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Autore: heliodor    05/09/2021    0 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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La statua

Il contatto con la spada le fece accelerare il battito del cuore. La vista si schiarì e il condotto, fino a un attimo prima un pozzo di oscurità appena rischiarato dalla tenue luce della lumosfera di Nykka, venne inondato di una luce spettrale.
Valya aveva già sperimentato la vista speciale della spada. Era accaduto nelle grotte, quando le aveva attraversate con Zane e Percil.
“Valya, aspetta” gemette Ros dietro di lei.
Si voltò di scatto e lo vide arrancare al buio, una sagoma luminosa che risaltava contro le rocce più scure e compatte.
“Ros” sussurrò. “Abbassa la voce.”
“Scusa” rispose.
Lo vide armeggiare con qualcosa.
“Che stai facendo?”
“Cerco di accendere la lampada” disse. “Ma al buio non è facile come immaginavo.”
Valya si umettò le labbra. Il senso di urgenza che sentiva premere dentro di sé la rendeva inquieta. “Devo andare da Nykka. Potrebbe essere in pericolo.”
“Non dobbiamo separarci.”
Fece per allontanarsi. “Resta qui. Verrò a riprenderti io.”
Udì Ros dire qualcosa ma si confuse nel ronzio del sangue che le martellava nelle vene. Le succedeva sempre così quando avvertiva il pericolo farsi vicino.
Nykka ha detto qualcosa prima di allontanarsi, pensò stringendo la spada. Poi ha urlato. Ha incontrato qualcuno nelle grotte? Un rinnegato? Uno dei vecchi occupanti? O qualcos’altro?
Quel pensiero la colpì facendola vacillare.
Chi potrebbe nascondersi qui sotto? Si chiese. La fortezza è abbandonata da secoli e secoli.
Vide un’ombra muoversi in fondo al passaggio e si mosse nella stessa direzione coprendo la distanza che la separava con ampi balzi di cinque o sei passi.
Nello slancio la superò di due o tre passi. D’istinto puntò i piedi e ruotò il bacino, voltandosi con la spada pronta a colpire con un fendente. La lama fendette l’aria nello stesso momento in cui una luce intensa sembrò esplodere al centro del condotto, accecandola per qualche istante. Si ritrasse chiudendo gli occhi per evitare di rimanere ancora abbagliata e le sfuggì un’esclamazione di sorpresa.
Con gli occhi socchiusi vide l’ombra davanti a sé che si muoveva di lato come se stesse cercando di sfuggirle. Con un balzo si scagliò contro di lei mulinando la spada.
“Ferma” gridò una voce proveniente dall’ombra. “La vuoi smettere?”
Valya rimase con la spada sollevata sopra la testa, il cuore che le batteva all’impazzata. Il condotto inondato di luce soffusa rendeva difficile riconoscere un volto nell’ombra che aveva davanti, ma la voce era quella di Nykka.
La strega si mosse di un passo di lato. “Sei calma adesso?”
“Sì” disse respirando a fatica. “Non mi ero accorta che fossi tu.”
“E chi credevi che fossi?”
Abbassò la spada. “Pensavo che stessi combattendo con qualcuno. Che ti avessero attaccata.”
La vista si schiarì mentre il potere della spada defluiva e si attenuava e con esso diminuiva anche la vista speciale. L’espressione contrariata di Nykka prese forma dall’ombra indistinta di prima.
Stava scuotendo la testa. “Devi stare attenta con quella” disse indicando la spada. “Potevi farmi male. E potevi farti male anche tu.”
“Scusa ancora” disse.
“Che succede? State bene?” chiese Ros arrivando con la lampada a olio nella mano sinistra e una boccetta di vetro in quella destra.
Vuole colpirci con olio disinfettante? Pensò perplessa.
Poi ricordò la nuvola asfissiante che aveva usato contro le guardie a Charis.
“Niente” disse Nykka. “Siamo solo un po’ agitate, penso. Deve essere per via del tempo passato qui sotto.”
“Ti ho sentita gridare” disse Valya.
“È vero” rispose la strega. “Ma non ero in pericolo. Mi sono solo spaventata.”
