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Autore: Lovy91    01/09/2009    2 recensioni
Jake e Karie White sono due gemeli di sedici anni. Un freddo pomeriggio di gennaio vengono narcotizzati e si svegliano con un tatuaggio sulla schiena. In breve scoprono di essere stati assoldati dalla congrega dei protettori con a capo Sebastiani Sunders, il cui unico scopo è quello di uccidere i demoni ed impedire la morte degli umani. Gli esseri malvagi sono comandati da Aric, l'alchimista.
Per i due fratelli inizia un'avventura fatta di sangue, malvagità e amore e con la consapevolezza che la vita non tornerà più come prima...
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. Non può essere vero

Jake White si risvegliò di colpo, cacciando un urlo nel suo letto e si mise seduto di scatto, portandosi le mani alla testa. La luce del mattino presto penetrava dalle tapparelle abbassate, doveva essere l'alba. Si guardò attorno, confuso. Sbatté le palpebre, cercando di ricordare com'era finito nel letto. I suoi ricordi arrivavano alle tre e un quarto del pomeriggio, poi il buio lo aveva inghiottito.
Si ricordò di un particolare che lo fece alzare dal letto e correre verso la camera di Karie. Aprì la porta e trovò la sorella seduta sul bordo del letto, con un'espressione terrorizzata sul viso.
Jake le corse incontro e le prese le mani.
<< Karie, stai bene? >>.
Non rispose subito, sembrava dovesse pensarci. Non era del tutto sicura. << Credo di sì... cosa ci è successo? Non ricordo niente >> disse, toccandosi i capelli biondi. << Ho un gran mal di testa >>.
<< Anch'io >> disse, facendo una smorfia di dolore. << Non ricordo niente... solo... le persone e le macchine ferme... e il tipo con il narcotizzante... >>.
La faccia di Karie si riempì di paura. << Cosa ci ha fatto? >>.
<< Io sto bene. Non ho niente di strano. Tu? >> chiese preoccupato.
Karie scosse la testa. << Nemmeno io. Possibile che lo abbiamo sognato, in verità dobbiamo andare ancora a scuola ed è il dieci gennaio? >>.
<< Lo stesso sogno? >> domandò scettico Jake.
Karie si strinse nelle spalle. << Saranno quelle cose strane dei gemelli >>.
Jake storse il naso e si avvicinò alla sveglia digitale sul comodino: l'undici gennaio. La mostrò alla sorella, che divenne pallida come una morta.
Quello che era successo il giorno prima era troppo strano per essere spiegato razionalmente. Erano a New York e di conseguenza ne succedevano di cose strane. Però le persone non si bloccavano per strada, lo stesso valeva le auto.
La sveglia trillò le sette e gli sguardi andarono alla porta della stanza: i genitori si sarebbero alzati e avrebbero potuto chiedere spiegazioni. Uscirono dalla stanza a passi felpati, piano, per non fare rumore e dirigersi in cucina ad aspettarli. L'attesa sembrò eterna, invece che durare pochi minuti. La signora White entrò sbadigliando in cucina, con indosso una vestaglia bianca e piena di pizzi. Guardò i due figli seduti sul divanetto consunto della cucina, meravigliata. Di solito ci volevano le cannonate per svegliarli, sopratutto Karie.
<< Che ci fate già svegli? >> chiese, andando alla cucina per cominciare a preparare la colazione.
Si guardarono e fu Karie ad azzardare la domanda. << Mamma, non è successo niente di strano ieri? >>.
Evelyn si voltò a guardare la figlia con un viso corrucciato dalla concentrazione. << No... è successo qualcosa durante gli allenamenti? >>.
Jake e Karie sgranarono gli occhi. Allenamenti? Non ne avevano avuto il giorno prima, era il giorno libero.
<< Ma... ieri non ne avevamo... >> azzardò Jake e Karie gli diede una gomitata.
La madre assunse un'espressione sospettosa. << Mi avete mentito? Avete chiamato dicendo che c'è ne era uno supplementare... >>.
