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Autore: Lita_85    26/08/2021    3 recensioni
Dario fisioterapista casanova incallito. Anita pubblicitaria ironica e intraprendente. Due persone così diverse ma così simili. Le loro vite verranno stravolte dal loro primo incontro, che li porterà loro malgrado in situazioni divertenti e passionali. Sapranno resistersi l'un l'altro? Buona lettura! ❤️ Opera registrata su Patamu, qualsiasi riproduzione anche parziale dell'opera senza cconsenso sarà perseguibile per legge.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Aprii l'occhio destro strizzando il sinistro cercando di mettere a fuoco la stanza già piena di luce. Non sapevo che ora fosse, ma Anita non era più nel letto con me. Strisciai la mano dalla mia posizione prona sul materasso in cerca del suo calore. Volevo sentirla ancora vicina a me. 

Tornai in posizione supina, aspirando ancora una volta il profumo della sua pelle sulla mia avvicinando il braccio al mio naso. Chiusi gli occhi inebriato da quel profumo di cannella che si faceva spazio tra le mie narici dolcemente. 

Quella fragranza così dolce e femminile allo stesso tempo, richiamava nella mia mente il ricordo di lei. Il ricordo della notte appena passata, il ricordo dei nostri baci e delle nostre carezze. Sorrisi accarezzando le mie labbra con le dita andando avanti e indietro.    
Era stata una notte meravigliosa, una di quelle che ricordi a vita. Deglutii a fatica la saliva che si era formata durante il mio andare a ritroso nella mia mente. Era stato tutto perfetto, tutto fottutamente perfetto. Ma adesso non sapevo cosa sarebbe successo, non sapevo cosa ne sarebbe stato di noi. Il pensiero mi stringeva un nodo in gola. Quel nodo che si ripresentava puntualmente ogni volta che la mia anima toccava la sua. 
Mi alzai di scatto, sedendomi a bordo letto stringendo tra le mani i miei capelli. Non sapevo cosa fare. L'amavo e volevo stare con lei, ma ogni volta che tutto si materializzava davanti ai miei occhi quella fottuta paura faceva il suo ingresso congelandomi. Non avevo la forza di muovere un dito, non avevo la forza di respirare, non avevo la forza per lanciarmi finalmente senza remore tra le sue braccia. 

Il rumore della macchinetta del caffè fermò Il flusso di quei pensieri deliranti facendomi capire che lei era ancora tra le mura di casa mia. Infilai immediatamente le mutande, i pantaloni e gli occhiali che giacevano ancora a terra, e mi fiondai verso la porta. Non prima di farmi prendere dal panico davanti ad essa. Cosa le avrei detto? Cosa avrebbe detto lei? Non lo sapevo. L'unica cosa certa, era che volevo cadere nuovamente dentro i suoi occhi, volevo annegare in quel oceano blu-verde. Con una forza che non sapevo di avere afferrai la maniglia della porta socchiusa e uscendo mi accorsi che lei era proprio davanti alla grande parete attrezzata a vista che padroneggiava al centro del mio salotto. In essa c'era tutta la mia vita. Riconoscimenti, libri, miniature di Harry Potter, e foto ovunque. Mi avvicinai a lei a piccoli passi quasi timoroso.

« Buongiorno... », dissi piano per non spaventarla.

« Buongiorno... » replicò girando il capo verso di me quel tanto che bastava per farmi tremare sul posto. Aveva raccolto i capelli in uno chignon di fortuna infilandoci dentro una delle mie penne stilografiche, e infilato il suo camicione ma senza chiuderlo. Era davvero bellissima.

« Scusami, mi sono permessa di prepararmi un caffè... Altrimenti io la mattina non riesco a svegliarmi... », continuò tornando a guardare verso la il mobile dai colori scuri, come il resto della casa.

« Puoi fare quello che vuoi... », risposi quasi inceppando quella parlantina che di solito mi contraddistingueva.

« Così, sei un fan di Harry Potter? », chiese quasi stupita mentre mi avvicinavo, per poi fermarmi ad un passo da lei guardando anche io verso le mensole.

« Mi hai scoperto! », affermai ridendo per poi continuare « Sono un nerd anche io, che ci posso fare! È uno dei miei limiti! »

« Non è un limite!  Anch'io adoro Harry Potter, ho seguito tutta la saga grazie a mio nipote! »

« Bene, me ne ricorderò signorina Velletri... » risposi sorridendo incrociando le braccia al petto. 

