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Autore: Dalybook04    13/09/2021    1 recensioni
Il vasto impero dei Vargas un tempo si estendeva su metà del globo. L'intero Westeros, da Grande Inverno al mare, era proprietà di un unico uomo.
Romolo Augusto Vargas. Un re che, con le sue forze e la sua intelligenza, era riuscito ad assogettare tutto il mondo conosciuto, ad eccezione giusto della sconfinata Essos.
Un uomo che poi era stato brutalmente ucciso dal suo stesso amante, insieme a tutta la sua famiglia.
Tutta la sua famiglia, tranne due bambini, che furono portati via, lontano, dove neanche il loro nonno grande e forte era riuscito ad avventurarsi.
Ora il maggiore dei due fratelli si ritrovava sulle sue spalle di giovane uomo appena sedicenne il compito di riprendersi ciò che era suo. E per farlo doveva fare dei sacrifici.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lovino sta cercando nel suo armadio qualcosa da mettersi da almeno un'ora, e ancora niente.
Perché tutta questa indecisione? Forse perché quel bastardo di suo marito non rimette mai a posto i suoi vestiti, e quindi sono mischiati ai suoi e non riesce a trovare qualcosa della sua taglia.
-lurido bastardo- brontola, con un labbro premuto tra i denti per trattenersi dall'urlare -questa me la paghi...
Roma, addormentata al suo fianco, brontola qualcosa nel sonno.
Il giovane si imbatte in un vecchio vestito, una tunica lasciata a prendere polvere in fondo al mobile. La osserva e lascia scorrere le dita lungo il pizzo e i ricami, ricordando la sensazione di quel tessuto morbido sulla sua pelle.
Antonio entra e lo trova così, con la sua veste nuziale premuta contro il corpo e lo sguardo perso. Lo raggiunge e gli prende una mano, cercando di attirare la sua attenzione.
Lovino lo guarda, ma ci mette qualche secondo a vederlo veramente, e allora Antonio posa le labbra sulla sua fronte, controllando che suo marito non abbia la febbre, ma non gli sembra, allora che c'è?
-cos'hai, piccolo?
-non chiamarmi piccolo- mormora distrattamente, più per abitudine che per reale risposta. Scuote la testa come un cane bagnato e sembra riprendersi un po'; la tunica argentata scivola di nuovo nel baule -stavo solo... pensando. Sono anni che siamo sposati, ti rendi conto? Sembra ieri...
Antonio gli stringe le mani e lo bacia, piano, cercando di farlo ritornare in sé.
-stai bene, amore?
Lovino annuisce, ancora con lo sguardo un po' perso, e lo abbraccia, il viso nascosto nel suo petto. Si lascia stringere, piano, e allaccia le braccia intorno alla vita di suo marito per non farlo allontanare.
-vuoi che dica agli altri di tornare domani?
-no- scuote la testa e si allontana da lui, sorridendo leggermente -sto... sto bene. Mi sono solo perso un attimo nei ricordi. Sto bene.
-sicuro?
-sicuro. Piuttosto, hai apparecchiato la tavola?
Antonio sorride leggermente -sì signore.
-hai spento il fuoco?
-sì signore.
-sistemato le pentole sporche?
-signorsì.
-bravo.
-mi merito una ricompensa?
-no.
-su... dame un beso- lo fa girare, baciandolo. Sorride -te amo.
-mh. Ora lasciami, devo vestirmi.
-va bene- lo bacia ancora, rapidamente, a stampo -vado a controllare se stiano arrivando.
-vai vai- rimasto solo, Lovino torna a prepararsi. Sceglie una tunica bianca, molto semplice, con una corda in vita a stringerla. Si fa un veloce bagno, si veste ed esce fuori, trovando suo marito seduto nel giardino sul retro della loro nuova casa, al tavolo che hanno sistemato per gli ospiti.
-tra quanto arrivano?- chiede, sedendosi in braccio al più grande. Ora che non c'è nessuno, può permettersi qualche sdolcinatezza. Antonio lo stringe senza esitare e non commenta il suo gesto, ha imparato tempo prima a godersi quel che arriva e basta.
-non lo so. Conoscendo tuo fratello, in ritardo.
