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Autore: Melchan    03/09/2021    3 recensioni
[OMEGAVERSE, AU STORICA, no quirk] [BakuDeku]
"Non pensi che quando Bakugou si risposerà il fortunato consorte ti vedrà come fumo negli occhi, con quello sguardo da cerbiatto sperduto e il legame d'infanzia che dividete? Sarai allontanato nel giro di una settimana, non prenderti in giro da solo. E quei ragazzini resteranno soli.”
[...]
Izuku voltò gli occhi stanchi verso l’ingresso della biblioteca, e lì trovò il padrone di tutto ciò che lo circondava. Il suo odore di legna arsa e falò autunnali avvolgeva già la stanza. Tutti gli alfa avevano un odore forte e dominante, ma quello di Kacchan era sempre stato più penetrante della media, denso e crepitante come fiamme capaci di incendiare un universo intero.
Solo un'altra omegaverse, e un altro mondo con un Deku e un Bakugou incapaci di stare lontani.
Genere: Omegaverse, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: All Might, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Ochako Uraraka, Tsuyu Asui
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E poi
E poi sarà come bruciare


(E poi, Giorgia)
 

Gli odori nell’aria che lo circondava erano troppi e così densi da causargli la nausea.
Una follia di gente diversa, quasi tutta composta da ragazzi e uomini alfa e beta, rilasciava senza freni ormoni pregni di eccitazione, mentre gli altri omega in fila con lui emanavano un tanfo di paura tale da far rizzare i peli sottili del collo di Izuku.
I sensi sembravano urlargli nel cervello di scappare il più lontano possibile, a costo di strapparsi i muscoli e rompersi le gambe.
Ma non poteva. Ovviamente non poteva. I ceppi intorno alle caviglie lo costringevano a camminare a piccoli passi verso il palco di legno sempre più vicino, quelli attorno ai polsi intensificavano la sensazione di essere imprigionato e senza via di scampo, come se tutto il resto non bastasse. La fascia che gli avevano messo intorno al collo per evitare che qualche esagitato saltasse fuori dalla folla ghignante e provasse a morderlo prima che fosse stato messo all’asta stringeva come una morsa.
Se non si fosse sentito così stanco, probabilmente avrebbe avuto il primo attacco di panico della sua vita.

Ma a cosa sarebbe servito? Lui, che non si arrendeva mai, che si spingeva sempre un po’ più in là di quanto sembrasse possibile ogni volta che era messo davanti a una sfida… non aveva più forze. Era al capolinea.
Fine. Nel giro di un’ora scarsa sarebbe stato venduto al miglior offerente, che avrebbe pagato per morderlo, utilizzarlo come schiavo e fare di lui ciò che voleva.

La sua vita era terminata nel momento in cui era stato catturato dalle Guardie dell’Impero.
Anni prima lui e sua madre erano riusciti a lasciarsi alle spalle gli strozzini della cittadina a poca distanza dalla capitale dove viveano, ma alla fine era riuscito a rovinarlo l’unico debito contratto da Inko con l’Impero quando avevano avuto la necessità di rifarsi una vita.

Era talmente perso nel gorgo di infelicità imperversante nella sua mente che non si rese conto di essere il prossimo omega da presentare, finché il banditore stesso non lo tirò per la catenella dei ceppi che pendevano dalle sue mani.

Incespicò fino alla superficie del palco salendo i pochi gradini e con la nettissima sensazione di star raggiungendo il proprio patibolo.

La folla sotto di lui lanciava grida, rideva senza motivo ed era la cosa peggiore che Izuku avesse mai visto.
Non una sola parte di lui riusciva ad accettare l’idea di essere sul punto di finire nelle mani di uno qualsiasi di loro. E così cominciò a scivolare via, lontano da lì, perso in una nebbia che faceva da scudo all’incubo che lo circondava.
Si accorse solo vagamente che il banditore aveva cominciato a parlare, urlando per farsi sentire, ma non capiva cosa stesse dicendo. Non gli interessava. Del resto, arrivati a quel punto, non c’era più niente che importasse.

E poi.

E poi quell’odore gli invase prima le narici e poi il cervello, diradando la nebbia.

Legna e fuoco. Un odore che avrebbe riconosciuto ovunque, adesso cento, mille volte più forte e pregnante dell’ultima volta che lo aveva sentito, il giorno prima che sua madre gli dicesse che dovevano andarsene nel bel mezzo della notte.

