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Autore: RLandH    01/09/2021    1 recensioni
Da capitolo II:
[...]“E quindi hai pensato che abbandonarmi era meglio?” domandò irascibile lei, “Tesoro, nasciamo, viviamo e moriamo soli. Non è mia abitudine aiutare i mortali, mai, neanche i miei figli. Neanche quelli divini, se per questo” aveva detto con un tono infastidito, continuando a limarsi le unghia.[...]
Da capitolo IX:
[...]Era il figlio al prodigo, aveva bisogno di quel padre a cui aveva voltato le spalle, per uno stupidissimo corvo che non avrebbe potuto fare nulla contro un gigantesco uomo alto venti piedi. Le sentì brucianti le lacrime sulle guance.[...]
July vorrebbe aspettare la fine in pace, Carter si sente perso come mai è stato, Heather è in cerca di qualcosa e Bernie di quella sbagliata.
Se si è cosa si mangia: Arvery è una bella persona; Alabaster, lui è quello furbo. Marlon è un anima innocente e Grace è un mostro dal cuore d’oro.
E quando gli Dei decidono di invocare l'aiuto di quegli stessi figli dannati a cui non hanno mai rivolto lo sguardo, non c'è da stupirsi se il mondo intero va rotoli ...
Buona lettura,
Genere: Angst, Avventura, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Dei Minori, Le Cacciatrici, Mostri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Bene ma non benissimo, sono contenta di essere riuscita ad aggiornare in tempi umani. Chiaramente non sarà possibile per la prossima volta. Mi aspettano due mesi di fuoco e non credo avrò tempo per scrivere. Sigh-Sigh.
Vi lascio un capitolo dall’apparenza “vuoto”, giuro sembra, ma in realtà ci sono disseminate un paio di notizie importanti.
Solo per rompere un secondo la narrazione dei filoni July-Carter che dovrebbero ricominciare alternandosi dal prossimo capitolo (con Bells-Grace-July-Carter; ma potrebbe cambiare) e quindi per un po’ lasciamo in stand-by il gruppo più nutrito che ha avuto praticamente tutta la trama di fila da 24 a 28. Ma giustamente avevo le cacciatrici in ballo e da qualche parte dovevo metterle.
Oltre questo, vorrei che durante la lettura del capitolo, voi ricordaste che le cacciatrici sfigate stanno cercando tre giovani donne e che una di queste è stata riconosciuta in Heather (guess who saranno le altre due?).
Vorrei ringraziare chi segue/ricorda/preferisce/legge e Edoardo811 che si prende la briga di recensire.
Detto questa buona lettura.
RLandH
Ps_ Vi lascio un’immagine qui, di una certa scena di questo capitolo:

https://www.deviantart.com/rlandh/art/Lilith-The-Dark-Maiden-890545954

 



IL CREPUSCOLO DEGLI IDOLI

 

 

 

 Una mela al giorno toglie il medico di torno, ma non i problemi, anzi di quelli te né da molti (parola di Eva, Atalanta e Biancaneve)

Champ II

 

Lauren Odalisque era una figlia di Afrodite, qualcuno con cui usualmente Champ non aveva molto a che fare, ma le piaceva.
I figli della dea dell’amore erano, letteralmente, i loro nemici naturali, inoltre, Champ era una figlia di Efesto, il marito becco. Però, ecco si, Lauren era piacevole ed era anche sorprendentemente capace di chetare il piccolo veggente.
Solo che non aveva spiccicato molte altre parole all’infuori delle gentilezze rivolte al ragazzino – meglio, perché Champ non aveva idea di come si trattassero i dodicenni maschi.

Lauren aveva sospirato, pesantemente, i suoi occhi erano scuri ed ombrosi, screziati di rosso e lucidi per un pianto che a malapena riusciva a contenere. Champ la capiva, una delle sue amiche era morta, o almeno così le era parso, e l’altra aveva deciso di unirsi alle cacciatrici.
La figlia di Afrodite aveva cercato di far ragionare Emma sul fatto che la sua decisione fosse stata presa troppo di getto, troppo recente dalla morte di Joe, che ci fosse bisogno di tempo. Che Lauren avesse bisogno di lei.
La figlia di Ares non aveva voluto saperne niente.
Champ era tendenzialmente d’accordo con Lauren, essere Cacciatrice di Artemide era un impegno, per la vita – per la vita eterna. Non poteva essere preso così di getto, in uno stato d’animo così … confuso.
La divina Artemide non apprezzava molto chi non era seria, poteva capitare di dover lasciare, di cambiare idea, ma era raro.
Aveva avuto un moto d’angoscia a pensare ad Em e Joe. Le uniche due sorelle reiette – se così poteva definirle – con cui era rimasta in contatto.
Quando si diventava cacciatrice, si moriva cacciatrice.
Non era solo un giuramento, non era solo uno stile di vita, era una promessa. Plasmava la tua vita, il tuo corpo anche, la tua identità.
Nella sua esistenza era stata la Ashley di Beth e la Champ di Artemide.
“Comunque, Lauren, fino a che non fa il giuramento alla Divina o a Thalia, la tua amica può ancora tornare indietro” aveva provato ad aggiustare la situazione lei.
Non era brava a consolare le persone.
Aveva picchiettato con le dita il volante, aveva lasciato la sua bambina a Jeha e la loro nuova accolita, avrebbe recuperato tutte e tre una volta sistemati Lauren e Marlo.
Avrebbe tato voluto non curarsi di loro, ma una parte del giuramento che aveva fatto ad Artemide aveva previsto che avrebbe aiutato chi ne aveva bisogno – figurarsi un veggente, in un clima così stretto come quello in cui vivevano.
C’era anche da considerare che Jeha non si sarebbe portata in una missione mortale una sconosciuta, avrebbe dovuto riconsegnare Emma a Thalia.
In quel momento non erano neanche certe che ambedue fossero ancora Cacciatrici, se ci rifletteva un po’ Champ.
Formalmente Jeha era il sottotenente, ma aveva abbandonato la posizione ed il campo di sua scelta. Senza ordine o permesso di Thalia. Champ aveva seguito Jeha perché … era la sua compagna di battaglia. Ed era la sua migliore amica.
Tutte le cacciatrici erano sue sorelle, ma Jeha era anche sua amica.
Lauren aveva provato a sorriderle, grata, ma la curva dolce delle labbra non aveva raggiunto gli occhi lucidi.

Lei aveva provato a sorriderle incoraggiante, di risposta, prima di portare di nuovo gli occhi sulla strada. Champ se ci rifletteva bene non credeva che Thalia avesse il dono di revocare l’immortalità, ma se le loro consorelle avessero riferito la defezione ad Artemide …
“Emma non cambierà idea” aveva dichiarato Lauren pacata, “Da quando ha dodici anni vuole divenire una cacciatrice di Artemide” aveva raccontato, “Siete venute al Campo, con Apollo, Percy Jackson e … il figlio di Ade, lo, ricordi?” aveva chiesto poi la figlia di Afrodite.
Champ si era morsa le labbra.
“Si” aveva ponderato. Avevano da poco assunto tra loro Bianca DiAngelo, una ragazzina, con gli occhi ancora freschi del mondo, con un fratellino collerico con lei per quella scelta – e che era morta di lì a poco, in missione – assieme a Zoe, che per Champ era stata una guida, una sorella, una compagna.
Faceva male pensarci.
E poi avevano avuto Thalia.
Champ non aveva nulla di personale contro la loro Luogotenente, anzi Thalia come persona le piaceva proprio. Era dinamica, divertente, molto intelligente – aveva delle idee stuzzicanti in certe cacce da far impallidire Marin e Luminosa, le loro strateghe – aveva anche ottimi gusti musicali, la battuta mordace, riusciva a far impazzire mamma-Chantico.
Era potente, ovviamente, quello pesava moltissimo. Una volta Champ l’aveva vista scagliare un fulmine come una freccia, qualcosa di magistrale, se ci pensava.
Solo che Thalia era … giovane.
Avevano cercato di reclutarla anni prima, quando aveva dodici anni, perché l’avevano visto tutte il potenziale ed era stato pienamente soddisfatto, solo che era una sconosciuta.
Era una potente figlia di Zeus, che avevano conosciuto prima e che aveva accompagnato Zoe in missione, ma era assurdo che Artemide avesse dato il ruolo di Luogotenente a lei.
Phoebe era nelle cacciatrici da prima della guerra del Peloponneso.
Svettavano ancora le Aquile di Roma quando Cunegonda aveva giurato.
Leif Erikson non era aggiunto in America quando Hivitia era stata accolta tra loro.
Le più giovane di loro – prima di Bianca e Thalia – erano state Hunter e Marin, a cavallo tra gli anni settanta ed ottanta.
Il Luogotenente era la persona in cui loro avevano più fiducia dopo Artemide, la persona attorno a cui raccogliersi quando avevano dubbi.
Mettere in discussione Thalia era mettere in discussione Artemide e Champ si fidava della sua Signora, per questo aveva inghiottito il rospo, la loro Luogotenente si era anche dimostrata capace, però … aveva notato una certa insofferenza di alcune sua compagne, in primis Jeha che era stata investita della carica di sottotenente da Zoe, nel milleseicento, dopo che Phoebe aveva svestito volentieri i panni.
Sarebbe dovuto toccare a e lei.
A svegliarla dai suoi cattivi pensieri ci aveva pensato la sua compagna di viaggio.

