Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: steffirah    12/09/2021    0 recensioni
Una volta iscrittosi all'università, Syaoran si trasferisce in un nuovo appartamento con due coinquilini e mezzo, e si ritrova a vivere esperienze del tutto impreviste. La sua vita però cambierà del tutto quando verrà assunto per lavorare presso una persona con cui non sapeva neppure di aver instaurato un legame... Un legame che lo riporterà alle sue origini, spingendolo a trovare quella famiglia che gli manca.
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane, Sakura, Syaoran
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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XXXIV



 
 
 
Sono trascorsi tre mesi da allora, e diverse cose sono cambiate.
Prima di tutto, non appena mi sono calmato e ho ritrovato la mia pace interiore, Fay-san ne ha approfittato per raccontarci interamente la sua storia. A quanto pare, alla loro nascita lui e il suo gemello erano stati abbandonati fuori ad un orfanotrofio; erano cresciuti lì, ma dopo alcuni anni i loro genitori naturali – dimostrandosi pentiti – avevano cercato di riprenderseli. Cominciarono così a vivere insieme, e tutto sembrava andare bene, finché, udendo delle conversazioni notturne tra i due, non scoprirono che erano dei criminali che facevano parte di una gang. Sembrava che per denaro avessero ucciso persino membri delle proprie famiglie, per cui, nel timore che potessero diventarne vittime a loro volta, i due gemelli decisero di scappare. Per mesi si nascosero tra boschi e villaggi, viaggiando a piedi, rubando per vivere. Per il fratello di Fay-san, da cui ha preso il suo nome, quella non poteva chiamarsi vita, per cui – essendo il più debole tra i due – decise di liberare suo fratello Yui da quel peso, suicidandosi. Dopo aver pianto la sua morte, Yui-san aveva continuato a vagabondare, finché non è stato trovato da un uomo in vacanza in Finlandia, dal quale è stato adottato.
Una volta scoperto che tale signore fosse un membro dell’FBI ha deciso di inseguire le sue orme, facendosi addestrare da egli stesso e facendo sì di poter ottenere tutti i requisiti per entrare nel corpo. Ha pertanto ottenuto una cittadinanza statunitense, appena raggiunta l’età per guidare s’è preso la patente e si è laureato, ringraziando il padre adottivo per averlo raccomandato ai colleghi. Così facendo ha potuto partecipare a delle indagini sulla sua famiglia, seguendo indizi lasciatigli da un tatuaggio che gli era stato fatto sulla schiena da bambino, che rappresentava in realtà un codice da decodificare per poter raggiungere il loro covo. Grazie alla sua collaborazione fu semplice coglierli sul fatto e arrestare tutti i membri della banda in un solo agguato, ed ebbe la soddisfazione di poter vedere lo shock negli occhi dei suoi genitori quando lo riconobbero.
Tuttavia, durante tale attacco perse la vita il suo tutore, per cui da allora ha deciso di dimettersi e riprendere a vagabondare, approfittando delle sue doti artistiche per divenire un pittore errante. Il resto era come lo conoscevo, ma non appena venni a sapere tutto questo non potei evitarmi di mostrarmi risentito. Se era davvero stato un agente dell’FBI avrebbe potuto trovare un modo più efficiente di aiutarmi prima che tutto si concludesse come si era concluso. In uno scatto di rabbia glielo rinfacciai, ma con una pazienza estrema lui mi spiegò che non sarebbe stato semplice. Fay-san aveva tagliato i ponti con tutti i suoi conoscenti, aveva persino cambiato identità e aspetto per poter ricominciare da capo. Certo, mi avrebbe aiutato ad indagare e risolvere tutto in un modo o nell’altro, ma non si aspettava che fosse Fei Wang a venire da noi, comportandosi in maniera tanto vile.
In quel momento, però, non volevo capire. Non volevo accettare. Arrivai ad accusare persino Kurogane-san per non avermelo rivelato prima – sebbene lui mi avesse ripetuto più volte che ne sapeva ben poco della sua storia, e che anche per lui quella era stata una novità – e perché sospettavo che anche lui mi nascondesse altro. Ma no, la sua storia era precisamente come me l’aveva raccontata, e mi aveva giurato di non aver falsificato nulla. Gli domandai allora perché anche lui utilizzasse un altro nome, nella vita di tutti i giorni, e lui con tutta la calma del mondo dichiarò: «Come te, continuo a portare avanti la memoria di mio padre».
A quello mi sono zittito, rincrescendomi. Con quel nome si faceva conoscere al resto del mondo, grato del fatto che la famiglia imperiale avesse permesso anche a lui di vivere una vita “normale”.
A quel punto sono riuscito a farmene definitivamente una ragione e ho accettato le cose così come stanno. D’altronde, era ingiusto prendermela con loro, visto che ero io ad essere stato deplorevole per aver immischiato così tante persone in faccende che non li riguardavano; ma come ha detto anche Fay-san, “tutto è bene quel che finisce bene, ed è inutile piangere su latte versato”.
