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Autore: ValeDowney    28/08/2021    1 recensioni
"Una strana sensazione mi pervase per tutto il corpo. La morte dovrebbe essermi vicina eppure è come se qualcosa, o qualcuno, mi trattenesse. Perchè non mi lasciate andare? Ormai non ho più nulla per la quale combattere"
Una storia di redenzione. La vita di un uomo che, nel mondo magico, ha dovuto portare una maschera per nascondere il suo vero intento. Una "morte" che gli ha donato una seconda possibilità, in una donna che nasconde un misterioso passato
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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REDEMPTION


 
Capitolo XIX: Un marchio è per sempre



 

Little Hangleton 1980

 

Lord Voldermort si volse verso i due arrivati: “Severus, finalmente sei arrivato e vedo che hai portato un’amica. Prego, mia cara, non indugiare. Avvicinati.”
Althea guardò Severus, dalla cui espressione non riuscì a dedurre il suo stato emotivo. Rivolse lo sguardo in avanti, compiendo qualche passo verso la temuta figura.
Gli altri presenti la osservarono come avvoltoi e, in loro, riconobbe alcuni ex compagni di scuola, tra i quali Lucius, Narcissa, Regulus e Bellatrix. Non aveva mai avuto molto contatto con loro, se non per Malfoy e il giovane Black. Seppure fosse una Corvonero, a loro non aveva mai creato particolarmente fastidio, soprattutto quando accanto c’era Severus.
La ragazza si fermò di fronte a Voldermort, e abbassando di poco il capo, disse: “È un onore fare la vostra conoscenza ed essere al vostro cospetto. Ho sentito grandi cose su di voi.”
Voldermort sorrise. Poi disse: “Sei coraggiosa, o solamente molto sciocca. Dimmi, mia cara, cosa ti ha spinto a venire qua da me?
“Volevo vedervi di persona e ammirare le vostre gesta” rispose.
“Mente! È solamente una traditrice!” replicò Bellatrix.
“Taci! Solo io potrò constatare ciò! Non permetterti mai più di interrompermi!” l’ammonì Voldemort, guardandola.
“Mi dispiace, mio signore. Non accadrà più, ma sono disposta a essere punita per questo mio comportamento”
disse Bellatrix, chinando il capo.
“Vedremo” disse semplicemente il signore oscuro, dandole la schiena. Gli altri non pronunciarono parola.
“In quale casa appartenevi a Howgarts?” le chiese.
“Ero Corvonero, ma ho sempre ritenuto che il mio posto non fosse lì. Ho odiato fin dal primo anno le mie compagne. Per loro, ero la pecora nera. Ambivo a ben altro” spiegò.
Prima che possiate giudicarla, ciò che dice è vero. Posso affermarlo. La ragazza non è mai stata vista di buon occhio dagli altri Corvonero. Infatti, io e Malfoy abbiamo sempre apprezzato la sua compagnia. Non è vero, Severus?” aggiunse Regulus.
Tutti gli sguardi puntarono a Piton, che disse: “È sempre stata una ragazzina appiccicosa; costantemente in ritardo alle lezioni e incline ad ascoltare gli altri. Ma è abile in Pozioni, Trasfigurazione e nelle Arti Oscure. Inoltre, odia i Grifondoro.”
Una Corvonero che ama le arti oscure. Ho sempre pensato che quel cappello ammuffito non sapesse mettere le persone nelle loro giuste Case. Perché, allora, non smistarti in Serpeverde? Cosa ti è mancato?” disse Voldermort.
“È chiaro che non poteva essere una Serpeverde. È solo una stupida ragazzina che nasconde le proprie paure. Proprio come sta facendo anche ora” disse un membro del gruppo.
“Avada Kevadra!” gridò Voldemort, puntandogli contro la bacchetta. L’uomo cadde a terra morto. Calò il silenzio. Poi aggiunse: “Pensavo di essere stato chiaro quando prima dissi di non essere interrotto!” Riguardò Althea, che disse: “Come avete detto voi, quel cappello non è sempre stato quasi mai corretto con le scelte. Ma, ora, voglio dimostrare chi sono veramente.”
Voldemort sorrise. Poi disse: “Codaliscia! Va a prendere la nostra ospite e portala immediatamente qui.” E il nominato corse in un’altra stanza, per poi ritornare subito dopo, levitando una ragazza. Dai lividi e dalle ferite sanguinanti sul volto e sulle braccia, era chiaro che era stata precedentemente attaccata.