L’istinto di Izuku prese il sopravvento e cercò la fonte di quell’odore prima ancora di rendersi conto di ciò che stava facendo.
E, ovviamente, la trovò.

Kacchan.


*

Bakugou scosse la testa con un gesto secco, scacciando i flash di Deku sul palco per l’asta di omega tre anni prima, fasciato in quell’orrida veste bianca come un vergine pronto per essere offerto a qualche divinità crudele. L’abito che indossava adesso era abbastanza malconcio da riportargli quel giorno alla mente.
Una collezione di kimono straripante nell’armadio, e lui era così testardo da continuare a mettersi addosso quello straccio recuperato in fretta e furia la sera in cui erano giunti alla tenuta.
Trattenne un ringhio, sapendo che sarebbe servito solo a far innervosire l’omega, ma ben deciso a risolvere anche quel problema il prima possibile.

“Finisci e poi raggiungimi nel mio studio” disse all’altro, e si alzò senza aggiungere altro.

Izuku alzò il volto dalla ciotola di riso e pesce, l’espressione stupita e perplessa, ma prima che rispondesse in qualsiasi modo Bakugou era già uscito dalla sala da pranzo.

*

Izuku entrò nell’ufficio dell’alfa leggermente teso, incerto su cosa aspettarsi dopo che Bakugou si era allontanato lasciandolo solo nella sala da pranzo.

Adesso se ne stava seduto dall’altro lato della sua grande scrivania di legno scuro, piena di ordinate montagne di documenti. Prima ancora che Izuku aprisse bocca l’alfa lo immobilizzò sul posto con una semplice frase.

“Da domani sei sollevato dal ruolo di capo della servitù”.

Izuku sgranò gli occhi, rimanendo gelato dove si trovava.

Quindi alla fine il momento era arrivato. Del resto, era sempre stato ben consapevole che esistevano diversi motivi per cui l’alfa presto o tardi avrebbe potuto o dovuto allontanarlo.
Semplicemente non se lo aspettava proprio adesso.

Per qualche ragione aveva sempre pensato che sarebbe accaduto solo una volta apparso qualcuno che avrebbe attirato l’attenzione di Kacchan, ammesso che non fosse già successo a sua insaputa… ma no, più probabilmente aveva letto la lettera della ex tata mentre Izuku finiva alla velocità della luce il suo pasto, più per non sprecare il cibo che per fame, e la missiva doveva contenere qualcosa che lo aveva turbato abbastanza da prendere quella decisione.
L’omega si sforzò di tenere schiena e volto dritti e non accartocciarsi su se stesso come avrebbe voluto.

“Ho capito.” disse, cercando di mantenere il tono più leggero e tranquillo di cui fosse capace.
“Preparerò le mie cose stasera stessa e domattina andrò in paese per vedere il da farsi. Oppure posso anche andarmene stanotte, se preferisci, ma… ecco, preferirei salutare prima i bambini…” nominandoli la voce lo tradì, e sentì il suo odore cambiare e riempirsi dell’acredine che accompagnava ansia e tristezza.
“AH?!”
Sentendo il verso stranito dell’alfa spostò di scatto lo sguardo, che non si era accorto di aver puntato ovunque tranne che su di lui, e vide che Kacchan lo stava guardando con un’espressione di assoluto e stranito stupore.

“Ma che accidenti dici?!”
Izuku sbatté gli occhi, maledicendo l’umido che sentiva tra le ciglia.
“Be’, io…”
“Cosa diavolo vai a pensare?!” lo interruppe l’alfa “Andartene?”
“Non è questo che intendevi?” chiese sempre più confuso e incerto Izuku.
“Maledizione Deku, ti tolgo quell’incarico solo perché ho deciso che sarai tu a prenderti cura di Yuki e Kagome!”

Izuku ebbe l’impressione di star per svenire. Qualcosa nel suo odore o sul suo viso dovette tradirlo, perché Bakugou scattò da dietro la scrivania e corse a sorrggerlo per le spalle.
“Ma cosa ti è saltato in mente?!”
“Io… no, è solo che… avevo capito male, tutto qui” borbottò Izuku, sforzandosi di riprendere padronanza di se stesso.
“Sei proprio…” sbottò Bakugou, il suo odore forte mischiato al sentore dell’agitazione. “Se sarai la loro tata a tempo pieno non potrai occuparti anche di gestire tutta la casa. Puoi stare dietro a quel dannato orto dove ti spezzi sempre la schiena, se ci tieni tanto, ma dammi il nome di qualcuno che possa sostituirti nella gestione generale della tenuta.”