“Sì, abbiamo fatto Caccia alla Bandiera” si era ricordata Champ; “Per la prima volta, abbiamo giocato anche noi, ai miei fratelli non piace moltissimo giocarci, a me sì, dopo quella ho sempre partecipato. Quella è stata la mia prima caccia, Silena ci teneva tantissimo. Me la ricordo ancora, era abbastanza ridicola con l’armatura che le stava grande e quel cipiglio” Lauren aveva fatto una pausa, sorrideva, ma la sua allegria era stata sporcata da qualcos’altro.
Tristezza e nostalgia.
“Abbiamo vinto noi” aveva valutato la cacciatrice, “E quei due figli di Ermes hanno avvelenato Phoebe” aveva aggiunto senza cattiveria. “Sì, decisamente una cosa da Travis e Connor. Non sono cattivi, sul serio, solo che ogni tanto …” aveva provato la figlia di Afrodite.
“Da quella volta, ogni volta che siamo state al campo è sempre stato solo per battaglie e guerre. Se Leo e gli altri riusciranno a salvare il mondo, la prossima volta potremmo tornare per darvi la rivincita” aveva fantasticato Champ. “Oh! Sarebbe fantastico!” aveva esclamato Lauren, rinnovata di nuova gioia, dedicandole un bel sorriso pieno.
Si vedeva al cento per cento la sua natura afrodisiaca. Rispetto a tante sue sorelle che aveva visto sembrava un po’ più naturale, più pudico, ma era solo apparenza; Lauren aveva un viso dalla forma di cuore, perfetto, una pelle liscia come una pesca di una tonalità chiara da sembrare nobiliare ma non smorta, i capelli erano ordinati, dritti come spade, di color castagno, che Champ nel corso della sua lunga vita aveva visto solo grazie a delle tinture, ma in Lauren pareva naturale.
Poi, ovviamente, Champ aveva fatto un giuramento ed un voto, niente più amore – o sesso – né con gli uomini, né con le donne, ma doveva ammettere che il viso dolce di Lauren figlia di Afrodite sembrava fatto a posta per tendere un’imboscata.

“Be, sì, dicevo, Emma voleva unirsi a voi già da quel momento, ma si era presa questa gigantesca cotta per Joe, che era arrivata al campo proprio qualche mese prima” aveva ripreso Lauren, ancora una volta la gioia nella sua voce si era affievolita.
“Eravate molto amiche” quella di Champ non era stata una domanda.
“Con Emma? Sì! Quando avevo dodici anni avevo questa cotta pazzesca per suo fratello Mark, così stavo sempre in intorno alla casa di Ares e siamo diventate amiche. Con Joe è stato, be … a Emma piaceva tantissimo … quindi cercavamo ogni scusa per farla uscire con noi, poi mia sorella ha cominciato ad uscire con Beckendorf, che era il fratello di Joe …” aveva fatto una pausa.
Champ sapeva chi fosse Beckendorf … Charles Beckendorf, era un mezzosangue figlio di Efesto, come lei, un suo fratello, morto eroicamente.
E Joe era sua sorella.
Lauren si era asciugata di ogni allegrezza ancora una volta.
Joe era morta. Beckendorf era morto. La fidanzata di Charles, che era la sorella di Lauren, era morta.
“A volte mi dispiace essermi persa il campo …” aveva dichiarato Champ, incerta delle sue stesse parole.


“Carter voleva portarmi al Campo” aveva dichiarato Marlo, attirando la loro attenzione, era stato fino a quel momento accomodato sui sedili posteriori della macchina, silenzioso come un gatto.
Champ aveva deglutito, non aveva ben capito che dinamica aveva avuto quel piccolo veggente ed il fratellastro che lo aveva abbandonato a Lauren, per andare a salvare un altro membro della famiglia dispersa.
La cacciatrice aveva realizzato di non aver mai avuto un rapporto stretto con i suoi fratellastri, per alcuni aveva provato empatia nel corso dei secoli, ma era diventata un’accolita di Artemide ancora prima di riuscire a comprendere per bene chi o cosa fosse, in quel momento pensava di ricordare solamente di Leo Valdez, l’amico del fratello di Thalia, che era un peperino, un po’ molesto ed aveva il Fuoco come lei, Charles Beckendorf l’eroe e Jake Mason, il corrente capo-casa che dopo la battaglia di Manhattan le aveva regalato una moka super tecnologica per il caffè, con la scusa che Charles aveva voluto lasciare qualcosa ad ogni suo fratello – e i suoi fratellastri avevano incluso anche lei.
Sebbene fosse un’estranea.
Le guance bianche di Lauren si erano tinte di un rosso pallido, “Ci andrai, ci andremo” aveva dichiarato la figlia di Afrodite poi, chinando gli occhi nocciola verso Marlo, “Non appena la minaccia Gea sarà sistemata. Il campo è un luogo sicuro, arrivarci un po’ meno” aveva detto evasiva Lauren.
Il campo era teoricamente un posto sicuro.
Ma avrebbe retto ai Romani? Ai Giganti? E madre Gea?

“Ci andrai, conoscerai i tuoi fratellastri. La casa di Apollo è un posto molto allegro, ti troverai bene. Will ti insegnerà tutto sulle arti mediche, Austin a cantare e suonare, Kayla con l’arco. C’è anche Rupert che è bravo quasi quanto lo era Miche… che è bravissimo con le maledizioni. Una volta hanno fatto parlare mia sorella Drew a rime incatenate per due settimane – anche se è meglio non farla arrabbiate.
 Oh, e ovviamente, anche, Heather … lei, sa tirare di spada molto bene ed è la migliore nelle arrampicate” aveva detto subito Lauren, “Poi il campo è davvero un bel posto. Si educano i futuri eroi sì, ma è anche divertente. Si fanno un sacco di attività piacevoli, un po’ pericolose ogni tanto, ma interessanti. La mia preferita è sicuramente la corsa con l’auriga – anche se giocare contro i figli di Efesto può essere letale. Pensa che una volta … Joe, sì Joe … aveva progettato questa lancia rotante che spuntava ogni volta che ti avvicinavi a meno di un metro e mezzo, per incastrarsi nelle ruote e prendere fuoco. Ho avuto bruciature e vesciche sui piedi per due settimane” aveva raccontato divertita.
Si stava sforzando di apparire più che mai allegra per non turbare l’umore del ragazzino.
“Oh, perché noi hai visto me” aveva ghignato Champ tenendole il gioco, “Anche se ero meglio nella giostra” aveva spiegato.
Avevano continuato con chiacchiere leggere per tenere il ragazzino di buon umore e distratto.
Champ sorrideva nel vederlo, non credeva di aver mai veduto prima di allora un ragazzino di dodici anni che lo sembrasse per davvero, tra i mezzosangue, come i mortali odierni.
Anche ai tempi di Champ a dodici anni i bambini venivano trattati come uomini, quasi, pensava con tristezza al piccolo Re tanto atteso, che era costato tanto dolore a Beth e Mary, morto, poi troppo giovane.
Una vita misera inghiottita dalla storia, niente di più che un nome in un libro.
Molto di più di ciò che avrebbe avuto Alyson Champerwne.
Sorrise a Marlo attraverso lo specchio retrovisore.

