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Autore: Voglioungufo    04/09/2021    3 recensioni
Role swap AU | Akatsuki Naruto | No Uchiha Massacre
ShiIta | KakaIta | ObiKonan | SakuHina | Maybe SasuNaru.
Tutti conoscono la storia di Naruto e Sasuke com'è stata scritta.
Ma se Iruka non fosse mai stato l'insegnante di Naruto?
Se Sasuke non avesse mai perso il suo clan?
Se Shisui non si fosse sacrificato per il bene di Konoha?
E se Obito, abbandonato il piano dello Tsuki no Me, avesse preso Naruto con sè?
E se Sakura, stanca di essere sottovalutata dal suo maestro, scappasse per inseguire il vero potere?
Sarebbe un'altra storia, la storia che voglio raccontarvi...
Genere: Avventura, Generale, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Itachi, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Obito Uchiha, Sasuke Uchiha, Shisui/Itachi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Cap VIII
Sano di mente
 
 
Obito si sentiva un po’ svuotato, ma in un modo piacevole. La sua testa era leggera, il suo petto caldo e le labbra sotto la sua maschera restavano piegate in un sorriso accennato. Si chiedeva come un bambino potesse, con la sua spontaneità e innocenza, farlo sentire così bene. Era così che si sarebbe sentito sempre, se fosse tornato a Konoha, se fosse cresciuto al fianco di Naruto come suo fratello maggiore?
Si chiese , soprattutto, come un bambino potesse generare un calore tale nel suo cuore arido quando di giorno sopportava così tanto dolore, quando gli altri gli facevano soffrire l’abbandono e l’odio. Dal tetto della casa guardò Konoha e la rabbia  montò ancora. Nessuno di loro meritava Naruto, non sapevano nemmeno che razza di tesoro avevano tra le mani. Era il loro Jinchūriki, il motivo per cui nessun altro Villaggio osava attaccarli direttamente; era il motivo per cui quella notte la volpe non aveva continuato nella sua distruzione. Naruto li proteggeva con la sua sola esistenza e loro gli sputavano in faccia.
Imperdonabili. Non lo meritavano.
Obito… invece lo meritava. Dopo aver perso la sua unica luce, dopo aver scoperto l’inganno di Zetsu, l’illusione dello Tsuki no Me… dopo aver perso tutto meritava almeno un sollievo. Avrebbe fatto in modo di meritarselo. Lo avrebbe portato via con sé, lontano da Konoha e quella gente disgustosa. Naruto sarebbe stato sicuramente d’accordo.
Davvero?, domandò con scherno una voce nella sua testa, così stridula da ricordargli quella di Zetsu.
Il suo occhio calamitò sulla montagna dell’Hokage. Quello era il sogno di Naruto, il bambino amava Konaha contro ogni logica, la considerava la sua casa e non l’avrebbe mai abbandonata con piacere. Ma se gli raccontasse la verità che tutti gli tengano nascosto? Il motivo per cui tutti lo odiavano e disprezzvaano, il segreto che l’Hokage gli celava, ciò che suo padre gli aveva fatto fin dalle prime ore della sua nascita… No, non avrebbe scelto ancora Konoha.
Sceglierebbe allora l’assassino dei suoi genitori?, continuò la voce.
Deglutì, perché il rischio di venire a propria volta odiato era reale. Ma ormai aveva deciso: gli avrebbe detto la verità, tutta la verità e… la sua scommessa era sperare che scegliesse lui, la felicità che poteva offrirgli.
Sì, avrebbe lasciato che fosse il bambino a decidere. Ma prima, allora, avrebbe dovuto parlarne con Nagato; anche lui meritava di sapere la verità, come per tutto quel tempo fosse stato solo la marionetta di Madara e, di conseguenza, di Zetsu.
Che cosa sarebbe successo dopo era un mistero.
Era pronto per andarsene, quando una ormai familiare firma di chakra colpì la sua attenzione. Da quando lo aveva incontrato di persona, una parte di lui si era come sintonizzato alla sua presenza, restando consapevole in quale punto di Konoha si trovasse. Shisui in quel momento si trovava al tempio di Naka. Non era la prima volta che, lasciando la casa di Naruto a notte fonda, si accorgeva della sua presenza dentro il luogo sacro. Era un po’ curioso della sua continua presenza lì dentro, forse… sperava di rincontrarlo? Era certo non fosse una trappola, si sarebbe accorto delle altre presenza o dell’agitazione, certamente anche scivolare per Konoha di notte sarebbe stato più complicato.
Attivò Kamui, deciso per quella deviazione, e si teletrasportò direttamente al tempio, comparendo dal pavimento come un fantasma.