« Ho visto una miriade di foto, ti piace la fotografia? », domandò inchiodandomi con il suo sguardo curioso accennando un mezzo sorriso.

« In realtà adoro la fotografia! È uno dei miei hobby preferiti. Diciamo che è stato un'altro degli escamotage dei miei genitori per farmi fare qualcosa... Però, questa loro idea mi piacque fin da subito, anche perché avevo già un debole per questa "arte". Per me le foto fermano gli attimi felici e non, trasformandoli in immagini. Amo i ricordi, e tutto quello che ci gira attorno... », la mia sincerità per nulla preventivata mi fece abbassare lo sguardo, con lei veniva fuori tutto facilmente. Ero stregato da lei.

« Complimenti Dottor Mancini, mi hai spiazzata nuovamente... Sei una scoperta continua... », disse quasi arrossendo poggiando le labbra sulla tazza blu prendendone un sorso come a voler imitare la mia improvvisai timidezza.

« Cosa pensavi? Che ero solo un donnaiolo senza la benché minima cultura? », risposi sorridendo divertito aggrottando la fronte. 

« No, questo non l'ho mai pensato... »
Affermò guardandomi drittta negli occhi provocandomi nuovamente un brivido. Rimasi come uno stupido a guardarla senza aggiungere altro. Anche lei mi spiazzava sempre. 

« Cosa gli era successo ai tuoi genitori in questa foto? Sembrano contrariati! »

«  Mi stavo laureando in fisioterapia... »

« Cosa?... » esclamò voltandosi nuovamente verso di me con occhi increduli e sgranati.

« Già, per Giulia e Carlo la laurea in fisioterapia non era abbastanza... Volevano che seguissi le loro orme... Che diventassi un medico di pronto soccorso... Salvare vite tutti i giorni non è certo come curare una sciatalgia... »

« Ma la fisioterapia ha ridato la vita a molte persone! Non possono vederla così! »

« Sono laureato da dieci anni, e non credo abbiano cambiato idea... Anche se adesso mio padre sembra più aperto a questo mondo da quando si è rotto il polso durante uno dei suoi salvataggi eroici al pronto soccorso... », sorrisi amaramente cercando di non far trasparire tutto il mio rammarico per il loro comportamento da sempre errato nei miei confronti.

« L'hai trattato tu?! »

« Ti dirò, all'inizio non voleva essere toccato! Non aveva bisogno di quella roba, sue testuali parole, ma poi si è ricreduto! Diciamo che in quel periodo ci siamo avvicinati molto... adesso con lui va molto meglio... »

« Ha gli occhi belli e sinceri come i tuoi, non poteva essere diversamente... », disse sorridendomi tornando al suo caffè. Ero stato colpito un'altra volta, e ancora una volta mi aveva spiazzato. « Lei è tua nonna? », continuò interrompendo quel silenzio che era calato tra di noi indicando la suddetta foto.

« Si, mia nonna Amalia... la mia ancora di salvezza... Colei che mi ha salvato da questa spirale di egoismo... », affermai con un velo di tristezza.

« Era davvero molto bella... e noto con piacere, che anche lei aveva i tuoi stupendi occhi azzurri! », rispose sorridendo cercando di smorzare quella malinconia che stava per sopraffarmi ancora una volta.

« Si, è un marchio di fabbrica dei Mancini! », replicai ridendo provocando in lei la medesima reazione. Lei riusciva sempre a cambiare il mio stato d'animo. Ci riusciva sempre, primato che si era aggiudicata un tempo solo mia nonna.

Ad un tratto il tempo sembrò fermarsi. I nostri occhi sembravano dire qualcosa che la nostra coscienza non recepiva, o non voleva farlo. Ma potevo sentirlo, lo percepivo chiaramente, volevo baciarla. Volevo sentirla tra le mie braccia, e sentire il suo profumo ancora una volta.

« Credo che sia meglio che io vada via... Altrimenti Andrew chi lo sente! », disse imbarazzata poggiando la tazza sul piccolo tavolo chiudendosi la camicia. Si comportava come se avesse ascoltato tutti i miei pensieri.