Izuku stava ancora cercando di tornare del tutto in sé e digerire il fatto che non avrebbe dovuto andarsene all’improvviso, quando le parole dell’alfa fecero definitivamente breccia nel suo cervello.
E a quel punto si rese conto delle implicazioni.

“Kacchan, non puoi farlo!” disse in preda al panico. L’alfa non era esattamente abituato a sentirsi dire cosa poteva o non poteva fare, ordini militari a parte, e arricciò il naso infastidito, ma Izuku lo ignorò e continuò.
“Un omega adulto senza morso e acquistato a un’asta, che accudisce i cuccioli di un alfa di alto ceto? Lo sai anche tu che non sarebbe accettabile!”
Bakugou rimase un momento interdetto dalla secchezza delle sue parole, ma Izuku non si scusò. La sola idea era assurda… e il fatto che in un mondo ideale avrebbe accettato su due piedi rendeva la proposta soltanto più amara.

“Sai cosa direbbe la gente, e la tua posizione ne uscirebbe comunque indebolita” tagliò corto Izuku. A quanto pare doveva far tornare anche l’alfa in sé, ed evitare che la tentazione di accettare diventasse troppo forte.
“Potresti anche circondarti di una cerchia di omega senza scatenare troppe chiacchiere, ma c’è un motivo se è considerato assurdo affidare i cuccioli dei ricchi a omega qualsiasi senza morso e in età per accoppiarsi, anche se poco appetibili come me. Penserebbero che ti stai facendo circuire da un omega di scarso valore, e non farebbe bene alla tua immagine.” Dovette sforzarsi per pronunciare quelle parole, ma la banale realtà era ciò di cui Kacchan aveva bisogno per tornare lucido.
Perdere l’ennesima tata e doversi preoccupare ancora una volta di trovare qualcuno abbastanza abile da occuparsi non solo dei bambini, ma anche di vigilare sulla salute di Yuki doveva avergli fatto perdere la pazienza.

Izuku era talmente preso dai propri ragionamenti da non aver osservato la reazione di Bakugou alle sue parole. Quando alzò lo sguardo, vide due occhi rossi che conosceva meglio dei propri fissarlo con un’intensità che sembrava volerlo mangiare vivo e una strana e inspiegabile rabbia, così forti da far pensare che il loro padrone avesse il potere di far esplodere chi aveva davanti solo con la forza di volontà. Il suo odore bruciante era denso di furia e qualcosa che l’omega non riusciva a identificare.

“Hai finito?” chiese l’alfa, il tono calmo in modo innaturale.
Il corpo di Izuku era rigido, immobile sotto lo sguardo dell’altro. L'istinto omega gli suggeriva di non fare movimenti improvvisi per non rischiare che l’alfa si innervosisse di più.
“Be’… sì” soffiò fuori Izuku. “La situazione è questa.”
“Ottimo. Quindi ora che hai blaterato tutte le idiozie che volevi rispondimi: accetti l’incarico oppure no?”
L’omega sgranò gli occhi.
“Kacchan, no! Ti ho appena spiegato perché non posso anche se… anche se vorrei.”

Sì, lo voleva. Non per se stesso, perché in cuor suo sapeva benissimo che avvicinarsi ancora di più a quei bambini e quindi interfacciarsi sempre più spesso con Kacchan avrebbe reso ancor più straziante il momento in cui l’alfa si sarebbe trovato un nuovo compagno, che con ogni probabilità non avrebbe gradito la presenza di un omega senza legami in giro per la dimora.
Ma sapeva anche quanto sarebbe stato difficile trovare qualcuno in grado di badare a Yuki e Kagome con la sua stessa solerzia.

Eppure… eppure non potevano. La soluzione era insistere e trovare qualcuno uguale, anzi, migliore di Izuku stesso per occuparsi di quell’incarico così delicato e prezioso, qualcuno che non avrebbe messo in difficoltà Kacchan e rischiato di rovinare la posizione che aveva raggiunto grazie ai propri meriti come uomo e come alfa.