Come sospettava, Shisui era solo, e sussultò non appena la sua presenza fu evidente. Era accucciato sulle tavolette degli Uchiha, una fiaccola accesa illuminava le parole incise nella roccia. Era riuscito a tirare fuori un kunai, ma appena lo identificò si rilassò.
Si accigliò, il ragazzo non aveva paura di lui.
“Sei tornato” disse sorpreso. “Ciao, Ciò-che-resta-della-volontà-di-Uchiha-Madara”.
Sotto la maschera il suo cipiglio si intensificò, lo stava prendendo in giro? Non disse niente, guardandolo mentre si raddrizzava e gli rivolgeva un sorriso sereno. Decisamente non aveva paura di lui.
“Non hai più paura di me?” domandò ad alta voce.
Scosse la testa. “Se avessi voluto ferirmi, lo avresti fatto l’altra volta. Avresti già ridotto molto prima Konoha in cenere”. Fece una pausa, accennando un sorriso impertinente. “Lo hai detto tu, non sei qui per combattere. Peccato, sarebbe interessante misurarmi con te…”
Sbuffò, il ragazzo era un idiota… quel genere di idiota che gli piaceva suo malgrado, quello con la grinta e la risposta sempre pronta. La sua attenzione si spostò sulle tavolette. Mutò lo sharingan nel Mangekyo e i kanj incisi mutarono a loro volta, delineandosi nella descrizione dello Tsuki no Me. Provò rabbia nel vederlo e bruscamente si avvicinò all’antica tavola. Ignorò il sussultare di Shisui, con la mano toccò la pietra fredda e lasciò che il chakra si scontrasse con la magia che conteneva. Ci fu un iniziale vuoto, come se non ci fosse niente da trovare, ma più insisteva più si creava una resistenza, come se la tavola stessa cercasse di dissuaderlo. Alla fine la ebbe vinta e il suo chakra riverberò per tutta la roccia. Quando ritrasse la mano, sotto i kanji dello Tsuki no Me era possibile vedere un’altra trascrizione più antica, ciò che originariamente c’era scritto prima che Zetsu manomettesse la pietra.
Shisui al suo fianco sussultò, anche lui aveva attivato i Mangekyo e poteva leggere tutto.
“Cos’hai fatto?” domandò, temendo che avesse rovinato la tavola.
“Ho svelato l’inganno” disse placido.
Non lesse ciò che c’era scritto, lo conosceva a memoria. Disattivò lo sharingan, senza gli occhi magici la tavola era tornata uguale a prima, non lasciava intendere nessuna manomissione. Si vedeva ancora la stessa storia ancestrale, che lo sharingan normale avrebbe rivelato nascondere le tecniche Uchiha, che a loro volta nascondevano qualcosa.
Osservò Shisui, il suo viso giovane corrucciato nel tentativo di leggere la verità nascosta. Alla fine il ragazzo alzò gli occhi e lo guardò sorpreso.
“Quindi lo Tsuki no Me in realtà è la tecnica per risvegliare questa Kaguya?”
Ottimo riassunto, si limitò ad annuire. Ma il commento successivo lo sorprese.
“Così ha più senso. Quale folle crederebbe di risolvere i problemi del mondo con un’illusione?”
Quasi rise. Uchiha Madara, ecco chi. Uchiha Obito. Qualcuno che aveva perso la speranza e avrebbe accettato qualsiasi cosa per dare un nuovo significato alla propria vita. Qualcuno che non accettava che fosse tutto inutile, che avrebbe potuto ancora rivedere chi amava ed era morto. Ecco che tipo di folle.
Non rispose, Shisui non si aspettava lo facesse. Sembrava un chiacchierone, perché riprese velocemente la parola:
“Però mi ha dato un’idea… So cosa posso fare per fermare il colpo di Stato”. Si voltò a guardarlo, l’espressione di chi cerca un consiglio. “Userò un genjutsu su Fugaku-sama, gli farò credere di non sostenere il colpo di Stato e la sua contrarietà destabilizzerà il consiglio degli Uchiha”.
Sbuffò. “Hai appena detto che è folle usare un’illusione per risolvere i problemi”.
“Lo so, infatti non la risolverebbe. Ma ci darebbe tempo per trovare una nuova soluzione. Invece di giorni, potremo avere altri mesi… Avremmo più tempo”.
“Fugaku romperà il genjutsu” disse fatalistico.
L’attuale capoclan non aveva guadagnato il suo ruolo solo per eredità, ma anche per capacità in battaglia. C’era un motivo se i nemici lo avevano soprannominato Occhio Feroce, la sua abilità con lo sharingan era evidente. Avrebbe spezzato facilmente un genjutsu.
