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Autore: Shoshin    08/09/2021    2 recensioni
Pezzetti di infanzia, di adolescenza, disordinati e caotici come la vita stessa.
Le promesse che vanno mantenute, che non vanno sottovalutate mai, che si mescolano in modo semplice o più solenne in mezzo al tempo che scorre.
{Missing Moments dell'infanzia di Sari e Oji e altri personaggi della serie Ticking Away}
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Misako Kurata, Nuovo Personaggio, Sana Kurata/Rossana Smith, Sari Hayama
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ticking Away'
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III.


Quando la nonna aveva detto che avrebbero fatto insieme un disegno bello grande, nessuno di loro due aveva immaginato che avrebbero dipinto una parte di muro in giardino.
Da quello che avevano capito, lei aveva circuito Akito parlando di crescita e stimoli positivi per i bambini. Avevano anche sentito la mamma accusarla di giocare sporco utilizzando il benessere dei nipotini ma subito dopo darle man forte. Tutto si era concluso con grembiuli monouso per loro due e la nonna, pitture e pennelli addossati in quell'angolo di giardino che lei diceva sempre essere troppo insignificante.
«È ombreggiato. Ci metto gli attrezzi, e a volte studio in quell'angolo» disse Akito, uscendo in giardino con loro.
«Insignificante e noioso.» aggiunse la nonna, mentre apriva i vari barattoli di vernice e metteva in mano a loro due pennelli di diverse dimensioni.
«Quindi è noioso anche il tuo studio» sentirono ribattere.
Sari e Oji muovevano la testa dall'uno all'altra, ancora incerti su quanto avrebbero fatto quella mattina.
Misako puntò il pennello che aveva in mano contro Akito. Oji pensò che glielo avrebbe spezzato in testa come tante altre volte ma lei esitò, forse rendendosi conto che per una volta non aveva in mano il suo amato ventaglio.
«Nel mio studio, creo storie. Spesso con i tuoi figli tra i piedi, non è mai noioso.»
«In quell'angolo di giardino io studio
«Studiare è sopravvalutato.»
«Lo dici perché Sana è tua figlia.»
Sari decise di attirare l'attenzione della nonna tirando il suo grembiule proprio nel momento in cui lei stava cominciando a raccogliere pennelli da lanciare contro Akito, e lei sembrò ridestarsi.
«Cosa disegnamo?» le chiese. Oji invece sbuffò. Lei era impaziente di cominciare, come ogni volta, ma aveva interrotto quel battibecco che lui invece stava seguendo con attenzione. Si divertiva tanto quando la nonna attaccava briga con papà. Era l'unica che riusciva a prevalere, in un modo tutto suo, su Akito Hayama.
Oji incenerì sua sorella con gli occhi e per un attimo gli sembrò, finalmente, di vederla piccola come lui. Riusciva sempre ad avere la meglio lui quando usava solo gli occhi. Poteva fare a meno del karate. Sarebbe stato bello vincere sui compagni in palestra allo stesso modo, ma suo padre non faceva altro se non ripetergli che doveva dosare la rabbia. Se ne ricordò anche in quel momento, con Sari che gli sussurrava un mortificato «Che c'è? Vorrei cominciare...» e la nonna che dava le spalle a suo padre puntando finalmente il pennello contro il muro.
«Disegnamo! La famiglia!» disse.
E se a Sari sfuggì un verso meravigliato e allegro, Oji non sapeva da dove cominciare e fu grato alla nonna quando, notando la sua difficoltà, cominciò a dividere i compiti.
«Sari disegna mamma e papà. Io disegno i miei bambini. Oji tu disegni i nonni, ti va?»
Lui annuì. «Anche Maro.»
«Va bene, anche Maro.»
«Faccio un arcobaleno, posso?» chiese Sari.
«Quello che vuoi. Ecco, diamo il vero Maro a papà per non farlo cadere nella vernice».
Risero tantissimo quando la nonna appoggiò il suo copricapo sulla testa di Akito che, seduto alle loro spalle, non era ancora riuscito ad aprire il suo libro.
Dipingere non era mai stato così divertente. Farlo in casa era un po' noioso se confrontato con quel momento. Dovevano stare attenti a non sporcare troppo, far rientrare il disegno all'interno di un foglio, e finivano per darsi sempre gomitate sul tavolo per contendersi lo spazio e stare più comodi. Farlo su un muro in giardino era tutta un'altra cosa.
