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Autore: elyblu    12/09/2021    1 recensioni
Se nell'anime Saint Just fosse sopravvissuta all'incidente, come sarebbe stata la vita di Nanako, Kaoru e della stessa Saint Just? Storie di tre ragazze degli anni '90 e dei loro sogni...
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Kaoru Orihara, Nanako Misonoo, Rei Asaka
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Rei durante la sua degenza in ospedale riceve visite da amiche, compagne di scuola, fratelli, solo da una persona a distanza di una settimana dall’incidente non ha ricevute visite : il padre. Eppure il padre appena saputo dell’incidente si era precipitato in Giappone da Londra col primo aereo e a distanza di 24 ore dall’incidente era già all’ospedale. Chiaramente Takashi e Fukiko durante le visite ai passi giornalieri avevano informato la sorella di questa circostanza, perché sapesse che il padre era presente, che la sua famiglia intera era con lei. Ma…ancora dopo una settimana non si è fatto vedere…
Il dr./ing. Mushanokoji Ichinomiya ha due lauree, una in economia e commercio e l’altra in ingegneria gestionale. Appartiene a una famiglia estremamente benestante, che navigava nell’oro nel vero senso della parola, aveva frequentato collegi esclusivi, le migliori università del paese con perfezionamenti all’estero e aveva incrementato e sviluppato le industrie di famiglia specializzate in meccanica ed elettronica, ha molto fiuto per gli affari, grande spirito imprenditoriale, e le ricchezze di famiglia già immense le ha praticamente triplicate con lo sviluppo dell’import-export.
Si era sposato tardi, 40 anni nel 1963 era considerata un’età un po’ avanzata per sposarsi; due anni prima aveva conosciuto la sua futura moglie, Hikari, una ragazza di 24 anni, laureata in chimica, dipendente di una azienda farmaceutica.
La moglie amava molto il suo lavoro e non voleva lasciarlo, ma il dr. Ichinomiya le disse che lui era così ricco che non c’era bisogno lavorasse, poteva stare a casa servita e riverita dai loro numerosi collaboratori domestici, coltivare hobbies e tutt’al più dedicarsi alla beneficenza. La signora però non intendeva rinunciare alla sua indipendenza economica e al suo lavoro, pertanto, raggiunsero un compromesso : avrebbe lavorato part-time. Nel 1968 era nato Takashi, il primo figlio, e verso il 1972 i coniugi decisero di avere un secondo figlio, quando ….
Il dr. Ichinomiya pensava molto per sé, aveva concesso con ritrosia alla moglie di continuare a lavorare part-time, doveva avere tutto sotto controllo, si doveva fare tutto come diceva lui perché era lui che pagava e metteva a disposizione i mezzi di sostentamento; pensava poi di pulirsi la coscienza regalando un viaggio o un gioiello; lui poteva andare fuori città e soprattutto all’estero per lavoro quanto voleva, dimenticandosi di moglie e figlio, però la moglie doveva stare a casa ad aspettarlo e rinunciare ai suoi sogni. Prima diceva alla moglie che voleva coprirla di soldi e regali - cosa che faceva - , però poi con la stessa scusa non voleva lavorasse, non voleva avesse un’autonomia, pretendeva le andasse per forza bene tutto ciò che lui faceva. “Con tutti i soldi e il benessere materiale che ti metto a disposizione, almeno fai come dico io…se vuoi continuare a vivere in questo benessere, non ti lamentare se vado spesso fuori per lavoro…dai, poi quando torno ti porto una collana di diamanti che ti accecherà da come sarà brillante”, e così via. Era convinto di poter comprare e sottomettere le persone, come le cose, con la sua ricchezza, il suo potere economico e il prestigio sociale.
Il dr./ing. Hichinomiya trascurava la moglie anche nei rari momenti in cui non lavorava, perché non poteva certo rinunciare a giocare a golf, a tennis, a frequentare il circolo degli intellettuali, e si divertiva - in totale spregio dell’amore e della dedizione della moglie e anche del figlio - a corteggiare e fare il cascamorto con ragazze molto giovani, persino davanti alla moglie; “cosa vuoi cara? le ventenni sono le ventenni…”.
La moglie, Hikari, pur sentendosi spesso sola e incompresa, era, però, perdutamente innamorata, e anche se non era contenta della sua situazione, amava così tanto quel marito maturo di 14 anni più grande di lei, che gli perdonava tutto, lo amava nonostante tutto. Non riusciva a vivere senza di lui, era un amore sconfinato. Inoltre, tutta quella ricchezza e quegli agi, che le consentivano di non stressarsi per il lavoro e coltivare tutti gli interessi che voleva, in fondo non le dispiacevano.
Intorno al 1970 gli Ichinomiya avevano assunto fra i collaboratori domestici la signorina Keiko Asaka, giovane diciannovenne, che finite le scuole elementari era andata subito a lavorare prima in una sartoria, poi in una fabbrica di abiti, infine era giunta a lavorare presso la tenuta degli Ichinomiya. Visti i suoi precedenti lavori, era una bravissima sarta e sistemava e preparava spesso bei vestiti per la signora Ichinomiya, oltre a rassettare la casa e cucinare con il resto dell’entourage.
