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Autore: Helen_Rose    12/09/2021    0 recensioni
- Fanfiction a cura mia e di Francesca: volevamo riflettere la sorellanza nel rapporto tra le nostre beniamine.
Racconti della variopinta ed eccentrica famiglia allargata che Marcello ha creato sia con Roberta che con Ludovica.
Naturalmente, si tratta di 'una forzatura temporale' e, in nome della par condicio, non ha sposato nessuna delle due.
Rispettivamente, da Roberta sono nati Vittoria Emma - 24 febbraio 1966, studentessa di Lingue e Letterature Straniere, fidanzata con Tommaso, ingegnere disoccupato - e Andrea Francesco - 20 dicembre 1971, pasticcere per la catena di bar del padre, fidanzato con Christian, parrucchiere -;
mentre da Ludovica sono nati Marco Tancredi - 18 febbraio 1963, medico - e Angelica Sibilla - 1 dicembre 1970, studentessa di Giurisprudenza, fidanzata con Maximilién, cardiochirurgo, collega e amico di Marco - .
In questo multiverso, Roberta e Ludovica hanno cresciuto i loro figli insieme, senza fare alcuna differenza legata a chi li abbia partoriti. Naturalmente, Marco e Angelica hanno più tratti in comune, benché Angie sia in simbiosi con Andrea, mentre Vittoria somiglia a Roberta.
Talvolta, Marcello non sa da che parte voltarsi, ma inevitabilmente compensa tutta la solitudine di cui ha sofferto in passato.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Vittò! Vittoria! Vieni qua, bella di nonna; aiutami a preparare il piatto dei dolci". Agnese le fa cenno di raggiungerla in cucina, approfittando del fatto che tutti gli altri stiano chiacchierando e nessuno noterà l'assenza di colei che, indubbiamente - senza nulla togliere agli altri - è la sua nipote acquisita preferita: seria, posata, molto simile alla madre, che le era sempre piaciuta fin da ragazza; per quanto entrambe avessero commesso le loro imprudenze, in amore ... Ma in fondo, chi era proprio lei per giudicare, ormai?
Vitto la raggiunge, sorridendo obbediente.
"Allora, ce l'hai detto ai tuoi, di Tommaso?" bisbiglia Agnese, per sicurezza, mentre predispone in automatico e con destrezza, sul piatto di portata, i cannoli fatti in casa.
"Alla mamma e alla zia Ludovica sì ... Al papà non ancora. Non ne ho il coraggio, nonna" sospira Vittoria, combattuta.
"Vedi che ce lo devi dire al più presto, ah; che i segreti, più li tieni e più pesano. Se una brava picciotta como a tia ha scelto a questo caruso, significa che è un ragazzo per bene; ce lo devi presentare a to patri"
"Lo so, nonna, ma lo conosci meglio di me: iperprotettivo, geloso e irragionevole"
"Eh, che esagerazione! Sapessi com'erano e come sono tuttora i padri siciliani: io non sono mai stata sola con Giuseppe, prima del matrimonio; e infatti, hai visto le belle conseguenze di questa poca conoscenza".
Vittoria si astiene dal commentare, un po' per educazione, e un po' perché non ha neanche mai visto Giuseppe in faccia. D'altro canto, chiunque se la darebbe a gambe di fronte a un concorrente come nonno Armando; questo è poco ma sicuro.
"Quindi, a te non dà fastidio che Tommaso sia ... Disoccupato?" pronuncia in un sibilo. "Gli Amato sono grandi e instancabili lavoratori da generazioni, o mi sbaglio?" recita a memoria la nipote, impertinente.
"Certo, gioia, ma se un caruso non ave u travagghiu, non significa ca non è bravo. Tuo zio Antonio, quando era appena arrivato qua a Milano, un po' per colpa della disoccupazione, un po' per razzismo, erano più i giorni in cui non travagghiava dei giorni in cui aveva i turni in cantiere. Zia Elena lo sapeva benissimo ca era nu bravo picciotto - è me figghiu, modestamente - e anche lei si è messa a lavorare; poi, anche lui ha trovato qualcosa di più stabile, ma a idda c'è sempre piaciuto fare la maestra"
"Ho capito; non ricordavo questa storia. Grazie, nonna; proverò a parlare con papà"
"Brava, bella di nonna; ora fai attenzione coi cannoli, che poi ti do un vassoio apposta per Marco, starà sciupato assai ora che torna; e mi raccomando, daccene tanti ad Andrea, mischineddu, gioia mia".
Vittoria cerca di non ridere per il fatto che Agnese tratti il fratello come se avesse il verme solitario - che per allora, doveva essersi creato una comitiva, cit. - : per lei, l'omosessualità è proprio una malattia.