<< Oh! Io volevo dire: ieri non ne avevamo, però c'è ne stato uno... di emergenza >> inventò Jake, alzandosi dal divano della cucina e costringendo la gemella a fare lo stesso. La trascinò fuori dalla stanza, sotto lo sguardo sbigottito della madre. Karie protestò fino a quando Jake non chiuse la porta della sua camera con un gesto secco.
<< Ma sei scemo?! >> esclamò Karie, massaggiandosi il braccio destro dolorante.
<< Io non ho chiamato la mamma. L'hai fatto tu? >>.
<< Certo che no, ma ti pare? Jake, io sto avendo seriamente paura... >> confessò, con lacrime agli occhi. Jake sospirò.
<< Io non ho la minima idea di cosa ci sia successo... Ma la cosa non mi piace >>.
<< E se un maniaco ci ha fatto qualcosa? >> tentò Karie, pensando ad una cosa irrazionale.
<< Ma quale maniaco, Karie! Ieri le persone si sono bloccate e anche le auto. Quale maniaco riuscirebbe a fare una cosa simile? >>.
<< E se ci hanno drogati? >> chiese, deglutendo.
<< Devi smettere di guardare quei telefilm del cavolo. Ascolta, adesso andiamo a scuola e dopo troveremo una soluzione. Non devi dirlo a nessuno, Karie. Nemmeno a Josh >>.
Karie sembrò esitare ma lo sguardo di Jake era un rimprovero irremovibile. << Va bene >>.
I due cercarono di sembrare disinvolti durante la colazione, ma senza molto successo. Karie tremava leggermente e i genitori se ne accorsero, mentre Jake era silenzioso come una tomba. Il percorsa da casa a scuola fu altrettanto silenzioso, come se non avessero nulla da dirsi. Invece, avevamo molte più cose da dirsi di quante ne immaginavano. Karie leggeva i messaggi di Josh sul cellulare e dava brevi risposte, tanto non riusciva a premere i tasti giusti del telefono. Al cancello, si staccò a fatica dal fratello, quasi fosse l'unico appoggio alla sua sanità mentale. Josh la baciò, ma si accorse di quanto fosse fredda. Le domandò cosa avesse, ma la ragazza non rispose o diceva poche parole e brevi frasi. Nemmeno la sua migliore amica riuscì a cavarle niente.
Sean notò il turbamento dell'amico agli armadietti e lo osservò silenzioso. Jake chiuse l'armadietto e Sean gli mise una mano sulla spalla.
<< C'è qualcosa che non va? >>.
<< Sto bene. Non mi sento molto bene >> mentì goffamente, non aveva proprio detto una bugia. Aveva ancora mal di testa, anche se era diminuito e per Kari non era diverso. Le prime due lezioni vennero seguite quasi per niente. Withney continuò a guardare Karie, così come Sean continuò a osservare Jake.
Al suono della campanella, simboleggiando la fine della seconda lezione, Sean cominciò a tartassare Jake di domande e si recarono in palestra per educazione fisica. Jake tentò in tutti i modi di dissuaderlo anche negli spogliatoi. Il ragazzo si sfilò la maglia per infilarsi quella bianca di educazione fisica, ma Sean lo fermo per un braccio.
<< E questo quando te lo sei fatto? >> chiese, indicando tra la nuca e la schiena, all'altezza della spalla. Jake si girò allo specchio e rimase quasi sottoshock: un tatuaggio ad inchiostro blu e nero c'era davvero, era un intreccio di strane parole in un sorta di spirale contorta. Se lo avesse visto sua madre lo avrebbe come minimo ammazzato.
Superato lo shock iniziale, dovette ammettere che non era male. Era bello e ben fatto, sicuramente da un esperto. E ne sarebbe stato entusiasta se non fosse che non aveva la minima idea di come ci fosse finito sulla sua pelle. Rimase pensieroso a fissarla e le immagini confuse del giorno prima erano ancora nel suo cervello senza spiegazione.
Una domanda gli sorse spontanea: e se lo avesse anche Karie?