Era una ragazza molto bella e affascinante oltre che molto più giovane della moglie; nel 1970, infatti, Hikari aveva 33 anni, era sì sempre giovanissima, ma per il dr. Ichinomiya le donne non erano mai abbastanza giovani; del resto ripeteva sempre alla moglie “le ventenni sono le ventenni”.
Keiko era una ragazza molto seria e morigerata, ma era letteralmente assillata dal suo datore di lavoro. All’inizio ne era infastidita e pensava di licenziarsi, poi però iniziò a pensare che il dr. Ichinomiya fosse interessato a lei come un padre spirituale; era sempre premuroso con lei, sapeva che aveva una situazione familiare difficile, con problemi finanziari notevoli, e le dava cospicue mance per aiutare la famiglia di origine. Cominciò a volergli bene come a un padre; il padre di Keiko era infatti morto in un incidente sul lavoro quando lei aveva solo 1 anno e le era sempre mancata una figura paterna di riferimento. Cresciuta senza padre, con la madre che con difficoltà sbarcava il lunario a causa di problemi respiratori congeniti e di debiti pregressi contratti dal padre, Keiko inviava alla madre buona parte del suo stipendio.
Il dr./ing. Ichinomiya inoltre sollecitava i suoi interessi culturali, regalandole libri, dischi di musica classica, raccolte di poesia, perché sapeva quanto Keiko amava la cultura e quanto le sarebbe piaciuto proseguire gli studi. Poco dopo Keiko si innamorò suo malgrado del suo datore di lavoro; pur avendo 30 anni più di lei, il suo datore di lavoro era ancora affascinante, era il suo principe azzurro, ma era un amore che voleva tenere nascosto essendo rivolto a un uomo sposato con prole.
Il dr. Ichinomiya se ne accorse, e nel suo egoismo, nel suo considerare le persone oggetti da sfruttare a suo piacimento con la scusa che poi li aiutava e sostentava economicamente, le fece credere che avrebbe lasciato la moglie per lei e iniziò una relazione sentimentale clandestina, giocando coi sentimenti della ragazza. Voleva avere una ragazza bellissima e super giovane a sua disposizione per evadere dalla routine coniugale e ammortizzare il suo massacrante lavoro.
Quando Keiko si accorse di essere incinta, il dr. Ichinomiya le inventò che non poteva lasciare la moglie perché soffriva in maniera grave di nervi…Keiko aveva capito di essere stata ingenua…Ma il dr. Ichinomiya era terrorizzato dallo scandalo, un figlio clandestino con una collaboratrice domestica, un uomo prestigioso e altolocato come lui…non poteva abbassarsi…fece leva sulla bontà d’animo e purezza di sentimenti di Keiko, e soprattutto – azione particolarmente meschina - sulla sua solitudine, perché Keiko aveva la madre lontana e malata, il padre praticamente mai conosciuto perché morto molto presto, figlia unica; la convinse, perciò, a dare in adozione a sua moglie il figlio in arrivo, le spiegò che restando a lavorare come collaboratrice domestica l’avrebbe visto crescere, sarebbe stata la tata di riferimento; le spiegò che oltre che per i problemi di nervi della moglie, un uomo come lui con uno scandalo del genere avrebbe potuto vedere gravemente compromessa la sua carriera economica, poteva cadere in disgrazia, e poi c’era l’altro figlio, il suo in arrivo, doveva dare loro il massimo a livello economico, se cadeva in disgrazia : poveri bambini, chissà che fine avrebbero fatto… che bugiardo e opportunista……
Dal canto suo la moglie Hikari, pur furibonda per il tradimento del marito, ne era comunque molto innamorata; purtroppo, sapeva che non era la prima volta che la tradiva ma per amore aveva sempre fatto finta di non vedere; ciononostante non riusciva a smettere di amarlo, anzi lo amava al punto di pensare di essere stata lei la causa del tradimento perché magari a volte l’aveva accusato di trascurarla o perché aveva proseguito pur se part-time a lavorare. In fondo avevano già deciso di avere il secondo figlio e quindi avrebbe accolto il figlio di Mushanokoji e Keiko; i figli sono di chi li cresce non di chi li fa, sarebbe stato perciò suo.
Keiko con grandissimo dolore acconsentì a dare in adozione il figlio in arrivo. Dette in adozione la figlia Fukiko una decina di giorni dopo la sua nascita, fu un dolore devastante, straziante, anche se vedeva crescere sua figlia tutti i giorni ed era la sua tata, non era come averla con sé, sentirsi chiamare e riconoscere come madre, aveva subìto una delle peggiori perdite. Visto il suo grande amore per Mushanokoji e l’accondiscendenza a ogni sua richiesta, gli chiese però lei un’unica cosa, lo supplicò piangendo di darle la possibilità di avere un altro figlio, un figlio che crescesse da sola, tutto suo, per colmare la mancanza incommensurabile di Fukiko, la figlia che sarebbe spettata a lei. Keiko del resto aveva sempre desiderato dei figli specie con l’uomo che amava.
Il dr./ing. Ichinomiya acconsentì e poco dopo un anno la nascita di Fukiko nacque Rei che come promesso fu lasciata alla madre biologica. Poiché questa figlia non era destinata alla sua famiglia ufficiale, il dr. Ichinomiya si era sempre limitato a dare a Keiko un assegno mensile per mantenerla dignitosamente e a informarsi sullo stato di salute della fanciulla, ma non era mai andato a trovarla, ogni tanto la spiava da lontano giusto per vedere di persona come stava e che aspetto avesse. Apparentemente sembrava che la nascita di Rei fosse stato un semplice favore fatto a Keiko che non lo riguardasse, come se i suoi veri figli fossero solo Takashi e Fukiko, quelli ufficialmente suoi e della moglie.