Appena tornati dal pranzo luculliano a casa dei nonni, Vittoria mantiene la promessa fatta ad Agnese.

"Papà, mamma, zia Ludo ... Possiamo andare in cucina un momento, per favore?".
Ha bisogno delle sue alleate, e poi deve dare almeno una parvenza di uguaglianza tra tutti i suoi genitori: povero Marcello ...
"Ecco, quando cominciano così...". Si siede.
"Allora, non c'è un modo delicato per dirlo, quindi lo dirò e basta: il ragazzo di cui vi ho parlato, Tommaso, con cui sto già da diversi mesi e che mi farebbe piacere presentarvi ... È un ingegnere disoccupato" dichiara, tutto d'un fiato, desiderando di essere in spiaggia, per diventare struzzo.
Per un attimo, Marcello crede, anzi spera con tutto sé stesso, di non aver capito.
"Disoccupato?" scandisce, scioccato.
Roberta - che appena ricevuta la notizia, si era fermata più che altro a 'ingegnere', con una punta di soddisfazione -, si affretta a perorare la causa della figlia: "Ma dai, Marcello, su; non farla così tragica"
"Sarebbe potuta andare molto peggio, e lo sai anche tu" rincara la dose Ludovica.
Il 'marito' sarà pure sconvolto, ma non è affatto stupido, e sa perfettamente che non sarebbero così serafiche se stessero ricevendo la notizia per la prima volta.
"E dunque, voi lo sapevate già! Immagino che anche tutta la schiera dei tuoi fratelli e amici sarà già informata; ma naturalmente, io devo sempre essere l'ultimo a sapere le cose, in questa casa! È una congiura contro di me, che sono tuo padre, non un estraneo!" tuona, furibondo, poiché gli è molto più facile recriminare sul difetto di comunicazione, che sul problema in sé.
"Disoccupato ... Cose di pazzi" scandisce nuovamente; ormai l'ha preso dagli Amato.
Roberta non può credere alle proprie orecchie, né tantomeno tacere: "Ma senti da che pulpito viene la predica; quando ti ho conosciuto, eri uno spiantato che non riusciva a pagare l'affitto, e che prima si è fatto licenziare come autista di Ludovica, poi ha dormito in caffetteria, dove aveva ottenuto il posto solo grazie a Salvo! Non puoi recriminare a tua figlia il ricercare la figura paterna nel suo fidanzato, eh!".
Ecco, beccato. Marcello scuote la testa.
"Papà è stato l'autista di zia Ludovica?" commenta Vittoria, alquanto perplessa.
"E per giunta, ci provava con me mentre era in divisa; lascia perdere, storia lunga".
"Ah, e così andavi a fare lo scemo con la divisa che ti avevo dato io! A saperlo, ti avrei mandato in giro conciato da guardia svizzera!" lo aggredisce Ludovica, stizzita.
"Sei per caso gelosa che non ci abbia provato subito anche con te? Non ne ho avuto il tempo, signorina; mi perdoni" risponde prontamente, l'impunito.
"Io, all'epoca, manco con i guanti ti avrei toccato! Non ero ancora impazzita!"
"Direi piuttosto che non eri ancora rinsavita, mia adorata" tenta di rabbonirla.
Continuano ancora a confabulare, mentre si allontano verso la parte di casa che condividono.