Sto cercando di seguire questo suo consiglio, sforzandomi di non pensarci proprio più a tutta la faccenda; in effetti non è affatto complicato, visto che ora si è aggiunta Sakura, con nuove rivelazioni spiazzanti.
La prima è stata che ha ufficializzato la nostra relazione coi suoi genitori, parlandone con entrambi, anche in presenza di suo fratello, affinché si convincesse una volta per tutte e la smettesse di tormentarmi. Se ciò da un lato è stato utile a liberarmi del suo odio e disprezzo, dall’altro ha reso ancora più rari i momenti in cui io e Sakura possiamo stare da soli. Touya-sama si fa trovare quasi sempre in casa, e quando facciamo lezione entra continuamente in biblioteca con una scusa o con un’altra, talvolta anche due-tre volte all’ora. Io mi sforzo sempre di ignorarlo, fingendo che non esista, mentre Sakura non riesce proprio a farne a meno e puntualmente battibecca con lui. Alla fine l’ha convinto a smettere di comportarsi in maniera tanto infantile e diffidente, dicendogli che così non la fa concentrare sui propri studi; lo ha spinto a sentirsi in colpa nel caso in cui i suoi test avessero dovuto mostrare dei cali nell’apprendimento, e lo ha anche minacciato di farmi andare a casa loro solo quando sapeva che lui non c’era, venendo lei al mio appartamento gli altri giorni, da sola. Dev’essere stato parecchio efficace perché ad oggi ha smesso effettivamente di gironzolare tra gli scaffali, ma talvolta continuo ad avere l’impressione che continui a spiarci, attraverso una piccola fessura delle porte in legno.
La seconda notizia scioccante che mi ha dato Sakura, precisamente due settimane fa, è stata la sua volontà di “uscire allo scoperto”. Non che voglia annunciare al mondo di essere la figlia del primo ministro – anche perché è convinta che presto i media non presteranno neppure più troppa attenzione a suo padre, visto che anche il suo secondo mandato sta per giungere al termine e non sembra avere più intenzione di riproporsi e restare in politica –, ma vuole quanto meno cominciare ad uscire mostrando il suo vero aspetto, indipendentemente dal fatto che la gente la riconosca o meno. E mi ha spiazzato ulteriormente quando ha detto: «E se anche mi dovessero associare alla figlia del primo ministro, posso sempre dire che si sbagliano e che semplicemente le somiglio. Ma quel che voglio è non dovermi più travestire quando esco, non dovermi più nascondere sotto parrucche, abiti pesanti e occhiali da sole. Voglio dire la verità solo alle persone diventate per me importanti».
Tra queste rientrano i miei amici, per cui ho organizzato un incontro per vederci tutti quanti, facendo un picnic all’aperto in una zona abbastanza isolata. Mentre mangiavamo lei ha quindi rivelato tutto in maniera breve e concisa, spiegando di non essere Ichihara Hana, bensì Kinomoto Sakura, e che quella menzogna era stata necessaria a causa delle sue stesse origini e delle sue vicissitudini.
Fortunatamente, superato lo shock iniziale si sono dimostrati tutti comprensivi, comportandosi con lei esattamente come prima. Se possibile, mi hanno preso persino più in giro per il mio comportamento nei suoi riguardi, nonché per essere passato da essere suo tutore e sua guardia personale a essere suo amante, decidendo che ciò meritasse un brindisi. Per questo dopo aver bevuto sakè all’aperto hanno deciso di festeggiare ulteriormente tornando al karaoke, coinvolgendo anche Sakura nella loro ebbrezza, mentre io mi sono mantenuto sobrio per tenere sotto controllo la situazione. Forse in quel frangente mi sono comportato più come un bodyguard, che come un ragazzo, ma era inevitabile che stessi attento, visto che poi avrei dovuto portarla io a casa – e se Touya-sama mi scopriva ubriaco mi avrebbe probabilmente ammazzato.
Per fortuna Sakura è il tipo di persona che, una volta liberatasi di tutta l’euforia che la riempie, crolla del tutto esausta, per cui per quando siamo rincasati ho potuto usare il pretesto che si fosse addormentata all’improvviso e ho avuto modo di accompagnarla io stesso in camera sua – approfittando della momentanea assenza di suo fratello. Così nessuno l’aveva scoperta, se non qualche cameriera, che però ha avuto il buonsenso di mantenere la bocca chiusa.
L’avevo poi lasciata dandole un leggero bacio della buonanotte, prima di tornarmene al mio appartamento. Era stato un momento fugace, ma proprio perché quasi mai potevamo lasciarci andare a dimostrazioni fisiche d’affetto mi fu estremamente prezioso.
Sorrido tra me, ripensando alla sua espressione serena di quella sera, ma immediatamente mi do una scrollata. Non è né il luogo né il momento adatto per perdermi in fantasticherie.
Torno quindi a dedicarmi alla lezione, finché non sento il cellulare vibrarmi in tasca. Senza farmi notare lo controllo da sotto il banco, vedendo un messaggio da parte di Sakura. Strano che mi scriva a quest’ora, visto che sa che mi trovo all’università.
Lo apro, leggendo rapidamente:
 
