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Autore: Helen_Rose    12/09/2021    0 recensioni
- Fanfiction a cura mia e di Francesca: volevamo riflettere la sorellanza nel rapporto tra le nostre beniamine.
Racconti della variopinta ed eccentrica famiglia allargata che Marcello ha creato sia con Roberta che con Ludovica.
Naturalmente, si tratta di 'una forzatura temporale' e, in nome della par condicio, non ha sposato nessuna delle due.
Rispettivamente, da Roberta sono nati Vittoria Emma - 24 febbraio 1966, studentessa di Lingue e Letterature Straniere, fidanzata con Tommaso, ingegnere disoccupato - e Andrea Francesco - 20 dicembre 1971, pasticcere per la catena di bar del padre, fidanzato con Christian, parrucchiere -;
mentre da Ludovica sono nati Marco Tancredi - 18 febbraio 1963, medico - e Angelica Sibilla - 1 dicembre 1970, studentessa di Giurisprudenza, fidanzata con Maximilién, cardiochirurgo, collega e amico di Marco - .
In questo multiverso, Roberta e Ludovica hanno cresciuto i loro figli insieme, senza fare alcuna differenza legata a chi li abbia partoriti. Naturalmente, Marco e Angelica hanno più tratti in comune, benché Angie sia in simbiosi con Andrea, mentre Vittoria somiglia a Roberta.
Talvolta, Marcello non sa da che parte voltarsi, ma inevitabilmente compensa tutta la solitudine di cui ha sofferto in passato.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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È un tranquillo pomeriggio domenicale. Mamma/zia Ludovica sta leggendo una rivista, pigramente appoggiata al bracciolo della poltrona - non stravaccata, per l'amor del cielo - ; mamma/zia Roberta, sdraiata sul divano, si sta dilettando con le parole crociate, per quanto facciano un po' vecchietta, perché le piace allenare la mente anche nei giorni di riposo, e ogni tanto butta un occhio in direzione delle due sorelle di Andrea e Marco, Vittoria Emma e Angelica Sibilla, che si stanno mettendo lo smalto a vicenda, dato che oggi stanno tutti a casa Barbieri-Pellegrino e il parquet è costato un occhio della testa, benché, con uno stipendio da docente universitaria e da comproprietario di una catena di bar, Roberta e Marcello non siano messi male; infine, Marco Tancredi e suo padre stanno guardando la partita, ma rigorosamente dall'altro capo della stanza, per non disturbare le loro amate signore.

Normalmente, ci sarebbe anche Andrea Francesco seduto insieme a loro, per completare il quadretto: adora il calcio, per via della passione trasmessagli dai suoi consanguinei. Ma oggi, sta misurando a passi lenti e gravi la sua stanza, in lungo e in largo, perché pensieri molto meno rilassati e tanto, troppo più adulti stanno affollandogli la mente. È da giorni, anzi, da settimane, mesi che si domanda se sia giusto mettere al corrente la sua famiglia di ciò che gli passa per la testa: ha tutta l'impressione che entrambe le sue sorelle l'abbiano già intuito, forse anche la madre; può essere che anche Marco abbia colto dei segnali, ma con tutta probabilità, essendo il prototipo di virilità fatto e finito - correttore per le occhiaie di mamma Ludovica a parte -, avrà cercato di ripetersi che sia impossibile che il suo fratellino, cresciuto come lui a suon di partite di calcio, bicicletta, sudore, e calendari sexy segretamente sottratti in tutte le officine del quartiere possa essere... Omosessuale.

Che strano pronunciarlo, ad alta, a bassa voce, anche solo nella sua testa. Omosessuale. Un ragazzo degli anni '80, diciottenne, con un padre con quel tipo di aspettative, un fratello con qualunque donna ai propri piedi, e un nonno che, per quanto aperto mentalmente e sensibile, è forse IL prototipo dell'essere virili. Chissà se troverà mai il coraggio di dirlo ad Armando. Chissà se l'amerebbe ancora. Di meno ... O magari di più, proprio perché troverebbe quella spinta che ora gli manca.
Non è neanche certo sul conto del padre ... O della madre, per dirla tutta: una donna sì, adulta, matura, comprensiva, ma che per tutta la vita aveva lottato contro il terrore dell'imprevisto, e ancora ci sta lavorando; e questo, ladies and gentlemen, è proprio un imprevisto grosso come un grattacielo. Dopo la rinuncia all'università per lavorare con il padre e zio Salvo, questa proprio non avrebbe dovuto fargliela ... Ma tant'è.