Lovino alza gli occhi al cielo -vorrei dirti di no, ma hai ragione. Forse il crucco riesce a fargli muovere il culo.
-ho qualche dubbio a riguardo.
-l'altro crucco invece?
-oh, lui è abbastanza puntuale di solito, ma con il bambino...
-fantastico. Il primo che si lamenterà del cibo freddo, prenderà un calcio in culo così forte da rispedirlo a Westeros. Pure un ceffone se si tratta di Feli.
-ma perché mi odi tanto, fratellone?- interviene il diretto interessato, entrando nel cortile dal cancello, seguito da Venezia, che subito corre in casa dalla sorella.
-perché sei una testa di cazzo- risponde quello, alzandosi in piedi e andandogli incontro.
-però sono puntuale.
-ti ha trascinato di peso il crucco scommetto.
-questo è irrilevante- gli porge un pacchetto -Lud ha fatto un dolce!
-ma che carino- commenta, sarcastico, prendendo il pacchetto e dirigendosi in cucina -gli altri?
-più indietro. Il bambino si intestardito che vuole camminare da solo e ci stanno mettendo il triplo.
-che si sbrighino, voglio vedere la creatura.
Feliciano segue il fratello in cucina -cos'hai cucinato di buono?
-non ti faccio assaggiare niente, è inutile che ci provi- sistema il dolce in uno spazietto libero e controlla le varie pietanze con lo sguardo.
-dai, fratellone, solo un pezzettino...
Prontamente Lovino afferra il mestolo in legno e lo punta contro il fratellino -giù le mani. Fila fuori, zitto e buono.
-che palle che sei.
-ho detto fuori!

-Gilbert!
-Antonio!- i due amici si abbracciano, ridendo.
-mi dispiace interrompere questo esempio di idillio virile- commenta Eliza -ma siete sulla porta e io vorrei passare.
-scusa liebe- l'albino si scosta, lasciando passare sua moglie e suo figlio di quattro anni. Il piccolo si guarda intorno, per mano alla madre, affascinato da quelle persone che non conosce, ma di cui ha sentito tanto parlare dai genitori. Zio Ludwig e zio Feli già si sono rivelati interessanti, adesso è curioso di conoscere anche zio Antonio e zio Lovino.
Antonio si inginocchia per essere alla sua altezza e gli sorride -ciao piccolo! Come ti chiami?
-Friedrich.
-io sono Antonio.
-lo so. Papà parla sempre di te e di zio Francis.
Antonio ride -è un onore.
Un urlo giunge dalla cucina. Antonio si alza -mi vogliono in cucina. Torno subito, voi intanto sedetevi, fate come se foste a casa vostra- e scappa dentro.
Feliciano ride -Lovi è sempre il solito.
-ti ho sentito, ingrato d'un fratello- commenta quello uscendo e guardandosi intorno -mi sono fatto dare il cambio per vedere il...- vede il piccolo Friedrich e sorride -ma ciao. Finalmente ci conosciamo.
Ora. C'è una cosa che pochi sanno, ovvero quanto Lovino sia bravo con i bambini. In pochi minuti monopolizza completamente l'attenzione del piccolo Friedrich, che vorrà sedersi accanto a lui a tavola, raccontandogli una storia.
-e quindi che fece il piccolo lupo?- domanda il bambino, con gli occhi luminosi. Lovino sorride.
-il piccolo lupo tornò a casa, dalla sua famiglia.
-ma... ma il regno! E l'eredità di suo nonno! Ha rinunciato a tutto! Perché?
Lovino punta lo sguardo sull'uomo seduto davanti a lui. Antonio gli stringe la mano dall'altra parte del tavolo -non era quella la cosa più importante. Preferiresti essere potente e ricco, ma solo, o avere una vita normale ed essere felice con chi ami?
Il bambino ci pensa su.
-basta storie per ora. Mangia, prima che si freddi- interviene Eliza, rimproverando il figlio, che la guarda imbronciato prima di prendere la forchetta e obbedire a quanto detto.
Gilbert sbuffa -ma era una storia interessante...
-quel che ho detto vale anche per te.
-sissignora.