“Non si possono rompere i genjutsu del mio Mangekyo” rivelò Shisui. “Non ho nemmeno bisogno di guardare qualcuno negli occhi per incantarlo. Forse solo un altro Mangekyo altrettanto forte potrebbe contrastarlo… ma sono l’unico Uchiha ad averlo sviluppato, non c’è pericolo che succeda. Nessuno se ne accorgerà”.
Obito tacque, grazie agli insegnamenti di Madara riconobbe subito quella descrizione.
“Kotoamatsukami” disse.
Shisui parve sorpreso nel sentirglielo dire. “Come fai a saperlo?”
“Lo hai ereditato da tuo nonno Kagami” spiegò pacato. “Anche lui sviluppò il Mangekyo”.
Lo sguardo del ragazzo si illuminò, anche se le iridi erano ancora rosso sangue risplendevano di affetto.
“Sì, l’ho letto nei suoi diari. Successe dopo… dopo la morte di Nidaime” ricordò smorzando il suo entusiasmo. Abbassò il mento, fissando i suoi piedi sul pavimento di legno. “C’era scritto che dopo, per il dolore, sterminò un’intera squadra avversaria… che continuò ad accanirsi sui corpi senza vita, fino a renderli irriconoscibili”. Fece una pausa, fissando assente il nulla. “È vero quindi? Il dolore e il Mangekyo ci rendono folli?”
Davanti ai suoi occhi aveva il chiaro dei fulmini che tagliava senza esitazione il cuore di Rin, l’odore di carne bruciata che gli faceva arricciare il naso, le orecchie ferite dal cinguettio stridulo e continuo. E poi l’urlo agonizzante di tutti quegli ANBU di Kiri che aveva massacrato fino a creare una pioggia di sangue.
“Sì” rispose senza aggiungere nulla.
“Perché io non sono impazzito? O…” non osò continuare.
Obito lo fissò a lungo, chiedendosi perché gli stesse parlando, perché quel ragazzino gli stesse raccontando i suoi piani e aprendo il suo cuore. Nella sua ingenua fiducia dell’altro, gli ricordava un po’ Naruto.
Forse fu per questo che gli rispose: “Hai trovato qualcosa per cui restare sano di mente”.
Aveva creduto che lo Tsuki no Me fosse quello lo manteneva sano, invece era stato un perfetto folle. Anche lui aveva massacrato una squadra – la squadra di Kiri – e si era vendicato delle bugie di Konoha, del suo sensei per essere arrivato tardi. Aveva voluto fargli provare la sua stessa impotenza.
Alle sue parole un sorriso timido strisciò sulle labbra di Shisui, allargandosi sempre di più mentre coglieva un’illuminazione.
“Sì, ho trovato… qualcuno”.
Lo perderai, avrebbe voluto dirgli, perché in questo mondo le cose andavano sempre così. Lo avrebbe perso, come lui aveva perso Rin.
Guardò il ragazzino con il suo stupido sorriso sdolcinato e lo sguardo perso, provò una strana simpatia.
“Se il tuo piano dovesse fallire, verrai cacciato dal tuo clan. Sarai un traditore”.
Shisui si riprese. “Correrò il rischio”.
La sua voce era decisa e inevitabile, come quella di un vero shinobi pronto ad affrontare ogni pericolo. Silenziosamente se ne fece beffa.
“Se succederà, cercami. Ci penserò io a te”.
Shisui spalancò gli occhi, ma non ebbe modo di dire nulla. Obito aveva attivato il Mangekyo e stavo scivolando nel pavimento, inghiottito da kamui.
 
 
**
 
Si fermò, quasi perdendo la presa sul ramo su cui era saltato. Aveva il fiatone, la sua vista gli stava giocando brutti scherzi e questa era già la terza volta che rischiava di cadere nel mezzo di un balzo. Shisui si guardò alle spalle, mugugnando che ormai aveva messo abbastanza spazio tra lui e la locanda, tra lui e… Itachi.
Il suo unico occhio pulsò, ricordandogli che cosa gli aveva appena fatto. Ma era meglio così, sapeva da tempo che il suo legame con Itachi non poteva continuare  a durare, che sarebbe arrivato il momento in cui i loro ideali si sarebbero scontrati. Erano nemici da quattro anni, non potevano continuare quel gioco.
Shisui avrebbe voluto che Kotoamatsukami avesse cancellato la memoria anche a lui.
Scosse la testa, sarebbe stato troppo complicato farlo e lui aveva agito d’istinto, nel giro di un minuto. Avrebbe mantenuto i ricordi, la loro storia, ma quando si sarebbero nuovamente incontrati non sarebbe servito a niente. Itachi non ricordava. Erano solo nemici adesso.
Nonostante la sua risolutezza, il cuore faceva male. Tra tutto il corpo, sembrava essere quello il muscolo più affaticato. Forse poteva rallentare, ormai era vicinissimo ad Ame e sicuramente non aveva nessuno ai calcagni.
