Le mie gambe non riuscivano più a tenermi in piedi. Le mie anche bruciavano, e per quanto io tentassi di correre più veloce possibile, le mie energie non mi permettevano di fuggire.
«Corri Angel, cazzo!» Lo sentii gridare alle mie spalle, e mi morsi il labbro inferiore per trattenere un grido esasperato.
Il mio respiro era pesantemente irregolare. Mi mancava, addirittura, l'ossigeno nei polmoni. Mi sentii morire, volevo fermarmi per riprendere fiato, ma non potei farlo.
Le sirene della polizia erano sempre più vicine, fino a sentirle alle mie spalle, e questo significava che non ci rimaneva abbastanza tempo per scappare. Il mio cuore batteva talmente forte, da sentire il petto bruciare come il fuoco.
Non avevo intenzione di mollare, non ero una ragazza che si arrendeva molto facilmente. Non potevo permettermi di finire in prigione, e non avrei sopportato neppure se la polizia avesse preso lui.
D'improvviso però, un braccio circondò la mia vita, incitandomi a correre sempre di più. Lanciai un'occhiata rapida e fuggitiva a colui che aveva reso la mia vita un'avventura, e che ora stava tentando di proteggermi.
I suoi occhi verdi si voltarono spaventati verso le nostre spalle, e i nostri petti si alzavano e si abbassavano per il respiro incontrollato. Non ne potevo più. Avevo corso per un miglio e dovevo fermarmi. La mia gola era secca, e le mie gambe tremavano come gelatina. Ero più vulnerabile e fragile di un topolino scappato dalla sua buia e fredda topaia.
«A sinistra!» Mi ordinò lui con fare responsabile e professionale.
Mi trascinò in un vialetto isolato e taciturno, cosparso però da sacchetti della spazzatura.
Mi presi del tempo per respirare a pieni polmoni, e mi chinai disperatamente sulle mie ginocchia. Appoggiai i palmi sulle ginocchia e respirai velocemente. Fece lo stesso anche Emerald, o meglio conosciuto come Harry.
Alzai lo sguardo sfinito, sentendomi sull'orlo delle lacrime. La polizia sembrava vicina secondo dopo secondo, ma non era questo ciò che mi preoccupava. Otto e i suoi uomini ci stavano rincorrendo per ucciderci, e non avevo molte possibilità per fuggire e continuare a vivere.
Essere la figlia di un leader della mafia, e far parte di quel mondo parallelo e pericoloso non era così semplice come sembrava. Qualcuno è costretto ad entrare in questo mondo parallelo e schifoso, altri ci nascono addirittura. Io ci ero nata, e mio padre voleva che sua figlia facesse parte della sua squadra invincibile, forte e con le palle.
Mi conoscevano come Soul, ma il mio vero nome era Angel. Tutti mi chiamavano Soul perché, in quel mondo mafioso, non era consentito presentarsi con il vero e proprio nome. Qualcuno mi conosceva come Soul, altri come "la ragazza onnipotente". Mi reputavano come colei che era sempre abituata ad avere qualsiasi cosa lei desiderasse, ma l'unica cosa di cui ho sempre avuto bisogno nella mia vita, e per cui ora stavo scappando, era l'amore. Per amore avevo mandato a puttane una rapina, per la quale ora Otto e i suoi uomini volevo uccidermi.
Un sospiro sfuggì dalle labbra di Harry, il quale appoggiò le sue avide mani sulle mie guance e umide per le lacrime. Guardai i suoi occhi arrossati e sconfitti. Percepii una morsa al petto.
Poche volte avevo pianto nella mia vita, e in momenti come questi, ti rendi conto quanto ti sia stata sempre stata facilitata la vita, così tanto da non aver mai pianto per qualcosa. Ma onestamente, piangere per amore non è il modo migliore per provare la sensazione delle lacrime laceranti.
«Quando tutto questo sarà finito, andremo entrambi su un'isola». Mormorò con un ansimo, sicuro di quell'illusione.
Per me, era una perfetta illusione.
Nel suo tono c'era speranza. Voleva tenere accesa in me quella fiamma chiamata "speranza". Non ci credeva nemmeno lui. Entrambi saremmo finiti morti sottoterra, oppure in prigione.
«Non illudermi». Piagnucolai sconfitta, stringendo forte i suoi polsi.
«Non lo sto facendo», la sua voce era bassa e rassicurante. Le sue mani mi stringevano il viso, e mi costrinsi a non guardare i quegli smeraldi. «Noi andremo via da qui. Cominceremo da capo, rifaremo nuove esperienze, e soprattutto, ricominceremo ad amarci».
Non riuscivo ad illudermi. Se pensavo al futuro, vedevo un buco nero. Sapere che degli uomini ci stavano cercando per ucciderci, e altri per arrestarci, non faceva altro che spegnere la mia speranza.
Harry fu il creatore della mia speranza. Lui, come pochi, mi aveva insegnato cose che avevo sempre rifiutato dalla vita, come la vulnerabilità, l'umanità e l'amore. Soprattutto l'amore.
Avevo sempre odiato perdere, e in quella battaglia, stavo perdendo. Odiai me stessa, perché mi ero sempre detta di non essere la donna giusta per l'amore. Ero stata cresciuta con quell'idea, e niente e nessuno mi avrebbe mi avrebbe dato una lezione al riguardo. Però si sa, le cose non vanno mai come noi le pianifichiamo. Un solo secondo di distrazione mi bastò per innamorarmi e provare sensazioni e emozioni mai immaginate prima. Non avrei dovuto farlo, ma Dio, non sapevo che l'amore potesse essere l'essenza per la mia vita. L'amore è pericolo, adrenalina e passione. Harry mi aveva dato tutto questo.