Aveva poi molto candidamente raccontato di Rei a Hikari, essenzialmente per chiarire le cose nel caso fosse morto ai fini della successione, senza scusarsi, senza aggiungere nulla, come se il tradimento dal marito verso la moglie fosse la cosa più normale del mondo.
In realtà Mushanokoji amava molto anche Rei, ma si sentiva talmente in colpa e talmente brutto dentro che non aveva il coraggio di affrontarla. Se l’avesse frequentata, si sarebbe scontrato col mostro che era stato, e un uomo d’affari spregiudicato come lui non poteva cedere ai sentimenti e avere delle debolezze.
Dopo la morte di Keiko e il trasferimento di Rei a casa Ichinomiya, si mostrava sempre imbranato e imbarazzato con Rei, che ora sapeva di essere sua figlia. Sapeva di essere profondamente in colpa, ma anziché rimediare e cercare di stabilire un rapporto con lei come con gli altri figli, preferiva nascondersi dietro il lavoro e dichiararsi sempre di fretta e in premura per il lavoro ogni volta che Rei appariva davanti a lui.
Quando Rei chiese di andare a vivere da sola, non si pose alcuna domanda e ben volentieri acconsentì all’assurda richiesta di una bambina di 14 anni che chiedeva di andare a vivere da sola in appartamento; per Mushanokoji contava soltanto evitare di vivere tutti i giorni attraverso la visione di Rei i suoi nascosti grandi sensi di colpa; sapeva in fondo di essere responsabile del suicidio della madre di Rei, Keiko, che lui aveva trattato come capriccio e trastullo per quasi vent’anni dal 1970 al 1988 quando Keiko si suicidò; sapeva di avere impagabili debiti verso quella bambina. La richiesta di Rei pertanto fu una grande occasione offerta su un piatto d’argento e ancora una volta si liberò dal confronto con la dura realtà, con il suo animo povero anzi arido pensando di rimediare tutto coi soldi : un appartamento grazioso e ben arredato, affitto e bollette puntualmente pagati, soldi pronti per cibo, vestiario e imprevisti, pagamento della retta per studiare nel prestigioso educandato Seiran Gauken dove studiava anche l’altra figlia Fukiko a cui chiedeva via via notizie di Rei.
Mai una telefonata diretta alla piccola Rei, mai una visita, mai un regalo, mai un gesto di attenzione o di affetto.
Non è poi stato tanto migliore verso Takashi e Fukiko; poco dopo Keiko, sempre nel 1988 – anno bisesto anno funesto – morì anche Hikari, stroncata a soli 51 anni nel giro di 4 mesi da un tumore ai polmoni. Mushanokoji abitava già a Londra per lavoro, ma non pensò minimamente di tornare in Giappone per seguire i figli rimasti giovanissimi orfani di madre (Takashi 20 anni e Fukiko 15 anni), rimase nella City a seguire gli affari della sua principale società holding; tanto anche a Takashi e Fukiko pagava tutto, metteva molti soldi a disposizione, istruzione di alto livello e a differenza di Rei avevano pure collaboratori domestici… “cosa vogliono di più i miei figli?” pensava il dr. Ichinomiya “più di così non si può…”.
Il grande uomo d’affari spavaldo e senza scrupoli, protagonista del jet set, ormai stabilito a Londra, senza pensare alle esigenze dei figli oltretutto orfani di madre, credeva di essere a posto telefonando tutti i giorni a quelli ufficialmente della moglie, ovvero Fukiko – il suo occhio destro – e Takashi, e chiedendo notizie su Rei.
Per il resto c’erano i soldi …I soldi…come se i soldi facessero la felicità…
Da vigliacco ed egoista qual è, Mushanokoji ormai sessantottenne, pur angustiato profondamente per la salute di Rei e divorato dai suoi sensi di colpa, a una settimana dall’incidente non è ancora andato a trovarla. Ha parlato coi medici, si è già accordato per mandare la figlia una volta dimessa prima in un centro di fisioterapia e quindi per farla tornare ad abitare a casa sua seguita da ottimi fisioterapisti a domicilio e insegnanti privati per non perdere l’anno scolastico.
I medici lo hanno informato che Rei, a parte le ferite postume da incidente, deve fare una decisa cura ricostituente; le analisi del sangue non sono buone, è carente di ferro, di vitamine, si vede che aveva un’alimentazione povera e scarsa; inoltre, così giovanissima ha già fatto uso regolare di tabacco, alcolici e pillole di tutti i tipi compresi psicofarmaci, con la conseguenza che tende a rispondere più lentamente alla terapia farmacologica somministrata dopo l’incidente.
Ogni giorno il vecchio si ripromette di andare a trovare quella figlia troppo trascurata, e poi la sua codardia lo porta a rimandare.
Oggi però lo aspetta un duro confronto con la realtà, perché i conti con la realtà prima o poi si fanno sempre.
