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Autore: Il corsaro nero    29/08/2021    1 recensioni
La scuola di Hogwarts è famosa in tutta l'Inghilterra, soprattutto per le sue quattro Case, da cui sono usciti streghe e maghi famosi in tutto il mondo... ma ciò che molti non sanno, è che tra quelle mura, sono nascosti incredibili e affascinanti segreti che solo quattro prescelti hanno la possibilità e il dovere di conoscerli tutti... quattro prescelti legati in maniera indissolubile fin dalla nascita...
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Delphini Riddle, Harry Potter, Minerva McGranitt, Nuova generazione di streghe e maghi, Teddy Lupin
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Capitolo 44: La creatura dell’uovo

 

Fu la campanella che segnava la fine delle lezioni mattutine e l’inizio della pausa pranzo che salvò Gal dalla tremenda lezione di Trasfigurazione con l’ancora più tremendo professor Bennet.

Non appena fu uscito dall’aula, il rosso si diresse verso il terzo piano, a differenza dei suoi compagni, i quali si stavano dirigendo verso la Sala Grande.

Rimase per qualche istante in attesa, fischiettando una canzone finché non scorse Oliver e Athena correre verso di lui.

“Tutto bene?” domandò Gal, mentre il povero Oliver, rosso in volto e ansimante per la corsa, balbettava: “S-sì…”

“Io non ho notato niente di strano, mentre venivo qui…” dichiarò Athena, mettendosi a guardare una vecchia armatura.

“Allora sbrighiamoci a raggiungere il nascondiglio del mio uovo, prima che quell’impicciona di Delphi provi a portarmelo via o, peggio, avverta un professore! Conoscendola, è abbastanza vipera per la seconda ipotesi…” commentò Gal, dirigendosi verso la porta dove aveva nascosto il suo amato uovo.

I tre entrarono nella piccola stanza, dove c’era solo una fiaccola, un vecchio quadro e, avvolto in numerose coperte e indumenti, un uovo, il quale sembrava parecchio grosso.

“Sarebbe quello l’uovo?” domandò Oliver, avvicinandosi per osservarlo da vicino, e Gal, annuì, orgoglioso: “Già! Superbo, vero?”

“Non si può negare che abbia il suo fascino…” ammise, meditabonda, Athena, osservando l’uovo.

Proprio in quel momento, la porta alle loro spalle si aprì rumorosamente e, quando i tre si furono voltati, videro Delphini con un sorriso di puro trionfo.

“Quindi è qui che nascondevi quel dannato uovo…” sibilò la ragazzina, mentre il coetaneo cercava di fermarla: “Andiamo, Delphi… non vuoi proprio metterci una pietra oppure un uovo sopra?”

“Spiritosone… per colpa di quel coso, ho quasi rischiato di arrivare tardi a Pozioni! Sono riuscita ad entrare in aula, un minuto prima che arrivasse Lumacorno!!!!” sbottò Delphini, mentre la sua espressione si deformava in odio puro.

Le sembrava ancora di rivivere quel momento, uno dei peggiori di tutta la sua vita… fortunatamente, il suo solito posto, in prima fila proprio davanti alla cattedra, era vuoto.

D’altronde, tutti gli studenti preferivano quelli dietro, in modo da poter provare a chiacchierare con gli amici e a non ascoltare la lezione di nascosto al prof…

Si era seduta al suo solito posto, di fianco a Kevin, il quale stava tirando fuori i rotoli di pergamena e le penne, il quale, molto saggiamente, aveva deciso di non fare domande sul suo strano ritardo, e pochi secondi dopo, col suo solito atteggiamento teatrale da attore mancato e sprecato, era entrato Lumacorno, coi suoi soliti baffoni da tricheco in bella vista.

Lui non sapeva che Delphini era quasi arrivata in ritardo a lezione e mai lo avrebbe saputo, a meno che colui che avesse anche solo accennato all’accaduto, non volesse ottenere un bel biglietto di sola andata per l’inferno a suon di calci!

In ogni caso, non aveva alcuna intenzione di perdonare Gal e quel suo stupido stramaledettissimo uovo per quell’accaduto!