Almeno, spera di fare affidamento sulle sorelle e, perché no, anche zia Ludovica: da che ne ha memoria, è sempre stata dolcissima sia nei suoi confronti, che in quelli di sua sorella Vittoria, un po' come se fossero anche i suoi figli, ma d'altro canto, con la spensieratezza che si ha nell'avere a che fare con ragazzi di cui non si è responsabili al 100%, o comunque non da soli; lo stesso vale da parte di sua madre nei confronti di Marco e Angelica, ovviamente. Entrambe sono state quasi sempre piuttosto brave nel non lasciarsi scappare i famosi: "Prendi esempio da tuo fratello / sorella" ... Nessuno degli altri tre.

Il povero Marcello, invece, è sempre tra sei fuochi: da un lato, è grato di avere una famiglia così unita e amorevole, specie dopo l'infanzia e la giovinezza trascorse quasi in solitudine, eccezion fatta per Angela; dall'altro, quattro figli per cui è l'unica figura di riferimento maschile non sono qualcosa di semplicissimo da gestire.
Andrea gli è estremamente grato per tutti i sacrifici fatti, e detesta il pensiero di potergli dare una delusione ... Ma se gli ripetevano fin dalla nascita che avrebbero amato lui e i suoi fratelli, nonostante tutto, indipendentemente dai suoi difetti o anche da madornali errori che avrebbero potuto commettere ... Beh, forse c'è speranza. Una minuscola, flebile speranza che la sua famiglia lo comprenderà e sosterrà.

Fa un respiro profondo: da suo padre ha imparato tante cose, ma la più importante è l'essere coraggioso, affrontare le prove a viso aperto, a testa alta.

Succeda quel che deve succedere, non ce la fa più a mantenere quel segreto, a convivere con quel peso sullo stomaco.
È il momento giusto: c'è l'intervallo; altrimenti, potrebbe anche scoppiare un conflitto mondiale con implicazioni nucleari, che suo padre e suo fratello non se ne accorgerebbero.

Apre la porta del corridoio che separa la zona notte da quella giorno, e si dirige in salotto. Deglutisce, poi si decide ad abbassare la maniglia ed entra.
"Mamma, papà, famiglia ... Ecco, vi dovrei dire una cosa. Potreste darmi attenzione?"
Tutti si destano dal torpore flemmatico di quel placido pomeriggio primaverile e si voltano nella direzione della porta, attirati da tanta solennità.
"Che succede, tesoro?" è Ludovica a rompere il silenzio, preoccupata nel vederlo così pallido. Vuole molto bene a quel ragazzo, il più piccolo della famiglia, cresciuto in simbiosi con la sua Angie, che è più grande di lui di appena un anno. Ama suo figlio Marco più di sé stessa, ma quel suo essere così identico a suo padre, quella stessa virilità che talvolta tracima nel machismo che l'ha sempre attratta in Marcello, in lui le è spesso insopportabile. Andrea è sempre stato più pacato, un animo romantico la cui ribellione è sempre stata indissolubilmente legata ad una profonda sensibilità.
Andrea prende un respiro profondo, poi si decide a confessare: "Io ... Ecco ... Sono omosessuale. Mi ... Mi piacciono gli altri uomini. Ne ho avuto la consapevolezza per via dell'attrazione verso un compagno di scuola ... Ma in fondo, l'ho sempre saputo."
Cala il silenzio.
Tutti si guardano, ammutoliti.
Poi, Marco si alza. È un ragazzone alto e biondo, un filo di barba gli incornicia il volto. Sfodera il più smagliante dei suoi sorrisi e stringe a sé il suo fratellino: "Vieni qua, pulce: che è quella faccia? Mi hai fatto spaventare. Non sarebbe potuta andare altrimenti ... Del resto, con un fratello come me, qualunque fidanzata ti avrebbe lasciato alla prima cena di famiglia perché perdutamente innamorata del sottoscritto. Molto meglio così; sarebbe stato imbarazzante" commenta, sfregandogli un pugno in testa, in una carezza fra maschi.
Ludovica alza gli occhi al cielo: "E poi sono 26 anni che mi domandano, osservando quei tratti asburgici, se sono proprio sicura che sia figlio di Marcello" bofonchia.
Angelica interviene per sedare il fratello, incorreggibile: "Marco, ma è mai possibile che tu debba sempre metterti al centro dell'attenzione?! Guarda che se non stai sotto la calda luce dei riflettori per cinque minuti, non muori di freddo! Andre, ovviamente va da sé che resti il mio fratello preferito, ti voglio tanto bene" aggiunge, abbracciandolo fortissimo e stando attenta a non macchiarlo di smalto.
Vittoria si avvicina. "Beh, che dire, le risposte originali me le hanno rubate tutte loro, quindi a me rimane un banalissimo: 'Dimmi qualcosa che non so', perché sono tua sorella e l'avevo capito da tempo; e anche un: 'Non cambia assolutamente nulla tra noi e ti adoro, testone' "completa, ricorrendo al sottile senso dell'umorismo ereditato da sua madre ... La quale, così come suo padre, è caduta nel mutismo più totale. Potrebbe essere un buon segno, così come uno pessimo ... Chi può dirlo. Intanto, siccome ha quasi sei anni in più del fratello, dato che lui è di dicembre e lei di febbraio, fa le veci di sua mamma, come spesso, negli anni, le ha fatto piacere fare.

