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Autore: James Harry    22/08/2021    0 recensioni
La storia all'inizio è un po' la solita, ma siamo sicuri che anche la sua fine lo sarà, se a un certo punto i nostri due protagonisti verranno a conoscenza del punto di vista dell'altro? D'altronde, mica Draco avrebbe mai voluto che Harry leggesse il suo diario...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Dalle memorie di Draco Lucius Malfoy,

“Non so proprio dove trovi queste idee folgoranti, ragazzo mio…”

Tanto per cambiare, anche stamattina solito teatrino tra Lumacorno e Potter, durante l’ora di pozioni. A parte me, lo Sfregiato e Macmillan, sono tutti a fare l’esame di materializzazione. E così, mi sono beccato l’ennesima ora di lezione inutile con un professore che dovrebbe appartenere alla mia Casa, ma che appoggia sfacciatamente il Prescelto Grifondoro. A dir la verità, non ho neanche più le forze di arrabbiarmi. Se mi lascia perplesso che la mia pozione Singhiozzante sia stata definita appena “passabile” mentre quella di Potter (storicamente incapace, con le pozioni) pare il frutto di un genio senza pari? Certo. Se mi fa letteralmente vomitare vedere come quest’ultimo lecchi il culo a Lumacorno (pienamente ricambiato)? Evidente, e chissà qual è il suo scopo. Tuttavia, ho decisamente altro per la testa. Appena suonata la campanella, lascio Potter a provarci con il tricheco e mi dirigo in tutta fretta alla solita Stanza: forse ho ancora un po’ di tempo, prima che gli altri finiscano l’esame, per lavorare all’Armad…

“Signor Malfoy!”

Come non detto. Mi giro lentamente, la McGranitt avanza verso di me a passo svelto, lo sguardo severo. 

“Buongiorno, professoressa”. 

“Sarebbe un giorno splendido, davvero, se solo lei mi avesse fatto trovare i compiti che non ha fatto settimana scorsa sulla mia scrivania stamattina, come avevamo concordato. La sorprenderà sapere che invece non ho rinvenuto alcuna pergamena redatta dalla sua preziosa scrittura…”

Merda, me lo sono completamente scordato. 

“Ah, ecco… beh, per questo c’è una spiegazione. Vede, stavo per portaglieli, ma poi…”

“Non c’è bisogno che mi rifili una delle sue ormai proverbiali frottole, tante grazie”. Taglia corto la McGranitt. Mi osserva dritto negli occhi, quindi distoglie lo sguardo. I lineamenti del suo viso si fanno meno duri, e torna a guardarmi: 

“Non capisco. Mi sembri così stanco, così distratto. Sei sempre stato un buon allievo. Non dei più devoti alla mia figura, certo. D’altronde, tu sei un Serpeverde e io la direttrice di Grifondoro… ma la Trasfigurazione era una materia che ti piaceva, lo so ben io che te la insegno da sei anni! Perché allora sei distratto a lezione, perché non mi consegni i compiti? Che cosa succede, Draco?”

Cerco di nascondere lo sconvolgimento dietro una faccia inespressiva e il silenzio. Quanto devo essere ridotto male, perché perfino la vecchia megera abbia talmente tanta pietà di me da chiamarmi per nome?! Lei insiste:

“Non c’è niente che vorresti dirmi?”

Mi sta guardando dritto negli occhi, e io sento che mi stanno diventando umidi. Ultimamente mi viene da piangere nei momenti più sbagliati… Terrorizzato dall’idea di farmi vedere così debole, le rispondo in malo modo: 

“Nulla che la riguardi, professoressa”. 

L’espressione intenerita della McGranitt cede rapidamente il passo al suo solito sguardo severo: 

“Molto bene, signor Malfoy. In tal caso, sono 10 punti in meno a Serpeverde, e passerà in punizione con me il prossimo sabato. Parlerò con il professor Piton del suo atteggiamento, non ne dubiti. Buona giornata”. 

Ottimo, ci mancava solo di dover perdere un’altra giornata in cazzate di scuola invece che a lavorare all’Armadio… e, peggio ancora, ora Piton avrà un’altra scusa per starmi addosso! Sento di non poter più trattenere le lacrime, che ormai scorrono sul mio viso. Devio verso il bagno dei maschi più vicino. 

 

Guardo l’orologio: ormai è ora di pranzo. Tutto il tempo che avrei potuto passare alla Stanza prima della fine delle lezioni e dell’esame di materializzazione è andato, buttato in un inutile piantino sul cesso. Non mi resta che saltare il pranzo. Di nuovo. 

 

Sono le 15. Quest’Armadio non si aggiusta. 

Sono le 16.30. L’uccello che ho usato per provare il passaggio è morto, l’Armadio non funziona. 

Sono le 18. Muoio di fame. E di stanchezza.

 

“Malfoy! Ehi, Malfoy!” Mi risveglio di colpo, qualcuno mi chiama da fuori la porta della Stanza. 

“Sono io, Malfoy. Apri, non c’è nessuno in corridoio, sono tutti a cena”.

È Pansy! 

“Pansy, che cazzo ci fai qui? Come fai a sapere della Stanza e…” la rimprovero aspramente. Lei non avrebbe dovuto poter bussare alla porta…

“Sì sì, lo so, non dovrei sapere che vieni in questa specie di mega ripostiglio magico ogni maledetto giorno. Ma si da il caso che non sia stupida. E comunque quando ho detto a Tiger di portarti del cibo si è rifiutato, quindi o lo costringevo a dirmi dov’eri e venivo io, oppure saresti morto di fame e di stenti”.