Dovevano pagare entrambi: Gal, mediante la separazione da quell’uovo, e quell’uovo… si sarebbe fatto un bel volo dalla scogliera fino al Lago Nero!

Chissà, magari ai Maridi piacevano le uova strapazzate e bagnate…

Dal canto loro, anche Gal, Athena e Oliver cominciavano ad essere leggermente preoccupati per lo sguardo di puro odio e rabbia che l’amica stava, inconsciamente, mostrando…

Sembrava un’assassina professionista!

Se Delphini reagiva così solo al pensiero di essere quasi arrivata in ritardo a lezione, come avrebbe reagito ad un ritardo vero e proprio?

Non volevano proprio saperlo…

Ignorando in tronco lo sguardo preoccupato dei compagni, Delphini provò a dirigersi verso il nido improvvisato, ma fu bloccata prontamente da Gal, che le prese il braccio.

“Ma che cavolo fai?!” strillò la ragazza e il Grifondoro iniziò ad implorarla: “Ti prego, ti prego, ti prego… lasciami l’uovo… morirò se ne verrò separato…”

“E mollami! Non cambierò idea! Quella cosa deve sparire!”

“Ti supplico, Delfimi…”

“Vuoi farmi arrabbiare ancora di più?! Mi chiamo Delphini, pezzo d’idiota!!!”

In quel preciso istante, un rumore, come quello di un oggetto di vetro caduto che si rompeva, si sentì in tutta la stanza, facendo smettere di colpo i due litiganti.

Gal e Delphini si voltarono lentamente in direzione del rumore e, con grande sgomento da parte di entrambi, videro, in mezzo al nido di stoffa creato da Gal e circondato da pezzi di uovo, la creatura più singolare e strana che si fosse mai vista: infatti, davanti ai quattro c’era un galletto adulto col corpo ricoperto di piume colorate, ma con le ali di pipistrello e con una coda lunga e liscia, come quella di un serpente che terminava con un aculeo simile a quello di un porcospino, anche se molto più grosso, molto appuntito.

Qualunque cosa fosse quella creatura, una cosa era certa: non era un drago.

“Cosa diavolo è quell’animale?” domandò, allibita, Delphini, mentre Oliver, il quale stava sfogliando a tutta velocità il suo vecchio e consumato libro di Newt Scamander, rispose: “Non ne ho proprio idea, Delphini… non se ne parla nel mio libro… probabilmente, si tratta di una creatura rara…”

“Beh, in ogni caso, adesso che ce ne facciamo di quella cosa?”

“Io lo so! La prima cosa che bisogna fare è dare un nome alla mia creatura!” esultò Gal, mentre Delphini sbottava, inferocita: “Razza di stupido, quello è l’ultimo dei nostri problemi!”

“Sal, non urlare, ti supplico… lasciami dormire almeno una volta… potrai sempre farmi la pelle domattina… dopo una sontuosa colazione…” borbottò una voce maschile, impastata dal sonno.

Delphini, Athena ed Oliver si guardarono intorno, ma non videro nessuno.

Da dove veniva quella voce?

“Ah, già… mi sono dimenticato di presentarvi una persona…” disse, imbarazzato, Gal, dirigendosi al vecchio quadro e, dopo aver bussato delicatamente alla cornice, esclamò: “Dai, Ricky, in piedi! Ho delle persone da farti conoscere!”

Subito, una figura, la quale fino a quel momento, se n’era stata sdraiata in mezzo all’erba a ronfare, si alzò a sedere, tirandosi giù il brutto e vecchio cappellaccio, rivelando una barba e dei capelli folti e selvaggi come la criniera di un leone fulvo.

Con un’espressione assonnata, il giovane cavaliere si stiracchiò e sbadigliò, per poi, grattandosi la testa, guardare il gruppo.