Una testolina riccioluta fa capolino dalla recinzione intorno al giardino -Lovi? Sei qui?
-Mia! Arrivo- l'uomo scatta subito, e in breve è fuori dal giardino, a parlare con qualcuno di troppo basso per essere completamente visibile. Ludwig e Feliciano si scambiano un'occhiata d'intesa -è successo qualcosa?
-ti ho riportato quel libro che...
Gilbert guarda prima il fratello, poi il cognato e poi l'amico.
-bene, cosa dovete dirci?
-niente- mente Antonio.
-sto per diventare zio. Di nuovo- replica Feliciano.
Eliza guarda Lovino, che parla con la bambina sorridendo. Sì, riconosce quel tipo di sorriso, decisamente. È lo stesso che ha Gilbert quando guarda suo figlio -chi è quella bambina?
-la nipote del capo bibliotecario dove lavora Lovino- replica Antonio, stanco -solo che quel tizio è vecchissimo, quindi praticamente la stiamo crescendo noi.
-appunto. Quindi io sono lo zio- si pavoneggia Feliciano. Antonio però lo guarda male.
-non possiamo adottarla finché suo nonno è vivo, e lei continua a vivere con lui. Lovi ci sta male, quindi per favore, non tirate fuori l'argomento.
Eliza sorride comprensiva -certo- lei impazzirebbe a non poter dormire sotto lo stesso tetto del suo bambino, quindi capisce perfettamente.
Feliciano si appoggia alla spalla del suo fidanzato, che, per altro, è completamente perso per il nipotino, e ride -be', che dire? A quanto pare gli unici senza marmocchi tra i piedi siamo noi, amore.
Ludwig scrolla le spalle -chissà. Forse un giorno.
-kesesesesese, se divento zio, devo essere il primo a saperlo!
-ja, ja.
Friedrich scuote la manica di suo padre -vati?
-dimmi.
-quindi quella bambina è mia cugina?
Gilbert esita, guardando Antonio per chiedergli con lo sguardo cosa dire. Quello scrolla le spalle.
-una... cugina non ufficiale.
Friedrich stranamente sembra capire, perché annuisce e torna a mangiare. Gli piacciono le definizioni, rendono più semplice e comprensibile il mondo.
Lovino torna poco dopo, con un libro tra le braccia e la bambina, che avrà intorno agli otto, nove anni, per mano -Antò, vai a prendere un'altra sedia, io porto dentro il libro e prendo le posate. Abbiamo un'altra ospite.
-il cibo basterà?- chiede Gilbert. Domanda stupida.
-fidati- lo tranquillizza Feliciano -basterà. Basterebbe per l'intero quartiere probabilmente.
Antonio si alza e abbraccia la bambina, sollevandola da terra per farla ridere.
-vado a prendere il trono per la principessa.
Mia ride -non sono una principessa!
-corro, mi reina- la posa a terra e torna dentro casa. Eliza porge la mano alla bambina.
-mi chiamo Eliza. È bello non essere l'unica femmina, finalmente.
Mia, imbarazzata, le stringe la mano -sono Mia.
-è un piacere, Mia.
Lovino torna e sistema il piatto in più nel posto libero, che guarda caso è accanto al suo. Come se si fosse aspettato l'arrivo della sua bambina, perché dicano quel che gli pare, ma Mia è la sua bambina, e avesse sistemato i posti di conseguenza.
Feli sorride e si alza per abbracciare la nipotina -ma ciao! Quanto sei diventata alta!
Mia sogghigna -magari tra poco sarò più alta di te.
-più di Lovi sicuro.
Il diretto interessato sgancia un bel coppino al fratello -zitto e buono tu, sei più alto solo di un centimetro.
Feliciano ammicca -ma un centimetro può fare la differenza, Lovi, dovresti saperlo.
Altro coppino.
-non fare queste battute davanti alle creature!
Antonio torna -il trono per la principessa!- annuncia, sistemando la sedia. Mia lo ringrazia con un sorriso e si siede, mentre Lovino non esita nel versarle una porzione generosa di pasta.
-magna, che devi crescere abbastanza da sputare in testa a quel disgraziato di mio fratello.
-ma Lovi!
-zitto e torna dal crucco.

-Lovi?