Roberta sospira. "Gli passerà. Lo conosci"
"Speriamo ... Senti, mamma; sono un po' imbarazzata a parlarne con te, eppure sento che potresti capirmi più di tante mie coetanee che si domandano come mai io non abbia ancora ... Forse hai capito. Beh, speravo di rimanere sola con te proprio per chiederti come hai vissuto la tua prima volta, se ti sentivi pronta e convinta ..." le chiede Vittoria, tutto d'un fiato, tesissima.
Roberta sorride. Sì, è decisamente la figlia che le somiglia di più, e il fatto che si fidi di lei su un tema così delicato la rincuora.
"Sai, quando ero giovane io, esisteva il problema opposto: donne fiere della propria libertà sessuale, come tua zia Ludo ad esempio, venivano ingiustamente additate come delle sgualdrine, delle poco di buono ... Certo, lei un po' di meno perché era ricca e nobile". Fa l'occhiolino a Vitto, proseguendo: "La sfida era convincersi del fatto che fare l'amore al di fuori del vincolo matrimoniale non fosse affatto qualcosa di sbagliato; ma non credere che non esistessero i ragazzi che cercavano di metterti pressione ... Che spero non sia il caso tuo e di Tommaso; anzi, glielo auguro" precisa, guardandola negli occhi.
"No, ci mancherebbe; ci stiamo solamente ponendo delle domande, tutto qui" si affretta a difenderlo Vitto, convintamente.
"Bene" prosegue Roberta, sorridendo. "Come immaginerai, in quella schiera di ragazzi, tuo padre non era incluso; per quanto sia capitato che avesse qualche difficoltà nel contenere i propri ... Istinti"
"Sì sì, va bene, passiamo oltre, ti prego"
"Certo" ridacchia, di fronte all'imbarazzo della figlia. "In sintesi, rispetta i tuoi tempi e i tuoi desideri, come ho sempre fatto io, perché l'alternativa non paga; e chi se ne importa, se tutte le tue amiche l'hanno già fatto. Se senti che sia il momento, fidati di lui; di solito, i maschi non sono mai dei novellini in questo ambito, a meno che non abbiano 14 o 15 anni ... E devo dire che, se almeno l'altro membro della coppia ha esperienza in materia, è rassicurante. E non avere paura del fatto che possiate eventualmente lasciarvi in futuro; la prima volta è importante farla innanzitutto con una persona con cui ti senti a tuo agio".
"Benissimo, dottoressa Pellegrino; se è tutto ... Devo dire che mi hai stupita; non avrei mai creduto che potessi parlare con tanta naturalezza di questo argomento".
La madre si lascia andare a una risata. "Amore mio, tu ti ricordi della famiglia in cui vivi, sì? Va bene tutto, va bene che ho i miei blocchi, ma ti pare che possa risultare una puritana su un argomento naturale e basilare come il sesso? E andiamo"
"Effettivamente ... Quindi, è stato bello"
"Molto" replica Roberta, serenamente. "E non è stato doloroso ... Sai, in mare ..."
"Mamma! Mi sconvolgi sempre di più. Prima mi appoggi con Tom, ora questo ..."
"Vitto, Tommaso è ingegnere; e poi, mi risulta che neanche tu abbia un lavoro" replica Roberta, asciutta e serafica.
"Certo, ma io sto ancora studiando!"
"Io ho lavorato e studiato dai 19 anni in poi; non dimenticare di essere una privilegiata".

Vengono interrotte dal ritorno di Ludovica e Marcello, che auspicabilmente non avranno captato nulla della loro conversazione, essendo troppo impegnati a discutere ancora nel merito della propria.

"Allora, quando ce lo presenterai ufficialmente?" domanda Ludovica, pimpante, cercando di distrarsi dal fortissimo impulso di decapitare Marcello.
"Quando volete ... La settimana prossima?" propone Vittoria, rivolgendo uno sguardo speranzoso al padre, che si limita ad annuire, per quanto con disappunto.
"Domenica, a pranzo da noi. Cucinerai tu, dato che, a meno che non chieda rinforzi a tua nonna, se chiedessi rinforzi a tua zia e a tua madre, quel ragazzo potrebbe non voler mettere più piede in questa casa; lo dico unicamente per la sua incolumità, pensa quanto sono sportivo ..." commenta, schivando le occhiate di fuoco delle 'mogli'.
"E va bene, ci inventeremo qualcosa" ride Vittoria, guardandoli tutti con gratitudine.
"Ah, mamma, mi raccomando: alla prima occasione in cui tu e Tom vi metterete a parlare di integrali ..." la avverte, mettendo già le mani avanti, siccome la conosce.
"Hai sentito, Marcello? L'amore cambia le persone e le fa avvicinare alle basi della matematica alla veneranda età di 25 anni! Con tutta quella letteratura inglese che si beve ..." la canzona Roberta, rassegnata.
"Ignorando quella francese" aggiunge Ludovica, strizzando un occhio a entrambe.
"Perché, che avete contro Shakespeare?" protesta Marcello, indignato.
Le due 'mogli-sorelle' si guardano ...
"Lasciamo perdere". Oggi vuole morire.
"No no, avanti, voglio sapere" fa lui, beatamente ignaro. Uomini.
"So tutto del sonetto 116!" sbotta Ludovica, a tradimento.
"E io dell'allodola e dell'usignolo! Pure ornitologo mi sei diventato, Romeo!" coglie la palla al balzo e la rilancia, l'altra.
Marcello, sentendosi accerchiato, spreme le meningi cercando di rimembrare. Ecco!
"Ludovica, sei scorretta! Tu mi stavi torturando per sapere di quale cavolo di uccello stesse parlando Giulietta ... Volatile, pennuto s'intende, eh, Vittoria..." - come se la figlia avesse pochi anni di vita - "e io ti ho solamente risposto!" conclude.
"Sì sì, dicono tutti così"
"L'ennesimo che fa gli stessi complimenti a tutte"
"E io che pensavo che fosse diverso. O che riciclasse le battute del repertorio per le Mirella della situazione"
"Quanto hai ragione. Ti sono solidale, Ludo"
"Anch'io, Roby. Ti voglio bene".