“Hai visto qualcosa?” chiese Ros allarmato.
Nykka indicò un punto in fondo al corridoio, una nicchia incassata nella roccia dalla quale spuntava un piedistallo e, sopra di esso si ergeva una figura.
Ros si avvicinò accigliato ed emise un mezzo singulto quando guardò la figura. “Che io sia dannato” esclamò. “Che cos’è questa?”
“Il motivo per cui ho urlato” rispose Nykka.
Valya si avvicinò e lanciò un’occhiata alla figura. Era stata scolpita nella roccia e formava un corpo unico con il suo piedistallo. Lo scultore aveva raffigurato una creatura dal petto massiccio e la testa tozza e sgraziata con mandibole sproporzionate rispetto al resto del viso e due zanne ricurve che spuntavano dalla bocca e puntavano verso l’alto.
“Che animale è?” chiese Valya.
“Non ne ho idea” rispose Nykka. “Ma è davvero brutto. Ros?”
Lui deglutì a vuoto. “Non credo sia un animale” disse. “Guarda la forma della testa e il naso. Somigliano a quello di una persona. I denti invece…”
“Forse era deforme” suggerì Nykka. “Mio padre mi raccontò una volta che avevamo uno zio che era nato senza le orecchie. Non ci sentiva molto bene ma era una brava persona.”
Valya guardò le orecchie della figura scolpita nella roccia e notò che terminavano con una punta arrotondata simile a quella dei cani. “È strana” disse. Il collo era massiccio e lo scultore aveva rappresentato i muscoli come se fossero tesi.
La figura non era più grande di una persona adulta e li fissava con occhi spenti.
“È più che strana” disse Ros con sguardo rapito. “Molto più che strana.”
“Bene” fece Nykka allontanandosi. “Ci siamo riposati abbastanza. Riprendiamo a scendere.”
“Aspetta” fece Ros. “C’è scritto qualcosa qui.” Indicò la base del piedistallo.
Valya si abbassò per vedere e notò i segni tracciati nella pietra. Erano linee, punti e forme che non somigliavano a nessuna lettera che conoscesse, ma le ricordavano lo stesso qualcosa.
“Sembrano familiari” disse.
Ros annuì. “Non sembrano. Lo sono.” Indicò la spada. “Perché somigliano a quelli incisi sulla tua spada.”
Valya la sollevò davanti agli occhi. “Non è possibile” disse, ma qualcosa dentro di lei le diceva che Ros non si sbagliava.
Lui aveva visto quei simboli e diceva di averli tradotti, almeno in parte, anche se non ne capiva il significato.
Ros si accovacciò sui talloni e sollevò la lampada in modo da illuminare la fila di simboli incisi nella pietra.
Dietro di lui, Nykka si guardò attorno impaziente. “Stiamo solo perdendo tempo, Chernin.”
“Potrebbe essere importante” rispose Ros passando un dito sopra la scritta. “Forse ci darà qualche indicazione su come procedere da qui in avanti.”
“Basta che ti sbrighi” rispose la strega con tono impaziente.
“Voglio solo ricopiarli. Proverò a tradurli dopo.” Ros prese un foglio e una matita dalla sacca a tracolla e copiò i simboli. Quando ebbe finito si alzò e mise tutto nella sacca.
“Hai idea di cosa dicono?” gli domandò Valya.
Lui scosse la testa. “No, ma sono simili a quelli che ho già visto. Riuscirò a tradurli, con tempo e pazienza.”
“Andiamo” disse Nykka, la lumosfera che fluttuava sopra la sua testa che la seguì per il corridoio.
Valya affiancò Ros. “Secondo te quello non era un animale?”
Lui scosse la testa.
“Allora cos’era?”
“Non lo so, Valya. Un mostro, forse?”
Lei lo guardò stupita. “I mostri sono solo leggende.”
“Eppure ne abbiamo visto uno proprio adesso.”
“È solo una scultura.”
Ros annuì. “Ma devi ammettere che sembrava vera. Nykka si è spaventata a vedersela sbucare davanti all’improvviso. Avrebbe spaventato anche me.”
“Non vuol dire niente.”