-mh?
-per quanto riguarda Mia...- e così cattura immediatamente la sua attenzione. Lovino, che si stava per addormentare tra le braccia di suo marito come ogni sera, si risveglia all'improvviso e si mette seduto, facendo cadere le lenzuola dal suo corpo nudo.
-cosa?
-l'altro giorno è venuto suo nonno a parlarmi.
-è venuto fin qui?
-no, sono andato io in biblioteca a cercarti e mi ha parlato.
-che ha detto?
-che si rende conto di non essere in grado di crescere sua nipote al meglio per via dell'età e di essere alla fine del suoi giorni. Non vuole che Mia finisca in orfanotrofio o cose simili, quindi...- sorride, accarezzando la guancia al suo amore -mi ha chiesto se vogliamo prendercene cura noi. In via definitiva.
Le dita di Antonio si inumidiscono. Qualcosa, una lacrima o due, c'è finita sopra.
-d-davvero?
Antonio annuisce -ha detto che vuole vederla comunque, ma non penso sia un problema, no?
-no, certo che no!- sorride, spontaneo, abbracciando forte Antonio. Poi si risolleva -perché hai aspettato tanto a dirmelo?
-non volevo illuderti- gli scosta una ciocca di capelli dal viso -ma ne abbiamo discusso e mi sono informato sulle procedure per l'adozione. Ha già firmato, manca solo la tua firma e... be', Mia è nostra figlia.
-miei dei!- lo abbraccia, forte, piangendo di gioia. Tira su con il naso -Mia lo sa già?
Antonio annuisce, asciugandogli le guance -sì, suo nonno gliene ha parlato ieri.
Lovino ride -quindi l'unico all'oscuro di tutto ero io.
-volevo farti una sorpresa- ammette lo spagnolo, con un sorrisino colpevole.
Lovino si stringe a lui, sorride, lo bacia -grazie. Ti amo.

Gilbert osserva suo figlio dormire nel lettino accanto e vorrebbe proprio avere un qualcosa che stampi dipinti istantanei, perché quella è una delle immagini più belle che abbia mai visto. Il bambino è sereno, sorride leggermente, gli occhi azzurri chiusi e i ricci castani a coprirgli la fronte.
-è crollato subito- mormora Eliza, accarezzandogli i capelli.
-dev'essere la stanchezza per il viaggio- scruta il viso del bambino, tremulo alla luce irregolare delle candele -non è abituato a stare con così tanta gente. Non gli farà male?
-non credo. Deve conoscere i posti e le persone, non possiamo farlo vivere per sempre nella nostra bolla.
-lo so, ma... ma non voglio che soffra.
Eliza sorride, dolcemente, e gli accarezza il viso, soffermandosi sulla bocca. L'uomo istintivamente chiude gli occhi -neanche io. Potessi allontanare da lui tutta l'infelicità e la cattiveria dal mondo lo farei senza pensarci due volte.
-già, anch'io.
-ma lui è nato dalla sofferenza, dalla guerra- sorride, quasi abbia fatto una battuta divertente -un piccolo raggio di luce nell'ombra.
-Lud già lo adora- commenta, nascondendo il viso tra i seni di sua moglie, coperti dalla veste da notte -avevo paura che...
Non conclude la frase. Neanche lui sa cosa lo spaventasse: aveva paura e basta.
Eliza gli accarezza i capelli bianchi come la neve -è maturato tanto, lo hai visto. Ormai è un uomo.
-al piccolo piace. Lo zio intendo. Gli sta simpatico- sospira -andarsene gli dispiacerà, e a noi toccherà spiegargli perché zio Ludwig non può venire a trovarci a casa.
-possiamo venire qui noi.
-suppongo di sì.
Silenzio. L'unico rumore il lieve russare del bambino, quasi impercettibile, tanto da poter essere scambiato per il respiro.
-a cosa pensi?
-forse Fran ci potrebbe mettere una buona parola, se glielo chiedessi- mormora Gilbert -per far rimuovere il bando a vita di Lud.
-non credo. Ora non decide più solo il re, e i vecchi senatori vedono di buon occhio le punizioni severe.
