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Autore: Cladzky    06/09/2021    2 recensioni
Ai margini dell'universo, sul piccolo planetoide del Linaker's Diner, fanno sosta degli stranieri che portano con loro il letterale seme della distruzione, turbando la pace della contea, fra la rabbia dello sceriffo, il disinteresse della signora Linaker e la fascinazione del benzinaio locale. Prima che i personaggi possano rendersi conto di quanto stia accadendo, persi nelle proprie piccole faide, il seme germoglia e così inizia il massacro ad opera di una creatura indefinibile. Bisogna ora distruggerla, prima che la sua assimilazione della materia vivente continui.
Tributo alla letteratura apocalittica della guerra fredda, il cinema horror degli anni 80, i film exploitation, ma soprattutto a un autore molto importante che ho incontrato qui su EFP. Si sto parlando proprio di te. Non sarei a questo punto se non mi avessi dato la spinta. Grazie.
Genere: Avventura, Commedia, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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    ―Dawn!

    ―Ho dovuto, va bene? Ho dovuto farlo!― Fu l’affannata risposta che uscì dalle labbra secche dello sceriffo dai baffi tremolanti. Si versò un altro bicchiere di whisky, per poi berlo d’un sorso. Si passò il dorso della mano sul mento bagnato e riprese a discutere con l’altrettanto agitata Linaker, intenta a trascinare il corpo di Cronenberg giù dal bancone, assistita da Cladzky ―Non ce la facevo a vederlo in quelle condizioni e comunque non sarebbe sopravvissuto a lungo.

    Dave respirava a lente boccate, sdraiato su uno dei divanetti, sotto lo sguardo vuoto dei sensori di Mark. La donna e il ragazzo sdraiarono il cadavere sul pavimento, cercando di ignorare il continuo gocciolare di fluidi corporei da quella massa rigida, calda, ma decisamente morta. La reazione fra la candeggina e l’acido della creatura stava rilasciando una quantità di cloro gassoso nell’aria piuttosto irritante, che costrinse i due a indossare le loro tute per non inalarlo e rovinarsi le cornee. 

    ―E ora dove diavolo lo mettiamo?― Cladzky si pulì le mani per l’insopportabile sensazione di immondezza che provava dall’aver toccato qualcosa che era vivo fino a cinque minuti fa. Diamine, per mesi aveva comunicato con Cronenberg senza mai vederlo in faccia e ora non ce l’aveva neppure. Ma in fondo fu grato che fosse stata fatta saltare, aveva già dato dimostrazione di non poter reggere quella scena, quel continuo strappo di strato dopo strato di carne ridotta in poltiglia fino a scoprire l’osso di un teschio dalle orbite piene di bulbi disciolti come latte. 

    ―Buttalo fuori!― Fu l’ordine dello sceriffo, che distolse un momento i suoi occhi di vetro dal tastierino di un apparecchio a muro giusto accanto il ripiano dei liquori sfondato.

    ―Ma fuori il suo corpo...― Tentò di controbattere la bionda, dalla voce sempre più debole, ma il vocione dello sceriffo la sovrastò.

    ―Ho detto fuori! Quell’affare sta rilasciando esalazioni tossiche a causa della trovata di quell’incompetente e presto comincerà anche a puzzare di merda come ogni maledetto cadavere. Per il bene di tutti, ti ordino di portarlo fuori. Ormai è morto, niente lo può disturbare.

    Con una bocca semiaperta, sempre pronta a rispondere, ma mai a fiatare, la donna si limitò a chinarsi e prendergli le cosce. Cladzky stava per sollevarlo a sua volta per le braccia, evitando accuratamente di sfiorare il polso sbrindellato, che andava a dissolversi in scheletriche falangi rosse fuse insieme, quando Mark lo fermò.

    ―Copritelo con qualcosa― Gli suggerì la voce ―Senza un’atmosfera, le radiazioni solari, renderanno il corpo ancora più irriconoscibile.

Lo rinfilarono nella stessa tuta con la quale si era presentato mezz'ora fa, sigillandola ermeticamente. Quando Cladzky si approcciò per premere il bottone di apertura dell’uscita, un ben conosciuto folgoratore si allineò con la sua testa.

―Niente scherzi tu― Lo redarguì Dawn, con mano ferma tanto quanto la paralisi che aveva colto chi teneva sotto tiro. Avere una parete a specchio per controllare cosa si architettava alle sue spalle non era stata una posizione casuale da parte dell’agente. Con movimenti leggeri dell’arma lo invitò a scostarsi dalle porte e mettere le mani sul bancone ―La signora può benissimo occuparsene da sola. Credi che sia tanto stupido da permetterti di uscire dove non ti possa vedere?