 
Finalmente il vecchio si è deciso ad andare a trovare Rei, si è fatto coraggio e ha vinto ogni ritrosia. Un super top manager come lui deve pur assumersi le sue responsabilità anche quelle più scomode. In fondo ha sempre amato anche quella figlia nascosta e deve dirglielo, deve finalmente chiudere i conti col passato, lo deve anche a Keiko che pur a modo suo lui aveva amato così come – sempre a modo suo - aveva amato Hikari…ma…giunto nel reparto di chirurgia viene richiamato dal primario. “Dr. Ichinomiya, venga…c’è l’assistente sociale, che vuole parlarle”.
“Assistente sociale?”
“Sì, esatto”
“E per quale ragione? Cosa vuole?”
“Venga e ci parli”.
Mushanokoji si sta avvicinando nervoso alla stanza e pensa “chi è quella perdi tempo? sono un uomo d’affari a livello internazionale, sono il numero 1, l’imprenditore più stimato e invidiato, devo andare da mia figlia incidentata e un’assistente sociale mi fa perdere il mio prezioso tempo, ora la liquido io …”.
Il primario che lo accompagna apre cortesemente la porta dove l’assistente sociale lo aspetta. Appena ne incrocia lo sguardo scatta un’immediata reciproca antipatia a pelle.
“Buongiorno dr. Ichinomiya”, tono deciso e indolente quello dell’assistente sociale. Chinano entrambi la testa come gesto dovuto.
“Posso sapere a cosa devo questa convocazione? Perché sa ho un’agenda molto ricca di impegni, e desideravo andare a trovare mia figlia prima di tornare al lavoro”.
“Ah…quindi oggi andava a trovare sua figlia? Era l’ora dopo una settimana”.
“Nessuno le ha chiesto dei commenti, mi dica velocemente cosa vuole e vediamo di perdere poco tempo, perché io - sa – non so lei – ma io non posso permettermi di perdere neppure un minuto”.
La dottoressa lo guarda con sfida e gli risponde “ha ragione, veniamo al dunque, e mi ascolti bene”.
“Cambi tono dottoressa, io non prendo ordini da nessuno, sono io quello che comanda nelle mie numerose aziende, sono io a comandare e a essere il capo, e siccome il capo sono io decido io”. “Be’, io non sono uno dei suoi dipendenti o per meglio dire sottoposti, e siccome oggi qui nel mio lavoro il capo sono io, decido io e adesso mi ascolti bene”.
“Ma guarda un po’ … allora cosa vuole?” risponde con tono aggressivo il vecchio.
“Dr. Ichinomiya” interviene il primario presente al colloquio “come le dissi Sua figlia Rei presentava al momento dell’incidente un quadro clinico non adatto alla sua età per ragioni indipendenti dall’incidente; è sotto peso, una ragazzina di 17 anni, alta 1m e 76 cm, che non pesa neanche 50 kg., pochi globuli bianchi, carenza di ferro e vitamina D, ves e creatinina un po’ troppo alte, altri valori ematici non proprio a norma che è ora inutile spiegarle non essendo lei del mestiere, fegato ingrossato un po’ sofferente, ma tanto le darò la cartella clinica. Parlando con Rei, ci ha chiarito che fino a poco tempo fa ha fumato qualche volta pure fino a un pacchetto di sigarette al giorno, anche se dice che ora ha smesso, ci ha poi confessato di aver preso fino a neanche un mese fa sonniferi, tranquillanti, antidepressivi, analgesici, emopoietici e chi più ne ha più ne metta, di aver assunto diverse volte alcol qualche volta anche un paio di bicchieri al giorno… inoltre, ci ha confessato che non le piace mangiare, che mangia giusto qualcosina alla mensa del semiconvitto per stare in piedi, il minimo indispensabile, e ultimamente quello che le porta a volte una sua amica di scuola una certa Nanako Misonoo ma mangia più per far piacere all’amica che a se stessa perché ha ripetuto che non le piace mangiare….ne sa nulla dottore?”
Mushanokoji è sconvolto “io non ne so nulla, ma come è possibile ??? io …. Io non so….”.
“Dr. Ichinomiya se sua figlia ha tenuto questi comportamenti sbagliati è perché non è seguita, è abbandonata a se stessa; come medici ospedalieri pubblici ufficiali siamo costretti a segnalare ogni caso che può configurare un abbandono di minori al Tribunale per i Minorenni e quindi agli assistenti sociali”.
“Che cosa avete fatto????” il dr. Ichinomiya si sta infuriando.
A questo punto interviene di nuovo l’assistente sociale : “ho parlato già con gli insegnanti di sua figlia, dicono che è una ragazzina molto vispa, è studiosa, ma ha un po’ troppo frequentemente mal di testa, ha il vizio di marinare la scuola di tanto in tanto persino nei giorni delle verifiche, tanto che a volte devono fare delle sessioni di verifiche a parte per lei; ha quasi la media del 7 ma con le sue capacità potrebbe avere voti più alti specie in matematica, materia per la quale sarebbe portata, ha voti eccellenti solo a musica e francese, però potrebbe averli anche nelle altre discipline; inoltre, è sempre triste, si veste a lutto, con completi neri, spesso si isola, insomma sembra una ragazzina davvero molto malinconica in cerca di un affetto che non osa chiedere”.
Per tutto il tempo Mushanokoji ha lo sguardo sul pavimento e balbetta “ma sono ragazzi, i ragazzi sono strani…”.