Gilbert sbuffa -non ha senso. Chi sbaglia non va solo punito. Se io chiudessi Fried in camera ogni volta che ruba un dolcetto senza spiegargli niente sul perché sia sbagliato, otterrei solo che lui stia più attento a non farsi beccare la volta dopo.
Eliza inizia a intrecciare i suoi capelli in treccine, divertita -ma tu lo aiuti sempre a rubare i dolci dalle cucine, non credere che non lo sappia.
-questo è irrilevante, il punto è un altro.
-lo so, ma che ci vuoi fare? Puoi provare a parlarne a Francis, ma penso che ti risponderebbe come ho fatto io.
Gilbert sospira -odio quando hai ragione.
-quindi sempre?
-e... e poi sono preoccupato per Lud. Dalle lettere mi dice sempre che va tutto bene, ma se mi mentisse? O se avesse bisogno di un consiglio? Con i tempi che ci sono, non riuscirei a dargli una mano prima di due settimane. E se gli succedesse qualcosa?
-c'è Feli con lui. E Antonio. E Lovino. E soprattutto, ormai è un uomo, sa badare a se stesso.
-ma io sono suo fratello.
-e ci sarai il più possibile per lui. Adesso goditelo finché siamo qui.
-mhmh- solleva il viso e sorride nell'ammirare quanto bella sia sua moglie -ti amo.
-oggi sei in vena di dire quel che pensi eh?- si china a baciarlo -anche io, idiota.

Francis osserva la capitale dall'alto del suo balcone, una vestaglia di seta rossa indosso e un bicchiere di vino in mano. Si gode il silenzio, la pace che dà osservare una città così laboriosa dall'alto, come un'ape regina che vola sopra il suo alveare.
-Francis? Hai preso tu la mia vestaglia?
Fine della pace, Arthur si è svegliato.
-oui.
Uno sbuffo dall'interno della stanza -non capisco questa tua passione nel rubarmi i vestiti. Dici sempre che sono orrendi e...
-ma questa te l'ho regalata io.
-la metti più tu di me.
-un regalo ha sempre più di un fine.
-stronzo.
-no Angleterre, non essere così romantico, mi imbarazzo!
-e tu torna dentro, non posso uscire nudo, un bastardo mi ha rubato la vestaglia e la tua puzza talmente tanto di profumo che se la metto svengo.
Francis simula un broncio mentre rientra in stanza e chiude la porta del balcone -pensavo ti piacesse la mia eau de toilette.
-non se te ne versi una bottiglia intera addosso- Arthur lo tira per la vestaglia per farlo sedere sul letto e lo bacia, piano, morbido contro la sua bocca e ancora assonnato. Quando si allontana lo guarda male -ora sei contento?
Francis gli sorride, beffardo -solo se me ne dai un altro.
-ruffiano.
-ho anche dei difetti.
-anche? Vuol dire che hai dei pregi?
-incredibilmente sì.
-strabiliante- Arthur si alza e va a vestirsi, e Francis si gode lo spettacolo in silenzio. Trova incredibilmente bello, non sensuale o arrapante, solo bello, il corpo di Arthur di prima mattina, le lentiggini sulle spalle, i segni delle lenzuola stropicciate sulla schiena, il segno di un morso sul sedere; le occhiaie sul viso, le labbra screpolate, i capelli privi di ordine. Quella scena, quegli istanti tra il sonno e la veglia, sono così autentici, così puri, così intimi che li trova anche migliori del sesso. Il sesso lo puoi fare con chiunque, ma da quante persone ti faresti vedere mezzo addormentato, scarmigliato e con gli occhi ancora gonfi di sonno senza vergognarti minimamente?
-hai finito di guardarmi il culo o vuoi che mi metta a novanta per farti vedere meglio?
-non sarebbe male, mon amour.
Arthur alza gli occhi al cielo -tra poco abbiamo una riunione in parlamento, quindi alzati, renditi presentabile e vai, io arrivo dopo.
-io che arrivo puntuale? Poco credibile.
-allora vado prima io, però sbrigati- Arthur aveva voluto essere migliore di suo padre, quando la guerra era finita. Lo vuole ancora, in realtà. E così aveva deciso di dare ai suoi cittadini la possibilità di fare pessime leggi per conto proprio. O, per dirla con le parole di Francis, democrazia.
