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Autore: _SbuffodiNuvola_    16/08/2021    1 recensioni
“Kōtarō si considerava un ragazzo abbastanza fortunato: giocava a pallavolo, cosa che lo rendeva famoso a livello nazionale; in qualche modo era riuscito a passare al terzo anno di liceo, nonostante i suoi voti disastrosi in matematica; era popolare fra le ragazze della scuola eccetera eccetera... ma non pensava di essere così fortunato da incontrare il suo idolo per strada. […] Proprio mentre la canzone raggiungeva la parte migliore, ecco che qualcuno finì addosso a Kōtarō. Il pallavolista cadde col sedere per terra e un auricolare gli scivolò fuori dall’orecchio.
-Ahio... -mormorò.
-Scusa! Non stavo guardando dove mettevo i piedi... -fece la persona che lo aveva praticamente investito.
-Non c’è problema. -alzò lo sguardo. -Non mi sono fatto nie...
Kōtarō spalancò gli occhi. No, non poteva essere vero.”
Mini-long Bokuaka ambientata in un mondo dove Akaashi è un idol e Bokuto il suo più grande fan.
{Bokuaka!centric; side!Kuroken, Iwaoi, Daisuga, Kagehina & Sakuatsu}
Genere: Comico, Fluff, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Seconda parte


-Con permesso. -disse Keiji entrando in casa dopo Kōtarō. Non era riuscito a dire di no a quel ragazzo, così si era ritrovato a camminare verso casa dell’altro con il cappuccio della giacca sulla testa e gli occhiali da sole comprati al negozio appena fuori dalla palestra per nascondersi da occhi indiscreti. 

Bokuto era... Akaashi non sapeva come descriverlo esattamente. Con quei capelli bianchi e neri sparati verso l’alto grazie al gel, gli occhi grandi e gialli come quelli di un gufo, la corporatura muscolosa e il carattere che cambiava dall’allegro al depresso in meno di quattro secondi... era difficile dare un giudizio. Però Keiji era sicuro che il suddetto giudizio poteva essere solo positivo.

Insomma, lo aveva aiutato con i giornalisti e, nonostante sapesse benissimo chi fosse, lo aveva trattato come un suo pari. Accettare il suo invito a pranzo gli sembrava il minimo per ringraziarlo.

Mentre Keiji richiudeva la porta di casa Bokuto, il suo ospite tolse le scarpe. Mise le pantofole e ne prese un paio anche per lui.

Una delle prime cose che il cantante poté notare fu l’assenza di rumori. La casa sembrava disabitata.

-Non c’è nessuno? -chiese infatti.

-I miei sono al lavoro e le mie sorelle a sciare con amici. -rispose Bokuto lasciando il borsone a terra, accanto alla scarpiera. Solo in quel momento Keiji vide il portachiavi appeso alla cerniera: era uno di quelli messi in vendita sotto volere dell’agente della band qualche mese prima. Riconobbe il proprio e la cosa gli fece particolarmente piacere. I più popolari della band, quelli che venivano circondati dalle ragazze, di solito erano Atsumu, Tōru e Kōshi. Lui, Kenma e Tobio tendevano a rimanere in disparte, anche se i fan erano interessati anche a loro, ovvio. 

-Vieni pure. Vediamo cosa mangiare. -disse Kōtarō facendogli strada lungo il corridoio. -A te cosa andrebbe?

-Mh... non saprei. Scegli tu, a me piace di tutto. -fece Keiji mentre lo seguiva dentro la cucina. Come il resto della casa, da quel che aveva visto il cantante, anche quella stanza era arredata in modo tradizionale.

Il pallavolista prese il cellulare e cercò i posti dove si mangiava meglio nel giro di pochi chilometri.

-C’è un McDonald’s a trecento metri da qui... oppure una pizzeria che fa anche servizio d’asporto. -disse facendo scorrere con il pollice. -Se invece vogliamo rimanere sul tradizionale c’è un ristorante di ramen che fa anche sushi a una fermata di metro. Personalmente sceglierei un bell’hamburger di McDonald’s.

Akaashi annuì. Da McDonald’s non ci andava praticamente mai, quindi era più che felice di quello strappo alla regola.

-Vuoi andarci a piedi o ci facciamo portare tutto a casa?

-Se mi nascondo bene possiamo anche andarci a piedi.

-Ok, allora prima mi faccio una doccia. Sono tutto sudato... vuoi farla anche tu?

