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Autore: Ortensia_    27/08/2021    0 recensioni
[ IN SOSPESO ]
[ future fic ] [ OC ]
Akishiro Shizuka non ha mai conosciuto i suoi genitori. Aveva solo quattro mesi quando sua madre è stata assassinata e suo padre è sparito nel nulla.
Entrare alla U.A. le sembra l'unico modo per mettersi sulle tracce del padre e scoprire che cosa sia successo quel terribile giorno di quindici anni prima. Ma il desiderio di vendetta non è in completa antitesi con i princìpi dell'eroe?
Genere: Azione, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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1.

Diventare grandi





Periferia di Musutafu, Giappone
05 aprile 2330



Non sa esattamente da quanto lo stia facendo, ma sta sorridendo. Seppur ancora avvolta nel tepore delle lenzuola e con le palpebre appesantite dal sonno, Shizuka sorride e le bastano le prime avvisaglie di lucidità mentale per capire il perché: è ancora buio e fa freddo, ma il cinguettio degli uccelli più mattinieri che occasionalmente stronca il silenzio è un graditissimo segno che fuori c’è bel tempo.
Da quando le è stata comunicata la data dell’esame non ha fatto altro che preoccuparsi della pioggia e non aspettava altro che questo giorno solo per potersi crogiolare nel sollievo di un cielo senza nuvole.
«L’esame…» mormora con la bocca impastata mentre si porta le mani al viso, per poi rantolarvi contro: oggi le sue scelte determineranno il suo futuro.
È il giorno che ha aspettato per anni e che, allo stesso tempo, avrebbe preferito non arrivasse mai.
Il letto sembra più comodo del solito questa mattina e Shizuka contempla l’idea di tornare a dormire, ma una lieve fitta al lato destro del volto la distoglie completamente dal torpore del sonno. Finalmente apre gli occhi e solleva appena il viso, tastando a più riprese la guancia dolorante che ora, libera dalla forte pressione esercitata su di essa per tutta la notte, comincia a pulsare fastidiosamente.
Shizuka si mette a sedere mentre tasta ancora la guancia morbida con le dita di una mano, scoprendo un solco sulla pelle.
La luce appena accesa dell’abat-jour svela l’arcano: anche questa volta si è addormentata sull’album di fotografie di sua madre.
Ora che ne osserva la copertina di cuoio giallo chiaro, con gli angoli logorati dal tempo, la sua guancia non fa più male. Ha sfogliato questo album per interi pomeriggi quando era bambina e la sola vicinanza la conforta, ma a volte la malinconia è più forte. Malinconia di qualcosa che, in realtà, non ha mai conosciuto.
Avrebbe potuto fare parte del mondo degli eroi professionisti fin dalla nascita e secondo i racconti della nonna è anche capitato che sua madre l’abbia portata con sé per mostrarla ad alcuni colleghi, ma tutto è finito prima ancora che potesse raggiungere l’età necessaria a ricordare qualcosa. Ora quel mondo non è altro che una realtà lontanissima, così diversa dalla sua umile vita da sembrarle la peculiare e irraggiungibile sfaccettatura di una dimensione parallela.
Shizuka afferra l’album di foto e lo stringe al petto, poi, non appena si sente più rilassata, lo ripone sul comodino. Spegne la sveglia con venti minuti di anticipo, distende le braccia e inarca la schiena per sgranchirsi le ossa e poi, finalmente, mette un piede fuori dalle coperte.


I primi passi fuori dal letto sono stati piuttosto traumatici a causa del pavimento congelato, ma di fronte allo specchio a muro Shizuka sembra avere già dimenticato il freddo che per un po’ le si è attorcigliato attorno alle gambe nude.
Indossa una maglietta termica a maniche lunghe, pantaloncini aderenti sotto una gonna sportiva e scaldamuscoli scuri. Non aggiunge alcun accessorio perché non ne possiede e se anche li avesse non riuscirebbe proprio a vederli come qualcosa di importante e immancabile in vista della giornata che la attende, solo raccoglie una parte dei suoi capelli castano ramato in due piccoli odango laterali più per abitudine che per un fatto estetico.
È pronta, ma resta ancora per un po’ davanti allo specchio, la schiena dritta e le spalle alte: ora più che mai sente il peso di quello che la attende e la paura di non farcela grava sul suo petto come un macigno.
Spalanca le labbra e aspira tutta l’aria che può, poi compie un paio di piegamenti laterali del busto e accenna una corsa sul posto: nonostante i duri allenamenti non avverte alcun indolenzimento o dolore muscolare, anzi ha addirittura la sensazione che il suo corpo sia più snodato del solito – che sia l’adrenalina?
Shizuka passa entrambe le mani sulla gonna, per sistemarla al meglio: un gesto abituale che ha sempre compiuto prima di andare a scuola ma che questa volta si rivela inutile. Dopotutto non indossa alcuna divisa plissettata, ma piuttosto i capi di abbigliamento più comodi che è riuscita a reperire, così da poter affrontare al meglio la prova pratica di ammissione del liceo Yūei.
«Va bene,» si dice, tentando di farsi coraggio «è ora di andare.»