“Posso unirmi alle cacciatrici, invece?” l’aveva stupito il ragazzino. Lauren aveva scosso il capo, mentre Alyson aveva avuto un mancamento, “No, si, ecco, noi siamo le cacciatrici, niente maschietti” aveva dichiarato.
“Mai?” aveva chiesto Marlo.
“Oh, be, ci sono stati due uomini, prima che mi unissi io, con uno non è finita molto bene, per niente! Con l’altro meglio, però loro sono eccezioni[1], ecco, poi c’è quella faccenda con Phillis, ma lì era una situazione diversa, complicata, anche la Divina Artemide aveva i suoi dubbi – ma poi Phillis ha conosciuto George[2] … e sto divagando. Comunque, sì, è successo, ma, deve essere la Signora a deciderlo ed è difficile” aveva dichiarato.
Scommetteva che se Percy Jackson l’avesse chiesto, la divina Artemide avrebbe acconsentito.
“Allora posso diventare una cacciatrice di Artemide!” aveva dichiarato Marlo con un sorriso trionfale.
Lauren lo aveva guardato immediatamente, “No! No! Ci sono un sacco di controindicazione” aveva cominciato a parlare la figlia di Afrodite.
Se normalmente Champ sarebbe intervenuta, in tale occasione, aveva lasciato fare a Lauren il suo proselitismo.

 

 

 

 

Champ aveva arrestato la macchina davanti un bel cancello di metallo dipinto d’oro, che univa una cancellata di ferro lucente.
Alle sue spalle, prigioniero di un quadrato, imponente, di barre, appariva un giardino perfettamente curato su cui appariva una villa di dimensioni notevoli.
“Che posto è questo?” aveva chiesto Lauren, mentre Champ scivolava fuori dalla macchina.
Sul cancello, svettava un nome, scritto in lettere latine.
C I B E L E.
“Il posto sicuro più vicino. Avrei preferito andare ad Indianopolis[3] … ma dovremmo accontentarci” aveva dichiarato Champ.
Lauren l’aveva seguita con titubanza. Marlo era saltato giù dal sedile posteriore con più enfasi, ma la sua impressione cristallina si era imbrunita l’attimo dopo, come se un cattivo pensiero le si fosse annodato nella testa.
“Tutto bene, passerotto?” aveva chiesto subito Lauren, “Ci sono … cose oscure lì dentro” aveva stabilito Marlo con voce greve che mal si abbinava al suo aspetto così spensierato, “Può darsi, la Grande Madre Idea è una dea buona, ma ogni tanto si diletta in artefici che non sempre la gente comprende” aveva cercato di minimizzare Champ.
“Più oscure di Flegias” aveva dichiarato Marlo, rivolto a Lauren.
Champ aveva guardato la figlia di Afrodite in cerca di spiegazione, quella aveva risposto all’occhiata con un viso cereo. “Uno spettro semi-immateriale in cerca di vendetta, con un remo al limite del demoniaco” aveva riassunto la questione.
“State tranquilli, chiunque chieda il permesso di entrare è protetto al Cibele, anche dagli altri ospiti” aveva dichiarato Champ, prima di appropinquarsi al cancello.
“Se non viene concesso il permesso?” aveva domandato Lauren; “Non credo sia mai successo” aveva risposto con leggerezza Champ, “L’importante è che non si provi ad entrare di straforo” aveva chiarito.
Una delle poche regole di Madre Idea.
Marlo aveva guardato il cancello della C.I.B.E.L.E. come se fosse stato di fuoco rovente e alle sue spalle si fosse aperto il tartaro nei suoi pertugi più bui.

Dopo aver suonato, ci erano voluti una buona manciata di minuti, che avevano speso con Lauren cercare di apparire quanto più materna possibile, cercando di calmare un tremolio fastidioso che si era andato a creare nel piccolo veggente.
Poi, era comparso un ragazzo vestito da pinguino, che riconobbe subito in Attis, con la mascella affilata, il naso dritto come una freccia e i capelli neri come l’inchiostro di seppia. Sacerdote della dea Cibele.
A Champ non piacevano gli uomini, né come donna, né come cacciatrice. Per tutta la vita, prima di seguire la Signora, le era stato insegnato a temerli[4], però Attis le piaceva parecchio.
Le sembrava inoffensivo.
Forse perché era il servo devoto di una dea primordiale potentissima o … forse perché era pronto per entrare nel coro delle voci bianche.
“Lady Alyson, come è possibile che pur non invecchiando diventi sempre più brutta?” aveva chiesto sfacciato il sacerdote.
Lauren era sembrata oltraggiata.
“Passo la mia vita a prendere botte in faccia da mostri, tu che scusa hai?” aveva chiesto di rimando, mentre l’altro apriva il cancello, il momento dopo con una sonora risata Champ era stata accolta dalle braccia dell’uomo in un abbraccio veloce e non troppo invasivo, per quanto caloroso.
“Chi sono i tuoi amici?” aveva chiesto subito, notando gli altri due.
“Loro sono Lauren e Marlo, sono due semidei in cerca di rifugio” aveva dichiarato subito Champ.
Marlo continuava a guardare la casa alle loro spalle con occhi sgranati, Lauren aveva sollevato una mano in un saluto timido.
“Oh, benvenuti al C.I.B.E.L.E.! Questo luogo è un rifugio per ogni anima persa” aveva dichiarato Attis.
Marlo era rimasto in silenzio, “La sigla oltre che riferirsi ad una delle molte forme della Grande Madre sta per Centro Incon-” ma il vociare di Attis era stato inghiottito dalla voce squillante del piccolo mezzosangue, che aveva esordito: “C’è qualcosa di oscuro lì dentro!”
Attis aveva assottigliato lo sguardo, irritato di essere stato interrotto, ma poi aveva sorriso tranquillo; “Sì” aveva confermato a Marlo, “Ci sono diverse entità oscure, dentro, ma nessuna di esse ti infastidirà. Le regole del C.I.B.E.L.E. sono ferree” aveva dichiarato con tranquillità il sacerdote, aprendo poi la cancellata, “Comunque, Alyson cara, entra con la macchina se non vuoi che la rimorchino. Questo è un passo carrabile” aveva aggiunto.

 

“Ma che è successo qui?” era stata la genuina domanda che era sorta in Champ, quando aveva osservato che la hall del C.I.B.E.L.E. di solito animata dagli ospiti che andavano e veniva, con allegrezza sul viso e risate vivace, era animato da facce lugubre e riadattato come un campo medico.
“Oh, nulla di così eclatante, abbiamo avuto un alterco con la Signora Gea … In realtà prima con il Regno di Sciro, ma poi abbiamo fatto causa comune contro Gea” aveva dichiarato Attis, accompagnando il gesto con un movimento della mano, come se fosse una piccolezza.
Champ aveva preso un respiro profondo.
Grande Madre Idea era una delle dee più antiche che avesse abitato quel mondo, esisteva imperitura da millenni, non era antica come Gea, no, ma era vecchia, ed era potente, non credeva che la dea della terra avrebbe stuzzicato una nemica così forte così presto.
Prima ancora di essersi sbarazzata dei nemici che riteneva inferiori.
Un barbaro stava scappando piuttosto adirato dalle cure invadenti di una driade, nonostante avesse un viso tumefatto ed una camminata claudicante.
“Oh!” aveva esclamato solamente Lauren, con le labbra schiuse in un ovale perfetto, mentre stringeva le dita attorno alle spalle di Marlo, quasi timorosa di perderlo in quel caos.