Scese dal ramo con un salto elegante, assorbendo l’impatto con una smorfia. L’odore terroso del sottobosco gli stuzzicò il naso, l’umidità filtrava pesante, segno che non mancava molto alla terra della pioggia eterna. Avrebbe fatto il pezzo fino al confine camminando.
Si stiracchiò i muscoli indolenziti, grato di essere solido sul terreno e di non dover usare il chakra per mantenersi eretto. Iniziò a camminare tra le erbacce alte e le radici nodose, poco impressionato dall’assenza di un sentiero. Nonostante la faccia tranquilla, tenne tutti i suoi sensi all’erta. Vicino ad Ame o meno, era ancora nel Paese del Fuoco.
Fu per questo che si accorse immediatamente della presenza che torreggiava su di lui dagli alberi. Si immobilizzò, la mano corse al marsupio delle armi prima di rendersi conto che quel chakra era familiare.
Incazzato, ma familiare.
Invece di rallegrasi di non essere stato beccato da un nemico, si oscurò in volto. In quel momento non era propriamente di buonumore, voleva del tempo per sé e per il suo lutto, per assaporare il dolore nelle vene al pensiero di cosa aveva appena perso. Sicuramente non aveva le energie per sopportare Obito e i suoi rimproveri, sapeva già che il parente mal tollerava i suoi incontri con Itachi.
Be’, adesso sarà contento, non ce ne saranno più, brontolò fra sé. Poi si fece coraggio e alzò il viso verso la provenienza del chakra turbinante e denso. Lo individuò subito, era appollaiato su un ramo basso e scoperto, per non parlare della maschera dal colore brillante che attirava tutta l’attenzione. 
Se c’era una cosa che Shisui odiava con tutto se stesso era proprio quella fottuta maschera arancione. Solitamente riusciva a indovinare abbastanza bene in che mood fosse Obito e quale personaggio stesse interpretando dalla sua espressione, ma quella maschera era un muro indecifrabile. Era inquietato dal modo assolutamente vuoto in cui quel buco lo fissava dall’alto, accovacciato su quel ramo.
Chi era? Madara o Tobi? Entrambe le risposte avrebbero fatto schifo, ma forse in quel momento preferiva dover parlare con Madara, che almeno era logico e razionale.
Sospirò e incrociò le braccia. “Qualcosa da ridire?” sbottò.
Gli fu lanciata addosso una pigna.
“Cattivo Shisui! Sei cattivo!” si lagnò l’Uchiha più anziano. “Scappare in questo modo e abbandonarci, puh! Bro before hoe, è questo il nostro motto! Invece sei cattivo e cattivo!”
Fece una smorfia. Ottimo, Tobi, proprio la sua giornata fortunata.
 “Non sono in vena, Obito” disse cinereo in volto.
Riprese a camminare, ma non mancò molto che Tobi lo colpisse con un’altra pigna lamentandosi del suo carattere freddo e del suo tradimento.  
“Te ne sei scappato di nascosto solo per vedere il fidanzatino” lo accusò lacrimoso. “Abbandoni i tuoi amici solo per farti…”
Shisui non gli permise di finire. Catturò al volo un’altra pigna e gliela rilanciò contro con rabbia. Un suono stridulo di pura sorpresa uscì da Tobi mentre vedeva il proiettile venirgli addosso, agitò le braccia e per evitarlo cadde buffonesco dal ramo.
“Cattivo! Mi hai fatto male!” piagnucolò massaggiandosi il sedere.
“Sono serio Obito, non è il momento”.
Mantenne la propria espressione seria e funesta mentre l’atteggiamento nell’altro cambiava. Tobi smise di agitarsi in movimenti goffi e lanciare versetti acuti di dolore, si immobilizzò di colpo e perfino l’aurea attorno a lui parve cambiare, diventare più oscura. Con un gesto fluido si alzò, si tolse la polvere dalla cappa di akatsuki con gesti misurati.
“Il moccioso si comporta da viziato” commentò, la voce di una tonalità molto più bassa e roca rispetto ad alcuni secondi prima. “Crede che tutto gli sia dovuto…”
Shisui sentì subito la bocca secca nel percepire il potere che avvolgeva Madara, le sue orecchie arrossirono.
“Non capisci” borbottò.
“No?” lo derise misurato. “Forse hai ragione. Non capisco cosa ti spinge a rischiare così tanto. Capisco solo che per il tuo dramma adolescenziale stai mettendo a rischio tutta l’organizzazione”.