Kay si mosse con estrema lentezza. Non tanto perché il peso fosse molto, considerando di quanta massa era stato alleggerito il già minuto Cronenberg, quanto piuttosto per un senso di stanchezza che la scavava e la faceva sentire più vecchia di quel che era. Con una gamba sotto braccio e le coperte nell’altra, la donna sparì dietro le paratie d’acciaio, riservando un ultimo sguardo a muso lungo verso il suo locale ridotto a uno sfascio. Dawn stabilì il collegamento a lunghe distanze.

    ―Stazione antincendio, qual è la vostra emergenza?― Lo accolse una voce da fumatrice all’altro capo della cornetta.

    ―Craven, dovete venire subito al Linaker’s diner.

    ―Vincent, sei tu?

―No, la fata turchina. Ascolta, non c’è tempo da perdere, abbiamo ritrovato Ken Russel.

―E che ti aspetti che facciamo? Noi siamo pompieri, sei tu lo sceriffo della contea.

―Non è questo il punto. Ken Russel è morto e ho sotto custodia il suo complice, ma quello che trasportavano non è niente di conosciuto. È un essere vivente, ma amorfo, più liquido che solido e ha fame di carne umana. Ha già ucciso un cliente, dovete…

―Frena, frena. Chi ha ucciso?

Dawn tirò su un gran respiro.

―Cronenberg, David Cronenberg. E ora…

―Ma sei serio? Quel Cronenberg?

―Ne conosci altri?― Gridò l’uomo verso il ricevitore, quasi a farselo cascare dalle mani. Guardò verso la porta che dava sul retro. Era chiusa a chiave e barricata, certo, ma aveva l'impressione che non sarebbe bastato a fermare quell’animale. Prese a stropicciare il piede sul pavimento sbiancato dal contatto della massa nera, quasi a voler cancellare quei segni, per poi riprendere con più calma e un fiatone immotivato da alcuno sforzo fisico ―Ascoltami attentamente: Questa cosa è molto pericolosa, ma è possibile congelarla e contenerla. Bisogna che portiate tutti gli estintori ad anidride carbonica che avete in centrale, ma probabilmente ne basteranno pochi. Non è molto grossa, ma se continuasse a mangiare ancora, come ha fatto con Cronenberg, diventerà un problema ben più serio. Mi hai sentito?

―Tutto chiaro, ho capito― RIspose una voce esitante dopo un silenzio imbarazzante. Dawn tirò un sospiro di sollievo ―Saremo lì in mezz’ora. Voi allontanatevi, ce ne occuperemo noi.

Dawn riattaccò, tirò su con il naso, chiuse gli occhi e tornò a puntarli verso Cladzky, che lo scrutava a sua volta, mani congiunte sul bancone, con uno sguardo di sfida. Fece il giro, gli piombò addosso e lo costrinse ad alzarsi, afferrandolo per un braccio e lanciandolo verso l’uscita. Ancora con il volto fumante si diresse al divanetto dove Dave stava in uno stato di dormiveglia, mano sulla fronte e viso sudato. Lo prese per i capelli rossi e lo forzò a sedere, fra i suoi strilli, per poi dargli un colpetto al diaframma che gli mozzò il fiato, ammutolendolo.

―Rimettiti in piedi, pelandrone, leviamo le tende. Il nostro compito è finito.

―Cronenberg...― Biascicò il sottoposto, stropicciandosi gli occhi ―Il sangue nero…

―Non è più un nostro problema. Sta arrivando Craven con i suoi uomini e in mezz’ora saranno qui. Saranno loro a occuparsi di tutto. Noi invece dovremmo occuparci di stilare tutte le carte e trovare un posto dove far dormire questo scavezzacollo e il suo ammasso di circuiti.

―Vi sbagliate― protestò il succitato scavezzacollo ―Non possiamo lasciare sola quella creatura neanche un secondo.

―Basta accampare scuse, è tempo per te di andare in cella e non mi farai cambiare idea.

―Sceriffo― Intervenne Dave, afferrandosi alla sua manica per non cadere di nuovo riverso sul divanetto ―Non sappiamo di cosa sia capace quella cosa.

―Eh già― Cantilenò Mark ―Chissà cosa potrebbe fare una bestia dalla fame infinita in una cucina? Certo, sarebbe un peccato se crescesse a livelli tali da diventare ingestibile anche per il vostro amico Craven.

―Proprio così― Si accodò il suo compare umano, scuotendo forte la testa ―Dobbiamo combatterlo in un ambiente confinato, di modo che non possa nascondersi e fuggire. Nello stato in cui si trova possiamo ancora sperare di distruggerlo, ma voglio ricordarvi che si tratta della stessa creatura che ha divorato Poseidon e Fleed. Vuol dire, che in un modo o nell’altro, può viaggiare nello spazio e qualora, nella nostra assenza, riuscisse sgattaiolare via dal planetoide, auguri a ritrovarla in cento unità astronomiche!