Un ragazzo era corso verso di loro, aveva tra le mani una cesta piena di saponette, sali da bagno e asciugami. “Ei Attis!” lo sconosciuto aveva chiamato a gran voce il loro accompagnatore.
Champ aveva osservato il ragazzo, anche lui sembrava sfoggiare i resti dello scontro, in ammaccature violacee sul viso e gonfiore, aveva una mano bendata, però rispetto ad altra gente pareva stare piuttosto bene. Doveva essere sulla ventina, con i capelli biondo-castano, gli occhi nocciola ed efelidi castane a tormentare una pelle scottata dal sole.
La cacciatrice non era mai stata un’estimatrice di bellezze maschile, né prima della caccia né dopo – cosa che era assolutamente proibita – però doveva riconoscere una genuina bellezza.
“Oh, signor Phoenix, possiamo rimandare a dopo? Starei scortando nuovi ospiti!” aveva dichiarato Attis calmo, “Ci metto un secondo! Stiamo partendo, praticamente Bernie ha già le chiavi nel cruscotto. Posso prendere queste cose, si? Non prevedo molte dolce da qui ad Atlantic City!” non si era dato per vinto il ragazzo, senza arretrare di un passo.
Era un guerriero. Aveva spalle ampie, bicipiti imponenti e l’abitudine a non retrocedere mai. Dopo anni Champ aveva imparato a riconoscerli, i guerrieri.
“Si, certo!” lo aveva congedato Attis alla svelta, circumnavigandolo.
Il Signor Phoenix aveva chinato il capo, come segno di rispetto quando loro erano passate, con un sorriso bello felice per la piccola vittoria ottenuta. Lauren lo aveva osservato con un certo interesse, anche il signor Phoenix aveva fatto una pausa per gustarsi con lo sguardo la figlia di Afrodite.  “Pensavo che le figlie di Afrodite fossero più audaci nel flirtare?” l’aveva richiamata bonariamente Champ. La figlia di Afrodite era avvampata di un rosso balaustium.  “Pensavo che le Cacciatrici di Artemide, abborrissero la parola flirtare?” le aveva risposto, sempre in tono bonario Lauren, “Non quando dobbiamo ridere di qualcuno” le aveva risposto.

“Dopo la battaglia, qui la situazione è molto caotica, c’è chi, arriva, chi va!” aveva dichiarato Attis, nonostante stesse parlando di una battaglia, il suo tono era abbastanza leggero.
Voleva dire poche perdite.
Voleva dire vittoria – o di rimando sarebbe stati già tutto morti. “Chi ha mandato Gea contro di voi?” aveva chiesto titubante Champ, “Oh, Troilo, quel povero ragazzo, e Niobe, te la ricordi, si?” aveva chiesto Attis, aveva un sorriso strano sulla faccia, uno sfacciato e provocante.
Champ aveva fatto schioccare le labbra, “Non mi dice niente” aveva mentito.
“I suoi figli sono stati uccisi da Artemide ed Apollo” era intervenuta Lauren, con voce spenta, mentre seguivano Attis lungo la scala padronale, al centro dell’androne, verso i piani superiori.

Il sacerdote gli aveva guidati lungo un corridoio, un altro e così via, ad un certo punto il vociare concitato delle persone era stato sostituito da suoni sempre più radi, fino a ritrovarsi a camminare in un corridoio piuttosto silenzioso.
Attis aveva aperto le due ante di una porta bianca, offrendo la visione di un salottino, su cui un latto spiccava una finestra ottagonale che dava su una terrazza.
Se non avesse fatto così freddo, sarebbe probabilmente stata aperta per prendere il sole.
Champ aveva cominciato a studiare gli ospiti che vi erano, non tantissimi, alla ricerca della luminosa Dea.
Lauren però l’aveva stupita.
“Jake!” aveva dichiarato quella, superandola, Champ l’aveva vista sfilare verso delle ottomane imbottite, con una decorazione pacchiana a fiori, dove un ghoul … un ghoul?  Stava giocando con dei fili con una ragazza molto incinta.
“Jacob Evandor?” aveva riprovato la figlia di Afrodite.
Il ghoul – Champ era diventata brava a riconoscerli – aveva sollevato lo sguardo, aggrottando le sopracciglia scure. “Laura?” aveva chiesto confuso.
“Lauren” lo aveva corretto la semidea, “Lauren Odalisque”.
Jake si era sollevato, pieno di disagio.
“Oh vi conoscete?” aveva chiesto subito Attis, raggiungendo i tre. La ragazza incinta era rimasta seduta, con il viso tondo, pieno di confusione e curiosità.
Era giovanissima.
Champ aveva imitato il sacerdote e Marlo aveva seguito lei.
“Sì, non ci vedevamo da un paio d’anni” aveva riportato Lauren, grattandosi dietro l’orecchio, con un certo disagio addosso, come se improvvisamente avesse ricordato una cosa fastidiosa.
Ah, non si aspettava Lauren avere conoscenza con i mostri.
“Ehm, sì” aveva concesso Jake, anche lui pregno di disagio, “Da quando, da dopo la storia con la folgore” aveva provato il ghoul, cotto di imbarazzo.
Oh, da quando il famigerato Luke Castellan aveva rubato la Folgore di Zeus? Erano passati … quasi cinque anni!
Cosa c’entrava Lauren con un Ghoul?
Lauren non si era trattenuta da una smorfia, “Ti trovo diverso” aveva valutato cercando di recuperare la compostezza, Champ aveva letto un tentativo di gentilezza nella voce.
Quello aveva riso forzatamente, “Be, sì, i piacevoli inconvenienti di essere morti e risorti” aveva dichiarato quello.
Lauren aveva battuto le palpebre, colta in castagne, “Immagino che prima non fosse un ghoul” era intervenuta Champ, un po’ sulla difensiva.
“Oh, ma non c’è da preoccuparsi, qui, Jakie è un nostro ospite e non tenterà di mangiare nessuno dei presenti” aveva sottolineato Attis.
“Oh, sì è un mostro molto gentile” aveva dichiarato la ragazza incinta, aveva ancora i fili intrecciati alle dita.
Lauren aveva sul viso un’espressione sconvolta, “Come? Quando?” aveva chiesto confusa.
L’altro si era grattato il capo, tra i capelli scuri, “Come molti a Manhattan” aveva dichiarato, “Il come non saprei. Nel senso sono morto combattendo contro Malcom Pace o era Jake Mason? Non riesco a ricordarmelo! Sul perché sono un ghoul … ah, bo, a quanto pare non c’era interesse ad acquisire la mia anima nel dominio dei morti. Non chiedere, non ho idea di che voglia dire” aveva risposto spigliato quello.
Lauren continuava ad essere sconvolta.
“Visto che Jake Mason è mio fratello e so per certo da che parte sta, direi che questo mi dice da che parte eri tu” era intervenuta Champ con un tono rude.
Il ghoul aveva fatto un passo indietro. Lauren doveva averlo ricordato, probabilmente presa dalla gioia di vedere un vecchio amico, doveva aver dimenticato il tradimento.
“Tieni le frecce nella federa, Lady Alyson” l’aveva bonariamente richiamata Attis.
Lauren aveva guardato il mostro, confusa e turbata, dalla sua storia, dalla scioltezza in cui l’aveva racconta e chi sa che altro, aveva boccheggiato un paio di volte ma poi era riuscita a dire qualcosa.
“Ho incontrato Carter Gale” aveva dichiarato.
Jake era rimasto confuso da quell’annuncio, ci aveva messo un momento ad elaborarlo, “Davvero?” aveva chiesto sconvolto.
Molto sconvolto.
“Pari parecchio stupito? Sì, l’America è grande, ma sai come è … ci si ritrova sempre” aveva valutato proprio Lauren.
“Sì, ma c’è una purga specifica contro i figli di Apollo, non so bene perché, ma visto che Carter è uno di quelli che sta sempre da solo, non solo come figlio di Apollo, ma in generale. Un sacco di figurine pittoresche hanno valutato di occuparsi di lui e, ecco, avevo sentito che Flegias e Tizio lo stavano cercando” aveva detto pieno di imbarazzo il mostro.
Lauren aveva ridacchiato, “Ohh! E ci hanno trovato, ma ce ne siamo sbarazzati” aveva trillato soddisfatta.
Jake aveva sorriso, era raccapricciante ma sembrava rincuorato.
Il quadretto era stato interrotto da Marlo, si era rivolto alla ragazza incinta, ma lo aveva fatto a voce alta, così anche non volendo erano stati tutti catturati da quelle frasi.
“Non farlo abbeverare dalla fonte di Mnemosine o … potrebbe abbattersi una catastrofe su di noi!” aveva dichiarato il ragazzo, con una mano aveva sfiorato il ventre della giovane donna.
“Non so di cosa stai parlando” aveva detto quella confusa e spaventata, “Che succede al mio bambino? Qualche catastrofe?” aveva chiesto. “Interessante!” era stato il commento di Attis, “Ci hai portato un veggente!” aveva squittito, poi si era accorto dello stato di iperventilazione in cui era scesa la ragazza incinta.
Jake si era seduto accanto a lei, mettendole le mani sulle spalle ed invitandola a respirare piane, con calma, che andava tutto bene.
“Sky, cara, il tuo bambino sta bene! Non ti preoccupare. Hai sentito il veggente, tieni il bambino lontano da fonti d’acqua magiche ed andrà tutto bene, poi con calma ti spiego tutto” aveva detto Attis con tranquillità, poi aveva aggiunto: “Inoltre … il giovane Freyason ti sta cercando, sotto, voleva salutarti prima della grande partenza” era intervenuto subito Attis, facendole l’occhiolino. Sky era diventata rossa come un pomodoro sul viso, ma sembrava essersi calmata.
“Si” aveva sussurrato Champ al suo vecchio amico, “Ti ho portato l’ultimo veggente libero” aveva dichiarato, cercando di dare un tono.
Attis le aveva sorriso con la stessa malizia di un gatto sornione, “Ultimo è una parola piuttosto definitiva, ma apprezzo il pensiero. Immaginavo che la tua, qui, non fosse una visita per compagnia, o per il nostro rinomato buffet o la lezione di Yoga Acrobatico delle quattro” aveva valutato il sacerdote.
“Per quella mi fermo, sempre, lo sai” aveva ghignato Champ, che non voleva farsi cogliere nell’incertezza e dare soddisfazione ad un uomo, mai. “Lo so, Artemide ci ha fatto anche un’ottima recensione su Divinyelp[5]!” aveva dichiarato soddisfatto Attis, “Anche se ricordo sempre, noi non siamo un’attività commerciale, siamo un rifugio” la seconda parte l’aveva detto guardando Lauren, con un tono da vero P.R., di rimando la figlia di Afrodite era del tutto concentrata sul ragazzino e sulla donna di nome Sky.