“Mmh…” 

“Non ti sono più fedeli come in passato, eh, quei Tiger e Goyle…”

“Mmh…”

“Come sei loquace, Draco! Tu e Potter potreste avere dei grandi dibattiti: ‘Potter, mmh’; ‘Malfoy, mmh mmh’…”

Sorrido, di fronte al sorriso furbo di Pansy. Quindi, prendo il panino incartato e il bicchiere di succo di zucca che mi porge: “Grazie, Pans…”.

Lei mi guarda preoccupata, ma non fa nulla per evitare che io rientri nella Stanza, chiudendomi la porta alle spalle. Non posso perdermi in chiacchiere; grazie a lei che mi ha portato la cena, forse posso lavorare un altro po’ prima del coprifuoco per andare a dormire. 

Addento il panino. Mi sembra di non mangiare da giorni (e probabilmente è così, colazioni escluse). Anche oggi non ho avuto il tempo di fare i compiti, ma vabbè, tanto nessuno mi dirà niente. A nessuno dei professori interessa, a parte che a Piton… e alla McGranitt, a quanto pare. Che quest’ultima lo faccia solo per togliere punti a Serpeverde, o era davvero preoccupata per il mio rendimento scolastico? Poco importa. Ora che Piton mi sta alle costole e che non prendo più bei voti in Trasfigurazione, persino Paciock è uno studente migliore di me. Nemmeno Pozioni, dove potrei vivere di rendita, basta a tenermi alzata la media, giacché quel Lumacorno mi odia e invece favorisce in ogni modo Potter. 

Potter in questo momento starà mangiando. Me lo immagino, che si abbuffa come al solito, attorniato dai suoi amici. Stamattina eravamo in pochi, ed io ero appena dietro di lui: ho potuto guardarlo per bene. Di altezza è cresciuto parecchio, quest’anno. È ancora più basso di me, ma di poco, e in compenso ha messo su un fisico parecchio atletico, assai più del mio. Dev’essere il Quidditch: quest’anno io ho mollato, per colpa del lavoro che devo sbrigare con l’Armadio, e lui intanto è divenuto capitano della squadra. Si allena parecchio, lo si vede volare un giorno sì e l’altro pure. I suoi capelli neri arruffati sono quelli di sempre, comunque. Lo stesso vale per gli occhi, così verdi, così facili ad accendersi ad ogni sua emozione. Rabbia, quando qualcuno prende di mira uno dei suoi amici; felicità, quando è con loro. In questo momento, probabilmente, gli occhi di Potter brillano di felicità, visto che è a cena con i suoi amici. Chissà di che cosa parlano. Se la conversazione dipende da lui, di ben poco, visto che non è proprio una persona loquace… 

Il ricordo della faccia di Pansy mentre lo imita mi torna in mente. Sorrido. Non sarebbe male, se io e Potter potessimo trascorrere una chiacchierata fatta solo di “mmh” e “mmh mmh”. Se non altro, direbbe meno cazzate del suo solito. Perché no, potremmo ad esempio fare a pezzi questo stupido Armadio, sedercici sopra e guardarci negli occhi. Prima mugugnerei io, con tono canzonatorio. Poi lo farebbe lui, con aria infastidita. Poi lo farei di nuovo io, ma stavolta in maniera più provocante, sfiorandogli il braccio. Dopo toccherebbe a lui, e si avvicinerebbe a me, lentamente. Io allora gli passerei una mano sul viso, per spostargli i capelli dagli occhi e provare a togliergli quegli orribili occhiali. Questo gli farebbe di certo emettere un gemito divertito; mentre con una mano se li risistema, con l’altra mi accarezza una guancia… e poi mi bacia, sulle labbra.

Sono seduto sul pavimento, con la schiena poggiata all’Armadio. Il panino giace affianco a me, mezzo iniziato. I miei occhi sono chiusi. Li serro con più forza: non voglio che vedano ciò che fanno le mie mani. Con una, mi calo un po’ i pantaloni. Con l’altra, afferro saldamente il mio cazzo. È duro e dritto già da qualche minuto, probabilmente fin da quando ho immaginato Potter che cenava con i suoi amici per la prima volta. Vagheggio che sia sua, la mano che comincia ad andare su e giù per il mio pene. È lui, lui che mi sta baciando, lui che mi tiene la testa con la sua presa salda, lui che mi sbatte con forza la schiena contro i resti di questa merda di Armadio…

Mi sto facendo una sega nella Stanza, sì. E allora? Nessuno può entrare qui. Fosse la prima volta che me ne faccio una, poi… D’altronde, in che altro modo potrei sfogare la mia disperazione, altrimenti? Piangendo? No, grazie. Meglio così. Meglio masturbarmi con violenza, con gli occhi serrati e immaginando Potter che mi scopa forte, piuttosto che ammettere a me stesso che non sto andando da nessuna parte. Piuttosto che ammettere che l’Armadio non si aggiusta, che la mia famiglia è sempre più in pericolo… e che, comunque, Potter non scoperebbe mai, mai, con me.

Mmh!”

Lascio andare un gemito, mentre vengo a più riprese nella mia mano. 

Dopo qualche secondo per riprendermi, uso il fazzoletto del panino portatomi da Pansy per asciugarmi. Una fine triste, per una sega triste. Ormai non riesco più a illudermi che la mia vita possa andare diversamente, neanche in questi momenti… sono in gabbia.

   
 
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