Annuì senza dire una parola mettendomi le mani in tasca. Dentro il mio cuore avrei voluto fermarla, dirle tutto, dirle che lei era la cosa più bella che mi fosse capitata, che aveva cambiato quel cuore arido, e che l'amavo, l'amavo più di quanto io stesso riuscissi a capire. Lei si avvicinò velocemente alla porta d'entrata prendendo la maniglia per poi fermarsi un'attimo.

« Non mi pento di nulla... E lo rifarei mille volte... », asserì senza voltarsi accarezzando la porta aperta.

« Anch'io lo rifarei mille volte... », risposi con il cuore in gola e senza pensarci. Senza pensare al domani, a cosa poteva accadere, e a quella dannata paura che mi attanagliava.

« Allora fallo... », sibilò con voce tremante prima di sparire dietro la porta.  

Rimasi a bocca aperta come un idiota. Cercai di deglutire quella saliva inesistente fissando la porta chiusa. Lei voleva andare avanti. Qualsiasi cosa ci fosse tra di noi, lei voleva andare avanti. Cominciai a gironzolare nervosamente per tutta casa cercando di non dare di matto. Non ero sicuro di aver capito bene, o forse, non volevo capirlo. A lei non poteva andare bene questa situazione, e io non potevo chiederle tanto. Era sbagliato, tremendamente sbagliato. E benché quell'affermazione fosse il lascia passare per bypassare il problema " paura d'amare" non mi sentivo affatto bene. Era sbagliato, era tutto fottutamente sbagliato ed io lo sapevo bene.


                                ***

Il mio cuore sembrò balzarmi fuori dal petto. Galoppava come un puledro impazzito dopo essere scappato oltre la staccionata. Non lo avevo mai sentito così. Era letteralmente fuori controllo. Mi appoggiai alla porta chiusa stringendo il colletto respirando velocemente, come a voler recuperare le energie e l'ossigeno perduto.
Non credevo a me stessa, non credevo a cosa avevo appena detto. Gli avevo appena dato il via libera per continuare a fare l'idiota. Era l'unica cosa che mi era passata per la testa pur di non perderlo. Pur di tenerlo stretto tra le mie braccia anche solo per un secondo, pur di sentire il suo profumo sulla mia pelle, pur di sentirmi sua e di nessun'altro. Non ero più disposta a fare i conti con me stessa. Ero stanca di reprimere quel sentimento, tanto sbagliato, quanto giusto. Ero consapevole che tutto questo non avrebbe portato da nessuna parte. Sapevo bene, che era una strada senza uscita, e che se mai fossi riuscita a scappare da quella trappola autoinflitta, sarebbe stato difficile fare guarire quelle profonde ferite. Questo sentimento andava bene oltre il rapporto con Edoardo. Con quest'ultimo, non avevo sperimentato nulla del genere, anche avendo passato con lui meravigliosi momenti, sentivo che con Dario era diverso. Era tutto dannatamente diverso. Il modo in cui mi sorride, il modo in cui mi guarda prima di baciarmi, il modo in cui mi fa sua, e il modo in cui fa scivolare le sue lungo il mio corpo conoscendone l'anatomia perfetta. E tutto questo aveva stravolto la mia esistenza.  Sentivo che mi stavo sgretolando, sentivo che stavo proprio cadendo a pezzi, e questa volta non lo avrei permesso. Avrei cercato di fare del mio meglio, o del mio peggio, dipende dai punti di vista. Ma non sarei stata più spettatrice. 

Sistemai la borsa che avevo sulla spalla e chiudendo il cappotto mi avviai verso l'uscita, cosciente più che mai, che se mi faceva stare così bene non poteva essere un male. L'amore per lui non era un male, non era sbagliato. Perché qualunque cosa veniva da lui, era gioia per il mio cuore e la mia anima. No, non era sbagliato. E non lo era mai stato.


Note: Capitolo Ventotto. Buonasera care/i lettori! Ed eccoci in questo nuovo capitolo. Le cose si fanno sempre più ingarbugliate per i nostri piccioni che sembra abbiano preso strade diverse. Dario, anche se ha " il permesso da parte di Anita" non ci sta, e pensa che sia sbagliato. Anita pensa che non sia sbagliato e vuole provare la strada del cuore e basta. Ma come finirà? Riusciranno davvero a seguire i loro propositi? Io la vedo moooooolto dura! 😅🤣 Grazie a tutti quelli che mi seguono ❤️ e alla prossima ❤️
   
 
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