Dopo la scoperta di Attis dell’esistenza di Marlo il veggente, erano stati finalmente ricevuti dalla Signora della Villa.
Champ provava sempre un senso di estraniazione e confusione, quando vedeva Grande Madre Idea.
Il suo viso era sempre bianco come il piombo e i capelli erano d’oro infuocato, era Beth, nello splendore del suo regno. La sua regina d’oro.
Ma aveva il cipiglio sicuro e forte di sua zia Kate Ashley, ma aveva quel portamento vigoroso e gli occhi intriganti della Regina Anne[6] – una delle matrigne di Beth che Alyson aveva amato di più.
Gli occhi però erano dello stesso colore rame della Signora della Natura.
Era sempre uno spettacolo Grande Madre Idea.
Lauren era stato del suo stesso avviso, aveva schiuso le labbra, “Sile-Mam… professoressa Ulrich?” aveva boccheggiato alla fine.
“Nessuna delle tre, temo, ma è un piacere essere scambiata per la divina Artemide – spero non si arrabbi per questo” aveva canticchiato la dea. Champ aveva spiegato per sommi capi come funzionasse l’aspetto della dea, come mutasse agli occhi di ogni persona.
“Come sapeva chi era mia madre?” aveva chiesto Lauren, “Oh, ragazzina, perché sei sinceramente la ragazza più bella in tutta la villa” aveva dichiarato la dea senza indugio.
Marlo, in mezzo a loro non aveva fatto un fiato. Grande Madre Idea aveva sorriso verso di lui, “E tu cosa vedi?” aveva chiesto la dea al ragazzino, Quello aveva inclinato il capo, come un cane, “Niente. La sua faccia, signora dea, è levigata come la pietra” aveva dichiarato, “Riconosco un po’ di naso, come nelle statue corrose dal tempo … e la sua pelle è di un colore str…” ma era stato interrotto dalla stessa Grande Madre Idea.
“Oh grande Giove! Che occhio!” aveva dichiarato quella, “Sì, ebbene sì, in realtà non ho una faccia, così che tutti possano vedere quella che da loro … be, l’idea di una madre” aveva dichiarato. “Ma io sono la Grande Madre non posso essere una grande madre, ma devo esserle tutte[7]” aveva aggiunto teatrale.
“Direi che ha senso” aveva dichiarato Lauren.
Grande Madre Idea aveva sorriso, “Non sono più una giovinetta, eh no, ho i miei millenni alle spalle, però devo dire che conto sulle dita delle mani tutte le creature che mi hanno saputo guardare in faccia” aveva rivelato.
Champ aveva sospirato, “Questo spiega perché sono qui. Marlo è un veggente, uno fortemente dotato, lo ho trovato alla Fontana da Manto e Ermafrodito, Lauren – la figlia di Afrodite aveva alzato una mano – voleva portarlo al campo, sicuramente un posto sicuro, ma di questi tempi …” aveva fatto cadere la frase lì.
“Di questi tempi non è così sicuro. Eroi scompaiono, serpeggia il caso, eserciti si avvicinano e arrabbiatissime signore che fanno sentire anche me una scolaretta si ridestano, lo so” le era andato incontro Grande Madre Idea.
“Quindi, sì, sono venuta qui in cerca di asilo per Marlo, l’ultimo veggente libero” aveva ripetuto Champ.
“Come potrei dire di no ad un faccino così carino?” aveva replicato la dea millenaria.
Champ non era stupita da quella reazione, ma giudicando l’espressione che aveva dipinto sul viso Lauren la sua compagna molto di più.
“Tu invece sei una nuova adepta delle cacciatrici?” aveva chiesto Grande Madre Idea.
“Oh no, io, ecco, pensavo di tornare al campo. Se ci sarà una grande battaglia vorrò essere lì” aveva confidato Lauren, bruciante di fierezza, aveva, comunque, guardato amareggiata Marlo, non entusiasta dell’idea di lasciarlo lì, il ragazzino le aveva sorriso, una piccola bozza, voleva incoraggiarla lui.
“Oh, be, da qui al campo, la strada è lunga e pericolosa. Resta al C.I.B.E.L.E. a breve avrò una delegazione da mandare al campo, devo consegnare un gingillo a Chirone, così viaggerai più sicura” le aveva detto la Grande Madre, accarezzandole il viso.
“Davvero?” aveva chiesto confusa lei, ma Champ poteva vedere la gioia serpeggiare in lei.
“Ma sì, è solo questione di capire cosa voglia fare la nostra giovane Sky. Le ho detto che può rimanere qui tutto il tempo che vuole, ma l’idea del Campo Mezzosangue la ha fatta splendere molto” aveva valutato la dea.
… parlava della ragazza incinta, sì.
Marlo aveva attirato l’attenzione della Dea, con molta gentilezza, era sicuramente il ragazzino più educato del mondo, certo anche a Champ continuava a disorientare il suo aspetto così bambinesco.
“Perché c’è così tanta oscurità qui?” aveva domandato il ragazzino. Sembrava ossessionato da quello, chi sa se i suoi poteri di preconoscenza gli stavano dicendo qualcosa.
Grande Madre Idea aveva inclinato la testa, facendo oscillare i capelli ramati, “Vediamo … credo perché ci sia la dea Lilith nel settore caldaie, la chiamano la Vergine Oscura per una ragione” aveva dichiarato quella poi.
La notizia aveva impattato Champ come un’onda d’acqua gelida in pieno viso.
“Lilith? Quella Lilith? La dea Babilonese Lilith?” aveva chiesto la cacciatrice con un certo mordente.
La sua … Anne?
“Oh, direi che è più la sua versione cristiana, ma sì, direi che è lei” aveva commentato la Grande Madre Idea.
Una serie di emozioni avevano scombussolato Champ, davvero difficili da comprendere o metabolizzare. Aveva sentito le mani di Lauren sul suo corpo, sorreggerla, evidentemente vittima di un mancamento.
La Grande Madre Idea aveva osservato la scena, assottigliando lo sguardo, “Vuoi parlarle?” aveva chiesto, titubante.
Voleva?
No e sì.
Aveva annuito, piena di incertezza.