Ad un tratto, la sua espressione si posò su di Delphini e, cercando di trattenere uno sbadiglio, borbottò: “Hai cambiato stile, Sal? Lo preferivo prima… quella sembra la coda di un cavallo…”

“Infatti, quest’acconciatura si chiama ‘Coda di cavallo’, razza di vecchia crosta maleducata… e per la cronaca, io mi chiamo Delphini Black!” sibilò, furiosa e rossa come un papavero, Delphini, il cui tono avrebbe tranquillamente potuto fendere l’aria, tal tanto che era sottile e freddo.

“Oh, scusa, ti ho scambiato per lui… sai, hai la sua stessa espressione facciale… mi meravigliava sempre il fatto che non gli fossero venute le rughe premature…”

“Gal!!!!” strillò Delphini e, immediatamente, Gal domandò, leggermente preoccupato: “Che c’è, Delphi?”

“Allontanami quell’ammasso di tempera, prima che qui avvenga un quadricidio!!!! E anche quello stupido pollo troppo cresciuto!” rispose la ragazzina, furente, indicando il quadro, e il rosso protestò: “Non puoi fargli qualunque cosa tu abbia in mente! Quello è il mio antenato Godric Gryffindor!”

Subito, tutti i presenti osservarono, allibiti il quadro dell’uomo coi capelli rossi che si stava strofinando un occhio, come per svegliarsi meglio.

“Adesso capisco da chi hai ereditato tutta la cretinaggine che spruzzi fuori da tutte le parti…” sibilò Delphini, continuando a guardare in malo modo il personaggio del quadro “Come accidenti ha fatto uno così a creare una scuola?”

“Ehi, portagli rispetto! Neanch’io ho ancora capito bene come accidenti sono riuscito a non essere bocciato l’anno scorso coi voti che ho preso agli esami di fine anno, quindi…” ribatté Gal, mentre Delphini alzava gli occhi al cielo, con una smorfia di pura esasperazione.

“Sei proprio sicura di non essere una parente di Sal? Le tue espressioni sono praticamente identiche alle sue…” fece Godric, grattandosi la testa, e Gal commentò: “Allora anche lui doveva avere un brutto carattere come lei…”

Prima che Godric potesse rispondere, Delphini si mise a dare dei colpi sulla testa di Gal, con un’espressione davvero furiosa, mentre il povero Grifondoro gemeva leggermente dal dolore.

“E’ praticamente identica a Sal… tutte le volte che lo facevo davvero arrabbiare, o m’insultava o reagiva così…” disse, con gli occhi sgranati, Godric, per poi commentare: “Certo che vedere la scena da quest’angolatura, invece di subirla sulla mia testa, da una strana sensazione… adesso, cosa succedeva di solito? Ah, Helga arrivava e ci divideva! Se non ricordo male, diceva…”

“Vi prego, ragazzi, smettetela… non è saggio litigare… soprattutto in questo momento.” Esclamò Oliver, avvicinandosi ai due litiganti, e Godric esultò: “Ecco, diceva proprio questo! A parte il ‘soprattutto in questo momento’… questa frase è nuova…”

“Vi ricordo che dobbiamo occuparci di una certa creatura…” fece Oliver, indicando il galletto, il quale, nel frattempo, stava saltellando in mezzo alla stanza.

“Qualunque cosa sia quella cosa, adesso la scaccio una volta per tutte!” dichiarò Delphini, facendo un passo verso l’essere, ma subito esso si voltò e cominciò a battere le ali di pipistrello violentemente, arruffando persino le piume e gracchiando con forza.

“E adesso che accidenti vuole quel pollo?” sbottò la Serpeverde, fermandosi, mentre Oliver ammetteva: “Non ne ho idea…”

“Probabilmente, ha capito che vuoi sbarazzarti di lui e ti ha preso in antipatia.” Dichiarò Gal e Delphini, per tutta risposta, gli fece una linguaccia.

Nel frattempo, il pennuto si era diretto, sempre saltellando, dietro alle gambe di Athena.

“A me sembra una creatura davvero interessante…” commentò la ragazzina, accarezzando la testa dell’uccello, il quale si fece coccolare senza pensarci due volte.