«Papà è brutto» disse Oji, guardando i loro genitori disegnati da sua sorella. Aveva disegnato la mamma sorridente con gli occhi socchiusi. Anche Akito sorrideva da quel muro, ma gli occhi erano aperti, sproporzionati e storti. Sari finse indifferenza e continuò a disegnare.
«Non è vero, papà è bellissimo.»
Anche la nonna si girò a guardare il lato di Sari e trattenne una risata. Poi si avvicinò all'orecchio di Oji.
«Dopo li coloriamo di nero e facciamo finta che abbia gli occhiali da sole come Rei.» gli sussurrò, sorridendo. «Tu hai finito?»
«Quasi, forse non lo so disegnare Maro» rispose lui.
Vide la nonna allontanarsi di un passo e mettersi dietro di lui per guardare meglio il suo disegno.
Disegnare non era il suo passatempo preferito ma gli dicevano sempre che non se la cavava male. I grandi erano così, dicevano sempre se qualcosa andava bene o male, per questo lui aveva subito detto a Sari che papà era brutto.
Si girò a guardarla e, come pensava, il suo parere non tardò ad arrivare. «Sei stato molto bravo, tesoro! I baffi del nonno sono proprio uguali!»
Continuarono a dipingere ancora un po'. Sari salì su una sedia per disegnare il suo arcobaleno sopra tutti loro e insieme lo colorarono.
Quando, alla fine, si portarono davanti al muro per guardare il disegno da lontano, la nonna cominciò un applauso tutto per loro. Erano riusciti a disegnare tutti e unire le loro mani. Si tenevano stretti in un disegno sbilenco su un muro in giardino.
«Avrei voluto disegnare mamma e papà che si baciavano, ma non sono molto brava!» ammise alla fine Sari, strappandosi il grembiule.
«Allora dovevo disegnare anche io i nonni che si baciano» disse lui, imitandola.
«Ma che dici Oji, le persone sposate si baciano.»
«Perciò i nonni sono sposati?»
«I nonni non si baciano!»
«Invece si! Li ho visti! Nonna, è vero?» Oji si girò verso sua nonna che stava riprendendo il copricapo dalla testa di Akito.
«È vero cosa?» chiese, sistemando l'acconciatura.
«Che tu e nonno Fuyuki vi siete baciati.» spiegò lui, intestardito. Vide la nonna fermarsi con le mani a mezz'aria e guardare prima lui e poi Sari «Io vi ho visti.» aggiunse, prima che lei potesse negare.
Non che Oji si aspettasse una bugia da lei, aveva solo notato suo papà irrigidirsi un po' e di solito faceva così quando trovava difficile spiegargli qualcosa.
«Si, ci siamo baciati, qualche volta.» rispose invece lei, guardandolo dritto negli occhi.
«Ecco. Hai sentito?» disse, rivolto a Sari «Io ho visto bene, sono iperettope, me lo ha detto il dottore.»
«Cosa sei tu?» domandò sua nonna, guardando per un attimo anche Akito in cerca di spiegazioni.
«Il dottore ha detto che vedo di più.»
«Ipermetrope» lo corresse suo padre.
Oji annuì con convinzione, facendo ridere la nonna.
«Ma quindi...» iniziò Sari «non bisogna essere sposati per baciarsi?»
Guardava nonna Misako come se stesse per darle la rivelazione più importante del mondo. Come se stesse per dirle che il karate non esisteva e gli unicorni invece sì e uno la stava aspettando in camera sua.
«Certo che no Sari. Chi ti ha detto questa sciocchezza?»
«Sakue dice che non bacerà mai nessuno finché non si sposa. E anche papà!» guardò Akito, contrariata «Dice sempre che ha sposato la mamma per baciarla quando vuole.»
«Sei un impostore, Akito» gli sussurrò Misako, provando a non farsi sentire.
«Non ho mai detto di non averlo fatto prima.» lui sollevò le spalle, arrendevole.
«Chissà che non prenda troppo in simpatia il primo che la abbraccia.»
