Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Grimilde Deveraux    12/08/2021    0 recensioni
Jim Moriarty : “You're ordinary — you're on the side of the angels.”
Sherlock Holmes: “Oh, I may be on the side of the angels... but don't think for one second that I am one of them.”
PICCOLA PREMESSA QUESTA STORIA L'HO PUBBLICATA UN PO' DI TEMPO FA SU WATTPAD MA DAL MOMENTO CHE ORA HO DECISO DI CONTINUARLA LA PUBBLICHERO' ANCHE QUI, SPERANDO CHE VI PIACCIA...
"Io sottoscritto Sherlock Holmes nel pieno delle mie facoltà mentali e in accordo con mia moglie Molly...
Sherlock che chiamava Molly sua moglie, gli sembrava ancora assurdo...il mondo doveva essersi capovolto perché mai si sarebbe aspettato una cosa simile, mai in tutta la sua vita...
...per tale motivo disponiamo che la custodia di nostro figlio venga assegnata a mio fratello maggiore Mycroft Holmes che..."
Non c'è molto da aggiungere, questa è la storia del figlio di Sherlock e Molly, un bambino, un ragazzo, un uomo che proprio come suo padre sembra incapace di stare lontano dai guai, ma in fondo che cosa ci si può aspettare da un Holmes?!
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Lestrade, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Rosamund Mary Watson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
1.I supposed there is a heart somewhere inside me

Mycroft: “Well, I supposed there is a heart

somewhere inside me.

I don’t imagine it’s much of a target,

but why don’t we try for that.”

 

Casa di Mycroft Holmes, quattro mesi dopo

<< Anthea! Anthea! >> la sempre efficientissima segretaria di Mycroft Holmes si affacciò alla porta dell’ufficio del suo capo cercando di mantenere un’espressione il più seria possibile.

<< Sì, Sir? >> Mycroft la guardò come se volesse strozzarla:<< Una giacca pulita, mi serve una giacca pulita >> commentò acido tendendo le braccia e quindi anche il bimbo che sorreggeva con esse, davanti a lui per allontanarlo dal suo completo:<< Penso che dovrà cambiare completo Sir, quella era l’ultima giacca di riserva >> Mycroft alzò gli occhi al cielo:<< Bene allora vai e trovarmi un completo >> poi guardando il visino sorridente del nipote aggiunse:<< E anche una stramaledetta babysitter, non posso andare alla riunione con il primo ministro con…lui… >> e quell’ultima parola gli uscì quasi con un ringhio, nonostante volesse bene a quell’umano in miniatura che assomigliava a Sherlock bambino più di una goccia d’acqua, nonostante i capelli fossero quelli della dottoressa Hooper.

 

Non era ancora riuscito a chiamarlo per nome o a trattarlo come chiunque tratterebbe un bambino piccolo, ogni notte quando lo metteva a letto malediceva mentalmente suo fratello per aver avuto quell’assurda idea: che cosa diavolo aveva in testa Sherlock quando aveva scritto quel testamento? Sapeva bene che lui era la persona meno indicata per prendersi cura di un bambino, sapeva bene quanto lui amasse vivere solo nella sua grande casa senza anima viva che gli girasse intorno, il bambino era solamente un fastidio in più o l’ennesimo scherzo perverso del suo caro fratellino.

Guardando di nuovo il nipote che lo fissava curioso scosse appena la testa: che cosa stava pensando! Sherlock doveva aver avuto le sue ragioni per affidargli quella specie di demone travestito da bambino ma lui proprio non riusciva a capire quali; senza contare che ogni volta che suo nipote lo guardava con gli stessi occhi acquamarina di Sherlock per lui era come una pugnalata al cuore.