Ad interrompere quella discussione, interviene il suono del campanello: "È arrivato". Incredibile che non abbia voluto farsi venire a prendere in aereoporto. Ludovica lo aspetta fuori dalla porta, sul pianerottolo, impaziente. È da più di un anno che non si vedono: una settimana dopo la laurea, Marco, come preannunciato, era partito per l'Africa con Medici senza frontiere, senza tornare né a Natale, né a Pasqua, e neppure per il suo compleanno ...
L'ascensore si apre. La madre gli salta al collo, stringendolo a sé. Aveva quasi dimenticato quanto fosse alto e robusto; si meraviglia al pensiero che una volta, tanto tempo prima, fosse così piccolo da stare chiuso nel suo ventre e poi comodamente fra le sue braccia. "Mi sei mancato così tanto, coniglietto mio"
"Anche tu mi sei mancata, mamma". È troppo emozionato di essere a casa e rivedere tutti per polemizzare su quello stupido nomignolo affibiatogli quando aveva un anno, che non era più riuscito a scrollarsi di dosso.
Ludovica si stacca per ammirarlo, ma quel che vede non le piace affatto: suo figlio ha i capelli lunghi quasi quanto i suoi, in treccine chiuse con perline; una barba folta ed ispida; e le sembra di intravvedere qualcosa sul suo petto, attraverso la camicia, decisamente troppo colorata: "Cos'è questo COSO che ti sei fatto?"
"Questo? È un leone rampante: uno sciamano mi ha detto che la mia anima aveva queste sembianze, il giorno in cui siamo andati nel suo villaggio a vaccinarli. Ci ho fatto aggiungere le ali, come i leoni di San Marco, quando siamo andati in vacanza a Venezia quando ero piccolo. Mi è sembrato un segno"
"Ma sei impazzito? E cosa sono questi capelli? E questa barba? Domani vai dal barbiere, non voglio sentire scuse! Che sembri un senza tetto! E quel coso, farai meglio a lasciarlo coperto; non voglio vedere quel pasticcio! Ma poi, cos'è quest'odore; hai dimenticato che bisogna lavarsi?"
"E lascialo in pace!" interviene Marcello. "Non è neanche entrato in casa e già lo stai rimproverando su ogni minima cosa". Abbraccia vigorosamente il figlio. "Bentornato a casa, ragazzo mio. Entra, che tutti ti aspettano". Poi gli sussurra nell'orecchio: "Però, magari copriti, che questa maglietta indossata con queste temperature ti farà venire una polmonite. E ha ragione tua madre: sarà meglio che ti faccia una doccia, prima di far svenire i tuoi fratelli. Ah, e qui usa mettersi il deodorante e il profumo..."
"Ciao papà, sì, dammi solo un secondo" replica, divertito. "Ho portato un amico: ha un colloquio al San Donato, sta parlando con loro al telefono; può stare da noi?"
"Ma sì, ci arrangeremo ..." Marcello si affretta a precedere Ludovica, che non avendo ricevuto alcun preavviso, sicuramente sarà presa dal panico di far trovare la casa in disordine e inospitale.
"Ah, eccolo, lui è Max. Max, loro sono i miei genitori"
"Enchanté, madame; buongiorno, signor Barbieri. Sono Maximilién" si presenta il ragazzo, educatissimo e affascinante.
"Benvenuto. Non spaventarti per la nostra famiglia un po' eccentrica: non siamo strani, lo sembriamo solo"
"Marcello!" lo redarguisce Ludovica, pur sapendo che una famiglia così allargata potrebbe mettere in imbarazzo l'ospite, ma sperando che non abbia capito 'il marito'. "Bienvenue" - continuando sempre in francese - "spero che ti troverai bene qui da noi. Purtroppo, Tancredi non ci aveva avvisati che avremmo avuto ospiti ... Ma non preoccuparti: impiegherò solo un secondo a trovare una soluzione"
"Madame Ludovica, non si disturbi! Mi basta il divano: con Marco abbiamo dormito in situazioni ben più scomode, in Africa" risponde in francese, sorridendo.
"Non se ne parla nemmeno! Dai, entriamo: mi consulto un attimo con Roberta per trovarti un posto consono ... Suppongo che Marco ti abbia accennato chi sia"
"Mais oui, sa tante" risponde prontamente.
"Ecco, mettiamola così" conferma Marco, trattenendo una risatina mentre abbraccia la famigerata "tante", ovvero la perplessa zia, che ha intuito stralci di conversazione grazie al suo francese arrugginito.
"Eccoti qua! Non dar retta a tua madre: io non sono così schizzinosa, e credo neanche i tuoi 'fratelli Pellegrino'; non ci giurerei per Angie, però" lo saluta Roberta, facendo un occhiolino alla figlia acquisita.
"Grazie, zia Roby; almeno tu mi comprendi. Mi è mancata la tua infusione di placido buonsenso nelle lettere della mamma" le sussurra in un orecchio, l'impunito.