Ho una meravigliosa notizia da darti! Ti aspetto a casa tua!
 
Alzo gli occhi al cielo, scuotendo leggermente la testa. Ecco uno dei problemi sorti ora che ha deciso di uscire allo scoperto: pur continuando a coprirsi finché non giunge fuori dal vicolo segreto, una volta giunta sulla strada principale fa tutto quello che vuole, andandosene anche in giro da sola, ignorando rischi e pericoli.
So che non posso costringerla a stare in casa, per cui le scrivo soltanto:
 
Stai attenta per strada. A dopo.
 
A dopo!
 
Mi manda degli sticker esprimenti gioia e allegria, insieme a un numero esorbitante di cuoricini. Deve proprio essere su di giri.
Torno alla lezione di Arisugawa-sensei, chiedendomi smarrito a che argomento siamo arrivati. Sbircio sul quaderno degli appunti di Ryūō, e lui sghignazza beffardo. Fingo di non notarlo e recupero il filo del discorso, concentrandomi nuovamente sulle parole del docente.
Quando finisce la lezione mi affretto ad uscire dall’aula, e il mio amico mi si affianca divertito.
«È strano vederti tanto distratto durante una lezione del tuo prof preferito. Sta per piovere?» mi prende in giro.
«È per Sakura, mi ha scritto sembrando molto esaltata da qualcosa.»
«Non dovresti raggiungerla?»
«Ma -»
«Niente ma, ti passo io gli appunti.» E detto ciò mi spinge via, ammiccando.
Lo ringrazio e corro a prendere il primo pullman che conduce a casa, dopo essermi accertato che Sakura sia già arrivata. Giunto dinanzi alla mia porta mi affretto ad aprirla, annunciandomi. A sorpresa, Sakura mi tende un agguato, stando nascosta dietro essa per potermi saltare al collo, facendomi perdere l’equilibrio.
«Bentornato, Syaoran!» esclama gioviale, continuando a starmi appiccicata addosso, quasi non voglia più lasciarmi. Pensare che solo la settimana prima siamo stati insieme per un intero weekend, in occasione del matrimonio di Hana-sama a Okinawa. D’altro canto, non che mi dispiaccia tutta questa vicinanza.
«Sono tornato», ripeto in tono più basso, stringendola a me, finché non si accorge del suo avermi atterrato; allora si scusa, balzando di lato.
Mi alzo e la aiuto a fare altrettanto, entrando.
«Fay-san?» mi informo mentre appendo la mia giacca a vento sull’attaccapanni, andando poi a posare la borsa in camera.
«È uscito poco fa per andare a fare la spesa. Non l’hai incrociato mentre rientravi?»
Scuoto la testa, dirigendomi direttamente in bagno per sciacquarmi le mani.
«Come mai sei già rientrato? Ti aspettavamo per stasera.»
Entro in cucina a prendere un bicchiere fresco d’acqua, offrendola anche a lei, mentre spiego: «Uno: non volevo farti aspettare. E due», mi volto verso di lei e prendo una sua mano, portandoci a sedere sul divanetto, «ero curioso di sapere che notizia hai per me».
Nell’udire ciò si illumina tutta, esclamando su di giri: «I miei hanno approvato il nostro matrimonio!»
Per poco non sputo tutta l’acqua. La fisso sbalordito, non riuscendo a credere alle mie orecchie.
«Gliene hai parlato prima che possa farlo io?»
«In realtà lo avevano già dato per scontato», ridacchia, sembrando felicissima.
«… Quindi non dovrò chiedere formalmente la tua mano?»
«Se ci tieni puoi farlo, ma sappi che non è necessario.» Fa una breve pausa, per poi rivolgere quello sguardo sognante su di me.
Allargo le braccia e lei vi si fionda, sprofondando il viso contro il mio petto. Mi stendo appoggiandomi meglio al cuscino, con lei che continua a ripetere, in preda all’euforia: «Non è meraviglioso?»
«Sì.»
Le accarezzo i capelli, mentre lei quasi mi fa le fusa contro, gioendo.
«A te com’è andata la giornata?» si interessa, mettendosi più comoda.
«Bene.»
«Non avevi altre lezioni?» si preoccupa, sollevando di poco la testa per guardarmi.
«Mh, ma Ryūō mi passerà gli appunti», la rassicuro, al che torna a posare l’orecchio all’altezza del mio cuore, descrivendo cerchi e segni astratti sul mio addome.
Rido per il solletico, e lei sbircia sul mio viso, sorridendo con astuzia.
«Comunque, sappi che anche se non lo avessero accettato – per quanto sarebbe stato impossibile, visto che ti amano da quando ti hanno conosciuto – io avevo intenzione di sposarti lo stesso. Anche se avessimo dovuto farlo in gran segreto.»
«Non ne dubito.» Le rivolgo un’occhiata divertita, osservando: «Sbaglio o ultimamente sei diventata più ribelle?»
«È che finalmente tutto sta andando per il verso giusto. Sia tu che io abbiamo recuperato i nostri ricordi, e ora possiamo vivere sereni, senza più dubbi, paure, ombre ad oscurarci. Possiamo essere completamente felici, e liberi di essere ciò che siamo.»