“Quindi vuoi davvero rifiutarti di badare ai miei figli, anche se sai benissimo che le possibilità di trovare un beta qualsiasi in grado di seguirli come faresti tu sono praticamente nulle? Solo per timore delle chiacchiere della gente? Per una stupida questione d’immagine?!”
“Sai benissimo che non m’interessa della mia immagine, Kacchan! Io nemmeno ce l’ho, un’immagine!” sbuffò Izuku con una risata un po’ stridula.

“Ma la tua è importante! Non puoi gettare via tutto solo perché siamo stanchi di cercare qualcuno di adeguato…” ripensando alle ultime parole dell’alfa un’idea lo colpì all’improvviso.
“È vero, abbiamo sempre tentato con dei beta e non ha funzionato, ma potremmo allargare il cerchio e cominciare a cercare maggiormente anche tra gli omega!” continuò, così preso da non notare più l’odore dominante e irritato dell’alfa.
“Possiamo cercare un omega con un compagno in cerca di lavoro, in quel caso nessuno avrebbe da ridire! Sarà un po’ più difficile da trovare, ma tra gli omega di mezza età magari verrà fuori qualcuno di adatto… oppure- ” la voce gli si spezzò.
C’era un’altra opzione, ma le parole gli si bloccarono in gola prima di pronunciarle ad alta voce.

“Allora?” chiese Bakugou, le braccia incrociate al petto e lo sguardo fermo e risoluto su Izuku.
“Be’… un’altra alternativa è cercare tra gli omega senza morso ma di livello adeguato. Qualcuno appartenente a una famiglia di ceto medio ma con la necessità di lavorare. In quel caso qualche pettegolezzo ci sarebbe comunque, ma sarebbe considerato accettabile… perché se dovesse accadere qualcosa tra voi non sarebbe uno scandalo così grande.”

Izuku cercò di sorridere e mostrarsi tranquillo come davanti a tutte le altre opzioni proposte. Il cuore gli batteva come un tamburo nel petto e temeva che il suo odore ne risentisse, ma doveva fare ciò che poteva per non rendere la situazione più penosa e imbarazzante di quanto non fosse già.

Per alcuni infiniti secondi Bakugou si limitò a fissarlo e basta, non una parola. Poi allungò una mano, e prima che se ne rendesse conto Izuku si ritrovò più vicino a lui. Troppo vicino. Abbastanza da sentire l’odore inconfondibile di Bakugou affondargli nel cervello come un paio di artigli affilati.
Poi si rese conto che la stessa mano che lo aveva avvicinato aveva anche abbassato un lato del suo vecchio kimono, scoprendo un’ampia porzione del collo pallido e la parte iniziale delle sue spalle, due lentiggini visibili nella stanza illuminata dalle lampade a olio.

“Se è questo maledetto morso che preoccupa tanto tutti quanti, te compreso, possiamo risolvere la questione una volta per tutte stasera stessa.”
Izuku sgranò gli occhi, pensando di aver capito male. “Kacchan…? Di cosa stai parlando?”
“È questo il dannato problema, giusto? Il morso. Facciamolo, e chiudiamo questa storia.” Izuku boccheggiò, cercando le parole per rispondere, chiedendosi se potesse trattarsi solo di uno scherzo crudele e fuoritempo. Ma l’espressione dell’alfa era di pietra, non un accenno di sorriso né tantomeno di risate sul suo volto.
Era serissimo. Si avvicinò ancora di più, e il suo odore lo investì con una forza tale che Izuku dovette fare uno  sforzo per mantenersi saldo sulle gambe.

“Kacchan, sei impazzito?!” riuscì a buttar fuori mentre tentava di respirare con la bocca per non lasciare che l’odore gli confondesse i sensi.
“Un morso è un legame che dura una vita intera! È qualcosa che dovrebbero condividere solo persone che vogliono restare vicine per tutta la loro esistenza.”
“Perché, tu pensi di andartene da qui?”
La domanda lasciò Izuku più stranito di prima. “Cosa…?”
“Hai sentito. Hai intenzione di andartene da questa casa? Perché se non è così, allora questo è il modo più sensato per risolvere tutte le tue paturnie. Ti morderò e chiuderò la questione.”