-Ehm... -Keiji arrossì. -Non ho i vestiti di ricambio.

-Te li presto io. -lo squadrò da cima a fondo per un secondo. -Anche se ti staranno un po’ grandi... 

-Ma non...

-Nessun problema. Vieni.

Lo portò al piano di sopra, dove gli disse che c’erano le stanze da letto e il bagno. Quando arrivarono davanti a una porta chiusa, Kōtarō arrossì e si grattò la nuca, visibilmente imbarazzato: -Questa è la mia camera... ehm... non far caso ai poster... e al resto ok?

Solo in quell’istante Keiji si ricordò che quel ragazzo era un fan della sua band. E sicuramente la sua stanza conteneva anche questo suo aspetto.

Annuì e il pallavolista aprì la porta. Al contrario di quello che aveva pensato il cantante, piuttosto bravo a capire il carattere della gente sconosciuta, la stanza di Bokuto non era così tanto in disordine. Da un ragazzo come lui, esuberante e allegro, si sarebbe aspettato una marea di vestiti sparsi un po’ ovunque, la scrivania piena di fogli e quaderni e così via. Invece, la scrivania era ben in ordine, così come il resto. Le poche cose fuori posto erano una divisa bianca, nera e gialla con il numero 4 al centro appesa all’armadio, una palla da pallavolo accanto al letto e il borsone che Kōtarō aveva portato di sopra in quel momento. 

Era una normale stanza da ragazzo diciottenne... e i poster e i gadget dei Pretty Setters non stonavano per niente.

Sulla parete opposta alla finestra, qualcuno aveva scritto una frase con la vernice e Keiji arrossì appena la lesse: era parte di una canzone scritta e cantata da lui...

 

“Non importa cosa dicono gli altri

Noi adesso siamo al centro del mondo”

 

-Mi piace molto quella frase. -disse Kōtarō, che si era accorto dell’interesse dell’altro per quelle due righe scritte sulla sua parete. -E quella canzone in generale. Mi aiuta tanto, sai?

-D-Davvero? -fece Keiji, stupito e lusingato allo stesso tempo. 

-Sì. Di solito l’ascolto nei i momenti in cui mi sento giù di morale o quando mi devo dare la carica, tipo prima di una partita. -spiegò il ragazzo dagli occhi color ambra.

Akaashi sorrise: -Sono contento.

Appena i loro occhi si incrociarono, distolsero gli sguardi, imbarazzati.

 

 

Kōtarō era di gran lunga più grosso di Keiji, che in quel momento era sommerso dalla stoffa di una delle felpe del pallavolista. Quest’ultimo aveva cercato tutto ciò che gli stava piccolo, sperando che all’altro andasse giusto.

Quello era il massimo che era riuscito a trovare: una maglia a maniche lunghe nera, una felpa della sua scuola e un paio di jeans. 

Per qualche ragione, avere addosso il profumo del più grande gli provocò una sensazione piacevole. Si strinse nella felpa, tirandosi la stoffa sul naso per sentire il profumo.

-Ehi! Cos’è quel sorrisino? -gli chiese Kōshi. 

-Quale? -fece Keiji alzando gli occhi dal quaderno dove stava buttando giù qualche idea per la nuova canzone da quando era tornato all’appartamento dove alloggiava con i ragazzi della band. Kōtarō lo aveva accompagnato, dopo un pomeriggio passato in compagnia in giro per Tokyo, tra i negozi e le decorazioni di Natale, conoscendosi un po’.

-Quello che hai stampato in faccia da quando sei tornato. -rispose Kōshi porgendogli una tazza di tè caldo. Keiji lo ringraziò e mise il quaderno sul tavolino da caffè davanti al divano.

-Stavo solo pensando alla canzone. -disse dopo aver bevuto un sorso. 

-Mh-Mh. E io sono nato il 30 di febbraio. -fece Kōshi ridacchiando. -Quei vestiti sono del tuo nuovo amico?

Proprio mentre Akaashi stava cercando un modo per rispondere, Tōru entrò di corsa nel salotto con la faccia di uno che ha appena trovato una miniera di diamanti.

-Non ci crederete mai! -annunciò, tutto contento.

-STAI ZITTO! -urlò Tobio arrivando dietro il più grande. Indossava solo i boxer e una maglietta a mezze maniche bianca. Era tutto rosso in viso.