Lauren timorosa aveva preso la parola, “Grande Madre Idea, io … so che Chirone ha un telefono nella Casa Grande ed i messaggi di Iris non funzionano più; perciò, mi chiedevo se potessi raggiungere il campo, io ho … delle notizie da dare” aveva detto lugubre la figlia di Afrodite.
La dea maggiore aveva annuito, “Oh, sì. I messaggi hanno perso tutti i loro veicoli. Nessuno sa che fine abbia fatto il dio del silenzio, la dea della fama è stata fatta a pezzi, Ermes è trincerato nell’Olimpo e Iris si è ritirata a vita private – pessimo momento per farlo. Si comunica solo con i sogni, ma come potete capire sono pericolosi e terribilmente trafficati” aveva spiegato la dea.
“Comunque ho il numero di quello stallone in rubrica, ovviamente” aveva aggiunto sfacciata grande Madre Idea, dando una sonora pacca sulla spalla di Lauren, che era arrossita come una prugna.
Mentre un servo accompagnava la semidea nell’ufficio dove sarebbe stato il telefono, il piccolo profeta si era avvicinato alla sua amica ed aveva sussurrato qualcosa nell’orecchio della figlia di Afrodite.
Lauren si era sollevata, sul viso si era ritratto un’espressione piuttosto … confusa. Aveva gettato un sorriso incerto verso Champ e poi le aveva dato le spalle.
Quando Marlo era tornato da lei, la cacciatrice aveva chiesto cosa avesse detto all’altra.
Il ragazzino aveva sollevato le spalle, “Potrei anche dirlo, ma non so il senso” aveva ammesso poi quello, “Da quando ho fatto quel sogno, prima dello scontro con Flegias non riesco … non riesco più a controllarmi” aveva dichiarato.
Grande Madre Idea aveva scompigliato i suoi capelli biondi, in un gesto materno, “Oh, probabilmente perché raccogli il tuo potere da tuo padre, ma nelle attuali condizioni del Dio e dell’Oracolo di Delphi, immagino sia tutto molto … guasto. Adesso, io e te, andiamo da Josh nell’Adyton della casa. Credo tu abbia solo bisogno di ammaestrare il tuo dono, non esistono infondo solo profezie o sogni divinatori; ne esistono di altri mezzi, pensa che gli etruschi prevedevano il futuro anche solo con il volo degli uccelli” lo aveva rincuorato.

 

A condure Champ nei sotterranei ci aveva pensato la leonina Atalanta, compagnia che Champ apprezzava moltissimo. Un tempo era stata una cacciatrice, ma poi si era sposata ed era diventata una serva della Grande Madre, o almeno questa era la versione breve che Zoe e Phoebe le avevano dato. Però restava ancora una valida amica e godeva ancora delle grazie di Artemide, in qualche maniera.
“Ti trovo bene!” aveva detto Champ, incerta, Atalanta aveva un grosso cerotto che copriva la guancia destra, ma a parte il piccolo quadrato appiccicoso sul viso, sembrava uscita da una SPA che reduce da una battaglia.
“Praticamente è stata una scaramuccia per me. Sono entrata ardente di avere un avversario degno, ma non sono riuscita ad incrociarmi con nessuno di particolarmente dotato, mostri di quart’ordine e germani indisciplinati. Perfino Lilith l’avevano legata come un salame quando sono arrivata” aveva detto piena di rancore l’altra guerriera.
“Chi è stato?” aveva chiesto.
Champ aveva un ricordo di Lilith come qualcosa di piccolo e sottile, non una dea prorompente, ma pur sempre una dea.
“Una strana combo” aveva risposto Atalanta, “Un sacerdote egizio, seguace di Sekhmet, un guerriero cartaginese figlio di Ma e uno spaurito greco figlio di Persefone” aveva fatto una pausa, “E Josh” lo aveva aggiunto con un tono piuttosto confuso.
“Sembri stupita” aveva valutato Champ, “Quei tre sono bestie, ma il nostro Josh è una persona così tranquilla, è un figlio di Ebe; sta studiando per diventare Mediatore Linguistico” aveva risposto Atalanta netta.
Oh, be.
“In realtà credo abbiano contrastato Lilith con un po’ del potere dell’Aten” aveva aggiunto la guerriera al servizio della Grande Madre, corrucciando il viso olivastro.
Atalanta era slanciata, non era bella nel significato classico del termine, però aveva quest’aspetto fiero che le dava un’aurea di ruggente perfezione. Aveva i capelli gonfi e ricci, come sarebbe stato d’uopo sulla criniera di un leone.
Aten? Dove Champ aveva sentito quel nome.
Non riusciva a ricordarlo.
“Senti, Jeha ha detto qualcosa” aveva ricordato, non centrava con il discorso, “Sull’Aten?” aveva indagato Atalanta, “Cosa ne sa l’Arpia?” aveva domandato.
L’Arpia era un vecchio soprannome che avevano dato a Jeha nei primi tempi in cui aveva militato con le cacciatrici, non voleva più essere Jehanne La Pulzella di Orleans ed aveva abbracciato quel soprannome senza esitazione.
Quel soprannome le era stato dato per via del suo carattere non sempre semplice e per alcuni suoi poteri[8].
“No, no. Scusa su un’altra cosa, volevo chiederlo alla Grande Madre, ma lo ho dimenticato, ma sui Romani. Ha detto che sono tornati” aveva valutato Champ.
Atalanta l’aveva guardata con serietà, “Strano, non credevo se ne fossero mai andati” aveva ammesso.
Era lo stesso pensiero che aveva animato Champ[9].
Quelle considerazioni erano state soppresse dall’ingresso nello scantinato.
Lo scantinato della villa  era di dimensioni notevoli: da un lato sbeccavano una serie di lavatrici e lavasciuga in fila, per tutti gli ospiti, da un altro c’erano degli attrezzi, sedie e cose d’ogni genere accatastate, che davano l’idea più di un vecchio scantinato impolverato.

Poi, c’era un divano, di pelle bordeaux, sulla quale era seduta a braccia conserte una donna ed espressione rigida, non era Lilith, però. “Lei è sua altezza Deidamia, non le parlare, al momento è molto suscettibile” le aveva consigliato Atalanta.
La donna aveva guardato con quei suoi occhi scuri e perforanti verso di loro, se avesse avuto gli stessi potere di Champ, era certa che entrambe sarebbero andate a fuoco.
Atalanta l’aveva spinta oltre, avevano attraversato la cantina, fino ad una porta di ferro, che aveva portato nel locale delle caldaie.
L’ambiente se possibile si era fatto ancora più sinistro. Scuro, bollente, rumoroso e con l’unica compagnia di una luce sfarfallante.
La dea Lilith troneggiava nell’oscurità, era stesa su una rete di sottili fili d’oro, in vero ne era prigioniera, ma la sua posa molle e rilassata dava l’idea che fosse del tutto a suo agio, come una acrobata di tessuti aerei che una prigioniera.
Lilith era Lilith. Esattamente come l’ultima volta che Champ l’aveva vista.
Nel corso dei secoli si erano incontrate molte volte, alcune volte le sue consorelle ne erano state consapevoli (avevano tutte loro un rapporto complicato con la Vergine Oscura, Lilith era passione, erotismo ma era anche una donna fiera, impiegabile e orgogliosa – il lato oscuro di Artemide, diceva sempre Luminosa) e altre in cui non lo erano.
Champ e Lilith erano legate da un filo.