“Quel pollastro è venuto al mondo da soli undici minuti e si è già fatto corrompere…” commento Delphini, ma, proprio in quel momento, l’uccello fece una cosa strana: le sue guance cominciarono a gonfiarsi, come se stesse trattenendo il respiro o nascondendo nella bocca una gran quantità di cibo.

“Oh, insomma… è adesso che ha?!” sbottò Delphini ed ebbe subito risposta.

La creatura, infatti, fece uscire dal suo becco un’enorme vampata di fuoco, come se fosse una sorta di drago, mettendosi pure a saltellare da tutte le parti.

Pareva una pompa dell’acqua che i pompieri usavano per spegnere gli incendi imbizzarrita, con la differenza cruciale che stava sputando fuoco e non acqua.

“Ma si può sapere che cavolo di creatura è quella cosa?!” strillò Delphini, mentre Oliver, il quale era impegnato a sfogliare velocemente le pagine del suo libro per trovare una qualunque indicazione sulla creatura, incurante delle fiamme, borbottava: “Non trovo niente di niente… deve trattarsi di una creatura molto rara…”

“Rara o non rara, se non la pianta subito, la mando in un zoo a calci!!!”

“Ehi, porta rispetto a Furore!”

“Furore? Ha chiamato quella cosa Furore?!”

“Sì, mi ha ricordato uno dei film preferiti di mio nonno ‘Dalla Cina con furore’! All’inizio ero indeciso se chiamarlo così o Rocky, da Rocky Balboa, quel wrestling reso famoso da quella serie di film babbana, ma alla fine ho optato per Furore. Non trovi che sia appropriato?”

“Beh, di certo è venuto al mondo con parecchio furore…”

“Se vi può interessare, c’è un libro di Steinbeck intitolato proprio ‘Furore’, che io ho a casa. L’ho letto e l’ho anche trovato molto carino, anche se un po’ tragico… ma credo che gli scrittori ottengano maggior successo con i finali tristi, piuttosto che con quelli lieti…” iniziò Athena, ma, proprio in quel momento, l’uccello si diede una calmata e saltellò verso il suo nido, dove si mise a dormire.

“Stupido volatile casinista… soltanto tu potevi beccarti una creatura del genere, Gal…” sbottò Delphini guardando in malo modo il povero Gal.

“Il problema adesso è nasconderlo…” fece Oliver, mentre Delphini esclamava, furiosa: “Nasconderlo?! Ma ce ne sbarazziamo subito, invece!!! Quella specie di bomba ad orologeria è un autentico pericolo pubblico!!! Ci porterà soltanto dei casini, ne sono certa! Inoltre, dato che mi sembra un po’ troppo simile a quel deficiente del suo proprietario, avrà l’incredibile talento di attirare i guai come una calamita!”

“Ehi…” protestò leggermente Gal, con uno sguardo offeso, ma Delphini lo ignorò in tronco.

Provò di nuovo ad avvicinarsi a lui, ma l’uccello reagì esattamente come prima, come se temesse da parte sua qualche pericolo… cosa, in fondo, assolutamente vera.

“Chissà perché non vuole avere a che fare con te…” commentò Oliver, il quale, al contrario dell’amica, non aveva alcun tipo di problema ad avvicinarsi a lui… anzi, si faceva persino tranquillamente accarezzare.

“Uccello infernale.” Sibilò Delphini per poi commentare: “La mia proposta è quella di sbarazzarcene il prima possibile, prima che quella cosa ci ammazzi tutti!”

“Ma è appena nato… non sopravviverebbe in natura…” protestò con un lamento Gal, mentre l’amica sbottava: “Io penso proprio che sarà la natura a non sopravvivere a lui!”

“Gal ha ragione… se sono da soli, i cuccioli di qualunque specie, anche quelle magiche non possono sopravvivere…” s’intromise Oliver “Teniamolo solo per qualche mese, ok? Almeno finché non sarà in grado di cavarsela da solo…”

“No!”

“Andiamo, Delphi… si tratterebbe di un’opera buona…” tentò Gal, ma venne subito zittito dalla Serpeverde: “Me ne infischio delle opere buone… soprattutto se coinvolgono la mia sicurezza personale!!!”