Entrambe le sorelle si voltano verso il padre, muto, pallido come un fantasma, ancora seduto sulla sua poltrona, le mani sulle ginocchia; né il suo viso, né il suo corpo si sono mossi di un millimetro.  Angelica decide di rompere il ghiaccio; mal che vada, la manderà a quel paese: "Papà, non capisco perché fai quella faccia! Immagino che, visti i tuoi trascorsi, anche tu, ecco... Insomma, abbia fatto le tue esperienze: sappiamo tutti quello che succede in galera" conclude, temeraria.
Marcello si rianima, indignato, e si alza in piedi: "Signorina, come ti permetti?! Bada a come parli, o ti prendi i primi due schiaffi della tua vita: è una promessa!".
Ludovica interviene per sedare gli animi: "Suvvia, Marcello, nostra figlia stava scherzando. E in fondo, anche se fosse, non ci sarebbe nulla di male, dico bene? Anche io, quando andavo in collegio, da ragazzina, ho dato qualche bacio alle mie compagne; sono cose che si fanno". Spera che quella confessione 'piccante' smorzi un po' la tensione che quella sciocca di sua figlia ha creato.
Marcello si porta le mani alle tempie, lisciandosi i capelli: "Certo, hai ragione. Non intendevo questo. Assolutamente. Scusami, Andrea, se posso averti offeso ... Non c'è nulla di male, ci mancherebbe. Volevo solo mettere le cose in chiaro, e non mi piacciono simili insinuazioni su un periodo molto delicato della mia vita".
Si risiede e accetta, grato, il bicchier d'acqua che Vittoria gli porge: "Grazie, tesoro. Mi ci voleva".
Angelica è mortificata; ancora una volta, la sorella, dotata per natura di un carattere infinitamente più pacato del suo, risulta la figlia perfetta. Le vuole un gran bene; è solo colpa di quel caratteraccio che si ritrova se sembra leggera e superficiale, quando la sua unica intenzione era quella di aiutare ... Questo lato della personalità l'ha decisamente preso dal padre, e lo sa anche lui. Guardando per terra, si sfrega il braccio e si accomoda sul bracciolo accanto a Marcello; gli mette una mano sulla spalla e, tutto d'un fiato, si scusa: "Perdonami, papà; non volevo offenderti o altro, ti pare; era solo per fare due risate"
"Va tutto bene, tranquilla. Lo so, cucciola" conclude lui, dandole una carezza.
"Sei sempre la solita idiota! Potresti anche star zitta, peggiori sempre le cose ... La rianimazione non sono ancora bravo a farla!" la sgrida Tancredi, quasi sprezzante.
"Idiota lo dirai a quelle galline con cui ti accompagni!" lo rimbecca la sorella, che in realtà, si sta solo sentendo peggio, poiché era appena riuscita a sedare il 'suo' casino.
"Adesso basta! Avete proprio stancato! Io non vi ho cresciuti così! Sedetevi e non voglio più sentirvi". Ludovica è esasperata, e fulmina i suoi figli con uno sguardo che metterebbe in fuga Attila in persona. Non è mai stata una madre eccessivamente severa, se non quando necessario; forse sarebbe stato il caso, per certi versi, che ci pensasse un po' da prima, pensa Roberta tra sé e sé, scuotendo la testa, sconsolata e provata. Ama alla follia entrambi i suoi figliastri, ma va detto: il gene Pellegrino non ha potuto riequilibrare il cocktail genetico della vena tragicomica Brancia di Montalto e quella melodrammatico-scapestrata Barbieri.