Da che pulpito, tu per il tuo dramma adolescenziale hai messo in pericolo il mondo, si morse la lingua per non borbottarglielo. Sapeva del vecchio piano dello Tsuki no Me, soprattutto sapeva che non bisognava mai sollevarlo davanti a Obito per non rischiare di essere mutilati ferocemente. A Hidan era successo… l’unico motivo per cui era ancora vivo era la sua immortalità, Kakuzo aveva avuto molta pazienza nel rimettere insieme i pezzi.
Invece disse: “Non la metto a rischio, non gli dico nulla di importante”.
Madara lo derise ancora in quel piccolo sbuffo pregno di sarcasmo.
“Il moccioso di Fugaku è abbastanza intelligente da ricavare qualche informazione anche dal numero di volte in cui caghi” gli fece notare. “Lo sai meglio di me”.
Sì, decisamente Shisui sapeva in prima persona che razza di genio fosse Itachi… e forse nella loro ultima conversazione si era lasciato andare un po’ troppo, ma che importava? Kotoamatsukami era infallibile, non avrebbe ricordato niente di quella conversazione. Niente di… niente.
Il pensiero gli fece contrarre ancora una volta il cuore.
“Be’, non hai più nulla da preoccuparti. Questa è stata l’ultima volta” aggiunse rischiando di soffocare mentre realizzava che non avrebbe più toccato quella pelle liscia, stretto quei capelli, ascoltato quella voce.
Anche con la maschera addosso, lo scetticismo di Madara era palpabile.
“Certo, lo dici ogni volta. Ogni volta torni come un cagnolino da lui” concluse con aperto disprezzo.
“No, questa volta è vero”.
“Certo” ripeté.
Shisui prese un lungo respiro, le parole si erano conficcate in bocca come spine, facevano male. I suoi pugni chiusi tremarono e abbassò gli occhi. Respirare faceva male.
“È vero” ripeté. “Io… gli ho fatto dimenticare tutto”.
Tutto: il loro primo incontro, l’allenamento insieme fin da bambini, nascosti nel loro angola di foresta, il loro stupido e impacciato e senza senso primo bacio, tutti i baci più coraggiosi che c’erano stati dopo, i momenti in cui avevano condiviso i loro sogni, in cui si erano aperti all’altro, tutte le volte che aveva pettinato i suoi capelli, la prima volta che si era toccati curiosi e incerti, la prima volta che avevano fatto l’amore da nemici, ma ancora amanti. Aveva dimenticato tutto.
Prima che potesse trattenersi, scoppiò a piangere. Crollò a terra sul terreno sporco, l’erba alta e le radici nodose. Il suo occhio pulsava doloroso, bruciava nel tentativo di spremere da solo tutte le lacrime che aveva fallito nel trattenere.
Si raggomitolò in se stesso, chiudendosi come un riccio e affondando il volto contro le ginocchia. Voleva escludere il resto del mondo, restare solo nel proprio dolore, essere lasciato solo a sopportarlo.
Ma Obito non poteva sparire semplicemente ignorandolo.
Mentre era ancora scosso dai violenti singhiozzi non sentì il passo leggero sul sottobosco, ma non riuscì a ignorare la presa gentile sui suoi capelli. Gentile ma decisa, che lo costrinse ad alzare il volto e mostrare tutte le sue lacrime.
Non c’era più la maschera, c’era il volto di Obito che lo fissava accigliato e scrupolose, le numerose cicatrici in rilievo per via dell’espressione accentuata.
“Stai sanguinando” notò. “Hai usato Kotoamatsukami”.
Non rispose, era abbastanza ovvio, soprattutto se stava sanguinando. Del resto aveva usato il suo Mangekyo per due volte di fila senza avere il giusto riposo nella breve pausa… succedeva che sanguinasse quando chiedeva una sforzo superiore alla sua forzata.  
Obito lo lasciò andare e cercò di tornare velocemente a nascondere il volto, ma la mano si spostò ad afferrarlo saldamente al mento. Con l’altra spazzò via il sangue e le lacrime dai suoi zigomi. Anche la palpebre mancante stava piangendo, non sapeva nemmeno fosse possibile… era umiliante. Era straziante.
Singhiozzò più forte. “L’ho perso… perderò il senno… impazzirò”.
Aveva appena tagliato l’unico filo che lo teneva sano di mente, poteva già sentirne gli effetti. Il suo occhi bruciava, il suo animo era in tumulto e dilaniato tra il desiderio di rannicchiarsi da qualche parte e bruciare tutta la foresta. Le Foreste del Fuoco… avrebbe dato loro un motivo reale per chiamarsi così.
“Calmati, ti stai suggestionando” lo rimproverò Obito finendo di pulirgli il viso, ma nuove lacrime continuavano ad aggiungersi.