 

<< Sir…il suo cambio >> e Anthea rientrò nell’ufficio tenendo in mano una gruccia con uno dei tanti completi di Mr Holmes:<< Sì, grazie Anthea…io… >> e un po’ imbarazzato dal momento che non riusciva a mettere giù il neonato ma che doveva farlo per potersi cambiare Mycroft si alzò impacciato dalla sua sedia:<< Lo dia a me, credo che il piccolo abbia bisogno di essere cambiato >> mormorò la sua assistente con un sorriso avvicinandosi alla porta scorrevole dove solamente quattro mesi prima aveva allestito la piccola nursery per il nuovo arrivato.

 

<< Ma come sei carino…sì…bravo…bravissimo piccolo…>> sentendo quelle e altre frasi simili provenire dalla nursery Mycroft si avvicinò curioso mentre finiva di allacciarsi il nodo della cravatta e rimase immobile guardando Anthea che faceva smorfie e solleticava la pancia di suo nipote steso sul fasciatoio che rideva felice agitando le gambine nude mentre la donna gli cambiava il pannolino.

<< Sei proprio un bravo bambino sai…e poi sei così bello…scommetto che da grande sarai un grande rubacuori… >> Mycroft alzò gli occhi al cielo: perché i bambini facevano rincitrullire gli adulti a quel modo? Perché la gente diventava stupida e senza alcun pudore davanti a quei piccoli esserini sdentati e sbavanti?

Perfino Anthea che era sempre così perfetta e professionale si trasformava davanti al piccolo, perfino i suoi genitori…tutti, tutti tranne lui.

Stava per immergersi in una delle sue, ormai abituali in quel periodo, spirali di autocommiserazione e pessimismo quando il suono del cellullare poggiato sulla sua scrivania lo riportò alla realtà facendolo avvicinare per rispondere.

 

Erano quasi le dieci quando rientrò a casa dalla riunione con il primo ministro, quell’uomo aveva una parlantina incredibile e quindi quello che doveva essere un semplice resoconto delle operazioni dell’MI6 si era trasformato in un dettagliato e prolisso riepilogo di ogni operazione compiuta dalla sezione nell’ultimo anno; tuttavia ora Mycroft era a casa, stanco e stremato ma con già la prospettiva del proprio letto caldo e confortevole in cui sprofondare la testa e lasciarsi andare ad un sonno ristoratore.

 

Si era appena steso sotto le coperte quando, quasi avesse intuito le sue intenzioni, il suo piccolo coinquilino cominciò a piangere.

<< Anthea! Anthea il bambino… >> ma mentre pronunciava quelle parole si ricordò di aver congedato la sua assistente appena finita la riunione, c’erano solo loro due in casa e toccava a lui alzarsi e prendersi cura del piccolo.

<< Oh andiamo che cos’hai? Di solito dormi così bene >> borbottò entrando nella nursery e avvicinandosi alla culla dove il piccolo si agitava nervoso stringendo le mani a pungo:<< Che cosa c’è? Avanti dormi >> e guardandolo dalla sponda del lettino quasi avesse paura di lui Mycroft pregò mentalmente che smettesse di piangere, cosa che ovviamente non avvenne.

<< Su non fare storie, i frignoni non piacciono a nessuno, avanti smettila, coraggio >> le sue parole non sortirono alcun effetto, anzi il volume della voce del nipotino aumentò ancora di più, se non avesse smesso nel giro di poco i vicini avrebbero chiamato la polizia e lui si sarebbe trovato a dover spiegare perché era così incapace da non riuscire a far smettere di piangere un neonato.

Sbuffò di nuovo poi preso da uno scatto di nervosismo abbassò le mani nella culla sollevando il bambino e scrutandolo come se fosse stato una bomba sul punto di esplodere:<< Andiamo che cos’hai? Non devi essere cambiato >> constatò lanciando un’occhiata al pannolino ancora immacolato:<< Hai mangiato quando se n’è andata la tata quindi non puoi avere fame, che cosa vuoi? Che cosa vuoi piccolo… >> e quasi non rendendosene conto mentre parlava e lo scrutava avvicinò il bambino al proprio corpo più o meno all’altezza del suo cuore, immediatamente il bambino si calmò stringendo uno dei lembi del suo pigiama con le sue piccole manine.