Si accorge solo in quel momento del fatto che suo figlio, sconvolto e, con tutta probabilità, attanagliato dai sensi di colpa per aver provocato tutto quel trambusto, si è ammutolito da almeno dieci minuti e ha quasi le lacrime agli occhi. Ora è lei a sentirsi una madre degenere per non averlo rassicurato immediatamente e, invece, essere rimasta quasi sotto shock.
Gli si avvicina e lo abbraccia stretto, sussurrandogli in un orecchio: "Amore mio, perdonami. È solo che un po' me l'aspettavo, ma d'altro canto, è stata una sorpresa per me; sai bene come reagisco in questi casi, per quanto non sia assolutamente sufficiente come attenuante per il mio silenzio. Ti adoro e non mi importa assolutamente nulla di chi ti piace, uomo o donna che sia; mi importa solo del fatto che sia una brava persona e che ti renda felice, perché te lo meriti".
Andrea ricambia l'abbraccio, grato più che mai a sua madre per il suo appoggio e il suo amore incondizionati. Ha commesso l'errore di sottovalutarla, ma non si ripeterà.

Anche Ludovica si è resa conto del fatto che il teatrino dei suoi figli e del padre sta togliendo importanza al disagio di Andrea, perciò si percepisce in dovere di asserire: "Li metti al mondo e poi ... Parlo di quei deficienti dei tuoi fratelli, sai, tesoro. Stai tranquillo: tuo padre non è assolutamente sconvolto per 'colpa' tua, bensì per la tensione del momento e per via delle assurde insinuazioni di quella simpaticona di tua sorella Angelica. Si sta divertendo a fargli prendere degli infarti, ultimamente".
Riesce a strappare un sorriso al suo dolcissimo figliastro, mentre Roberta inizia proprio a ridere a crepapelle. Con una moglie - sorella così, disposta a sminuire l'intelligenza dei propri figli pur di alleviare la sofferenza del suo, cos'ha da temere?
Dopodiché, anche Ludovica abbraccia Andrea, gli dà un bacio e dichiara: "Dai, va tutto bene, non preoccuparti. Sono felice che tu ce l'abbia detto; significa che un po' ti fidi di questi tre vecchi che ti toccano per genitori. Ti ameremo sempre e comunque; anzi, non sarà difficile, visto che amiamo tuttora persino quei due" conclude, strizzando l'occhio ai suoi due pargoli.

A quel punto, è evidente che l'unico silenzio eloquente, in merito, sia quello di Marcello. Andrea si sente oppresso da questo tacere, ancor di più dopo l'affetto rivolto alle sue sorelle, segno del fatto che loro, a differenza sua, non l'hanno deluso.
Gli viene spontaneo, se non altro per smuovere la situazione, rivolgergli uno: "Scusami, papà. Scusa davvero, se non sono il figlio che avresti voluto che fossi".
Roberta non riesce a credere alle proprie orecchie: è la seconda volta nel giro di pochi minuti che suo figlio si sta scusando per essere la persona che è, e Marcello non ha ancora proferito parola? Per lei, è intollerabile, e spera per lui che sia soltanto caduto in uno stato di trance.
Come se si fossero lette nel pensiero, Roberta e Ludovica lo scuotono all'unisono con un: 'Marcello!' udibile fino a Partanna.

