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Autore: _SbuffodiNuvola_    19/08/2021    0 recensioni
“Kōtarō si considerava un ragazzo abbastanza fortunato: giocava a pallavolo, cosa che lo rendeva famoso a livello nazionale; in qualche modo era riuscito a passare al terzo anno di liceo, nonostante i suoi voti disastrosi in matematica; era popolare fra le ragazze della scuola eccetera eccetera... ma non pensava di essere così fortunato da incontrare il suo idolo per strada. […] Proprio mentre la canzone raggiungeva la parte migliore, ecco che qualcuno finì addosso a Kōtarō. Il pallavolista cadde col sedere per terra e un auricolare gli scivolò fuori dall’orecchio.
-Ahio... -mormorò.
-Scusa! Non stavo guardando dove mettevo i piedi... -fece la persona che lo aveva praticamente investito.
-Non c’è problema. -alzò lo sguardo. -Non mi sono fatto nie...
Kōtarō spalancò gli occhi. No, non poteva essere vero.”
Mini-long Bokuaka ambientata in un mondo dove Akaashi è un idol e Bokuto il suo più grande fan.
{Bokuaka!centric; side!Kuroken, Iwaoi, Daisuga, Kagehina & Sakuatsu}
Genere: Comico, Fluff, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Terza parte



-...to? ... Bokuto? ... Oi, BOKUTO! 

Kōtarō sobbalzò e si voltò verso Konoha, che lo fissava, in piedi con le mani sui fianchi proprio davanti a lui.

-Ti sei dimenticato come si mettono le scarpe? -chiese il biondo, sarcastico. -Muoviti. La cerimonia sta per iniziare.

Bokuto fissò la scarpa che teneva in mano e si affrettò a mettersela. Prese la borraccia e chiuse il borsone, infine seguì il compagno di squadra fuori dallo spogliatoio. 

Non doveva distrarsi. Non voleva fare brutta figura davanti a Keiji, che sarebbe stato sugli spalti a guardare la prima partita della Fukurodani ai nazionali. 

Non sapeva il motivo, ma il cantante gli aveva chiesto di poter assistere. Sapeva che c’erano anche le squadre dei licei di Kōshi e Tobio, di Atsumu e di Kenma, quindi era probabile che ci fossero anche loro con Keiji. Beh, almeno non sarebbe stato tutto solo...

Kōtarō passò tutta la cerimonia di apertura a cercare l’altro tra il pubblico, non capendo niente del discorso di benvenuto e praticamente di tutto il resto. 

Quando finalmente fu il momento dell’inizio della partita della Fukurodani, pregò il dio della pallavolo, chiunque fosse, perché gli desse un po’ di concentrazione entro i futuri tre secondi. Era l’asso e il capitano, cavoli! Non poteva mettere in ridicolo la squadra!

-Bokuto. -lo richiamò il coach. -Sei distratto.

-Mi scusi. -rispose il ragazzo rendendosi conto di non aver ascoltato una parola del discorso del loro allenatore. 

-Concentratevi al massimo e date il meglio, come sempre. -disse l’uomo tornando a rivolgersi alla squadra. -E divertitevi. Siete ai nazionali, l’obiettivo per cui avete lavorato tanto.

 

 

-Lo vedi? -chiese Atsumu.

-Ho davanti un tizio alto due metri, non vedo un accidente! -rispose Tōru mettendo il broncio.

-Uffa! Eppure abbiamo trovato dei bei posti... -protestò Kōshi.

Keiji sospirò, maledicendosi perchè aveva detto ai suoi amici che sarebbe andato a vedere la partita della Fukurodani.

-Ricordatemi perché vi ho detto che potevate raggiungermi qui dopo aver visto le altre partite nella palestra principale... -disse.

-Perché vogliamo vedere il tuo amico dal vivo. -lo interruppe Atsumu dandogli una gomitata leggera con fare malizioso. Gli occhi erano nascosti dagli occhiali da sole, ma Keiji poté giurare di vedere le sopracciglia del più giovane dei gemelli Miya fare su e giù.

-Eccolo. -fece Tobio attirando l’attenzione dei suoi senpai. -Non è quello là?

Gli altri quattro (Kenma stava scrivendo un messaggio a Kuroo) si voltarono contemporaneamente verso il campo. Akaashi fu il primo a vederlo: Kōtarō stava guardando il pubblico sugli spalti. Indossava la divisa che Keiji aveva visto appesa all’armadio due settimane prima e teneva in mano la borraccia. Quest’ultima non sembrava importargli molto, concentrato com’era a guardare le persone venute ad assistere.

E poi, Bokuto si voltò verso di loro, fece un enorme sorriso e alzò il braccio, scuotendolo come per salutare.