―Prima che la individuate avrà già divorato pascoli, foreste, persone. Bisogna fermarla finché è debole.

Dawn ponderò a lungo. Dave lo strattonò perché lo guardasse nei suoi occhi azzurri. Quando vide l’abisso della preoccupazione quasi non servirono le seguenti parole a smuoverlo.

―Craven non sa a cosa va incontro, potrebbe essere un massacro. Noi invece abbiamo un vantaggio, perché abbiamo già visto il suo modus operandi, e questi due conoscono le sue debolezze.

―Esatto Dave― Obbiettò il superiore, alzando lo sguardo verso Cladzky e stringendo la presa sulla la pistola. Prese a camminargli incontro, costringendolo ad arretrare con le spalle alla paratia d’acciaio ―Conoscono entrambi la creatura e possono aiutarci a distruggerla, quindi uno di loro è perfettamente sacrificabile. La scelta pende dunque su un criminale che alla prima occasione tenterà la fuga o un affidabile intelligenza artificiale ben più sveglia di tutti noi messi insieme.

―Dico― Balbettò Cladzky ―Non vorrete spararmi come avete fatto con Ken.

―Perché no?― Rise lo sceriffo, premendogli l’arma sullo stomaco e accarezzando il grilletto. Il ragazzo castano rammentò in rapida successione gli effetti che quel folgoratore aveva avuto sulla materia e di cui era stato testimone. Dall’ultimo colpo, quello che fece saltare il cranio di Cronenberg, gli era ancora rimasto del sangue bluastro sulla fronte. Se avesse sparato ora, considerò, gli avrebbe aperto un buco in pancia ―Dopotutto perché dovresti aiutarci? Non hai nulla da guadagnarci, se non sentirti una persona migliore, la qual cosa dubito sia un attributo che vai cercando, o non ti saresti mai messo in affari con un narcotrafficante in primo luogo.

―Avevo bisogno di soldi― Lo supplicò il ragazzo, singhiozzando da quanto faticava a respirare. Quella canna gli stava premendo sotto il petto come un punteruolo ―Nessuno si sarebbe fatto male, dovevo solo consegnare un campione a Russel per le sue ricerche.

―Nessuno si sarebbe fatto male, eh?― Vincent Dawn tirò indietro l’arma, solo per sbatterla di punta giusto sulla pancia del pilota in bianco, accartocciandolo come un origami, esalando un soffio di dolore ―E chi mi dici di Cronenberg? Che mi dici di tutte le altre persone che ora sono in pericolo per la presenza di quell’affare? Sei stato tu a portarlo nella nostra comunità e se Ken  Russel è già morto per le sue colpe non vedo perché tu non dovresti fare la stessa fine.

―Sceriffo― S’intromise Dave, levando la testa rossa ―Non potete. Che cosa ne è della giustizia che difendiamo? Dell’innocenza fino a prova contraria e del giusto processo?

―Le prove contrarie le abbiamo già, mi sembra― Non si degnò di guardarlo neppure, premendo l’arma sulla schiena del ragazzo, alla base del collo ―E per cosa mai lo porteremo in tribunale? Non certo per contrabbando o spaccio di droga, perché quello che ha trasportato non è nulla di mai classificato prima e non esistono leggi per incriminarlo. L’unica è l'aggressione a pubblico ufficiale, ma anche lì se la caverebbe con una pena infima e sarebbe presto a piede libero per buona condotta, pronto a delinquere di nuovo. Stranieri come lui li conosco. I vagabondi non hanno un cuore, perché non hanno una patria da amare e chi non ama la propria patria non può amare niente al di fuori di sé. Non ha un cuore come il nostro, cresciuti a credere in qualcosa di più grande e a servirlo. Lo ha detto lui stesso che l’unico motivo per cui ha aiutato quel malnato selenita è per soldi. Come puoi fidarti di qualcuno come lui? I miei metodi non ti piaceranno ragazzo e neppure ai nostri recenti politici, che si fanno sempre più indulgenti con questi migranti, ma io credo che sia l’unico modo per far abbassare la cresta a bastardi con cui non si può ragionare di cuore. Diremo che è stato, come per Russel, ucciso di legittima difesa durante un tentativo di fuga. Oppure, ancora meglio, potremmo usarlo come esca per la creatura, lasciare che lo corroda lentamente mentre troviamo un modo per ucciderla.

―Sceriffo― Ritentò nuovamente di farsi sentire Dave, stavolta mettendosi in piedi, seppur in maniera traballante. Vincent Dawn alzò lo sguardo dall’accasciato prigioniero castano, solo per ritrovarsi la punta di un altro folgoratore puntatagli contro dal suo sottoposto ―Butti via l’arma o sparo.