Mi faccio leva su un gomito per sollevarmi di poco, e lei fa altrettanto, tirandosi leggermente indietro. Le sorrido, ritrovandomi in quelle parole, e annuisco in conferma. Le accarezzo una guancia, e lei immediatamente chiude gli occhi, abbandonandovisi contro con un sorriso. Chiudo anche i miei occhi, appoggiando prima la fronte contro la sua, poi sfiorando il suo naso col mio, beandomi di questo momento. Visto che a casa sua non siamo quasi mai soli, solo da me possiamo dedicarci veramente a noi stessi – approfittando delle uscite di Fay-san e Kurogane-san. Ecco perché adesso mi focalizzo su questo istante, pregando che possa durare il più possibile.
Avverto la sua guancia scaldarsi sotto i miei polpastrelli, competendo col calore che dalle sue labbra si emana verso le mie. Rimuovo tutte le distanze, sentendomi quasi sciogliere in quella morbidezza. Tutto il corpo mi si rilassa, mentre continuo ad accarezzarla.
Interrompo il contatto per un attimo, solo per riprendere, inclinando leggermente la testa. Sakura risponde di conseguenza, posando a sua volta una mano a lato del mio viso, mentre con l’altra si sorregge. Afferro quest’ultima, intrecciando le nostre dita, e riprovo a baciarla da un’angolazione diversa, mantenendo la stessa lentezza. È incredibile che, comunque lo faccia, resta una sensazione meravigliosa. E lei è sempre morbidissima, dolcissima, caldissima… È come posare le labbra su morbide zollette di zucchero e miele. È deliziosa.
A malapena percepisco i battiti accelerati del mio cuore, troppo concentrato su di lei, sulla sua tenerezza soave, sui suoi sospiri espressi attraverso sottili e brevi mugolii. Ahh, quanto mi piace baciarla… E quanto mi piace questa delicatezza mista a dedizione con cui risponde…
Esploro ogni centimetro roseo che disegna le sue labbra, sofficemente, cercando di essere delicato quanto una piuma, e una volta che mi pare di averle memorizzate completamente mi concedo un po’ di più. Le sfioro appena il labbro inferiore con la punta della lingua, seguendone la linea ricurva, e lei rabbrividisce. Stringe le dita alle mie, posando l’altra mano su una mia spalla, quasi cercando un appiglio. Esito per un istante, socchiudendo gli occhi, e così la trovo con le gote arrossate, le palpebre rilassate, il viso totalmente rivolto verso l’alto. Rimuovo di nuovo le distanze e lei schiude le labbra, esitando per un attimo prima di fare altrettanto con me, seppure con maggiore insicurezza. Percepisco il mio labbro tremare sotto quel tocco umido, ma non appena si tira indietro torno a baciarla, stavolta sfiorando la punta della sua lingua con la mia.
Avverto le sue dita stringersi ulteriormente attorno alla mia maglia, e per un attimo mi chiedo se non stia esagerando, ma subito mi contraddice facendo aderire maggiormente i nostri corpi, permettendo alle nostre lingue di incontrarsi. Sciolgo l’intreccio delle nostre dita per stringerle la schiena e attirarla a me, affondando l’altra mano tra i suoi capelli, e lei ricambia allo stesso modo, avvolgendomi le braccia attorno al collo. Non ho molta idea di cosa stiamo facendo, ma so che mi piace, e capisco che piace anche a Sakura – anche perché altrimenti mi avrebbe già allontanato. Mi separo tuttavia da lei, per accertarmene, e la vedo riaprire lentamente gli occhi ed emettere un sospiro per poi sorridere, in una maniera follemente innamorata.
Il mio cuore parte al galoppo, e so di ricambiare allo stesso modo, riavvicinandomi a lei. Ma prima di poter riprendere da dove ci siamo interrotti ecco che sentiamo una squillante voce esclamare: «Sakura-chaaaan, sono tornato! Guarda chi altro è rientrato!»
Sobbalziamo entrambi e ci mettiamo seduti, con lei che si fa paonazza. Si pettina rapidamente i capelli e io la aiuto ad aggiustarseli, ridacchiando nel vederla tanto impacciata. Ci voltiamo entrambi verso l’ingresso della cucina, da dove Fay-san ci fissa con un sorrisetto consapevole, mentre Kurogane-san ci guarda avvilito.
«Arara, abbiamo interrotto qualcosa?»
«C-c-certo che no!» balbetta lei, scattando in piedi e inciampando nel tappeto.
Tutti e tre ci allunghiamo per prenderla al volo, ma così non facciamo altro che cadere l’uno sull’altro. Sakura si scusa per averci trascinati tutti giù, mentre io e Fay-san scoppiamo a ridere.
Kurogane-san grugnisce e si scosta malamente Fay-san di dosso, rialzandosi borbottando: «Grazie per il bentornato».
«Bentornato», gli diciamo in coro, alzandoci a nostra volta. Do una mano a Sakura per rimettersi dritta, mentre Fay-san controlla che nulla nella busta si sia rotto.
«Le uova sono salve!» annuncia fiero, sollevandole come fossero un trofeo.
Sakura esulta, Kurogane-san alza gli occhi al cielo, mentre io osservo la scenetta rasserenato.
Nella mia mente riecheggiano le parole che Sakura mi disse a Hong Kong, insieme a quelle di Kimihiro, quando lo chiamai il mio primo giorno qui.
Prendo il cellulare dalla tasca e rapidamente digito un messaggio.
 