Giunta in fondo allo stretto corridoio, Shizuka si ferma sulla soglia del salotto per osservare sua nonna che come sempre se ne sta inginocchiata sul tatami, davanti all’altarino commemorativo su cui sono incorniciate le foto di suo nonno e di sua madre.
L’odore acre di incenso le pizzica le narici, ma è immediatamente mitigato dal dolce profumo di zuppa di miso che sua nonna ha sistemato in due scodelle sul ripiano inferiore dell’altare. Offre sempre del cibo a sua madre e a suo nonno nelle occasioni speciali.
Confortata da questa affettuosa abitudine, Shizuka accenna un sorriso e si inginocchia accanto a sua nonna, che subito solleva gli angoli della bocca rugosa e le prende le mani, stringendole affettuosamente.
Entrambe congiungono le mani davanti al viso e chiudono gli occhi, esprimendo una breve e silenziosa preghiera per commemorare i loro cari.


«Hai paura?» le chiede sua nonna con la voce arrochita dalla vecchiaia non appena smettono di pregare.
Shizuka la guarda negli occhi dorati e brillanti e le vuole così bene da sentirsi improvvisamente forte, quindi sorride e nega con un rapido cenno del capo.
«Brava bambina,» sua nonna le accarezza affettuosamente la testa «su, adesso va’ a fare colazione.»
«Grazie» concentrata sulla carezza di sua nonna, Shizuka si ritrova a sussurrare. La scelta peggiore considerando l’avanzata sordità dell’anziana, ma a giudicare dal sorriso che compare sul suo volto rugoso sembrerebbe averla capita senza difficoltà.
«Con permesso, allora» dice poi con voce più alta mentre si rimette in piedi.
Sua nonna continua a sorriderle e la segue con lo sguardo. Avverte una leggera stretta al cuore e i suoi occhi si riempiono di lacrime di commozione mentre un’amorevole apprensione e l’orgoglio si fanno strada dentro il suo cuore, facendola sentire viva e felice come non succedeva da tanto.
Chiude gli occhi solo per un istante e inspira profondamente, alla ricerca del proprio equilibrio emozionale, poi si volta di nuovo verso suo marito e sua figlia, scoprendosi tuttavia in preda alle lacrime quando guarda la foto di quest’ultima.
«Hai visto, Tomomi?» chiede al vuoto con la voce rotta dalla disperazione per una perdita che non è mai riuscita ad accettare.
«Shizuka sta diventando grande.»


Shizuka non crede ai suoi occhi quando entra in cucina.
Non è possibile che ci sia tutta questa roba da mangiare sul loro tavolo! Forse – pensa con una certa angoscia – sta ancora dormendo e questo è un sogno.
Il suo stomaco brontola non appena si siede e una mistura di profumi si insinua nelle sue narici: non ci sono soltanto la solita scodella di riso bianco, quella più piccola con all’interno la zuppa di miso e la tazza di tè verde, ma anche del tofu speziato alla piastra, del pesce ai ferri e perfino una tamagoyaki con verdure.
Sua nonna deve aver risparmiato tanto per permetterle di fare una colazione nutriente prima dell’esame e Shizuka andrebbe anche subito ad abbracciarla, ma ha davvero fame ed è tutto troppo invitante perché possa anche solo pensare di tardare ulteriormente il momento dell’assaggio. Con le labbra increspate in un tremante sorriso di commozione congiunge le mani davanti al viso e china appena il capo, in segno di riconoscenza.
«Accetto con gioia questo cibo! Grazie nonna, ti voglio bene!» esordisce a voce alta, con energia, e finalmente inizia a mangiare.
Come immaginava è tutto buonissimo e le dispiace molto di dover fare attenzione alle quantità – la zuppa e il tè, ad esempio, potrebbero mettere in difficoltà la sua vescica e troppo pesce scombussolerebbe il suo stomaco: due problemi decisamente poco graditi e per niente vantaggiosi se si è sul punto di sostenere un esame importante.
Normalmente non si permetterebbe mai di essere così selettiva con il cibo, anche perché non avendo molti soldi lei e la nonna mangiano solo riso bianco e zuppe per gran parte dell’anno. Spera davvero che la nonna capisca e che non se la prenda a male quando vedrà gli avanzi.
Dopo le prime bocconate fameliche, Shizuka riesce a trattenersi e mangia con molta più calma, sbocconcellando di tanto in tanto il pesce e sorseggiando la zuppa un paio di volte.


