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Autore: arcadialife    26/08/2021    3 recensioni
Dal testo:
"Ha bisogno di me.
Lei è stata l’unico nemico dalla quale mi sarei fatto cavare il cuore dal petto.
Anzi, per la sua salvezza, glielo avrei offerto io stesso a palmi aperti come ho fatto ogni giorno della nostra relazione.
In fin dei conti, è praticamente quello che è successo vista la ferita che mi squarcia il torace nonostante il suo profumo che ancora aleggia sulla mia pelle."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Ribolliva.

Poteva chiaramente percepire lo scorrere viscoso e frenetico del suo stesso sangue nelle vene che surriscaldava tutto il suo sistema. Non era per il divampo cui era appena sfuggito e lo sapeva chiaramente.

Soffiava ira dal naso e il respiro quasi gli bruciava le narici.

Era consapevole del lieve dolore alla mandibola che egli stesso si stava procurando nel serrarla all’inverosimile, eppure i neuroni non erano in grado di impartire il comando necessario a rilassarla.

Ansia, preoccupazione e paura coesistevano senza freno. Sì, anche paura!

Sentiva di aver smesso di funzionare. Qualcosa in lui aveva smesso di funzionare.




Zoro non riusciva a controllarsi e solo lui sapeva quanto quella questione fosse un fatto estremamente personale, lui e Nami.

Era perfettamente consapevole che non esistevano colpe dirette per il loro recente scontro e che la compagna non era in grado di controllare i propri comportamenti, eppure si sentiva ferito come se quella situazione fosse il frutto dell'escalation delle difficoltà di cui era vittima la loro relazione.

Franky e Brook erano rimasti all’ostello per aiutare nelle operazioni di soffocamento dell’incendio per poi tentare di recuperare qualcuno degli effetti della ciurma, mentre Chopper si era rintanato sulla Sunny per analizzare le condizioni del cecchino: aveva già ripreso conoscenza e sembrava fuori pericolo di vita, ma il dottore aveva insistito caparbio per accertarsene.

Usopp aveva semplicemente raccontato che la cartografa si era improvvisamente svegliata per poi aggredirlo immediatamente, senza nemmeno chiedersi chi avesse di fronte e lui non aveva avuto il tempo di reagire. Si era ritrovato in forte imbarazzo per essere stato crudelmente abbattuto e aveva tentato di proteggere il proprio orgoglio giustificando l’accaduto con l’essere stato preso alla sprovvista, ma Zoro sapeva perfettamente che non sarebbe mai stato in grado di affrontarla anche se, per sua caratteristica discrezione, aveva preferito non infierire ulteriormente. Indifferentemente dai fattori emozionali, perfino lui si era dovuto impegnare per tenerle testa.

Chissà cosa diavolo le era successo...

I rimanenti dell’equipaggio avevano formato gruppo ed ora erano per le vie della città cercando in ogni angolo buio. L’incidente dell’ostello aveva attirato l’attenzione delle autorità e dovevano far attenzione considerando che giusto il giorno prima avevano attirato l’attenzione su di loro; fosse stato per i tre uomini in realtà, non si sarebbero minimamente posti il problema, ma Robin li aveva fatti ragionare per non peggiorare ulteriormente la condizione della ciurma.

_ Questa situazione ha del surreale! _ gracchiò Sanji dalle retrovie. Luffy era in testa ed apriva la strada affiancato dal verde, seguiti subito dopo dall’archeologa.

Non erano certi della direzione che stavano prendendo e indiscutibilmente il naso della loro renna di bordo sarebbe stato utile nella ricerca, ma l’unica soluzione alla quale riuscirono a pensare fu la casualità dell’istinto. Non si tirarono indietro: Nami aveva bisogno del loro aiuto indifferentemente dallo sviluppo degli ultimi eventi.

Il capitano correva a perdifiato imboccando i vicoli di periferia a testa bassa mentre Sanji e Robin si premuravano di guidarlo quel tanto che bastava per evitare le vie principali. La strategia di gruppo si limitava a cercare la famigliare capigliatura rossa della nakama tra le poche persone che incontravano; la zona dell’ostello brulicava di cittadini delle prime vicinanze, ma il resto della città sembrava ancora dormiente se pur, in lontananza, si potesse già intravedere l’orizzonte albeggiante.

_ Una volta trovata, quale sarà il piano? Come dobbiamo comportarci? _ domandò l’archeologa.

_ La troveremo! _ rimbeccò d’istinto lo spadaccino e la donna puntò i suoi occhi cerulei sulla figura del compagno con una strana apprensione nel petto. Qualcosa le sfuggiva e aveva un terribile presentimento.