 

Incredulo di averlo fatto smettere Mycroft rimase immobile per un paio di minuti buoni per assicurarsi che il piccolo si riaddormentasse poi quando lo sentì di nuovo respirare regolarmente lo staccò da sé facendo il più piano possibile e poggiandolo di nuovo nella culla.

Era quasi arrivato alla porta della stanza quando sentì il piccolo tonfo del corpicino che si girava e riaccadde di nuovo.

Sentendo il freddo del materassino su cui riposava il piccolo spalancò di nuovo gli occhi ricominciando a strepitare come se lo stessero uccidendo.

Di corsa Mycroft tornò alla culla e lo riprese in braccio, istantaneamente il piccolo smise di piangere gorgogliando felice; fece per rimetterlo nella culla e gli occhi del bambino si riempirono di nuovo di lacrime:<< No…oh no non ricominciare… >> poi soffermandosi un attimo a guardarlo si maledisse da solo per ciò che stava pensando:<< Non pensarlo nemmeno, non pensare che…non starò tutta la notte qui a… >> ma quando fece per metterlo di nuovo giù il neonato alzò gli occhi nei suoi e Mycroft rivide lo stesso sguardo con cui lo guardava Sherlock quando, sia da bambino sia da adulto, chiedeva silenziosamente il suo aiuto.

<< Maledetto Sherlock, maledetto fratellino >> commentò a bassa voce chinandosi di nuovo a prendere in braccio il bambino:<< Solo per stanotte, sarà solo per stanotte sono stato chiaro? >> poi tenendo il suo piccolo fagottino tra le braccia si avviò verso la propria stanza mentre il suo piccolo problema insonne si guardava intorno curioso, in fondo non era mai uscito troppo dalla nursery in quei mesi.

 

<< Eccoci qui, ora sei soddisfatto piccola canaglia? >> domandò dopo aver poggiato il bambino sul letto ed esservisi infilato a sua volta.

Si girò per mettersi comodo quando notò il bambino che stava fissando la foto appoggiata sul comodino dall’altro lato del letto: la foto del matrimonio di Sherlock e Molly.

Con una strana sensazione nel petto a cui non sapeva dare un nome Mycroft si mise seduto nel letto e prendendo prima il nipote e poi la foto fece un piccolo sorriso:<< Loro sono la tua mamma e il tuo papà, quando sarai più grande ti parlerò di loro, ti racconterò di tutte le assurdità che combinava tuo padre e di quanto fosse insopportabilmente geniale e… >> sentendolo parlare il nipote sorrise emettendo dei piccoli versetti felici poggiando le manine sul vetro della fotografia quasi riconoscesse le due persone a cui doveva la vita ma che non aveva avuto la fortuna di conoscere.

<< Ti volevano bene piccolo, ti volevano molto bene anche se non eri ancora nato e avrebbero fatto di tutto per offrirti una vita meravigliosa >> era la prima volta dall’incidente che Mycroft parlava di Sherlock con qualcuno, era la prima volta che riusciva a ricordare suo fratello senza che una morsa d’acciaio gli stringesse il cuore, anzi sentiva uno strano calore.

Abbassò gli occhi quasi senza pensarci e vide suo nipote stretto a lui con una mano stretta al suo pigiama e l’altra poggiata sulla fotografia, finalmente si era addormentato, finalmente sembrava dormire in pace.

Restando immobile a guardare quel piccolo miracolo un sorriso sincero si disegnò sulle labbra di Mycroft Holmes mentre tutte le lacrime che aveva cercato di non versare dalla morte di Sherlock si riversarono sulle sue guance come un fiume in piena e la sua voce rotta mormorava commossa:<< Ci sono io William, ci sono qui io e non permetterò a nessuno di farti del male >> poi chiudendo gli occhi si addormentò anche lui insieme al nipote.