“Dr. Ichinomiya per quale motivo Rei non vive insieme agli altri Suoi figli?”
“E’ stata lei a voler vivere da sola, quando sua madre buon’anima si suicidò 3 anni fa, l’avevo presa a vivere con me e gli altri due miei figli, con me …ehm…io da anni lavoro a Londra, sa sono un top manager, capo di una catena di industrie, sono il numero 1”.
“Dr. Ichinomiya non mi interessa il suo curriculum professionale, le ho fatto un’altra domanda”.
“Sì ho capito…dicevo … Rei ha chiesto di vivere da sola e allora le ho preso in affitto un graziosissimo appartamento alla Maison d’Etoile, pago affitto, bollette, retta scolastica al prestigioso Seiran Gauken del cui consiglio direttivo faccio parte, economicamente non le manca nulla, le passo un bell’assegno per comprarsi vestiti, mangiare”.
“Dr. Ichinomiya!” il tono dell’assistente sociale è decisamente iroso e alterato.
“Ehi che toni sono questi? Poi con uno come me!”
“Lei manda a vivere da sola in appartamento una bambina di 14 anni tra l’altro appena rimasta orfana della madre???? Quando si va ancora a scuola non si può andare a vivere da soli, si è troppo piccoli, a quell’età devi essere seguito costantemente, nei compiti, nelle amicizie, nella salute, all’università puoi andare a stare da solo, a scuola no, ma poi Rei all’epoca era ancora alle scuole medie, ma dico io…”.
“Senta l’ha detto lei che Rei è vispa”.
“Rei è poco più di una bambina” l’assistente sociale grida quasi “se proprio non voleva stare con voi poteva metterla a convitto, il Seiran ha anche il convitto per le educande fuori sede, vengono da tutto il Giappone a studiare lì; visto che Lei ha tanti soldi poteva pagarle la retta del convitto anziché la retta del semiconvitto, in collegio sarebbe comunque stata seguita e non si sarebbe sentita sola. Ma si rende conto ha mandato a vivere da sola una bambina di 14 anni ? E comunque anche il collegio rappresenta la soluzione giusta se si studia lontano da casa, ma non quando la propria casa, la propria famiglia è nella città dove si studia. Se Lei ci teneva a Sua figlia doveva convincerla a restare a casa con gli altri figli; col suo comportamento freddo e distaccato non ha facilitato nemmeno i rapporti fra fratelli. I professori mi hanno detto di aver intravisto a volte Sua figlia Fukiko prendere in giro Rei oppure vedevano le sorelle parlare insieme e dopo Rei piangeva, si rende conto cosa deve aver sofferto quella povera ragazzina? Le muore la madre a soli 14 anni, addirittura assiste al suo suicidio – trauma ancora peggiore - , non si vede accettata dalla sorella che la prende in giro e si diverte a farla piangere, vive sola come un cane in un appartamento, quando a quell’età non sai cucinare, non sai gestire un appartamento e non hai neanche tempo di fare tutte queste cose perché Rei frequenta il liceo e ha molti compiti, non ha certo tempo di star dietro a una casa, si ammala e sta sola, si rompe qualcosa in casa e non sa come fare…abbiamo fatto un sopralluogo nell’appartamento : lo sa che in cucina è rotto l’impianto elettrico e da una parte c’è una torcia? Lo sa che la caldaia funziona male e Sua figlia fa spesso doccia e shampoo freddi? E lo sa perché? Perché non regola mai la pressione della caldaia, perché nessuno le ha insegnato queste cose e così rischia di ammalarsi. Lo sa che la casa è piena di specchi probabilmente perché, vedendo la sua immagine riflessa più volte, Rei si sente meno sola? …e tutte quelle pillole che ha assunto fino a poco tempo fa? Quegli analgesici che è costretta a prendere perché praticamente convive col mal di testa? E i tranquillanti e antidepressivi sempre a portata di mano perché è una ragazza tristissima che non ha nessuno con cui confidarsi e parlare e si sente rifiutata e abbandonata dalle persone che dovrebbero seguirla e averla a cuore di più? L’alcool? Il fumo? Lo sa che un mix del genere a quest’età può significare che Sua figlia prima dei 30 anni si può trovare con la salute inesorabilmente compromessa? Ma non le importa nulla della salute di sua figlia? Non le importa nulla del suo stato d’animo, dei suoi dispiaceri? ma roba da matti…ma certo il grande Mushanokoji Ichinomiya, capo delle migliori industrie elettroniche e meccaniche giapponesi, membro o addirittura presidente delle associazioni nazionali di categoria, si lava la coscienza coi soldi…”.
“Io non le permetto…” balbetta Mushanokoji guardando il pavimento quasi piegato in due dalla vergogna, la verità fa troppo male e lui ne ha combinate grosse…
“Lei ha umiliato Sua moglie Hikari tradendola alla luce del sole, ha sedotto, illuso e umiliato la sig.na Keiko Asaka spingendola al suicidio, Lei si è sempre disinteressato della Sua figlia naturale Rei, ha fatto adottare Fukiko da Sua moglie facendo leva sul grande amore di Sua moglie che se lo lasci dire Lei non meritava”.
“Come fa a sapere dell’adozione di Fukiko?”
