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Autore: Hap Collins    11/09/2021    0 recensioni
Marco è amico di Martina, lei lo accompagna a scuola e lo aiuta negli spostamenti perchè Marco ha un problema: un rarissimo virus lo ha rimpicciolito all'altezza 10 centimetri.
Marti è molto attaccata a lui, Marco invece è innamorato dell'inarrivabile Barbara. Inarrivabile anche in altezza, ma Marco è deciso a provarci comunque.
Genere: Romantico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Ely lo guardava con espressione brilla, a Marco venne un brivido a essersi ficcato in quella situazione, in mezzo ai campi con una primina che reggeva l'alcol quanto una suora astemia. Si guardò attorno, oltre il piccolo spiazzo in cui erano seduti c'era un prato di fili d'erba alti come alberi, e comunque non avrebbe certo potuto salutare e andarsene come niente fosse.
- Dovrei andare a casa, mi aspettano.
- Io a casa non ho nessuno, potresti venire a farmi compagnia.
- Non posso. Dai, ti ho detto dove abito, siamo lì in dieci minuti.
Lei fece finta di non sentire.
- Sai che non sono mai stata con uno di quinta? Di solito neanche ci guardate.
- Eh, normale.
La vide accigliarsi e tentò la retromarcia. - Cioè neanche tu guarderesti uno delle medie.
- E tu cosa ne sai? Magari mi piace.
- Ok, hai ragione pure tu. Possiamo muoverci adesso? Devo pure andare in bagno.
Lei si mise a ridere. - Sei un maschio, puoi farla dove vuoi. Ma secondo me non devi fare niente.
- Sai, non mi piace farla davanti alle persone, specie se sono gigantesche e mi fissano. Disse con un filo di sarcasmo.
- Ma io non guardo, giuro! Anzi, mi giro subito.
A Marco effettivamente scappava, e lei si era davvero seduta di spalle, quindi raggiunse un filo d'erba, sbottonò i pantaloni e il getto di pipì uscì con immediato sollievo.
Qualcosa gli strinse le spalle, si ritrovò sospeso in aria mentre il getto di urina continuava a scendere come la stesse facendo dalla cima di un ponte.
- Sembra la pipì di un passero! Ely rideva tendendogli le spalle strette tra due dita.
- Mettimi giù! Altrimenti scarico nelle mutande anche qualcos'altro! Disse scalciando in aria con un lampo di vertigini, bastava un minimo allentamento delle dita e sarebbe potuto scivolare da un'altezza ottima per farsi male.
Sì ritrovò a terra sano e salvo, chiuse la cerniera dei pantaloni e si girò verso di lei rosso di rabbia e imbarazzo. Ely smise di ridere. - Era solo uno scherzo. Disse diventando timida per un attimo. ­- E comunque non ho visto niente.
- Lascia perdere. Adesso mi porti a casa che per oggi hai rotto abbastanza!
- Scusa...
Marco si voltò intenzionato ad andarsene senza sapere dove, e si ritrovò la mano di lei a sbarrargli la strada.
- Dai, ti porto io. Stese il palmo per farlo salire. Accettò, forse era la volta buona che usciva da quell'incubo. Si ritrovò davanti al viso di Ely, lo sguardo e l'alito gli ricordarono che era ancora sbronza.
- Beh, andiamo?
Lei improvvisamente lo avvicinò al suo viso, strinse le labbra e gli impresse un bacio tra la faccia e il petto. Si sentì come se che qualcuno gli avesse sbattuto una piovra in faccia. Pulì la saliva appiccicosa alla vodka con aria schifata. Ely diventò rossa.
- Io non...scusami.
- No. Tu adesso mi metti giù e ci salutiamo!
Lei portò meccanicamente la mano a terra, Marco saltò giù e prese a camminare in direzione del sentiero.
- Ma dove vai adesso? Mica puoi andare a casa a piedi? Balbettò ancora imbarazzata.
- Prenderò l'autobus! Rispose Marco con sarcasmo.
Il sentiero dalla sua altezza sembrava a un grosso fiume in secca, camminando tra ghiaia e massi che in teoria erano sassolini, Marco sbollì la rabbia e capì di essere in una situazione senza uscita. Avrebbe potuto camminare fino alla strada mettendoci ore, e poi? Di nuovo sbracciarsi, spiegare di non essere uno gnomo, e sperare che vada tutto bene?
I fili d'erba alta sui lati gli mettevano ansia, dietro c'era una giungla buia che non prometteva niente di buono. Sentiva rumori di cose che si muovevano là dentro. Era riuscito ad abituarsi alle mosche, grandi come piccioni, ma i ragni restavano una visione terrificante. Aveva urlato quando ne aveva visto uno, probabilmente piccolissimo, arrampicarsi sulla scrivania della camera da letto. Marti l'aveva fatto salire su un foglio con pazienza per poi posarlo fuori dalla finestra.
Calciò un sasso e cominciò a sentirsi sperduto.
Stupido orgoglio, pensò. Poteva farsi portare a casa ma si era impantanato con una sconosciuta, e forse lo stava seguendo perché avvertiva una presenza alle sue spalle.
Strano, non aver sentito il solito rimbombo da gigante, comunque era il caso di riappacificarsi, un bacio bavoso non era certo la fine del mondo. Si voltò e quello che vide gli ghiacciò il sangue.
Uno scorpione grande come un san bernardo, gli occhi feroci e profondi da predatore, le tenaglie che sforbiciavano e la coda che si dimenava indiavolata. Aprì la bocca ma non uscì neanche un fiato, aveva un blocco che saliva dallo stomaco alla gola stringendo sempre più. Si mise a correre sentendosi braccato da quella creatura aliena e feroce, gli sembrava di essere in un film di fantascienza.
Finì in una grossa fossa del sentiero, la sabbia frenava la corsa e davanti a lui c'era una ripida duna da oltrepassare, inciampò e cadde. Tentando di rimettersi in piedi vide il mostro scendere nella fossa, e questa volta urlò più forte che poteva.
La sabbia fino ai gomiti gli impediva movimenti rapidi, era ancora seduto a fissare l'orribile faccia della bestia, quando la punta di una grossa suola di gomma scese sullo scorpione. L'ombra di Ely sopra di lui, lo sguardo schifato mentre pigiava la punta della scarpa sull'insetto, muovendo il piede a destra e sinistra per triturarlo. Finito il lavoro sollevò la scarpa, restava solo una macchia scura di poltiglia sul terreno.
- Sei ancora convinto di andartene da solo? Disse con voce severa.
Marco riuscì finalmente ad alzarsi, corse verso la Nike sinistra di Ely e ne abbracciò la punta. Lei sorrise, lo raccolse nel pugno mettendogli la punta del pollice sotto il mento. - Ora andiamo a casa mia. Disse.

 

  
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