 

Fu proprio in quel modo che li trovò Anthea la mattina dopo quando entrò in casa del suo datore di lavoro con la sua copia delle chiavi e non trovando Mycroft Holmes nel suo ufficio.

<< Sir…Sir… >> e scuotendogli leggermente la spalla Anthea fece per svegliare Mr Holmes che aprì gli occhi sbattendo le palpebre e guardandosi intorno un po’ spaesato:<< Anthea…ma che ore sono? >> la donna sorrise lanciando un’occhiata all’orologio digitale sul comodino:<< Sono le 9.30 Sir >> colto in fallo dal momento che di solito si alzava alle prime luci dell’alba Mycroft borbottò qualcosa di incomprensibile per poi, sistemandosi meglio il nipote tra le braccia, aggiungere mettendo i piedi fuori dal letto:<< Quello stupido orologio deve essere rotto, la sveglia non ha suonato stamattina >> Anthea lanciò un’occhiata a uomo e bambino poi fece un piccolo sorriso:<< Se vuole posso farla controllare Sir >> Mycroft scosse il capo:<< Abbiamo da fare Anthea, non c’è il tempo di pensare ad una sciocca sveglia che non suona >> poi quasi fosse la cosa più naturale del mondo fece per scendere in cucina per la colazione:<< Ehm…Sir… >> e la donna richiamò la sua attenzione facendogli voltare la testa all’indietro:<< Sì, Anthea? >> << Il bambino >> mormorò lei debolmente facendogli notare che lui aveva ancora tra le braccia il nipote che si stava svegliando:<< Il bambino cosa Anthea? >> << Beh Sir ce l’ha in braccio >> continuò lei non sapendo che cosa dirgli:<< So benissimo di tenere in braccio mio nipote Anthea e vista l’ora anche lui come me vorrebbe fare colazione >> poi considerando chiuso il discorso l’uomo scese al piano di sotto appoggiando il piccolo nella culla e cominciando a preparargli il biberon come se non avesse mai fatto altro nella vita.

Ferma sulla porta ad osservarlo Anthea non riusciva a credere ai suoi occhi, fino al giorno prima Mycroft Holmes sembrava tollerare a malapena la compagnia del piccolo e lo teneva con sé solo lo stretto necessario, ora invece gli preparava addirittura il biberon e sembrava non avesse mai fatto altro per tutta la vita.

 

<< Sir, devo chiamare la babysitter per… >> ma le parole di Anthea poco dopo mentre Mycroft finiva di infilarsi la giacca del completo furono interrotte dal suono del campanello dell’ingresso.

<< Vai ad aprire Anthea per favore >> commentò lui finendo di allacciarsi la cravatta e poco dopo la donna tornò di sopra bussando piano sulla porta mentre Mycroft stava prendendo in braccio il nipote.

<< Sì? >> domandò poco dopo girandosi:<< Sir c’è il dottor Watson, dice che deve parlare con lei >> << John Watson? >> domandò allora Mycroft perplesso, da quando erano stati dal notaio e John si era infuriato alla lettura del testamento non lo aveva più né visto né sentito, pensava che il buon dottore se ne stesse nell’ombra ad attendere lo scadere dei suoi sei mesi di prova per poi prendersi finalmente cura del figlio del suo migliore amico, l’aveva sempre pensato e allora…allora perché John Watson era nel suo soggiorno?