“Dottore noi degli enti pubblici sappiamo tutto…la clinica dove è nata Fukiko non ha certo falsificato i dati. Piuttosto, ha considerato l’altra sua figlia Rei come un trastullo da regalare alla sua amante, non ha pensato che è Sua figlia come gli altri”.
“Ma io le voglio bene”.
“Ma non glielo dimostra affatto, anzi l’ha umiliata e trascurata; morta Keiko Asaka, ha considerato Rei un peso che poteva oscurare la sua immagine di top manager perfetto e ha accondisceso alla richiesta di Rei di vivere sola non per viziarla ma perché a Lei faceva comodo per il Suo orgoglio ed egoismo, e non ha capito che quello di Rei non era un capriccio ma una richiesta dettata dal fatto che quella povera bambina non si sentiva voluta, il padre la ignorava, la moglie del padre si sentiva a disagio, la sorella era ambigua…Rei si aspettava di sentirsi dire di rimanere a casa, di essere amata, e invece vedendo soddisfatta la sua richiesta ha avuto la conferma di non essere desiderata, allora piange, mangia poco, si veste a lutto, non cura la sua salute, si lascia andare, si imbottisce di pillole per riuscire a studiare e andare avanti : tutto questo perché crede di contare poco. Inoltre, tende a isolarsi perché vedendosi rifiutata dalla famiglia non pensa di meritare l’amore di nessuno. I professori mi hanno detto che ha trovato dei veri angeli custodi nelle compagne Kaoru Orihara e Nanako Misonoo, ma la famiglia dov’era? Deve essere la famiglia il primo angelo custode…né Lei è mai intervenuto con Fukiko”.
“Io non sapevo nulla dei dispetti di Fukiko”,
“Ma per favore, è nella direzione della scuola e vuol farmi credere che non lo sapeva? io ho rimproverato anche i professori che non richiamavano Fukiko per questi dispetti, loro dicono che non volevano intromettersi in questioni familiari, ma la verità è che Fukiko è la figlia del super top manager Ichinomiya direttore nonché finanziatore dell’educandato e quindi è viziata anche dai professori, e se Fukiko ha maltrattato la sorella alla fine è colpa Sua dr. Ichinomiya perché vedendo il padre freddo e scostante con la sorella si è sentita autorizzata a pensare che quella sorella non contasse nulla e andasse trattata di conseguenza”.
A questo punto Mushanokoji ha un attacco isterico “adesso basta, con queste accuse assurde e campate per aria” gli occhi fuori dalle orbite iniettati di sangue, la voce cambiata, grida di pancia, la voce esce in falsetto, non si riconosce la sua voce “mi ha rotto le scatole, Rei è voluta andare a stare da sola e le ho dato un tetto in un bel quartiere e un bell’appartamento, se lo tiene male non è colpa mia, se quella sciocca vuole rovinarsi la salute con pillole e alcool non è certo colpa mia”. 
Viene interrotto bruscamente dall’assistente sociale “Sciocca? Sua figlia è trascurata e soffre le pene dell’inferno per l’abbandono subìto e lei ha il coraggio di chiamarla sciocca? Secondo lei è una sciocca una ragazza che suona violino, pianoforte e flauto traverso, che capisce sempre le cose alla prima e che è ammirata dalle compagne di scuola? Lo capisce che se non rende a scuola come potrebbe è per colpa Sua e di come l’ha trattata? Lo capisce che le pillole, l’alcool e il fumo le servono a stordire il suo dolore o forse peggio ancora a finire di distruggersi perché magari vede nel suo annientamento anche l’annientamento del suo dolore? Ma come fa a non avere un minimo di comprensione verso sua figlia e di autocritica?”
“Ma andiamo, ormai lo sanno tutti che fumo e alcool specie da ragazzini fanno male, e lo sanno tutti che si deve mangiare. Rei deve volersi bene e avere cura della sua salute come una ragazza matura della sua età, e poi la gente nel mondo muore di fame e stenti mentre lei ha tutto, se non mangia che le posso fare a quella piccola scriteriata”.
Lo incalza l’assistente sociale “continua a prendere in giro sua figlia con appellativi dispregiativi ecco perchè a Fukiko è venuto spontaneo fare i dispetti alla sorella. Ma possibile che Lei si rifiuta di capire pur di non assumersi le sue responsabilità? Possibile che scarica le sue colpe su chi ne è vittima pur di continuare a fare i suoi comodi e non riconoscere di aver sbagliato?”
“Io ho fatto il mio e ho la coscienza a posto, Rei ha bisogno di istruzione e ce l’ha, pure in un ottimo educandato, Rei ha bisogno di cibo e i soldi per mangiare ce li ha, Rei ha bisogno di vestiti e ce li ha, ha tutto quello di cui ha bisogno, istruzione, cibo, casa, utenze domestiche”.
“e ha bisogno anche del Vostro amore…….” aggiunge con aria rassegnata l’assistente sociale. 
Mushanokoji continua a urlare “senta dottoressa ma Lei lo sai chi sono io?”.
Si mette a urlare anche la dottoressa “certo che lo so, Lei è un bel prepotente, maschilista, egoista e patologicamente amorale”.
“Come osaaaa? Sopra di me non c’è nessuno, io sono il numero 1 in tutti i campi industriali a livello nazionale e internazionale”.
“Si calmi dottore” interviene il primario.