Il cuoco sembrò accelerare il passo : _ Non saprei proprio! Non sappiamo nemmeno cosa sia successo. Quello che ha raccontato testa d’alga ha dell’inverosimile! _

Un grugnito si frappose al suono dei loro passi concitati sul terreno : _ Credi che me lo sia inventato, Sopracciglio? _

_Non credo che intenda questo, semplicemente è difficile da credere! Sembra quasi che abbia avuto un collasso psicologico o magari un vuoto di memoria, ma non possiamo averne la certezza _ Spiegò Robin con un inizio di fiato pesante.

_ Non importa quello che è successo! _ esclamò Rufy concitato.

I compagni tacquero brevemente e si arrestarono quel tanto che bastasse a scrutarsi intorno prima di attraversare una strada più ampia e scoperta per poi infilarsi nuovamente nelle ramificazioni laterali.

_ Possibile che nessuno si sia accorto di nulla? _ esordì il cuoco con un tono velatamente preoccupato.

_ In effetti… _ alle incerte parole della storica, l’intero gruppo smise di muoversi e rivolsero l’attenzione su di lei _ Poco prima che si sentisse male ha avuto un comportamento piuttosto strano. Alla luce di quanto è successo lo potrei definire ostile…_ Robin si prese il mento fra indice e pollice e si chiuse brevemente in sé pensosa.

_ E non hai pensato di dircelo? _ domandò Zoro fallendo miseramente nel tentare di modulare la voce. Doveva sforzarsi per non tradirsi, ma ribolliva dentro e la cosa non sfuggì al cuoco di bordo che celere lo fulminò con un’occhiataccia.

_ Non ci era sembrato rilevante! Voglio dire, il malore accusato da Nami è diventato subito una priorità pertanto non ci siamo curati delle circostanze_ si spiegò subito la donna rimanendo austera e tranquilla come consuetudine.

Sanji perse tempo nel chiedere i dovuti chiarimenti alla compagna mentre Zoro, non ritenendo quella conversazione di maggior aiuto, optò per rivolgere la propria attenzione al loro Capitano e subito colse i nervi tesi che gli increspavano i lembi della pelle.

_ Rufy! _ il moro lo guardò come stralunato _ Devo chiederti una cosa … _ esordì lo spadaccino con voce mesta.




Nami sapeva come non farsi trovare. Nella sua adolescenza, si era ritrovata a diventare una ladra per sopravvivere e non aveva mai perso l’abilità di rimanere nell’ombra.

I Mugiwara però, avevano la nomea di una ciurma testarda all’inverosimile e, anche questa volta, avevano raggiunto il loro obiettivo.

La cartografa aveva lucidamente deciso di indossare una cappa con cappuccio e si muoveva tra la folla in direzione del porto, quando Sanji era riuscito ad identificarla e il gruppo si era confrontato sul come agire.

La decisione, però, era già stata presa.

Zoro cercò con l’occhio i compagni appostati agli angoli della piazza dove Nami era infine giunta e ora sembrava osservare con sinistro interesse le imbarcazioni in sosta ad uno dei moli. Il giovane incrociò lo sguardo con ognuno dei nakama e si soffermò un secondo in più sul capitano in un moto di gratitudine e intesa.

Non sapeva se Rufy fosse a conoscenza di loro, ma aveva acconsentito alla sua richiesta dopo un breve momento di esitazione. Gli era riconoscente per la fiducia che aveva sempre nutrito in lui e sentiva la lealtà nei suo confronti come una parte viscerale e intrinseca delle membra che non sarebbe mai venuta meno.

Era certo che nemmeno la morte avrebbe potuto porre fine al loro legame nato quel giorno, dove Rufy lo aveva salvato e lui aveva ricominciato a credere in qualcosa. Zoro si concesse un breve sorriso al ricordo del loro primo incontro prima di riportare l’attenzione alla sua compagna.

Doveva essere lui, doveva farlo da solo.

Era successo qualcosa alla loro navigatrice che l’aveva resa chiaramente pericolosa e lui non voleva che nessun componente della ciurma si ritrovasse obbligato a doverla ferire, volontariamente o meno. Quello, era uno strazio che sapeva di poter affrontare lui soltanto.

Appoggiò il palmo sull’elsa della Wado alla ricerca della sua forza, di quella sicurezza che le sue fedeli alleate non avevano mai tradito e chiese loro aiuto silenziosamente.

Chiuse l’occhio e inspirò gonfiando il petto, serrò le dita sulla katana, espirò profondamente e liberò la presa per poi riaprire l’occhio puntandolo su Nami.


Zoro avanzò nella piazza.


Glaciale, le fu dietro in pochi secondi e la chiamò in un sussurro.

La giovane si irrigidì di colpo e si voltò per fronteggiare la minaccia e, quando lo spadaccino poté vedere il suo volto, sentì ogni risolutezza vacillare.

Sorpresa e poi odio presero forma sui lineamenti di Nami e, in un secondo la vide pronta a fuggire. L’istinto disse a Zoro di muoversi, di agire.