Finalmente in casa, Marco viene preso d'assalto dai suoi fratelli, impazienti di sentire dal vivo le storie delle sue avventure e di vedere i regali che ha portato loro. Come previsto, Andrea e Vittoria l'hanno abbracciato, incuranti dell'odore. "Ci sei mancato, fratellone"
"Anche voi, ma non ho dubbi sul fatto che papà vi abbia tenuti sott'occhio, in mia assenza" replica lui, sogghignando.
Angelica lo guarda storto, inorridita quanto la loro madre dall'aspetto trasandato, ma non fa in tempo a punzecchiarlo come al suo solito, perché la sua attenzione è catturata dal loro ospite: non ha mai visto un uomo più bello. È alto, ha un sorriso radioso, gli occhi con uno sguardo intenso e profondo, la pelle color dell'ebano ricorda la cioccolata fondente che le fa gola solo a guardarla ... Per non parlare del fisico scolpito che si intravvede dal dolcevita attillato.
"Marco, non ci presenti il tuo amico? Piacere, Sibilla". La furbetta sceglie di usare il secondo nome, più affascinante, per compensare l'infantilità di quelle ciabatte tutte cuori e fiocchetti che si maledice di aver comprato e, ancor di più, indossato; per fortuna, è appena tornata dalla facoltà e indossa ancora i jeans e la camicetta bianca, e non uno dei vecchi maglioni di suo padre sopra i fuseaux colorati, che porta in casa per star comoda.

Neanche il giovane è rimasto indifferente alla bellezza della ragazza: prende delicamente con la propria, la mano che lei gli porge, e facendo il baciamano si presenta: "Enchanté... Maximilién. Parlez vous français, madamoiselle? (Parla francese, signorina?)"
"Oui, bien sûr! Ma grand-mère habite à Paris (Certo, mia nonna abita a Parigi)".
I due si accomodano vicini sul divano, parlando fitto in francese, desiderosi di scoprire qualcosa in più dell'altro.
Quando Angie scopre che verrà a stare in casa loro, e che probabilmente si trasferirà a Milano definitivamente, deve appellarsi a tutto il contegno che il suo nobiliare albero genealogico le ha tramandato per non cominciare ad esultare come una ragazzina. Restando vaga e scostandosi una ciocca di capelli, mettendola dietro l'orecchio, commenta solo: "Spero che ti goda il soggiorno in casa nostra e che tutto, qui a Milano, sia di tuo gradimento" sorride maliziosamente.
"Lo sarà senz'altro" conclude lui, in risposta al sorriso.
"Credo che, ad Angie, il nostro fratellone abbia portato due regali" sussurra Vittoria all'orecchio di Andrea, il quale, ridendo, conferma.