Shisui non riusciva a calmare il suo respiro, continuava a essere singhiozzante come se stesse soffocando, i capillari del suo occhio avevano arrossato tutta la cornea. Aveva l’aspetto di un folle in quel momento, con i capelli scompigliati, il volto pallidissimo e l’espressione sconvolta.
Obito spostò entrambe le mani sulle tempi, massaggiando la pelle sudata con i polpastrelli. Del chakra verde brillò dai suoi punti di fuga, collegandosi a quelli di Shisui; cercò di ridurre lo stress, di guarire il danno nel reticolo di chakra oculare causato dall’uso eccessivo del Mangekyo.
Quella piccola accortezza sembrò funzionare, la sua testa smise di essere pesante e anche la sensazione di dolore dietro gli occhi svanì fino a permettergli di prendere un vero e profondo respiro.
“Ecco, non stai impazzendo” ripeté Obito. “Se non sei impazzito a sei anni quando lo hai sviluppato, non succederà ora. Ricomponiti”.
Alle sue parole brusche il labbro inferiore di Shisui tremò, poi – prima che potesse rendersene conto – crollò contro di lui in cerca di un abbraccio, la testa appoggiata sulla sua spalla mentre infradiciava il suo colletto di lacrime.
Adolescenti, pensò esasperato, anche se ormai Shisui aveva vent’anni…
Rassegnato, passò una mano sulla schiena del moccioso troppo cresciuto sperando di rassicurarlo abbastanza da mettere insieme una frase sensata.
“Gli ho fatto dimenticare tutto… ha dimenticato me…”
Dai suoi farfugli riuscì comunque a mettere insieme la situazione, doveva aver messo Itachi sotto un genjutsu abbastanza potente che aveva riscritto i suoi ricordi.
“Perché?” chiese, non vedendo il senso di farlo.
La domanda sembrò spronare Shisui a riprendere il controllo su se stesso, inspirò profondamente e provò a fermare il tremito del suo corpo. Continuò a restargli aggrappato, però.
“Perché finché continuerà a cercarmi in quel modo, io continuerò a farmi trovare” ammise. “E non può andare avanti… hai ragione, vi metto in pericolo. Soprattutto adesso che sono tornato nel radar di Konoha, ricominceranno a cercarmi seriamente e sarà tutto più difficile”.
In altre circostanze Obito sarebbe stato più che felice nel sentirglielo dire, ma considerando che era una pozzanghera di lacrime e dolore non riusciva a esserlo davvero. Amore Uchiha, dannazione, perché doveva essere sempre così profondo?
“Fin’ora ve la siete cavata” provò a borbottare.
“Voleva catturami, questa volta per davvero” ammise. “Mi ha messo delle manette e mi ha fatto un sacco di domande”.
“E quindi lo hai messo sotto genjutsu e sei scappato?”
Il secondo di silenzio esitante lo fece preoccupare.
“…No. Ho risposto…”
La rabbia salì di colpo, lo afferrò per le spalle e lo allontanò malamente da lui per vederlo in volto.
“Cazzo, moccioso!” sbottò. Ora capiva la necessità del genjutsi di memoria
Il volto di Shisui era sciolto nelle lacrime. “Non gli ho risposto direttamente, ho cercato di essere evasivo, ma… Ma sapeva che siamo stati noi a prendere il Rotolo. E che lo vogliamo usare per Naruto. E continuava a chiedermi per chi lavorassi… E io… ho cercato di evitare di rispondere”. Il suo tono era tornato affrettato, facendo allarmare Obito. “Ma hai ragione, Itachi è intelligente. Rischiavo che capisse tutto… Probabilmente ha capito tutto… ma io volevo mi capisse! E io gliel’ho chiesto… gliel’ho proposto…”
“Che cosa?” domandò paziente visto che sembrava essersi bloccato nuovamente nei singhiozzi.
Shisui lo guardò con l’occhio torbido per le lacrime.
“Di abbandonare Konoha e scappare con me” rispose fievole, sospirò affranto. “Non voleva”.
Ovvio che no, Itachi su questo era fastidiosamente simile a Kakashi: non importava quanta merda il villaggio gli tirasse contro, sarebbe rimasto fedele fino al suo ultimo respiro a Konoha. Si ritrovò a fissare Shisui con pietà, il suo amore lo aveva reso cieco fino al punto di  non rendersi conto che Itachi avrebbe sempre scelto il villaggio, anche contro il suo stesso bene?
L’ideologia dei villaggi shinobi rovinava le persone, ne era sempre più convinto.
Sospirò. “Sapevi già la sua posizione”.
“Credevo… Speravo che se ne fosse pentito in questi anni” ammise.
Scosse la testa a quell’ingenuità, ma non voleva interferire. Anche se era davvero convinto che Shisui non sarebbe impazzito, non era sano spingerlo.