Althea la guardava e non si accorse di Voldemort che le mise un braccio intorno alla spalla e, mentre camminavano verso la ragazza, disse: “Un’altra ospite è venuta a farci visita prima di te ma, sfortunatamente, non era qui per i tuoi stessi motivi. È stata sorpresa mentre vagava qua fuori a curiosare. Quindi, per il nostro bene, abbiamo dovuto agire. Ma è forte e non vuole cedere.”
Si fermarono. La ragazza volse lo sguardo, per quello che poteva, e Althea rimase senza parole. La riconobbe all’istante: si trattava di Jennifer Garner, sua ex compagna Corvonero.
Era rimasta perfetta anche dopo la scuola, con quella pelle delicata come la porcellana; i capelli di un biondo dorato e gli occhi azzurro cielo. Ora, invece, la sua pelle sembrava morta; i capelli sporchi e lo sguardo spento.
“Althea, che bello rivederti. Non so cosa tu ci faccia qua, ma ti prego, liberami” la implorò.
“Noto che vi conoscete” disse Voldemort.
“È stata una mia ex compagna Corvonero” disse Althea.
“Che coincidenza. Tu vuoi conoscermi nello stesso identico giorno che scopriamo questa ragazza curiosare qua fuori. Chi mi dice che non vi siate messe d’accordo prima?” disse Voldemort.
“Non vedo Jennifer da quando abbiamo finito la scuola. Ve lo giuro. Da quel momento non abbiamo avuto più contatti. Come a Hogwarts, dopotutto” spiegò Althea.
“Non sono una persona che si fida delle parole. Voglio i fatti. Quindi, dimostramelo. Sai a cosa alludo” disse Voldemort.
Althea estrasse la bacchetta e, lentamente, l’alzò puntandola contro Jennifer. Gli altri sussurrarono tra loro. Regulus si spostò accanto a Severus, che guardò l’amica in silenzio, ma lei stava esitando.
“So che lo desideri ardentemente dentro di te. Hai accumulato così tanto odio verso questa ragazza, e ora hai la possibilità di riscattarti. Non senti le voci di lei e delle sue perfide amiche mentre ti prendevano in giro; mentre si beffeggiavano alle tue spalle? Ora è sola e senza protezione. Coraggio, fallo e ti sentirai meglio” disse Voldemort.
Ad Althea tremava la mano. Jennifer la guardava implorandola: “Ti prego, Althea. Non lo fare. Liberami e andiamocene da questo inferno. Non è il tuo mondo. Vieni via con me e ti prometto che avrai una vita migliore.”
“Non le crederai, vero? Sta solo cercando di farti sentire una debole, come lo eri a scuola. Quante promesse ti ha fatto a quel tempo? Quante ne ha mantenute? Vuoi davvero ritornare a quella miserabile vita? Nulla cambierà per te, mentre lei ti guarderà ancora dall’alto in basso. Ma, ora, i ruoli potrebbero ribaltarsi. Chi sarà la debole?” disse Voldemort.
“Per troppo tempo ho sofferto, pianto e mi sono nascosta. Non sarò io la debole. Non più” replicò Althea.
“Ti prego, questa non sei tu. Non lasciarmi… amica mia” disse Jennifer, allungando una mano verso di lei.
“Non sono tua amica. Non lo sono mai stata” ribatté.
A Jennifer scese una singola lacrima, poco prima che Althea pronunciasse quelle fatidiche parole, “Avada Kevadra”, mettendo fine alla sua vita. La ragazza cadde a terra, con gli occhi aperti e privi di anima.
Nessuno parlava. Guardavano il corpo inerme della ragazza, mentre Althea abbassava la bacchetta e non distoglieva lo sguardo da Jennifer.
“Come fai di cognome, mia cara?” le domandò Voldemort.
Althea lo guardò stupita. Come mai quella domanda, appena dopo l’uccisione di una persona?
Venne distolta dai suoi pensieri quando Voldemort replicò: “Ti ho fatto una domanda, ragazzina, e non mi piace ripetermi!”
“Ehm… Carter, mio signore. Il mio cognome è Carter” rispose.
“Mi sembra molto familiare” disse Voldemort.
“I suoi genitori lavorano al Ministero. Sono molto amici con il Primo Ministro” aggiunse Regulus. Althea lo guardò. Come faceva a saperlo? Non lo aveva detto a nessun altro a scuola, fuorché a Severus.
Riguardò Voldemort: “Molto interessante. Questo innalza ancora di più le mie aspettative su di te. Ora mostrami il braccio sinistro e arrotola la manica.”
La ragazza obbedì. Il Signore Oscuro puntò la bacchetta contro l’avambraccio, per poi dire: “Da ora in poi, tu mi servirai per sempre. Non obietterai a nessuno dei miei ordini. Quando verrai chiamata, dovrai immediatamente presentarti al mio cospetto. Non rivelare a nessuno la tua lealtà, nemmeno ai tuoi genitori. Se non obbedirai a tutto ciò, morirai per mano mia.”