Il punto è che Marcello è davvero in trance, ben più gravemente di quanto lo fosse Roberta. La sua paralisi deriva dal fatto che, ormai, in pochi si scandalizzerebbero per una rivelazione simile, e tutti sono stati prontissimi ad accogliere quella di Andrea a braccia aperte, senza remore. Per lui non è così facile, sia per come è stato cresciuto, sia per le proprie abitudini.
Erano tutti fissati con l'insegnargli ad essere un vero uomo. Ma che significa essere uomini? Di certo, non quello che intendeva suo padre: ubriacarsi e andare a donne di malaffare ogni sera. Essere uomini significa proteggere la propria famiglia, prendersi le proprie responsabilità. Per lui, da oltre un quarto di secolo, coincide con l'essere padre. Ed ecco che il pregiudizio viene scalzato da qualcosa di più potente: se si fosse trattato di un altro ragazzo avrebbe storto il naso, forse; ma qui non si parla di uno sconosciuto, bensì del suo bambino! Non può voltargli le spalle. È suo figlio, e lo sarà sempre; sa benissimo anche lui che il suo orientamento sessuale non definisce in alcun modo la persona che è; soprattutto, non fa di lui un ragazzo strano. È solo "diverso". Diverso da come è sempre stato abituato lui a concepire il mondo, il suo mondo. Ma diverso non è per forza sbagliato, e non sarà di certo lui a mettere i bastoni fra le ruote della felicità di uno dei suoi figli, che ama più di chiunque o qualunque altra cosa al mondo. Chi se ne importa se, anziché piacergli il cornetto all'albicocca, lo preferisce alla ciliegia ... Ecco, è così che registrerà la cosa nella sua testa: gusti diversi di dolci! Ed è solo allora che si rende conto del fatto che suo figlio lo guarda con aria colpevole, afflitta, in attesa di una sua parola. Come ha potuto fargli questo? Povero Andrea.

Lo tira verso di sé per un braccio e lo cinge in un abbraccio che è quasi una morsa; ma sempre stando attento a non soffocarlo, benché sia quasi alto quanto lui e suo fratello Marco Tancredi. È un'attenzione che ha sempre avuto verso i suoi figli, in particolare con le due 'bambine', benché debba ancora lavorare parecchio sul non soffocarle in senso figurato. 'Ecco', si ritrova a pensare, 'persino Armando, un vice padre eccezionale, non ha l'abitudine di abbracciare; si limita a pacche sulla spalla. Io ho educato i miei figli ad abbracciarsi, anche tra uomini; qualcosa di buono l'avrò fatto anch'io, nonostante tutto'.

Dopo un tempo che sembra infinito, si stacca da Andrea e, guardandolo fisso negli occhi, per essere certo del fatto che il discorso attecchisca, forte e chiaro, finalmente comunica: "Sono le persone che non ti accettano per quello che sei a doversi scusare, nel caso; di sicuro, non tu. Che non ti venga in mente di abbassare la testa con vergogna, di fronte a nessuno, tantomeno di fronte a me che sono tuo padre e dovrei amarti incondizionatamente.
Non pensare mai che possa volerti meno bene che ai tuoi fratelli; anzi, non deve pensarlo nessuno di voi. Per me siete tutti perfetti così come siete, ognuno con le sue qualità: Vittoria, dolce e assennata, che ci tiene in riga tutti quanti; Angelica, con la sua schiettezza e sagacia; Marco, con il suo cuore d'oro; e tu, con la tua sensibilità, la tua schiettezza e la tua mente aperta. Siete tutti diversi, ma è questo il bello, e penso di poter parlare anche per le vostre madri: ognuno di voi contribuisce a suo modo a rendere meravigliose le nostre vite.
Personalmente, credo che la persona con cui deciderete di stare sia affar vostro; se qualcuno mi avesse ordinato con chi spendere il mio tempo, o di rinunciare a tua madre o Ludovica, avrebbe passato un brutto quarto d'ora, posso garantirtelo" conclude, con un sorriso disteso che ha tutta l'aria di essere la reazione definitiva.
La portata del sospiro di sollievo di Andrea è facilmente intuibile. È andato tutto bene.