«Nonna!» con le mani raccolte a conca ai lati della bocca, Shizuka urla a pieni polmoni.
L’anziana, ancora seduta davanti all’altarino commemorativo, si volta lentamente, incuriosita da quella che alle sue orecchie è parsa più come un’eco lontana. Con gli occhi socchiusi e le sopracciglia leggermente inarcate distende le labbra in un sorriso senza dire nulla.
«Io vado!» annuncia Shizuka.
La nonna amplia il sorriso e acconsente con un piccolo cenno del capo.
«Grazie per la colazione! Era tutto buonissimo!»
L’anziana annuisce di nuovo, felice che la nipote abbia apprezzato la colazione che ha preparato per lei con tanta cura.
«Buona fortuna per il tuo esame» la sua voce è bassa e la sua gola è stanca a causa della tosse, ma ci tiene a farle questo augurio affettuoso e lo accompagna perfino con il pollice destro sollevato verso l’alto.
Shizuka mostra i denti in un sorriso, sollevando anche lei il pollice. Non c’è bisogno di dire altro.
Shizuka si lascia la stanza alle spalle, percorrendo di corsa il corridoio.
Giunta all’ingresso infila i piedi nelle sneaker più comode che possiede e indossa la giacca a vento blu, poi si volta verso il corridoio che si è lasciata alle spalle come se si stesse preparando a vedere questa casa per l’ultima volta.
Prende un grande respiro e apre la porta.


Shizuka attraversa il piccolo cortile con passo rapido, gli occhi socchiusi per il freddo pungente che la coglie alla sprovvista e la testa incassata fra le spalle, nel tentativo di riparare almeno parte del viso dietro al bavero della giacca.
Non appena si richiude alle spalle il cancelletto da giardino, ritrovandosi in strada, inizia a correre, mantenendo tuttavia un’andatura calma – un piccolo riscaldamento per abituare i muscoli allo sforzo senza affaticarli prima dell’esame vero e proprio.
Sono circa sei chilometri per arrivare alla Yūei, ma non è un problema per lei. In questi ultimi mesi si è allenata percorrendo distanze ben più lunghe e con maggiore velocità.
Lungo le strette stradine di periferia si possono già vedere alcune automobili sfrecciare sotto le luci artificiali dei lampioni e i panifici e i konbini in via di apertura, ma il parco cittadino a cui Shizuka arriva dopo una decina di minuti è ancora chiuso.
Decide di fermarsi davanti al cancello sprangato così da riprendere fiato, ma è impaziente di arrivare alla Yūei e perciò ricomincia la sua corsa appena dopo aver stiracchiato braccia e gambe.
Avanza rapida e a testa alta, gli occhi persi a contemplare i primi, flebili raggi di sole che presto scacceranno via l’oscurità della notte.




Angolo autrice:
Ok, è rarissimo per me aggiornare a questa velocità, quindi lo ammetto: questo capitolo era a prendere polvere da una vita intera e oggi l'ho rispolverato per bene. Non vedevo l'ora di farvi conoscere effettivamente Shizuka!
Non ho molto da dire su questo primo capitolo, ma ringrazio di cuore chi già dalla premessa ha messo il seguito a questa storia. Apprezzo molto la vostra fiducia!
Per il prossimo capitolo ci vorrà un po' di più perché sarà bello corposo!
Alla prossima!

   
 
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