 

<< A cosa devo la visita dottore? >> John alzò lo sguardo vedendo Mycroft scendere le scale con il nipote tra le braccia:<< Mycroft >> lo salutò poi calmo:<< Non hai risposto alla mia domanda, che cosa ci fai qui? >> John si passò una mano tra i capelli:<< Avevo bisogno di parlarti, di parlarti a proposito del bambino >> sedendosi sulla sua consumata poltrona di pelle Mycroft annuì sistemandosi meglio il piccolo in braccio:<< Lo immaginavo >> poi sollevando di nuovo il viso verso John continuò:<< Avanti ti ascolto >> per un minuto buono John rimase in silenzio, la sua faccia era l’emblema della perplessità e dell’imbarazzo poi schiarendosi la voce decise di dar voce ai propri pensieri:<< Sto ancora cercando di capire che cos’è successo, perché Sherlock  non mi ha detto di aver sposato Molly e di aspettare un figlio…perché hanno deciso di affidarlo a te invece che… >> << Perché, perché, perché… >> lo interruppe Mycroft brusco:<< Possiamo andare avanti tutto il giorno con i tuoi perché dottore; mio fratello non ha rivelato a nessuno di essersi sposato, io e Mr Hudson eravamo gli unici ad esserne a conoscenza perché siamo stati i loro testimoni, quanto alla gravidanza della dottoressa Hooper ne sono venuto a conoscenza anch’io pochi giorni prima dell’incidente, stavano pensando di trasferirsi a Musgrave per un periodo ma quell’autista ha cambiato i loro piani >> John annuì poi tornando a guardare il bambino aggiunse:<< Sì, capisco ma penso che per crescere il figlio di Sherlock dovrebbe… >> << William >> John si bloccò:<< Come? >> << William Sherlock Scott Holmes, mio nipote ha un nome dottor Watson, gradirei che lo usassi >> << Will…William Sherlock Scott… >> balbettò Watson ricordandosi il giorno in cui il suo migliore amico gli aveva rivelato il suo nome completo nel caso in cui cercasse un nome da dare a sua figlia:<< È il nome di… >> << Mio fratello preferiva farsi chiamare Sherlock ma penso che a lui non dispiacerà farsi chiamare William >> poi sollevando una mano fece una dolce carezza sulla testa castano chiaro del piccolo.

<< William… >> commentò John sospirando e alzandosi per avvicinarsi ai due:<< William Holmes >> e allungò un dito per sfiorare le guanciotte rosa del bambino:<< Sì, mi piace come suona >> poi sollevando gli occhi verso Holmes aggiunse:<< Prendersi cura di un bambino così piccolo non è uno scherzo Mycroft >> l’uomo tornò serio e glaciale come sempre:<< Sono pienamente cosciente di ciò che questo comporta dottor Watson, ma non mi tirerò indietro >> avrebbe voluto aggiungere altro a quel discorso ma la voce di Anthea dal suo studio li interruppe:<< Sir…c’è Buckingham Palace al telefono, dicono che è urgente >> Mycroft fece una piccola smorfia poi sollevando il nipote all’altezza del proprio viso aggiunse:<< Andiamo William, andiamo a sentire che cosa vogliono stavolta da Buckingham Palace >> poi con un piccolo sorriso tutto per suo nipote salutò velocemente il dottor Watson.

 

Ufficio del notaio, due mesi dopo

 

<< Bene, come da accordi siamo qui per sistemare le questioni circa l’affidamento del piccolo William Sherlock Scott Holmes >> esplicò il notaio come se stesse parlando a due idioti mentre Mycroft, anche se non l’avrebbe mai ammesso, aveva i nervi a fior di pelle per ciò che sarebbe potuto succedere, John Watson non si era più visto da quella visita due mesi prima ma nel frattempo un paio di assistenti sociali erano venuti a casa sua per valutare le sue capacità di genitore e per vedere come si sarebbe preso cura del piccolo William.