Izuku sentì il proprio corpo tremare.
La rabbia gli risaliva improvvisamente dallo stomaco come lava. Chinò d’istinto il capo mentre stringeva i pugni, i capelli verde scuro a coprirgli gli occhi.
“Kacchan… sei serio?”
L’alfa lo guardò con le sopracciglia aggrottate, senza comprendere. “Di che parli?”
“Ti ho chiesto se sei serio.”
“Pensi che io parli a vanvera?”
“No, ma sono sicuro che non ti rendi conto di quello che stai proponendo. Il legame di un morso tra alfa e omega si può disfare solo con la morte di uno dei contraenti. Stai veramente dicendo che ti va bene mordermi solo per assicurarti che possa badare a Yuki e Kagome finché non saranno adulti? E a quel punto cosa accadrà? Per non parlare del fatto che la sposa o lo sposo che sceglierai in futuro dovrebbero accettare il fatto che hai già morso un omega. Anche se non dovranno condividerti per davvero, perché io rimarrò comunque soltanto la tata dei tuoi cuccioli, non sarà comunque un boccone facile da mandar giù.”

C’erano altri dettagli che Izuku aveva tenuto per sé.
Il dolore che avrebbe provato dovendo vivere una vita di calori senza il proprio alfa, più dolorosi di quelli passati semplicemente da solo con i propri giocattoli, lo strazio che il suo cervello marcato dal legame e i suoi ormoni gli avrebbero iniettato dentro quando l’altro si fosse scelto un compagno ufficiale, e che il suo istinto omega avrebbe vissuto come una tragedia… queste cose non le avrebbe mai dette all’altro. No, erano troppo umilianti.
Così, per convincerlo definitivamente dell’assurdità delle sue parole, sputò fuori l’unica questione che in realtà per lui non sarebbe stata un problema.

“E hai mai pensato che io potrei volere un compagno vero? E magari anche dei cuccioli?”
Guardò Bakugou negli occhi, i pugni sempre stretti e lo sguardo fiammeggiante. Kacchan non poteva sapere che lui nemmeno riusciva a immaginarsi una vita lontana da quella casa. Ma la sua speranza di vederlo retrocedere e scusarsi (no, quello era impossibile) o quantomeno rimangiarsi quello che aveva detto fallì miseramente.

Si sforzò di non piegarsi su se stesso in preda al disagio per l’odore di alfa furioso che soffocò d’improvviso l’aria nella stanza.
“Pensi forse che non sia un compagno affidabile? Che non sarei in grado di provvedere a te per il resto della vita?” domandò Bakugou, ringhiando. “E riguardo ai cuccioli… Te ne darò anche più di uno, se è questo che desideri. So benissimo che sarai in grado di accudire una nidiata numerosa.”

Izuku sentì improvvisamente diradarsi la nebbia ormonale che tentava di offuscargli la mente. La sua fastidiosa attitudine al pianto in compenso rischiava di farsi viva, ma fece ogni sforzo possibile per trattenerla.

“No… no, Kacchan! Non si tratta di questo. Avere un compagno non vuol dire assicurarsi un tetto sulla testa e pasti caldi ogni giorno. Mi stai già dando queste cose e io te ne sono grato, lo sai benissimo. Ma un compagno è un’altra cosa. Preferirei abitare in una caverna con un alfa, o anche un beta, che mi amano davvero, piuttosto che vivere una vita agiata grazie a un legame basato sulla convenienza. Questo è il punto.”

L’odore di Bakugou non migliorò. Strinse la presa sul kimono di Izuku e si avvicinò al punto da far combaciare i rispettivi kimono. L’omega sentiva il suo corpo possente premere contro di lui, e dovette letteralmente ingoiare la saliva e un uggiolio lamentoso a causa dell’odore intenso che lo stava avvolgendo. Un odore che era puro alfa e soprattutto puro Bakugou.
Scosse forte la testa e respirò ancora con la bocca, cercando di schiarirsi nuovamente i pensieri. L’altalena di emozioni che lo stava attraversando da quando aveva messo piede nello studio non aiutava affatto.

“Comunque non hai bisogno di fare questo sacrificio, Kacchan” sbuffò infine, tirando fuori una risata più ironica e amara di quanto volesse. “Non devi preoccuparti. Mi occuperò di  Kagome e Yuki a prescindere.” “Ah?” Bakugou lo guardò finalmente con uno sguardo più confuso che rabbioso. Izuku ne approfittò per allontanarsi di un passo da lui, nonostante l’alfa tenesse ancora tra le dita il bordo del suo kimono.

“Sì, lo farò” scandì a chiare lettere. Focalizzò i pensieri sul piano che si stava strutturando velocemente nella sua mente, cercando di allontanarsi dalla confusione in cui gli ormoni e le emozioni avrebbero voluto farlo annegare.