“È troppo perfetta” insisté Ros. “Lo scultore deve essersi ispirato a qualcosa di reale, che ha visto con i suoi occhi.”
“Non può essere.”
“Valya, tu hai visto le evocazioni che hanno attaccato Ferrador.”
Ricordava bene quei mostri. Uno lo aveva visto anche da vicino e ne conservava il ricordo. L’aveva quasi uccisa e se non fosse stato per Zane, l’avrebbe schiacciata e divorata.
“Erano diverse” disse poco convinta. “Zane dice che non sono reali.”
Ros si accigliò.
“L’evocazione è un incantesimo proibito” disse.
Davanti a loro, Nykka tossì. “Non ovunque. A Gallador e Trislar, sul continente Antico, gli evocatori sono bene accolti.” Scosse la testa. “Ma tutti sanno che in quelle regioni la pensano diversamente da noi. Adorano ancora i vecchi Dei e non l’Unico.”
Valya non sapeva niente di quei posti e per ora non voleva approfondire la questione. “Nykka te lo può confermare” disse a Ros. “Le evocazioni vengono create da chi lancia l’incantesimo e se lo stregone o la strega muore, scompaiono.”
“È vero” disse Nykka. “Molti le considerano una forma di illusione, come il fantasma etereo, lo scudo spettrale o il sudario d’ombra.”
“Sudario d’ombra?” fece Valya.
Nykka annuì con foga. “L’incantesimo che Patyna ha usato contro di te, ricordi?”
Valya lo ricordava bene e aveva ancora chiara la sensazione di essere circondata da quel buio opprimente che sembrava solido e sul punto di premere su di lei per soffocarla.
Scosse la testa per liberarsi da quella sgradevole sensazione e disse: “Deve trattarsi di una evocazione.”
“Chi mai scolpirebbe un’evocazione nella roccia, Valya?” domandò lui.
“Un evocatore?” fece lei.
“A cosa gli servirebbe se può crearla grazie al suo potere?” ribatté Ros.
Valya stava iniziando a perdere interesse nella questione ma lo stesso non voleva cedere davanti all’ostinazione di Ros.
Fu Nykka a venirle in soccorso. “Vedo delle scale. Trenta passi più avanti.”
Ros prese la mappa e le diede una rapida occhiata. “È quella che porta all’ultimo livello esplorato.”
Valya sentì la tensione crescere. Si stavano avvicinando al momento in cui avrebbero scoperto se tutto quello che stavano facendo aveva un senso o no.
“Venite” li esortò Nykka. “Le scale sembrano in buono stato.”
Valya notò che alcuni gradini erano consumati e scheggiati. “Chissà da quanto tempo non vengono usati.”
“Io invece mi chiedo per quanto tempo lo siano stati” disse Ros esaminando un gradino da vicino.
Deve proprio contraddirmi tutte le volte? Si chiese infastidita. Sembra che lo faccia quasi di proposito per farmi arrabbiare.
“Guarda” disse Ros con l’espressione di un bambino che aveva scoperto qualcosa di nuovo. “Anche qui ci sono dei segni.”
“Dove?” chiese lei piegandosi in avanti.
“Proprio qui” rispose lui indicando uno dei gradini. Vicino al bordo erano stati tracciati dei simboli. “Li vedi?”
Valya annuì. “Perché scrivere sui gradini?”
“Perché costruire una fortezza dentro questa montagna e poi scavare ancora?” domandò Ros.
“Non è educato” disse Valya ricordando una frase di Olethe. “Rispondere a una domanda con un’altra domanda.”
Ros la guardò imbarazzato. “Il fatto è che non lo so” disse con espressione rammaricata.
Valya provò rimorso a sentigli dire quella frase. Era come se lo avesse ferito in qualche modo.
“Non sei costretto a sapere tutto” si affrettò a dire.
Ros scosse la testa e proseguì dietro a Nykka, che nel frattempo era avanzata nel corridoio alla base delle scale e si stava guardando intorno.
“È meglio se mi raggiungete” disse. “Anche tu, Chernin. Qui c’è qualcosa di interessante per te, credo.”


 
  
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