<< Abbiamo qui i rapporti degli assistenti sociali e… >> << Prima che possa continuare vorrei dire una cosa >> il notaio alzò gli occhi:<< Prego Mr Holmes? >> << Posso parlare un attimo con il dottor Watson? >> il notaio annuì poi Mycroft continuò:<< In privato >> l’uomo senza aggiungere altro si alzò e lasciò lo studio ricordando ad entrambi:<< Cinque minuti >>

Rimasti soli John si voltò a guardare Mycroft:<< Che cosa c’è? >> Holmes chinò per un attimo il capo prima di rialzarlo e guardare lui:<< Devo dirtelo prima di sapere che cosa dice quella sentenza dottore >> John continuò a guardarlo perplesso cercando di capire dove andasse a parare quel discorso:<< So che gli assistenti sociali hanno parlato anche con te e con chissà chi altro, ma non mi interessa quello che c’è scritto lì dentro, io non voglio rinunciare a William, so che non sarà facile e non ti impedirò certo di fare parte della sua vita, proprio come Sherlock anche lui avrà bisogno di qualcuno come te vicino; so di non potergli dare tutto quello di cui avrà bisogno e sono disposto a lasciarti fare in quelle questioni che coinvolgono relazioni e rapporti umani ma non voglio lasciarlo a nessuno, non voglio che cresca lontano da me, vederlo solo nei weekend o durante le feste sarebbe… >> << Mycroft, Mycroft respira >> << Non credo di ricordare come si fa >> replicò l’uomo cercando di non vergognarsi delle sue stesse parole, da quando William era entrato nella sua vita il suo freddo sistema emozionale sembrava essere andato in tilt e ora non sapeva nemmeno lui che cosa provava davvero.

<< Leggi >> e porgendogli una busta John gli sorrise:<< Ma questa è… >> e anche lui riconobbe la grafia di suo fratello:<< Quando il notaio me l’ha data non l’ho aperta subito, non riuscivo a farlo perché avrebbe voluto dire che Sherlock era veramente morto, che non l’avrei davvero rivisto mai più, ho trovato il coraggio di farlo solamente dopo essere venuto a trovarvi due mesi fa, credo che debba leggerla anche tu >> con la mano che tremava Mycroft afferrò la lettera aprendola e cominciando a leggere.

 

<< Bene signori, possiamo continuare? >> e rientrando il notaio tornò a sedersi dietro la sua scrivania mentre Mycroft riconsegnava la lettera al dottor Watson trattenendo a stento le lacrime per ciò che aveva appena letto.

<< Beh è inutile girarci intorno: da entrambi i rapporti degli assistenti sociali e dai colloqui con amici e parenti è emerso un giudizio unanime: Mr Holmes >> Mycroft alzò gli occhi guardando l’uomo che in quel momento teneva in mano le sorti del suo futuro:<< La tutela di William Holmes è affidata a lei in modo permanente, da oggi lei è il suo tutore e prenderà ogni decisione che riguarda il bambino >> John Watson rimase a guardare Mycroft Holmes che, compassato come sempre, ringraziava il notaio e firmava i documenti per la custodia ma che dentro gioiva come un bambino il giorno di Natale.

 

Mentre usciva dallo studio del notaio il buon dottore ripensò alle parole che il suo amico aveva scritto in quell’ultima lettera e sorrise scuotendo la testa:<< Hai dedotto anche questo vero, vecchio mio… >> e mentre alzava una mano per chiamare un taxi e tornare a casa da Rosie gli sembrò quasi di sentire la voce di Sherlock che rideva soddisfatto.

 

So che penserai male di me per averti nascosto tutto questo John, so che ti sentirai tradito, probabilmente avrei dovuto affidare a te la custodia di mio figlio come tu una volta mi hai chiesto di prendermi cura di Rosie se mai a te o Mary fosse successo qualcosa…perdonami amico mio ma non posso farlo, non quando c’è qualcuno che ha più bisogno di te di avere quel bambino nella sua vita, Mycroft sarà un ottimo padre per lui, si è preso cura di me per tutta la mia vita quando io stesso non potevo farlo.

Stai vicino ad entrambi te ne prego,

Sherlock.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Grimilde Deveraux