~

L'ospite viene sistemato in camera di Marco, il quale, non senza rimostranze da parte della legittima occupante che sperava di poter passare più tempo a contatto con lui, starà in camera di Sibilla, trasferita d'imperio in camera della sorella: tanto, ormai, tutti hanno un letto da una piazza e mezza, poiché a causa dei geni paterni, da una piazza sarebbe piccolo.
In fondo, è la soluzione migliore: se alla ragazza servirà qualcosa, potrà entrare liberamente in camera, dove sta il fratello; l'ospite non può certo essere mandato a stare in una casa senza l'amico e, in fondo, tutti e tre i genitori hanno colto l'opportunità di separare quei due - che paiono fin troppo affiatati - con una bella porta blindata chiusa a doppia mandata.

Rimasti soli nella stanza, i due ragazzi chiaccherano tra loro. Marco è davanti allo specchio del suo armadio e guarda tristemente i suoi capelli e la sua barba: sua madre potrebbe arrivare a tagliarglieli nel sonno con le forbici da giardino, se non andrà dal barbiere di sua iniziativa; e poi è arrivato anche per lui il momento di mettere la testa a posto ... Anche lui ha un colloquio al Niguarda, ma non ha detto nulla agli altri, per evitare che iniziassero a riempirlo di domande e aspettative: è solo una collaborazione esterna, fino all'uscita del concorso per strutturati, ma ci tiene molto a lavorare in quell'ospedale ...
Il suo amico gli si rivolge in francese, ma Marco lo blocca subito: "Eh no, amico mio: se vuoi restare in Italia, dovrai far pratica con la lingua. D'ora in poi, dimenticati di essere Belga. Tu sei italiano! Certo, un po' scuretto ... Facciamo che sei di Lampedusa" dichiara ridendo, ma vedendo che l'amico non risponde allo scherzo, torna serio: "Volevi parlarmi di qualcosa che ti preoccupa?" gli chiede in francese, per metterlo a suo agio.
"In realtà sì, vorrei parlare a te di una cosa" risponde lui in italiano. L'amico ha ragione, deve fare pratica ...
"È per il colloquio? Non temere, ti adoreranno! Sei un medico bravissimo, un chirurgo eccezionale; hai le mani d'oro".
Nutre una sincera ammirazione per l'amico, per la sua abilità e sangue freddo: l'ha visto operare in condizioni precarie, con il paziente gravissimo e pochissimi mezzi.
"Non è per questo: se non è questo, il travaglio giusto, ne troverò un altro"
"Si dice 'lavoro', Max: il travaglio, in italiano, è tutta un'altra cosa ... Dimmi tutto, dai"
"Vedi Marco, io non so come dirlo a te ... Tu sai quanto tengo alla nostra amitié (amicizia)... Ma mi piace tua sorella, vorrei chiedere lei di sortir avec moi (uscire con me), se non ti fastidia''
"Mia sorella Vittoria è già fidanzata, mi dispiace" risponde immediatamente Marco, lieto di avere la scusa pronta. Hanno solo tre anni di differenza, ma ciò non gli impedisce di preoccuparsi per lei; questo Tom, tuttavia, da come ne parla, sembra un bravo ragazzo, per quanto ...
"Non lei, Sybille" specifica Max, risvegliandolo dai suoi pensieri contorti.
Marco spera di aver capito male. "Ma sei impazzito? Mi fastidia eccome, come dici tu! È ancora una bambina, non ha neanche 21 anni. Guarda la sua stanza! Ci sono ancora i peluches sulla mensola e le sue Barbie ... E i poster alle pareti! No!"
"Elle est si (lei è così) intelligente, simpatica e bella. Oh, i suoi occhi sono così magnétiques (magnetici)..."
"Ti prego, evita di dirmi cos'altro trovi bello in lei ... Max, è la mia sorellina. Noi ne abbiamo rimorchiate tante insieme; sappiamo entrambi come siamo fatti; non ti permetterò di avvicinarti a lei"
"Ma questa volta c'est différent, je le jure (giuro). Lei mi piace vraiment, crois moi (credimi)."
Marco si rende conto del fatto che non può impedirgli di provarci. Decide di fidarsi dell'amico, per lui ormai come un fratello: "E va bene, chiedile di uscire. Oh: se la fai soffrire o le manchi di rispetto, giuro che ti ammazzo!"
"Non succederà".
   
 
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