"A tal proposito: ragazzi, accompagnerete voi Andrea a dirlo ai nonni. Se Armando e Agnese non saranno i primi fan dell'omosessualità di vostro fratello, potrebbe finire molto male"
"Ci devono solo provare" sbotta Ludovica. "Converrà tastare il terreno per valutare se sia opportuno dirlo o meno. Non vorrei dovermi trovare a litigare o a insultarli"
"Ora non esageriamo, eh. Calmiamoci tutti e non fasciamo la testa prima di essercela rotta; è l'ultima cosa di cui Andrea ha bisogno" interviene Roberta, spazientita.

"Famiglia, concentrazione, prego: avrei anche io un annuncio da fare. Dopo la laurea, partirò per l'Africa, per rendermi utile alle popolazioni più bisognose" annuncia Marco Tancredi, a bruciapelo.
"E bravo il nostro ragazzo" commenta Roberta, fiera, regalandogli un occhiolino.
A quelle parole, Ludovica sta per svenire. Si rivolge a Roberta, sentendosi tradita: "Non lo incoraggiare! Facile parlare, quando è il figlio degli altri che se ne va in capo al mondo!". Si rende subito conto di aver detto una cosa ingiusta: come lei ama Andrea e Vittoria, allo stesso modo la sua moglie sorella è affezionata ai suoi figli. E come potrebbe essere diversamente: l'unica cosa che "manca" è averli portati in grembo; per il resto, avevano condiviso tutto: nottate insonni, preoccupazioni quando stavano male, la gioia per i loro successi, a partire dai primi passi e parole ... Erano stati proprio i bambini, l'essere madri (anche solo potenziali) di quelli che erano a tutti gli effetti fratelli (guai a pronunciare la parola 'fratellastri'!) a cementificare il rapporto fra le due, all'apparenza così diverse ma che, in fondo, qualcosa in comune dovevano pur averlo, se lo stesso uomo le amava entrambe così profondamente.
Certo, non erano mancati i contrasti e le incomprensioni, specie sul modo di educarli e di prendere la vita, ma potevano definirsi ben più di amiche: sempre pronte a consigliarsi, dal come gestire le nausee ed evitare le smagliature, a quale vestito scegliere per un'occasione importante, fino alle questioni più serie.
Quando avevano iniziato a vivere tutti insieme, Marco aveva solo pochi mesi, e Ludovica aveva trovato in Roberta un sostegno ed un conforto quando veniva presa dall'ansia ... Sapeva di non ragionare quando si trattava dei suoi bambini, in particolare di Marco (non perché amasse gli altri di meno, ma con loro aveva acquisito una certa esperienza, mentre lui era stato l'apripista in tutto) e anche ora che era un uomo grande e grosso, le capitava di commettere gli stessi errori. Consapevole di questo, Ludovica, mortificata, si scusa con Roberta: "Perdonami, sono stata ingiusta oltre che inopportuna ... Sai come sono fatta" si schermisce; poi, si rivolge alla causa scatente del suo scivolone diplomatico, puntandogli l'indice contro: "Tu! Screanzato! Come puoi farmi questo! Come puoi lasciare tua madre nel tormento e nell'angoscia di saperti lontano, possibile preda di leoni e tribù guerriere!"
Marco la guarda esterrefatto: "Mamma ... Tu devi smettere di addormentarti davanti alla televisione, che poi sragioni! È un'organizzazione validissima, tranquilla ... Imparerò un sacco di cose sul campo e potrò aiutare chi ne ha davvero bisogno! Dovresti essere fiera di me, anziché sgridarmi. Grazie zia Roby, per fortuna tu mi capisci: conto su di te per far ragionare la mamma ... A papà non posso chiederlo, che pure lui è melodrammatico e, se non lo fosse, lei lo ucciderebbe per alto tradimento". Poi si avvicina a darle un bacio sulla guancia, per tranquillizzarla.
Roberta cerca di non ridere di fronte a tale disperazione per un 26enne - essendo lei una mamma molto meno 'chioccia', per quanto conosca molto bene Ludovica - mentre Marcello, esterrefatto, coglie la palla al balzo per chiedergli se, per caso, abbia anche messo incinta una ragazza.
"Beh, non che io sappia" replica Marco, perplesso; è il degno figlio di suo padre.
"Meno male, Andrea, che di te non dovrò preoccuparmi: lo vedete che stiamo già iniziando a trovare dei lati positivi?" commenta Marcello, strizzandogli l'occhio.