“Oh, Atalanta! Mi hai portato altre visite? Quelle due simpaticone se ne sono andate? Oh, ma per l’infamia di Adamo: Lady Alyson!” c’era quasi calore nella voce della dea, Lilith aveva labbra carnose e lingua di serpe. “Ciao Anne”, aveva miagolato Champ, incerta, sentendosi anche sciocca. “Ciao? Così saluti la tua regina?” l’aveva presa in giro la dea.
Champ aveva chinato il capo, “Non sei la mia regina da un bel po’, ansi, credo tu non la sia mai stata” aveva dichiarato, indicandosi il collo.
Lilith aveva riso di gusto, prima di spostarsi, per avvicinare il viso a Champ, al sicuro, dietro la rete d’oro, “Io sarò sempre la tua Regina, perché sarò sempre La Regina” le aveva detto.
“Beth è stata la mia unica regina” aveva dichiarato con orgoglio Champ.
Non lo erano state Jane, la Regina Anne, Mary e le due Kathrine, solo Beth. “Uhm … non Artemide? La piccola principessina di Zeus potrebbe restarci male, ma immagino che sia abituata a vederti correre dietro a Jeha. Dove la hai lasciata, a proposito?” aveva infierito Lilith.
“Dove hai lasciato tu la tua amica Eris?” era stata la risposta di Champ.
Lilith aveva riso con una certa cattiveria, aveva sollevato le braccia ed aveva intrecciato le mani nei capelli per scuoterseli e farli scivolare di nuovo sulla schiena, in un movimento fluido e seducente.
“Eris conduce i suoi giochi, io le do una mano quando mi annoio. Sai no, differentemente da lei, io posso agire direttamente. Sai, ho finto di essere un’arpia per entrare qui dentro, stavo proprio pensando alla nostra Jeha” aveva scherzato Lilith.
Aveva un sorriso da squalo, la pelle chiara della luna e occhi oro brillante.
“La nostra orgogliosissima Jeha” aveva ghignato Lilith ancora.
“Voi avete finito di beffarvi di lei” aveva dichiarato con rude Champ. “E tu invece, hai finito di beffarti di lei?” aveva chiesto la dea.
Champ era rimasta attonita.
“Non so di cosa stai parlando, Anne” aveva detto sdegnosa.
“Com’è che quella rigida stronzetta di Artemide non ti ha ancora cacciato dalle sue virtuose vergini?” aveva indagato.
“Smettila! Io sono pura!” era stata la risposta asettica di Champ, “Certo, magari nel corpo, ma non nello spirito. Lo sento traboccare da qui il tuo desiderio” le aveva risposto la dea, “Dopo secoli … lei vive nel tuo cuore, come nel mio” aveva dichiarato Lilith, toccandosi il seno sinistro.
Oh! Beth era stata la figlia di Henry, orgogliosa e potente, ma era stata anche l’eredità di Lilith … oh, Anne Boleyn come fingeva di essere[10].
“Ma è ovvio che un’altra presenza lo schiaccia” l’aveva provocata la dea.
Champ aveva deglutito, “Cuciti la bocca” era intervenuta Atalanta, la figlia di Efesto si era quasi dimenticata della sua presenza lì.
“Tagliamo la testa al toro, cosa vuole Eris? Chi sono le altre due ragazze? Come arriviamo sulla Luna?” aveva chiesto.
“Chi ti dice che ci sia Eris, questa volta, dietro?” aveva chiesto Lilith.
Perché solo Eris sapeva muovere la hyubris di Jeha così bene da spingerla ad abbandonare le cacciatrici. Champ l’aveva seguita animata dal suo desiderio di aiutare la sua amica, che sapeva essere animata da nobili motivi, ma dopo le parole del piccolo profeta le sembrava ovvio che dovesse essere l’ennesimo tiro mancino di Eris.
Che lo volesse o meno, Jeha era diventata la campionessa de facto della Signora della Discordia.
“Perché non sono scema, sono brutta come una capra ubriaca ma non scema” aveva replicato.
Lilith le aveva sorriso, “No, non lo sei” le aveva concesso, “Allora lascia che ti dia un consiglio: cedi alle tue passioni, abbandona le cacciatrici e muori dopo aver vissuto” le aveva dichiarato la dea.
“Un consiglio utile?” aveva chiesto.
“Conosci la storia di Ercole, Atena e la mela?” aveva chiesto Lilith allora.
“Sì. Conosco tutte le storie su Atena” aveva risposto Champ, perché Jeha le aveva raccontate e su Ercole, perché lo aveva fatto Zoe.
“Allora, ascoltami bene, Jeha è la mela” aveva dichiarato Lilith, “Solo un altro mezzo di Eris per accrescere – un altro piccolo agente del caos” aveva raccontato.
“Alla fine Ercole lasciava perdere la mela” aveva valutato Champ, Lilith le aveva regalato un sorriso senza mistero, mentre negli occhi leggeva tutta la pieta che una creatura come lei poteva provare … per Champ.
Lascia perdere Jeha.
“Ma se la mela veniva stuzzicata cresceva fino al cielo ed occupare ogni spazio della gola” aveva ricordato la semidea. Lilith aveva ridacchiato, amara, “Certo. E tu vuoi essere lì? Schiacciata e fagocitata dalla hyubris di una ragazzina che in seicento anni non si è mai fermata a riflettere se avesse commesso un errore?” l’aveva stuzzicata.
“Inoltre il mio ex marito e la sua mogliettina tutta Sì-Sì-Signore non ti hanno insegnato che è meglio evitarle le mele[11]?” l’aveva provocata ulteriormente Lilith, quando Champ non aveva abboccato all’amo, “Inoltre pensa alla guerra di Troia o … chiedilo ad Atalanta, per un paio di mele si è giocata un po’ il celibato e la sua fortuna” aveva aggiunto Lilith.
Atalanta aveva sbuffato, “Storia vecchia. Adesso sto bene” aveva detto solamente.
“Ti sei dimenticata di citare Biancaneve, Anne” le aveva risposto Champ, senza pazienza.
“Una mela al giorno toglierà anche il medico di torno, ma fa piombare la tua vita in un’esistenza miserabile. E Jeha è proprio una mela succosa” aveva detto graffiante la dea oscura.
La cacciatrice aveva inghiottito la bile e la rabbia per quel commento ed aveva preferito dire: “E sulla Luna come ci arrivo?”; aveva ricordato le parole del divino Imene. Non era a loro assegnato quel dovere, ma se esisteva qualcuno da sfidare il fato era senza alcun dubbio una dea fuori dal loro pantheon, fuori dalle loro regole.
Nessun dio poteva agire direttamente, ma Lilith lo faceva con non curanza, si mischiava agli uomini, fingeva di essere una di loro, o altre creature, non si limitava a restare il tempo di sgravare qualche mezzosangue – o demone? Contavano anche i demoni? – ma godeva nell’influenzare gli eventi.
Eris era la Dea della discordia e del caos.
Ma Lilith era caos.
“Ora stai chiedendo troppo senza dare nulla in cambio” aveva replicato Lilith.
“Cosa vuoi?” aveva chiesto Champ.
“Non puoi darle nulla” era intervenuta di nuovo Atalanta.
“Allora immagino che la nostra conversazione sia finita qui. Mi dispiace, devo ammetterlo, mi piaci Lady Alyson, mi sei sempre piaciuta, sicuramente più di Sir Robert Dudley[12]” aveva dichiarato Lilith. “Un bello spreco di tempo, Anne” era stato il commento acido di Champ, o un tentativo di esserlo. Un piccolo sorriso era scivolato dalle sue labbra, per quell’ultimo commento e per la schiacciante verità, nonostante tutto il suo astio, infinito astio, una parte di lei rimaneva affascinata dalla mortalità di quella dea, dal suo fascino, ed una parte sarebbe sempre stata perdutamente grata per aver messo al mondo Beth.
Lilith aveva riso.
“Direi proprio di sì” le aveva riconosciuto, “Perché mentre noi chiacchieravamo amabilmente, tu hai appena perso la tua migliore possibilità. Singolare eh” aveva dichiarato Lilith.
“Di che parli?” aveva chiesto Champ, preoccupata. “Non lo senti? L’aria ora è meno pesante, non c’è più tutta quell’angoscia” aveva dichiarato.
C’è qualcosa di oscuro, aveva detto Marlo.
“Non sei mai stata tu l’oscurità di cui parlava” non aveva fatto nomi, ma Eris aveva sorriso come se avesse capito tutto, da sorniona gatto del Cheshire.
“Oh non so se con l’oscurità ci si riferisse alla rifulgente figlia di Nyx o quella morta che cammina della progenie di Apollo” aveva detto.
Heahter Shine!
La Heather di cui aveva parlato Lauren, seguita dal suo amico Carter di cui avevano visto la morte.
Aveva abbandonato di fretta la caldaia, accompagnata dalle urla di Lilith, “Io darei o un bel morso a quella mela o me la lascerei alle spalle, Alyson!”; con altrettanta fretta, poi, aveva abbandonato anche lo scantinato ed era risalita per le scale due a due, fino a che non era ritornata al pian terreno.
“Heather Shine!” aveva strillato, “Heather Shine!” ancora.
Una delle tre ragazze che Imeno aveva detto potessero giungere sulla luna, era in compagnia di una figlia di Nyx, forse era una delle altre due.
“Heather Shine!” aveva chiamato ancora.
“Oh, cercavi Heat?” aveva parlato una voce, era un ragazzo giovane, indossava un impermeabile rosso, una camicia imbarazzante, scuro di carnagione con piccoli ricci serpentini neri, “Sono partiti poco fa” aveva dichiarato.
Reggeva sotto un braccio una lastra di pietra dall’aspetto non molto leggero.
“Dove sono andate?” aveva chiesto subito Champ, doveva … doveva scriverlo a Jeha? Come? O doveva lasciar perdere?
E se fosse stato un piano di Eris avrebbero dovuto ignorarlo, Imene aveva dato loro una mano, voleva pur dir qualcosa.
Il ragazzo aveva aggrottato il viso, nel cercare di ricordare, poi aveva detto: “Uhm … mi pare da due tali … Quilly ed El-G.; può essere?”