“Ti ricordi quando eravamo sul tetto, l’anno scorso?”

“Tsk… è stato indimenticabile.”

“Beh, io stavo per cadere e tu mi hai preso…”

“Se avessi saputo che avresti allevato un piromane con le penne, ti avrei lasciato cadere!”

“Immagino… ma tu hai anche detto un’altra cosa, abbastanza interessante…”

“E sarebbe?”

“Hai detto di non volere un altro morto sulla coscienza…”

“E quindi?”

“Quindi, se lascerai libero il mio povero piccolo Furore, morirà… e non è quello che vuoi, vero? Un morto sulla coscienza!”

Delphini rimase in silenzio un attimo, per poi sibilare: “Carogna.”

“Significa che…?” iniziò Gal, per poi venire interrotto dalla Serpeverde: “…Significa che puoi tenerti quella brutta bestiaccia, ma a due condizioni: primo, che appena è abbastanza grande per campare da sé, lo metti in libertà. Secondo: tienila lontana da me!!!”

“Grazie, grazie… ti giuro che non te ne pentirai, Delphi!”

“Tsk… me ne sono già pentita.”

 

“Glielo hai sul serio permesso?” domandò Asmodeus, strisciando accanto alla sua padrona nel buio e gelido sotterraneo, mentre Delphini ringhiava, al ricordo di quella discussione: “Ha usato argomenti convincenti… e poi, ha promesso che se ne sarebbe sbarazzato alla prima occasione!”

“Sai, ultimamente ho notato una cosa interessante…”

“Cioè?”

“Sembri più… rilassata e aperta, rispetto a quando ci siamo conosciuti…”

“Che diavolo intendi dire?”

“Beh, prima eri sempre scontrosa, lunatica, solitaria… sembravi sempre in lotta contro il mondo e l’unica compagnia che accettavi era la mia… ma, dopo quell’avventura con quei quattro hai cominciato ad apprezzare la loro presenza…”

“E’ ancora troppo presto per dire ‘apprezzare’… diciamo solo che ho ‘accettato’ la loro presenza… non sono così male… a parte quel cretino di Gal…”

“Io, invece, dico che ti sei affezionata anche a lui…”

“Sì… aspetto il suo arrivo come l’eruzione di un vulcano! Non dire cavolate, Asmodeus… se mi dessero un falco per tutte le volte che mi ha fatto esasperare, sarei più ricca di Harry Potter!”

“Sai, voi umani siete così interessanti… non cambiate la pelle come noi serpenti, ma in compenso, cambiate carattere… e molto più spesso, rispetto a noi.”

“Ti do in pasto ai Basilischi.”

Per tutta risposta, il serpente continuò a strisciare, come se la cosa non lo preoccupasse minimamente, forse perché il tono usato per l’ultima affermazione era tutto tranne che minaccioso…

Finalmente, i due giunsero nella grotta segreta dei basilischi e sentirono qualcosa di grosso strisciare verso di loro.

“Chi è?” domandò la ragazzina e una voce che solo lei sentiva maschile, rispose: “Sono io, Kraken.”

“Ah, ciao, Kraken…” fece Delphini distrattamente e, proprio in quel momento comparve un gigantesco rettile con un pennacchio rosso sul capo, come una sorta di corona scarlatta, mentre dietro di lui, appariva un altro, leggermente più piccolo e senza pennacchio.

“Oh, ci sei anche tu, Scintilla.” Esclamò la ragazzina, per poi notare uno strano comportamento nelle due creature: invece di avvicinarsi a lei, erano indietreggiati, come se la sua presenza li spaventava.

“Ma che vi prende?” domandò, allibita, Delphini e Kraken rispose: “Puzzi di Coccatrice, ecco il problema!”