Prosegue, fintamente esuberante: "Qualcun altro ha annunci da fare? Vi invito a procedere adesso, finché siamo in tema e posso accettarli con lo spirito giusto. Avanti, fatevi sotto. Angie, Vitto, voi due siete per caso incinte?".
Vittoria scuote la testa, scioccata, mentre la sorella sbotta: "Ma che ti salta in mente, papà? Io sto attenta a queste cose ... IO" sottolinea, dal momento che suo padre è di certo il meno indicato per fare prediche in tal senso, per quanto sia sempre il padre.
"Vacci piano con le insinuazioni, signorina" replica lui, piccato. "Domandavo soltanto. Aspetta un istante ... Hai una vita sessuale attiva? Ma tu sei piccola, bambina mia!".
Inutile precisare i trecento sbuffi e sospiri che si susseguono, con tale affermazione.
"Tranquilla, Angie: lo sai che, per papà, noi saremo sempre delle bimbe. Persino io" interviene Vittoria, cingendole le spalle con un braccio in segno di solidarietà.
"Non dire sciocchezze, Vitto: hai 23 anni e penso che persino papà l'abbia accettato. In quanto a te, Angie, insomma, sei appena maggiorenne; vedi un po' tu ..." concede Marco, già in agitazione. Perché sarà pure una peste, sarà pure troppo simile a lui, si rimbeccheranno in continuazione e il più delle volte desidererà avere Vittoria come unica sorella, ma Angie è pur sempre la sua sorellina, e per lo stesso principio per cui Vitto è vice-mamma di Andrea, sette anni di differenza lo intitolano vice-papà.
Per tutta risposta, ovviamente, si becca una linguaccia da Angie e un sospiro rassegnato di Vitto, che costa ad entrambe un bacio di scuse, per aver fatto a gara col padre in quanto a iperprotettività: una gara persa in partenza, ma questo era da dire.

"E voialtre due?" continua Marcello, rivolto alle 'mogli', per completare il quadretto.
"Marcello, sei impazzito? Non è possibile, lo sai" ribatte Ludovica, perplessa.
"Non si sa mai, guardate: in questa casa non escludo più nulla! Vorrei ricordare a tutti quanti che io, il biglietto per l'Australia, ce l'ho OPEN (cit.). Vado da mia sorella e vi saluto! Con tutto l'amore, ma sono sfinito. Le chiederò poi un risarcimento danni morali, per tutti gli spaventi da potenziali gravidanze che mi prenderò da qui ai prossimi dieci anni".

E su questa nota tragicomica ma serena, Marco Tancredi e Angelica si congedano:
"Bene, famiglia: io e Andre raggiungiamo Diego, Giovanni e Luca. Voi che fate?"
"Andiamo, Vitto? Diana, zia Irene e zia Sofia ci aspettano per la passeggiata al parco. Mamma, zia Roby, voi venite?"
"Certo, tesoro; il tempo di sistemare il trucco, cambiarmi vestiti e scarpe e arrivo"
"Vi conviene avviarvi" sogghigna Marcello.
"Vi raggiungo tra poco, intanto voi fate un giro senza di me, va bene?" replica Roberta.
"Anche io raggiungerò Salvo e Rocco più tardi. Prima, dobbiamo parlare un attimo" li avvisa Marcello, invitandoli a uscire. Tanto, chi ha più la testa per il secondo tempo della partita; s'informerà più tardi dell'esito.

I ragazzi escono tutti, mentre Ludovica si trasferisce nel suo appartamento (e di Marcello) - vale a dire, adiacente al loro - .