Certo, lui aveva il potere sulle questioni di guerra e un posto fisso e di rilievo, ma il parlamento, eletto dalla parte più ricca della popolazione, ma ci stavano lavorando, prendeva parecchie decisioni importanti. E le cose stanno andando abbastanza bene.
-su cosa si discute oggi?
-una legge sulle navi da pesca.
-Dio che noia. Mi porterò qualcosa da fare.
-è bello vedere che prendi il tuo lavoro sul serio.
Francis gli sorride, malandrino, e gli stampa un bacio -se ti annoi, incrocia il mio sguardo. Ci divertiamo un po'.
-non lo faremo in parlamento. Non di nuovo. Non con i parlamentari dentro.
-hai un'opinione così bassa di me? Volevo commentare i vestiti degli altri!
-sì certo- rivestito, Arthur si avvia alla porta -io vado, tu non farti notare.
-dammi un bacio- lo raggiunge, lo attira a sé e lo bacia -je t'aime.
-mh, me too. A dopo. E se mi sporchi la vestaglia, te la faccio lavare con la lingua.
-sei così romantico, amore.
Rimasto solo, Francis torna a guardare il panorama. La capitale è bellissima e, spera, con quello che stanno costruendo anche la più piccola delle api operaie avrà una vita migliore.

"Ma che merda di finale è?'
"A me è piaciuta, fratellone"
"Scherzi? Io volevo più violenza! Più sangue! Avessi io il potere di trasformarmi in lupo, oh, altro che tornare da quel bastardo, avrei riconquistato tutto e ucciso il crucco! Ho capito che il bastardo è un gran figo e mi farei fare di tutto da lui, però con un minimo di dignità cazzo! Non rinunciare a tutto così, riprenditi il tuo regno!"
"Ma l'amore..."
"Amore un cazzo!"
"Tu non faresti lo stesso per Antonio?"
"Cazzo c'entra il bastardo?"
"Ti ricordo che stavi per piangere quando Antonio, quello della serie, pensava che..."
"Non è vero!"
"Quindi non ti è piaciuta?"
"No! Fossi stato io, altro che far tornare insieme quei due coglioni, il crucco se ne andava a cagare e addio. Ma poi perché far finire la serie con il bastardo francese?"
"È comunque uno dei protagonisti..."
"È francese!"
"Be', io l'ho trovata avvincente"
"Se se, come ti pare"
"Cosa guardiamo dopo?"
"Montalbano"
"Ti prego no"
"Oh, invece sì. Questa serie l'hai scelta tu, la prossima la scelgo io e io dico Montalbano"
"La prossima maratona me la faccio con Lud..."
"Se, così finite a scopare e non guardate niente"
"Ha parlato la suora. Sei peggio della Monaca di Monza quando ti ci metti"
"Felicià, fatteli li cazzi tua ogni tanto"

Ringraziamenti:
Presumo di dover fare un discorso.
Siamo arrivati alla fine di questa storia, della quale, ammetto, non avevo in mente in ogni dettaglio la trama all'inizio, ma è arrivata con il tempo e una buona dose di crisi nel cuore della notte, e qui è doveroso un ringraziamento speciale a _Meliodas_Sama_, che ha sopportato le mie crisi creative mi ha aiutato a dare un senso alle idee che mi frullavano in testa (<3)
E ovviamente ringrazio tutti voi lettori: quelli che recensiscono, hanno aggiunto la storia alle liste o se ne stanno silenziosi, qui o su Wattpad
Per il futuro non ho piani precisi, vedrò dove mi porta il vento, ma non penso che pubblicherò altre storie lunghe, al massimo qualche OS ogni tanto, ora come ora non ho le idee necessarie, ma chissà, il futuro è imprevedibile.
Che dire... spero che questa storia vi abbia soddisfatti e che i suoi difetti non vi abbiano troppo infastiditi
Vi invito, se ne avete voglia, a farmi sapere cosa ne pensate così che io possa migliorare e... niente, direi che non ho altro da dire (argh, odio questo tipo di cose)
Alla prossima!
Daly


 

   
 
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