-Ti ha visto, Kei-chan! Saluta anche tu! -esclamò Tōru. Il diretto interessato alzò timidamente la mano, ma bastò per far felice Kōtarō, che fece due salti, tutto contento. Poi circondò le spalle del ragazzo biondo che indossava la maglia numero 7 e gli disse qualcosa. L’altro non sembrò apprezzare molto, mentre l’intera squadra si mise a ridere.

-Awww! Guarda com’è felice! -commentò Kōshi.

Atsumu si sfregò le mani: -Bene. Ora vediamo cosa sa fare.

Akaashi ignorò qualsiasi cosa dissero suoi compagni da quel momento in avanti e si concentrò sul campo, stringendo il quaderno degli appunti tra le mani. Sarebbe riuscito a scrivere qualcosa di carino per la canzone? Lo sperava.... Insomma, non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma Bokuto Kōtarō era riuscito a diventare suo amico in meno di un giorno (cosa alquanto impossibile quando si parlava di Keiji) ed era inevitabile che si fosse affezionato a lui. Vederlo così contento quando in videochiamata gli aveva detto che avrebbe assistito ad una sua partita gli aveva scaldato il cuore. Non sapeva perché, ma non voleva ferire quel ragazzo, che era stato così gentile con lui e lo aveva cercato di metterlo a suo agio in tutti i modi possibili.

-Non ti ho mai visto così. -disse Tōru mentre i giocatori si disponevano in campo. -Quel ragazzo deve avere qualche strano potere.

Keiji arrossì.

E poi, finalmente, la partita ebbe inizio. 

 

 

Dopo aver scorto Keiji sugli spalti, Kōtarō si sentiva al massimo della forma. 

Akaashi Keiji, il suo idolo, che lo guardava giocare come lui l’aveva guardato attraverso lo schermo della televisione, del computer o del cellulare per tutto l’anno passato. Un sogno che si avverava. 

Aggiungendo che aveva una probabile cotta per quel cantante, il fatto che fosse lì apposta per lui lo rendeva ancora più felice. Però non aveva ancora capito perché gli aveva chiesto il permesso di assistere. Cioè, era solo per curiosità, visto che gli aveva detto di essere tra i migliori cinque del Giappone? O c’era una ragione ben precisa dietro quella domanda?

Scosse la testa per svuotare la mente.

Lui mi sta guardando. Devo concentrarmi.

La battuta di Sarukui diede inizio alla partita. Quando l’altra squadra rimandò la palla nel loro campo, Komi si occupò di riceverla, passandola ad Anahori, l’alzatore del primo anno che fece un’alzata perfetta a Bokuto. 

-Bokuto! -lo chiamò.

L’asso prese la rincorsa e saltò. 

Primo punto per la Fukurodani. Il pubblico esultò, urlando il cognome di Kōtarō e incitandolo a fare un altro punto.

Il pallavolista sorrise e si preparò all’azione successiva. 

-Sarukui, nice serve! -esclamò il capitano insieme agli altri compagni di squadra. 

La Fukurodani mantenne una bella differenza di punti fino al venticinquesimo, segnato da Konoha.  Il primo set terminò 25-22 con Bokuto che dava delle pacche sulle spalle al compagno, complimentandosi per la bellissima schiacciata.

 

 

-…ji? … Keiji? Oooooi! Terra chiama Akaashi Keiji! 

Keiji si risvegliò dalla trance in cui era finito solo quando Tōru gli schioccò le dita davanti agli occhi. Senza accorgersene era rimasto a fissare Kōtarō per tutta la durata del primo set, senza prestare attenzione a ciò che dicevano i suoi amici. 

-Sei vivo? -chiese Oikawa, dubbioso e divertito allo stesso tempo. -È dall’inizio del set che non parli e scrivi sul quaderno senza nemmeno guardare ciò che fai. Sembravi posseduto!

Akaashi abbassò gli occhi sulle sue mani e su ciò che aveva scarabocchiato sul suo quaderno: non aveva scritto molto male e gli appunti che aveva preso sembravano abbastanza comprensibili. E poi doveva riuscire a leggerli lui, mica gli altri.

-Qualcosa mi dice che il tuo nuovo amichetto ha veramente fatto colpo. -commentò Atsumu circondandogli le spalle col braccio. Keiji diventò tutto rosso e nascose il viso dietro al quaderno, facendo ridere tutto il gruppo.

-Però è veramente bravo. -disse Kōshi osservando la Fukurodani mentre l’allenatore spiegava qualcosa ai ragazzi. -Hai detto che è fra i migliori cinque?

-S-Sì… o così ha detto lui. -rispose Keiji, abbassando timidamente il quaderno quel tanto che bastava per guardare l’altro.