Kimihiro, alla fine sono riuscito a trovarla. La mia vera casa.
 
Non attendo risposta, ma già so che ne sarà felice e ne gioirà insieme a me. Così rivolgo un sorriso radioso alla mia allegra, pazza famiglia, grato al destino di avermi dato tutto questo.










 
Angolino autrice:
Buonasera! *fa i lacrimoni agli occhi*
Immagino che questo capitolo vi sembrerà una sorta di epilogo, e in parte potete anche considerarlo tale. Come già vi scrissi nelle note del prologo, qui finisce la storia vissuta, ossia quella scritta in prima persona. L'epilogo sarà uno sprazzo di storia raccontata, che si riallaccerà al capitolo "0".
Molte cose sono state svelate, e altre, fortunatamente, hanno trovato una risoluzione. Piango, perché è davvero come se fossimo giunti alla fine T//T
Non ci sarebbe neppure nulla da spiegare linguisticamente, qui, essendo cose già dette; ma via, vi rinfresco un po' la memoria:
- Arisugawa-sensei è Sorata, e insegna storia all'università.
- "Arara" è un'interiezione che esprime sorpresa e canzonatura. 
Detto ciò vi saluto e vi auguro la buonanotte!
A presto con la vera fine çwç
Baci, 
Steffirah
  
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