Marcello e Roberta approfittano dell'esodo dell'intera famiglia per non rimandare un confronto inevitabile fra genitori di Andrea.
Lui torna a sedersi sulla poltrona, si prende la testa fra le mani, sospira e commenta: "Che casino. Che gigantesco, madornale, inarrestabile casino. Anzi, un disastro"
"Ah, quindi le belle parole dette ad Andrea erano tutta scena?! Complimenti, Marcello" replica Roberta, già aggressiva. Anche lei è sconvolta, ma non avrebbe mai pensato di dover difendere il loro figlio dal suo stesso padre, la persona su cui lei forse fa più affidamento in assoluto e di cui si fida ciecamente; però, se così dovrà essere ...
"Ma che stai dicendo, Roberta. Certo che no. Ma converrai anche tu che è un casino"
"Ti vedo parecchio teso, e lo capisco"
"Tu non lo sei?" ribatte, stralunato.
Lei si stringe nelle spalle. "È la sua vita"
"Appunto, Roberta. È nostro figlio, però è adulto ed è la sua vita; noi non esercitiamo alcun controllo né su di lui, né su coloro che lo circondano e che lo circonderanno. Pensa a quando non ci saremo più noi a difenderlo da chi lo chiamerà 'checca', 'frocio' e robe simili. A me non interessa chi ama, ma sono preoccupato per lui, perché gli voglio un bene dell'anima e al solo pensiero che qualcuno possa farlo soffrire, mi si spezza il cuore in petto"
"Lo so, lo so. Anche per me è così, ma ho cercato di non darlo a vedere, soprattutto a lui. Se anche noi ci mostriamo spaventati, vivrà la sua intera vita nel terrore di essere chi è" conferma Roberta, posando una mano su quella di Marcello. Checché ne dica chiunque altro, non esistono persone al mondo che lo amino più di loro due.
"Si affiderà ai suoi fratelli. La loro reazione di oggi promette bene" sospira Marcello.
"Certo. Si affiderà a loro, agli amici, nonché a sé stesso e alla capacità di combattere da solo le proprie battaglie. Non potrà esserci sempre uno di noi a proteggerlo; non sarebbe neanche giusto. Ogni figlio presenta la sua sfida, e forse questa è la sua. Sapessi come mi sento sciocca per avergli ripetuto per anni che avrebbe trovato una brava ragazza che cucinasse meglio di me ... O di Ludovica" ridacchia.
"Fortuna che Vittoria si dà da fare per compensare le vostre ... Nostre, lacune" si affretta a correggersi, nonostante le abbia già strappato un sorriso. Che nessuno tenti di negare che lui e la figlia siano uguali da questo punto di vista.
"Nessuno ha mai detto che gli uomini non sappiano cucinare, perciò può benissimo essere che trovi un ragazzo che cucini per lui, o che impari lui stesso; siete solo tu e Salvo che non vi applicate mai a dovere, nonostante abbiate una cuoca sopraffina nel vostro retrobottega" asserisce Roberta, dandogli un bacio sulla guancia e alzandosi per andare a prepararsi. Ha ormai dichiarato chiusa la conversazione, e Marcello non fa nulla per fermarla; ha imparato a capire quando la tensione sta traboccando, ed è già stata fin troppo stoica per tutto il pomeriggio. Ha bisogno di sgranchirsi le gambe e di tacitare i pensieri; non sarà certo lui a impedirglielo.
"Ti ho mai detto che sei straordinaria?" la trattiene un attimo, con un sorriso enorme.
"Continuamente, ma fa sempre piacere sentirselo dire. E spero che Andrea possa vivere lo stesso sentimento, un giorno".

P.S.: l'annuncio ad Armando e Agnese superò le aspettative. Certo, dapprima il nonno si mostrò sicuramente perplesso, ma era probabilmente l'unico uomo della sua generazione, per quanto mezzo parente, che non avrebbe mai e poi mai trattato Andrea come un appestato.
Agnese, dal canto suo, era convintissima del fatto che si trattasse di una vera e propria malattia; la risolse rimpinzando sempre più di cibo quel picciriddo con la malasorte addosso, mischino, e dandogli carichi di affetto extra: meglio di così ...
Salvo se la cavò meno brillantemente; non aveva particolari problemi a riguardo, ma quel 'Mi dispiace' detto di primo acchito quasi gli costò un pugno di Marcello.
Rocco rimase ammutolito: tutti sapevano perfettamente che brava persona fosse, ma gli ci volle un po' per digerirlo.
   
 
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