Se Kacchan era arrivato a proporgli una pazzia come quella nonostante i rischi per la sua posizione, ragionò, per quanto esasperato l’idea di fare di lui la tata dei bambini doveva essere davvero radicata. La cosa più urgente era togliergli dalla testa che servissero… certe misure per tenerlo vicino. Be’, vicino ai cuccioli.
E in fondo, Izuku sapeva che aveva ragione quando diceva che sarebbe stato quasi impossibile trovare qualcuno capace di badare a loro meglio di se stesso.
Li conosceva come i palmi delle sue mani, era perfettamente informato su ogni aspetto della tosse cronica di Yuki e… be’, lui li amava. Profondamente. Non si trattava di lavoro.

Badare a loro a tempo pieno per anni rischiava davvero di distruggerlo una volta che il suo compito fosse finito, ma se l’alternativa era continuare a cercare tate temporanee più o meno capaci e soprattutto far delirare Kacchan su legami di convenienza… sarebbe riuscito a svolgere il suo compito e uscirne integro. In un modo o nell’altro.

“Manterremo come tata ufficiale la ragazza beta a cui oggi ho chiesto di badare a Yuki” disse, deciso “Si chiama Tsuyu, è una ragazza capace e gentile, accetterà… per correttezza e per rendere tutto più ufficiale ti chiederei di alzarle il compenso, puoi utilizzare il mio. Sarebbe anche più giusto, non avrei dovuto cedere dall’inizio, considerando che passeranno anni prima che possa riscattare la somma che hai speso al mercato dei debitori.”
Ancora gli bruciava, pensare alla piccola fortuna che Kacchan aveva dovuto sborsare per portarlo via da là.

Izuku era certo che l’unico motivo per cui i banditori erano stati in grado di imporla era la sua purezza, l’odore di omega mai sfiorato che lo caratterizzava allora come adesso, nonostante la sua persona fosse tutt’altro che affascinante. Se Kacchan non fosse stato lì quel giorno un dettaglio tanto poco significativo come il non esser mai stato toccato avrebbe potuto farlo piombare nelle mani di gente che… scosse d’istinto la testa. Basta. Non aveva senso indugiare su quei pensieri, c’erano questioni serie e reali sulle quali concentrarsi, e anche quando se ne fosse andato avrebbe vissuto a pane raffermo e acqua sporca per il resto della vita piuttosto che rischiare di finire nuovamente in quella fossa infernale.

“Ti ho ripetuto decine di volte di farla finita con questa storia del compenso e del riscatto” ringhiò irritato Bakugou “Ti ho portato qui e messo al lavoro, quindi hai diritto a una paga. Fine.”
“Sai che non è così semplice, Kacchan.”
“Lo è invece. Sei tu che complichi ogni cosa, Deku.”
L’omega alzò gli occhi al cielo e  tornò all’argomento principale, sapendo che quella del compenso era una battaglia persa da tempo e così concentrato sui propri piani da dare per scontato il nomignolo.

“Comunque. Tsuyu sarà la tata ufficiale dei cuccioli, ma sarò io a occuparmene finché non svilupperanno entrambi il loro genere secondario. E dopo… be’, vedremo. Nel frattempo prenderà il mio posto come supervisore della casa Ochako. Era già il mio braccio destro, sarà perfettamente in grado di amministrare la tenuta a tempo pieno. Anche nel suo caso sarebbe giusto adeguare il compenso, e così tutto dovrebbe funzionare come desideriamo.”

Izuku annuì soddisfatto tra sé. Questo sistemava tutto. Mancavano probabilmente nove, se non dieci anni al momento in cui sarebbe emerso il secondo genere di Yuki.
Si sarebbe dedicato a loro fino a quel momento… be’, a loro e ai possibili, probabili futuri cuccioli di Kacchan con la prossima persona che avrebbe sposato, almeno fin quando Yuki non avesse finito di sviluppare.

“E dopo? Cosa pensi di fare a quel punto?” domandò Bakugou, immobile al centro della stanza. Izuku aggrottò le sopracciglia.
“Kacchan, come faccio a saperlo? Si parla di un decennio o poco meno, sarebbe imprudente fare previsioni adesso. Potrebbe succedere di tutto… ma ti assicuro che non verrò meno alla promessa. Mi dedicherò a Kagome, Yuki e qualsiasi nuovo cucciolo fino a quando non saremo certi del secondo genere di Yuki.” L’alfa lo guardò corrucciato e confuso. “Di che nuovi cuccioli parli? Mi pareva avessi fatto una gran scena per rifiutare questa possibilità.”