-Guarda, ti sta cercando ancora. -fece Kenma, che aveva alzato per un attimo gli occhi dal videogioco a cui si era messo a giocare durante la pausa tra il primo e il secondo set.

Akaashi spostò lo sguardo su Bokuto, che lo aveva individuato in mezzo alla folla. Il cantante aveva trovato un posto abbastanza vicino al campo e da lì riusciva a distinguere abbastanza bene i lineamenti dei giocatori. Per questo, quando incrociò lo sguardo Kōtarō, riuscì a capire ciò che gli voleva dire: Guardami.

Keiji annuì, quasi per rispondere: Ti sto guardando. Concentrati.

Bokuto sorrise e Akaashi fece lo stesso.

 

***

 

Kōtarō mise la giacca della Fukurodani e chiuse il borsone. Strinse il portachiavi che aveva attaccato alla cerniera e sorrise. 

-Devo dire che quel ragazzo è stato una presenza molto utile. -commentò Konoha dandogli un pugno amichevole sulla spalla.

-Eh? Che intendi? -chiese Bokuto seguendolo di corsa fuori dallo spogliatoio.

-Sei stato al massimo delle forze per tutta la partita, senza mai deprimerti come fai sempre. -spiegò il biondo. -Devo ringraziare quel tipo. Posso scrivergli un messaggio col tuo cellulare?

Ma l’asso della Fukurodani non rispose. Stava ancora metabolizzando quello che il compagno di squadra gli aveva appena detto. Non si era reso conto di essere rimasto al cento per cento… anzi, al centoventi per cento della sua forza per tutti e due i set appena giocati. Ma era stato davvero per Keiji? Insomma, forse questo aveva contribuito, ma…

-Ehi, scusa! -lo chiamò una voce maschile. Kōtarō si risvegliò dai suoi pensieri e si voltò: un ragazzo dai capelli castani si stava avvicinando a lui. Indossava un paio di jeans, un maglione marrone e una giacca, tenuta aperta. Il viso era parzialmente nascosto dagli occhiali da sole, ma Bokuto lo riconobbe. Oikawa Tōru, chitarrista e “fondatore” dei Pretty Setters, gli si fermò di fronte.

-Ehm… ciao. -disse il pallavolista. Come doveva approcciarsi a lui? Avevano la stessa età, certo, e Keiji gli aveva parlato di lui, ma un po’ di imbarazzo c’era lo stesso. 

-Tu sei Bokuto, giusto? -fece Oikawa, squadrandolo da cima a fondo. -Bokuto Kōtarō.

-Sì. -rispose l’interpellato, a disagio.

-Lo conosci? -chiese Konoha al capitano.

-NO! BOKUTO-SAN, NON RISPONDERE A NIENTE DI QUELLO CHE TI CHIEDERÀ! -esclamò una voce familiare. Dietro Tōru spuntò Keiji, con il fiatone.

-Uffa, Kei-chan! Non posso nemmeno fare due chiacchiere col tuo amico? -protestò Tōru mettendo il broncio.

-Ti avevo detto di aspettarmi fuori dal bagno! -fece Akaashi per tutta risposta. Kōtarō notò che un leggero rossore si era fatto largo sulle sue guance.

-Oi, Bokuto. Ma quello è… -gli sussurrò Konoha mentre i due cantanti discutevano.

-Sì. È lui. -disse Bokuto senza staccare gli occhi da Keiji. Era dannatamente adorabile! 

-Era solo per vedere che tipo è il ragazzo di cui ci parli tanto, Kei-chan! -esclamò Oikawa in quel momento. Kōtarō arrossì violentemente. Aveva sentito male o Akaashi aveva parlato di lui agli altri Pretty Setters? E a quanto pare non solo una volta!

-Tōru-san, potresti andare dagli altri e aspettarmi con loro, per favore? -fece Keiji con un tono che non ammetteva repliche.

Il diretto interessato sbuffò: -E va bene. È stato un piacere conoscerti, Bokkun! -e se ne andò, salutando con la mano.

Keiji fece un sospiro: -Scusatelo. Non capisce che dovrebbe imparare a farsi gli affari suoi.

-Bokkun? -balbettò Kōtarō, sorpreso.

-Sì, ha l’abitudine di dare soprannomi a tutti, anche a chi non conosce.

-Simpatico. -commentò Konoha.

-Già, quando vuole. -rispose Akaashi. Poi allungò una mano e sorrise: -Non mi sono ancora presentato, comunque. Mi chiamo Akaashi Keiji.