―Non fare sciocchezze ragazzo, ti avverto― Lo sceriffo tentò di alzare la pistola verso il vice, ma di risposta ci fu un lampo, un boato e una cascata di calcestruzzo dal soffitto. Dave riposizionò la canna verso il proprio superiore.

―Le ho detto di gettare l’arma― Esclamò, rosso in viso, Dave Hanson, con il folgoratore fumante.

―Cerchiamo di calmarci ora― Chiese, imperturbato, l’uomo dai folti baffi, pulendosi dai detriti che gli erano atterrati sulla spalla e rinfoderando la propria arma ―Cosa speri di ottenere?

―Non voglio che altre persone muoiano oggi― Parlò Dave, alzando visibilmente il petto per respirare a grandi boccate con la bocca. Dawn , senza mutare espressione, gli camminò incontro. Dave arretrò ―Fermo o…

―Non mi sparerai― Allargò le braccia lo sceriffo, come a invitarlo ―Lasciamo perdere ora questa ridicola commedia. Vuoi davvero rischiare la tua posizione per questo?

―Siete voi che rischiate la vostra posizione. Non vi permetterò di uccidere due persone disarmate in un giorno solo.

―Hai ragione, quello che ho fatto sarebbe malvisto da ogni giudice che si rispetti, ma ti invito a ragionare su un piano più pratico che teorico. Supponiamo che sia tu a spararmi e allora cosa succederà? Avrai salvato la vita di un contrabbandiere che non avrebbe mai fatto la stessa cosa per te e avrai ucciso un’importante figura nella nostra contea. Forse ti assolveranno per omicidio e tradimento alle istituzioni, ma cosa credi che diranno tutti i nostri concittadini? Dubito che ti permetteranno di mantenere la carica da sceriffo che avrai ottenuto col mio sangue, o anche di lasciarti vivere una vita normale.

―Non ha importanza― Sussurrò Dave, ma in quel silenzio era perfettamente udibile ―Mi hanno insegnato che tutta la vita è sacra e io la proteggerò, indipendentemente da quanto mi costerà.

―Sei solo un cialtrone― Gridò Dawn a voce tantò ruvida, quasi le sue parole scolpissero l’epitaffio sulla lapide di Dave ―Un ingenuo che segue il manuale senza sapere per cosa combatte. Non hai alcun senso di giustizia o umanità. Non conosci i nemici del nostro paese.

―Voi mi parlate di umanità!― Esclamò a sua volta Dave, avanzandogli contro ―Quando si sazierà la vostra sete di sangue? Quando credete che ne sarà stato versato abbastanza perché ritorni la pace nella nostra contea?

―Quando ogni singolo straniero sarà eliminato, ecco quando. Non erano mai successe certe cose prima d’oggi e voglio che smettano subito.

―Allora dovrete cominciare da me, signor sceriffo― Li interruppe una voce elettronica. I due sfidanti sciolsero la tensione, guardando verso il computer. Mark riprese a parlare ―Voi diceste che di un robot ci si può sempre fidare, ma non è così. Non potete uccidere il mio pilota in virtù della sua inaffidabilità se io stesso ho rotto le leggi della robotica.

―Tu cosa?

―È vero― Si affrettò a confermare Dave ―Mark Zero è intervenuto durante la lotta di poco fa fra me e il suo padrone. Mi ha aggredito.

―Un robot― Rise Mark e avrebbe tanto voluto avere gli organi necessari per farlo ―Non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno. Era così la prima legge, o sbaglio?

―Allora neanche tu sei affidabile― Sentenziò Dawn ―Dovrò distruggerti come ogni robot sovversivo.

―Certo, e dopo aver ucciso anche il mio padrone non avrete più nessuno a cui far affidamento contro quella massa nera. Bella situazione vero?

―La Linaker...― Boccheggiò Cladzky, mettendosi a gattoni e reggendosi lo stomaco ―Non è ancora tornata.

Tutti guardarono istintivamente fuori dalla vetrata. Anche Cladzky si trascinò e si rimise in piedi, afferrandosi all’impavesata che correva lungo il muro e issandosi a osservare il paesaggio desertico. Fuori, sotto il sole freddo e insanguinato, due tovaglie di stoffa coprivano un corpo sdraiato sul cemento del parcheggio. Della donna nessuna traccia.

―Ma dove diavolo è sparita?― Dave diede voce alla questione che si ponevano tutti, abbassando l’arma. Un fracasso di stoviglie smosse il collo dei presenti, che mossero il capo verso la porta rossa che dava sul retro, ancora chiusa e barricata per imprigionare la creatura. Ma adesso sembrava che qualcuno si fosse chiuso dentro con lei.

―Immagino non ti piacerà la risposta― Commentò Mark.

   
 
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