Izuku si sentì arrossire come uno stupido. “Non era affatto una grande scena, Kacchan! Ho solo chiarito la questione. Ma niente toglie che tu possa avere dei nuovi piccoli con il compagno o la compagna appropriata che sceglierai… in quel caso, se vorrai mi occuperò anche di loro almeno finché Yuki non sarà grande abbastanza. In caso contrario mi limiterò a dare una mano alla loro tata in caso di necessità, sta a te scegliere.”
“Stai delirando, Deku. Non accadrà niente del genere.”
“Non puoi saperlo.” l’omega scosse le spalle, come se si trattasse di una questione che non lo toccava. “Visto che stiamo decidendo i termini di questo accordo, mi sembra giusto considerare ogni prevedibile evenienza.”

Bakugou si limitò a sbuffare, poi si alzò dalla scrivania.

“Per ora basta discorsi. Da domani prenderai servizio con il tuo nuovo incarico.”
Izuku annuì. “Sì, domattina come prima cosa parlerò personalmente con Tsuyu e Uraraka. Poi lo dirò ai bambini.”
Per la prima volta dall’inizio della loro conversazione, l’ombra di un sorriso apparve sul volto di Bakugou.

Era un’ombra piccola, che ad altri sarebbe sfuggita, ma non a Izuku. Ignorò lo strattone al petto che quell’espressione gli suscitò.

“Posso immaginare la faccia che faranno.” commentò l’alfa, il tono divertito. Poi tornò serio e fissò lo sguardo su Izuku.

“E non voglio più saperne di quel maledetto cencio che hai addosso, mi hai capito? Se proprio devi metterlo, limitati a quando lavori nel tuo orto. Visto che ci tieni tanto all’etichetta, chi bada ai miei figli non può certo sembrare una qualche sorta di disgraziato omega mendicante!"
“Kacchan, ufficialmente sarà Tsuyu la tata! Il discorso che stai facendo non…”
“All’atto pratico, lo vedranno tutti chi è che bada a quei due. Quindi domattina vedi di arrivare con una qualsiasi di quelle maledette vesti nuove che hai nell’armadio!” sbottò l’uomo, e poi andò ad aprire la porta dello studio, facendo cenno a Izuku di uscire prima di lui.

“E adesso basta con queste storie. Andiamo a letto.”

Izuku sospirò tra sé ma seguì il poco cortese consiglio e si avviò verso la propria camera, senza accorgersi degli occhi rossi che lo seguivano mentre si allontanava.
 
____


NOTE:
Ed ecco il secondo capitolo! Ci ho messo un po’ di più a pubblicarlo rispetto alle mie previsioni perché la seconda parte mi lasciava qualche dubbio, ma eccolo :) Ho sfruttato questi giorni anche per definire bene la scaletta definitiva, spero che la storia continuerà a piacervi ^.^
Ringrazio ancora le ragazze che mi hanno lasciato commenti, erano tutti un piacere da leggere, e spero che i dettagli relativi al mondo e l’epoca in cui si muovono i nostri Baku e Deku (un Giappone medioevale fantasy, fondamentalmente) appariranno più chiari e centrati man mano che si va avanti.

Ah, riguardo alla citazione iniziale: LO SO, può apparire un filiiino drammatica et adolescenziale XD ma quella canzone mi ha accompagnato bene mentre scrivevo una parte del capitolo e amando iniziare storie e nuovi capitoli con citazioni mi è venuto naturale inserirla. Spero che le parole non suonino poco adatte, ma considerata l’altalena emotiva e i momenti molto pesanti che si trova a vivere, e soprattutto a cui è andato incontro in passato, il nostro Izuku non mi sembrava così campata in aria.

Altra cosa: spero che "Guardie dell'Impero" non faccia ridere o ricordi troppo Guerre Stellari (per me continuano a chiamarsi così, oh xD), nella mia testa Bakugou e Deku vivono effettivamente in una sorta di Giappone medioevale-fantasy che è effettivamente retto da un Imperatore.

Al prossimo capitolo, grazie in anticipo a chi si farà vivo nella sezione commenti per dirmi cosa pensa di questa seconda parte >*<

Mel
  
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