-Tutto bene? -chiese Keiji alzando un sopracciglio.

-Tobio-chan ha fatto conquiste! -rispose Tōru, gongolando. -Guardate! Ha i segni di guerra! 

-Smettila! È colpa di quell’idiota che... -tentò di spiegare l’altro.

Senza nemmeno curarsi dell’imbarazzo del suo kohai preferito, Oikawa tolse la maglietta a Tobio, rivelando un paio di segni violacei alla base del collo. Non serviva un genio per capire come se li fosse procurati.

-Congratulazioni, Tobio-chan. Chi è la fortunata? O il fortunato? -fece Keiji sorridendo.

L’interpellato riprese la sua maglietta dalle mani di Tōru, che ridacchiava. Essendo il più piccolo, Tobio era sempre vittima di scherzi da parte di Atsumu e Tōru e, appena aveva una cotta per qualcuno, ecco che tutti i suoi senpai iniziavano a stuzzicarlo. Ma non per cattiveria, ovvio. 

-È Hinata? -chiese Kōshi mentre Tobio rimetteva la maglietta. -Perché se è così, Daichi mi deve una pizza.

Tobio annuì, timidamente. 

-Oh! Il piccoletto coi capelli arancioni? -domandò Tōru. -Sapevo che c’era qualcosa tra voi due! Devo dirlo a Iwa-chan!

E corse nella sua camera da letto. Tobio gli andò dietro, praticamente pregandolo di stare zitto e di farsi gli affari suoi. Kōshi ridacchiò: -Si vedeva che quei due avevano una certa intesa. Ma torniamo a noi. 

Akaashi fece un piccolo sorriso timido: -A cosa? -tentò di fare il finto tonto.

-‘Ji. Non sono nato ieri. Si vede che quel tuo nuovo amico ha attirato la tua attenzione. Allora, com’è? 

Keiji non aveva mai avuto una relazione, ma perché tutte le volte che aveva avuto una cotta per qualcuno, quel qualcuno era già fidanzato o innamorato di qualcun altro. Figuriamoci se un ragazzo riservato come lui aveva il coraggio di dichiararsi, poi! 

-Si chiama Bokuto Kōtarō. E gioca a pallavolo. -disse guardando il tè che era rimasto nella tazza. -E ha la tua stessa età.

-E hai detto che ascolta le nostre canzoni giusto? 

-Sì. Gli piacciamo come gruppo. Mi ha detto che vede sempre i nostri live e le interviste. -Akaashi bevve un sorso di tè, più per guadagnare tempo che perché aveva sete. -Ha detto che... ehm...

-Che?

-Che la canzone che canto io da solo è la sua preferita. -il cantante fu tentato di togliersi la felpa. Cominciava a esserci un po’ troppo caldo per essere dicembre.

Kōshi fece un sorrisetto: -E questo è perché gli piaci tu? -chiese, furbo.

-E-Eh? N-No! T-Ti pare? -fece l’altro, sconvolto. 

-E invece sì, gli piaci. Moltissimo pure. -lo corresse una voce nuova. I due ragazzi si voltarono verso l’ingresso: Kenma era appena tornato e si stava togliendo le scarpe.

-E come fai a saperlo, Kenma-kun? -domandò Kōshi.

-Me l’ha detto Kuroo. È suo amico. -rispose l’altro togliendosi la giacca. -Dice che Keiji è il preferito di Bokuto-san. Gli ha fatto “una testa così”.

E mimò le virgolette con le dita, poi allargò le braccia, probabilmente imitando quello che aveva fatto Kuroo quel pomeriggio, quando gli aveva parlato.

Akaashi non ebbe il tempo di metabolizzare la notizia, che tutti i componenti dei Pretty Setters gli furono addosso. Persino Atsumu, che era appena uscito dal bagno con addosso solo il suo accappatoio e si era unito solo per fare casino.

-Perché stiamo festeggiando? -chiese infatti il più giovane dei gemelli Miya, non capendo nulla.

-Perché Keiji piace taaaaanto al ragazzo che era nella foto che ci ha mandato oggi! -spiegò Kōshi mentre Keiji veniva stritolato da Tōru.

-Smettetela, ragazzi! È solo ammirazione... -cercò di dire il festeggiato.

-No che non lo è. -lo corresse Kenma e, ad uno sguardo omicida di Keiji, fece un sorrisetto. -Se stessi qui a ripeterti quello che mi ha detto Kuroo su Bokuto non ne usciremmo più, quindi credimi sulla parola.