«Mi dispiace per averti trascinato in questo casino». I singhiozzi mi distrussero, tradendo la mia intenzione di confortarlo.
Trattenere le lacrime era impossibile, dal momento che quelle sirene erano sempre più vicine. Avremmo dovuto ricominciare a correre per scappare, ma entrambi sapevamo che quella sarebbe stata la fine di quell'amore che ci aveva consumato fino al midollo.
Harry bagnò le sue labbra sottili a forma di cuore, e corrugò le sue folte e lunghe ciglia scure. «Non osare scusarti, Angel», mi rimproverò con uno sguardo comprensivo, e raccolse una lacrima con il suo pollice. «Io non mi pento di niente. Pentirsi è da vigliacchi», ansimò con il respiro corto.
Il mio cuore si strinse, e per un momento, tutto intorno a me sembrò zittirsi. Il mondo sembrò essersi fermato, e solo noi due che andavamo avanti. Sentii il respiro di Harry sulle mie labbra, e quelle mani fredde si infilavano tra i miei capelli biondi.
«Averti vista in quel ring, fra tutto quel mare di persone, è stato l'attimo più bello in tutta la mia vita». La sua voce era affievolita, sembrò sfinito.
Sembrava sull'orlo delle lacrime, e se avesse cominciato a piangere, sarei crollata sulle mie ginocchia. Nel profondo, sapevo che non l'avrebbe fatto: Harry era un duro, uno con le palle. Harry non si piegava mai alle difficoltà, e non avrebbe mai pianto in un momento come quello.
Piegai le labbra in un debole sorriso, sentendomi un tantino sollevata, o forse confortata. Quello che sapevo, era che solo Harry riusciva a farmi sorridere anche sull'orlo della morte.
«Ed io che non volevo nemmeno venire a quel maledetto incontro». Ridacchiai, dimenticandomi di tutto il dramma alle nostre spalle.
Trattenne una risatina. «Ci saremmo incontrati comunque, Angel».
Rimasi a guardarlo con le labbra schiuse, mentre il mio sguardo pendeva sulle sue labbra. Sentivo il bisogno della sua bocca. Volevo la sua lingua contro la mia, volevo che mi stringesse forte e che mi dicesse di amarmi. Poche volte nella mia vita me l'avevo sentito dire. Anzi, lui fu l'unica persona a dimostrarmi quell'affetto che desideravo.
Se quella sarebbe stata la fine dei miei giorni, allora volevo che mi baciasse un'ultima volta, prima di finire all'inferno. Non mi interessava degli altri: mi preoccupava di più non poter mai più rivedere lui. Non avrei sopportato una vita senza quell'uomo misterioso e taciturno, con il quale avevo fatto mille lotte.
Uno dei due avrebbe abbandonato l'altro, ed ero così egoista da voler essere io stessa a morire: non avrei sopportare il peso di aver amato una persona così tanto, da averla perduta.
Ma a zittire i miei pensieri che gridavano senza pietà, furono le labbra della morte. Suggellò i miei singhiozzi con un bacio, facendomi sentire abbracciata dall'amore. Il mio cuore si sgretolò con quello dell'uomo del mistero, e chiusi gli occhi per godermi l'attimo surreale.
Allungò le mie mani sulle sue, le quali mi spinsero vogliosamente contro le sue labbra. Strinsi gli occhi, lasciando che un'altra lacrime sconfortata cadesse sulle mie guance.
Quel bacio, non fu altro che la mia cura. Le sue labbra, erano la mia rovina.
Le nostre labbra si muovevano in un ritmo lento. Niente malizia, niente desiderio sessuale, ma solo passione. Mi alzai sulle punte dei piedi, e strinsi il suo viso tra le mie piccole e sottili mani. Il sangue pulsò nelle mie vene, e stormi e stormi di farfalle viaggiarono nel mio stomaco.
Tutta l'angoscia, tutta la paura era sparita. Ecco a cosa serve l'amore: a farci sentire forti, invincibili e indistruttibili. Quando c'è l'amore, niente può ucciderti.
Toccai le sue guance pungenti per via dell'accenno di barba, e strinsi forte gli occhi per non affrontare la realtà. Il mio cuore batteva ad un ritmo incontrollato, e le mie mani tremavano sul suo viso. Quell'uomo mi rendeva così vulnerabile, e capace di poter amare anche la più piccola e insignificante briciola di qualche avanzo.
Per mio malgrado, l'attimo di magia durò poco, poiché il suono di un colpo di pistola spezzò il nostro momento d'amore. Un suono forte, lacerante e rimbombante. La mia anima si spense in quell'attimo, e sentii il mondo sgretolarsi in milioni e milioni di pezzi.
Un altro colpo, e sussultai. Ci avevano presi? Non volevo aprire gli occhi, non volevo vedere chi dei due avevano appena sparato. Il fiato mi si mozzò in gola, e il mio mondo mi si era distrutto tra le mie dita.
Ricordi su ricordi vagano come flashback nella mia memoria, distruggendo anche la parte più insignificante e buia di me.
Le labbra di Harry si allontanarono amaramente dalle mie, e sentii immediatamente freddo. Otto era alle nostre spalle? Chi dei due aveva sparato?
«Ti ho promesso un mondo migliore, Angel».
Ero già in paradiso?