“Calmati” lo spronò quindi. “Quando ti sarai calmato mi darai quello che è successo”.
Passò la mano sulla sua schiena, chiedendosi se i consigli letti sui manuali pedagogici potessero funzionare anche su un vent’enne. Del resto aveva letto da qualche parte che chi aveva subito dei traumi tendeva in certi momenti a retrocedere a bambino, considerando che Shisui era un ninja fin da piccolo che aveva sviluppato il Mangekyo a sei anni aveva fin troppi traumi irrisolti.
Alla fine rimase in silenzio, lasciando che Shisui si accordasse al suo respiro per regolarizzare il proprio e smettere di singhiozzare. Vedendolo più tranquillo, spazzolò via le ultime lacrime.
“Ecco, vedi. È tutto apposto”.
Shisui scosse la testa. “Non lo è. Stanno cercando Naruto, rivogliono il Kyūbi”.
“Lo sapevamo che avrebbero tentato di riaverlo, non è una novità”.
“Ma secondo le nostre informazioni credevano fosse morto. Sanno che è vivo e… ricominceranno a cercarlo davvero”.
“E sapremo rispondere. Naruto non ha più otto anni, sta imparando a difendersi. E ha un gruppo di mercenari a parargli il culo. Oltre che me” aggiunse.
Shisui tentò un sorriso, ma funzionò solo per pochi secondi. Alzò una mano ad asciugarsi l’occhio, ammaccandolo ancor di più con il pugno.
“Itachi era già consapevole che non lavorassi da solo, ma gliel’ho… confermato. Credeva avessi rapito io Naruto, volevo spiegargli che non era andata così. Che è stato lui a scegliere di andarsene, perché tu gli hai detto tutto”.
Obito sospirò, non era molto ma così adesso sapevano che c’era un’organizzazione criminale da cercare. Quanto tempo ci avrebbero messo a scovare Akatsuki? Pain non era preoccupato dalla prospettiva, voleva che il mondo shinobi sapesse della loro esistenza… Iwa e alcuni villaggi minori ne erano già a conoscenza, chiedendo perfino il loro intervento quando necessario. Ma avere Konoha sulle proprie tracce non era qualcosa da prendere con leggerezza.
“Quindi gli hai parlato di me?” chiese paziente.
Fortunatamente scosse la testa. “No, ma a un certo punto ha detto che stavo palando come avrebbe fatto Madara… e io potrei aver risposto che magari è stato Madara ad aprirmi gli occhi…”
Obito si oscurò un po’. “Qual è stata la sua reazione?”
“Mi è sembrato… confuso ed esasperato”.
Ci meditò un po’ su. C’erano molti modi per interpretare una cosa del genere, sia nel senso letterale – Madara era ancora in vita – che in un senso metaforico – Shisui aveva letto le trascrizioni sull’ex-capo clan assimilando i suoi ideali. Queste due risposte erano innocue… Ma poteva pensare che stesse parlando di un ammiratore di Madara, probabilmente un altro Uchiha, e c’era il rischio così che si accorgessero dell’esistenza di Obito, che non era morto quel giorno.
“Altro?” chiese.
“…Potrei aver detto che il mio gruppo è una nuova alba per il mondo”.
A questo imprecò sonoramente. Se Itachi fosse tornato a Konoha con un’informazione simile avrebbero scoperto di Akatsuki in pochissimo tempo. Meno male che alla fine di tutto gli aveva cancellato la memoria.
“Sei sicuro che non ricorderà nulla?” chiese per scrupolo.
Shisui annuì. “Ha dimenticato tutto quello che ci riguarda. Tutto” ripeté tremante.
“E sei certo che il genjutsu non può essere spezzato”.
“Kotoamatsukami è infallibile” gli ricordò. “Forse solo un altro Mangekyo può risolverlo… ma dovrebbe aver sviluppato lo Tsukiyomi, o comunque un’altra capacità di genjutsu abbastanza potente… E comunque noi due siamo gli unici Uchiha ad avere un Mangekyo” concluse.
Obito non commentò. Era vero, non avevano informazioni che un altro Uchiha avesse sviluppato il Mangekyo sharingan in quei quattro anni, ma le loro informazioni potevano essere incomplete. Senza contare…
“Kakashi ha il mio occhio. E Danzo il tuo”. Shisui richiuse la bocca di scatto e Obito continuò: “Se si accorgono che è sotto genjutsu potrebbero provare a romperlo”.
Shisui corricciò la fronte. “Ma… il Kamui non riguardo il genjutsu e Kakashi non lo sa ancora usare. E Danzo… abbiamo scoperto che se non sono io a usarlo il tempo di ricarica del chakra necessario per kotoamatsukami è molto più lungo, se Danzo l’ha usato recentemente non potrà rompere il genjutsu su Itachi”.