“Lei stia zitto che con le sue denunce assurde ha già fatto abbastanza danni, pensi a fare il medico invece che l’impiccione; quanto a Lei dottoressa si prepari perché la fo licenziare e non troverà più lavoro, si pentirà amaramente di essersi messa contro di me, perché chi si mette contro di me rimpiange di essere nato, smette di vivere, se lo ricordi bene”.
“Adesso il tribunale per i Minorenni e noi dei servizi sociali vigileremo perché Rei sia seguita come si deve e Lei sarà controllato puntualmente” prosegue l’assistente sociale.
“Vada a fare una girata” risponde Mushanokoji, che si alza di scatto e va via sbattendo la porta.
L’assistente è sconvolta “che uomo di niente; è pure rozzo e volgare. Ma come ha fatto a fare innamorare ben due donne oltretutto molto più giovani di lui e che sono arrivate a perdere la vita per lui?”
Il dr. Ichinomiya quando viene rimproverato reagisce offendendo e sbattendo la porta; queste reazioni avvengono soprattutto quando lui è perfettamente consapevole di essere in torto. Lui è il numero 1, nessuno deve permettersi di riprenderlo e criticarlo, il capo è lui e comanda lui, non accetta di essere contraddetto, nessuno deve azzardarsi; se gli fanno notare le sue colpe, anziché essere per una volta umile, risponde urlando e offendendo; poiché non ha ragioni per difendersi, allora con delle offese pensa di zittire e colpevolizzare chi gli fa notare i suoi errori; si tratta di un suo gioco psicologico perverso; urlando e offendendo pensa di rigirare le carte a suo favore facendo apparire nel torto chi lo riprende. Non riesce a convivere coi sensi di colpa e li scaccia con queste violenze psicologiche.
Fuori della porta trova Takashi e Fukiko, chiamati a rapporto anche loro dai servizi sociali in attesa del loro turno; hanno sentito tutto l’urlio e immaginano già cosa li attende; hanno l’aria sconvolta, e la faccia fissa verso il pavimento, si vergognano del padre, sanno che l’assistente sociale ha ragione. I tre non si dicono nulla, anche perché hanno tutti gli occhi in basso.
 
Fukiko e Takashi hanno l’aria dimessa quando entrano nella stanza dove si trovano il primario e l’assistente sociale. L’assistente sociale con loro è più morbida; sa che sono ragazzi e che se hanno sbagliato, ciò è da ricondurre essenzialmente alle colpe del padre.
Fukiko si mostra molto matura e assume la parola subito; diversamente dal padre non si nasconde dietro un dito, sa che i suoi errori sono ben conosciuti dall’assistente sociale. Si scusa, è pentita, dichiara di volere molto bene alla sorella, di essere stata insensibile ed egoista, vuole ricostruire un rapporto; pur essendo una ragazza molto orgogliosa e anche presuntuosa, dopo l’incidente di Rei sembra essere diventata più umile, la voce è triste e a momenti sembra stia per mettersi a piangere. Confessa di vergognarsi per come si è comportata, ma che cambierà tutto.
Takashi si impegna a seguire più assiduamente la sorella, visto che Rei perderà le lezioni a scuola per la fisioterapia; si impegna anche a studiare con lei matematica e in generale a fare il fratello maggiore; confessa di aver avuto la tendenza a trascurare la sorella perché come tutti i ventenni che vivono ancora in famiglia voleva dimostrare agli amici, specie a quelli studenti fuori sede, che era grande anche lui e che ormai aveva la sua vita totalmente autonoma; non si era reso conto che proprio comportandosi così si era dimostrato infantile e immaturo oltre che egocentrico; non aveva pensato che essere grandi non significa stare il più possibile lontano da genitori e fratelli, ma significa essere responsabili e soccorrere le persone in difficoltà a cominciare dai familiari.
L’assistente sociale ha una buona impressione dei fratelli e con le raccomandazioni del caso li congeda; sa che non hanno alcuna colpa; degli errori da ragazzi si fanno tutti…l’importante è rendersene conto quando si è ancora in tempo.
 
E la dolce Rei cosa sta facendo? Stamani l’hanno portata in una cameretta singola a pagamento sempre dentro l’ospedale. Proprio ieri è terminata l’osservazione in terapia intensiva; la famiglia l’ha messa in una camera singola, perché stia più tranquilla, riposi meglio e studi con serenità appena le compagne di scuola le porteranno le lezioni perse. È passata una sola settimana dall’incidente e ha ancora molti dolori specialmente al torace, alle spalle e al braccio sinistro. I farmaci la stordiscono molto e dorme parecchio, quando si sveglia sente dei fastidi sordi finchè gli analgesici hanno effetto, ma appena la flebo di analgesici si esaurisce inizia a sentire di nuovo i dolori. I suoi stati d’animo sono altalenanti. Ora è ottimista, vede la sopravvivenza all’incidente come un segno del destino, ricorda la sua felicità a fatica conquistata prima dell’incidente, deve reagire e continuare ad andare avanti, è forte dell’amore di sua sorella, di suo fratello, delle sue amiche, sa che la vita ti può sorridere. Ora è preoccupata e timorosa; proprio ora che la sua vita si stava regolarizzando, deve affrontare una dura fisioterapia, studiare da sola senza andare a scuola, non intraprendere una vita sociale e interrompere la palla a canestro. È vero che si tratta di una situazione provvisoria, però non durerà poco, sarà faticosa e stressante; gli antidolorifici non possono esserle somministrati 24 ore al giorno anche perché le intossicherebbero troppo l’organismo; inoltre, dicono i medici, deve comunque avvertire la sensibilità, anche per rendersi conto dal grado di dolore come sta andando la convalescenza. In questo momento, per esempio, ha molti dolori a volte talmente forti da toglierle il fiato e farle venire le lacrime agli occhi.