<< Ehm... sorpresa! L'ho fatto due settimane fa! >> disse con un sorriso, infilandosi la maglia bianca. Sean alzò le sopracciglia, per niente convinto da quella bugia. Sdrammatizzando, Jake lo sfidò a una partita di pallacanestro. Sean era un tipo competitivo perciò si distrasse immediatamente, proprio come desiderava il ragazzo.
Intanto, alla lezione di biologia della terza ora, Karie faticava a tenere il bacher in mano con la soluzione della lezione del giorno. Withney dovette aiutarla più volte, visto che a malapena riusciva ad aprire una bottiglia. La ragazza era così agitata che non seguiva neanche una parola dell'insegnante sulla cellula. Al suono della campana, posò il bacher e si avviò all'uscita. Era sovrappensiero, talmente tanto, da urtare l'insegnante che stava riponendo i composti usati quel giorno. Si macchiò la maglietta rossa indelebilmente di una macchia verde e sgranò gli occhi.
<< Mi dispiace molto! >> si scusò l'insegnante. << Spero che tu abbia una maglia di ricambio! >>.
Per fortuna Karie l'aveva. Per le emergenze teneva sempre un ricambio in una sacca dell'armadietto che cambiava tre volte a settimana. Corse a prendere la maglia prima che fosse troppo tardi per la lezione successiva e con Withney si recò al bagno femminile. Con sua sorpresa trovò suo fratello appoggiato alla porta di quello maschile.
<< Karie! >> chiamò, facendola fermare poco prima di entrare in bagno. Withney entrò, aspettandola dentro.
<< Che c'è? Devo cambiarmi! La professoressa Sullivan mi ha macchiata con chissà quale composto chimico. Ed era nuova! >> si lamentò, fissandosi la maglia.
Jake guardò a destra e a sinistra e sbirciò dentro il bagno dei maschi. Si morse un labbro e, senza preavviso, strattonò la sorella dentro il bagno maschile.
<< Ma sei pazzo? >> gli chiese, irritata. << Se mi beccano qui che gli dico? >>.
<< Sto per farti una richiesta per cui pagherò lo scottò per anni >> cominciò, con un espressione strana che spaventò Karie. << Levati la maglia >>.
La sorella rimase a bocca aperta e alzò un dito, indietreggiando. << Senti, io non sono Josephine Lopez... >>.
Jake roteò gli occhi, scocciato. << Karie, sono tuo fratello. Levati la maglia >>.
<< No! >> esclamò. << E perché mai? >>.
<< Scommetto che hai una sorpresina sulla schiena >> disse e Karie aggrottò le sopracciglia. Jake andò alla porta per controllare che non entrasse nessuno. La sorella andò al largo specchio e prendendo un sospiro, si levò la maglia. Jake guardò altrove, imbarazzato. Karie si girò, dando la schiena allo specchio.
Se non lanciò uno strillo di sorpresa era perché si trovava in un bagno scolastico. Un tatuaggio in inchiostro blu e nero, nello stesso punto e con le stesse parole. Era anche quello a spirale contorta, però era molto più delicato, da ragazza. Karie si cambiò la maglia e si aggrappò al bordo del lavandino per non svenire.
<< Cosa ci sta succedendo? >> domandò Karie, guardando il fratello con tanto d'occhi.
<< Non ne ho idea. Ma qualunque cosa sia non è normale >> le rispose Jake, sempre a guardia alla porta.
<< Ho paura, Jake >> mormorò, con le lacrime che le uscivano dagli occhi azzurri. Jake si avvicinò e la strinse in un abbraccio.
<< Adesso, vediamo di superare queste ore di scuola e poi... troveremo una soluzione >>.
<< Devo andare all'allenamento >> disse tra i singhiozzi.
