisce, “Credo che sia colpa mia se stavi così. Mi dispiace molto, Momo. Il
fatto è che io…che nemmeno io sapevo bene come comportarmi, in quella
situazione. Prima, dovevo proteggerti. Poi…poi…”
“Poi
era Bakugou quello che aveva bisogno di aiuto, vero?”
Todoroki
tace. Potrebbe dire che la verità era che non sapeva come gestire la sua
ragazza proprio nel corpo del ragazzo a cui si era avvicinato tanto e in
fretta, a causa di quella situazione. Stava iniziando a conoscerlo e vedere
Momo dentro di lui l’aveva destabilizzato.
“Forse
è stato quello. Io non sono bravo in queste cose, lo sai. A parlare con gli
altri e a interagire e…e questa situazione mi ha messo in crisi. So che era
così anche per te, ma eri in mani migliori con Uraraka, io credo. Però adesso
sei tornata, e…e mi manchi.”
Momo
si asciuga gli occhi, annuisce, si allunga a prendergli la mano e la stringe. È
stata così stupida a dubitare di lui. Uraraka aveva ragione, glielo ha detto in
tutti i modi. Avrebbe dovuto ascoltarla.
“Saresti
venuto anche se non fossimo tornati ognuno nei propri corpi, vero Shoto?”
“Ma
certo che sì. Stavolta sì.”
“Meno
male,” singhiozza lei, “Sono così felice.”
“Possiamo…stare
un po’insieme? Non abbiamo molto tempo prima delle lezioni ma…dopo. Alla pausa
pranzo?”
“Ne
sarei…ne sarei felice, Shoto,” sussurra lei, avvicinandosi a lui di un passo. Shoto
tentenna appena, la guarda stretta nelle spalle e in lacrime. E alla fine l’abbraccia,
carezzandole i capelli.