-È una cosa bellissima, ‘Ji! Non sei contento? -fece Kōshi circondandogli le spalle con un braccio. -Il ragazzo che ti piace ti ricambia!

-Non-Non ho mai detto che mi piace. -disse Akaashi diventando viola per l’imbarazzo. Odiava essere al centro dell’attenzione in quel modo.

Tobio alzò gli occhi al cielo: -Sì, Keiji-san. Ma è una cosa così palese che lo abbiamo capito dalla tua espressione facciale. 

Quando finalmente lo lasciarono andare, Keiji riprese in mano il quaderno dove si stava appuntando le idee per la nuova canzone. Vedendo le sue infinite cancellature e correzioni, sorrise.

-Non so esattamente quello che provo per lui... -disse. -Però mi ha dato un’idea per la nuova canzone. Posso usarla?

Kōshi gli scompigliò i capelli: -Diamine, ‘Ji! Non serve neanche chiedere!

 

 

Fu così che Akaashi si ritrovò a scrivere una canzone ispirata a ciò che aveva provato quel giorno: il panico per i giornalisti, il sollievo che gli aveva dato l’incontro con Bokuto, la felicità di quando il pallavolista gli aveva proposto di giocare a pallavolo insieme, il forte batticuore che aveva provato vedendolo saltare per fare una bellissima schiacciata e poi quello di quando aveva scoperto che era un suo fan. Poi c’era stato il pomeriggio, anch’esso pieno di emozioni nuove: Kōtarō che lo portava da McDonald’s e insieme mangiavano un hamburger più che squisito, la passeggiata per le vie di Tokyo, ridendo e scherzando, e Bokuto che decideva di accompagnarlo a casa.

Per la prima volta nella sua vita, Keiji si era sentito amato. Ma non l’amore dei genitori verso i figli, cosa che aveva in abbondanza essendo figlio unico... no. L’amore che si prova verso un fidanzato o una fidanzata, una moglie o un marito. Quel tipo di amore.

E gli piaceva da morire quella sensazione.

Voleva esprimere tutto questo nella nuova canzone. I suoi amici avevano già deciso che l’avrebbe cantata lui e loro avrebbero fatto la seconda voce e l’accompagnamento musicale. Nonostante l’imbarazzo, Keiji aveva accettato. Non era la prima canzone che si ritrovava a cantare da solo ed era già salito su un palco per un paio di concerti, ma la sua insicurezza cronica sarebbe spuntata lo stesso. Lo sapeva. 

Ma per ora doveva concentrarsi solo sulle parole. Passò quasi tutta la notte seduto alla scrivania con il suo quaderno davanti, la penna (di cui ogni tanto mordicchiava l’estremità) in mano e l’altra mano fra i capelli. 

Il foglio, che fino a poche ore prima era immacolato, ora era colmo di cancellature, frecce e asterischi. Era riuscito a buttar giù un paio di righe scarse quando il cellulare vibrò. Era Bokuto, che, quando Keiji gli aveva chiesto il numero, era quasi svenuto dall’emozione.

 

Bokuto-san🦉

Grazie ancora per oggi. 

So che sono tipo le due del mattino, ma volevo scrivertelo. 

Sì, starai dormendo e vedrai il messaggio più tardi. 

Però non importa. 😆 [inviato alle 02:10]

 

Keiji sorrise. Quel ragazzo era veramente un tipo particolare, ma in senso positivo. 

Lanciò un’occhiata al foglio, poi appoggiò la penna e rispose ai messaggi:

 

Grazie a te, Bokuto-san. Mi sono divertito tanto😃 [inviato alle 02:12]

 

Stava per tornare a pensare alla canzone, quando il cellulare vibrò di nuovo.

 

Bokuto-san🦉

Sei sveglio? 🤔 va tutto bene? [inviato alle 02:13]

 

Tutto bene. Sto pensando alla nuova canzone e ho poche idee… [inviato alle 02:13]

 

Bokuto-san🦉

Ahh capito😱 

E cosa vorresti dire con la canzone? Posso aiutarti? [inviato alle 02:14]

 

Akaashi stava per rispondere che era molto gentile, ma che il suo aiuto non gli serviva, quando gli venne un’idea:

 

Posso venire ad una tua partita? Anche amichevole? [inviato alle 02:15]

   
 
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