Althea sentì come una forte scossa e, dopo che Voldemort ebbe allontanato la bacchetta, sul suo braccio comparve il Marchio Nero. Alzò lo sguardo verso il Dignore Oscuro, che le sorrise malignamente, per poi volgere lo sguardo e replicare: “Codaliscia, smettila di giocare con il cibo!”
Il nominato, che si trovava accanto alla ragazza morta, lo guardò, per poi alzare un piede, quando qualcosa di lungo e grosso gli passò vicino.
Althea vide un enorme serpente strisciare indisturbato tra i presenti. Poi Voldemort disse: “Bene, mia cara Nagini. Sei arrivata giusta in tempo per la cena. Serviti pure: è tutta tua.”
Althea continò a guardare il serpente che, cambiando traiettoria, si diresse verso Jennifer, non accorgendosi di qualcuno che le andò accanto, facendola girare e conducendola fuori dalla stanza. Solo una volta fuori, Althea volse lo sguardo, per trovarsi Severus accanto a sé.
“Non credo avremmo dovuto lasciare la stanza. Il Signore Oscuro si arrabbierà” disse.
“Per stasera hai già fatto troppo e poi, comunque, l’iniziazione è già finita” disse Severus. Althea inarcò un sopracciglio. Severus aggiunse: “Chi era presente aspettava solo te.”
“Non credo che a molti dei tuoi cari amici io stia simpatica” disse Althea.
“Loro non sono mai stati miei amici. Solo conoscenti” disse Severus.
“Nemmeno Black e Malfoy?” gli chiese. Severus non rispose. Poi la ragazza aggiunse: “Ormai il Signore Oscuro mi ha fatto entrare nella sua cerchia di seguaci. Non hai più il compito di proteggermi.”
“Ma che cosa stai dicendo? Sei ancora in pericolo, quasi quanto me. Non credere di essere la sua prediletta solo perché i tuoi genitori lavorano al ministero. Ci sono altri infiltrati del suo clan che gli riportano utili informazioni” spiegò Severus.
“Non voglio passare per la debole del gruppo!” replicò.
“Hai appena ucciso una persona e ancora non te ne rendi conto. Ti passerà” disse Severus.
“Certo che me ne rendo conto. Ero lucida quando ho preso quella decisione” ribatté.
“No, invece. Quando siamo usciti dalla stanza, ribadivi che dovevamo rimanere dentro. Sei già sottomessa al Signore Oscuro. Facendo così, pensi veramente di arrivare in cima alla lista dei suoi preferiti? Devi guadagnarti quel posto, ma non è sottomettendoti a lui che lo otterrai. Comportati come hai sempre fatto, con l’unica piccola differenza che ora hai un padrone da servire” spiegò Severus e si incamminò. Althea lo seguì, mentre Regulus li osservava standosene sulla soglia della porta.
La ragazza raggiunse l’amico e, bloccandolo per un polso, lo fermò: “Non è scappando che mi aiuterai.”
“Lo hai detto prima che vuoi cavartela da sola. Quindi, ti lascio campo libero” disse Severus.
“Non potrò mai farcela senza di te, Severus. Ti ho seguita, perché… perché…” disse titubante Althea. Gli lasciò il polso e, alzandosi leggermente sulle punte dei piedi, avvicinò il viso a quello di lui. Severus la guardò in silenzio, mentre le labbra di lei erano sempre più vicine alle sue.









Note dell'autrice: Ed eccomi qua con un altro colpo di scena, proprio come quando in un capitolo precedente Althea ha mostrato il marchio nero ai suoi genitori. Ecco come lo ha preso. Avevo letto che Voldemort mette il marchio nero solamente ai suoi seguaci più fedeli e, con Althea, avendo i genitori membri del Ministero, bè non poteva andare diversamente.
Vi sta piacendo la storia? Altro deve ancora accadere. Altri misteri devono ancora venire a galla. Dopotutto ognugno ha i propri scheletri nell'armadio ed Althea ha ancora qualcosa del suo passato da scoprire.
Grazie immensamente per tutti coloro che hanno recensito la storia; che l'hanno messa tra le preferite e seguite. Non sapevo potesse avere così tale successo. Quindi...grazie ancora immensamente. Grazie, ovviamente, anche a chi passa solamente di quì.
Grazie alla mia sempre presente amica Lucia
Vi aspetto al prossimo capitolo
Buon proseguimento di giornata e buon week end

 

 

 

 

 

 

  
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