«Nessuno prima dei 25 anni. Sari andiamo a pulirci, tra poco arriva la mamma.» liquidò con un gesto della mano i rimproveri che la nonna avrebbe potuto continuare a dedicargli e strappò il grembiule monouso a Sari, prima di portarla in casa.
«Allora se bacio qualcuno non devo sposarmi per forza, no?» le chiese Oji, rimasto solo con lei.
«Vuoi già baciare qualcuno, tesoro?» la nonna si chinò alla sua altezza e cominciò a slegare il grembiule anche a lui.
«No. Ma se qualcuno bacia me e non mi piace allora non fa niente se non devo sposarmi.»
«Esatto. Ma sarebbe meglio sempre baciare qualcuno che ci piace.»
«A te allora piace nonno Fuyuki?»
«Abbastanza da baciarlo, a volte» si sollevò, cominciò a raccogliere i pennelli sporchi sparpagliati per terra per metterli tutti in una ciotola «Vuoi raggiungere papà? Devi lavarti anche tu.»
«E perché non lo sposi?»
La nonna diceva sempre la verità. Quello era un pensiero costante per Oji quando parlava con lei. Non si irrigidiva come papà, non rimandava come la mamma. E questo gli faceva sempre venire voglia di riempirla di domande. Era la prima volta che la vedeva esitare. Sari gli aveva detto una volta che la nonna sceglieva le parole giuste, e forse era quello che stava facendo in quel momento, ma le parole giuste della nonna comunque non erano fatte per nascondere verità.
Si sedette e allungò una mano verso di lui per farlo avvicinare a sé.
«Oji, quando sarai più grande ti capiterà di volere qualcosa più di tutto il resto e capirai che un bacio resta solo un bacio.»
«E nemmeno il nonno ti sposa?» continuò a chiedere.
«No, perché il nonno sa che io non voglio essere sposata. Occorre sapere cosa vogliamo noi e non prendere in giro gli altri.»
Misako lo vide annuire. Oji aveva uno sguardo che né Sana né Sari avevano mai avuto alla sua età. Aveva la stessa spontaneità ma allo stesso tempo era molto più acuto e determinato. Era sempre stato così. Le sembrava di guardare Akito, spesso, molto più di quanto non le accadesse parlando con Sari. Con una stretta al cuore capì quanto possa essere risultato difficile, in una famiglia spezzata come era stata quella di Fuyuki, avere a che fare con un bambino così sveglio e accorto. Riversare rabbia e frustrazione su domande innocenti, rendere tutto faticoso, destreggiarsi fra la propria tristezza e il desiderio di conoscere di un bambino.
Misako gli circondò il viso e lo avvicinò a sé, gli baciò la fronte. Un groppo in gola si presentò inaspettato e spille inattese a pungerle gli occhi. Akito non era figlio tuo, si disse.
«Trova qualcosa che ti piace e prenditela Oji, me lo prometti?»
Oji annuì di nuovo. «Piangi?»
Avrebbe voluto che ci fosse un modo, per spiegargli quei pensieri. Il vuoto che aveva sentito prima di trovare Sana abbandonata su una panchina e di come adesso quel vuoto fosse tutto occupato, ogni parte di sé stessa che percepiva era piena.
Scosse la testa «Pensavo a quanto è brutto tuo papà in quel disegno.» disse, indicando il muro «Prendi il pennello col colore nero, gli facciamo gli occhiali da sole prima di rientrare.»
«Va bene!» Oji rise, andando di nuovo verso i barattoli di vernice.
Forse, quando sarebbe stato più grande, ci sarebbe stato il tempo.




Ciao! \o/
Questa è una storiella piccina che vuole mostrare un po’ di nonna Misako e Oji.
O almeno, è stata scritta con questa intenzione iniziale ma si può leggere anche come uno sguardo al futuro della fic Sorsi, di gabryweasley.
Nelle nostre testoline Misako e Fuyuki hanno un rapporto sentimentale ed esclusivo ma anche piuttosto libero, e quel piccoletto furbastro si è accorto di qualche tenerezza fra i suoi due nonni.
E’ un altro saltello nella linea temporale, qui Oji ha 7 anni, Sari 11. Ci sono anche piccoli riferimenti a Thinking Out Loud. ♥
Speriamo che la lettura sia stata piacevole!
Lov iuh,
Shoshin ♥




   
 
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