A volte pensa a quello che poteva accaderle se la caduta fosse avvenuta diversamente e si demoralizza, si spaventa, si sente completamente in balia del caso.
Da quando è nella camera singola si sente sola; nella camerata pur essendoci confusione si vedeva circondata da persone, sentiva tante storie, alcune anche senza rimedio, che la facevano sentire fortunata. Nella camera singola è più portata a pensare e a concentrarsi su se stessa; visto il contesto, non è proprio un bene.
È assalita dai suoi ricordi e riflette troppo sulla sua situazione, come chiunque al suo posto. Ha paura di essere abbandonata di nuovo, anche perché i suoi fratelli dopo aver trascorso con lei l’intera mattinata sono stati chiamati dall’assistente sociale. Al ritorno dal colloquio erano cupi, scossi, con lei gentili e anche scherzosi, ma lei leggeva preoccupazione nei loro occhi. Verso le 17 se ne sono andati per impegni di studio, si avvicinano le verifiche finali prima della pausa estiva e purtroppo devono rientrare a casa.
Forse l’assistente sociale li ha rimproverati? Avrebbero ricominciato a considerarla un peso e ad abbandonarla? E perché suo padre non è ancora venuto a trovarla?
Preme lo gnomo della collanina regalata da Kaoru; le viene in mente il monile che indossava sempre prima dell’incidente : il bracciale di Fukiko che si è staccato durante l’incidente ed è stato ripreso dalla sorella; un cambiamento nella sua vita. Lo gnomo di Kaoru la rassicura, spera venga il giorno dopo a trovarla, è la sua amica speciale. Pensa anche a Nanako, alle emozioni che le dà, e su cui ora non ha lo spirito per riflettere. È tempo di verifiche finali al Seiran prima delle vacanze estive e purtroppo sono tutte ultra impegnate con i compiti a casa.
Pensa che quando starà meglio, inizierà a fare i compiti per la scuola che la distrarranno e la terranno impegnata e magari riceverà più visite, almeno lo spera, ha sofferto troppo la solitudine, ha un immenso bisogno di amore e compagnia, è terrorizzata dall’idea di ritrovarsi sola di nuovo specialmente quando guarirà. E chi non lo sarebbe al suo posto?
 
Nel frattempo il vecchio, che si era degnato quella mattina di decidere di andare a trovare la figlia, preso dall’acceso litigio con l’assistente sociale e le offese al suo orgoglio, è tornato al suo lavoro, dimenticandosi della figlia; ancora una volta lui viene prima di tutto; ogni scusa è ottima per non assumersi le sue responsabilità. Mushanokoji sa benissimo che in fondo l’assistente sociale ha perfettamente ragione, è stravolto, non vede l’ora di tornare a Londra. Tuttavia, verso le 18 si ricorda dei suoi buoni propositi… non può accampare la scusa del termine dell’orario di visita perché con la camera a pagamento può andare a trovare Rei quando vuole.
Ora è troppo agitato e nervoso per andare a parlarci, e forse è meglio lasciar perdere, magari lo odia…forse è meglio rimandare…ci penseranno i fratelli…ma…ecco che gli torna in mente l’assistente sociale; la verità fa davvero male, è stato davvero un essere spregevole, forse un bel rimprovero era quello che ci voleva.
In fondo vuole bene a quella figlia e ha anche sempre provato una certa compassione per lei. Questa compassione era dettata dai suoi sensi di colpa con cui si rifiutava di fare i conti perché troppo orgoglioso e preso dalla sua carriera di super top manager. Ecco da chi Fukiko ha ereditato l’orgoglio. Non a caso con Fukiko ha sempre avuto un rapporto speciale, si intende con Fukiko molto più che con Takashi.
Alla luce dei rimproveri dell’assistente sociale decide però di assumersi le sue responsabilità, lo deve a Keiko arrivata a togliersi la vita per lui.
Chiama il suo chauffeur e gli chiede di riportarlo in ospedale. Si ferma davanti alla porta della camera di Rei, ha paura, trema….alla fine si fa coraggio, apre lentamente la porta, Rei si gira verso di lui, e lui si sente osservato da lei, non riesce a guardarla nel viso, sta a testa bassa, fissa il pavimento e non dice nulla.
Rei apre bocca per prima, è molto stupita dalla visita del padre, non se l’aspettava “buonasera dr. Ichinomiya”; questa frase è una pugnalata al cuore per il vecchio; era stato così freddo con la figlia che lei non lo riconosceva come padre; dopo un attimo di pausa prende coraggio e risponde “dammi del tu, chiamami papà” ora alza lentamente lo sguardo, si sente troppo in colpa e si vergogna infinitamente.
Rei lo sta fissando, non c’è rancore nel suo sguardo, ha lo sguardo buono come la madre, accenna un sorriso, forse è l’inizio di un nuovo rapporto.
  
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