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Red
capiva di essere nel posto
sbagliato. Cioè, il posto era quello di sempre, ma non aveva
la stessa
compagnia.
Si
guardò intorno, lanciando occhiate
agli altri: non erano come lui, erano diversi.
Presto
lo avrebbero notato anche loro,
esattamente come se n’era accorto lui.
Capiva,
però, che non erano nemici:
erano solo fatti diversamente. Non c’era neanche Ross, il suo
partner. Era
proprio da solo. Solo insieme ad altri. Quanto poteva essere pericoloso
tutto
ciò?
“Non
dovrei essere qui...” borbottò.
“Un
errore dall’alto?” gli chiese un
compagno, avvicinandosi.
Red
lo guardò: era uguale a lui, ma
altri colori lo rivestivano. Annuì.
“Ma
ormai ci sono. Tanto vale
combattere” annunciò.
Anche
l’altro annuì. “Hai perfettamente
ragione” concordò il pallido compare, guardandosi
intorno. “Sono Light” si
presentò e poi indicò uno uguale a lui,
esclamando: “Ecco Honky, il mio
partner! Resta con noi”.
Red
annuì e guardò Light e il suo
partner. Si vedeva che erano una squadra, si capiva subito: erano
simili e si
muovevano insieme, come se fossero parte della stessa famiglia.
Chissà se anche
lui e Ross facevano quell’effetto agli altri.
Si
avvicinò a Honky mentre Light lo
informava della sua situazione.
“Cavolo!
Un errore. Non mi era mai
capitato. Pensavo fosse una leggenda metropolitana” lo
salutò Honky con un
gesto deciso. “È la prima volta? O ti era
già successo?” chiese, squadrandolo.
Chissà se dubitava di lui. Magari si chiedeva se valesse la
pena tenerlo
d’occhio. Lui stesso avrebbe pensato a una spia, in caso
avesse incontrato un
altro soldato nel suo battaglione.
Negò
con un gesto.
“Ho
capito. Vieni, fra poco ci
immergiamo.”
Red
seguì i suoi nuovi compagni; non
era la prima volta che si trovava sul campo, ma poteva essere diverso.
“Preparati:
fra non molto ci sommergeremo.”
Red annuì. Notò Light e Honky stringersi fra
loro, ma lui era solo.
L’abitacolo
si colmò di silenzio
d’attesa: solo il rumore dell’acqua
riempì l’atmosfera, quando iniziò a
salire.
Red
sentì il fiato spezzarsi: lo aveva
già fatto, ma non gli era mai capitato così.
L’aria
iniziò a mancargli e sentiva il
respiro morire in gola. Oddio, cos’era? Un attacco di panico?
Sapeva che poteva
succedere. Era successo ad altri e non ne erano usciti bene.
Il
caldo cominciò a fargli girare la
testa, si accasciò quando si rese conto di non avere
più forze.
Red
non capì bene cosa gli stesse
accadendo, aveva sempre lottato a testa alta! Doveva resistere!
“Dai,
amico, è quasi finita…” lo
incoraggiò Light, tenendolo saldamente. Iniziarono a
ballonzolare per il
sommergibile. Red aveva la nausea, il caldo era asfissiante.
“Ehi, tutto bene?”
Sentì chiedere.
Cercò
di resistere, ma a un certo punto
il buio lo avvolse e perse conoscenza.
Quando
si svegliò, Red vide che i suoi
amici, vicino a lui, erano macchiati di rosso: di lui. Stavano male,
erano
moribondi. E per colpa sua.
“Perché
siete...?”
Non
finì la frase che una voce
fortissima gridò: “Chi diavolo ha messo un calzino
rosso nel bucato a novanta
gradi?”