“Coccatrice? Va bene che c’è stato l’arrosto di pollo con patate stasera, ma non credo che facci un odore così disgustoso…” fece la Serpeverde, ma Scintilla la bloccò: “No, è una cosa leggermente diversa…”

“Si tratta del nostro nemico naturale. Una creatura che noi detestiamo con tutta l’anima, ricambiati! Odiamo tutto di loro… persino il loro odore ci disgusta! Basilischi e Coccatrici sono nemici giurati dall’alba dei tempi… e ci sono degli stupidi umani ignoranti che hanno il coraggio di confonderci! Il peggior insulto per un Basilico è essere chiamato Coccatrice!” dichiarò Kraken, con un trasporto ed un odio tali da far intuire a Delphini che qualunque cosa fosse quella creatura, la detestava parecchio.

Però, restava la domanda più importante: Come diamine aveva fatto a prendersi l’odore di una Coccatrice?!

Non aveva avuto a che fare con quelle bestie… a meno che…

“Per caso, le Coccatrici sembrano enormi galline con le ali da pipistrello e una coda appuntita, i quali sputano per giunta fuoco come i draghi?”

“Sì, sono proprio loro… ma dico, come accidenti si fa a confondere un nobile ed acculturato Basilisco con uno di quegli stupidi tacchini?! Insomma, guardami! Ho un aspetto così nobile, fiero, elegante, intelligente… rappresento il modello perfetto di un vero Basilisco… mentre quelle… cose… sono stupide, rozze, volgari, rumorose… delle vere galline! C’è da perdere la testa!”

Delphini non poté evitare di fare una smorfia.

Quella descrizione corrispondeva perfettamente a Gal… di certo non doveva meravigliarsi che, con tutte le bestiacce del mondo magico, a Gal fosse toccata proprio quella che faceva più danni…

Almeno, questo spiegava perché quel pollo si era tanto infuriato quando si era avvicinata… probabilmente, aveva percepito in lei qualcosa dei Basilischi e, di conseguenza, si era agitata, dato che erano suoi nemici naturali…

“Un’ultima cosa… sapete quanto sono state reputate pericolose le Coccatrici?” domandò Delphini e Scintilla, dopo aver riflettuto un attimo, rispose: “Beh, prima che il Maestro ci sigillasse tutti quanti, disse che uno studioso di creature magiche aveva dichiarato che erano pericolose quanto noi, soprattutto nel periodo della prima infanzia…”

“Che gran bella notizia…” sibilò Delphini, con un’espressione che sembrava si fosse inghiottita un limone intero, mentre Kraken aggiungeva: “Comunque, grazie al cielo, sono molto rare… quegli stupidi pennuti amavano ficcarsi nelle situazioni pericolose e ci lasciavano tutte le volte le penne! Già quando c’era il Maestro erano in via d’estinzione… di sicuro, adesso sono tutte estinte!”

“Purtroppo no…”

“Beh, comunque, se avrai a che fare con una di quelle bestiacce, tieni bene a mente una cosa…”

“E cioè?”

“Non farti beccare da lei.”

Delphini alzò un sopracciglio, sorpresa.

Tra tutti gli avvertimenti che poteva ricevere quello era in assoluto il più strano!

Va bene che essere beccati da un uccello faceva male, ma non era di certo una roba pericolosa… o almeno così credeva…

“E perché?” domandò e Kraken rispose: “Perché il becco è la parte più pericolosa della Coccatrice.”

“E’ più pericoloso del suo lanciafiamme incorporato, della coda col pungiglione da vespa e di quei suoi artigliacci?”

“Esatto. Con quelli può cavartela in un modo o nell’altro, ma se ti becca… sei finito. Dico sul serio. Nostra madre ce lo diceva sempre.”

“E… diceva anche che cosa fa il becco di preciso?”

“A dir la verità no…” ammise Kraken e, a quel punto, Scintilla s’intromise: “Però, io, una volta, ho sentito nostra madre parlare col Maestro delle Coccatrici… ricordo che in quell’occasione disse una frase molto strana e che mi rimase impressa…”

“Ossia?”

“Disse che il potere del becco di una Coccatrice era l’unica cosa che noi Basilischi potevamo avere in comune con lei e quelle della sua razza… e questo perché assomigliava in maniera impressionante all’effetto che i nostri occhi facevano sulle persone.”

   
 
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