Konoha ricambiò il sorriso e gli strinse la mano: -Ti conosco bene. Bokuto ci parla spesso di te, come puoi immaginare. Io sono Konoha Akinori. È un piacere conoscerti di persona, Akaashi-san. -il biondo lanciò uno sguardo a Bokuto, che aveva osservato la scena in silenzio (fatto alquanto strano). -Grazie per aver sopportato questo qui quel giorno. Ti avrà chiesto di alzargli fino allo sfinimento, immagino.

-No, in realtà ero io a voler continuare. Mi sono divertito. -Keiji guardò a sua volta l’asso della Fukurodani. -Vero, Bokuto-san?

L’interpellato annuì.

-Ah davvero? Allora abbiamo trovato qualcuno in grado di sopportare Bokuto Kōtarō! È un miracolo! Vado a dirlo alla squadra! È stato un piacere conoscerti, Akaashi-san. Buona serata! -e Konoha si allontanò di corsa, raggiungendo Washio e Sarukui, poco distanti da loro.

“Finalmente soli” si ritrovò a pensare Bokuto, sollevato. Osservò Akaashi, che era ancora un po’ rosso in faccia. Era veramente carino così! Un duro colpo per il cuore del pallavolista, che sentì il suddetto muscolo iniziare a battere più forte di prima. 

-Hai giocato molto bene, Bokuto-san. È stata una bella partita. -si complimentò il cantante stringendo la spallina del suo zaino, imbarazzato. 

-Lo pensi davvero? -fece Kōtarō, al culmine della felicità. Il più giovane annuì, poi sembrò ricordarsi di una cosa e aprì lo zaino. Ne estrasse un sacchetto, che porse all’altro.

-Grazie per avermeli prestati. Non ero ancora riuscito a riportarteli. -disse. Bokuto prese il sacchetto e vi guardò all’interno: erano i vestiti che aveva prestato a Keiji due settimane prima, quando lo aveva portato a casa sua per permettergli di fare una doccia prima di pranzo. 

-Ah… di niente. -rispose il più grande infilando il sacchetto nel borsone. -Ehm… come va con la canzone?

Akaashi fece un piccolo sorriso timido (e lui si sentì morire): -Il testo c’è tutto ora. Devo solo sistemare dei passaggi. 

-Davvero? Sono contento!

Il cantante prese un’altra cosa dallo zaino. Era una busta bianca, come quelle che vengono usate per le lettere postali.

-E mi hai aiutato anche tu a scriverla, quindi ehm… questi sono per te. 

Kōtarō aprì la busta, curioso, e quello che vide per poco non lo uccise.

-Ma… ma questi…

-Sono i biglietti per il prossimo concerto. E i pass per accedere al backstage. -concluse Keiji al posto suo. -Sono due perché ho pensato che potresti invitare quel tuo amico che conosce Kenma… ehm… Kuroo-san?

L’asso della Fukurodani non riusciva a credere ai suoi occhi. Da quando era fan dei Pretty Setters aveva aspettato pazientemente un’occasione come quella. E adesso che finalmente gli si stava parando davanti, gli sembrava di stare sognando.

-Aspetta un secondo. Ma non saranno in vendita fra qualche giorno? Come hai…?

-Segreto. -rispose semplicemente Keiji facendo l’occhiolino. Poi si strinse nelle spalle e, arrossendo di nuovo, chiese: -Verrai?

-Sì! -esclamò Bokuto senza neanche pensarci. -Ci vengo! Ci vengo!

Il sorriso che fece Akaashi rimase nella mente del pallavolista fino a tardi, quella notte. 

 

 

-Allora? Ce l’hai fatta a dargli i biglietti? -chiese Kenma mentre, sui sedili posteriori del taxi, lui e Keiji tornavano all’appartamento. Nessuno dei Pretty Setters aveva la patente, visto che erano tutti minorenni, e avevano deciso di non farsi accompagnare dal loro manager per non dare nell’occhio. 

Keiji sorrise, ripensando a quello che era successo appena pochi minuti prima. Vedere Kōtarō così contento gli aveva fatto bene al cuore. Dargli i biglietti e i pass per il backstage era stata la scelta migliore che potesse fare.

-Sì. -rispose. -Era sorpreso. Non se l’aspettava proprio.

-Quindi è stata la decisione giusta. 

Akaashi annuì: -Kuroo-san ti ha risposto?

-Ha detto che Bokuto-san gli ha chiesto di andare subito con lui, anche se non lo ha ancora del tutto perdonato per non avergli detto che mi conosce.

L’altro rise leggermente.

-Lo conoscerò allora.

-A quanto pare sì. 

Poi rimasero in silenzio finché non arrivarono a destinazione. Keiji finse di non aver notato il sorriso che Kenma aveva fatto mentre parlavano di Kuroo.

   
 
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