Se l’ha usato di recente” ripeté Obito. “Non possiamo rischiare così tanto. È meglio agire sulla base del peggior scenario possibile, cioè che Itachi ricorda la vostra ultima conversazione”.
A quella prospettiva Shisui sembrò offendersi. “Kotoamatsukami è infallibile” ripeté.
“E Itachi è un genio” gli ricordò mordace. “Non mi fido di lui e non voglio sottovalutarlo”.
Abbassò gli occhi, prendendo un lungo respiro. “Se ricorda sa che cosa gli ho fatto, quindi mi odierà. Comunque non c’è più il rischio che ci incontreremo di nascosto” concluse.
Giusto, era quello il dramma che il ragazzo stava cercando di superare, non il fatto che informazioni sensibili erano state compromesse e Konoha avrebbe presto dato la caccia all’intera organizzazione. Sospirò e mise una mano tra i suoi capelli, cercando in qualche modo di confortarlo.
“Sapevi già che sarebbe finita così, ti abbiamo avvertito che era un destino già scritto. Entrambi avete fatto le vostre scelte, tu hai scelto un nuovo mondo e Itachi quello vecchio. Questo ha cambiato tutto” completò.
L’occhio di Shisui tornò lucido. “Scelto… mi hanno dato la caccia. Io volevo aiutare e loro mi hanno tradito” ringhiò con frustrazione. “Sono stato costretto a scegliere”.
“E ti penti di essere scappato, unito all’Akatsuki?”
Lo guardò come se fosse folle. “Certo che no!”
“Allora, moccioso, smetti di frignare e ricomponiti. Abbiamo una riunione questa sera”.
Shisui sospirò, non si poteva proprio avere un momento di pace.
“Riunione su cosa?”
“Kisame ha informazioni da condividere. Inoltre bisogna discutere con Pain degli ultimi risvolti con Konoha”.
Scrollò la testa sconsolato. “Vorrei riuscire a odiare Itachi come tu odi Kakashi”.
“Dovresti farlo, visto il suo tentativo di pugnalarti alle spalle” gli ricordò.
“Lo stanno solo manipolando” tentò di giustificarlo.
“È vero” concordò Obito. “Ma il problema è che Itachi è abbastanza intelligente da accorgersene e potersene liberare. Credo ci sia un motivo se si lascia manipolare così”.
Serrò le labbra e non ribatté, consapevole che Obito aveva ragione. Se Itachi lasciava che lo usassero come arma era perché era d’accordo e lo vedeva come l’unico modo possibile per garantire la pace, anche se era fittizzia…
Obito interruppe i suoi pensieri porgendogli la mano guantata.
“Andiamo” spronò.
Shisui esitò brevemente, ma poi la strinse. Mentre il kamui lo risucchiava dal via del sottobosco provò un crampo di senso di colpa.
Perché sperava che i peggiori timori di Obito fossero veri e che Itachi non lo avesse dimenticato.
 
 
 
 
 
Ehilà, nuovo capitolo! Ve lo aveva detto che non ci avrei messo troppo, anche se in realtà i contenuti sono dimezzati rispetto a quelli promessi. Ma già con solo l’incontro da Shisui e Obito abbiamo raggiunto quasi le 5.000 parole, non volevo aggiungere troppa carne al fuoco quindi nel prossimo capitolo abbiamo Itachi che torna a Konoha (e questo mi permette di inserire un altro flashback, yeah).
Che dire se non meno male che Obito è paranoico? Visto che ha assolutamente ragione, Itachi è riuscito a liberarsi dal genjutsu, mai sottovalutarlo u.u
Piccoli appunti di base: so che nella novel e nel filler di Itachi viene mostrato che Fugaku ha il Mangekyo, ma io l’ho sempre trovata una grande pagliacciata. Nel canon viene lasciato intendere che lo sviluppo di Itachi del Mangekyo sia una cosa eccezionale, quindi preferisco seguire questa linea dove prima di lui solo Shisui lo aveva sviluppato in quel periodo, anche perché in realtà canonicamente le cose stanno così. Ho voluto aggiungere quella parte su Kagami per sfizio personale, lasciamo un po’ di briciole sul bel rapporto tra Tobirama e il suo studente preferito (che no, non era Sarutobi u.u almeno non in quel senso lol)
Comunque se Shisui vi è sembrato troppo emotivo ricordate che gli Uchiha sono drama queen per genetica xD
Bando alle ciance, spero che vi sia piaciuto e di vedere qualche commento in più, sapete che mi rende felice leggere le vostre opinioni <3
Un bacetto,
Hatta
 
 

 

 

 

   
 
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