<< Non oggi. E nemmeno io andrò in palestra, il mio insegnante aspetterà >> disse e Karie annuì, anche se l'idea di perdere un allenamento non le piaceva per niente. Withney bussò insistentemente alla porta del bagno maschile e si ricordarono di lei. Arrivarono in classe con venti minuti di ritardo che costò una nota a testa, ma non ci badarono. Il pranzo passò, così come le altre due ore di lezione. Gli amici non vennero a capo del comportamento dei due fratelli e Josh vedeva quanto fosse fredda Karie nei suoi confronti. La fidanzata inventò di stare male e che sarebbe rimasta a casa, Jake confermò. Josh finse di crederci e la lasciò andare.
Ai genitori dissero di essere agli allenamenti, in modo da agire indisturbati per le vie di Manhattan, West Side. Per prima cosa si recarono nel punto dov'erano stati aggrediti.
<< Cosa speri di ricavarci? >>  domandò Karie, a braccia incrociate e appoggiata a un muro sbrecciato. Jake non le rispose e si guardò attorno. Non c'erano testimoni visto che il giorno prima erano tutti fermi e immobili per chissà quale trucco. I negozi erano chiusi. Sbuffò e si arrese.
<< E adesso? >> domandò Karie.
<< Lasciamo perdere >> suggerì Jake, spalancando le braccia. << Non abbiamo indizi >>.
<< Ah, certo. E poi cosa diciamo a mamma e papà del “fantastico” tatuaggio? >> domandò Karie, in parte ironica. << Sapete, qualcuno ci ha narcotizzati, ci siamo risvegliati nel nostro letto e avevamo il tatuaggio >>.
Jake si tirò uno schiaffo sulla fronte. << Hai ragione >> mormorò, con aria stanca. << Ma cosa possiamo fare? >>.
<< Non ne ho idea... so solo che abbiamo un buco di quindici ore nella mente e un tatuaggio. Jake, qualsiasi cosa sia, non è razionale >>.
Jake ridacchiò. << Gli alieni? >>.
<< È una cosa seria >> disse Karie, per niente divertita e Jake divenne serio nuovamente. << Se soltanto riuscissimo a ricordare il volto di quell'uomo... >>.
<< Mi ha attaccato alle spalle, quindi non l'ho visto >> disse Jake. << Ma tu sì >> aggiunse, illuminandosi. Karie tentò di ricordare, ma erano immagini sfocate come viste attraverso un vetro appannato.
<< Era circa un metro e ottanta, sui trent'anni... >>.
<< E poi? >>.
Karie pensò ancora. << Ricordo... le mani... aveva la pelle chiara... >>.
<< Non ricordi altro? >>.
Scosse la testa. << No... Il viso non l'ho visto bene >>.
<< Meglio di niente >> disse, sorridendole. << Il problema è chissà quanti c'è ne sono così >>.
Non appena finì di pronunciare quelle parole, le macchine e le persone si fermarono di nuovo. Karie si strinse al fratello come il pomeriggio prima, ma con una presa più ferrea. Jake non si allontanò come la prima volta, nel caso quell'uomo tornasse ancora. L'immobilità delle persone era sconcertante: sembravano statue immobili e scolpite da un maestro abile. Le macchine erano ferme come se fossero di cera. Non un rumore invase l'aria, a parte quello dei respiri accelerati dei due gemelli, morti di paura. I minuti passarono, lenti e terrorizzanti. Sulle spine.
Finalmente un uomo apparve da un vicolo. Camminava tranquillo e con un andatura piena di dignità. Si fermò con un passo deciso di fronte ai due e li guardò con gli occhi scuri e penetranti. Era alto un metro e ottanta, castano di capelli e dalla pelle chiara.
<< Ehi... sei tu quello di ieri! >> esclamò Karie. << Ora ricordo tutto >>.
Jake si mise davanti alla sorella. <> urlò minaccioso, ma spaventato.
L'uomo non sembrò agitarsi. Rimase della calma piatta di pochi secondi prima. << Calmati, Jake White >>.
<< Come sei come si chiama? >> domandò con voce tremante Karie, da dietro Jake.