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Champ fa riferimento ad Orione, che nel canone Riordano è finito per odiare le cacciatrici e volerle uccidere (anche nel canone mitologico non finisce benissimo, visto che muore), l’altro invece è Ippolito, che era figlio di Teseo e l’Amazzone Ippolita. Visto che Ippolito rifiuta il culto di Afrodite e venera Artemide, ho pensato che in questo canone potesse essere un cacciatore.
Comunque Afrodite fa innamorare Fedra di lui, ma Ippolito la rifiuta (in quest’ottica perché cacciatore) e poi Teseo lo fa ammazzare (STORIA LUNGA, con menzogne, inganni e tradimenti) Artemide lo fa risorgere (utilizzando il nipote) e Ippolito manda al diavolo padre pentito e si trasferisce in Italia, dove poi le mitologie si biforcano e ciao-ciao. Nella mia ottica è stato un cacciatore per un po’, poi ha abbandonato in favore di una vita mortale (un trono ed una bella moglie). Niente, faccio sta cosa alla Jay Kristoff per non appesantire la lettura.

[2] Questa potevo risparmiarmela, comunque è semplicemente frutto di un’elucubrazione, stavo pensando se Artemide negasse l’accesso a chi è biologicamente maschio o chi lo è a livello di genere riconosciuto. Phillis, in questo caso, sarebbe un personaggio biologicamente uomo che non si identifica in tale (donna trans? No binary? Genderfluid? Non è importante) che ha creato una situazione di: Che facciamo?
Niente alla fine ha conosciuto un tale George e non è stato necessario sbrogliarlo. Una nota inutile, in una parte inutile, che poteva essere tolta però, bho, mi aveva divertito il problema.

[3] Quando ho pensato questa storia, non era uscito neanche l’ultimo della Saga degli Eroi, da quel momento ho cercato sempre di adattare il canone riordiano alla mia storia senza sconvolgerla troppo (in alcuni punti è stato necessario) però alcune volte non ho potuto. Adesso, letto TOA, sarebbe stato per logico per Champ andare ad Indianapolis dove ci sono Em e Joe, così ho dovuto comunque adattare le cose.

[4] Non giudicate male Alyson, ma è nata e vissuta in un’epoca dove le donne non avevano molta libertà e rimanere svergognate da un uomo era peggio di una condanna a morte. Insomma, si, venitele in contro. Poi è vissuta tra le cacciatrici, quindi si, ehm, Alyson ha i suoi limiti.

[5] Parodia di Yelp, che un po’ la versione in voga in America di App come Trippadvisor, non sono sicura, comunque ho aggiunto un Divin davanti, perché mi sono ricordata che Riordan usava fare un sacco di queste cosine (tipo il GPS, la pubblicità nel taxi di Ganimede e Apollo che citava un sacco di programmi tv trash olimpici).

[6] Anne di Cleves, nota come la cavalla delle fiandre, la mia moglie di Enrico VIII preferita! Era una persona così a modo che perfino BloodyMary non aveva inimicizie verso di lei.

[7] Nel mondo Riordiano anche Nemesis e Afrodite funzionavano così (Vendetta e Bellezza, che nella mia ottica ha senso che siano “ad personam”) ho applicato lo stesso principio a Fama (quando è attiva, poi nel capitolo riassunto si vede la sua vera faccia) e a GMI, come si era già visto (Heather, Bernie, Jude e Carter ne avevano dati tutti una descrizione diversa), inoltre se provate a googlare Grande Madre notereste che tutte le sue rappresentazioni in realtà sono senza faccia (mi raccomando evitate Simeoni e le sue teorie, pls, che non mi troveranno mai d’accordo).

[8] Non è “out of the blue”; nel capitolo 7, Imene si rivolge a Jeha chiamandola proprio: Jeha l’Arpia (e giuro capirete perché)

[9] Spiegazione casuale: Jeha faceva riferimento al Triumvirato, Champ invece ai mezzosangue del campo di Giove. Atalanta potrebbe far riferimento ad entrambi (nb. Parlava del Triumvirato che di quei tempi si era messo a finanziare prima Luke poi Octavian; così da per scontato che Jeha e Champ si riferiscano entrambe agli Imperatori, riportando che non sono mai andati via. Champ lo interpreta come i ragazzi del campo). Insomma una cosa inutile.

[10] Nel canone Riordiano ad un certo punto Apollo ha finto di essere, per del tempo, Narcisso, il personal trainer di Nerone, così per un periodo Lilith ha fatto il medesimo gioco (anche se Lilith è un caso a parte). E niente, non entriamo nei dettagli lol.

[11] Allora, Lilith a questo giro fa riferimento ad Adamo ed Eva, nonostante in questa storia ci si continui a riferire a Lilith come Dea Babilonese, in questo caso è connotata nella sua versione Giudaico-Cristiana, dove più che una dea è un demone ed è, ehm, libera dai vincoli di divieto di azione diretta. Riassunto: Lilith può fare quello che le pare. Visto che fare quello che le pare è la caratteristica madre della Lilith Giudaico-Cristiana.

[12] Uno dei favoriti della Regina Elizabeth I, nonché suo probabile amante.

   
 
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