Le afferrò il polso, lo stesso polso che aveva già cinto una volta in quell’isola maledetta, ma a differenza dell’ultima volta, la mano della ragazza corse aggressiva sopra la sua e piantò le unghie come una fiera in gabbia, il peso del corpo quanto più lontano possibile da lui.

In tutta onestà, l’uomo non sapeva esattamente cosa avrebbe fatto una volta che se la sarebbe trovata dinanzi, ma in quel preciso instante, tutto divenne chiaro. Per troppo tempo erano fuggiti l’uno dall’altra ritrovandosi solamente nel reciproco piacere e calore. Sapeva che ciò era anche una sua responsabilità e, per la prima volta in tutta la sua esistenza, non voleva combattere.

_ Nami… _ ripeté il suo nome con un tono quasi di preghiera. Forse cerava di appigliarsi a qualunque cosa in lei fosse rimasto della donna che conosceva. _ Non voglio farti del male, voglio soltanto che mi ascolti._

Non sapeva di preciso con chi stesse parlando, ma sembrò arrivare in qualche modo perché la vide rilassare leggermente i muscoli e frenare l’istinto di fuga che l’aveva assalita.

Zoro saettò l’occhio dove sapeva essere custodito il bastone climatico della navigatrice e un bisogno di mantenere la guardia alzata gli si insinuò nelle meningi, ma più la guardava negli occhi più si sentiva esposto, nudo come lo era stato dinanzi a lei quando più si sono sentiti un’unica anima.

_ Mi riconosci? _ Incalzò il giovane inclinando il capo. La vide farsi nuovamente tesa, come se un ricordo le fosse giunto a spaventarla e ferirla. _ No, aspetta!_ lo spadaccino serrò la presa sul polso della compagna e subito riconobbe non essere stata la scelta migliore.

Nami puntò i piedi e fece leva nel senso opposto per liberarsi, ma Zoro si limitò a schiudere leggermente le dita per non causarle dolore. Lei non smise di agitarsi e la vide arricciare le labbra in un ringhio muto.

Così non sarebbe andato da nessuna parte.

La decisione arrivò in un lampo e il cervello dell’uomo non si prese nemmeno il tempo di soppesare l’idea: quella davanti a lui era Nami, la sua Nami! Poggiò un ginocchio al suolo e le calò di fronte guardandola dritto in volto per osservare l’effetto del suo gesto: riuscì nell’intento e la cartografa lo osservò con mesta curiosità.

Da quell’angolazione, Zoro riuscì ad intravedere sotto al cappuccio, quell’ammasso violaceo che le guastava la carne del collo appena sotto l’orecchio e l’apprensione crebbe ancor più.

_ Nami, te l’ho detto… _ cauto, le liberò il braccio _ … non ho nessuna intenzione di farti del male. _

Lo stava ascoltando, schiva ma pur sempre ferma sul posto.

Forse c’era una speranza!

Lo spadaccino appoggiò anche l’altra gamba al terreno ignorando la fitta di dolore della bruciatura alla coscia e, grazie all’haki, poté percepire la tensione dei suoi nakama rimasti nell’ombra aumentare a ritmo con il suo cuore.

Portò lentamente le mani alle katane e le liberò dalla cinta in vita poggiandone due al suolo. Non interruppe lo sguardo con lei per un solo secondo e sperava nel profondo che quell’atto avrebbe potuto rinsavire una qualche parte della sua coscienza.

Era un loro rituale, tutto loro: come pirati, erano perennemente pronti a combattere, ma nei loro incontri, si sono sempre simbolicamente spogliati delle rispettive armi prima che dei vestiti.

Zoro impugnò la Shusui e la sfilò dal fodero sotto l’attento controllo di Nami. Si sentiva come dinanzi ad un temibile felino cui chiedeva implicitamente fiducia e tese il braccio offrendo l’elsa a lei in segno di resa.

Era suo, lo era da sempre!

_ Nami, guardami! _ la richiesta giunse morbida nell’aria e la cartografa incatenò nuovamente le pupille con quelle onice del giovane _ Sono io. Sono Zoro… _

La ragazza allungò tremante la mano verso quella armata di lui e una brezza decisa giunse improvvisa a far tintinnare i pendagli dello spadaccino.

Accadde in un istante: Rufy gridò lontano, i lineamenti della cartografa si indurirono nuovamente e il cuore di Zoro incespicò il suo ritmo.

Nami afferrò con entrambi i palmi l’estremità dorata di Shusui e fece forza con l’intero corpo contro il suo vessatore.

La lama della spada trafisse pelle, carne e ossa. La punta fece breccia tra le scapole dello spadaccino e scintillò insanguinata nel mezzo della schiena.

Le orecchie non sentirono più, l’occhio tremò e i muscoli smisero di sorreggere il suo corpo.

Zoro traballò qualche istante, poi stramazzò a terra nel suo stesso sangue.

  
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