<< So molte cose di voi. So che siete gemelli e che siete nati il primo gennaio 1993. I vostri genitori si chiamano Mark e Evelyn White. Non avete altri fratelli. Karie è fidanzata da due anni con Josh, mentre Jake non ama le storie serie >>.
<< Ci hai fatto spiare? >> chiese con modi poco gentili Jake.
Si strinse nelle spalle. << Più o meno >>.
<< Ci hai fatto tu quel tatuaggio? >> chiese ancora Jake, avido di risposte alle troppe domande.
<< No. Qualcun altro >>.
<< Senti, non voglio tirarti le risposte con le pinze. Dicci cosa ci hai fatto >> disse, stanco di quell'interrogatorio e Karie concordò.
L'uomo prese un respiro e gli sorrise, un sorriso luminoso. << Vi ho fatto un dono >>.
<< Un dono? >> domandarono all'uniscono.
<< Proprio così. All'inizio penserete che sono un mostro per ciò che vi ho fatto, ma ben presto non lo penserete più >>.
<< Che ci hai fatto? >> chiese la ragazza e poi si guardò attorno. << Come hai fatto tutto ciò? >> continuò, indicando le persone immobili.
<< Si chiama stasi molecolare. Utile >> rispose e i due fratelli aggrottarono la fronte. Poi scoppiarono in una risata fragorosa.
<< Bello scherzo... Sei un parente di Sean, vero? E poi che trucco è questo? Su, lo scherzo è bello finché dura poco >> disse Jake, ancora ridendo.
<< Scommetto che c'è anche Withney in mezzo a tutto... e Josh... che stupidi. Ci eravamo anche cascati >> disse Karie scuotendo la testa.
L'uomo rise a sua volta. << Ah, la fase della negazione... >> sussurrò, affranto. << Fate tutti così >>.
Si guardarono. << Tutti così? >>.
<< Ammettere che ci siano cose che non rasentano la normalità viene difficile accettarle >> spiegò, indicando le macchine e le persone.
I due gemelli indietreggiarono, spaventanti. Quell'uomo calmo e di una lucidità invidiabile cominciava sul serio ad intimorirli. Qualunque cosa fosse volevano starne fuori. Avrebbero nascosto quel tatuaggio tutta la vita se fosse stato necessario, avrebbero dimenticato ciò che era successo, per continuare come se non fosse successo niente. Alle loro vite di tutti i giorni.
<< È inutile che pensiate di scappare >> disse, vedendoli indietreggiare. << Ormai è troppo tardi. Immagino che stamattina vi siete svegliati con un bel mal di testa >>.
<< E tu come lo sai? >> chiese Jake, con un filo di voce.
<< Te l'ho detto. Jake White. Io so molte cose... più di quante ne possiate immaginare e ben presto, le capirete. Ci rivedremo presto, molto presto... forse domani. Qui, alla stessa ora >>.
<< Non osare andartene! >> urlarono i due fratelli.
L'uomo si girò per entrare di nuovo nel vicolo. Ma si voltò ancora una volta. <>, e dette queste parole, si inoltrò nel vicolo.
Persone e auto ricominciarono a muoversi. I due fratelli corsero nel vicolo, ma di quel Sebastian non c'era traccia. Fissarono lo sporco vicolo per diverso tempo, senza parlare. Si guardarono e i loro occhi esprimevano paura come mai prima d'ora. Se era uno scherzo era fatto bene.
Ma sentivano che non si trattava affatto di un banale scherzo. Né Karie né Jake avevano mai creduto a cose come fantasmi e affini, perciò trovarsi di fronte a qualcosa di non razionale li lasciava senza ipotesi.
Sentirono di essere incappati, senza volerlo, in qualcosa di poco piacevole. E qualunque cosa fosse, mancava poco a scoprirlo.
Kari prese una mano di Jake e la strinse. Il fratello la imitò e l'abbracciò a lungo. Come per estraniarsi da quella realtà diventata incomprensibile, capovolta nel giro di poco tempo.
Non sapevano ancora che l'intera loro vita era cambiata.
Solo una cosa era da decidere.
In meglio o in peggio?
   
 
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